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Anno LI n. 67 - Testo della trasmissione di giovedì 8 marzo 2007

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

I fedeli sostengano in spirito e carità concreta l’opera della Chiesa: l’esortazione del Papa nell’udienza al Circolo San Pietro

 

 Messa del cardinale Stanislao Dziswiz sulla tomba di Giovanni Paolo II in segno di riconciliazione per la Chiesa e la nazione polacca

 

 La missionarietà della Chiesa in un libro del cardinale Jozef Tomko: il porporato ai nostri microfoni

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il neopresidente della CEI, mons. Angelo Bagnasco, alla Radio Vaticana: la Chiesa italiana custodisce un particolare legame con la Sede di Pietro

 

 La donna nella storia del cristianesimo: presenza spesso nascosta ma forza di rinnovamento nella Chiesa. Con noi, Giulia Paola Di Nicola e Geneviève Makaping

 

Al via la visita di Bush in America Latina: toccherà Brasile, Uruguay, Colombia, Guatemala e Messico. Ce ne parla Roberto Da Rin

 

 La festa odierna di San Giovanni di Dio, fondatore dei Fatebenefratelli, che dedicò la sua vita alla cura dei malati rispettando la loro dignità e umanità: intervista con fra Marco Fabello

 

CHIESA E SOCIETA’:

Sei Nazioni della regione Asia-Pacifico, alleate per favorire il dialogo interreligioso

 

 Sudan: mentre il segretario generale dell’ONU chiede l’intervento dei caschi blu, il presidente al-Bashir, continua a non rispondere alle richieste della comunità internazionale

 

In aumento, fra le donne pakistane, violenze e conversioni forzate fra le minoranze religiose. Lo rivela il rapporto annuale della Commissione nazionale per i diritti umani

 

 Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite propone “quote rosa” per le missioni di peacekeeping

 

 Greenpeace stila una lista nera mondiale delle navi da pesca illegali, causa di gravissimi danni all’ambiente

 

 Libro bianco di denuncia dell’Associazione genitori delle Scuole cattoliche in Italia sulla politica governativa nel campo dell’educazione

24 ORE NEL MONDO:

In Italia, mentre sale l’apprensione per il giornalista rapito, la Camera conferma la missione in Afghanistan. Il voto passa ora al Senato

 

 

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IL PAPA E LA SANTA SEDE

 

 

I fedeli sostengano in spirito e carità concreta l’opera della Chiesa: l’esortazione del Papa nell’udienza al Circolo San Pietro

 

Ogni fedele è chiamato a sostenere anche materialmente l’opera dell’evangeliz-zazione: è il richiamo di Benedetto XVI, che stamani ha ricevuto in Vaticano i soci del Circolo San Pietro per la consegna dell’Obolo di San Pietro. La delegazione è stata guidata dal presidente, Don Leopoldo dei Duchi Torlonia. Nel suo discorso, il Papa ha messo l’accento sull’importanza della carità verso i più bisognosi, soprattutto nel tempo quaresimale. Il servizio di Alessandro Gisotti: 

 

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Nel tempo di Quaresima siamo chiamati ad unire, alla preghiera e al digiuno, l’attenzione per i fratelli, “specialmente per coloro che si trovano in difficoltà, venendo in loro soccorso con gesti ed opere di sostegno materiale e spirituale”. E’ quanto sottolineato da Benedetto XVI che ha voluto ribadire l’importanza di un’iniziativa secolare come l’Obolo di San Pietro:

 

“L’antica pratica dell’Obolo di San Pietro, in un certo modo già in vigore nelle prime comunità cristiane, scaturisce dalla consapevolezza che ogni fedele è chiamato a sostenere anche materialmente l’opera dell’evangelizzazione e, al tempo stesso, a soccorrere con generosità i poveri ed i bisognosi, memori delle parole di Gesù: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

 

Sviluppatasi con il passare dei secoli, ha proseguito il Papa, questa prassi ecclesiale si è adattata alle diverse esigenze dei tempi. Nella storia della Chiesa, ha detto ancora, “ci sono stati momenti nei quali il sostegno economico dei cristiani al Successore di Pietro è risultato particolarmente significativo” come ai tempi del Beato Pio IX:

 

"Anche in questo nostro tempo la Chiesa continua a diffondere il Vangelo e a cooperare alla costruzione di una umanità più fraterna e solidale. E proprio grazie anche all’Obolo di San Pietro è possibile portare a compimento questa sua missione di evangelizzazione e di promozione umana".

 

Il Papa ha poi voluto ricordare il servizio prezioso reso dai volontari del Circolo San Pietro presso l’Hospice Sacro Cuore. “La vostra - ha detto - è una silenziosa, ma quanto mai eloquente, testimonianza di amore per la vita umana, che merita attenzione e rispetto sino all’ultimo suo respiro”. Infine, Benedetto XVI ha rivolto un incoraggiamento al Circolo a proseguire con entusiasmo le sue attività caritativa, così come anche il servizio d’onore e di accoglienza ai fedeli nella Basilica Vaticana e durante le celebrazioni pontificie.

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Altre udienze e nomine

 

Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, un gruppo di sei presuli del Piemonte in visita ad Limina. Verso le 18.00, il Papa incontrerà il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.

 

In Italia, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Iglesias, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Tarcisio Pillola. Al suo posto, il Papa ha nominato il sacerdote Giovanni Paolo Zedda, del clero della diocesi di Ales-Terralba, finora vicario foraneo e parroco di “Santa Chiara” in  San Gavino Monreale. Il neo presule, 59 anni, ha studiato filosofia e teologia al Seminario regionale di Cagliari. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha svolto, fra l’altro, il ministero di parroco e gli incarichi di insegnante di religione nelle scuole medie-superiori, di rettore del Seminario diocesano in Villacidro, di docente all’Istituto di Scienze Religiose.

 

In Spagna, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Lleida presentata dal vescovo Francesc-Xavier Ciuraneta Aymí, in conformità al canone 401 paragrafo 2 del Codice di Diritto Canonico.

 

In Portogallo, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Funchal presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Teodoro de Faria. Al suo posto, il Santo Padre ha nominato mons. António José Cavaco Carrilho, finora ausiliare di Porto. Mons. Cavaco Carrilho ha 65 anni ed ha studiato nei seminari di Faro e Lisbona. Ha ottenuto la licenza in Teologia pastorale presso l'Università Cattolica Portoghese. Da sacerdote ha ricoperto, tra gli altri, gli uffici di parroco, insegnante di religione e di morale, direttore del Segretariato nazionale dell'Educazione cristiana nonché di segretario generale della Conferenza episcopale.

