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SOMMARIO del 30/05/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale, dedicata all'opera di Tertulliano: la speranza è il centro della vita cristiana. Il Papa saluta i genitori della bambina inglese rapita in Portogallo
  • Nomine
  • Tra i nuovi Santi di domenica prossima la Beata Maria Eugenia di Gesù, fondatrice delle Suore dell'Assunzione della Beata Vergine Maria
  • La secolarizzazione trascura i valori trascendenti e si chiude alla verità, privando di solide basi i diritti dell’uomo: lo ha detto il cardinale Tarcisio Bertone al Convegno su laicità e religioni

  • Si conclude oggi pomeriggio, in Piazza San Pietro, il pellegrinaggio nelle diocesi del Lazio della Vergine di Lourdes
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Sanzioni USA contro il Sudan per punire le continue violenze in Darfur
  • Pubblicato il Rapporto ONU-Save the children sui diritti dell'nfanzia in Italia: al sud, mezzo milione di bambini è costretto a lavorare. Un milione assiste a violenze familiari
  • A Vicenza è in corso "I tempi delle Scritture", Festival biblico per scoprire la forza della Bibbia attraverso la diversità dei linguaggi
  • Alla Conferenza di Aparecida, la solidarietà dei vescovi alla Chiesa venezuelana, dopo la chiusura di "Radio Caracas Television"
  • Padre Rodriguez Echeverria riconfermato superiore generale dei Fratelli delle Scuole cristiane. Intervista con il religioso
  • Nel libro intervista “L’ultima veggente di Fatima”, il cardinale Bertone si sofferma sul terzo Segreto di Fatima e sulla figura di Suor Lucia
  • Chiesa e Società

  • Iraq: le Chiese cristiane condannano l’attacco alla moschea sunnita di Abdul Qader Al-Kilani a Baghdad
  • Esortazione del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, alle autorità di Ankara: “La Turchia riconosca i diritti delle minoranze”
  • Repubblica Democratica del Congo: l’arcivescovo di Bakavu, mons. Maroy Rusengo, lancia l’allarme insicurezza in Sud Kivu
  • In Kenya, allarme per le violenze esplose in vista delle presidenziali di dicembre


  • Allarme dell’organizzazione African Monitor: “Nonostante le promesse, diminuiscono gli aiuti all’Africa”
  • Fermati ieri per alcune ore a New Delhi, in India, centinaia di manifestanti cristiani riuniti per chiedere il rispetto delle minoranze
  • Indonesia: a un anno dal sisma nell’isola di Giava, ancora tende e case di bambù

  • In Cina, più tutele per milioni di figli di migranti
  • A Mosca, l’11 giugno, Incontro interconfessionale tra il cardinale Erdő, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (CCEE), e il Patriarcato ortodosso
  • E’ lo statunitense padre Michael J. Higgins il nuovo ministro generale dei Francescani del Terzo ordine regolare
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Libano, forte attesa per la decisione dell'ONU sull'istituzione di un Tribunale internazionale sull'omicidio dell'ex premier Hariri - Nuovo raid israeliano nella Strisica di Gaza e lancio di razzi in Israele. Nello Stato ebraico, Peres si canida come presidente
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale, dedicata all'opera di Tertulliano: la speranza è il centro della vita cristiana. Il Papa saluta i genitori della bambina inglese rapita in Portogallo

    ◊   La non violenza è una regola di vita per i cristiani, sempre animati dalla speranza: lo ha ricordato stamani Benedetto XVI all’udienza generale, invitando ad accettare con umiltà le proprie debolezze e quelle della Chiesa. Circa 50 mila i fedeli di ogni parte del mondo, raccolti in Piazza San Pietro per incontrare il Papa: tra questi i genitori della bimba inglese di 4 anni, Madeleine, rapita in Portogallo, il 3 maggio scorso. Il servizio di Roberta Gisotti:


    Le opere di Tertulliano, che inaugura - tra la fine del secondo e l’inizio del terzo secolo - la letteratura cristiana in lingua latina, hanno offerto al Papa lo spunto per esortare i fedeli a coltivare sempre la speranza, così come fece ai suoi tempi il grande letterato africano convertito al Cristianesimo. Speranza che “non è semplicemente una virtù a se stante - ha detto il Pontefice - ma una modalità che investe ogni aspetto dell’esistenza cristiana”.

