RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI n. 66  - Testo della trasmissione di mercoledì 7 marzo 2007

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI all'udienza generale parla delle sfide della Chiesa: “Cesare non è tutto” e la Verità di Dio vanta il diritto di essere ascoltata dallo Stato

 

 Dopo 16 anni, il cardinale Camillo Ruini lascia l'incarico di presidente della CEI. Al suo posto, il Papa nomina l'arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco

 

 Il cardinale Martino inviato speciale del Papa alle celebrazioni per San Francesco di Paola

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Presentato il nuovo libro di Luigi Bobba "Il posto dei cattolici". Il cardinale Bertone: i fedeli non sono la longa manus del Vaticano

 

Ridimensionato il bilancio delle vittime del terremoto di ieri sull'isola di Sumatra, in Indonesia. La Chiesa in prima linea per gli aiuti umanitari: intervista a padre Vincenzo Baravalle

 

 La Giornata mondiale del rene, organo vitale atteso da centinaia di migliaia di malati: ce ne parla Vittorio Andreucci

 

 Nasce prematuro e sano, ma doveva essere un aborto per un'ipotetica malformazione: un caso all'ospedale Carreggi di Firenze fa discutere sui metodi di ricorso all'interruzione di gravidanza: ai nostri microfoni, il prof. Filippo Bossa

 

CHIESA E SOCIETA’:

Appello dei leader cristiani svedesi affinché il loro Paese non diventi un “paradiso dell’aborto”

 

La Chiesa del Brasile in lutto per la scomparsa di mons. Lorscheiter, già presidente della Conferenza episcopale brasiliana e vescovo emerito di Santa Maria

 

 Una nuova cattedrale in Kosovo sarà dedicata alla Beata Madre Teresa di Calcutta: l’annuncio dell’amministratore apostolico di Prizren, mons. Dodё Gjergji

 

 In corso nel mondo 34 operazioni di pace e 11 missioni sotto l'egida ONU, con oltre 200 mila persone impiegate

 

Sale il bilancio delle alluvioni in Bolivia: una cinquantina di morti e quasi 80 mila sfollati. Preoccupazione per l’alto rischio di epidemie

 

 L’arcidiocesi di Milano si prepara al viaggio in Terra Santa per festeggiare il 50.mo di ordinazione sacerdotale del cardinale Tettamanzi e gli 80 anni del cardinale Martini

 

 Al via a Karachi, in Pakistan, il “Catechismo per mezzo dell’arte e dell’artigianato”, per aiutare i bambini a crescere nella fede divertendosi

 

 

24 ORE NEL MONDO:

Attivati tutti i canali diplomatici per il sequestro in Afghanistan del giornalista di Repubblica, Daniele Mastrogiacomo

 

 

 

 

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Il Papa e la Santa Sede

 

Benedetto XVI all'udienza generale parla delle sfide della Chiesa:

 “Cesare non è tutto” e la Verità di Dio vanta

il diritto di essere ascoltata dallo Stato

 

Benedetto XVI è tornato stamani all’udienza generale a parlare delle molte sfide per la Chiesa nei tempi attuali. Circa 16 mila i pellegrini che hanno partecipato, provenienti da una quindicina di Paesi, presenti nell’Aula Paolo VI e nella Basilica Vaticana, dove il Papa si è dapprima incontrato con i vescovi del Piemonte e della Val d’Aosta, in questi giorni in visita ad Limina, e con gruppi di giovani e studenti italiani. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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“Non è certo facile annunciare e testimoniare oggi il Vangelo”.

 

Sono “le tendenze agnostiche” in campo dottrinale, come pure “le pretese di piena autonomia etica e morale”  le principali sfide per la fede cristiana nell’odierno contesto socio-culturale, ha detto Benedetto XVI, rivolto i presuli piemontesi e valdostani, pure se permane nel popolo – ha osservato - una solida base spirituale, che si manifesta “nell’attenzione alle istanze della vita cristiana, nell’intimo bisogno di Dio, nella riscoperta del valore della preghiera, nella stima verso il sacerdote” “e il suo ministero”.

 

Si è poi ispirato il Papa, per la sua catechesi nell’Aula Paolo VI, alla figura di San Clemente, vescovo di Roma, terzo successore di Pietro, inaugurando il ciclo di catechesi dedicato ai Padri Apostolici, e meditando in particolare sulla Lettera ai Corinti, comunità percorsa da gravi divisioni, dove si affrontano temi attuali - allora come oggi - sull’identità della Chiesa e della sua missione. Prima di tutto - scrive Clemente ai Corinti per riconciliarli - “c’è il lieto annuncio della grazia che salva”:

 

“E’ un annuncio che riempie di gioia la nostra vita e dà sicurezza al nostro agire: il Signore ci previene sempre con la sua bontà e la bontà del Signore è sempre più grande di tutti i nostri peccati. Occorre però che ci impegniamo in maniera coerente con il dono ricevuto e rispondiamo all'annuncio della salvezza con un cammino generoso e coraggioso di conversione”.

 

Svela nella Lettera, Clemente, il suo ideale di Chiesa, radunata dall’unico Spirito di grazia che spira nelle diverse membra di Cristo, “nel quale, tutti uniti, senza separazione, sono membra gli uni degli altri”:

 

“La netta distinzione tra il 'laico' e la gerarchia non significa per nulla una contrapposizione, ma soltanto questa connessione organica di un corpo, di un organismo, con le diverse funzioni. La Chiesa infatti non è luogo di confusione e di anarchia, dove uno può fare quello che vuole in ogni momento: ciascuno in

questo organismo, con una struttura articolata, esercita il suo ministero secondo la vocazione ricevuta”  .

 

Conclude Clemente con una grande preghiera, la più antica preghiera dopo i testi del Nuovo Testamento - ha annotato il Santo Padre - per le istituzioni politiche, all’indomani delle persecuzioni dei cristiani. Bisogna infatti “pregare per i persecutori come fece Gesù sulla Croce”. Una preghiera - ha sottolineato il Papa - che guida, lungo i secoli, l’atteggiamento dei cristiani dinanzi alla politica e allo Stato. Pregando, infatti, per le autorità, Clemente riconosce la legittimità delle istituzioni politiche, ma nello stesso tempo è preoccupato che esse “esercitino il potere che Dio ha dato loro nella pace” e “con pietà”:

 

“Cesare non è tutto. Emerge un'altra sovranità, la cui origine ed essenza non sono di questo mondo, ma ‘di lassù’: è quella della Verità, che vanta anche nei confronti dello Stato il diritto di essere ascoltata”.