 

Il Papa ha nominato membro del Pontificio Consiglio della Cultura il cardinale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban in Sudafrica.

 

Il Pontefice ha nominato membri del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso i cardinali Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli, e Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'unità dei cristiani; Sua Beatitudine Nerses Bedros XIX Tarmouni, Patriarca di Cilicia degli Armeni; i presuli: Paulino Lukudu Loro, arcivescovo di Juba, Murphy Nicholas Xavier Pakiam, arcivescovo di Kuala Lumpur, Antoine Audo, vescovo di Alep, Beroea e Halab, John Bosco Panya Kritcharoen, vescovo di Ratchaburi, Warnakulasurya Wadumestrige Devasritha Valence Mendis, vescovo di Chilaw, Bosco Lin Chi-nan, vescovo di Tainan, Paul Bemile, vescovo di Wa, René-Marie Ehuzu, vescovo di Abomey, Carlos Aguiar Retes, vescovo di Texcoco, Pierre Trân Ðinh Tu, vescovo di Phú Cuong, George Dodo, vescovo di Zaria, William Francis Murphy, vescovo di Rockville Centre, Paul Yemboaro Ouédraogo, vescovo di Fada N'Gourma, Guy Harpigny, vescovo di Tournai, Fouad Twal, Coadiutore del Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Botros Fahim Awad Hanna, vescovo di Curia del Patriarcato di Alessandria dei Copti.

 

Benedetto XVI ha nominato Membri del Pontificio Comitato di Scienze Storiche i professori David D'Avray, docente di storia medievale presso l'University College di Londra, e Nelson Hubert Minnich, docente di storia della Chiesa presso la Catholic University of America in Washington D.C.

 

 

Messa del cardinale Stanislaw Dziswiz sulla tomba di Giovanni Paolo II

 in segno di riconciliazione per la Chiesa e la nazione polacca

 

Il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, ha celebrato stamani una Messa solenne presso la tomba di Giovanni Paolo II. Assieme al porporato, già segretario particolare di Papa Wojtyla, hanno preso parte alla celebrazione 50 sacerdoti. Durante la Messa, si è pregato per la Beatificazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II, ma anche perché i sentimenti del perdono e della riconciliazione possano sempre animare il popolo polacco. “Porto qui - ha detto il cardinale Dziwisz - le sofferenze non soltanto della Chiesa di Cracovia” ma di tutta la Chiesa polacca. Ancora, ha pregato il Signore affinché con l’intercessione di Karol Wojtyla dia ad ognuno “lo spirito di perdono e di riconciliazione”, “spirito di chiarezza nelle cose difficili, affinché nessuno subisca torti e sia ingiustamente accusato di tradire Cristo e la Chiesa”.

 

L’arcivescovo di Cracovia ha quindi invocato “sapienza e ponderatezza”, per quanti, durante il comunismo, “hanno subito dei torti, affinché non si lascino trascinare dalle emozioni, ma guardino a Cristo, che dalla Croce perdona”. Ha così voluto ricordare il fulgido esempio di Giovanni Paolo II, che personalmente si recò al carcere di Rebibbia per perdonare il suo attentatore, “sebbene questo perdono non fosse stato neppure richiesto”. (Alessandro Gisotti)

 

 

La missionarietà della Chiesa in un libro del cardinale Jozef Tomko

 

Sedici anni di viaggi missionari, di esperienze ecclesiali vissute dall'Africa al Mato Grosso. Un bagaglio umano e spirituale di grande spessore ora condensato in un libro. L'autore di "On Missionary Roads" (Sulle vie della missione) è il cardinale Jozef Tomko, dal 1985 al 2001 prefetto della Congregazione per l'Evangelizza-zione dei popoli. Il porporato ha presentato ieri pomeriggio il volume presso l’auditorium Giovanni Paolo II della Pontificia Università Urbaniana: una cornice solenne, che ha visto presenti, fra gli altri, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e il suo predecessore, il cardinale Angelo Sodano. Presente anche il prefetto dei vescovi, il cardinale Giovanni Battista Re, insieme con altre personalità del mondo ecclesiale, diplomatico e accademico. Il compito di presentare il libro è spettato all’attuale prefetto di Propaganda Fide, il cardinale Ivan Dias, e al cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti, nonché al professor Gianfrancesco Colzani, professore ordinario di Missiologia all’Urbaniana. Al cardinale Tomko, Giovanni Peduto ha chiesto quali siano oggi le sfide missionarie:

 

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R. – Direi che c’è tutta l’Asia al primo posto perché sono quasi due terzi di popolazione mondiale stanno dove la missione è un po’ indietro, perché i nostri cattolici, in parecchi di questi Paesi, non formano nemmeno lo 0,5 per cento della popolazione. Quindi, l’Asia. Poi, bisogna continuare con l’Africa e anche altri Paesi. Adesso, si aprono nuovi campi perché ci sono zone in Europa che sono ormai un deserto religioso, spirituale, dove bisogna riprendere ad evangelizzare. Restano poi sempre i cosiddetti "nuovi areopaghi", come per esempio i mass media che sono da evangelizzare: non solo da utilizzare come mezzi, ma da evangelizzare con nuovo spirito. C’è inoltre il mondo della cultura, il mondo della ricerca scientifica - la bioetica, per esempio, ci dice molto oggi - c’è sempre il mondo dei diritti umani... Quindi, veramente campi interi dove penetrare con lo Spirito di Cristo. Credo, grosso modo, sia un compito immenso e bisogna continuare nel frattempo con la buona evangelizzazione e catechizzazione della nostra Chiesa.

 

D. – Nella sua lunga esperienza alla guida della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, cosa la entusiasmava di più e cosa invece la rattristava?