     
    “Così la risurrezione del Signore viene presentata come il fondamento della nostra futura risurrezione, e rappresenta l'oggetto principale della fiducia dei cristiani.”

     
    Si è soffermato poi, Benedetto XVI, sul dramma umano di Tertulliano, che “con il passare degli anni diventò sempre più esigente nei confronti dei cristiani”. Pretendeva da loro in ogni circostanza, e soprattutto nelle persecuzioni, un comportamento eroico. Rigido nelle sue posizioni, non risparmiava critiche pesanti e inevitabilmente finì per trovarsi isolato”.

     
    "A me fa molto pensare questa grande personalità morale e intellettuale di quest'uomo, che ha dato tanto contributo al pensiero cristiano. Ma si vede che alla fine manca la semplicità, l'umiltà di inserirsi nella Chiesa, di accettare le sue debolezze, di essere tollerante con gli altri e con se stesso. Se si vede solo il proprio pensiero nella sua grandezza, alla fine si perde la grandezza. Una caratteristica essenziale di un grande teologo deve sempre essere proprio l'umiltà di stare con la Chiesa, di accettare le sue debolezze e le proprie, perchè solo Dio è realmente Santo tutto e noi abbiamo sempre bisogno del perdono".

     
    Richiamando quindi l’esperienza dei primi cristiani portatori di una “nuova cultura” rispetto all’eredità classica, Benedetto XVI ha ribadito “la perenne continuità” tra gli autentici valori umani e quelli evangelici, in particolare la ‘non violenza’ come regola di vita:

     
    “e non è chi non veda la drammatica attualità di questo insegnamento, anche alla luce dell'acceso dibattito sulle religioni.”

    Una scelta di fede ineludibile per cui “il cristiano non può odiare nemmeno i propri nemici”. Parole che certamente hanno commosso Gerry e Kate McCann, i genitori della piccola Madeleine, sequestrata mentre era in vacanza con la famiglia in una località balneare nel sud del Portogallo. Sono giunti a Roma per pregare e ricevere una parola di conforto dal Papa, al termine dell’udienza.

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    Nomine

    ◊   In Brasile, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi metropolitana di Diamantina, presentata per raggiunti limiti di età dall'arcivescovo Paulo Lopes de Faria. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. João Bosco Oliver de Faria, finora vescovo di Patos de Minas. Il nuovo arcivescovo metropolita di Diamantina ha 67 anni e ha studiato Filosofia nella Facoltà “Dom Bosco” di São João del Rei e Teologia nel Seminario maggiore “São José” di Mariana. Ha conseguito la licenza in Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana di Roma. Ha frequentato inoltre un corso sul matrimonio organizzato dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e un corso di Bioetica per Vescovi a Roma.

    Sempre in Brasile, il Pontefice ha nominato vescovo di Joinville mons. Irineu Roque Scherer, finora vescovo di Garanhuns. Il 54.enne presule ha compiuto gli studi di Filosofia nel Seminario “Rainha dos Apóstolos” e quelli di Teologia nello “Studium Theologicum Claretianum”, entrambi nell’arcidiocesi di Curitiba. Ha conseguito inoltre, come alunno del Pontificio Collegio Pio Brasiliano, la licenza in Storia della Chiesa presso l’Università Gregoriana. Dopo l'ordinazione sacerdotale, è stato, fra l'altro, rettore del Seminario “São José” di Cascavel e poi del Seminario “Maria Mãe da Igreja” di Toledo. Più volte parroco, ha svolto anche l'incarico di docente di Teologia e di coordinatore della Pastorale vocazionale e familiare.

