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RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 63  - Testo della trasmissione di domenica 4  marzo 2007

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

Fermo richiamo di Benedetto XVI all’Angelus: la preghiera non è un optional, né una fuga dalla realtà, è piuttosto questione di vita o di morte

 

Il nuovo arcivescovo di Varsavia, mons. Kazimierz Nycz: non si può cancellare il passato eroico della Chiesa polacca

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Matrimoni misti e famiglia: sfide e difficoltà all’esame dei vescovi dei Paesi del Sud Est europeo: ce ne parla il cardinale Peter Erdő

 

I cristiani per l’Europa nel 50 mo anniversario dei Trattati di Roma: ai nostri microfoni, Giorgio Salina

 

Mentre s'inaugura in Cecenia il nuovo corso del neoletto presidente Kadyrov, giungono pure nuove accuse di violazioni dei diritti umani nel tormentato Paese caucasico. Analisi con Luigi Geninazzi

 

Nasce in Italia il Comitato per la famiglia e scende in campo contro il Disegno di legge governativo sui DICO, alternativi al matrimonio: intervista con Olimpia Tarzia

 

Messa stamattina nel carcere romano di "Regina Coeli", dove è giunta la statua della Madonna di Lourdes benedetta dal Papa

 

CHIESA E SOCIETÀ

Promuovere l’impegno missionario nel continente americano. E’ l’obiettivo dell’odierna “Giornata Ispanoamericana”, che si celebra soprattutto in Spagna

 

Oggi, in Burkina Faso la firma di uno storico accordo mediato dalla Comunità di Sant'Egidio, mette fine alla guerra civile in Costa d'Avorio

 

La solidarietà cristiana ha caratterizzato i festeggiamenti del Capodanno cinese nella comunità cattolica

 

Il re di Cambogia ha inaugurato una scuola alberghiera dei salesiani, nella località di Ochheuteal

 

Cresce la comunità cattolica in Mongolia: 23 nuovi battesimi nella città di Darkhan durante la prossima Veglia di Pasqua

 

24 ORE NEL MONDO

Ennesima strage in Afghanistan: almeno 16 civili uccisi da soldati americani durante una sparatoria dopo un attacco kamikaze

 

 

 

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Il Papa e la Santa Sede

 

Fermo richiamo di Benedetto XVI all’Angelus: la preghiera non un optional,

né una fuga dalla realtà, ma è piuttosto questione di vita o di morte

 

“La preghiera non è un optional, ma è questione di vita o di morte”: il richiamo forte di Benedetto XVI all’Angelus, nella seconda domenica di Quaresima, rivolto alle migliaia di fedeli raccolti in Piazza San Pietro. Il servizio di Roberta Gisotti: 

 

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La trasfigurazione di Gesù mentre pregava sulla montagna, nel racconto dall’evangelista Luca ha offerto lo spunto al Papa per sottolineare come Gesù nel suo dialogo intimo con il Padre “non esce dalla storia, non sfugge alla missione per la quale è venuto al mondo, anche se sa che per arrivare alla gloria dovrà passare attraverso la Croce”. Anzi Cristo entra più profondamente – ha spiegato Benedetto XVI – in questa missione, aderendo con tutto se stesso alla volontà del Padre, e ci mostra che la vera preghiera consiste proprio nell’unire la nostra volontà a quella di Dio.

 

“Per un cristiano, pertanto, pregare non è evadere dalla realtà e dalle  responsabilità che essa comporta, ma assumerle fino in fondo, confidando nell’amore fedele e inesauribile del Signore”.

 

Poi il richiamo forte del Santo Padre rivolto a tutti i fedeli:

 

“Cari fratelli e sorelle, la preghiera non è un accessorio, un optional, ma è questione di vita o di morte. Solo chi prega, infatti, cioè chi si affida a Dio con amore filiale, può entrare nella vita eterna, che è Dio stesso”.

 

Quindi la supplica a Maria, “Maestra di vita spirituale”, perché in questo tempo di Quaresima voglia insegnarci “a pregare come faceva il suo Figlio, perché la nostra esistenza sia trasformata dalla luce della sua presenza”.

 

Dopo la recita dell’Angelus, Benedetto XVI ha ringraziato quanti nei giorni scorsi lo “hanno accompagnato con la preghiera durante gli Esercizi spirituali”.

 

“Incoraggio tutti, in questo tempo di Quaresima, a ricercare il silenzio e il raccoglimento, per lasciare più spazio alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio”.

 

Ha ricordato poi l’importante appuntamento di sabato prossimo: il Papa presiederà, alle ore 16 nell’Aula Paolo VI, una Veglia mariana ai destinata ai giovani universitari di Roma, cui parteciperanno, in collegamento radio-televisivo, numerosi studenti di altri Paesi dell’Europa e dell’Asia.

 

 

“Invocheremo l’intercessione di Maria, Sedes Sapientiae, perché il Signore mandi testimoni della verità evangelica, per costruire la civiltà dell’amore in questi due Continenti e nel mondo intero”.