 

R. – C’erano tante gioie. Per esempio, le celebrazioni gioiose, in Africa soprattutto, che duravano magari anche quattro ore ma che erano veramente, come dicono i francesi, une “fête de Dieu”, una festa in cui si celebrava Dio. Cose bellissime dove l’uomo è impegnato nella celebrazione a partecipare anche col corpo, con quei ritmi e con i canti. Poi, ciò che era bellissimo era la risposta dei giovani, la risposta delle giovani chiese, dove ancora la fame di Dio esiste e magari coesiste anche con la fame del pane. Ecco perché normalmente i due aspetti in missione vanno insieme. I doloric'erano per la mancanza di missionari, grandissima soprattutto nella zona del Sahel. Ho ancora davanti alla mente quel giovane vescovo locale che chiedeva persone per una missione abbandonata per mancanza di missionari e la gente che chiedeva i preti cattolici, mentre dall’altra parte c'era la pressione dell’islam, con i cristiani che invocavano la missione della Chiesa. E’ un dolore quando uno non può dare. E ancora, tanti Paesi dove i nostri fedeli sono oppressi e perseguitati: ancora oggi abbiamo la media di almeno 25 martiri ogni anno nelle missioni. Io stesso ho ordinato qualche vescovo che è caduto martire, che è morto in questo modo. Davvero, questi sono dolori però anche fonte di speranza, perché sanguis martirum semen cristianorum: il sangue dei martiri è il seme dei futuri cristiani.

 

D. – Qual è oggi l’attualità dell’enciclica di Giovanni Paolo II Redemptoris Missio?

 

R. – E’ quanto mai attuale, anche perché non sono passati tanti anni da quando l'enciclica è stata pubblicata. Ancora oggi si cita e si cita in varie parti e ciò vuol dire che è viva. Basterebbe cominciare a leggere le prime pagine: la missione di annunciare Cristo Redentore, affidata alla Chiesa, è ancora ben lontana dal suo compimento. La sua attualità si coglie già nello primo capitolo, che comincia con un invito a tutti i popoli ad aprire le porte a Cristo. Poi l’impegno: nessun credente in Cristo, nessuna istituzione della Chiesa può sottrarsi a questo dovere supremo di annunciare Cristo a tutti i popoli. Basterebbe un grido di questo tipo per renderla sempre attuale. E poi, cosa dire della sua linea dottrinale così chiara - annuncio e dialogo, inculturazione - tutto è bene messo in armonia in questo documento. E anche l’invito, che a me mi piace moltissimo, e cioè che tutti i cristiani, tutti i missionari devono procedere con tranquilla audacia: due parole che sembrano in contrapposizione e invece sono la forza della Chiesa, esprimono tutto il dinamismo della missione.

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Oggi su L'Osservatore Romano

 

Servizio vaticano - In primo piano il discorso del Papa al Circolo San Pietro.

 

Servizio estero - Iraq, trenta morti per un attentato kamikaze in un caffè a Baladruz, a Nord-Est di Baghdad.

 

Servizio culturale - Un articolo di Piero Amici dal titolo "La riconoscenza dell'Oriente per Benedetto XV, 'Benefattore dei popoli' nella Grande Guerra": una pubblicazione a cura della comunità latina di Istanbul. 

 

Servizio italiano- In evidenza la vicenda del sequestro del giornalista Mastrogiacomo in Afghanistan.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

 

 

Il neopresidente della CEI, mons. Angelo Bagnasco, alla Radio Vaticana:

la Chiesa italiana custodisce un particolare legame con la Sede di Pietro

 

Legame particolare della Chiesa italiana con il Papa, testimonianza decisa dell'identità cristiana nel sociale, maggiore attenzione alla formazione dei cristiani e difesa di alcuni valori non negoziabili: sono alcuni dei punti toccati dal nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana (CEI), l'arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, nell'intervista rilasciata alla nostra emittente. Ascoltiamo il presule al microfono di Luca Collodi

 

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D. – Mons. Bagnasco, come si può essere oggi in Italia testimoni della fede?

 

R. – Anzitutto, credo, con la gioia della fede. Testimoniare la serenità della fede cristiana, della vita cristiana, nonostante il grande impegno che questo comporta, la serietà che questo comporta. Credo che questo sia la prima forma per annunciare la bellezza del Vangelo. Bisogna anche – a mio avviso – aggiungere una maggiore preparazione culturale dei credenti, perché le sfide di oggi, di carattere sia culturale, sia sociale, richiedono anche la capacità di argomentazione sia per quanto attiene le ragioni della fede cristiana e cattolica, sia per quanto attiene l’affronto dei gradi temi sensibili che oggi sono in atto.

 

D. – Mons. Bagnasco, il ruolo dei movimenti ecclesiali e delle parrocchie in Italia…

 

R. – Anzitutto bisogna ricordare che il cattolicesimo in Italia è radicato profondamente nel territorio, attraverso le circa 26 mila parrocchie che sono disseminate in tutto il Paese. Questi sono presidi della fede. Sia le parrocchie, sia le aggregazioni sono, rimangono e rimarranno punti essenziali della visibilità, della concretezza della Chiesa e delle vicinanza alla gente della maternità della Chiesa.

 

D. – Come risolvere il problema dell’identità cristiana, dell’identità cattolica sul fronte sociale?

 

R. – Credo, anzitutto, con un atteggiamento di serenità, di semplicità, di convinzione. Quanto si è convinti delle proprie idee di fede e, comunque, di ragione si pone – credo – rispetto al resto, anche alle diversità, con un atteggiamento non aggressivo, ma sereno e di confronto. Detto questo - come premessa generale, come approccio e come metodo - dobbiamo veramente scoprire e riscoprire e consolidare quello che si ha. Non è che nascondendo o avendo una percezione debole di ciò che siamo, possiamo essere più dialoganti e propositivi verso tutti. Semmai è il contrario.

D. – Per i laici impegnati nel sociale e nella politica ci sono, quindi, dei valori non negoziabili?

 

R. – Ci sono dei punti, dei valori, delle colonne portanti della persona che asseriscono alla persona umana dei confini che non sono assolutamente valicabili. Perché valicare certi confini - che sono propri, che definiscono, che configurano la profondità dell’essere umano e di tutto ciò che ne consegue - significa andare contro l’uomo e non liberare l’uomo.