    Nella Zambia, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Solwezi il sacerdote Alick Banda, cancelliere della Diocesi di Ndola e docente di Diritto canonico in vari Istituti ecclesiastici del Paese. Il neo presule, 43 anni, ha studiato Filosofia e Teologia nei Seminari nazionali dello Zambia. Dopo l’ordinazione, ha ricoperto, fra gli altri, i ministeri di parroco, docente di Diritto canonico nel Seminario Redemptoris Mater di Ndola e al Kalundu Study Centre di Lusaka (per le religiose dei Paesi africani anglofoni. La Diocesi di Solwezi, suffraganea dell'Arcidiocesi di Lusaka, è stata eretta nel 1976. Ha una superficie di circa 126 mila kmq e una popolazione di 750mila abitanti, dei quali 70.400 cattolici, suddivisi in 17 parrocchie, con 37 sacerdoti , 4 fratelli religiosi, 18 Seminaristi e 47 religiose.


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    Tra i nuovi Santi di domenica prossima la Beata Maria Eugenia di Gesù, fondatrice delle Suore dell'Assunzione della Beata Vergine Maria

    ◊   Una società trasformata dai valori del Vangelo, più che dalle sole novità della Rivoluzione francese. Fu il sogno e poi un'obiettivo al quale consacrò la propria esistenza la Beata Maria Eugenia di Gesù, al secolo Anna Eugenia Milleret de Brou, fondatrice dell’Istituto delle Suore dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Domenica prossima, la religiosa, morta nel 1898, sarà canonizzata da Benedetto XVI in Piazza San Pietro, insieme con altri tre Beati. Giovanni Peduto ha chiesto un profilo della nuova Santa al postulatore della Causa di canonizzazione, mons. François Duthel:

     R. - Maria Eugenia di Gesù nacque a Metz, Francia, il 1817. Apparteneva ad una famiglia benestante della borghesia francese. Molto giovane, si era interrogata sul senso della vita e aveva cercato di darsi delle risposte. Questo le fece prendere coscienza di quanto fosse superficiale l’educazione data alle ragazze del suo ceto sociale. Inoltre, in un contesto storico ancora fortemente segnato dalle idee della rivoluzione francese, capiva che molti valori spirituali erano andati perduti. Questa duplice presa di coscienza fece nascere in lei il desiderio di portare la propria piccola pietra per la costruzione di una società trasformata dai valori del Vangelo, senza tuttavia rinnegare gli ideali più alti della Rivoluzione. Convertitasi da adulta, passando da una fede convenzionale ad una fede personale e impegnata, Maria Eugenia Milleret rispose alla chiamata di Dio e fondò una Congregazione religiosa, apostolica e profondamente contemplativa allo stesso tempo.

     
    D. - Qual è il suo carisma?

     
    R. - Maria Eugenia aveva un progetto di vita apostolica fortemente radicato in una profonda vita di preghiera. Dall’inizio, volle unire educazione e contemplazione. Le donne consacrate alla missione educativa, diceva, “hanno bisogno più di altre di una intensa vita di contemplazione e di adorazione”. La spiritualità che volle dare alla Congregazione è centrata su Gesù Cristo, la Parola fattasi carne per ridare all’uomo la piena dignità di figlio di Dio. Per lei, ogni persona è unica e chiamata a diventare ciò che Dio vuole che sia e a realizzare la propria missione sulla terra, là dove vive. La pedagogia di Maria Eugenia è animata dalla visione dell’uomo e del mondo creati a immagine di Dio. Le religiose dell’Assunzione vivono questo carisma in comunità. Contemplazione, missione e vita fraterna sono vissute in profonda unità tra loro.

     
    D. - In quale contesto ha vissuto Maria Eugenia e come ha realizzato la sua missione?

     
    R. - È vissuta nel XIX secolo, secolo complesso, alla ricerca di un equilibrio dopo gli sconvolgimenti della rivoluzione. Secolo attraversato da lotte appassionate per la libertà, secolo di grandi scoperte: la prima locomotiva, la fotografia; secolo della prima industrializzazione che contribuisce ad approfondire il fossato tra le diverse classi sociali. Secolo segnato dall’egoismo, da una religiosità ristretta o dalla negazione di Dio, ma anche da una nuova fioritura di santi: Teresa di Lisieux, il curato d’Ars, Don Bosco, Bernadette Soubirous. Secolo infine di apostoli e di profeti, di pionieri protesi verso il futuro. Tra loro, c'è Maria Eugenia Milleret che capisce come, per ricostruire un mondo cristiano secondo il Vangelo, all’indomani della Rivoluzione, la Chiesa abbia bisogno di dedicarsi all’educazione cristiana delle giovani. In questo contesto storico molto particolare, va collocata la vita di Maria Eugenia Milleret. Le sue intuizioni le faranno percorrere un cammino in linea con la restaurazione evangelica e cristiana della società che sarà poi confermato dagli orientamenti del Vaticano II.