 

Infine tra i saluti nelle varie lingue si è rivolto in particolare ai pellegrini polacchi auspicando “che la penitenza quaresimale, gli esercizi spirituali e l’esame di coscienza ci aiutino - ha detto - a ritrovare ed ad incontrare di nuovo Gesù. Questa è la via - ha concluso - per rinnovare lo spirito e per cambiare il cuore”.

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Il nuovo arcivescovo di Varsavia, mons. Kazimierz Nycz:

non si può cancellare il passato eroico della Chiesa polacca

 

Con gioia e sollievo è stata accolta in Polonia la nomina del nuovo arcivescovo di Varsavia, mons. Kazimierz Nycz, finora vescovo di Koszalin-Kołobrzeg: il Papa lo ha chiamato a succedere a mons. Stanislaw Wielgus, dimessosi nel gennaio scorso dopo aver ammesso le sue responsabilità nella collaborazione con i Servizi segreti del passato regime comunista. Ma ascoltiamo il commento di mons. Nycz, al microfono di padre Józef Polak, responsabile del Programma polacco della Radio Vaticana: 

 

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(parole in polacco)

Fin da quando sono arrivato a Koszalin, ero convinto che bisognava confrontarsi con tutto il passato, sia mio, sia dei sacerdoti, sia di tutta la Chiesa. Perchè il  passato della Chiesa polacca è eroico. Non si può cancellare questa verità anche se nei tempi del terrore comunista, del controllo poliziesco, della distruzione degli uomini compiuta in vari modi dal regime, si è trovato un certo numero di sacerdoti che non sono riusciti ad essere all’altezza della sfida, che esigeva eroismo, e per qualche debolezza hanno cominciato a collaborare o hanno subìto la collaborazione. La mia convinzione è semplice: è una lezione che deve essere superata con serenità. Per me la cosiddetta “lustrazia”, ossia la verifica storica sulla base della pubblicazione sui media delle indagini della Commissione Ecclesiale o dell’Istituto della Memoria Nazionale, non  è stata e non sarà la soluzione del problema. Per me la “lustrazia” è semplicemente una purificazione della Chiesa che deve seguire le indicazioni del “Memoriale” della Conferenza episcopale per riparare tutti gli errori commessi, nella misura in cui sono stati fatti, “se” sono stati fatti. Non si può agire precipitosamente. Bisogna agire in modo evangelico. Altrimenti passeremo da un nome all’altro, da un fascicolo all’altro: il che per la Chiesa sarebbe molto negativo. Temo che si pensi che per la Chiesa il problema più importante sia quello di purificarsi dal proprio passato. Bisogna invece superare la situazione con serenità e continuare il nostro lavoro, la missione della Chiesa: annunciare il Vangelo, invitare i fedeli alla santità attraverso i sacramenti, testimoniare concretamente l’amore. Niente di più…

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Oggi in Primo Piano

 

Matrimoni misti e famiglia: sfide, difficoltà, speranze

all’esame dei vescovi dei Paesi del Sud Est europeo

 

 

Matrimoni misti e famiglia: questione all’esame dei presidenti dei vescovi dei Sud-Est europeo, riuniti da giovedì scorso ad Oradea in Romania, accompagnati da alcuni esperti. Partecipano all’incontro, che si chiude oggi, sette conferenze episcopali: Albania, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Grecia, Romania, Turchia e SS. Cirillo e Metodio comprensiva di Serbia, Montenegro e Macedonia, oltre ai rappresentanti della Santa Sede in Romania e presso l’Unione Europea e al segretario generale della Commissione degli episcopati della Comunità europea. Marta Vertse, incaricata del nostro Programma ungherese, ha intervistato il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, primate d’Ungheria, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE), che si è soffermato anzitutto sui casi di matrimoni tra cattolici e fedeli di altre confessioni cristiane.

 

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R. – Ci sono casi in cui il sacerdote ribattezza la parte cattolica, quando si celebra un matrimonio misto nella Chiesa ortodossa, oppure chiede una dichiarazione – prima del matrimonio – alla parte cattolica, in cui questa si impegna a passare alla Chiesa ortodossa. Certamente, quando si tratta di stranieri o immigranti cattolici, questi non sempre capiscono che cosa devono firmare, quindi c’è un’incertezza anche nella loro coscienza. Si tratta di una situazione pastorale che dobbiamo qualificare anche giuridicamente.

 

D. – Nel Sudest europeo, anche se in minoranza, però è presente la comunità musulmana. Esiste il problema dei matrimoni misti?

 

R. – Questi matrimoni sono molto rari, più rari di quanto si possa pensare. Per esempio, in Bosnia: un tale matrimonio comporta anche una situazione inter-etnica all’interno della famiglia stessa, dato che le religioni rispondono anche a diverse etnie. In base al divieto generale da parte musulmana, praticamente non è possibile che si concludano dei matrimoni misti. All’epoca della Jugoslavia, soprattutto tra comunisti ed altre persone molto secolarizzate, era di moda contrarre un matrimonio cristiano-musulmano, proprio per esprimere che nessuna delle parti si interessava poi troppo per la religione. Ma oggi, sono diventati rarissimi, questi matrimoni.