 

D. – La Chiesa italiana come deve guardare al Magistero del Papa?

 

R. – Con gratitudine, con grande gratitudine. Il Magistero del Santo Padre rappresenta uno dei tesori fondamentali della Chiesa. Se questo vale per tutta la Chiesa cattolica, direi che a maggior ragione, in un certo senso, vale per la Chiesa in Italia in quanto il Papa in Italia sostanzialmente è il vescovo di Roma, ma è anche il Primate d’Italia. Certo è che l’Italia ha con il Papa un legame di immediatezza, unico nel mondo. Questa immediatezza, chiaramente, non è soltanto logistica, di vicinanza fisica, ma ha anche creato una vicinanza affettiva e di fede. Questa si esprime in mille modi, che dobbiamo custodire gelosamente ed esprimere con grande gratitudine.

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La donna nella storia del cristianesimo:

presenza spesso nascosta, ma forza di rinnovamento nella Chiesa

 

Occorre lavorare per cambiare in meglio la condizione della donna a tutti i livelli della società. E’ l’appello del segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, in occasione dell'8 marzo 2007, Giornata internazionale delle donne. E recentemente ha rivolto un pensiero all’universo femminile anche Benedetto XVI. “La storia del cristianesimo avrebbe avuto uno sviluppo ben diverso se non ci fosse stato il generoso apporto di molte donne”, ha detto il Papa in una delle ultime udienze generali, ricordando il prezioso ruolo svolto da molte figure femminili nella diffusione del Vangelo. Ma quale il contributo specifico che le donne hanno offerto alla Chiesa? Tiziana Campisi lo ha chiesto alla prof.ssa Giulia Paola Di Nicola, docente di Sociologia della famiglia all’Università di Chieti:

 

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R. – Nella storia della Chiesa, le donne sono state sempre non solo presenti, ma influenti. Questa influenza è spesso nascosta. Non sempre, ma il più delle volte è nascosta, ma è decisiva. Io ho l’impressione che tutte le volte che la Chiesa si trova quasi sul baratro, sorge una donna a rinsaldarla, a rinnovarla, a rigenerarla: è il patto dell’alleanza che Dio ha fatto con Maria, che comincia a diventare efficace nella Chiesa soprattutto dopo la morte di Gesù. Dopo lo sbandamento dei discepoli, che non sanno più cosa fare, Maria fa da "collante", come se rigenerasse la speranza. E così, ogni volta che ci sono dei problemi. Ma ci sono altre donne che hanno avuto un po’ questo stesso ruolo. Io penso a Giovanna d’Arco, penso a Caterina da Siena, penso a Teresa di Lisieux… Papa Benedetto XVI ha citato le donne dei primi tempi, che hanno contribuito con una loro diaconia: mi pare che questo Papa stia dando attenzione a come cercare di dare maggiore visibilità al “carisma” che è tipico delle donne.

 

D. – In che senso?

 

R. – Le donne, mi pare che sappiano fare questo più di altre categorie: rimanere cioè unite alla Chiesa in maniera quasi viscerale, istintiva, sapendo obbedire, ma consapevoli pure che c’è qualcosa che va al di là, che è più grande. Il segno della maternità che sta nel corpo della donna, il segno della maternità che è in Maria, è presente anche nella Chiesa. Questa donna che rigenera continuamente persone in crisi o che si affidano a lei… La donna unita a Dio è una forza, secondo me, molto molto incisiva.

 

D. – “Maschio e femmina li creò, a immagine di Dio li creò”, leggiamo nel Libro della Genesi. Noi vogliamo parlare della donna come creatura al pari dell’uomo…

 

R. – Ognuno è immagine di Dio. Non c’è un’immagine privilegiata - l’uomo - e poi un’immagine dell’immagine - la donna - una specie di immagine secondaria. Non mi pare che corrisponda al piano di Dio. La realtà è che siamo umanamente limitati, uomo e donna. Maschio e femmina hanno questo limite che è la bellezza del loro rapporto. Non esisterebbe il gusto della reciprocità se non fossimo diversi. Secondo me, questo è importante: una grande umiltà da parte di tutti e due. La pagina biblica è un ricordo, un’ammonizione: “Guardate che è Dio il modello, noi non ci conosciamo bene”. Quindi, questa immagine di Dio è qualcosa sempre da scoprire. Ma mai scoperta in toto. Dio resta, deve restare, un mistero, e l’essere umano, che è a Sua immagine, deve, in qualche misura, restare misterioso. Questo è il fascino, la bellezza – qualche volta tremenda – del rapporto con l’alterità!

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La festa dell’8 marzo, com'è noto, risale al 1908, quando 129 operaie che avevano partecipato con delle colleghe a una protesta collettiva in una industria tessile di New York, chiedendo migliori condizioni di lavoro, perirono in un incendio. Oggi, ha detto tra l’altro il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, in molti Paesi le donne continuano ad essere sottorappresentate nei ruoli decisionali e sottopagate nel proprio lavoro. Eugenio Bonanata ha raccolto la testimonianza di Genevieve Makaping, che, fuggita dall’Africa, grazie alla sua forza e alla sua determinazione è riuscita a conquistare la direzione di un quotidiano e di un’emittente televisiva in Calabria:

 

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R. - Non mi sono mai più di tanto fermata lì dove mi hanno sbattuto le porte in faccia. Quando mi chiudevano la porta in faccia andavo subito a cercarne un’altra da aprire. Come sono stata accolta? Sono stata accolta bene, Certo, nei miei confronti ho letto tante perplessità: anzitutto perché donna, e poi perché arrivavo da altrove, e si vede pure, sono nera. Come se avere un determinato colore della pelle o appartenere ad un determinato sesso possa dare informazioni sulle qualità morali della persona. Non è così. Il mio editore mi ha dato fiducia e non credo affatto pensasse che io fossi donna e nera, assolutamente no.

 

D. - Qual è la considerazione che si ha oggi della donna?

 

R. - In Africa abbiamo avuto la prima donna presidente, Sirleaf Johnson, e abbiamo avuto una Nobel della pace donna, Wangari Maathai; in Francia c’è una candidata che sta correndo alle elezioni adesso. Da noi invece una cosa del genere non accade e un po’ mi preoccupa questo arroccarci su degli stereotipi che poi diventano pregiudizi verso la donna. Eppure l’Italia è un Paese aperto. Poi il mondo si ricordi una cosa: gli uomini li abbiamo già sperimentati lungo millenni e secoli, la donna, invece, per millenni è stata dedita alla cura della persona, alla cura dei figli, della famiglia, perché non cerchiamo di trasportare questo “know how” di tutte queste donne nel mondo della politica? Io penso che potrebbe essere una bella sorpresa.