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Dopo 16 anni, il cardinale Camillo Ruini lascia l'incarico di presidente della CEI. Al suo posto, il Papa nomina l'arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco

 

Benedetto XVI ha nominato nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana (CEI) l'arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco. Il cardinale vicario, Camillo Ruini, lascia dunque l'incarico dopo 16 anni per raggiunti limiti di età. Subito dopo la nomina, il nuovo segretario della CEI ha espresso il desiderio di “annunciare al mondo contemporaneo la speranza cristiana”. La nomina di mons. Bagnasco è stata diffusa in contemporanea dalla Sala Stampa Vaticana, negli uffici centrali della CEI e nella diocesi di Genova, da dove ci riferisce Dino Frambati:

 

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“Quando il Papa chiama si risponde. Alla chiamata del Santo Padre ho prontamente aderito, rassicurato dalle autorevoli indicazioni, confidando nella grazia del Signore, certo della benevola collaborazione di tutti”. Lo ha detto, poco dopo le 12 di oggi, nella Curia di Genova, mons. Angelo Bagnasco, arcivescovo del capoluogo ligure e neo presidente della CEI. Lo ha detto dando appunto la notizia di questa nomina e ha parlato della CEI come di una struttura di comunione e di servizio per la fraternità episcopale. Ha poi avuto parole di caldo ringraziamento per l’opera svolta dal cardinale Camillo Ruini, definito uomo che ha agito con fede esemplare e pastorale afflato. Quindi, si è rivolto ai confratelli dell’episcopato, chiedendo comprensione e collaborazione per questo cammino, guardando insieme a Cristo. Ha poi avuto parole altrettanto benevole per mons. Giuseppe Betori, segretario generale, al quale ha detto “rinnovo la mia amicizia”. Infine, mons. Bagnasco ha parlato di Genova, della sua Genova, dicendo che la città sentirà questa scelta come un atto di stima e di apprezzamento da parte del Santo Padre. Si è affidato alla Madonna della Guardia, protettrice di Genova, per la sua futura opera, ma anche per restare a Genova, dove sarà sempre pastore. Infatti, ha avuto anche il tempo per una battuta sull’organizzazione del suo tempo futuro, “sarò un giorno alla settimana a Roma - ha detto - ma poi resterò a Genova”. Del resto, mons. Luigi Ernesto Palletti, suo vicario sotto la Lanterna, ha detto che la scelta è magnifica, è esaltante per Genova, ma ha anche detto che c’è stata la paura della città di perdere mons. Bagnasco come arcivescovo. “Adesso - ha commentato mons. Palletti - abbiamo saputo da lei direttamente che così non sarà e ce ne rallegriamo”.

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Sul profilo del nuovo presidente della CEI e sulla figura del cardinale Ruini, la scheda riepilogativa di Amedeo Lomonaco:

 

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L’arcivescovo di Genova e nuovo presidente della CEI, mons. Angelo Bagnasco, è nato a Pontevico, in provincia di Brescia, il 14 gennaio del 1943. Il 29 giugno del 1966 è ordinato sacerdote. Dopo la laurea in Filosofia presso l’Università di Genova, esercita il ministero sacerdotale in parrocchia e presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale. Nel 2003, è nominato ordinario militare per l’Italia. Dal 2005, è segretario della Commissione episcopale della CEI per la cultura e le comunicazioni sociali. Il 29 agosto del 2006 è nominato arcivescovo metropolita di Genova.

 

Il cardinale Camillo Ruini, vicario generale del Papa per la diocesi di Roma, è nato a Sassuolo, in provincia di Modena, il 19 febbraio 1931. Ha completato gli studi filosofici a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana, come alunno del Collegio Capranica. Nel 1954, è stato ordinato sacerdote e nel 1983 ha ricevuto l’ordinazione episcopale. Il primo incarico del cardinale Ruini nella Conferenza episcopale italiana risale al 1986, quando Giovanni Paolo II lo nomina segretario generale della CEI. Cinque anni dopo, il 7 marzo 1991, è nominato presidente dei vescovi italiani e successivamente, il 28 giugno, riceve la berretta cardinalizia. Salutando i suoi collaboratori, il cardinale Camillo Ruini ha espresso la sua più profonda gratitudine a Giovanni Paolo II, che gli ha conferito l’incarico di presidente della CEI per “tre volte”, e a Benedetto XVI, che lo ha confermato. Questo un passaggio del cardinale Camillo Ruini:

 

“Corrispondere agli indirizzi e ai desideri dei Successori di Pietro è stata lungo tutti questi anni la gioia del mio cuore, oltre che il primo criterio di orientamento della mia azione”.

 

Il primo, importante appuntamento per mons. Bagnasco come presidente della Conferenza episcopale italiana è previsto il prossimo 26 marzo, quando si aprirà il Consiglio permanente della CEI.

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Il cardinale Martino inviato speciale del Papa

 alle celebrazioni per San Francesco di Paola

 

Benedetto XVI ha nominato come suo inviato speciale alle solenni celebrazioni per il quinto centenario della morte di San Francesco di Paola il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Le celebrazioni avranno luogo nella città calabrese di Paola dal 1° al 4 maggio 2007.

 

 

Altre nomine

Benedetto XVI ha nominato capo ufficio nella Congregazione per le Chiese Orientali padre Paolino Rossi, francescano cappuccino.

 

 

In Thailandia, il Papa ha nominato vescovo di Nakhon Sawan il sacerdote Francis Xavier Kriengsak Kovitvanit, finora parroco della Cattedrale di Bangkok. Il neo presule, 48 anni, ha studiato nel Seminario minore di San Giuseppe a Sampran, quindi ha perfezionato gli studi filosofici e teologici presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma. Ha ricoperto, fra gli altri, gli incarichi di parroco e rettore del Seminario intermedio "Holy Family", a Nakhon Ratchasima, docente straordinario al Seminario Maggiore di Sampran. La diocesi di Nakhon Sawan ha una popolazione di 8 milioni e 300 mila abitanti, dei quali 11.600 cattolici distribuiti in 29 parrocchie, con 35 sacerdoti e 44 religiose.