 

D. – I presuli del Sudest europeo, durante la riunione, hanno toccato anche l’argomento della terza Assemblea ecumenica che si terrà proprio in Romania, a Sibiu. Come questi Paesi possono contribuire a tale avvenimento molto importante in Europa dal punto di vista ecumenico?

 

R. – Offrendo soprattutto la loro esperienza cristiana dei decenni passati, cioè la loro esperienza di Paesi post-comunisti, insieme all’esperienza della persecuzione: per esempio, la persecuzione dei greco-cattolici, ma anche di altri; la ricchezza della testimonianza di martiri e confessori; e anche mediante la condivisione dell’esperienza dei nostri giorni quando i sistemi giuridici dei rispettivi Paesi sono in piena trasformazione, quando le istituzioni della Chiesa stanno per rinascere: sembra che questa testimonianza, questa esperienza possa costituire anche un incoraggiamento per i nostri fratelli occidentali.

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I cristiani per l’Europa nel 50 mo anniversario dei Trattati di Roma

 

Fervono le iniziative nel mondo cattolico in vista del 50.mo anniversario dei Trattati di Roma, che hanno dato avvio al processo di unificazione europea. Evento che sarà celebrato dalla Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE) con un incontro nella stessa città eterna, dal 23 al 25 marzo prossimo. Si tratta di rilanciare una coscienza comune sui principi cardine di un’unità continentale, di cui i cristiani sono parte costitutiva. Roberta Gisotti ha intervistato a Bruxelles il dott. Giorgio Salina, presidente dell’Associazione per la Fondazione Europa:

 

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D. - Dott. Salina, quali sono oggi per i cristiani i tratti distintivi di appartenenza all’Europa, un continente che appare al momento in gran parte scristianizzato e disorientato anche nei riferimenti unitari sui piani culturale, politico, sociale?

 

R. – Il contributo dei cristiani e dei cattolici in particolare può essere molto significativo. Certo che i cristiani ed i cattolici si devono impegnare, ma riaffermando la necessità di colmare delle carenze. La prima fra tutte è che tutte le culture devono essere sullo stesso piano con diritto di patria presso le Istituzioni europee e la cultura cristiana, il modo cristiano di concepire l’uomo e la società non hanno diritto di patria. Il secondo punto è la effettiva sana laicità delle Istituzioni: una laicità di neutralità rispetto a tutte le religioni, ma non di rifiuto rispetto a tutte le religioni. Infine, il terzo punto è la necessità di rifarsi ad una sana interpretazione della sussidiarietà, che non può essere solo ripartizione di competenze tra l’Istituzione centrale, gli Stati e i poteri locali, ma deve essere anche una ripartizione tra le Istituzioni e i corpi intermedi della società che vanno valorizzati, promossi ed aiutati.

 

D. – Dott. Salina, oggi si sente spesso parlare di un’Europa delle lobbies, che ‘comanderebbero’ nelle Istituzioni europee, senza però un vero mandato dei cittadini europei?

 

R. – Le posso garantire che queste lobbies sono presenti e sono molto attive. Gliene cito solo due: la prima è la lobbies degli omosessuali e delle lesbiche, che è una delle più potenti del Parlamento europeo; e la secondo è rappresentata dalle lobbies delle aziende farmaceutiche internazionali. Le lobbies sono una realtà del Parlamento europeo e, al contrario di altri Parlamenti nazionali come avviene anche in Italia, sono pubbliche e si conoscono benissimo i loro programmi.

 

D. – Quindi è importante, comunque, raffrontarsi con queste realtà e non solamente con i referenti politici?

 

R. – Assolutamente sì. Per noi il problema è proprio quello della capacità organizzativa e del potere economico che queste lobbies hanno.

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Mentre s'inaugura in Cecenia il nuovo corso del presidente neoletto, Kadirov, giungono pure nuove accuse di violazioni dei diritti umani

nel tormentato Paese caucasico

 

Il Parlamento della Cecenia ha ratificato venerdì, con un solo voto contrario su 58, la nomina di Ramsan Kadyrov alla presidenza della Repubblica caucasica. In Cecenia, intanto, continua la violazione dei diritti più elementari, con prove di diffuse pratiche di maltrattamenti e numerosi casi di tortura sui detenuti. A denunciarlo il commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammamberg, direttamente da Grozny. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Luigi Geninazzi, editorialista di "Avvenire" ed esperto di questioni russe:

 

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R. - Più che il contenuto - ormai abituale da parte delle organizzazioni internazionali e del Consiglio d’Europa circa la violazione dei diritti umani in Cecenia - è interessante che quest’ultima denuncia venga fatta a Grozny; è interessante soprattutto constatare che avviene in un contesto molto particolare, cioè all’interno di una Conferenza sui diritti umani in Cecenia, organizzata dallo stesso presidente Kadyrov. Questo ci fa capire come stia cambiando la Cecenia, all’insegna di una strategia che io direi un po’ doubleface. Da un lato questo giovanissimo, poco più che trentenne, presidente della Cecenia parla di conciliazione, cerca di ricostruire il Paese e invita le finaliste di Miss Mondo a sfilare a Grozny; dall’altro lato però le sue squadracce colpiscono, sequestrano ancora le persone; cioè c’è un clima di paura, di terrore, di violenza nel Paese e questa doppia faccia è quello che ci deve preoccupare.