 

D. – E cosa si può dire della condizione femminile in Africa?

 

R. - In generale è una condizione a dir poco atroce. Ci sono grandissime donne in Africa: quelle che hanno avuto la fortuna di avere accesso alla scolarizzazione, alla alfabetizzazione, donne che danno grandissimi contributi alla società. Parallelamente a questo, c’è un’altra situazione che mi ferisce tanto: vedere ragazze che si prostituiscono, che sulle strade dell’opulento occidente vendono non tanto il corpo quanto l’anima. Questa è una vergogna, è mai possibile che un intero continente, l’Africa, stia morendo e muoia attraverso le sue donne e i suoi figli? Ci sono delle responsabilità politiche e si farà solo bene a mettere questi problemi sul tavolo e discuterne.

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Al via la visita di Bush in America Latina:

toccherà Brasile, Uruguay, Colombia, Guatemala e Messico

 

Con l’arrivo oggi a San Paolo, in Brasile, comincia la missione del presidente statunitense Bush in America Latina. Il capo della Casa Bianca avrà un incontro con il presidente Lula da Silva e con le altre autorità brasiliane, per poi trasferirsi in Uruguay, Colombia, Guatemala e Messico. In primo piano - nei colloqui che Bush avrà in questi giorni - la democrazia, il libero scambio e la cooperazione tra Stati Uniti e Paesi latinoamericani. Già annunciate in diverse città manifestazioni di protesta. Ma perché questo viaggio che porterà Bush in missione fino al 14 marzo? Giada Aquilino lo ha chiesto a Roberto Da Rin, esperto di questioni latinoamericane del Sole 24 Ore:

 

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R. - Bush cerca di riconquistare almeno una parte del consenso che ha perduto in questi ultimi anni. Non sarà una cosa facile, perché nel novembre del 2000, all’indomani della sua vittoria alle elezioni, annunciò che l’America Latina sarebbe stato un continente di riferimento, a cui avrebbe prestato grande attenzione. Non è andata così. Già nel dicembre 2001, c’è stato il crack argentino. Nel novembre 2003, a Mar del Plata, in Argentina, in occasione del Vertice delle Americhe, Bush propose formalmente e con convinzione l’area di libero scambio dall’Alaska alla Terra del Fuoco, invece si affermò poi – anche se tra le difficoltà interne – il MERCOSUR. In seguito, anno dopo anno, si sono verificati altri episodi: si pensi ai Forum di Porto Alegre, alle vittorie di Chavez al referendum che avrebbe dovuto accorciare il termine del suo mandato e invece gli ha dato ancora spazio, fino al dicembre 2006, quando ancora Chavez ha ottenuto il terzo mandato presidenziale. Nello stesso tempo, in tutti i Paesi latinoamericani - ad eccezione della Colombia - si è affermato il centrosinistra.

 

D. - Eppure, l’obiettivo dei discorsi di Bush nella missione latinoamericana è quello di difendere democrazia, libero scambio, cooperazione tra Stati Uniti e Paesi dell’area. Questi temi in cosa si traducono?

 

R. - Bush ora propone al Brasile anche una sorta di alleanza - più o meno segreta - sull’etanolo, sull’energia, per cercare di spingere il presidente Lula a prendere le distanze dal venezuelano Chavez, per cercare quindi di riconquistare un rapporto privilegiato col Brasile.

 

D. - Alla vigilia, Bush ha criticato il modello economico di Chavez in Venezuela. E Chavez, da parte sua, sta partecipando alla protesta contro la visita del capo della Casa Bianca. Eppure queste tensioni, in campo economico, non sono del tutto negative...

 

R. - Paradossalmente, i rapporti economici tra Stati Uniti e Venezuela, negli ultimi cinque anni, sono diventate più forti. Si sono create delle nuove relazioni, oltre a quelle petrolifere, di scambi commerciali nel segmento delle piccole e medie imprese, dell’innovazione, delle infrastrutture. Detto ciò, certamente la riunione di questi giorni tra il venezuelano Chavez, il boliviano Morales e l’argentino Kirchner a Buenos Aires - in cui si cerca più o meno di fare un contro-vertice alla visita di Bush - è l’esempio lampante di come continui ad esserci distanza tra la politica proposta dagli Stati Uniti e quella dei Paesi latinoamericani. Non a caso, l’abbraccio con la Cina: i forti investimenti che Pechino ha effettuato a Cuba, in Venezuela, in Argentina sono riflesso di un desiderio di trovare un altro grande partner affidabile.

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Festa di San Giovanni di Dio, fondatore dei Fatebenefratelli,

che dedicò la sua vita alla cura dei malati rispettando

la loro dignità e umanità

 

La Chiesa ricorda oggi San Giovanni di Dio, fondatore dei Fatebenefratelli. Patrono dei malati, degli operatori sanitari e degli ospedali la sua figura richiama ai valori umani e cristiani che portano ad aver cura dell’uomo soprattutto nelle situazioni di maggiore fragilità. Tiziana Campisi ha chiesto a fra Marco Fabello, direttore della rivista Fatebenefratelli, cosa caratterizza il carisma dell’ospitalità, proprio dell’opera di San Giovanni di Dio: 

 

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R. - San Giovanni di Dio potrebbe essere l’emblema del servizio, l’emblema della carità, ma certamente anche per chi non crede si tratta di un professionista di alto livello morale. Già nel 1560-70, il suo primo ospedale era impregnato su una organizzazione tale, per cui dava alle persone che lavorano con lui, o anche ai suoi successori subito dopo, una forte responsabilizzazione. San Giovanni di Dio è anche un Santo oltre che un uomo ed ha dato al suo valore di operatore professionale - chiamiamolo così - anche un valore cristiano forte, un impegno cristiano forte per cui la sua era sempre anche un’azione di fede e noi abbiamo proprio il compito di esportare la fede ed essere promotori della fede in un mondo, quello sanitario, che ha bisogno di tanta speranza e dove, probabilmente, senza tanta fede, non vi può essere neppure questa speranza.

 

D. - Ultimamente, si è tanto parlato di diversi problemi riscontrati nelle strutture sanitarie. San Giovanni di Dio è considerato il fondatore dell’ospedale moderno. Come recuperare questa figura, oggi?

