RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 60 - Testo della trasmissione di giovedì 1 marzo  2007

 

 

 

SOMMARIO

 

- Il Papa e la Santa Sede

Quinta giornata di esercizi spirituali quaresimali in Vaticano. Padre Bruno Secondin spiega la tradizione carmelitana di questa pratica

 

- Oggi in Primo Piano

Il cardinale Bertone sull'Operazione Mato Grosso, che espone per fini solidali a Roma il meglio dell'artigianato peruviano: ai nostri microfoni, il segretario di Stato e padre Ugo De Censi

 

Allarme del Comitato internazionale ONU per il Controllo dei Narcotici: cresce il mercato illegale dei farmaci contraffatti. Ce ne parla Gilberto Gerra

 

Presentato il nuovo farmaco antimalarico, speranza per i Paesi poveri: intervista con Nicoletta Dentico

 

"Un ponte per Betlemme", Giornata di preghiera di Pax Christi contro il muro che divide la città natale di Cristo da Gerusalemme: con noi, Elisabetta Tusset

 

Presentato il Rapporto ONU sulla condizione della donna nei Paesi arabi: un'analisi con Paolo Lembo e Andrea Amato

 

- Chiesa e Società

Famiglia e matrimoni misti in cima dell’agenda della settima riunione dei presidenti degli episcopati del Sud-Est Europa, in programma da oggi al 4 marzo, in Romania

 

L’arcivescovo di Bratislava, mons. Jan Sokol, smentisce le recenti accuse di collaborazionismo con il passato regime comunista

 

Nel nord Uganda, governo e guerriglia possono raggiungere la pace. E’ la speranza di mons. Odama, arcivescovo di Gulu, impegnato da anni nella mediazione fra le parti

 

L’obiettivo delle associazioni cattoliche di aiuto è di mostrare l’amore di Dio. Lo ha detto il presidente del Pontificio Consiglio ‘Cor Unum’, mons. Paul Josef Cordes

 

Il cardinale Tarcisio Bertone il 2 giugno presiederà la Messa del 29.mo pellegrinaggio Macerata–Loreto

 

Le manifestazioni religiose e culturali in Spagna per il centenario della nascita del padre Pedro Arrupe

 

Il ruolo e la formazione dei missionari laici al centro del primo incontro dei missionari laici dei Paesi bolivariani, in programma da oggi a Lima in Perù

 

Lottare contro le discriminazioni in Europa. E’ l’obiettivo della nuova ‘Agenzia europea dei diritti fondamentali’ che prende il via oggi - Editoria: nasce “rebeccalibri.it”, il portale per l’editoria religiosa

 

- 24 Ore nel Mondo

Crescono le attese per la conferenza internazionale sulla sicurezza dell’Iraq che prenderà il via il 10 marzo

 

 

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Il Papa e la Santa Sede

 

 

Quinta giornata di esercizi spirituali quaresimali in Vaticano.

Padre Bruno Secondin spiega la tradizione carmelitana di questa pratica

 

Nell’odierna giornata di esercizi spirituali alla presenza del Papa e della Curia, il cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo emerito di Bologna, si è soffermato, nelle sue meditazioni, sulla “Necessità di un’ecclesiologia anagogica” e su “La grande anagogia ecclesiologica di San Paolo”. Ma per una riflessione sull’importanza della pratica degli esercizi spirituali e della Lectio divina, ecco il parere del padre carmelitano Bruno Secondin, al quale Giovanni Peduto ha chiesto anzitutto quale sia lo stile carmelitano degli esercizi spirituali:

 

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R. - Paragonata con la specificità classica, per esempio ignaziana, la tradizione carmelitana appare molto più flessibile e varia. Fin dalle origini, e precisamente nella Regola che risale al primo decennio del 1200, noi troviamo non tanto uno schema di esercizi, ma alcuni nuclei vivi che devono plasmare la struttura spirituale dei singoli fratelli: il primato della sequela di Cristo con cuore puro, la meditazione continua della Parola, la preghiera corale e nella cella, il quotidiano convenire nella cappella centrale per l’Eucaristia, la purificazione interiore attraverso un'ascesi non fanatica ma efficace, il lavoro manuale, la reciproca accoglienza nelle diversità. Col tempo, certamente si sono aggiunte anche altre sensibilità ora più ascetiche, ora più mistiche, ora più devozionali nel coltivare la vita spirituale e nelle esperienze periodiche di ripresa e di ravvivamento. Ma sempre si è salvato il senso di una ricerca spirituale ricca di calore e di affettività, di simbologia e di ecclesialità, come mostrano i grandi maestri. Nei tempi recenti, l'orazione mentale, pur secondo le indicazioni magisteriali dei dottori carmelitani, non si è tuttavia mai incastrata in schemi rigidi. Ultimamente, comunque, il ritorno alla centralità della Parola e della fraternità ha ricevuto particolare enfasi, spesso associata anche a una certa tonalità profetica, ispirata al profeta Elia. Oggi, anche nel Carmelo gli esercizi spirituali nel senso classico sono praticamente e solo sotto forma di Lectio divina.

 

D. - Meditazione, preghiera, lettura della Parola di Dio: in questo mese di marzo il Papa invita i fedeli a pregare proprio “perché la Parola di Dio sia sempre più ascoltata, contemplata, amata e vissuta”...

 

R. - Questa insistenza  sulla centralità della Parola di Dio, da meditare, pregare e vivere, certamente fa parte della tradizione, ma Benedetto XVI vi sta ponendo una particolare e originale enfasi, che io trovo particolarmente interessante. Perché ogni volta che vi ritorna sa dire concetti simili con parole non banali né ripetitive. Segno non solo di una mente teologica raffinata, ma anche di una passione vissuta e vivace. L’esperienza insegna che la frequentazione della Parola  genera questa originalità anche di linguaggio, con sfumature ora poetiche, ora simboliche, ora icastiche. Si sente se uno parla della Parola solo per caso o per personale esperienza. Ma tra i fedeli c’è ancora molto da fare perché la Parola sia davvero ascoltata e pregata, amata e vissuta. Sono rarissimi quelli che si confessano dicendo di aver trascurato la Parola di Dio.