 

D. - Una cosa è certa, la crisi cecena, di fatto irrisolta, è stata dimenticata. Perché questo silenzio da parte dei media internazionali?

 

R. - Ci dimenticheremmo anche di Baghdad e anche di tante altre situazioni se non ci fossero attentati mortali tutti i giorni. In Cecenia se ne è parlato molto, nei casi di queste stragi incredibili, come quella dei bambini di Beslan nel 2004; poi non se ne parla più perchè di fatto la guerra è a bassa intensità. Però torna a galla ogni tanto, non solo in occasioni come queste, con la puntuale denuncia del Commissario del Consiglio d’Europa; ricordiamoci qualche mese fa in occasione dell’assassinio della giornalista Politkovskaja.

 

D. - Questa denuncia, secondo te, può avere delle ricadute su Putin e soprattutto su Kadyrov, appena investito formalmente dal 'numero uno' del Cremlino, quale 'faro' della nuova Cecenia?

 

R. – Kadyrov, a parole, ha detto che prenderà in conto queste osservazioni ed ha ammesso che ci sono ancora delle violenze. Per Putin tutto questo è come acqua fresca, nel senso che è abituato a ricevere queste critiche che sono - diciamo la verità - anche un po’ delle punture di spillo; nessuno ha mai picchiato i pugni sui tavoli internazionali per la Cecenia.

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Nasce in Italia il Comitato per la famiglia e scende in campo

contro il Disegno di legge governativo sui DICO, alternativi al matrimonio

 

'No' ai DICO, 'sì' alla famiglia fondata sul matrimonio. Così il Comitato per la Famiglia, costituitosi lo scorso 24 febbraio per volontà della Federazione italiana consultori familiari di ispirazione cristiana, scende in campo contro il DDL sulle coppie di fatto. Chiesto un rinnovato impegno politico per un autentico sostegno alla famiglia. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento della presidente del Comitato Olimpia Tarzia.  

 

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R. - Il Comitato si è formato per lanciare un appello alla mobilitazione, rivolgendosi a tutte le famiglie prima di tutto, non solamente alle famiglie cattoliche, ma alle famiglie che hanno scelto di fondare la loro vita futura sui dei diritti e dei doveri e sul matrimonio, che hanno quindi una rilevanza pubblica, e vorrei ricordare sono il 96% delle coppie italiane.

 

D. - Voi ribadite che difendere la famiglia fondata sul matrimonio non è un punto di vista meramente cattolico...

 

R.  - No, assolutamente no. Questa purtroppo è una dinamica che si è creata da diversi anni nella cultura dominante italiana per cui si vuole fare lo schieramento tra laici e cattolici, tra fede  e ragione tra scienza e fede. Ecco, io sono convinta che ci siano dei valori, che sono dei valori umani, primo fra tutti, il valore della vita, il diritto alla vita che è il primo tra i diritti umani e il valore della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. E' chiaro che, come cattolico, ciascuno di noi darà un valore aggiunto darà un significato diverso, ma questo non significa che non siano valori riconosciuti e validi per tutti.

 

D. - Il premier Prodi ha ribadito che il Disegno di legge sui DICO ormai sta in Parlamento e spetta al Parlamento discuterne...

 

R. - Non ha cambiato assolutamente nulla la dichiarazione di Prodi, in quanto il Disegno di legge è stato varato dal governo ed adesso è in Parlamento. Il Disegno legge c'è, tra l'altro con questa così voluta manipolazione del linguaggio - per non parlare di PACS si parla di DICO - ma se andiamo a leggere il testo è esattamente la stessa cosa. Quindi, prima di tutto, il nostro Comitato nasce per dire un 'no' ai DICO, netto, perchè non abbiamo bisogno, nè tantomeno urgenza, di una legge da questo punto di vista, anche perchè i diritti delle singole persone sono garantiti attraverso altre forme, col Codice civile e comunque si può intervenire attraverso il Diritto privato. Ribadiamo che non ci cambia nulla il fatto di aver tolto tra i 12 punti i DICO, perchè è evidente che ormai sono stati approvati dal Governo e stanno in Parlamento. La battaglia è tutta totalmente aperta.

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Messa stamattina al carcere romano "Regina Coeli"

con la statua della Madonna di Lourdes benedetta dal Papa.

