RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 64  - Testo della trasmissione di lunedì 5  marzo 2007

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Ricevuto da Benedetto XVI il primo gruppo di vescovi del Piemonte in visita ad Limina. La realtà della Chiesa locale nelle parole del cardinale Poletto

 

In udienza dal Papa, l'arcivescovo luterano Anders Wejryd

 

Sulla centralità della preghiera nella vita dei cristiani, sottolineata dal Papa all’Angelus, la riflessione del padre liturgista, Ildebrando Scicolone

 

Al via, in Vaticano, la plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali

 

Giunta in Vietnam per una settimana di incontri la delegazione vaticana guidata da mons. Parolin

 

Oggi su “L’Osservatore Romano”

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

I vertici cinesi hanno deciso: spese militari aumentate del 18%. Perplessità degli Stati Uniti. Intervista con Francesco Sisci

 

L’Unione Europea lancia il progetto Daphne per difendere gli anziani da truffe e abusi. Ce ne parla Giancarlo Cocco

 

I giuristi cattolici italiani contro il disegno di legge per le coppie di fatto, che domani inizia l'iter parlamentare. Un analisi del prof. Giuseppe Dalla Torre

 

Campagna di Medici Senza Frontiere per ricordare ai media le "Crisi dimenticate" nel mondo. Ai nostri microfoni Gianfranco De Maio

 

Dopo la "Clericus Cup", al via la "Coppa Vaticana", torneo di calcio per i dipendenti degli uffici della Santa Sede. Con noi Sergio Valci

 

CHIESA E SOCIETA’:

Convertirsi, testimoniando l’amore per la vita: l'invito nel messaggio quaresimale del cardinale Cheong Jinsuk, arcivescovo di Seoul

 

Nel messaggio quaresimale dei vescovi dello Sri Lanka, l’appello a pregare per la pace nel Paese

 

Aperte ufficialmente le iscrizioni alla Giornata mondiale della gioventù di Sydney 2008

 

Il Ghana, celebra domani il 50.mo dell’indipendenza. Per l’occasione, la Chiesa locale proclama il 2007 “Anno di grazia del Signore”

 

Un asilo in Macedonia “per mostrare agli altri i valori cristiani”: l’iniziativa, del Movimento dei Focolari, annunciata nell'incontro a Skopje tra i giovani della diocesi e una delegazione CEI

 

Accorato appello di FOCSIV contro lo sfruttamento indiscriminato delle risorse nei Paesi in via di sviluppo

 

In Madagascar, oltre 800 mila persone minacciate dalla doppia emergenza maltempo e siccità. L’ONU denuncia il disinteresse internazionale

 

In America Latina, l’80% degli indigeni vive in condizioni di povertà: lo rivela la Banca Mondiale, che parla di “storica esclusione sociale”

 

Preoccupazione del Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU per la situazione in Myanmar, a causa delle dure operazioni militari nella regione di Kayin

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, arrestato un importante leader di Al Qaida, mentre a Baghdad si compie l’ennesima strage

 

 

 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

Il Papa e la Santa Sede

 

Ricevuto da Benedetto XVI il primo gruppo di vescovi del Piemonte

in visita "ad Limina". La realtà della Chiesa locale nelle parole del cardinale Poletto

 

Prosegue la visita ad Limina dal Papa dei vescovi italiani. Questa settimana, dal 5 al 10 marzo, è la volta dei presuli del Piemonte: una regione ecclesiastica composta di 17 diocesi e 2250 parrocchie. Oltre 2700 i sacerdoti tra secolari e regolari. Il Piemonte vanta inoltre una feconda storia di santità, iniziata con Eusebio, vescovo di Vercelli, che nel IV secolo iniziò in queste terre la sua opera di evangelizzazione. Sulle specificità della Conferenza episcopale piemontese, Paolo Ondarza ne ha intervistato il presidente, il cardinale Severino Poletto: 

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R. – Sono 27 anni che faccio parte di questa Conferenza dei vescovi del Piemonte e della Valle d’Aosta, che è un tutt'uno con quella piemontese. Si caratterizza proprio per un clima di grande fraternità. Registriamo una presenza pressoché totale a tutti i nostri incontri – sono circa sei all’anno: quattro di lavoro, uno di esercizi spirituali e nell’altro facciamo ogni anno un viaggio pastorale per incontrare l’episcopato di una nazione europea, ed è un viaggio che serve a noi per stare insieme tre-quattro giorni, ma nello stesso tempo per sentire esperienze e progetti di altre nazioni europee.

 

D. – Anche il Piemonte, come il resto dell’Italia, vive un momento in cui la famiglia è sottoposta a minacce di vario tipo...

 

R. – Da anni siamo vigili, soprattutto sul calo demografico, come pure sulla stabilità della famiglia. Negli ultimi anni abbiamo visto anche da noi crescere le separazioni, i divorzi e soprattutto le convivenze. La soluzione a questi problemi è una maggiore formazione, una catechesi più approfondita. Credo ci sia alla radice di questo, oltre ai problemi legati alla situazione sociale, alla precarietà del lavoro, anche una scarsa sensibilità morale: cerchiamo di fronteggiare questo momento, augurandoci veramente che il bombardamento contro la famiglia fondata sul matrimonio non influisca più di tanto sui buoni cristiani, chiamati a guardare a quello che dice Dio, non a quello che dicono né i giornali nè su certe leggi a riguardo.

 

D. – Tanti i giovani in cerca di un lavoro fisso...

 

R. – Il Piemonte è una regione a forte industrializzazione: è una regione che ha vissuto il grosso dramma della crisi FIAT. Grazie a Dio, la FIAT sta risalendo e speriamo che presto venga superata la situazione di grande precariato. La disoccupazione, a confronto con altre regioni italiane, soprattutto del Sud, è abbastanza bassa: non dico bassissima, ma c’è una percentuale non drammatica. Ma il discorso da fare è quello del precariato. Abbiamo bisogno che i giovani siano assunti a tempo indeterminato, per avere una sicurezza e quindi anche decidersi per il matrimonio e per la famiglia. Questa soluzione positiva che sta vivendo la FIAT, speriamo dia  prospettive anche per chi lavora nell’indotto FIAT.

 

D. – Parlavamo di nascite: i bambini stranieri in Piemonte rappresentano un quinto dei nuovi nati ogni anno. Cosa dire dell’immigrazione nella regione? Un fenomeno molto diffuso...

 

R. – E' molto diffuso ed è sempre in crescita. Parte dell’immigrazione, per nostra fortuna, è cattolica: noi abbiamo una grossissima comunità cattolica rumena, ci sono immigrati dell’America del Sud... C’è una fetta grande anche di ortodossi e abbiamo una forte immigrazione di musulmani. Io uso sempre tre aggettivi quando parlo di questi problemi, cioè che la nostra città - ma credo riguardi anche la regione - debba essere accogliente, perché in fondo gli stranieri, gli immigrati sono una risorsa: lo ha detto anche il Papa. Se arriva uno straniero, uno che viene onestamente per guadagnarsi un pane e un futuro per la famiglia, perché non accoglierlo? Noi italiani siamo stati per anni emigrati in altre nazioni! Tollerante, dev’essere anche la città o la regione, perché dobbiamo rispettare le culture e anche le convinzioni religiose degli altri. Però, anche “esigente”: questo terzo aggettivo richiede l’osservanza delle regole, l’osservanza di un vivere civile, quindi evitare una immigrazione di persone che vengono solo a portare malavita, prostituzione o delinquenza: questi devono essere fermati. Nell’insieme, quello che nel futuro ci creerà problemi è l’integrazione dei musulmani. C'è una difficoltà, prima di tutto, ad entrare in dialogo in quanto non esistono interlocutori ufficiali.