 

D. - Come avvicinarsi alla Lectio divina?

 

R. - Non si improvvisa una lettura orante e riflessiva della Parola. La Lectio divina era la grande scuola di spiritualità per il primo millennio, poi lentamente è come scomparsa al sopravvenire della spiritualità più psicologica, individualistica, emotiva, poco biblica. Ma nella seconda metà dell’ultimo secolo – grazie al lungo lavoro del Movimento biblico, e poi all’impulso di alcuni grandi maestri, fra cui eccelle il cardinale Carlo Maria Martini, per la nostra Italia, e  il carmelitano brasiliano, Carlos Mesters, per l’America Latina - è ritornata ad essere un fiume in piena, trasformandosi nella sorgente più genuina della spiritualità cristiana, assieme alla liturgia. Le condizioni indispensabili sono: la scelta giusta del testo biblico, un cuore umile e obbediente, un senso di comunione ecclesiale, un'apertura al mistero di una verità che cresce meditando, una passione sincera per Dio e la sua sapienza. All’inizio, è meglio farsi aiutare da qualche maestro, o partecipare ad incontri ben fatti e collaudati da una lunga prassi. Non è facile prendere la Parola con mani nude, e farsi ustionare dalla sua verità che brucia.

 

D. - Come fare silenzio dentro di noi per fare spazio nel nostro cuore all’unica Parola necessaria?

 

R. - Oggi, il silenzio interiore è un’arte difficile, perché siamo immersi in una baraonda di chiasso e frastuoni. Il silenzio interiore non è mutismo, ma intensa attenzione all’essenziale e alla misteriosa presenza di Colui che il nostro cuore cerca. Il silenzio degli spirituali è un silenzio di chi quasi trattiene il respiro, tende l’orecchio, per captare il sussurro leggero, il transito di una voce interiore che solo nel silenzio intenso si capta. In questo essenziale e vivente silenzio, risuona la Parola, domina e plasma l’uditore. I Padri della Chiesa dicevano che ad essa si deve prestare la hypakoè,  quell’ob-audire che è la radice e il senso vero dell’obbedienza. Fare spazio alla Parola è proprio questo assimilarla ed eseguirla con totale adesione. La Parola ascoltata e vissuta trasfigura l’esistenza della persona, la rende trasparenza serena del mistero.

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Nomine

 

In Costa d’Avorio, Benedetto XVI ha nominato vescovo di San Pedro-en-Côte-d’Ivoire il reverendo Paulin Kouabenan N’Gname, vicario generale della diocesi di Bondoukou.

 

Sempre oggi, il Papa ha nominato consultori della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli: mons. Giacomo Incitti, del clero della diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino, professore consociato nella Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università Urbaniana; padre Luigi Sabbarese, C.S., vice rettore della Pontificia Università Urbaniana e decano della Facoltà di Diritto Canonico della medesima Università; don Andrea D’Auria, della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, professore straordinario nella Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università Urbaniana.

 

 

Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Oceania.

 

Servizio estero - Per la rubrica dell’“Atlante geopolitico”, un articolo di Giuseppe Fiorentino dal titolo “Sri Lanka, vanificate le speranze di pace”.  

 

Servizio culturale - In evidenza un articolo di Andrea Riccardi dal titolo “Ugo Poletti, un vescovo familiare ai romani”: un ricordo a dieci anni dalla morte.

 

Servizio italiano – Politica: il governo ottiene la fiducia al Senato. Il senatore a vita Giulio Andreotti non ha votato.  

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Oggi in Primo Piano

 

 

Il cardinale Bertone sull'Operazione Mato Grosso,

che espone per fini solidali a Roma il meglio dell'artigianato peruviano

 

 

Una mostra di manufatti peruviani, che coniugano artigianato di livello con l'obiettivo della solidarietà. L'esposizione, intitolata “Fatti a mano. Sulle Ande – Mostra di mobili e arredi di giovani artisti peruviani”, è stata inaugurata ieri pomeriggio a Roma, presso la basilica dei SS. Ambrogio e Carlo al Corso. Organizzata dall’Operazione Mato Grosso (OMG) con l’appoggio, fra gli altri, del Vicariato, del Comune e della Provincia capitolini, la mostra annovera i migliori pezzi prodotti dai giovani campesinos del Perù che, grazie all’impegno e alla dedizione, sono divenuti artigiani di grande talento. Fondatore dell’Operazione Mato Grosso è il salesiano valtellinese, padre Ugo De Censi, ma è stato un altro salesiano d’eccezione ad aver potuto visitare, nel luglio 2005, le terre di missione andine dove opera l'organizzazione di solidarietà: si tratta del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che ricorda quel viaggio al microfono di Lucas Duran:

 

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“Ho avuto un’esperienza straordinaria, indimenticabile, di incontro con tutti i membri dell’Operazione Mato Grosso, con i giovani volontari, con quella moltitudine di ragazzi, di comunità, di popolazioni andine, godendo della presenza di queste persone così capaci di mettere insieme la gioia di vivere, l’amore verso il prossimo, la laboriosità, lo spirito di preghiera”.

 

Sulla scia del messaggio di Don Bosco, i ragazzi del gruppo romano dell’Operazione Mato Grosso, si sono rimboccati le maniche e grazie anche alla generosità di tanti benefattori hanno potuto realizzare la mostra che sarà aperta fino al 18 marzo. Ma dove risiede, a giudizio del cardinale segretario di Stato, l’attualità del messaggio di Don Bosco?

 

“L’esperienza di don Ugo De Censi e di tutti i suoi collaboratori nell’Operazione Mato Grosso – perché don Ugo De Censi ha un forte radicamento nella sua vocazione salesiana – dimostra che lo spirito di Don Bosco - il progetto educativo, il progetto spirituale di Don Bosco - vale per tutti i continenti, per tutti i Paesi, per tutte le latitudini e per tutte le etnie, per tutti i popoli”.

 

Caratteristica dell’impegno di coloro che operano nell’OMG è quella di far giungere la totalità dei proventi di esposizioni, come quella inaugurata a Roma, ai più poveri. Ascoltiamo in che modo direttamente dalle parole di padre Ugo De Censi:

 

“Tutti i soldi, che si guadagnano nella vendita dei mobili, ritornano ai ragazzi. I ragazzi sono già pagati per i lavori che fanno. I ragazzi in Italia lavorano gratuitamente, per cui il guadagno che fanno i ragazzi qui in Italia, il ricavato dalla vendita dei mobili, torna tutto in Perù. In altre parole, noi non vogliamo guadagnare nulla della manodopera peruviana: tutto deve tornare ai poveri. Quindi, una parte va ai ragazzi che hanno lavorato, come premio di produzione, e tutto il resto va ai loro fratelli poveri per fare delle opere sociali”.