Ad organizzarla i volontari dell’Unitalsi

 

Questa mattina la statua della Madonna di Lourdes benedetta dal Papa l’11 febbraio scorso ha fatto tappa al carcere romano "Regina Coeli". Diversi i detenuti che hanno voluto partecipare alla Messa organizzata dall’Unitalsi e che sta curando la peregrinatio Maria nelle diocesi italiane per celebrare i 150 anni dalla prima apparizione della Vergine nella grotta di Massabielle. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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(musica)

 

S'incontra l’umanità al Regina Coeli, quella della gente che lotta contro la miseria, quella di chi ha sbagliato e rivede la propria vita con occhi diversi, quella di persone alle quali manca l’amore. Ma oggi in quella stessa “rotonda” dove sono stati Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, e che immette alle diverse sezioni del carcere, è arrivata la Madonna di Lourdes.

 

“Nella nostra vita possiamo anche cadere – ha detto don Gianni Toni, cappellano d’onore della Grotta di Lourdes – ma con la preghiera è possibile rialzarsi; che questo incontro possa suscitare in voi il desiderio della purezza”. “Spesso alle persone alle quali vogliamo bene doniamo fiori, oggi è Maria che li offre a voi”, ha detto al termine della Messa don Toni, invitando i detenuti a prendere i fiori posti ai piedi della statua della Vergine. In tanti hanno accolto l’invito. E così ci hanno risposto alcuni di loro sull’iniziativa dell’UNITALSI:

 

R. – La Madonna di Lourdes l’ho vista quando ero piccolo, nei film. E’ la prima volta che la vedo da vicino. Il messaggio che ci manda è molto forte. Poi è la fede che ci porta a credere che esiste qualcosa oltre questa vita. Lei infatti ci dice, anche nei film: “Io qui non vi prometto niente, però vi aspetta un regno diverso”.

 

R. – Oggi è stata un’esperienza bellissima. Mi sono sentito… come adesso: mi viene la pelle d’oca, perché io non c’ero mai stato a Lourdes. Penso che non mi capiterà più di tenere così come ho potuto fare, di portare la Madonna in braccio ... portarla qui, sulla “rotonda”, è una cosa che non succede tutti i giorni!

 

R. – Molto bello. La Madonna è venuta qui a trovarci ... E’ stata una bella cosa!

 

R. – E’ la prima volta che mi capita un’occasione del genere. E’ stata una cosa spettacolare, anche il fatto che alcune persone siano venute a trovarci e hanno pregato per noi. Non è che siamo ben visti e ben voluti all’esterno, e vedere che c’è gente che, all’esterno, pensa a noi, anche con eventi del genere, è una cosa che fa bene dentro. Per noi, per me, è una cosa che fa riflettere.

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Chiesa e Società

 

Promuovere l’impegno missionario nel continente americano.

E’ l’obiettivo della “Giornata Ispanoamericana”, che si celebra oggi in Spagna

 

Con il motto ‘Chiamati ad essere discepoli e missionari in America’, si celebra oggi la “Giornata Ispanoamericana”. In vista dell’appuntamento, nei giorni scorsi, la presidenza della Pontificia Commissione per l’America Latina ha rivolto ai vescovi e ai fedeli spagnoli un messaggio legato al tema della prossima V conferenza dell’episcopato Latinoamericano, che Benedetto XVI inaugurerà il 13 maggio ad Aparecida (in Brasile). La Conferenza, si legge, invita “a riflettere sull’identità del cristiano, chiamato a porre Gesù Cristo al centro della propria vita e a trasmettere un amore che porti ad essere i suoi fedeli discepoli e autentici missionari”. Come riporta l’agenzia Zenit, il testo richiama poi la convinzione missionaria che ha fatto esclamare a San Paolo “Guai a me se non proclamassi il Vangelo”. All’origine dell’“avventura degli Apostoli” c’è quindi l’esperienza di una “conoscenza diretta”, che suscita il desiderio di annunciare Colui che si è conosciuto e amato personalmente. Al termine della sua missione terrena, il Signore ha affidato ai discepoli il mandato di annunciarLo al mondo intero, un compito – rilevano il cardinale Giovanni Battista Re, presidente della Commissione, e l’arcivescovo Luis Robles Díaz, vicepresidente – che non si limita alla vastità geografica, ma si estende a tutti gli ambiti della vita umana: famiglia, mondo del lavoro, cultura, economia, politica. Un’impresa di tale portata – prosegue il messaggio - può realizzarsi solo “con la forza soprannaturale della carità”, che si manifesta nella testimonianza dell’attività missionaria. Citando in proposito le parole usate dal Papa nel messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale del 2006, la Pontificia Commissione ringrazia i cattolici spagnoli per l’impegno pastorale profuso in America Latina durante più di cinque secoli di evangelizzazione e li esorta a continuare questa missione nel Continente “della speranza”: un Continente dove brilla una religiosità sempre viva, che tuttavia “oggi più che mai ha bisogno di essere ridestata e alimentata con determinazione e audacia”. In conclusione, l’esortazione è rivolta ai  fedeli affinché si impegnino, ciascuno nel proprio ambito, nella “meravigliosa sfida” dell’evangelizzazione nella consapevolezza che “l'amore è e resta il movente della missione, il principio che deve dirigere ogni azione e il fine a cui essa deve tendere” (Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio, 60). (E. B.)