 

D. – Sensibile è anche il calo delle vocazioni...

 

R. – Il calo delle vocazioni purtroppo è la sofferenza più grave che noi, come vescovi, sentiamo. Noi ci prepariamo a fronteggiarlo puntando molto su una pastorale vocazionale, che coltivi i giovani in una formazione cristiana, perché se non sono innamorati di Gesù Cristo, non attecchisce o non può nascere nessuna idea di consacrare a Lui tutta la vita nel sacerdozio, nel celibato, nel servizio del Regno. Bisogna puntare sulla famiglia come realtà dove si cresce nella fede, e su una pastorale giovanile che dia contenuti, che dia vera formazione.

 

D. – Eminenza, per concludere le chiedo qualche parola sulle risorse della Chiesa piemontese...

 

R. – Noi ci sentiamo in grande comunione con tutte le altre diocesi che costituiscono la Chiesa in Italia. Riceviamo molto sia dalle Chiese del nord come del Centro e in particolare anche delle Chiese del sud. Non dimentichi che il cardinal Ballestrero, di santa memoria, mio predecessore, quello che mi ha anche ordinato vescovo, diceva che Torino era la terza città meridionale d’Italia, tanto sono numerosi gli immigrati del sud Italia. Ma che cosa noi possiamo sentirci di dare? Primo, l’esempio di una grande regione laboriosa, creativa: la televisione è nata a Torino, la grande industria è nata a Torino... E anche dal punto di vista religioso, credo che il Piemonte offra alla Chiesa italiana una tradizione di santità non comune: San Domenico Savio, il beato Piergiorgio Frassati, eccetera. Vorremmo anche essere una regione di frontiera per quanto riguarda la missionarietà. I nostri programmi pastorali, di tutte le diocesi piemontesi, sono tutti improntati non solo alla nuova evangelizzazione, come diceva Giovanni Paolo II, ma anche ad una rinnovata prima evangelizzazione.

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In udienza dal Papa, l'arcivescovo luterano Anders Wejryd

 

L’udienza ai vescovi piemontesi è stata uno degli impegni che hanno segnato la ripresa delle attività per Benedetto XVI, dopo la pausa degli esercizi spirituali della Quaresima. Prima di intrattenenrsi con i presuli in visita ad Limina, il Papa aveva ricevuto il dottor Anders Wejryd, arcivescovo luterano di Uppsala e Primate della Chiesa svedese, accompagnato dalla consorte e da un piccolo seguito.

 

 

Sulla centralità della preghiera nella vita dei cristiani,

sottolineata dal Papa all’Angelus,

la riflessione del padre liturgista, Ildebrando Scicolone

 

La preghiera “non è un optional, ma è questione di vita o di morte”. E’ quanto affermato, ieri, da Benedetto XVI all’Angelus. “Solo chi prega”, ha ribadito il Papa, “può entrare nella vita eterna, che è Dio stesso”. D’altro canto, il Pontefice ha voluto sottolineare che “per un cristiano pregare non è evadere dalla realtà e dalle responsabilità che essa comporta, ma assumerle fino in fondo, confidando nell’amore fedele e inesauribile del Signore”. Proprio su quest’ultimo passaggio, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione di padre Ildebrando Scicolone, professore di Liturgia al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma: 

 

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R. - Normalmente si pensa che la preghiera sia quasi un’alienazione. Si pensa che uno esce dal tessuto normale della sua vita e pensa a Dio, pensa alle cose spirituali e basta. Invece, il Papa sottolinea che Gesù non esce dalla storia nella quale con l’Incarnazione è entrato. Così, quando noi preghiamo, non preghiamo mai esulando dalla situazione in cui siamo. Nella preghiera delle lodi, la Chiesa loda, sì, il Signore, però poi ci sono le preci cioè le invocazioni o le intercessioni. Si chiede l’aiuto di Dio per la nostra giornata, per le varie situazioni del mondo, per le varie categorie di persone, preghiamo per tutti i bisogni dell’umanità. Questo lo tiene sempre presente anche la liturgia.

 

D. – Si può dire dunque che la preghiera che è atto intimamente personale, non è mai però soltanto individualista. C’è sempre un pregare assieme…

 

R. – Sì, c’è una bellissima espressione di San Cipriano che dice: “Il cristiano anche se prega in privato, non prega mai da privato”. In altre parole, è sempre inserito nel corpo di Cristo, è sempre un membro dell’umanità, un membro della Chiesa che prega e prega facendo proprio la preghiera del Signore Gesù. Gesù non ci ha insegnato a dire: “Padre mio che sei nei cieli…”, ma ci ha insegnato: “Padre nostro che sei nei cieli…”: nostro significa che noi siamo inseriti in una comunità di figli che anche se ognuno prega per conto proprio è sempre nell’insieme della comunità.

 

D. – Gesù, ha detto il Papa all’Angelus, ci mostra che la vera preghiera consiste "nell’unire la nostra volontà a quella di Dio". Come ci aiuta la Chiesa in questo compito che sembra umanamente impossibile: addirittura unire la nostra volontà a quella del Creatore?

 

R. – Nel “Padre Nostro” Gesù ci ha insegnato a dire “sia fatta la tua volontà” e questa è la preghiera che è sempre accettata. Non basta, però, dirlo con la bocca “sia fatta la tua volontà” se poi uno non cerca di farla concretamente. Chi ascolta la volontà di Dio, il piano di Dio e poi non lo mette in pratica, non ha concluso niente. E' come l’uomo, dice Gesù, che ha costruito la casa sulla sabbia. Allora, se noi diciamo sia fatta la tua volontà è perché riconosciamo che la sua volontà è il nostro bene! San Paolo dice che è la nostra santificazione. Noi dobbiamo realizzare non un nostro progetto perché non ci siamo fatti da noi, noi dobbiamo realizzare il progetto di Colui che ci ha fatti.

 

D. – Nel Mercoledì delle Ceneri, il Papa ha sottolineato che le opere di carità, la preghiera e il digiuno, sono "armi spirituali" per combattere il male. Come vivere queste dimensioni, specie in un tempo forte come la Quaresima?

 

R. – Il fatto che Luca ieri sottolineava che Gesù si è trasfigurato mentre pregava, ci dice intanto che la preghiera ci trasfigura grazie al contatto con il volto di Dio, che noi non vediamo con gli occhi del corpo ma vediamo nella fede! Al contatto con il sorriso di Dio, anche il nostro volto si illumina e si trasfigura. Gesù ci ha mostrato quindi come non soltanto per Lui ma per ogni uomo, per ogni cristiano, a contatto con Dio, avvenga questa trasfigurazione. Dunque la preghiera ci mette in contatto con Dio e fare la volontà di Dio significa  principalmente osservare poi quelli che sono i comandamenti del Signore Gesù, cioè l’amore di Dio e l’amore del prossimo. Uno non può amare Dio, diceva San Giovanni, se non ama il prossimo che vede. Dalla preghiera scaturisce l’impegno della carità.