 

Un lavoro non sempre facile, quello che i ragazzi svolgono qui in Italia, in collegamento con chi opera in America Latina, ma che suscita ammirazione e genera incoraggiamento, come si evince dalle parole del cardinale Tarcisio Bertone, che così commenta l’iniziativa romana dell’OMG:

 

“Anzitutto, mi compiaccio proprio per questa mostra di opere lignee. Io so che anche alcuni nunzi pontifici in America Latina hanno le sedi delle nunziature, quindi delle “ambasciate” del Papa, della Santa Sede, arredate dai lavori dei ragazzi dell’Operazione Mato Grosso. Questo, dunque, dice il valore del lavoro e il genio. Io ho visto il laboratorio di questi ragazzi, ho visto come il genio di questi ragazzi venga messo alla prova: è un genio creativo anche proprio nella realizzazione di queste opere. Quindi, giovani e lavoro!”.

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Allarme del Comitato internazionale ONU per il Controllo dei Narcotici:

cresce il mercato illegale dei farmaci contraffatti

 

 

Il Comitato Internazionale per il Controllo dei Narcotici (INCB), organismo indipendente delle Nazioni Unite, ha lanciato l’allarme per la preoccupante crescita del mercato illegale dei farmaci contraffatti. Nel presentare i risultati del Rapporto 2006, il professor Gilberto Gerra, membro dell’INCB, ha sottolineato la necessità di rafforzare la legislazione dei singoli Paesi e di mantenere alta la guardia contro la diffusione delle droghe tradizionali. Il servizio è di Stefano Leszczynski.

 

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(musica)

 

Il fenomeno è complesso e tale da sfuggire anche alle stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’unica certezza è che in Africa l’impiego di vaccini contraffatti sia la causa di 2.500 decessi l’anno. I farmaci contraffatti, in genere, sono estremamente diffusi nei Paesi in via di sviluppo, dove il controllo sulla loro composizione e i loro effetti è più carente. Ma anche nel mondo occidentale fiorisce il commercio di sostanze non controllate, vendute attraverso il circuito di Internet. Le farmacie on line non richiedono prescrizioni mediche. Sentiamo alcuni dati dalla voce di Gilberto Gerra, del Comitato Internazionale per il Controllo dei Narcotici:

 

“Nei Paesi in via di sviluppo e nel Terzo Mondo si stima che addirittura il 25-50% delle sostanze che circolano siano fuori dal controllo delle agenzie sanitarie e che in gran parte siano contraffatte; mentre, dall’altra parte, nel mondo occidentale, attraverso prevalentemente i canali di Internet e della distribuzione postale, ma anche attraverso la distribuzione presso locali e a volte attraverso gli stessi canali che vendono le sostanze illegali classiche, che si fanno poi carico di distribuire questi prodotti, che sono o sostanze fuori dalla regolamentazione sanitaria o addirittura sostanze contraffatte”.

 

(musica)

 

 

La facilità di procurarsi farmaci attraverso canali non ufficiali ha fatto esplodere nuovi fenomeni di dipendenza. Negli Stati Uniti, l’abuso di antidolorifici, stimolanti, sedativi e tranquillanti ha già superato l’abuso delle droghe sintetiche e tradizionali; e tra gli studenti delle scuole superiori, si stima che oltre il 5% faccia uso smodato di ossicodone, un antidolorifico di uso comune. Nei Paesi scandinavi e in Russia, il Rohypnol è diventato la droga più ricercata. Paradossalmente, il cosiddetto effetto "ricreazionale" delle droghe è stato delegato ai farmaci, mentre l’abuso di sostanze come la cocaina - sottolinea Gilberto Gerra - risulta in forte aumento come stimolante della produttività lavorativa, in particolare nelle classi operaie:

 

“Dal punto di vista culturale, l’aspettativa verso le droghe non è più quella di uno "sballo" che ti esclude, di uno sballo che ti azzera, di uno sballo che ti annulla, ma è quello di una condizione che ti porta ad essere più “performante”, più percettivo. Pensate che sono stato recentemente a fare formazione a Bergamo e i colleghi bergamaschi mi hanno detto che ci sono gli operatori dell’edilizia cottimisti che usano la cocaina per lavorare di più”. 

 

(musica)

 

Zero ricette, zero controlli anche nei confronti dei farmaci anoressanti, cioè inibitori dell’appetito. E’ il Brasile uno dei massimi produttori di fenproporex (98,6% a livello mondiale) e di amfepramone (89,5%, sempre a livello mondiale). Prodotti quasi completamente assorbiti dal mercato interno e dei quali sono esempio alcuni recenti casi di cronaca.

 

Per quanto riguarda le droghe tradizionali, il Rapporto 2006 dell’INCB indica che la produzione di hashish è in costante crescita in vari Paesi africani, ad eccezione del Marocco dove è invece in calo, mentre i derivati della cocaina hanno conosciuto un pericoloso picco in Bolivia. Il vero allarme droga giunge però ancora una volta dall’Afghanistan. Ancora Gilberto Gerra:

 

“L’Afghanistan ha almeno sei o sette laboratori, in particolare distribuiti sui confini e quindi nelle aree immaginate più a rischio. Si tratta di laboratori dove si produce direttamente l’eroina. La grande novità degli ultimi due anni è che l’Afghanistan non produce più oppio, pani di oppio, ma produce direttamente eroina, importandola anidride acetica e confezionando l’eroina lì che invade poi immediatamente i mercati, come ad esempio l’Iran, dove ci sono migliaia di morti per overdose da eroina prodotta in Afghanistan”.

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Presentato il nuovo farmaco antimalarico, speranza per i Paesi poveri

 

 

La speranza per i malati di malaria nelle nazioni più povere ha le sembianze di un nuovo farmaco a bassissimo costo. In occasione della disponibilità di questo ritrovato, non gravato dagli oneri del brevetto, si è svolta oggi a Parigi una conferenza stampa e una tavola rotonda sul tema “Trasformare la speranza in realtà per tutti i pazienti dell’Africa”. Sono intervenuti ricercatori di medicina tropicale da diversi Paesi africani. Dell'attuale diffusione della malaria e della cronica carenza di farmaci Eliana Astorri ha parlato con Nicoletta Dentico, responsabile della sensibilizzazione per la Drugs for neglected diseases initiative (DNDI), cui si deve la novità del nuovo farmaco antimalarico:

 

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R. – La DNDI, l’iniziativa di ricerca per i farmaci per le malattie dimenticate, è una entità che cerca di fare ricerca su quelle malattie che per molti decenni non hanno in nessun modo impegnato gli scienziati, perché sono malattie contratte per lo più da popolazioni che non hanno potere di acquisto. Mi riferisco in particolare alle malattie tropicali, come la malattia del sonno, le leishmaniosi, la malaria e la malattia del Chiaga, che sono le quattro patologie di cui DNDI si occupa. L’intento è quello di tornare a fare ricerca per rispondere così ai bisogni di questi pazienti, che sono spesso invisibili e che non stanno sul mercato perché non hanno potere di acquisto, ma che contano una quantità notevole di sofferenze e di morti. Si calcola che ogni giorno 35 mila persone muoiano a causa di queste malattie, che potrebbero invece essere curate e prevenute. Ma per una logica di mercato questi pazienti sono completamente trascurati.