 

R. - Certamente la struttura deve essere adeguata alle finalità, ma le qualifiche degli ospedali sono i comportamenti, sono i modi di fare e i modi di operare. Gli operatori sanitari devono dare a questa casa moderna, a questo tempio sacro che è l’ospedale: perché l’ospedale è un’altra Chiesa, la Chiesa della sofferenza, la Chiesa dell’uomo che davvero vive i suoi momenti più difficili. Questo, secondo me, è l’ospedale moderno di San Giovanni di Dio: il luogo in cui carità, amore, esperienza, professionalità, disponibilità e servizio fanno del malato davvero il centro dell’interesse e dell’azione.

 

D. - C’è una frase, un pensiero che San Giovanni di Dio potrebbe rivolgere agli operatori sanitari del nostro tempo?

 

R. - “Abbiate carità, perché dove non c’è carità non c’è Dio”. Questo vuol dire avere stima dell’uomo, avere cura delle persone. Giovanni di Dio non ha scritto molto, ha infatti scritto soltanto cinque lettere, ma nel suo primo Regolamento si rivolge agli operatori in un modo molto esplicito e molto forte, fino ad arrivare a dire che “chi non ha carità non è degno di vivere in un ospedale”.

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Sei Nazioni della regione Asia-Pacifico,

alleate per favorire il dialogo interreligioso

 

Rafforzare il dialogo interreligioso, promuovere la tolleranza e cercare di eliminare una volta per tutte i focolai di conflitto tuttora presenti in varie parti della regione: è la conclusione a cui è giunta la Conferenza appena terminata a Jakarta, che ha visto riunite sei Nazioni nella regione dell’Asia Pacifico - Indonesia, Filippine, Malesia, Thailandia, Australia e Singapore – per discutere di lotta a radicalismo ed estremismo. Dell’incontro riferisce l’agenzia MISNA, riportando quanto dichiarato dal ministro degli Esteri indonesiano, Wirayuda, che ha auspicato una maggiore collaborazione con i mass-media “per diffondere idee di tolleranza e armonia”. E’ importante - ha aggiunto il leader indonesiano - promuovere il dialogo intrareligioso e interreligioso tra i vari Paesi dell’area per rafforzare la reciproca comprensione ed evitare scontri e guerriglie, che purtroppo sussistono in zone come le Filippine del sud, la Thailandia meridionale e Poso, nell’isola indonesiana del Sulawesi. Sul piano pratico, le sei Nazioni hanno deciso di adottare alcune misure congiunte, tra cui la lotta al terrorismo via Internet, quando la Rete è usata per diffondere messaggi estremistici, e la prevenzione del traffico di armi attraverso le frontiere.(R.G.)

 
 

Sudan: mentre il segretario generale dell’ONU

chiede l’intervento dei caschi blu, il presidente al-Bashir,

continua a non rispondere alle richieste della comunità

 

Il Sudan deve accettare il dispiegamento di una Forza internazionale per arginare il terribile conflitto tribale del Darfur, che dal 2003 ha provocato migliaia di morti, violenze e stupri. Lo chiede il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ha inviato una lettera al presidente sudanese, Omar al-Bashir, in cui illustra il piano dell’ONU. Bashir, accusato di appoggiare le milizie dei Janjawedd in Darfur, continua a non rispondere alle richieste della comunità internazionale di fermare immediatamente stupri e omicidi di massa. Da settimane, al Palazzo di Vetro si aspetta una lettera – mai arrivata - che il presidente sudanese sostiene di aver spedito al segretario generale dell’ONU, in risposta ai numerosi appelli per la cessazione delle violenze. Ciò sta provocando frustrazione ed irritazione in seno al Consiglio di Sicurezza. (E.L.)

 

 

In aumento, fra le donne pakistane, violenze e conversioni forzate

fra le minoranze religiose. Lo rivela il rapporto annuale

della Commissione nazionale per i diritti umani

 

Come negli anni scorsi, la Festa della donna si scontra in Pakistan con una realtà fatta di emarginazione sociale, nuove ed accresciute difficoltà economiche e violenze. Lo denuncia il rapporto annuale sullo stato della donna, pubblicato oggi dalla Commissione pakistana per i diritti umani e riportato dall’agenzia AsiaNews. Lo scorso anno, scrivono gli autori, si sono verificati in totale 1.821 casi di violenza contro le donne, in crescita rispetto ai 1726 del 2005. Fra i reati più diffusi, omicidi, stupri, matrimoni combinati, mutilazioni, discriminazione e conversioni forzate in aumento di donne che appartengono alle minoranze religiose. Nonostante tutto questo, il Paese ha preparato per oggi diverse manifestazioni a favore della donna: marce, cerimonie speciali e dibattiti a cui parteciperanno esponenti politici di entrambi i sessi. La Commissione episcopale Giustizia e Pace si è impegnata a promuovere la causa della donna in diverse città ed ha organizzato incontri e conferenze a Lahore, Hyderabad, Rawalpindi e Faisalabad. Ed ancora, il Partito nazionale dei cristiani pakistani ha dedicato la giornata al dramma delle conversioni violente. Il fenomeno colpisce – ha riferito il segretario generale del Partito, Joseph Francio - “soprattutto quelle che lavorano in case musulmane ed in piccole aziende. Spesso vengono rapite, stuprate e poi costrette a convertirsi all’islam. Secondo i nostri dati – ha aggiunto il leader cristiano - questo fenomeno si è accresciuto sensibilmente anche perché la popolazione pakistana vuole colpire gli Stati Uniti, e nella loro mentalità il cristianesimo è collegato a quella nazione”. (R.G.)

 

 

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite propone “quote rosa”

per le missioni di peacekeeping

 

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, riunitosi ieri a New York alla vigilia dell’ 8 marzo, ha approvato un documento che chiede al segretario generale, Ban Ki-Moon, di “espandere il ruolo e il contributo delle donne” nelle missioni per il mantenimento della pace. Inoltre, il Consiglio ha manifestato profonda preoccupazione per “tutte le forme di violenza contro le donne nei conflitti armati”, sottolineando come la difesa e la protezione delle donne siano essenziali per il conseguimento e il consolidamento della pace. (E.L.)