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Al via, in Vaticano, la plenaria del

Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali

 

Un'assise rinnovata in molti dei suoi membri, impegnati a valutare gli aspetti principali del loro servizio a sostegno del Magistero papale. C'è questo dietro l'Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, che si riunisce da oggi a venerdì prossimo nell'Aula vecchia del Sinodo, in Vaticano. Il tema dell'incontro è "Le priorità nelle comunicazioni sociali, per la Chiesa, per il nostro Consiglio". Giovanni Peduto ha chiesto al massimo responsabile del dicastero, l'arcivescovo John Foley, quali strade siano da praticare per rendere efficace la comunicazione della Buona Novella al mondo:

 

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R. - Noi non dobbiamo soltanto condannare i mali nel campo delle comunicazioni, ma dobbiamo utilizzare i mezzi e convertire i mezzi stessi, trasformare i mezzi perché nel corpo mistico di Cristo i mezzi delle comunicazioni sociali sono una parte vivente di questo corpo mistico e spero che possiamo utilizzarli per la crescita della formazione della gente del mondo e non per la loro de-formazione o la loro rovina.

 

D. - Il Papa ha affermato che i media cattolici sono chiamati al dialogo della verità...

 

R. – Noi dobbiamo ricordare le verità essenziali della vita umana e non possiamo permettere che le persone siano distratte dalle menzogne, dalle false promesse. Noi dobbiamo proporre sempre le verità essenziali per la vita umana. L’origine della vita umana, il destino della vita umana, la redenzione operata da Gesù Cristo.

 

D. – Eccellenza, un suo invito ai giornalisti cattolici…

 

R. – Un invito ai giornalisti cattolici è di non vergognarsi della fede cattolica, perché come ha detto il Santo Padre, Gesù è la Verità e la Vita e noi non dobbiamo vergognarci di questo fatto essenziale. I giornalisti cattolici devono essere non soltanto cattolici convinti ma professionisti di un altissimo livello, perché non possiamo e non dobbiamo offrire meno del meglio a Dio.

 

D. – Cosa direbbe invece ai giornalisti, diciamo così, di “estrazione laica”?

 

R. – Di avere rispetto della verità, rispetto per i diritti degli altri e una dedizione al loro lavoro per essere sempre onesti, oggettivi e persone che lavorano per il bene comune.

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Giunta in Vietnam per una settimana di incontri

la delegazione vaticana guidata da mons. Parolin

 

Una delegazione della Santa Sede è giunta oggi in Vietnam, per una serie di incontri che si protrarranno fino all’11 marzo. La visita dei rappresentanti della Santa Sede, guidati dal sottosegretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Pietro Parolin - che continua una tradizione di missioni vaticane in Vietnam negli anni precedenti - segue questa volta l'incontro avvenuto lo scorso 25 gennaio, in Vaticano, fra Benedetto XVI e il primo ministro vietnamita, Nguyên Tân Dung, primo premier di Hanoi ad essere ricevuto in Vaticano da un Pontefice. Tale evento fu definito “un nuovo e importante passo verso la normalizzazione dei rapporti bilaterali” da un comunicato della Santa Sede, che sottolineava anche i “progressi” registrati in questi anni per la libertà religiosa ed auspicava che i rapporti tra Chiesa e Stato rendano possibile la collaborazione per promuovere i valori morali, diffondere una cultura della solidarietà e consentire “l’assistenza caritativa in favore dei ceti più deboli della popolazione”.

 

 

Oggi su “L’Osservatore Romano”

 

Servizio vaticano - Il Papa all'Angelus ha sottolineato che pregare non è evadere dalla realtà.

 

Servizio estero - Afghanistan: uccisi dieci civili, dopo che i Taleban hanno teso un'imboscata ad un convoglio USA il quale, poi, ha risposto aprendo il fuoco.

 

Servizio culturale - Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo "Orrore e incredulità negli occhi dei bambini": infanzia e vita quotidiana durante il nazismo.

Una monografica - a cura di Danilo Veneruso - dal titolo "Un'esemplare integrazione tra filologia, critica testuale e storiografia": la Scuola Normale Superiore di Pisa e il contributo di Giovanni Miccoli. 

 

Servizio italiano - In primo piano il tema della legge elettorale.


 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

Oggi in Primo Piano

 

I vertici cinesi hanno deciso: spese militari aumentate del 18%.

Perplessità degli Stati Uniti

 

La Cina aumenterà quest'anno le spese militari del 17,8 per cento. Lo ha annunciato Jiang Enzhu, il portavoce dell'Assemblea Nazionale del Popolo, l'organo legislativo cinese riunito da oggi a Pechino. La decisione è stata collegata all’andamento dell'economia, specificando che gran parte degli aumenti verranno impiegati per ''adeguare'' i salari di ufficiali e soldati, mentre solo una minima parte degli incrementi saranno destinati all'acquisto e alla produzione di armi e alla politica di difesa. Da parte statunitense, il vicesegretario di Stato John Negroponte - ieri in visita nel Paese asiatico - ha commentato il provvedimento scegliendo la via della cautela e sollecitando a “capire meglio queste questioni attraverso il dialogo e la trasparenza”. Gli analisti internazionali fanno comunque notare che si tratta dell’incremento più alto negli ultimi dieci anni. Ce ne parla Francesco Sisci, corrispondente da Pechino per il quotidiano La Stampa, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. - Da una parte c’è naturalmente il processo di ammodernamento dell’esercito cinese, che passa in questi anni da esercito di popolo ad esercito che, nell’auspicio del governo, sarà ad alta tecnologia. E la tecnologia costa. Dall’altra parte, però, bisogna aggiungere anche le spese dei soldati: la paga dei militari cinesi è molto bassa e in questi anni si sta avendo un fenomeno strano, cioè sempre meno persone vogliono fare il soldato perché sono pagate poco. Si rende quindi necessario aumentare gli stipendi. Un'altra voce poi è rappresentata dalle pensioni: mentre in Italia o in altre parti del mondo, i generali, gli ufficiali, i semplici soldati - una volta pensionati - vanno a carico degli istituti previdenziali, qui invece sono sempre a carico dell’esercito.

 

D. – La Cina giustifica la sua decisione con l’andamento dell’economia. E’ una spiegazione reale?

 

R. – Non è completamente così, perché l’economia aumenta del 10 per cento, loro aumentano le spese del 17 per cento. Cioè l’aumento delle spese dell’esercito è molto maggiore rispetto alla crescita economica. Certo, se però l’economia andasse al 4 per cento e venissero aumentate le spese del 17 per cento, questa crescita nella spesa sarebbe molto meno giustificabile e molto meno comprensibile.

 

D. - Gli osservatori più critici affermano che, con questo progetto, Pechino andrebbe contro le sue dichiarazioni di cooperazione pacifica…

 

R. – Non credo. Una cosa è la cooperazione pacifica, una cosa è la rinuncia all’esercito e la rinuncia alla difesa. Non c’è alcun Paese al mondo che abbia rinunciato alla difesa, pur adoperandosi attivamente per la pace.

 

D. – La Cina si difende dalle critiche affermando che il suo bilancio militare è pari a poco più del 6 per cento di quello americano…

 

R. – Questa è una realtà. La differenza di economia tra l’America e la Cina è di uno a sei-sette-otto: insomma, ce ne vuole anche per entrare in proporzione con le spese statunitensi.