 

 

Oggi, in Burkina Faso la firma di uno storico accordo tra governo e ribelli,

mediato dalla Comunità di Sant'Egidio, mette fine alla guerra civile in Costa d'Avorio

 

Protagonisti dell’accordo il presidente della Costa D’Avorio, Laurent Gbagbo, e il capo della ribellione, Guillaume Soro. Determinante il contributo del presidente del Burkina Faso, Blaise Compaorè, e della Comunità di Sant’Egidio, che, attraverso una fitta rete di comunità locali, lavora da anni alla costruzione di un clima di dialogo e di convivenza nel Paese. Un Paese che – come sottolinea una nota della stessa comunità di Sant’Egidio – a causa della guerra, fin dal 2002 era praticamente diviso in due parti. Gravi le conseguenze per la popolazione, in gran parte da anni sprovvista di documenti di identità: a nord, nella zona ribelle, niente scuole né sanità pubblica; mentre al sud si riversavano i rifugiati. Tra interferenze e ambizioni politiche, e con un governo di transizione impossibilitato ad agire, la crisi ha provocato la fuga di un milione di persone, che hanno trovato riparo nel vicino Burkina Faso. E’ evidente che c’a ancora tanto lavoro da fare, ma l’accordo rappresenta un passo fondamentale del nuovo corso, illuminato dalla Pace. (A cura di Eugenio Bonanata)

 

 

La solidarietà cristiana ha caratterizzato i festeggiamenti del capodanno cinese

nella comunità cattolica

 

I festeggiamenti per il capodanno cinese, che si concludono ufficialmente oggi, con la festa di Yuan Xiao (la festa della lanterna), continuano ad essere occasione di solidarietà cristiana, di evangelizzazione e di comunione per la comunità cattolica cinese. La conferma arriva dall’agenzia Fides che riporta una serie di iniziative. Alla vigilia del capodanno, una ventina di famiglie hanno beneficiato di riso, olio da cucina e vestiti, grazie al parroco don Luo Li Min che, con tre religiose della congregazione delle missionarie di Nostra Signora del buon consiglio e due laici, ha percorso duecento chilometri a bordo di un pulmino partito dalla Cattedrale di Jing Xiang della diocesi di Heng Shui. Sempre nella provincia dell’He Bei, i sacerdoti di Bao Ding hanno passato i primi giorni della festa di capodanno nell’ospedale con i malati e con gli anziani. La fondazione caritativa del Bambino Gesù della parrocchia di Hu Zhuang dell’arcidiocesi di Ji Nan, nella provincia di Shan Dong, nata a Natale 2006, sotto la guida dei sacerdoti ha visitato un centinaio di famiglie in difficoltà di 13 parrocchie. Anche la diocesi di Wan Zhou, nella provincia del Si Chuan, guidata dal vescovo novantenne mons. Giuseppe Xu, ha riunito tutti coloro che non hanno famiglia. La comunità cattolica, approfittando della lunga vacanza, ha inoltre intensificato l’evangelizzazione e la pastorale. (E. B.)

 

 

Il re di Cambogia ha inaugurato una scuola alberghiera diretta dai salesiani,

nei pressi dalla spiaggia di Ochheuteal

 

Il re di Cambogia, Norodom Sihmoni, ha inaugurato nei giorni una scuola alberghiera animata dai salesiani, a Sihanoukville. Il re per l’occasione si è recato per la prima volta nella città che porta il nome di suo padre e che è un centro turistico in crescita. Padre Roberto Panetto, direttore della scuola alberghiera, ha spiegato al sovrano - racconta Eglises d’Asie, citata dall’Agenzia "AsiaNews" -  che l’istituto accoglie 50 allievi, scelti tra gli orfani ed i ragazzi di famiglie povere, che si uniscono ai 300 della Scuola tecnica Don Bosco, studenti di meccanica, elettrotecnica, amministrazione e turismo. Ai ragazzi, re Sihamoni ha raccomandato di “lavorare duramente” ed a “osservare i principi della scuola e rispettare i professori, in modo da acquistare una formazione che contribuirà allo sviluppo del Paese”. La scuola alberghiera sorge a due chilometri dalla nota spiaggia di Ochheuteal ed ha anche 19 camere che verranno affittate a turisti per 30/35 dollari a notte. Sarà un modo, ha spiegato padre Panetto, per sostenere – almeno in parte – le spese per il mantenimento della scuola, visto che gli studenti non pagano nulla. (E. B.)