 

D. – Che situazione troviamo nei Paesi africani per quanto riguarda i farmaci?

 

R. – Nei Paesi africani troviamo una situazione molto difficile e molto complessa. C’è un problema generale di accesso ai farmaci essenziali e, quindi, ai farmaci salvavita. Quando Medici senza Frontiere lanciarono nel 1999 la loro campagna per sensibilizzare l’opinione pubblica e la comunità internazionale su questo problema, denunciavano il fatto che un terzo della popolazione mondiale non ha accesso ai farmaci salvavita. Ovviamente, in Africa questi dati acquisiscono tutta una tragicità particolare, soprattutto nell’Africa sub-sahariana, che è una delle zone più povere del pianeta. C’è il problema del mancato accesso ai farmaci, a causa del prezzo e a causa del fatto semplicemente che i farmaci non ci sono, perché non si è fatta ricerca per garantire terapie su alcuni fronti sanitarie e su alcune patologie. Questo provoca, tra l’altro, come conseguenza che ci siano spesso dei surrogati dei farmaci o dei farmaci contraffatti o comunque dei farmaci di scadentissima qualità, che vengono immessi sul mercato, perché anche il paziente più povero, anche la persona meno abbiente cercherà, comunque, sempre qualcosa per curare un figlio, per curare una madre o per curare un padre che ha contratto una malattia, dalla cura della quale dipenderà la vita o la morte di questa persona.

 

D. – Oggi c’è un nuovo farmaco contro il "paludismo"?

 

R. – Stiamo lanciando questa nuova terapia. Si tratta di una terapia antimalarica ed è una combinazione fissa di due principi attivi, che sono riconosciuti ed efficaci contro la malaria e che per la prima volta vengono proposti alla comunità internazionale, ai governi e quindi ai pazienti in una dose unica. Questo semplifica enormemente la somministrazione della terapia. Ma qual è la novità di questo nuovo farmaco? E’ il frutto di un accordo tra DNDI e una delle più grandi case farmaceutiche internazionali, che sono riusciti a stipulare un accordo che non ha nessuna protezione brevettuale. Questo prodotto nuovo nasce subito in formato generico, per rispondere appunto ai bisogni dei pazienti più poveri e più vulnerabili.

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"Un ponte per Betlemme", Giornata di preghiera di Pax Christi

contro il muro che divide la città natale di Cristo da Gerusalemme

 

 

Promossa da Pax Christi Italia, sacerdoti, laici e altre organizzazioni, si celebra oggi in varie città italiane “Un ponte per Betlemme”, giornata di sensibilizzazione e preghiera contro il muro che separa Betlemme da Gerusalemme, la cui costruzione è iniziata proprio il 1° marzo del 2004. Sui significati di quest’iniziativa Giancarlo La Vella ha sentito Elisabetta Tusset, portavoce di Pax Christi:

 

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R. - Vuole ricordare che, esattamente il 1° marzo del 2004, a Betlemme, è iniziata la costruzione di un muro, che divide i palestinesi dai palestinesi e che impedisce loro di muoversi liberamente nella loro terra. Questa giornata è stata sollecitata dalle suore di Betlemme e dai cristiani di Betlemme, che hanno chiesto di ricordare di pregare per loro, per i fratelli cristiani e per i musulmani, che con loro condividono questo dolore immenso.

 

D. – Quali sensazioni si hanno nel guardare, all’inizio del terzo millennio, ancora una volta un muro che divide le persone?

 

R. – E’ una sensazione bruttissima e triste, soprattutto se si pensa che questo muro non divide due popoli, ma impedisce ad un popolo di muoversi all’interno della sua stessa terra. Quindi, è un disagio ancora maggiore, che lascia ancora più attoniti, soprattutto se si pensa che questo va contro la legalità internazionale e va contro quello che l’ONU ha affermato con forza, proprio nel luglio di quello stesso anno che ha visto la costruzione del muro di Betlemme. E’ stato chiesto l’abbattimento, ma la costruzione avanza sempre di più.

 

D. – Proporre all’insensibilità politica la forza della preghiera: con quali speranze?

 

R. – Con la speranza che non deve mai abbandonare i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà. Che Dio ci aiuti a capire davvero quali sono le vie della pace, che non possono assolutamente passare attraverso la costruzione di un muro e attraverso la vessazione continua di quelli che sono i più deboli e, quindi, gli ultimi, di quelli che non hanno voce.

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Presentato il Rapporto ONU sulla condizione della donna nei Paesi arabi

 

 

“Per un nuovo ruolo delle donne del mondo arabo” è questa la sfida lanciata dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo umano nel IV Rapporto sulla condizione della donna nei Paesi arabi. Lo studio è stato realizzato in collaborazione con il Ministero degli esteri e l’Istituto per il Mediterraneo. Ce ne parla Giovanni Augello:

 

 

 

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Incoraggiare le donne a sviluppare le loro capacità, è un requisito fondamentale per lo sviluppo del mondo arabo. E’ questa la conclusione cui giunge il nuovo Rapporto delle Nazioni Unite per lo sviluppo umano. La ricerca fotografa le crescenti limitazioni delle libertà di espressione, la discriminazione nel lavoro e l’insufficiente qualità dei servizi sanitari dedicati alle donne e la mancanza di leggi che tutelano le donne rischia di rallentare lo sviluppo socio-economico di questi Paesi. Lo conferma Paolo Lembo, direttore delle Nazioni Unite per lo sviluppo umano per l’Iraq?

 

“Se noi non riusciamo a definire una legislazione che protegga i diritti delle donne e che consenta loro di partecipare allo sviluppo economico di questi Paesi, allora lo sviluppo economico non ci sarà. Quando si parla, quindi, del ruolo della donna si parla in realtà dello sviluppo umano globale. Però il contesto legale del mondo islamico è molto diversificato. Ci sono anche elementi di ottimismo e contesti legislativi dove c’è una evoluzione visibile. In molti altri invece no, e si verificano, quindi, situazioni politiche non democratiche e, in sostanza, un rallentamento del progresso della nazione”.