 

D. – Particolarmente preoccupato per questa decisione della Cina è il Giappone. Perché?

 

R. – Perché sono Paesi vicini e perché il Giappone teme in generale la crescita economica cinese che tra qualche anno potrebbe scalzarlo dal suo primato regionale. Tra cinque o sei anni, la Cina potrebbe infatti diventare la prima economia dell’Asia.

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L’Unione Europea lancia il progetto Daphne per difendere

gli anziani da truffe e abusi

 

Anziani e maltrattamenti economico finanziari: di fronte ai drammatici dati emersi in un’indagine svolta nei Paesi europei, che lascia emergere truffe, plagi e costrizioni di vario genere, l’Unione Europea ha messo a punto il progetto Daphne. Si tratta di un pacchetto di provvedimenti volti a combattere quella che viene esplicitamente definita la violenza contro gli anziani e in particolare contro le donne anziane. Un fenomeno di cui non si parla abbastanza, ma che è ben documentato e monitorato dalla FIAPA, la Federazione internazionale delle persone anziane, che raccoglie 153 Federazioni sparse nei cinque continenti. In Italia, opera l’associazione  "50epiù Fenacom". Ad uno dei suoi collaboratori, Giancarlo Cocco, Fausta Speranza ha chiesto quale dovrebbe essere il primo obiettivo del progetto Daphne:

 

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R. - Fare in modo che emerga a livello anche istituzionale, istituzionale europeo, questo problema delle truffe agli anziani. In particolare, parliamo di malversazioni economiche, sottrazioni di beni, denaro, anche da parte di parenti, limitazione nella libertà di decidere l’utilizzo del proprio patrimonio, costrizioni a modificare le proprie indicazioni testamentarie. Sono situazioni che si ripetono in misura incredibilmente elevata. E’ emersa una situazione drammatica, particolarmente in Italia, ma anche negli altri Paesi europei, in Spagna, in Francia, in Belgio. Un po’ meno, naturalmente, nei Paesi del nord Europa.

 

D. - Perché "naturalmente"?

 

R. - Perchè nei Paesi del nord Europa bisogna considerare che molti anziani sono in case protette, in residenze protette, cosa che invece non avviene nei Paesi del Mediterraneo, dove spesso l’anziano è solo o legato a famiglie che però non riescono a sostenerlo. Ci sono dei casi eclatanti, come quello di un anziano che è stato estromesso dalla sua abitazione, da parte dei propri figli che ora la occupano, ed è stato costretto a vivere in una roulotte, davanti alla sua abitazione.

 

D. – Questo è un caso particolare ma ci sono troppe situazioni che invece  tornano spesso nei vari Paesi europei. E, dunque, le 5 associazioni europee che hanno svolto l'indagine e che hanno trovato questi dati ora collaborano al progetto della Commissione europea?

 

R. - Sì, collaborano e infatti l’indagine, a fine aprile, sarà riferita dai rappresentanti proprio alla Commissione europea e saranno prese delle decisioni. In particolare, ci auguriamo che vengano emesse delle direttive, proprio per tutelare quelle migliaia di anziani che sono oggetto di queste truffe e di queste malversazioni economiche.

 

D. – Stiamo parlando finora di un coordinamento internazionale che risulta necessario e essenziale. Ci sono poi iniziative particolari che vengono “dal basso”, per esempio quella della diocesi di Piacenza. Ce ne parla?

 

R. - La diocesi di Piacenza ha promosso degli incontri nelle chiese, subito dopo la Messa, tra anziani e rappresentanti delle forze di polizia. Un’occasione precisa e ben organizzata, per mettere in guardia gli anziani sulle truffe perpetrate e offrire loro gli strumenti per difendersi.

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I giuristi cattolici italiani contro il disegno di legge per le coppie di fatto,

che domani inizia l'iter parlamentare

 

Prosegue, in Italia, lo scontro politico sui DICO, il disegno di legge sulle coppie di fatto, che domani inizierà in Commissione Giustizia del Senato l’iter parlamentare. Nove i disegni di legge tra cui quello firmato Prodi-Bindi-Pollastrini. Intanto, contro il provvedimento scendono in campo anche i giuristi cattolici, che in un documento rimarcano la  centralità della famiglia fondata sul matrimonio. Ma cosa viene messo in evidenza? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto a Giuseppe Dalla Torre, presidente onorario dell’Unione giuristi cattolici:

 

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R. – Mette in evidenza l’assoluta singolarità della famiglia rispetto ad ogni altra forma associativa, ogni altra formazione sociale, sia per quanto riguarda la sua struttura naturale, sia per quanto riguarda la disciplina che ha nella nostra Costituzione.

 

D. – Domani, i DICO iniziano l’iter parlamentare, ma si profilano degli stalli…

 

R. – Certo il primo scoglio, secondo me a livello strettamente giuridico, sarà proprio quello del confronto con le disposizioni costituzionali e questo vale non solo e innanzitutto per l’articolo 29 che, come ormai è arcinoto, stabilisce e riconosce come tale solo la famiglia fondata sul matrimonio, ma direi anche, in rapporto all’articolo 3 della Costituzione, perché il principio di eguaglianza che garantisce questo articolo, è un principio che può essere violato non solo trattando in maniera diversa situazioni eguali, ma anche trattando in maniera eguale situazioni diverse. Ora, non c’è dubbio che le convivenze, sia eterosessuali che omosessuali, sono cosa ben diversa rispetto alla famiglia.

 

D. - Lei, in un’intervista al quotidiano “Avvenire”, ha ribadito l’importanza, la differenza che c’è tra l’assunzione di doveri e di diritti nel matrimonio e nelle unioni civili…

 

R. – Perché la famiglia nasce dal matrimonio e il matrimonio è un atto formale, solenne, pubblico, cioè preso di fronte alla società con cui due persone, un uomo ed una donna, si assumono i doveri che derivano dal matrimonio, oltre che i diritti. La famiglia svolge in questo ruolo - importante nel riprodurre non solo la vita ma nell’educare, nel mantenere, nell’allevare - un ruolo di carattere assistenziale, ruolo di carattere solidaristico. In sostanza, la famiglia dispensa la società, allevia la società da tutta una serie di compiti e anche di oneri di carattere economico finanziario per questi compiti assistenziali. Viceversa, nel caso delle convivenze di fatto - perché le convivenze di fatto sono per se stesse precarie - se non fossero precarie, i soggetti interessati si rivolgerebbero al matrimonio: la precarietà quindi non assicura nel tempo vincoli di solidarietà.