 

In Brasile, il Pontefice ha nominato vescovo di Nazaré mons. Severino Batista de França, religioso cappuccino, finora ausiliare di Santarém. Il 52.enne mons. de França ha compiuto gli studi secondari e filosofici presso le scuole dei Padri Cappuccini e quelli di teologia presso l'Università Cattolica di São Salvador da Bahia. Nel 1985, ha ottenuto la Licenza in spiritualità francescana presso l'Antonianum di Roma. Ha svolto i ministeri, fra gli altri, di direttore del Seminario minore dei Cappuccini; guardiano in diversi conventi (Natal, Maceió e Cajazeiras), vicario episcopale, responsabile della Pastorale Familiare.

 

 

Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

Servizio vaticano - La catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

 

Servizio estero - In evidenza l'Iraq: strage di sciiti nella città di Hilla.

 

Servizio culturale - Un articolo di Agnese Pellegrini su “Epitteto e la ricerca della felicità”.

 

Servizio italiano - In primo piano il tema degli incidenti sul lavoro.  

 


 

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Oggi in Primo Piano

 

Presentato il nuovo libro di Luigi Bobba "Il posto dei cattolici". Il cardinale Bertone: i fedeli non sono la longa manus del Vaticano

 

In Italia, temi internazionali, temi sociali e temi etici sono al centro dell’attuale dibattito politico. Parlando dell’impegno dei cattolici in politica, ieri il segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone - intervenendo alla presentazione del libro di Luigi Bobba “ll posto dei cattolici” - ha affermato che essi non sono la longa manus della Santa Sede e tanto meno della Conferenza episcopale italiana, ma rispondono unicamente alla propria coscienza. Ascoltiamo il porporato nel servizio di Alessandro Guarasci:

 

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“Essa (la coscienza, ndr) però non è un assoluto, posto al di sopra della verità e dell’errore, del bene e del male. Anzi, la sua intima natura postula la conoscenza e il rispetto di verità obiettive ed universali - certo da condividere - di quei valori che, è stato già detto, non sono negoziabili”.

 

Qual è il senso dei cattolici in politica? Per il cardinale Tarcisio Bertone, serve una più ampia azione collettiva per rilanciare i valori. “No”, quindi, a mediazioni e a compromessi, che scelgano “la strada possibile, anziché quella migliore in nome del male minore”. E’ il caso della tutela della vita, dal primo istante del concepimento fino alla morte maturale, della promozione della struttura naturale della famiglia che - ha precisato il cardinale - è un’unione tra uomo e donna, fondata sul matrimonio, che va promossa e sostenuta prioritariamente, riconoscendone la peculiarità e l’insostituibile ruolo sociale, di fronte – ha concluso il cardinale Bertone - a forme di unioni radicalmente diverse e destabilizzanti”.

 

La voce della Chiesa non è, quindi, un’indebita ingerenza, ma un aiuto a formare coscienze più libere. Dunque, ai cattolici spetta ancora un ruolo importante nella società italiana. D’accordo il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi. “Fino a qualche anno fa, alcuni pensavano che la religione non potesse più dire nulla agli uomini di oggi - ha detto - eppure ha nuovamente innervato la nostra cultura”. I cattolici saranno determinanti anche nel nuovo Partito democratico, ha fatto capire il vicepremier Francesco Rutelli, il quale ha ribadito che il PSE sarà un interlocutore valido, ma non l’unico. Sulla stessa linea l’autore del libro, Luigi Bobba:

 

“Significa che c’è una fede che non rinuncia ad essere un fermento dello spazio pubblico, che vuole – diciamo - contribuire a far crescere opere ed iniziative, ma anche alimentare la riflessione per la legislazione. Non necessariamente questo deve avvenire, anzi la storia ci dice in qualche modo il contrario, attraverso anche una unità politica o un’unità attorno ad un partito”.

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Ridimensionato il bilancio delle vittime del terremoto di ieri

 sull'isola di Sumatra, in Indonesia.

 La Chiesa in prima linea per gli aiuti umanitari

 

E' stato ridimensionato il bilancio dei due terremoti che hanno colpito ieri la parte centrale dell’isola di Sumatra, in Indonesia. L’ultimo bollettino ufficiale parla di oltre 50 morti e centinaia di feriti. Numerosi gli edifici crollati nel centro costiero di Padang, epicentro del sisma. I soccorsi e le operazioni di emergenza sono scattati immediatamente, grazie alla pronta risposta della protezione civile indonesiana, delle organizzazioni non governative e delle comunità religiose. “Stiamo cercando di raccoglier dati e informazioni, per comprendere come poter disporre i nostri dovuti interventi di solidarietà, attraverso la Caritas”, ha spiegato all'agenzia FIDES mons. Martinus Situmorang, vescovo di Padang e attuale presidente della Conferenza episcopale indonesiana. In prima linea negli aiuti c'è la Caritas italiana, già presente sull’isola di Sumatra con programmi di emergenza, di ricostruzione e di sviluppo, passando attraverso il rafforzamento delle strutture socio-assistenziali della Chiesa locale. Sulle prime necessità della popolazione dopo il terremoto di ieri, Salvatore Sabatino ha raccolto la testimonianza di padre Vincenzo Baravalle, superiore dei Padri Saveriani in Indonesia, raggiunto telefonicamente a Padang:

 

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R. – Una delle priorità è la cura dei feriti e poi dobbiamo provvedere, come succede sempre in queste calamità, a coloro che perdono la propria casa e non possiedono più nulla.

 

D. – Gli aiuti cominciano ad arrivare alle vittime di questi due terremoti?

 

R. – Qualcosa comincia ad arrivare. Il governo locale si è mosso velocemente. Noi stiamo aspettando una delegazione con dottori e materiale medico da Jogjakarta, tra cui una dottoressa cattolica. Inoltre, stiamo aspettando strutture ortopediche e varie attrazzature  per gambe o braccia fratturate.