 

 

“Greenpeace” stila una lista nera mondiale delle navi da pesca illegali,

causa di gravissimi danni all’ambiente

 

Saccheggiano i fondali oceanici, devastano le riserve ittiche, minacciano la biodiversità marina: sono le navi pirata che imperversano in massima parte indisturbate. La denuncia arriva da Greenpeace, che ha stilato la prima "lista nera" mondiale sulle imbarcazioni da pesca illegali, che danno linfa ad un’industria fiorente, con un giro d'affari di 9 miliardi di dollari l’anno. La lista consultabile sul sito http://oceans.greenpeace.org/blacklist è stata presentata ieri a Roma durante l’incontro della Commissione mondiale sulla pesca della FAO, l’Organizzazione dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura. “Il fatto che Greenpeace debba pubblicare questa lista - ha dichiarato Alessandro Gianni, responsabile Campagna Mare dell’organizzazione ambientalista - dimostra chiaramente che i governi non fanno nulla per fermare il saccheggio dei nostri oceani. Le misure necessarie per contrastare questa pratica sono ben note - ha aggiunto - c'è bisogno di agire a tutti i livelli della filiera, dalla rete in acqua agli scaffali del supermercato''. Sei anni dopo l’approvazione da parte dei Paesi membri della FAO di un Piano di azione internazionale per contrastare la pesca illegale, il problema è ben lontano dall’essere risolto, stigmatizza Greenpeace, che l’anno scorso con la nave "Esperanza" ha passato due mesi a documentare le attività delle flotte straniere di fronte alle coste della Guinea Conakry, scoprendo che quasi la metà delle 92 navi da pesca incontrate stava pescando illegalmente o era legata ad attività  di pesca illegale. Si stima che l’Africa subsahariana perda, per questo motivo, circa un miliardo di dollari all’anno. Cooperazione internazionale, leggi vincolanti sul controllo nei porti, un registro mondiale delle navi da pesca e adeguate sanzioni, sono tra gli strumenti – sostiene Greenpeace – che i governi devono mettere in campo subito. (R.G.)

 

 

Libro bianco di denuncia dell’Associazione genitori delle Scuole cattoliche sulla politica governativa nel campo dell’educazione

 

La diminuzione in Italia delle risorse destinate dalla Legge Finanziaria al sistema paritario (il taglio è di 53 milioni di euro) potrebbe avere come conseguenza la probabile prossima interruzione del servizio pubblico offerto da tante scuole, specialmente primarie, maggiormente a rischio di chiusura. L’allarme è stato lanciato dall’AGESC, Associazione genitori delle Scuole cattoliche, che ha presentato un “Libro bianco”, intitolato “Per capirci qualcosa” e dedicato alla nuova riforma della scuola. Secondo l’Associazione, i numerosi provvedimenti assunti in questi mesi hanno mortificato i genitori nella propria corresponsabilità educativa. In questa direzione vanno gli atti che hanno sminuito gli Istituti del tutor e del portfolio. La stessa Finanziaria è stata utilizzata per far passare, attraverso semplici atti amministrativi, una progressiva disapplicazione della riforma. Non solo: in questo contesto, secondo l’Associazione, la scuola appare sempre più dominio incontrastato di volontà sindacali che esautorano la collettività di un bene primario come l’istruzione. L’AGESC, esprime dunque un giudizio negativo sull’operato dell’esecutivo in questi mesi anche se ritiene che vi siano degli spazi di miglioramento dell’azione di governo. Il lavoro avviato con la presentazione del “Libro bianco” proseguirà il 31 marzo con alcune giornate regionali. (A cura di Stefano Andrini)

 

 

 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

 

24 ORE NEL MONDO

- A cura di  Fausta Speranza -

 

 

- Sono ore di ansia e trepidazione per la sorte di Daniele Mastrogiacomo, il giornalista del quotidiano "La Repubblica" rapito dai talebani nel sud dell’Afghanistan. Un portavoce dei talebani ha dichiarato oggi ad una agenzia tedesca: “Il destino di Mastrogiacomo non è ancora deciso”, aggiungendo che l’inviato avrebbe confessato di essere una spia. Intanto, la Camera dei Deputati ha appena approvato il decreto che rifinanzia le missioni italiane all’estero. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato. Servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Con 524 voti a favore, 3 contrari e 19 astenuti, l’Aula della Camera ha approvato il decreto che rifinanzia per un anno le missioni italiane all’estero, compresa quella in Afghanistan. Il provvedimento prevede, tra l’altro, l’aumento della quota di interventi umanitari e di cooperazione. E ripropone la Conferenza internazionale di pace per l'Afghanistan. Maggioranza e opposizione hanno votato insieme, tranne la Lega che si è astenuta, perché avrebbe voluto un rafforzamento delle truppe a Kabul e la linea dura contro gli Hezbollah in Libano. Tre i dissidenti della sinistra radicale, che hanno invece votato contro. Un problema che potrebbe riproporsi con altre conseguenze al Senato, dove il decreto approderà a fine mese. Il centrodestra è, infatti, intenzionato a chiedere le dimissioni di Prodi se a Palazzo Madama l’Unione non sarà autosufficiente. Una novità scaturita dal dibattito alla Camera e che ha provocato polemiche tra i poli, riguarda l’ordine del giorno accolto dal governo che invita all’acquisto dell’oppio afghano, da utilizzare poi per i farmaci della terapia del dolore. La discussione a Montecitorio sul decreto si è naturalmente intrecciata con il sequestro del giornalista di "Repubblica", Daniele Mastrogiacomo. Continua senza soste il lavoro di tutti i canali diplomatici. La Farnesina è convinta che il giornalista sia stato rapito da una struttura militare che fa capo ai talebani. Uno dei loro portavoce ha dichiarato che il destino di Mastrogicomo non è ancora deciso, ma che il giornalista avrebbe confessato di essere una spia al servizio degli inglesi. Falsità, replica il direttore di "Repubblica", Ezio Mauro. Questa mattina in piazza del Campidoglio, a Roma, si è svolta una manifestazione per la liberazione di Mastrogiacomo.