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Campagna di Medici Senza Frontiere per ricordare ai media

le "Crisi dimenticate" nel mondo

 

Non c’è spazio nei media italiani per pandemie, guerre e drammi alimentari che ogni anno provocano milioni di morti: lo denuncia il Rapporto annuale sulle “Crisi Dimenticate”, realizzato per il terzo anno consecutivo da “Medici Senza Frontiere” con la collaborazione gratuita dell’Osservatorio di Pavia. Ai primi posti dieci posti della classifica delle “crisi dimenticate” ci sono Somalia, Repubblica Democratica del Congo, Sri Lanka, Colombia, Cecenia, Haiti, Repubblica Centrafricana, India Centrale, Ciad, Sudan. Per dire “basta”, l’organizzazione Medici Senza Frontiere (MSF) ha lanciato l’iniziativa “Dimmi di più”: punta a coinvolgere il grande pubblico nel chiedere un’informazione più attenta. Ascoltiamo Gianfranco De Maio, direttore della Comunicazione di MSF Italia, nell’intervista di Paolo Ondarza:

 

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R. - La Somalia, dopo essere stata per diversi anni una crisi dimenticata, quest’anno è tornata in prima pagina con la presa di potere delle Corti islamiche. Sembra quasi che i media nazionali siano molto condizionati da questa idea della guerra al terrorismo-scontro di civiltà. Ogni volta che c’è la possibilità di enfatizzarla, ci si torna su. E di crisi come la guerra civile in Colombia, che dura ormai da decenni, con il maggior numero degli sfollati al mondo, non se ne parla forse perché lì - lo dico con ironia - non è in gioco la civiltà.

 

D. - Poco e niente i giornali hanno detto della tubercolosi e della malaria, mentre più parole sono state spese per quanto riguarda l’influenza aviaria…

 

R. - Per quello che riguarda l’aviaria, il confronto va fatto con altre malattie infettive o comunque con le crisi sanitarie e in particolare con la tubercolosi e la malnutrizione. Ci sono moltissimi morti per queste patologie: sono un milione e 600 mila all’anno le morti per la tubercolosi. Bene, ne hanno parlato tre notizie nel telegiornale durante il 2006 e, probabilmente, a seguito magari di appelli del Papa o di conferenze. Dell’aviaria, invece, abbiamo avuto 410 articoli e morti ci sono stati, sono stati 80, ma non si tratta di una pandemia. L’impressione è che l’informazione sia un po’ “drogata” in base a come va il trend commerciale ed imprenditoriale, dove cioè investe l’industria farmaceutica.

 

 

 

 

 

D. - Indubbiamente, emerge una trascuratezza da parte dei media, forse perché asserviti a logiche di mercato: ma cosa dire dell’interesse della gente comune per queste situazioni? La gente ha interesse, ne vuole sentir parlare?

 

R. - Ormai, con le visite che si possono misurare sul nostro sito, si sa quanta gente è interessata, a quali pagine e a quali contesti. Per poter tradurre in termini concreti questa unità di misura, abbiamo lanciato la campagna “Dimmi di più”, che dà la possibilità di inviare delle cartoline a direttori di organi di stampa nazionali o di telegiornali, da parte proprio del pubblico, affinché siano spinti ad informare di più su questi aspetti. Noi vorremmo riuscire a sommergerli di cartoline. Il testimonial della cartolina è un personaggio dei fumetti, “Giulia”, della editrice Bonelli, che nella sua veste di criminologa vuole indagare sulle ragioni di questo misconoscimento di crisi che causano così tante morti. E non è un caso che la stampa cattolica, e in particolare Avvenire e Famiglia Cristiana, sia stata molto attenta rispetto a tanta altra stampa alle crisi dimenticate. Probabilmente, perché esiste una tradizione, esiste un contatto con la rete missionaria. E questo va sottolineato.

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Dopo la "Clericus Cup", al via la "Coppa Vaticana", torneo di calcio

per i dipendenti degli uffici della Santa Sede

 

Parte oggi la "Coppa Vaticana", un torneo di calcio ad 8 squadre al quale partecipano esclusivamente società amatoriali, formate dai dipendenti vaticani. Tra le squadre che da stasera scenderanno in campo, troviamo la Guardia Svizzera, la Gendarmeria Pontificia, i Musei Vaticani ed altre compagini miste, formate da dipendenti di diversi uffici vaticani. Le partite si disputeranno sui campi della Fondazione dei Cavalieri di Colombo, tra i quali l'Oratorio di San Pietro e il campo Pio XII, a Primavalle. Luca Collodi ha intervistato Sergio Valci, responsabile dell'attività calcistica dei dipendenti vaticani:

 

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R. - Nasce nel 1972 con un’organizzazione - o diciamo simile ad un’organizzazione - perché erano le prime manifestazioni. Prima di allora, ci sono testimonianze evidentemente dirette perché io stesso partecipavo a queste manifestazioni di incontri che venivano fatti tra amministrazioni, ma con un’unica metodica di incontri isolati. E poi alcune notizie ci sono state testimoniate da vecchi dipendenti vaticani di una manifestazione a cui hanno partecipato diverse squadre nel 1947.

 

D. – Inizia la Coppa Vaticana: quali squadre parteciperanno e dove si giocherà questo torneo?

 

R. – Guardia Svizzera, Gendarmeria Pontificia, Musei Vaticani, Associazione San Pietro e Paolo che è la ex Guardia Palatina. Poi, ci sono altre quattro squadre che giocano con nomi di fantasia: sono composte da dipendenti di diversi uffici vaticani perché magari gli uffici di appartenenza non sono consistenti come numero di atleti in grado di poter disputare delle gare di calcio, quindi si associano e compongono queste squadre miste.

 

 

 

D. – Valci, grande passione per il calcio ma anche spirito di comunione tra i dipendenti vaticani: questo un po’ anche lo scopo del calcio e di questa Coppa Vaticana?

 

R. – E’ quello principale proprio perché da sempre è stata costituita una sana occupazione del tempo libero.

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RADIO VATICANA

Radiogiornale

Chiesa e Società

 

Convertirsi, testimoniando l’amore per la vita: l'invito nel messaggio

quaresimale del cardinale Cheong Jinsuk, arcivescovo di Seoul

 

Conversione, pentimento, preghiera, opere di solidarietà, rispetto della vita: sono questi i punti principali del messaggio per la Quaresima del cardinale Nicholas Cheong Jinsuk, arcivescovo di Seoul, in Corea del Sud. Nel messaggio, intitolato “Convertiti e credi al Vangelo”, si sottolinea che “la fede in Dio si manifesta nella premura e nell’amore verso i poveri”. “Nel tempo di Quaresima – spiega il cardinale Cheong Jinsuk, citato dall’agenzia Fides – l’osservanza del digiuno e dell’astinenza, come ogni altro sacrificio spirituale, ha un significato solo se sappiamo condividere opere di carità con i nostri vicini”. Il porporato afferma che “la Chiesa deve ascoltare attentamente coloro che soffrono e curare le loro ferite. Un gesto di carità – precisa – è un arricchimento spirituale sia per chi lo riceve, sia per chi lo compie”. Per questo, secondo l’arcivescovo di Seoul, “il vero pentimento non è solo pentirsi dei propri peccati, ma anche convertirsi a Dio”. “Rendiamo questa Quaresima – conclude – piena di grazia attraverso il nostro pentimento, osservando il Vangelo, sconfiggendo la morte e testimoniando l’amore per la vita”. Questo riferimento al tema della vita richiama il messaggio che la Commissione per la vita dell’arcidiocesi di Seoul ha recentemente inviato al governo coreano, che in questi giorni delibera sulla ripresa della ricerca embrionale e sui limiti applicabili ai ricercatori in base alla nuova legge sulla bioetica. Nel testo, dal titolo “La posizione cattolica sulla legge che regola la bioetica”, si conferma il “no” a ogni forma di utilizzo strumentale degli embrioni umani, alla manipolazione di embrioni per la ricerca, alla loro distruzione. Il documento ribadisce invece il sostegno alla ricerca sulle cellule staminali adulte, ricordando l’importanza che la società coreana, nelle sue scelte di carattere sociale, culturale e politico, rispetti un’etica della vita. (R.M.)