 

Diciassette dei 21 Stati presi in esame hanno ratificato la Convenzione per l’eliminazione della forme di discriminazione contro le donne. In aumento anche la rappresentanza politica che in Tunisia e in Marocco ha visto crescere la percentuale delle donne in Parlamento fino all’11 per cento. Nonostante gli alti tassi di analfabetismo, ci sono poi notevoli progressi anche nel campo dell’istruzione. Andrea Amato, presidente dell’Istituto per il Mediterraneo:

 

“Le donne sono quelle che riescono meglio negli studi. Molte donne riescono ad occupare posizioni importanti, anche dirigenziali ed anche nel mondo politico. Sono ovviamente una minoranza, ma è importante perché segna una tendenza alla quale tutte le donne possono aspirare”.

 

Resta ancora allarmante il tasso di attività economica femminile, che rimane il più basso del mondo. La presenza di violenze domestiche, spesso taciute, e l’alto tasso di mortalità legato alla gravidanza nei Paesi arabi più poveri, come la Mauritania e la Somalia, in cui muoiono mille bambini per ogni centomila nati vivi.

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Chiesa e Società

 

Famiglia e matrimoni misti in cima dell’agenda della settima riunione

dei presidenti degli episcopati del Sud-Est Europa,

in programma da oggi al 4 marzo, in Romania

 

Al via oggi in Romania, ad Oradea, la settima riunione dei presidenti delle Conferenze episcopali del Sud-Est Europa. Fino al 4 marzo prossimo l’incontro coinvolgerà gli episcopati di Albania, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Grecia, Romania, la conferenza episcopale internazionale Ss. Cirillo e Metodio (Serbia e Montenegro - Macedonia) e Turchia. "I matrimoni misti e la famiglia in Europa" sono al centro dell’appuntamento, promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE). L’iniziativa prevede, tra l’altro, incontri con la comunità locale e con rappresentanti della Chiesa ortodossa e della società civile.  (E. B.)

 

 

L’arcivescovo di Bratislava, mons. Jan Sokol, smentisce le recenti accuse

di collaborazionismo con il passato regime comunista

 

“Ho la coscienza tranquilla”. E’ la dichiarazione dell’arcivescovo di Bratislava, mons. Jàn Sokol, in seguito alle recenti accuse di collaborazionismo con il regime comunista. Il presule non nega di aver avuto contatti con esponenti della polizia segreta comunista in Slovacchia, ma sottolinea di essersi sempre “sforzato di preservare gli interessi della Chiesa e di far deviare l’attenzione della STB su argomenti senza importanza”. (E.L.)

 

 

Nel nord Uganda governo e guerriglia possono raggiungere la pace.

E’ la speranza di mons. Odama, arcivescovo di Gulu,

impegnato da anni nella mediazione fra le parti

 

“Sono fiducioso sul fatto che le due parti siano ancora disponibili a continuare i colloqui di pace”. Così all’agenzia Fides mons. John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu, nel nord Uganda, impegnato con gli altri capi religiosi Acholi (l’etnia della regione) in un’opera di mediazione per riavviare il dialogo tra il governo di Kampala e i guerriglieri dell’Esercito di Resistenza del Signore (LRA). Le trattative sono ferme dall’inizio di gennaio per la richiesta da parte della leadership del movimento, di spostare la sede delle trattative da Juba, in sud Sudan, al Kenya. Una richiesta respinta dal governo di Nairobi. In questo quadro, l’obiettivo, - ha precisato mons. Odama – è ottenere la continuazione del cessate il fuoco, in vigore dallo scorso mese di agosto, scaduto alla mezzanotte di ieri. Mentre l’esercito regolare ha affermato la sua disponibilità, i guerriglieri dell’LRA hanno rilasciato dichiarazioni che lasciano presagire una possibile ripresa della guerra. “Non rinnoveremo niente” ha detto infatti all’agenzia Reuters Vincent Otti, vice comandante dell’LRA, che ha accusato le autorità di utilizzare la tregua per acquisire un vantaggio tattico in attesa di lanciare l’offensiva finale contro il movimento di guerriglia. Invocando un sempre maggiore coinvolgimento della comunità internazionale, mons. Odama, continua però a nutrire speranze di pace per porre fine ad una delle guerre più lunghe e sanguinose dell’Africa. Il conflitto, che da una ventina d’anni colpisce il nord dell’Uganda e la parte meridionale del Sudan, ha provocato infatti oltre un milione e mezzo di sfollati e decine di migliaia di vittime fra la popolazione civile. (E. B.)

 

 

L’obiettivo delle associazioni cattoliche di aiuto è di mostrare l’amore di Dio.

Lo ha detto il presidente del Pontificio Consiglio ‘Cor Unum’,

mons. Paul Josef Cordes

 

Le associazioni cattoliche caritative devono lavorare per diminuire la povertà, “ma il loro obiettivo principale è mostrare l’amore di Dio nel mondo”. Così il presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, mons. Paul Josef Cordes, che ha esortato i gruppi ecclesiali a “mantenere saldi i loro obiettivi e le loro radici per non perdere la loro ecclesialità dando priorità all’evangelizzazione nelle attività caritative che sviluppano”. Come riporta l’agenzia Zenit, il presule ha esposto queste idee durante la conferenza “L’attività socio-caritativa nell’enciclica ‘Deus caritas est’”, pronunciata il 27 febbraio durante la giornata di apertura delle VI giornate internazionali di carità e volontariato che si celebrano all’Università Cattolica San Antonio di Murcia (UCAM). Sottolineando la necessità della collaborazione fra Chiesa e Stato, mons. Cordes ha anche avvertito che “sia le associazioni cristiane che i credenti, non devono cercare sostegni nel campo dell’azione socio-caritativa, in quelle organizzazioni che non operino in modo conforme al Vangelo”. (E. B.)

 

 

Il cardinale Tarcisio Bertone il 2 giugno presiederà la Messa del 29.mo pellegrinaggio Macerata – Loreto

 

Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, presiederà la Messa del 29.mo pellegrinaggio a piedi da Macerata a Loreto - proposto da “Comunione e liberazione” in accordo con le diocesi marchigiane - in programma sabato 2 giugno. A darne notizia è l’agenzia SIR che ha rilanciato la nota dei promotori dell’iniziativa, che definiscono la presenza del porporato “un’importante occasione sia per la città di Macerata, sia per la città di Loreto, che ospita la Santa Casa”. La celebrazione si terrà allo stadio “Helvia Recina” di Macerata a partire dalle ore 20.30. Nella mattinata di domenica 3 giugno, inoltre, il cardinale Bertone saluterà i pellegrini al loro arrivo a Loreto, previsto intorno alle 6.30. (E. B.)