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- L'operazione delle forze irachene e americane per reprimere la guerriglia e riportare la  sicurezza a Baghdad richiederà mesi e vi saranno ancora “attacchi sensazionali”: è  quanto ha affermato il nuovo comandante delle forze USA in Iraq, il generale David Petraeus, aggiungendo però che già cominciano a manifestarsi segnali incoraggianti di progresso. Il generale, nella sua prima conferenza stampa da quando il mese scorso ha assunto il comando a Baghdad, ha detto inoltre che le forze di sicurezza  americane e irachene non possono risolvere il problema della violenza in Iraq senza un'azione politica dei dirigenti iracheni e una riconciliazione con i gruppi di opposizione. Non sono mancati, ieri, episodi di violenza: della cronaca ma anche delle dichiarazioni che vengono dagli Stati Uniti ci parla Paolo Mastrolilli:  

 

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Ieri, un attentatore suicida si è fatto esplodere in un caffè frequentato da sciiti in un villaggio a nord di Baghdad, uccidendo circa 30 persone. Oltre 20 pellegrini, poi, hanno perso la vita in altri attacchi avvenuti nei pressi di Karbala. Dal Pentagono, nel frattempo, è trapelata la notizia che almeno altri 5 mila militari si aggiungeranno ai 21 mila già inviati in Iraq, per condurre la nuova operazione di sicurezza voluta dal presidente Bush. L’ondata di violenza degli ultimi giorni coincide con la festa sciita in programma durante il fine settimana e con la conferenza che si terrà sabato a Baghdad. L’Iran e la Siria siederanno al tavolo con gli Stati Uniti, tutte le potenze regionali e gli altri membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, per discutere come stabilizzare l’Iraq. Il portavoce della Casa Bianca, ieri, ha detto che Washington chiede a Teheran di fermare il flusso di uomini e mezzi, che attraversano il confine per andare nel Paese vicino ad alimentare la guerriglia. Nello stesso tempo, però, il portavoce del Dipartimento di Stato non ha escluso che avvengano colloqui bilaterali tra i diplomatici americani e quelli iraniani.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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- Grave incidente oggi al posto di confine di Rafah, tra l'Egitto e la Striscia di Gaza, dove c’è stato uno scontro a fuoco tra guardie palestinesi appartenenti a corpi diversi. Cinque persone sono state ferite. Un portavoce del gruppo di osservatori europei a Rafah ha detto che la stazione di confine è stata chiusa fino a quando non sarà ristabilito l'ordine.

 

- Per la terza volta consecutiva in una settimana, in Iran centinaia di insegnanti iraniani si sono radunati per una manifestazione di protesta davanti al Parlamento a Teheran. I partecipanti al raduno - hanno riferito le agenzie iraniane - innalzavano cartelli e scandivano slogan ostili nei confronti del governo, del Parlamento e della radio-televisione di Stato, accusandoli di indifferenza verso i loro problemi. All'origine delle proteste sono le difficili condizioni economiche della classe insegnante nella Repubblica islamica, con stipendi che non superano l'equivalente di poche centinaia di euro al mese, largamente insufficienti per fronteggiare un costo della vita in continuo aumento, specialmente nelle grandi città. Avviene, così, che molti insegnanti sono costretti, come i dipendenti dello Stato in diversi altri settori, a svolgere un doppio o addirittura un triplo lavoro per sopravvivere. 

 

- Tredici morti e 27 feriti, molti dei quali in gravi condizioni. E' il bilancio, ancora  provvisorio di un sanguinoso attentato compiuta la scorsa notte a Mogadiscio, contro le truppe di pace ugandesi. Le vittime sarebbero tutte civili. Appena, ieri, gli islamici somali avevano ribadito che avrebbero attaccato le truppe straniere presenti sul territorio, invitando i giovani a combattere gli ''infedeli''. L'agguato è scattato a notte fonda nell'area detta Chilometro 4, zona sud della capitale, non lontana dall'aeroporto, dove molto spesso ci sono combattimenti. Sembra che ieri, nel corso di un altro attacco alle forze di pace, due persone - ufficialmente civili, come sempre - siano rimaste uccise, ed alcune ferite.   

 

- In Algeria, dopo l'uccisione di un giovane ad un posto di blocco della polizia, una violenta sommossa è esplosa nella regione di Khenchela, 500 km ad est di Algeri, dove per tenere sotto controllo la folla in sommossa, gli agenti hanno sparato sulla popolazione uccidendo un altro ragazzo. Nel giugno 2001, violenti scontri sono esplosi nella stessa zona provocando la morte di una donna e una cinquantina di feriti.   

 

- I capi di Stato e di governo dell’UE si riuniscono stasera e domani a Bruxelles per tentare  di rilanciare il confronto sulla Costituzione e raggiungere un accordo su un piano di azione ambizioso per fronteggiare i cambiamenti del clima. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha chiesto ai partner di  lavorare per ''un risultato storico'', che possa fare giocare all'Europa un ruolo di pioniere contro il riscaldamento del  pianeta. I 27 dovrebbero impegnarsi a ridurre del 20% le emissioni di gas ad effetto serra entro il 2020 rispetto ai  livelli del 1990, ad aumentare del 20% l'efficienza energetica entro la stessa data e a portare al 20% del totale dei consumi la quota di energia ottenuta da fonti rinnovabili. A cena, il cancelliere illustrerà ai partner la bozza della Dichiarazione di Berlino, per i 50 anni del Trattato di Roma, da cui dovrebbe ripartire il confronto sulle riforme istituzionali della UE, dopo la bocciatura franco-olandese della Costituzione. 

 

- Distrutto nelle due guerre con la Russia, l'aeroporto Severny di Grozny, in Cecenia, è stato riaperto oggi con il primo volo da Mosca. Il collegamento era stato interrotto nel marzo 1999, quando il generale russo Ghennadi Shpigun, responsabile del Ministero degli Interni russo per gli affari ceceni, fu rapito da un gruppo di guerriglieri che si erano nascosti nella stiva bagagli di un Tupolev 134 della compagnia cecena 'Askhab' con cui l'ufficiale si accingeva a rientrare a Mosca per festeggiare l'8 marzo con la moglie.

 

- Un'esplosione che si è prodotta in una miniera di carbone nella Cina centrale ha provocato la morte di 15 operai, confermando la macabra fama dell'industria mineraria cinese. L'agenzia "Nuova Cina" afferma che la miniera si trova nella contea di Shaodong e che l'esplosione è avvenuta martedì scorso, per cause imprecisate. Dei minatori che erano al lavoro, 17 sono sopravvissuti. L'anno scorso 4.746 minatori sono morti in Cina per esplosioni, inondazioni e crolli nelle miniere.