 

 

Nel messaggio quaresimale dei vescovi dello Sri Lanka,

l’appello a pregare per la pace nel Paese

 

La Quaresima sia “un tempo di profonda conversione del cuore e di preghiera per la libertà del nostro Paese dalla guerra”: è quanto afferma la Conferenza episcopale dello Sri Lanka nel suo messaggio quaresimale, citato dall'agenzia del PIME, AsiaNews. I vescovi sottolineano che “una vera esperienza di sofferenza ricorda il Signore sulla Croce, che ha percorso la strada della passione fino al Golgota, dove ha offerto il sacrificio supremo della vita per salvare l’umanità peccatrice dalla schiavitù del male e del peccato”. Citando il messaggio per la Quaresima del Papa, nel quale Benedetto XVI invita a “tenere lo sguardo su colui che abbiamo trafitto”, i presuli cingalesi precisano che “in ogni momento il Signore Risorto sta davanti alla croce portando i doni del perdono, della riconciliazione e della pace”. “Per questo – prosegue il messaggio – i cristiani di questo Paese sono chiamati a contribuire ad alleviare le indicibili sofferenze dei concittadini e a fare quanto possibile per sradicare le ragioni di odio, avidità, sfiducia, intolleranza e ingiustizia, causa della nostra miseria”. Ed esortano: “Facciamo ogni cosa

 

che possiamo per incoraggiare lo spirito di conversione e d riconciliazione nei nostri vicini. Possano le sacre ferite di Cristo – concludono – essere un rifugio in questo tempo di difficoltà e portare a tutti la guarigione di cui abbiamo bisogno per le nostre ferite e i nostri mali”. (R.M.)

 

 

Aperte ufficialmente le iscrizioni alla

Giornata mondiale della gioventù di Sydney 2008

 

A 500 giorni dalla Giornata mondiale della gioventù (GMG), in programma a Sydney, in Australia, dal 15 al 20 luglio 2008, il Comitato organizzatore ha ufficialmente aperto le iscrizioni. Sono state annunciate poi anche alcune misure speciali, tra cui un visto di tre mesi, esente da tasse governative, per tutti i pellegrini regolarmente registrati, che “permetterà ai visitatori di prolungare il viaggio ed esplorare l’Australia, permettendo così ad altre parti del Paese di ospitare la Giornata mondiale della gioventù”. E stato poi preparato un DVD, dal titolo “Sydney: Witness the Spirit”, che raccoglie testimonianze di giovani australiani e spettacolari immagini del Nuovo Galles del sud e dell’Australia. Sarà distribuito a livello internazionale e sarà accessibile on-line. E anche le iscrizioni per i gruppi, i movimenti e le comunità saranno possibili on-line, attraverso il sito internet ufficiale www.wyd2008.org, compilando un modulo disponibile in inglese, italiano, spagnolo e francese. Intanto, mentre la Croce della GMG è in pellegrinaggio nei Paesi asiatici, prima di giungere in Oceania, l’organizzazione ha già commissionato la realizzazione di 500 mila piccole croci di legno, che saranno consegnate ai giovani partecipanti. (R.M.)

 

 

Il Ghana, celebra domani i 50.mo dell’indipendenza. Per l’occasione,

la Chiesa locale proclama il 2007 “Anno di grazia del Signore”

 

Ricorre domani il 50.mo dell’indipendenza del Ghana, primo Paese dell’Africa subsahariana a ottenere la libertà dal dominio coloniale: nella circostanza, la Costa d’Oro assumeva il nome di Ghana, dall’antico Impero fiorito tra il IX e il XIII secolo con capitale Kumbi-Saleh (oggi in Mauritania). Tre anni dopo, il primo luglio 1960, il Paese diventava una Repubblica, sotto la presidenza di Kwame Nkrumah, primo ministro dal 1952. Nello stesso anno, mons. John Kojo Amissah prendeva possesso della metropolia di Cape Coast, primo africano a capo di un’arcidiocesi. Per sottolineare la dimensione spirituale dell’avvenimento, la Chiesa in Ghana ha proclamato il 2007 “Anno di grazia del Signore”, in sintonia con la tradizione biblica, proponendo alle diocesi e alle parrocchie di conferire un’accentuata impronta giubilare alle celebrazioni liturgiche dell’anno, nell’amministrazione dei sacramenti e nelle solennità. I vescovi hanno anche chiesto ai fedeli di prendere parte ai servizi religiosi interconfessionali e alle liturgie eucaristiche celebrate ieri in ogni parrocchia per il bene della nazione. Nel corso delle celebrazioni, è stato rinnovato l’atto di consacrazione del Ghana al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria. (R.M.)

 

 

 

 

Un asilo in Macedonia “per mostrare agli altri i valori cristiani”: l’iniziativa,

del Movimento dei Focolari, annunciata nell'incontro a Skopje

tra i giovani della diocesi e una delegazione CEI

 

Nella Macedonia, reduce da mezzo secolo di dittatura comunista, aprirà tra qualche mese “un asilo per poter mostrare agli altri i valori cristiani”. L’iniziativa, curata dal Movimento dei Focolari, è stata resa nota durante un incontro a Skopje tra i giovani della diocesi e la delegazione CEI, formata dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile, l'Ufficio per la cooperazione tra le Chiese e il Centro Giovanni Paolo II di Loreto, in visita nei Balcani per promuovere l’“Agorà dei giovani del Mediterraneo”. “La presenza focolarina in Macedonia risale a vent’anni fa – spiega Milica Ðekić, citata dall’agenzia SIR – ma fino allo scorso novembre era limitata a una famiglia proveniente dalla Croazia e ad alcuni simpatizzanti”. Ora, però, “grazie all’impegno di due laiche, è stato aperto un ‘focolare’, che permette una testimonianza organica e importante della fede”. L’importante, infatti – aggiunge Ðekić – “non sono le parole, ma le opere, e da ciò che i focolarini fanno la gente può capire e trarre un insegnamento cristiano”. Da questa convinzione trae forza l’idea del primo asilo nel Paese gestito da cattolici, che “ha già superato le procedure burocratiche e ottenuto le necessarie autorizzazioni” e a breve potrà cominciare la sua attività di cura verso i piccoli e di testimonianza di fede per i grandi. (R.M.)

 

 

Accorato appello di FOCSIV contro lo sfruttamento indiscriminato

delle risorse nei Paesi in via di sviluppo

 

La Federazione organismi cristiani servizio internazionale volontario (FOCSIV) ha lanciato un forte appello contro lo sfruttamento indiscriminato delle risorse minerarie nei Paesi in via di sviluppo da parte delle industrie estrattive e dei governi. L’appello - riferisce l’agenzia SIR - è rivolto alle grandi compagnie multinazionali, alle autorità governative del pianeta, alle istituzioni finanziarie internazionali e alle Nazioni Unite. “I Paesi del Sud del Mondo – scrivono i firmatari – sono spesso ricchissimi di risorse che però non portano ricchezza e benessere, ma violenza e disagio sociale”. Le multinazionali, sottolinea FOCSIV, approfittando della connivenza dei governi e dell’assenza di una legislazione internazionale che ponga limiti al loro operato, danneggiano le comunità indigene locali, ricorrendo spesso alla violenza contro chi si oppone a questo sfruttamento indiscriminato. “Siamo profondamente preoccupati dei danni ambientali, sociali, umanitari che i comportamenti irresponsabili delle grandi compagnie transnazionali stanno causando nel Sud del mondo”, afferma Sergio Marelli, direttore generale di FOCSIV, il quale sottolinea l’esigenza di sostenere il diritto delle comunità coinvolte alla partecipazione dei processi decisionali, alla condivisione degli utili derivanti dalla gestione delle loro risorse, al rispetto della persona e degli standard ambientali e di lavoro. (E.L.)