     
    D. - Vogliamo ricordare un episodio significativo della sua vita?

     
    R. - La grazia della prima comunione come lei stessa ce la descrive: "Fu un brevissimo istante, ma non l’ho mai dimenticato… nel momento in cui ricevetti Gesù Cristo, fu come se tutto ciò che avevo visto sulla terra, anche mia madre, non fossero altro ombre passeggere". Poi, sentì una voce interiore dirle: verrà un giorno in cui lascerai tutto ciò che ami per glorificarmi e servire questa Chiesa che non conosci. Questa grazia maria Eugenia la custodirà nel suo cuore e la ritroverà il giorno della "conversione” a Notre Dame de Paris. Dopo aver sentito la predicazione del padre Lacordaire, sentirà di essere completamente convertita e prenderà subito la decisione di consacrare tutte le sue forze o meglio tutta la sua debolezza alla Chiesa, che sola ormai ha, ai suoi occhi, il segreto e la capacità di operare il bene su questa terra. Tutte le fondazioni avranno come unico scopo quello di glorificare Dio e servire la Chiesa: Tu mi glorificherai, tu mi servirai…

     
    D. - Quale messaggio lancia al nostro tempo?

     
    R. - Maria Eugenia di Gesù ha guardato al suo tempo con speranza. Per lei, il mondo era un luogo di rivelazione di Dio e un luogo per rendergli gloria. La contemplazione non la distoglieva dal mondo ma l’induceva ad un amore sempre più grande. "Non posso sentir parlare della terra come d’un luogo d’esilio. Io la considero piuttosto come un luogo di gloria per Dio perché… solo qui può ricevere l’unica lode che non trova in se stesso". Maria Eugenia aveva ben capito che Dio ha un progetto sul mondo e che ognuno è chiamato a collaborarvi. Credo che ognuno abbia una missione sulla terra, perciò ci lascia un messaggio di speranza impegnata: collaborare alla realizzazione di cieli nuovi e terra nuova che è la vera eredità dell’umanità. Ci lascia anche una certezza: la santità non è uno stato ma un cammino che dobbiamo percorrere giorno dopo giorno, un camino di fede e di amore. La santità è un dono che si riceve da Dio solo, a noi di camminare in risposta ad esso.

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    La secolarizzazione trascura i valori trascendenti e si chiude alla verità, privando di solide basi i diritti dell’uomo: lo ha detto il cardinale Tarcisio Bertone al Convegno su laicità e religioni
     

    ◊   “I cristiani sono l’avanguardia di una nuova Europa, che può essere realistica ma non cinica, ricca di ideali, libera da ingenue illusioni e ispirata alla verità del Vangelo”: è quanto ha detto il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, intervenuto ieri pomeriggio a Roma al convegno “Cristianesimo e secolarizzazione. Sfide per la Chiesa e per l’Europa”. All’incontro, organizzato dall’Università europea di Roma, ha preso parte anche mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. A seguire l'avvenimento per noi c'era Tiziana Campisi:

     

    La secolarizzazione non aprendosi ai valori trascendenti, non ha potuto nascondere col tempo la sua inumanità, si è chiusa alla verità surrogandola con la ideologia, lo scetticismo o il nichilismo, ha sottolineato il cardinale Tarcisio Bertone. “La storia - ha proseguito - ha smentito i ‘messianismi senza messia’ che separando i valori del cristianesimo, privatizzando la fede e rendendo la morale autonoma dalla religione, credevano di costruire un’umanità autenticamente libera e dignitosa”. Per il porporato, la religione è da intendere come riserva di senso. Esempio ne è il fatto che il cristianesimo ha dato prova di essere un elemento essenziale di liberazione di valori morali:

     
    "In una visione cristiana i valori fondanti vengono da Dio, da Colui che ha inventato proprio la persona e la comunità umana. La persona fatta ad immagine e somiglianza di Dio e la comunità umana fatta ad immagine di quella comunione tripersonale, che è la comunione trinitaria. Questo non vuol dire che i non credenti non riescano a proporre e a vivere dei valori fondamentali. Non c'è dubbio. Ma senza riferimento a Dio, questi valori perdono tutta la loro forza. Però la Chiesa dialoga con tutti, la Chiesa cerca di costruire con tutti un mondo fondato sulla giustizia, sulla solidareità".