 

 

Le manifestazioni religiose e culturali in Spagna

per il centenario della nascita del padre Pedro Arrupe

 

Con diverse manifestazioni, a carattere religioso e culturale, continuano le celebrazioni del centenario della nascita di padre Pedro Arrupe, Preposito generale della Compagnia di Gesù, morto a Roma il 5 febbraio del 1991. Nel novembre scorso è stato inaugurato a Bilbao un grande centro di attività culturali e apostoliche che porta il nome di “Centro padre Arrupe”. Sempre a Bilbao, il sindaco della città ha inaugurato, il 27 febbraio, un busto del religioso come cittadino illustre della città, nel campus dell’Università di Deusto. A San Sebastián, è in corso una settimana di conferenze, con notevole partecipazione di pubblico, sulla personalità e l’opera di padre Arrupe. A Madrid è stato presentato al pubblico, il 26 febbraio, un grande volume in lingua spagnola, intitolato "Pedro Arrupe, generale della Compagnia di Gesù. Nuovi contributi alla sua biografia". Nelle sue 1.077 pagine, sono 26 gli argomenti che vengono affrontati da 24 autori sotto la direzione e il coordinamento del prof. Gianni La Bella, docente di Storia contemporanea alle Università di Modena e Reggio Emilia. Nell’introduzione al volume, gli editori affermano che questa documentazione, proveniente in parte da nuove fonti e in molti casi inedita, ha liberato la storia del Preposito generale da una sorta di emarginazione storica che lo ha accompagnato in particolare dopo la sua morte. Sono previste altre edizioni di questo volume in italiano, francese e tedesco. Le manifestazioni lungo tutto l’anno continueranno fino al 14 novembre, data precisa del centenario della nascita di Pedro Arrupe a Bilbao. (A cura di padre Ignazio Arregui)

 

 

Il ruolo e la formazione dei missionari laici al centro del primo incontro

dei missionari laici dei Paesi bolivariani, in programma da oggi a Lima in Perù

 

“Con Gesù oltre le frontiere” questo il tema del primo incontro dei missionari laici bolivariani, provenienti da Colombia, Venezuela, Ecuador, Perù, Bolivia e Panama, che si apre oggi – fino al 4 marzo - a Lima, in Perù. Organizzato dal Coordinamento continentale del laicato missionario dell’America e dal Centro nazionale missionario (CENAMIS) della cCmmissione episcopale delle missioni, l’incontro ruota attorno al tema “Vocazione, Formazione ed Invio dei Missionari Laici ad gentes”. L’obiettivo è quello di riflettere sull’accompagnamento, la formazione e l’invio dei missionari laici al servizio della missione universale della Chiesa, alla luce del documento preparatorio della V conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi. Come riporta l’agenzia Fides, ad aprire i lavori è mons. Alberto Campos Hernández, vicario apostolico di San José del Amazonas e presidente della Commissione episcopale delle missioni. (E. B.)

 

 

Lottare contro le discriminazioni in Europa. E’ l’obiettivo della nuova

‘Agenzia europea dei diritti fondamentali’ che prende il via oggi

 

Con una cerimonia a Vienna alla presenza di José Manuel Barroso, presidente della Commissione, e di Hans-Gert Pöttering, presidente del Parlamento europeo, è partita oggi l’attività della nuova ‘Agenzia europea dei diritti fondamentali’. La struttura prende origine dalla trasformazione dell’osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia, decisa dal Consiglio europeo nel 2003 e resa operativa con un pronunciamento dei ministri della giustizia dell’Unione lo scorso 5 dicembre. “Essa – si legge in una nota della Commissione Barroso, diffusa dall’agenzia SIR – giocherà un ruolo determinante per far rispettare pienamente i diritti fondamentali nei campi d’azione europei come la lotta contro le discriminazioni, l’immigrazione e la politica d’asilo”.  (E. B.)

 

 

Editoria: nasce “rebeccalibri.it”, il portale per l’editoria religiosa

 

E’ stato attivato “Rebeccalibri.it”, il portale del Consorzio per l’Editoria Cattolica con sede a Bologna, che riunisce cinque gruppi editoriali (Editrice Ellenici, Edizioni Dehoniane Bologna, Edizioni Messaggero Padova, Edizioni Paoline e Edizioni San Paolo). Il portale raccoglie notizie e approfondimenti sull’editoria religiosa in Italia e ospiterà una banca dati bibliografica per gli editori che pubblicano titoli religiosi. La banca dati – riferisce l’Agenzia SIR – confluirà nel circuito delle librerie raggiunte dal ‘Servizio Arianna’, il sistema di comunicazione tra gli operatori del settore editoriale che gestisce cataloghi e ordini. Fra le tante opportunità, attraverso il sito è possibile accedere ad informazione riguardanti il mondo editoriale religioso e consultare estratti dei volumi in formato ‘pdf’ prima dell’acquisto. (E. L.)  


RADIO VATICANA

Radiogiornale

24 Ore nel Mondo

- A cura di Fausta Speranza -

 

- In vista dell’avvio il 10 marzo della Conferenza internazionale sulla sicurezza dell’Iraq, si contano le conferme di partecipazione e si comincia a parlare di una svolta dell’amministrazione Bush. Il nostro servizio:

 

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L’ONU ha confermato la partecipazione annunciando che ci sarà Ashraf Qazi, rappresentante speciale per l'Iraq del segretario generale Ban Ki-moon.  E' quanto ha annunciato oggi la portavoce del segretario generale, Michelle Montas, precisando che Qazi parteciperà come osservatore e che Ban Ki-moon non interverrà personalmente. Nelle stesse ore, anche la Francia ha confermato la partecipazione.  Alla conferenza di marzo, di livello non ministeriale, parteciperanno, dunque, oltre ai Paesi confinanti con l'Iraq come Iran e Siria, i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, la Lega Araba e l’organizzazione della Conferenza islamica. E' prevista anche una conferenza di livello più alto ad aprile, estesa ai Paesi del G8. Intanto, si dice sia crollato il tabù dei contatti diretti tra l'Amministrazione Bush e i cosiddetti “Stati canaglia”. La Casa Bianca continua a negare la svolta, ma l'annuncio odierno di colloqui a New York con la Corea del Nord, in vista di una possibile normalizzazione dei rapporti, e la partecipazione alla Conferenza sulla sicurezza dell'Iraq allo stesso tavolo dove saranno anche Siria ed Iran, indica un nuovo orientamento dell’Amministrazione Bush.