 

 

In Madagascar, oltre 800 mila persone minacciate dalla doppia emergenza

maltempo e siccità. L’ONU denuncia il disinteresse internazionale

 

Solo un milione di dollari, dei 242 milioni richiesti dal governo del Madagascar alla comunità internazionale, è stato finora messo a disposizione dai donors per gestire l’emergenza maltempo in alcune regioni del Paese e la grave siccità che ne sta flagellando altre. Lo riferiscono fonti ONU, citate dall’agenzia MISNA, precisando che la doppia emergenza interessa quasi 800 mila persone, ma non sembra in grado di scuotere l’interesse internazionale. “Quella del Madagascar è la classica crisi silenziosa”, ha dichiarato il rappresentante del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) nel Paese, Bruno Maes. “Fortunatamente – ha aggiunto – non abbiamo epidemie su grande scala in corso o centinaia di vite perse, ma chi è colpito da questi disastri vive in condizioni estremamente vulnerabili che, anche a causa della stagione dei cicloni, rischia di deteriorare ulteriormente”. Secondo le stime ONU, sette persone sono morte e 32 mila sono rimaste senza tetto per le inondazioni provocate dalle forti piogge legate al passaggio dei cicloni dei giorni scorsi. Ma il numero totale delle persone colpite dal maltempo - che ha distrutto anche 100 mila ettari di terreno coltivato con danni calcolati intorno al 10% di perdite sulla produzione annuale - sale a oltre 150 mila. Nella zona meridionale dell’isola, invece, è la siccità a preoccupare le autorità malgasce e gli operatori umanitari. La mancanza di piogge minaccia direttamente 582 mila persone e quasi sette mila bambini di età inferiore ai cinque anni si trovano in un grave stato di denutrizione. (R.M.)

 

In America Latina, l’80% degli indigeni vive in condizioni di povertà:

lo rivela la Banca Mondiale, che parla di “storica esclusione sociale”

 

Otto indigeni latinoamericani su dieci vivono in povertà a causa della loro “storica esclusione sociale”: lo rende noto uno studio della Banca Mondiale, presentato in questi giorni a Washington. “Ovunque vivano, gli indigeni restano i più poveri tra i poveri”, spiega Harry Patrinos, co-autore del rapporto. La stragrande maggioranza dei 28 milioni di nativi della regione - sottolinea l’agenzia MISNA - non beneficia nemmeno dei servizi di base - come assistenza sanitaria, alimentare, istruzione, previdenza sociale - garantiti invece alla popolazione "bianca" e, in misura minore, a quella meticcia. Nelle zone rurali, i nativi sono prevalentemente esclusi dall’accesso all’acqua potabile, all’elettricità e alle infrastrutture stradali. A questo scenario – ricorda “Survival International”, organizzazione impegnata nella difesa dei diritti degli indigeni – si aggiunge lo sfruttamento indiscriminato delle risorse dei loro territori da parte delle multinazionali straniere, che minacciano la sopravvivenza delle comunità più isolate. E’ il caso del Brasile, dove il disboscamento a fini commerciali di vaste aree a ridosso del confine col Perù sta spingendo interi popoli a esodi forzati, che rischiano di portare alla loro definitiva scomparsa. (E.L.)

 

 

Preoccupazione del Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU per la situazione in Myanmar, a causa delle dure operazioni militari nella regione di Kayin

 

Il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite ha espresso preoccupazione per la situazione del rispetto dei diritti umani in Myanmar, a causa delle dure operazioni militari condotte nella regione di Kayin. Per questo – riferisce l’agenzia Fides – ha chiesto al governo di Yangon di permettere l’accesso alle organizzazioni umanitarie. Secondo le testimonianze giunte all’Osservatore speciale ONU per i Diritti Umani in Myanmar, Paulo Sergio Pinheiro, nei distretti di Toungoo e Bago orintale, gli abitanti dei villaggi, già più volte sfollati e costretti a lasciare le proprie case, sono in una situazione di reale emergenza umanitaria. Visto l’aumento di intensità delle operazioni militari nella regione, il numero delle comunità che non hanno cibo e sopravvivono a stento è cresciuto in modo significativo nel 2006 e continua a crescere nel 2007. Pinheiro ha segnalato l’urgenza di assistere le popolazioni civili che si trovano in questa precaria situazione. L’assistenza umanitaria – ha detto – non deve essere “ostaggio della politica. Deve essere solo guidata dal principio di aiutare le comunità civili in difficoltà. Sarebbe un grave errore – ha aggiunto – voler aspettare la completa normalizzazione del Myanmar, prima di consentire l’accesso agli operatori umanitari”. Il Consiglio ONU si è detto disponibile a inviare personale per supervisionare l’eventuale lavoro delle ONG. (R.M.)


 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

24 Ore nel Mondo

- A cura di Fausta Speranza -

 

 - Si sposta al Palazzo di Vetro il lavoro di messa a punto di una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza che sancisca provvedimenti per la violazione, da parte dell'Iran, degli obblighi imposti dall'ONU sullo stop al programma nucleare di Teheran. Alcune differenze di posizione restano però da risolvere tra i protagonisti del negoziato. Il Dipartimento di Stato americano ha annunciato che i rappresentanti dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (USA, Gran Bretagna, Russia, Francia e Cina più la Germania), hanno concluso una nuova serie di consultazioni telefoniche sull'Iran, decidendo di affidarsi ai rispettivi ambasciatori alle Nazioni Unite i prossimi passi. Alla conferenza nella giornata di sabato hanno preso parte i direttori politici dei Ministeri degli Esteri dei sei Paesi. I membri del '5+1' hanno ribadito il loro impegno per  presentare in tempi rapidi una bozza di risoluzione

 

 - Arrestati in Iraq un importante esponente di al Qaeda e cinque suoi stretti collaboratori, a circa 90 km a nord di Baghdad. Si tratta di Moharib Abdallah, 'emiro' regionale dello Stato Islamico in Iraq, un’alleanza di gruppi terroristici sunniti guidati dal ramo iracheno di al Qaeda che nei giorni scorsi ha rivendicato il rapimento e l'assassinio di 14 agenti della polizia irachena. Intanto, un'autobomba è esplosa a Baghdad nell'area di Mutanabi Street, uccidendo 16 persone e ferendone 12. A Kerbala, almeno quattro persone sono morte e sedici altre sono rimaste ferite quando uomini armati  hanno attaccato in due diversi luoghi numerosi pellegrini che a  piedi si recavano verso la città santa sciita.