 

D. – Padre Vincenzo, in questo senso qual è il ruolo e l’impegno umanitario della Chiesa?

 

R. – In questa regione a maggioranza islamica, dobbiamo fare tutto con molta discrezione. La Chiesa possibilmente non deve apparire, perché siamo in terra di pura e semplice testimonianza e se ci si presentasse come Chiesa cattolica, probabilmente non saremmo molto graditi. Si aiuta, ma si aiuta tramite organizzazioni che poi possano provvedere a fare arrivare gli aiuti. Oppure, attraverso volontari che per amicizia si uniscono ad altri gruppi locali. L’islam qui è particolare: c’è una parte più integralista che non accetterebbe assolutamente la presenza e l'aiuto dei cattolici, e c’è un’altro settore invece più moderato che l'accetterebbe. I primi hanno addirittura proibito di fare gli auguri di Natale, perché Gesù Cristo non è considerato Figlio di Dio, mentre i secondi sono disponibili a collaborare.

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La Giornata mondiale del rene,

organo vitale atteso da centinaia di migliaia di malati

 

“Nel mondo una persona su 10 ha un danno renale. Stanno bene i tuoi reni?” E’ lo slogan della II Giornata Mondiale del Rene che si celebra domani e che punta ad aumentare l’attenzione nei confronti delle malattie renali. Antonella Villani ha chiesto a Vittorio Andreucci, presidente della Fondazione Italiana del Rene Onlus, perché sia così importante parlare di prevenzione e diagnosi precoce delle nefropatie:

 

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R. - Le malattie renali insorgono molto spesso senza alcun sintomo. Il soggetto ritiene di stare bene e, invece, si è ammalato ai reni. Molte malattie renali diventano croniche, fanno perdere la funzionalità renale e si giunge così alla dialisi e alla necessità del trapianto. Le persone che raggiungono la dialisi diventano sempre più frequenti anno dopo anno. Adesso l’incidenza delle persone che iniziano la dialisi con il rene artificiale, ad esempio, in Italia ha raggiunto i 170 per milioni di abitanti in un anno, dieci anni fa erano 90 per milioni di abitanti per anno.

 

D. - Quali sono i campanelli di allarme dei disturbi più frequenti?

 

R. - Quando il soggetto misura la pressione e la trova alta oppure quando orina sangue e questo perché si tratta di segnali rari. Molto spesso non abbiamo alcun segnale e questo è il motivo per cui noi incitiamo a controllare la pressione arteriosa e a fare l’esame delle urine.

 

D. - La prevenzione innanzitutto…

 

R. – Sì, anche perché quando viene una malattia renale e diventa cronica aumenta la frequenza degli accidenti cardiovascolari: non solo si perde la funzione dei reni e si perde la dialisi naturale, ma molti muoiono prima ancora di arrivare alla dialisi artificiale.

 

D. - Anche i bambini possono avere malattie renali. Come si diagnosticano?

 

R . - I bambini possono avere delle malattie renali spesso su base di anomalie delle vie urinarie, che si manifestano fin dalla nascita ed esse, in genere, vengono indagate quando il bambino nasce. Quello che mi preoccupa è che poi al bambino, crescendo, non viene più controllata la pressione arteriosa. Noi abbiamo controllato alcuni anni fa i bambini tra i 10 e 15 anni delle scuole di Napoli e abbiamo scoperto che il 4 per cento dei bambini aveva la pressione alta. Quindi anche nei bambini, di tanto in tanto, bisogna controllare la pressione e fare l’esame delle urine.

 

D. - Per l’8 marzo che iniziative promuovete?

 

R. - Per divulgare questa necessità dei controlli, ci sono conferenze e convegni e poi le nefrologie aperte negli ospedali italiani. Siccome però non sempre il soggetto che deve controllarsi è disposto a raggiungere l’ospedale, ci siamo inventati il cosiddetto "Progetto camper”. Abbiamo localizzato in 63 città italiane 65 postazioni in cui c’è un camper o un gazebo. I passanti possono entrare, si fanno loro delle domande, viene rilevata la pressione e controllato l’esame delle urine. I risultati vengono consegnati al soggetto

 

interessato. Inoltre, elaboreremo i dati per vedere la prevalenza delle alterazioni pressorie e delle alterazioni urinarie nella popolazione.

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Nasce prematuro e sano, ma doveva essere un aborto per un'ipotetica malformazione: un caso all'ospedale Carreggi di Firenze fa discutere sui metodi di ricorso all'interruzione di gravidanza

 

Un aborto che si trasforma inopinatamente in un parto drammaticamente prematuro. E’ accaduto all’ospedale Carreggi di Firenze, dove una donna è stata sottoposta a interruzione di gravidanza alla 22.ma settimana, dopo che gli esami ecografici avevano fatto sospettare di una malformazione all’esofago. Al momento dell’aborto il feto è risultato essere sano, ma la rianimazione subito praticata dai medici non lo ha sottratto dal pericolo di morte, a causa della sua ridotta gestazione. I medici dell’ospedale fiorentino hanno detto di aver invano suggerito alla madre di sottoporsi ad altri esami. Sul caso, Alessandro De Carolis ha chiesto una riflessione al prof. Filippo Bossa, ginecologo e vicepresidente dell’AMCI, l’Associazione Medici Cattolici Italiani:

 

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R. - Io credo che bisogna far riferimento, anzitutto, alla legge in vigore, perché l’interruzione di gravidanza, dopo i primi 90 giorni, può essere praticata, stando alla Legge 194, o quando la gravidanza e il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna o quando siano accertati - dice sempre la legge - processi patologici, tra cui quelli relativi ad anomalie o malformazioni del nascituro: anomalie che, però, devono determinare grave pericolo per la salute fisica e psichica della donna. Questo è l’impianto della legge, ma in sostanza non viene quasi mai rispettato perché la diagnosi ecografica non è, in un buon 40 per cento dei casi, una diagnosi di certezza. Nel caso specifico, si trattava di un sospetto di "atresia esofagea" legata ad una mancata visualizzazione dello stomaco, che tuttavia è un segno indiretto e non diretto dell’anomalia che viene a crearsi.

 

D. – I medici del Carreggi affermano che la donna sia stata irremovibile, una volta ricevute le informazioni, nel chiedere l’interruzione di gravidanza. Volevo chiederle: quali carte ha in mano un medico, alla luce della legislazione attuale, per dissuadere una donna ad intraprendere l’aborto quando la diagnosi prenatale non sia del tutto chiara?

 

R. – Purtroppo devo dire, dolorosamente, nessuna perché il medico in questo momento è fatto bersaglio da una serie di pressioni e di condizionamenti. D’altro canto occorre che il medico - e lo si dica una volta per tutte - spieghi con chiarezza che l’ecografia, essendo legata ad una tecnica delle immagini, ha un grado di attendibilità che non è del cento per cento.