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- Per la prima volta, dunque, la delegazione americana avrà un confronto diretto con Siria e Iran. Può essere considerata, questa, una nuova carta della Casa Bianca per uscire dall’empasse in cui si trova nel Paese del Golfo? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al giornalista Eric Salerno, esperto di area mediorientale:

 

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R. – Questo è un segno da Washington, perché Bush ha deciso di seguire, in qualche modo, i consigli della Commissione Becker-Hamilton e, dunque, anche di suo padre: aprire un dialogo con i nemici, invece di chiudere a tutti. Questo significherebbe, probabilmente, anche un rilancio, in qualche modo, del processo di pace per il Medio Oriente.

 

D. – La sostituzione di modello proposta dagli Stati Uniti con questo atteggiamento – possiamo dire – più moderato, che influenza avrà sul resto del Medio Oriente? Potrebbe essere un modello proposto anche nei rapporti tra Siria ed Israele?

 

R. – Ci sono già segnali che ci vengono dal ministro degli Esteri israeliano, Livni, che dice che Israele non può accettare così com’è il piano di pace arabo. Questo va benissimo, perché significa che si può discutere. Cosa, questa, alla quale Sharon a suo tempo aveva detto assolutamente no e lo stesso Olmert aveva respinto.

 

D. – La normalizzazione dell’Iraq, seppur lenta, potrà fare da volano per la pacificazione e la normalizzazione di tutta la complessa area mediorientale?

 

R. – Io credo che il problema sia anzitutto quello di dire: va bene, ma da dove si comincia? Se si comincia a togliere alcuni ostacoli – ed una di questi è ovviamente la questione palestinese – forse si abbassa anche la tensione in tutta la regione, si toglie spazio al terrorismo, si crea un atteggiamento di vari Paesi di sostegno ai governi arabi moderati, che non sono Paesi particolarmente democratici, ma sono sicuramente dei Paesi nell’insieme stabili e che vogliono stare con l’Occidente, se l’Occidente è disposto anche ad aiutare loro a sopravvivere.

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- I vertici del Walter Reed Medical Center, l’ospedale degli orrori alle porte della capitale americana messo sotto accusa da un’inchiesta del Washington Post, sapevano delle condizioni disumane in cui vengono curati i reduci di Iraq e Afghanistan e avrebbero ricevuto lamentele e segnalazioni per più di tre anni. A denunciarlo è sempre il quotidiano statunitense, in una nuova puntata dell'inchiesta che il 18 febbraio aveva portato alla luce l’inferno dei pazienti feriti in guerra, in quello che è considerato un centro chirurgico all’avanguardia, dove si fanno curare i presidenti degli Stati Uniti.  Centinaia di soldati trascorrono la convalescenza in cinque aree dell'ospedale, fra cui l'edificio 18, dove due reporter del Washington Post hanno scoperto un ambiente sporco e sovraffollato, fra sterco di topi, muffe e scarafaggi. Martedì scorso, il Walter Reed ha ricevuto un'ispezione a sorpresa da parte di una Commissione per la sanità per esaminare le pratiche con cui i soldati vengono dimessi, dopo che si sono perse le tracce di molti pazienti rilasciati dall’ospedale.

 

- Ancora in relazione all’Iraq. “Voci false e senza fondamento”: così le autorità del Bahrein replicano alle asserzioni di un massiccio processo di naturalizzazione di iracheni legati al regime di Saddam Hussein, che sarebbe in atto nell’emirato petrolifero. L'opposizione sciita ha già in passato accusato le autorità di favorire la naturalizzazione di sunniti e l’intensità degli attriti è andato in crescendo negli ultimi tempi con le asserite frodi durante le elezioni di dicembre, l’arresto di tre noti attivisti e proteste sfociate in veri e propri scontri di piazza a febbraio. 

 

- Due civili sono morti e 33 sono stati feriti nella deflagrazione di una bomba destinata al capo della polizia provinciale nell’ovest dell’Afghanistan, a 300 chilometri da Kandahar. “Due civili sono morti e 33 sono rimasti feriti, tre sono in gravi condizioni”, ha indicato il servizio stampa del Ministero dell’interno. Tra i feriti figurano anche due guardie del corpo del capo della polizia provinciale che apparentemente era il bersaglio.

 

- Non è stato trovato nulla di sospetto all’ambasciata degli Stati Uniti a Giakarta, dopo l’allarme bomba fatto pervenire alle autorità tramite un paio di messaggi con cellulari, firmati “al Qaeda”. 

 

- Il premier israeliano, Ehud  Olmert, e il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) si  incontreranno in una delle prossime settimane, secondo fonti nell’ufficio del capo del governo israeliano, le quali precisano tuttavia che una data non è stata ancora fissata. Olmert e Abu Mazen si sono incontrati questo mese a Gerusalemme in una seduta alla quale ha preso parte anche il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice. Gli incontri mirano a superare i contrasti tra Israele e palestinesi che hanno finora impedito la ripresa dei negoziati di pace. Israele in particolare subordina l’avvio di un dialogo col costituendo governo di unità nazionale palestinese all’accettazione da parte di quest’ultimo delle condizioni del Quartetto: riconoscimento dello Stato ebraico e degli accordi  israelo-palestinesi e rinuncia alla violenza. Intanto, l’esercito israeliano continua a operare anche oggi nella città di Nablus, in Cisgiordania, alla caccia di ricercati e di depositi clandestini di armi ed esplosivi.  Durante la mattinata, i soldati hanno assediato uno stabile nel quale sospettavano si nascondessero miliziani della Jihad islamica. Hanno poi fatto irruzione nell’edificio ma, a quanto  pare, non hanno trovato nessuno dei ricercati.

 

- Mentre non accenna a risolversi la crisi innescata dai programmi nucleari iraniani, nella Repubblica islamica si sono verificati oggi violenti scontri: 17 ribelli armati e 4 militari sono rimasti uccisi in combattimenti avvenuti nella provincia dell’Azerbaïdjan occidentale, alla frontiera con Iraq e Turchia. Secondo i Guardiani della Rivoluzione, i miliziani uccisi erano penetrati nel Paese per delle operazioni di sabotaggio.