 

 - Una strage dopo l'altra: mentre monta la rabbia in Afghanistan per l'uccisione di almeno dieci civili, domenica, nei pressi di Jalalabad nelle confuse fasi di un attacco suicida a un convoglio militare americano, oggi un responsabile afghano ha denunciato la morte di nove civili, fra cui cinque donne e due bambini, in un bombardamento aereo della NATO nella provincia di Kapisa a nord ovest di Kabul. L'ISAF, la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza della NATO si è detta del tutto estranea mentre la coalizione a guida USA ha confermato di aver compiuto, ieri, un attacco aereo in quella provincia. Da ieri, i soldati americani della coalizione sono al centro di adirate polemiche per una sparatoria che ha causato una decina di morti, dopo un attacco contro un loro convoglio nell'est del Paese. Oggi il presidente Hamid Karzai ha duramente condannato l'episodio e ha fatto aprire un'inchiesta.

 

 - Nella zona tribale del Pakistan alla frontiera con l'Afghanistan, un pachistano accusato di essere una spia per conto degli americani è stato ucciso a colpi di arma da fuoco: si ritiene da militanti integralisti islamici. E’ almeno il sesto assassinio di questo tipo nella zona dall'inizio dell'anno. Le autorità pachistane hanno concluso accordi, nel 2005 in sud Waziristan e nel 2006 nel nord Waziristan, con i quali i militanti integralisti filotalebani si impegnavano tra l'altro a porre fine alle loro "uccisioni mirate''.

 

 

- Un cauto ottimismo su un'imminente soluzione della crisi politica libanese è emerso sulla stampa di Beirut, dopo i colloqui della fine settimana a Riad tra il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad e il re saudita Abdallah, che hanno discusso anche del Libano. Citato stamani dai quotidiani libanesi, il presidente del Parlamento, Nabih Berri

- alleato del movimento sciita Hezbollah appoggiato dall'Iran e che cerca di rovesciare il governo del premier Fuad Siniora, sostenuto dall'Arabia Saudita - ha dichiarato che ''le possibilità di una soluzione sono ora maggiori di prima''. Secondo il quotidiano An-Nahar, il premier Siniora ha dal canto suo affermato di essere ''cautamente ottimista'', ma di rimanere in attesa di conoscere maggiori dettagli sull'asserita intesa irano-saudita sul Libano. La stampa di Beirut ha riferito che Teheran e Riad avrebbero concordato sulla necessità di un accordo simultaneo tra i loro rispettivi alleati libanesi sia sul Tribunale internazionale che dovrebbe giudicare i responsabili dell'assassinio dell'ex premier Fuad Siniora nel 2005, come richiesto dai partiti filogovernativi, sia sulla formazione di un nuovo esecutivo di ''unità nazionale'', come richiesto invece dall'opposizione guidata da Hezbollah. Ma la Siria, alleata all'Iran e che appoggia ugualmente Hezbollah, deve ancora pronunciarsi su qualsiasi ipotesi di accordo interlibanese.

 

 - Spiragli di pace per la Costa d’Avorio dopo la firma di un accordo tra il presidente Laurent Gbagbo e il capo dei ribelli Guillaume Soro. Tra i punti principali dell’intesa: la formazione di un nuovo governo e la partenza dei Caschi Blu e dei soldati francesi dispiegati nel Paese dalla fine del 2004. Il Paese è praticamente spaccato in due dal settembre 2002, dopo il tentativo di colpo di Stato compiuto dai ribelli contro il regime di Gbagbo. Tra coloro che hanno contribuito al buon esito dei negoziati anche la Comunità di Sant’Egidio. Il commento di Mario Giro, raggiunto telefonicamente in Costa d’Avorio da Stefano Leszczynski:

 

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R. - La differenza con gli altri accordi è proprio che si è immaginato finalmente un percorso realistico nel senso del disarmo e della fine della guerra.

 

D. - Il Burkina Faso ha avuto un ruolo di mediazione molto importante…

 

R. - Il Burkina Faso, innanzitutto, è collegato a questa crisi ivoriana perché è il Paese frontaliero, perché ci sono tre milioni di immigrati di origine burkinabei in Costa d’Avorio, e il ruolo del presidente del Burkina Faso, tra l’altro, è esaltato dal fatto che è presidente di turno della comunità degli Stati dell’Africa Occidentale.

 

D. - L’impegno della Comunità di Sant’Egidio non è stato solo politico ma anche sociale …

 

R. – Innanzitutto, gli ivoriani sono stanchi, la guerra dura da troppo tempo, il Paese è diviso in due, ci sono quindi due-tre milioni di persone che sono sfollate o rifugiate a casa loro ... e questo finalmente potrebbe essere l’inizio della fine di questa crisi che si può immaginare quanto è stata grave, non solo per le vittime ma anche per il fatto che non ci sono scuole, non ci sono ospedali, non funziona l’amministrazione e la povertà è avanzata.

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- Tensione altissima per le elezioni legislative in Abkhazia, la regione staccatasi dalla Georgia agli inizi degli anni Novanta, dopo una sanguinosa guerra. Circa 130.000 persone hanno votato per scegliere i 35 deputati del Parlamento locale. L'esito del voto sarà reso noto nei prossimi giorni. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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“Queste sono vere elezioni - ha dichiarato, dopo avere espresso il suo voto, il presidente locale Bagapsh, - il nostro è uno Stato democratico, con un’opposizione vera e libertà di stampa garantita”. La consultazione non è però riconosciuta a livello internazionale. Durissimi sono stati i commenti delle autorità di Tiblisi, che hanno definito le elezioni illegali. “I profughi - ha detto il presidente georgiano Saakashvili - devono tornare a casa, ogni tentativo di far riconoscere questi voti è vano”. Da 400 a 500.000 persone di origine georgiana sono fuggite dalla regione durante la guerra e non sono più potute rientrare. Una forza di interposizione russa disposta tra i due contendenti evita il peggio.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D'Amato 

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 - Due ex alti dirigenti del fallito colosso energetico russo Yukos sono stati condannati da un  tribunale di Mosca per l'appropriazione indebita di 13 miliardi di dollari: si tratta dell'ex direttore generale della compagnia, Vladimir Malakhovski, e dell'ex direttore del dipartimento Debiti Esteri Vladimir Pereverzin, che si sono visti infliggere rispettivamente 12 e 11 anni di reclusione. Entrambi erano accusati di aver acquistato del petrolio a  prezzi artificialmente bassi da tre filiali di Yukos e di averlo rivenduto a prezzi più alti. L'accusa si è dichiarata  soddisfatta, mentre i difensori dei due imputati hanno annunciato che faranno ricorso all'appello. Le condanne arrivano a due anni da quelle inflitte all'ex presidente di Yukos, Mikhail Khodorkovski - l'oligarca entrato  in rotta di collisione con il presidente Vladimir Putin - e al  suo socio Platon Lebedev, condannati a otto anni per truffa e frode fiscale.

 

- E' cominciata questa mattina la demolizione della Casa della gioventù a Copenaghen, il cui sgombero la scorsa settimana aveva dato l'avvio a scontri di strada nella capitale danese. Ungdomshuset è una palazzina di quattro piani che accoglieva da 25 anni un centro sociale diventato un bastione della cultura underground. Nel 2000 era stata venduta dal municipio di Copenaghen ad una comunità cristiana che ha chiesto l'espulsione dei suoi occupanti. Una webcam della rete televisiva Tv2 trasmette in diretta l'inizio dei lavori con macchine per la demolizione, mentre gli operai lavorano con il volto coperto e sotto scorta della polizia per non essere riconosciuti dai dimostranti.