     
    Ma è un messaggio spesso frainteso quello che la Chiesa rivolge alle istituzioni, ha detto poi il cardinale Bertone, che ha affermato:

     
    "C'è un problema di comunicazione. Vogliamo certamente potenziare la comunicazione e cerchiamo di valorizzare tutti i mezzi di comunicazione, cerchiamo di spiegare anche le ragioni della fede e le ragioni del contributo che la Chiesa offre alla società per il bene comune della società".

     
    Parlando della realtà europea di oggi, il cardinale segretario di Stato ha poi espresso un parere positivo sul possibile ingresso della Turchia nell’Unione Europea ed ha aggiunto:

     
    "La Turchia è un Paese che sarebbe definito laico. Certamente, è un Paese musulmano, ma abbiamo sempre detto che è un Paese di frontiera. Ci sono delle evoluzioni, ci sono naturalmente delle posizioni molto diversificate. Ma in un concerto di soggetti, di popoli e di governi, che rispettino le regole fondamentali del vivere comune, si può dialogare e costruire insieme un bene comune a raggio europeo ed anche a raggio di comunità mondiale".

     
    E rispondendo ai giornalisti a margine del suo intervento, il cardinale Bertone è tornato a parlare del Family Day, in particolare del tentativo di alcuni media di sminuirne il valore, accreditando valutazioni anonime sul numero dei partecipanti. Anche in Brasile, ha osservato, qualcuno ha parlato di una scarsa partecipazione di fedeli agli incontri con il Papa. “Io c’ero - ha detto - e per le strade ho visto milioni di persone”.

     
    Ha sviluppato invece il suo intervento sui diritti umani, mons. Dominique Mamberti. Il segretario per i Rapporti con gli Stati ha evidenziato che i diritti sui quali oggi si costruisce la legittimità della modernità politica non si riferiscono alla persona contraddistinta da una dignità permanente e da diritti validi sempre, dovunque e per chiunque, ma ad una persona mutevole e dai diritti negoziabili. La democrazia, ha proseguito mons. Mamberti, ha bisogno della religione perché ispira quei valori che sono consoni ad una convivenza pacifica e rispettosa della dignità umana. “Se le autorità ecclesiastiche avanzano proposte o manifestano riserve rispetto a decisioni legislative o a provvedimenti amministrativi - ha concluso - ciò non va considerato come forma d’intolleranza o d’ingerenza, ma, innanzitutto, di libera manifestazione delle proprie opinioni, che compete ad ogni cittadino, e poi di una forma di esercizio del compito proprio della Chiesa di illuminare le coscienza per il bene comune”.



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    Si conclude oggi pomeriggio, in Piazza San Pietro, il pellegrinaggio nelle diocesi del Lazio della Vergine di Lourdes

    ◊   Questo pomeriggio, a piazza San Pietro, alle 16.30, l’UNITALSI di Roma celebra la conclusione del pellegrinaggio nelle diocesi del Lazio della statua della Madonna di Lourdes benedetta dal Papa l’11 febbraio scorso. Dopo l'arrivo del simulacro in Piazza San Pietro - accolto dal vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, l'arcivescovo Angelo Comastri, e dal vicegerente della diocesi di Roma, mons. Luigi Moretti - è prevista la recita del Rosario nella Basilica Vaticana. Al termine, fedeli e pellegrini dell’UNITALSI accompagneranno in processione l’icona della Vergine nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie dove, alle 21, si svolgerà una veglia di preghiera che sarà presieduta da mons. Benedetto Tuzia, vescovo ausiliare della diocesi di Roma. La Peregrinatio Mariae, a partire da giugno, proseguirà il suo viaggio nelle varie sezioni UNITALSI d’Italia, dove si svolgeranno diverse celebrazioni in preparazione del 150° anniversario delle apparizioni della Vergine nella cittadina francese.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - La catechesi e la cronaca dell’udienza generale.