 

 

Cresce la comunità cattolica in Mongolia: 23 nuovi battesimi nella città di Darkhan saranno amministrati durante la veglia di Pasqua

 

Ventitrè persone - bambini e giovani - della prefettura apostolica di Mongolia riceveranno il Battesimo durante la Veglia Pasquale del 7 aprile. Questo avvenimento, che contribuirà a ravvivare la piccola comunità cattolica della città di Darkhan, centro industriale a nord di Ulaanbaatar, rappresenta il primo importante frutto del lavoro pastorale della Chiesa. “Appena arrivati qui abbiamo iniziato ad incontrare la gente, in particolare a stabilire un contatto con i giovani. Il resto l’ha fatto il Signore”, afferma il salesiano, padre James Cheruwathur, che opera da qualche anno sul luogo con altri due confratelli. L’evento è un segno di speranza per tutta la comunità cattolica in Mongolia, che oggi conta 370 fedeli. Il prefetto apostolico, mons. Wens Padilla, fa osservare come “la Chiesa sta mettendo radici in tutto il Paese” e che “la progressiva apertura della Mongolia ai valori democratici e al mondo esterno sta creando spazi sempre maggiori per la pastorale della Chiesa e per l’evangelizzazione”. Attualmente operano in Mongolia 56 missionari (fra Ordini maschili e femminili) di 14 Paesi di Africa, Asia, Europa e America Latina. (E. L).


 

 

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24 Ore nel Mondo

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

- Ennesima strage in Afghanistan: militari americani hanno aperto il fuoco dopo un attacco sferrato da un attentatore suicida contro il loro convoglio. Nella sparatoria, avvenuta nella provincia orientale di Nangharar, sono rimasti uccisi almeno 16 civili. Situazione difficile anche nella provincia meridionale di Kandahar dove due soldati della Forza internazionale di assistenza per la sicurezza della NATO sono morti durante scontri contro presunti guerriglieri talebani. Oltre alle violenze e alla crescente insicurezza, l’Afghanistan continua ad essere afflitto da altri, gravi problemi. Fabio Colagrande ne ha parlato con padre Giuseppe Moretti, Superiore della Missio sui iuris del Paese asiatico.

 

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R. - I problemi sociali rimangono: c'è un aumento di prezzi vertiginoso e c'è una disoccupazione altrettanto preoccupante. Si deve vedere poi quanto la popolazione possa usufruire dei tantissimi aiuti che vengono dati; bisogna capire quanto questi aiuti possano effettivamente migliorare le condizioni della popolazione. Manca inoltre un'edilizia popolare che possa far fronte sia al rientro dei profughi, sia alle grandi distruzioni della capitale. Il 75 per cento di Kabul è stato distrutto, soprattutto negli ultimi anni, e  c'è anche una grave carenza nell’assistenza sanitaria. I benefici della popolazione sono ancora molto scarsi; è una situazione che, da un punto di vista sociale, deve fare dei passi da gigante. Ci sono ancora violenze sulle donne, problemi dai risvolti umani ancora più gravi, più preoccupanti. E' un Paese a lenta, lentissima evoluzione; speriamo che questa evoluzione, pur lenta, non si fermi del tutto.

 

D. - Nelle ultime settimane i Talebani sono tornati a minacciare le forze straniere in Afghanistan, preannunciando un'offensiva sanguinosa, la più sanguinosa dalla primavera del 2001 a questa parte. Lei avverte le tensioni che sono legate a queste minacce?

 

R. - Per il momento, da quello che posso avvertire io, non si sente una particolare tensione anche perché, eventualmente, questa offensiva dovrebbe svolgersi in un'area abbastanza limitata, nel sud est del Paese. Se poi, come hanno detto, verranno utilizzate - speriamo di no - le autobombe, i kamikaze, allora è chiaro che nessun luogo potrà essere sicuro.

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- In Iraq, uomini armati hanno ucciso a Baghdad un giornalista sciita iracheno facendo salire ad almeno 170 il numero di operatori dell’informazione assassinati nel Paese arabo dall’inizio della guerra, nel 2003. Su Internet è comparso inoltre un video che documenta nuove violenze: su alcuni siti integralisti islamici è stato pubblicato, infatti, un raccapricciante filmato con l’uccisione di 18 dipendenti del ministero dell’Interno, 14 agenti e quattro civili, rapiti nei giorni scorsi nella provincia di Diyala. Il gruppo responsabile del massacro, legato ad al Qaeda, ha reso noto che gli ostaggi sono stati uccisi per vendicare lo stupro di una donna sunnita. Sul versante politico il premier iracheno, Al Maliki, ha annunciato intanto un rimpasto del Governo entro le prossime due settimane.

 

- Urne aperte in Estonia per oltre 940 mila elettori chiamati a rinnovare il Parlamento. E’ la prima votazione dopo l’ingresso dell’ex Repubblica sovietica nell’Unione Europea. Si contendono la vittoria i due principali schieramenti politici: quello di centrodestra del premier uscente e il partito di centrosinistra. La consultazione è caratterizzata anche da una novità assoluta: lo Stato baltico è infatti il primo Paese al mondo dove gli aventi diritto per elezioni politiche possono esprimere la loro preferenza anche attraverso Internet.