 

D. – Quindi, per concludere professore, si può dire che un concorso tra una legislazione, come lei diceva, non troppo osservata e anche una tecnologia come quella ecografica, non risolutiva, ha determinato un caso del genere?

 

R. – Certo, ma di casi del genere sulle procedure dell’aborto se ne continuano a presentare tantissimi e io le dico che ancora oggi si continua a fare abortire tutte le donne che hanno avuto un’infezione rubeolica, la rosolia, in corso di gravidanza, ma noi sappiamo con certezza che l’infezione materna transita al feto soltanto nel 20 per cento dei casi. In sostanza, si interrompono 80 vite su 100 di bambini che stanno bene e questa è una problematica. Purtroppo, noi viviamo in una società che è diventata abortigena: la vita dell’embrione è da tutelarsi - dicono in molti oggi - soltanto quando l'embrione è sano.

 

D. – E’ una tentazione eugenetica?

 

R. – E’ una tentazione eugenetica.

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Appello dei leader cristiani svedesi affinché il loro Paese

 non diventi un “paradiso dell’aborto”

 

La Svezia non diventi un “paradiso dell’aborto”: è l’esortazione dei leader cristiani svedesi ai ministri della Salute e degli Affari Sociali, dopo una proposta governativa per permettere alle donne straniere di recarsi nel Paese per sottoporsi a procedimenti oltre il termine. Come riferisce l’agenzia Zenit, domenica scorsa, mons. Anders Arborelius, vescovo di Stoccolma, e il leader della Chiesa pentecostale, Sten-Gunnar Hedin, hanno pubblicato un articolo su un celebre quotidiano locale, esprimendo la propria contrarietà alla proposta. “Ci vediamo costretti - hanno scritto – a raccomandare ai nostri elettori cristiani di non votare per l’Alleanza nelle prossime elezioni del 2010. Come cristiani, è nostro dovere difendere l’inviolabilità della vita umana”. “In quanto cristiani - hanno aggiunto - vogliamo fare appello perché la Svezia non diventi un paradiso dell’aborto”. “Auspichiamo invece - hanno poi concluso - una politica che chieda al nostro ricco Paese, la Svezia, di fare di più per le donne che hanno bisogno di aiuto per crescere i loro figli, nel nostro Paese o all’estero”. (R.M.)

 

 

La Chiesa del Brasile in lutto per la scomparsa di mons. Lorscheiter,

già presidente della Conferenza episcopale brasiliana

 

Lutto nella Chiesa del Brasile: è morto lunedì, all’età di 79 anni, mons. José Ivo Lorscheiter, già presidente della Conferenza episcopale brasiliana e vescovo emerito di Santa Maria, nello Stato del Rio Grande do Sul. Come riferisce il quotidiano Avvenire, il presule era molto conosciuto nel Paese per il grande impegno nell’evangelizzazione e nella promozione umana. Appena nominato vescovo da Papa Paolo VI, aveva partecipato all’ultima sessione del Concilio Vaticano II. Veniva da una famiglia di agricoltori di origine tedesca, emigrati in Brasile. Alla fine degli anni ‘40, era stato mandato a Roma per completare gli studi, ricevendo poi l’ordinazione sacerdotale nel 1952. Nominato nel 1965 ausiliare di Porto Alegre, divenne titolare della diocesi di Santa Maria nel 1974, fino alle dimissioni accettate da Giovanni Paolo II per raggiunti limiti di età nel 2004. Ricoprì prima l’incarico di segretario generale della Conferenza episcopale brasiliana (1971-1979) e poi di presidente (1979-1987). Ieri, i funerali nel Santuario-Basilica di Nossa Senhora Medianeira del Todas as Graças nella città di Santa Maria. In un messaggio, l’attuale presidente dei vescovi del Brasile, cardinale Geraldo Majella Agnelo, ha ricordato “l’impegno e la dedizione” profuse da mons. Lorscheiter nella costruzione “della fraternità e della collegialità tra i suoi confratelli vescovi”. (F.M.)

 

 

Una nuova cattedrale in Kosovo sarà dedicata alla Beata Madre Teresa di Calcutta: l’annuncio dell’amministratore apostolico di Prizren, mons. Gjergji

 

Il governo del Kosovo ha firmato il permesso per costruire una cattedrale dedicata alla Beata Madre Teresa di Calcutta, originaria dell’Albania e di genitori kosovari: lo ha reso noto il vescovo Dodë Gjergji, amministratore apostolico di Prizren, che ha ringraziato l’organizzazione internazionale “Aiuto alla Chiesa che Soffre” per i suoi dodici anni di aiuti in Albania. Dopo aver spiegato che la costruzione dell'edificio sacro inizierà dopo Pasqua, il presule ha segnalato che, “poiché la madre e il padre di Madre Teresa erano del Kosovo, è desiderio di tutta la gente, del governo e dei musulmani” costruire la cattedrale. “I cristiani sono qui dal primo secolo - ha spiegato - e i nostri musulmani hanno una storia speciale, alcuni sono tornati ora alle loro radici cattoliche. Ogni giorno arrivano delegazioni dai villaggi e chiedono il Battesimo. Abbiamo bisogno delle vostre preghiere per sostenere la loro conversione”. Commentando la situazione della Chiesa in Kosovo, mons. Gjergji ha detto che, “anche se siamo una minoranza di 60 mila cattolici e molti giovani hanno lasciato il Paese per cercare lavoro, abbiamo una buona comunicazione e una vita normale con tutta la gente del luogo”. Infine, ha esortato: “Aiutate la Chiesa in Kosovo, dato che abbiamo solo l’aiuto dei nostri poveri. Poiché siamo un ponte per la pace, dopo la rovina della guerra, la nostra Chiesa in Kosovo lo merita non solo per sopravvivere, ma anche per contribuire alla vita della gente e della società kosovara”. (R.M.)