 

- Un primo contingente di truppe di pace ugandesi è giunto oggi in Somalia. Si tratta - la notizia non è ufficiale ma appare certa - di 35 ufficiali  sbarcati stamane a Baidoa, 250 km. a nord ovest di Mogadiscio, già capitale transitoria del governo federale di transizione. Intanto, sempre a Baidoa, dove ancora siede il Parlamento somalo, il presidente della Repubblica ad interim, Abdullahi Yusuf, ha annunciato oggi che dal 16 aprile si svolgerà a Mogadiscio una conferenza di riconciliazione aperta a tutte le personalità di rilievo del Paese. Entro la prossima settimana, se non prima, è previsto il dispiegamento dell’intero contingente ugandese, circa 1.500 uomini. La missione di pace è stata decisa dall’Unione Africana, che con l’appoggio di altri Stati ipotizza una forza di 8.000 unità. Ma mancano ancora, ed in larga misura, finanziamenti e logistica. Mogadiscio, intanto, è sempre in preda alla guerriglia urbana. E proprio Mogadiscio - dove nelle ultime settimane ci sono state decine di morti e centinaia di feriti, mentre oltre un  migliaio di persone hanno abbandonato la città in cerca di rifugi sicuri - sembra sarà la destinazione delle forze di pace ugandesi. 

 

- Con il voto di fiducia ottenuto ieri sera al Senato dal governo Prodi si è di fatto chiusa la crisi politica apertasi la settimana scorsa. Oggi il dibattito si sposta alla Camera, ma il voto in programma domani è una pura formalità, dal momento che a Montecitorio l’Unione dispone di una solida maggioranza. E' dura polemica, intanto, tra gli schieramenti sulle prospettive anche immediate dell’azione di governo. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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C’è una maggioranza autosufficiente che dà nuovo slancio all’azione di governo. E’ una fiducia a tempo con una riduzione delle ambizioni programmatiche. I commenti di Prodi e Berlusconi, che riflettono quelli di maggioranza e opposizione, sono come è naturale diametralmente opposti. L’Unione ha ottenuto la maggioranza numerica. E, sia pure per un solo voto, anche quella politica, cioè senza contare i senatori a vita, così come aveva esplicitamente richiesto il capo dello Stato. Ma secondo il centrodestra, l’appoggio di Follini, ex segretario dell’UDC, cambia la natura dello schieramento di centrosinistra che si era presentato agli elettori un anno fa. E in questo senso il problema politico rimane. Sul futuro del governo c’è poi l’ipoteca di alcuni senatori della sinistra radicale che, pur avendo votato la fiducia, hanno fatto sapere che si schiereranno contro quando si affronteranno nodi cruciali: la riforma delle pensioni, la TAV Torino Lione, e soprattutto il decreto sul rifinanziamento della missione italiana in Afghanistan. Prodi, nei suoi interventi a Palazzo Madama, ha parlato molto di politica estera - tema sul quale l’esecutivo era stato bocciato una settimana fa - confermando la presenza italiana a Kabul: un impegno però non solo militare ma anche politico. Il premier ha poi lanciato con forza la proposta di una riforma elettorale da condividere con l’opposizione. Che però è scettica e anche divisa al proprio interno. La questione elettorale non era presente tra i dodici punti del nuovo patto programmatico dell’Unione, ma sollecitata dal Capo dello Stato. Capitolo a parte per i DICO, il disegno di legge sulle coppie di fatto. Prodi ne ha parlato solo nella replica finale, su insistita richiesta dell’opposizione. E ha detto che il governo ha esaurito il suo compito nel momento in cui ha presentato il disegno di legge, che ora dovrà essere esaminato dal Parlamento. Una risposta che non ha soddisfatto ad esempio i senatori a vita Cossiga, che ha votato contro, e Andreotti, che ha deciso di non partecipare al voto.

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- Della situazione italiana Massimiliano Menichetti ha parlato con padre Michele Simone di Civiltà Cattolica:

 

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R. – Il Paese ha bisogno di un governo. Questo è certamente l’elemento più importante, perché per ora alternative non ce ne sono. Come si vede la maggioranza è molto esigua, è molto tenue.

 

D. – Prodi è tornato sulla legge elettorale, che ha detto essere indispensabile…

 

R. – Questo è anche il pensiero del presidente della Repubblica e la cosa più urgente da fare per approvare una legge che garantisca un minimo di governabilità e che venga approvata con il contributo sia della gran parte della maggioranza, sia anche della gran parte dell’opposizione.

 

D. – Sui DICO, Prodi ha ribadito che il governo ha esaurito il suo compito e per quanto riguarda l’Afghanistan serve un accordo politico. Temi scottanti?

 

R. – Certamente temi molto scottanti, perché il disegno di legge è affidato al Parlamento, però è stato presentato dal governo, e quindi una certa implicazione c’è. Ma il problema vero è fare una legge elettorale, perché con una maggioranza così esegua non si può andare molto lontano.

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- Il presidente di turno dell’Unione Europea, Angela Merkel, dopo aver difeso la Costituzione europea, nel corso di una manifestazione di ieri in Germania per i 50 anni del Trattato di Roma, oggi ha ribadito che l’UE è ad un “importante bivio”. Secondo il cancelliere tedesco, è fondamentale che l’Europa venga accettata dai cittadini e per questo ha sottolineato la necessità di realizzare i mancati adattamenti alle nuove dimensioni dell’Unione, messa in crisi dai “no” dei referendum di Francia e Olanda, anche alla luce di una “situazione mondiale del tutto nuova”.

 

- La Cina ha riaffermato la sua  posizione sulla crisi legata al programma nucleare iraniano,  affermando che deve essere risolta “con negoziati pacifici”. “La Cina - ha detto il portavoce del Ministero degli esteri, Qin Gang, in una conferenza stampa - si augura che l'Iran risponda positivamente agli appelli della comunità internazionale e alla risoluzione n. 1737 del Consiglio di  Sicurezza dell’ONU”. La risoluzione, approvata il 23 dicembre scorso, concede all’Iran 60 giorni di tempo per fermare l’arricchimento di uranio, minacciando sanzioni in caso contrario. Teheran ha annunciato martedì scorso che non intende aderire alla richiesta. Articoli comparsi ieri ed oggi su alcuni importanti giornali cinesi, tra cui il Quotidiano del Popolo, indicano che la Cina potrebbe  candidarsi a svolgere un ruolo di mediazione.

 

- Verranno presto rimpatriati a Seul i coreani deportati durante la Seconda Guerra mondiale dai giapponesi a Sakhalin per lavorare alle miniere di carbone dell'isola dell'estremo oriente russo. I coreani di Sakhalin, un tempo 40.000, si sono ridotti in questi decenni a circa 4.000: parte sono tornati a casa grazie all’aiuto del governo giapponese, che si era impegnato per il rimpatrio, parte sono morti, parte si sono trasferiti in altre zone dell'ex URSS. Il biglietto per Seul sarà però riservato solo ai coreani nati prima del 1945: i discendenti vengono considerati russi a  tutti gli effetti, specialmente in periodo di crisi demografica. Tokyo ha annunciato uno stanziamento di 2,5 milioni di dollari per provvedere alle spese di viaggio.