 

- In Danimarca sembra tornata alla normalità la situazione dopo due giorni di disordini a Copenaghen seguiti allo sgombero forzato di un centro sociale giovanile. Da giovedì, quando sono iniziate le proteste, sono state arrestate almeno 700 persone. Il portavoce della Polizia ha dichiarato che gli stranieri fermati verranno rinviati nel loro Paese per evitare che partecipino ad eventuali, nuovi disordini. Nella capitale danese intanto la statua della sirenetta, simbolo della città, è stata imbrattata con vernice rosa. Le autorità non hanno ancora chiarito se l'atto di vandalismo sia ricollegabile agli scontri tra giovani e polizia dei giorni scorsi.

 

- Oltre 3.000 kosovari albanesi hanno manifestato ieri a Pristina per chiedere l’indipendenza immediata del Kosovo e protestare contro il piano dell’ONU per un nuovo ‘status’ della provincia serba. Il piano delle Nazioni Unite, che prevede per il Kosovo una forma di sovranità parziale sotto il controllo di una missione internazionale guidata dall’Unione Europea, è già stato giudicato insufficiente dalle parti. I leader kossovari albanesi, che hanno sempre respinto l’ipotesi di ulteriori negoziati con il governo di Belgrado, chiedono la proclamazione immediata dell’indipendenza. Le autorità della Serbia si oppongono, invece, alla trasformazione del Kosovo in una provincia autonoma.

 

- Si apre domani in Cina, a Pechino, l’Assemblea nazionale del popolo. La sessione annuale del Parlamento cinese - che comprende anche le riunioni dell’Assemblea consultiva del popolo, iniziate sabato - dovrà varare, verificare ed approvare in modo ufficiale leggi e politiche economiche decise dal Partito comunista cinese. Si discuterà anche di progetti di legge per adeguare la Cina a standard internazionali in vari ambiti. Giada Aquilino ne ha parlato con padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia del PIME "AsiaNews" ed esperto sinologo.

 

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R. – Quello che spinge la Cina a trasformare un po’ il suo volto è soprattutto il tentativo di farsi accogliere dalla comunità internazionale come un Paese moderno. Non dimentichiamo che la Cina, l’anno prossimo, ospiterà le Olimpiadi ...

 

D. – E’ allo studio anche una legge sulla protezione della proprietà privata. Entrerà davvero in vigore?

 

R. – Lo possiamo sperare; lo spera anche molto la leadership, perché sebbene la Costituzione sia stata cambiata tre anni fa e quindi difende la proprietà privata, attualmente non ci sono ancora delle leggi. L’anno scorso era stata presentata, ma poi era stata all’ultimo momento ritirata, perché ci sono ancora dei conflitti all’interno della leadership cinese tra chi vuole ancora proseguire con un metodo stalinista e chi, invece, vuole modernizzare la società.

 

D. – Linea dura, invece, contro chi non rispetta la politica del figlio unico. Pare che nelle fasce abbienti la percentuale di chi ha due o più figli sia in crescita: qual è la situazione?

 

R. – La situazione è che le persone che possono pagare – e ce ne sono moltissimi, almeno 200 milioni di persone in Cina sono ricchissime! – accettano anche di pagare tasse elevatissime per il secondo figlio. Bisogna tener presente che la tradizione cinese pensa alla famiglia come ad una famiglia piena di figli, e quindi la politica del figlio unico non è amata da nessuno: né dai ricchi né dai poveri. Naturalmente, però, i poveri o abbandonano i loro secondi nati oppure spesso fanno aborti selettivi, per cui tengono il figlio maschio e abortiscono le figlie femmine. Insomma, veramente un grande dramma. Quindi, ora la Cina ha decretato che aumenterà le pene pecuniarie per questi ricchi. Il problema rimane sempre, naturalmente, per i poveri, perché sebbene il Governo cinese si accorga di quanto male stia facendo sia alla popolazione sia anche al suo sviluppo futuro, dal punto di vista economico, attualmente ancora vuole rimanere fermo in questa politica.

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- In Algeria quattro persone sono morte in seguito ad un’esplosione avvenuta ieri a bordo un autobus che trasportava dipendenti di un’azienda russa ad Ain Defla, a sud della capitale Algeri. Secondo il Ministero degli esteri russo si è trattato di un attacco terroristico. La società russa sta lavorando alla costruzione di un gasdotto.

 

- Cinque cittadini etiopi, rapiti giovedì scorso insieme con 5 stranieri inglesi, sono stati ritrovati al confine con l’Eritrea. Il governo di Asmara ha respinto intanto le accuse secondo le quali il gruppo sarebbe stato sequestrato dall’Esercito eritreo, come sostenuto invece da fonti citate dal quotidiano britannico “The Guardian”. E’ comunque certo che la tensione tra Etiopia ed Eritrea resta alta: i due Paese hanno combattuto infatti una guerra sanguinosa tra il 1998 e il 2000 e la disputa sul loro confine non è stata ancora risolta. I due Governi hanno assunto inoltre posizioni opposte in Somalia: il governo etiope ha appoggiato le truppe somale contro le milizie islamiche; l’esecutivo eritreo, invece, ha sempre sostenuto le Corti islamiche.