 

In corso nel mondo 34 operazioni di pace e 11 missioni sotto l'egida ONU,

con oltre 200 mila persone impiegate

 

Nel mondo, soprattutto in Africa e Asia, sono in corso 16 operazioni ONU di mantenimento della pace e 18 operazioni dirette e sostenute dal Dipartimento per le operazioni di pace, con un totale, rispettivamente, di 96.900 e 101.642 persone impiegate e con 2.322 vittime dal 1948 ad oggi. Sono alcune cifre delle operazioni di pace delle Nazioni Unite, rese note ieri, con dati aggiornati al 31 dicembre 2006. Dal 1948 a oggi - riferisce l’agenzia SIR - l’ONU ha effettuato 61 operazioni di peacekeeping, tra le più note, UNMIK in Kosovo, UNIFIL in Libano, UNMIS in Sudan. I Paesi contributori sono 114, il personale civile internazionale è di 4.555 unità, 10.300 di personale locale, 1.951 volontari ONU, 80.094 personale in divisa tra truppe, polizia e osservatori militari. Riguardo agli aspetti finanziari, le risorse approvate dal luglio 2006 al 30 giugno 2007 sono di 5,28 miliardi di dollari, ma mancano all’appello (al 31 maggio 2006) ancora 1,90 miliardi di dollari. Dal 1948 a oggi, le Nazioni Unite hanno speso per operazioni di pace circa 41,54 miliardi di dollari. Nel mondo, sono in corso anche 11 missioni di pace, con personale in divisa (263), personale civile internazionale (614), personale civile locale (1.511) e volontari ONU (67), per un totale di 2.455 persone. (R.M.)

 

 

Sale il bilancio delle alluvioni in Bolivia: una cinquantina di morti

 e quasi 80 mila sfollati. Preoccupazione per l’alto rischio di epidemie

 

Almeno 48 vittime, nove dispersi e quasi 80 mila sfollati: è il bilancio, aggiornato, fornito dal ministro della Difesa della Bolivia, Gonzalo Lora, delle alluvioni che dal dicembre scorso stanno colpendo la quasi totalità del Paese. “La maggior parte dei morti è dovuta ad annegamento, come conseguenza diretta delle inondazioni”, ha precisato Lora, secondo cui l’emergenza, che ha costretto il governo a decretare lo “stato di disastro nazionale”, proseguirà per almeno altri 45 giorni. Secondo stime ancora approssimative - riferisce l’agenzia MISNA - in totale sono oltre 350 mila i boliviani sinistrati per le alluvioni, aggravate da "El Niño", il fenomeno climatico che, causando il riscaldamento delle acque di superficie dell’Oceano Pacifico tropicale al largo del Sudamerica, ne influenza l’evaporazione e condiziona le precipitazioni. I danni, per il momento, ammontano a 230 milioni di dollari, secondo un rapporto della Camera di commercio, che include anche le perdite subite dai settori dell’agricoltura e dell’allevamento. Preoccupa inoltre la diffusione del dengue, l’affezione febbrile trasmessa dalla zanzara "Aedes Aegipty", che ha già registrato 665 casi accertati e oltre un migliaio di sospetti. “C’è un alto rischio di epidemie a causa della contaminazione delle acque causata dalla putrefazione delle carcasse del bestiame”, ha riferito il ministro della Sanità, Nila Heredia, annunciando l’inizio di una campagna di vaccinazioni contro malaria, febbre gialla e tetano. (R.M.)

 

 

L’arcidiocesi di Milano si prepara al viaggio in Terra Santa per festeggiare

 il 50.mo di ordinazione sacerdotale del cardinale Tettamanzi

 e gli 80 anni del cardinale Martini

 

Milletrecento fedeli, 30 autobus, e con loro anche vescovi, vicari episcopali, sacerdoti e seminaristi: sono i numeri del pellegrinaggio in Terra Santa promosso dall'arcidiocesi di Milano in occasione dell’80.mo compleanno del cardinale Carlo Maria Martini, già primate della Chiesa ambrosiana, e del 50.mo di ordinazione sacerdotale dell’attuale arcivescovo, il cardinale Dionigi Tettamanzi. Nel pellegrinaggio che si svolgerà dal 12 al 19 marzo, verrà sottolineato in particolare - riferisce l’agenzia SIR - il tema delle vocazioni. I luoghi toccati dai pellegrini ambrosiani, infatti, richiamano proprio il senso della ‘chiamata’: la basilica di Nazaret, luogo del “sì” di Maria, dove si terrà la prima concelebrazione presieduta dal cardinale Tettamanzi, martedì 13: il lago di Tiberiade, dove Gesù chiamò i primi discepoli, per passare a Cana e al Getsemani. Per ricordare i due anniversari, è stata preparata una medaglia commemorativa, che verrà consegnata a ogni partecipante, dopo la concelebrazione che si terrà a Betlemme giovedì 15, nella chiesa di Santa Caterina. Il giorno dopo, al Getsemani, si svolgerà la celebrazione del Vespro con la meditazione dei due porporati. (R.M.)

 

 

Al via a Karachi, in Pakistan, il “Catechismo per mezzo dell’arte

 e dell’artigianato”, per aiutare i bambini a crescere nella fede divertendosi

 

Insegnare il catechismo divertendo, aiutando l’apprendimento con giochi e piccoli esercizi culturali, che facciano crescere i bambini nella fede e nella cultura: è questo l’intento del “Catechismo per mezzo dell’arte e dell’artigianato”, il nuovo programma educativo lanciato dalla diocesi di Karachi, in Pakistan. Durante il corso - riferisce AsiaNews - i bambini vengono spinti ad “imparare tramite il fare”, che li aiuta a memorizzare storie della Bibbia, ma anche canzoni e tecniche di piccolo artigianato. Il programma prevede una giornata a settimana per tutto l’anno. “Il nostro scopo è quello di dare ai bimbi un nuovo modo per imparare la Bibbia e gli insegnamenti di Cristo”, ha spiegato padre Charles, il parroco della parrocchia di S. Paolo, dove 585 bambini hanno partecipato alla prima giornata del corso. “E’ incredibile confrontarsi con la creatività di questi ragazzi. Con queste attività - ha aggiunto - noi vogliamo insegnare loro la gloria di Dio, che li ha creati, e quale sia lo scopo della loro vita”. (R.M.)


 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

24 Ore nel Mondo

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

- Continua, senza soste, il lavoro di tutti i canali diplomatici, a Roma e a Kabul, e di intelligence  attivati dal governo italiano per cercare di risolvere nei tempi  più rapidi possibili il sequestro di Daniele Mastrogiacomo, l'inviato di Repubblica rapito in Afghanistan. Dalle prime indicazioni, risulta chiaro alla Farnesina che il giornalista è stato rapito a Kandahar da una struttura militare che fa capo ai Taleban. C'è pertanto la consapevolezza che la vicenda ha assunto caratteristiche diverse rispetto ai precedenti sequestri messi in atto nell'area da banditi. Al momento, comunque,  la Farnesina sottolinea che non esiste alcuna rivendicazione del sequestro. Il premier Romano Prodi ha espresso ''preoccupazione'', in Consiglio dei ministri, sulla vicenda e nel confermare tutta la solidarietà sua e del governo, si è detto ''speranzoso'' sul buon esito delle iniziative del governo per chiudere positivamente la vicenda quanto prima. Sulla vicenda di Daniele Mastrogiacomo, ascoltiamo ora la testimonianza di Francesco Battistini, inviato in Afghanistan del Corriere della Sera, che proprio oggi avrebbe dovuto incontrare a Kandahar il collega di Repubblica. L’intervista è di Gabriella Ceraso:

 

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R. – Direi che la buona notizia è la conferma che sono i talebani ad avere in mano Daniele Mastrogiacomo e non una banda di irregolari. Non a caso, loro parlano di arresto, perché si considerano una autorità costituita a sud dell’Afghanistan. E quindi, per quanto terroristi, si danno una parvenza di organizzazione militare: questo dovrebbe forse essere di garanzia maggiore rispetto ad una qualunque banda di tagliagole.

 

D. – Quali notizie avete?

 

R. – Non sappiamo quale sia il tipo di trattamento che gli viene riservato. Si sa che è stato portato sotto la custodia del mullah Omar, che è di fatto il governatore della zona di Helmand.

 

D. – Perché rapire un italiano e proprio in questo momento in cui l’Italia riflette sul rifinanziamento della missione in Afghanistan?

 

R. – Credo che siano supposizioni che nemmeno i talebani si aspettavano e soprattutto di intercettare un giornalista italiano in un momento così cruciale per quanto riguarda tutte le decisioni sull’Afghanistan. Ora, bisognerà valutare e potrebbe anche essere possibile  che venga rilasciato nel giro di pochi giorni. Un’altra cosa incoraggiante è che lì, in quella zona, anche la nostra intelligence ha già dei contatti.

 

D. – Vi risulta ultimamente un aumento delle violenze nei confronti degli occidentali?

 

R. – L’Afghanistan in questi mesi è caduto in una tensione che tempo fa non veniva percepita, dovuta anche alla incapacità della missione occidentale di ricostruire in questi cinque anni di dopoguerra il Paese. La maggior parte delle risorse sono state, infatti, dirottate sull’Iraq e questo malcontento cresce sempre più di settimana in settimana.

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- Il numero dei pellegrini sciiti uccisi nel duplice attentato suicida messo a segno ieri nella città di Hilla è salito durante la notte a 117, hanno reso noto fonti ospedaliere, mentre continua inarrestabile la  processione di centinaia di migliaia di fedeli che a piedi si stanno recando alla città santa sciita di Kerbala, così come continuano gli attacchi armati contro di essi. Già dopo l’attacco di ieri, il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, si è detto ''oltraggiato'' da quelle che ha definito “odiose azioni che sembrano essere mirate a provocare scontri settari''. Il capo delle Nazioni Unite ha invitato tutte le comunità in Iraq a mantenere la calma nell'affrontare il terribile dramma e ha chiesto ai leader politici e religiosi di ''esercitare tutta la loro influenza per proteggere le vite dei civili e per promuovere il dialogo e il rispetto reciproco''.

 

- Si è concluso con 18 arresti di miliziani dell'Intifada il raid israeliano a Ramallah (Cisgiordania), definito da fonti locali come uno dei più massicci dell'ultimo anno. La stampa palestinese rileva che una settimana fa le  forze israeliane avevano compiuto un raid analogo anche a Nablus. Intanto, in occasione del prossimo vertice fra il presidente palestinese, Abu Mazen, e il premier israeliano, Ehud Olmert - che dovrebbe avere luogo domenica, o nei giorni seguenti - l'ANP propone una estesa tregua che dovrebbe includere da parte palestinese la cessazione totale del lancio di razzi e degli attentati suicidi. Lo afferma il quotidiano Haaretz, secondo cui in cambio Olmert dovrebbe dare il proprio benestare al nuovo governo di unità nazionale palestinese, in fase di organizzazione in queste settimane. Fonti israeliane hanno detto a Haaretz che Olmert insisterà con Abu Mazen affinché il nuovo esecutivo accetti esplicitamente le condizioni del Quartetto (USA, UE, Russia, ONU) per la rimozione dell'isolamento dell'ANP. Le principali sono il riconoscimento di Israele, il ripudio della violenza e il rispetto di impegni sottoscritti dall'Associazione nazionale palestinese.

 

- La  polizia di Gerusalemme ha fermato il leader del movimento  islamico nel nord di Israele, lo sceicco Raed Salah, arrestato assieme a un suo sostenitore durante una nuova manifestazione di protesta contro scavi intrapresi a breve distanza dalla Spianata delle Moschee  di Gerusalemme. All'origine delle tensioni, vi è la rimozione di una  massicciata che collega la Spianata del Muro del Pianto con la  sovrastante Spianata delle Moschee. In futuro, sarà sostituita da un ponte in acciaio. Secondo i dirigenti islamici, questi lavori mettono in pericolo la stabilità della vicina Moschea di al-Aqsa.

 

- L'Irlanda del nord oggi è alle urne per il rinnovo dell'Assemblea provinciale: se tutto andrà bene, il voto archivierà trent'anni di conflitto grazie al varo di un governo locale. Le elezioni di oggi per la scelta di 108 deputati e poi la formazione, entro la scadenza ultima del 26 marzo, di un governo pilotato dal reverendo Ian Pasley e da Martin McGuinness sono le tappe cruciali di un progetto messo a punto dai governi di Londra e di Dublino per riattivare le strutture di autogoverno, create in Ulster con gli Accordi del Venerdì Santo nel 1998 e sospese nel 2002 davanti all'impossibilità di dar vita ad una stabile coalizione tra i rappresentanti politici della maggioranza protestante e della minoranza cattolica.

 

 

Quello di oggi, in Ulster, è il primo voto senza la minaccia delle armi dell’IRA, l’Esercito repubblicano nordirlandese. Ce ne parla Pierantonio Lacqua, responsabile della sede Ansa di Londra, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. - L’IRA ha smantellato completamente gli arsenali due anni fa, nel 2005, in seguito a questo processo di pace che ha avuto il suo momento cruciale nel ’98 con gli accordi del Venerdì santo. Adesso, siamo in una fase veramente cruciale perché le elezioni dovrebbero portare poi alla formazione di un governo dove gli unionisti e i repubblicani dovrebbero co-gestire tutti gli affari locali. Da una parte, abbiamo Ian Paisley e, dall’altra parte, abbiamo appunto il Sinn Fein che è stato storicamente il braccio politico dell’IRA.

 

D. – Ian Paisley come premier, Martin McGuinnes come vice: quali difficoltà incontreranno?

 

R. – I governi di Londra e di Dublino hanno dato un ultimatum preciso: elezioni per la formazione del parlamentino locale. Entro il 26, questo Parlamento deve esprimere un governo di coalizione tra il partito unionista del reverendo Paisley e il Sinn Fein. Se non ci riusciranno, e l’interrogativo è d’obbligo, Londra gestirà direttamente questa provincia britannica ovviamente con l’assistenza e la cooperazione del governo di Dublino.

 

D. – In Ulster, oggi, le difficoltà, le emergenze quali sono?

 

R. - Tacciono ormai le armi da qualche anno quindi la vita a Belfast è una vita normale. Rimangono comunque i “muri della pace”, come si chiamano: ci sono spesso inferriate sui muri proprio per impedire episodi di microcriminalità sempre a sfondo etnico. Il fatto incoraggiante è che le nuove generazioni non sembrano disposte a perpetuare anche questi steccati.

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- In Spagna, in una seduta plenaria di forte tensione, interrotta più volte, il presidente del governo Rodriguez Zapatero ha risposto alle domande di un senatore del partito Popolare sul caso  dell’ex militante di ETA, De Juana Chaos. Condannato a tre anni di prigione dalla Corte Suprema, l’ex militante ha ottenuto di poter allontanarsi dalla prigione a causa del suo preoccupante stato di salute dopo un lungo sciopero della fame. Il servizio di padre Ignacio Arregui:

 

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Al termine del suo intervento, il presidente Zapatero ha messo in risalto l’attuale profonda separazione tra il governo e l’opposizione del partito Popolare che prima o poi - ha detto - dovrà finire, perché è l’intero popolo spagnolo cha ha bisogno di una tale normalizzazione. Tuttavia, un tale miglioramento può dipendere dai risultati delle prossime elezioni amministrative il mese di maggio. Ma ad ogni modo, il premier si è augurato che l’attuale profonda crisi finisca al più presto possibile. Riguardo alla questione degli sconti di prigionia concessi all’ex militante dell’ETA, de Juana, il governo ha raccolto una ampia documentazione sulla politica dei popolari nei confronti dell’ETA quando erano al governo, con l’intenzione di evidenziare l’incoerenza delle attuali esigenze dei popolari. Il Partito popolare, dal canto suo, intende offrire un'altra chiave di lettura alla politica antiterroristica degli anni scorsi. Dopodomani, il ministro dell’Interno dovrà di nuovo affrontare questo argomento. E per sabato prossimo, il Partito popolare ha convocato una manifestazione di massa a Madrid contro la politica del governo in materia antiterroristica e in particolare nel caso dell’ex militante dell’ETA, de Juana Chaos.

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- In Algeria, dopo l'attentato dinamitardo di domenica scorsa contro l'autobus della società  trussa Stroy TransGas, costato la vita ad un ingegnere russo e a tre  algerini, sono in corso imponenti operazioni di rastrellamento  da parte delle forze di sicurezza algerine. Questa notte, ha appreso l'agenzia Ansa da fonti locali, l'esercito ha teso un'imboscata ad un gruppo terroristico nel villaggio di Bouhoud, 15 km a nord di Ain Defla (120 km ad ovest di Algeri), uccidendo 4  terroristi. Anche in Cabilia, teatro nelle ultime settimane di molteplici attacchi dei gruppi integralisti armati - tra cui i primi attentati firmati in Algeria da Al Qaeda per il maghreb islamico (nuovo nome del GSPC) - sono in corso da giorni diversi operazioni militari.

 

- Riprenderanno alla fine della prossima settimana, a Pechino, i negoziati tra Stati Uniti e Corea del Nord con l'obiettivo di normalizzare le relazioni tra  i due Paesi. Lo ha indicato in serata, a New York, il negoziatore americano, Christopher Hill, al termine di una prima due-giorni tra Washington e Pyong Yang. Gli incontri di Pechino si svolgeranno a margine di una riunione a sei (le due Coree, USA, Russia, Cina e Giappone), dedicata alla denuclearizzazione della penisola coreana dopo l'accordo raggiunto il 13 febbraio, con Pyong Yang che rinuncia ai suoi programmi militari.

 

- Magistrati internazionali e cambogiani hanno dato inizio nella capitale cambogiana a una serie di riunioni cruciali per tentare di rendere finalmente operativo il Tribunale incaricato di  giudicare i maggiori responsabili del passato regime degli Khmer rossi, per il crimine di genocidio compiuto trent'anni fa nei ''Killing Fields''. E' questa la terza volta dal novembre scorso che dei giudici si riuniscono a Phnom Penh per cercare di approvare un progetto di regolamento, ma ritardi su ritardi si sono accumulati. Fintanto che le divergenze non verranno appianate e che non si sarà arrivati a un regolamento, dunque, quelli che tra i leader degli Kmer rossi sono ancora in vita (e spesso anche in libertà) non saranno giudicati per il loro ruolo nella morte, spesso brutale, inflitta a un milione e 700 mila cambogiani. L'istituzione delle Corti speciali cambogiane è stata decisa congiuntamente da Nazioni Unite e Cambogia lo scorso anno.

 

- La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato una risoluzione che appoggia l'ammissione nella NATO di cinque nuovi membri, ritenendola adeguata all'attuale momento storico. I deputati americani si sono pronunciati per l'ingresso nell'Alleanza atlantica di Albania, Croazia, Macedonia, Georgia e Ucraina. Nel corso del dibattito, non è stato fatto riferimento alcuno alle riserve e obiezioni che la Russia ha sollevato sull'allargamento.