    Servizio estero - In evidenza l’Iraq, il cui territorio continua ad essere segnato dalle violenze.

    Servizio culturale - Un articolo di Marco Bellizi dal titolo “Dalla parte delle vittime”: “Spingendo la notte più in là” di Mario Calabresi.

    Servizio italiano - Quirinale, crisi della politica: “no” alla demagogia. Fermo richiamo del Capo dello Stato.

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    Oggi in Primo Piano



    Sanzioni USA contro il Sudan per punire le continue violenze in Darfur

    ◊   Sanzioni contro il Sudan per punire le continue violenze in Darfur. Le ha annunciate nuovamente il presidente statunitense Bush, precisando che si tratta di provvedimenti a carattere prevalentemente economico, dirette a bloccare i fondi presenti nelle banche USA di aziende sudanesi. Pieno sostegno alla linea dura contro i massacri compiuti in Darfur anche dalla Gran Bretagna. Intanto, all’ONU intanto continua a lavorare la diplomazia, seppur tra mille difficoltà. Stefano Leszczynski ha chiesto il perché ad Antonio Cassese, esperto di diritto internazionale, ex presidente del Tribunale Penale internazionale per i crimini commessi nella ex Jugoslavia:


    R. - Perché purtroppo ci sono grandi interessi economici in gioco, soprattutto della Cina che acquista petrolio e che ha investito moltissimo nello sfruttamento del petrolio in Sudan. La Cina vende anche, così come la Russia, molte armi al governo sudanese. Gli Stati Uniti d’America sono stati finora molto cauti, perché hanno avuto in passato legami molto intensi con l’intelligence militare sudanese. E’ una situazione complessa. In questo quadro, l’azione annunciata ieri da Bush mi pare molto meritoria e significa anche che l’opinione pubblica americana ha premuto sul presidente, che ha finalmente sciolto le sue riserve, dando esecuzione ad una serie di misure che aveva soltanto ventilato nei mesi precedenti.

     
    D. - In che modo la società civile può intervenire in una situazione come questa?

     
    R. - Da una parte, questi individui, questi leader, questi attori ed intellettuali statunitensi stanno premendo sul governo e, dall’altra, cercano di convincere tanti altri gruppi anche a boicottare le Olimpiadi di Pechino, poiché il governo cinese difende le autorità sudanesi. E la cosa preoccupa moltissimo i responsabili cinesi, perché sarebbe un disastro per loro se le Olimpiadi si rivelassero un mezzo fallimento. Questa cosa sta certamente lasciando un segno e rappresenta anche un modo per incidere sui governi o su altri governi democratici, come il governo statunitense o i governi europei affinché impongano sempre più pressione sulla Cina e sulla Russia in modo da indurli a cambiare atteggiamento in senso al Consiglio di sicurezza.

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    Pubblicato il Rapporto ONU-Save the children sui diritti dell'nfanzia in Italia: al sud, mezzo milione di bambini è costretto a lavorare. Un milione assiste a violenze familiari

    ◊   Sono due milioni i bambini e gli adolescenti che in Italia vivono sotto la soglia della povertà. E’ quanto emerge dal terzo Rapporto sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza realizzato dal gruppo di lavoro per la convenzione ONU e coordinato da Save the Children Italia. “L’attività di monitoraggio che abbiamo condotto nel corso di quest’anno”, spiega Arianna Saulini, responsabile di Save the Children “ci spinge a non abbassare il livello di attenzione e a sollecitare un impegno più forte nella tutela dei diritti dei bambini”. Il servizio di Cecilia Seppia:


    Un universo sommerso, quello dei bambini che in Italia vivono in condizioni di forte indigenza, disagio e sfruttamento. Due terzi dei minori poveri, stando ai dati riportati nel Rapporto, vive nel Mezzogiorno e la Sicilia detiene il primato in negativo con il 41%. Ugualmente poco note, ma altrettanto allarmanti sono le cifre sul lavoro minorile: tra i 450 mila e i 500 mila, di età compresa tra i 10 e i 14 anni, sono vittime di sfruttamento economico, spesso da parte delle stesse famiglie, di parenti o conoscenti. Difficile è invece quantificare il numero dei minori vittime di gravi forme di sfruttamento sessuale, come la tratta e la pedo-pornografia anche via Internet e attraverso l’uso del cellulare. Più di un milione i bambini vittime di violenza assistita, testimoni cioè di abusi e maltrattamenti ai danni di madri e fratelli. Troppe le violazioni, i diritti negati, le violenze subite, le carenze nelle misure di protezione previste per i minori che prendono parte a processi giudiziari. Ci auguriamo, ha detto Arianna Saulini, Coordinatrice del Gruppo di Lavoro per la CRC, che il governo introduca quanto prima provvedimenti validi:

     
    “Abbiamo fatto una richiesta oggi, anche in Commissione Infanzia, che è quella di porre al centro delle politiche il minore, fondamentalmente, per far sì che ci siano risorse dedicate. Quindi, abbiamo chiesto che venga finalmente dato atto al nuovo “Piano infanzia”, del quale siamo in attesa da diversi anni, e che venga ricostituito un Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza”.

    Save The Children lancia l’allarme e propone riforme nelle politiche, nelle leggi, nelle azioni messe in atto in favore dell’infanzia:

     
    “Fondamentalmente il nostro compito, in questo modo, è di monitorare la situazione e di rivolgerci a quelli che sono gli interlocutori. I nostri interlocutori sono i referenti delle politiche per l’infanzia: quindi, in primis, i parlamentari. Una delegazione del gruppo incontrerà nuovamente anche i rappresentanti dei vari Ministeri che si occupano di politiche per l’infanzia”.

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    A Vicenza è in corso "I tempi delle Scritture", Festival biblico per scoprire la forza della Bibbia attraverso la diversità dei linguaggi

    ◊   Da oggi al 2 giugno, torna a Vicenza il Festival Biblico, promosso dalla diocesi vicentina. Titolo di questa terza edizione: “I tempi delle scritture”. L’obiettivo del Festival è sperimentare la parola di Dio come risorsa e cibo non solo intellettuale ma coinvolgente l’intera persona. Cecilia Seppia, ha sentito il presidente del Festival, don Roberto Tommasi:


    R. - Il Festival Biblico non nasce da una specie di “festivalite”, piuttosto dal desiderio di prendere l’intuizione positiva che c’è in queste esperienze, in questi format culturali, per cercare di aiutare le persone ad aprire la Bibbia, a riscoprirla attraverso una molteplicità di linguaggi, che vanno dalla conferenza, allo spettacolo, all’arte, all’animazione, a momenti di meditazione, ma anche di incontro e di gioco.

     
    D. - Dov’è l’attualità della Bibbia e come è possibile renderla visibile oggi?

     
    R. - Credo che l’attualità sia proprio nel fatto che la Bibbia costituisca per l’uomo di oggi una bussola, una luce, un punto di riferimento per orientarsi. Ci rivela anche il senso dell’esistere umano, il progetto di amore che ogni vita rappresenta. Io credo che molte persone, in un’epoca segnata da questo disorientamento, dal prevalere degli elementi tecnici e funzionali della vita, siano alla ricerca di questo nutrimento più profondo. Il testo biblico è un testo che nasce da un intreccio tra il rivelarsi di Dio che si è fatto storia ed è venuto incontro all’uomo e la storia dell’umanità, la storia di un popolo. Da questo punto di vista, la Bibbia è sì un libro in cui la fede e la cultura sono intrecciate, ma anche un libro che ha concorso a generare e plasmare nei secoli la cultura.

     
    D. - Nel Festival, parlate della scrittura come cibo da condividere: ma come riuscire a far gustare la parola anche a chi non ne riconosce l’autorità?

     
    R. - Questa è un po’ la scommessa e la sfida del Festival. Noi cerchiamo di interessare proprio facendo vedere anche come la Bibbia sia stata costruttrice di una sensibilità e di un mondo laico. Vorremmo proporre questo cibo, in modo che esso possa sfamare sia dei palati di persone laiche o non credenti, sia persone che, invece, già credenti possono però trovare degli spunti per un rapporto più ricco e più profondo con la scrittura quale Parola di Dio.

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    Alla Conferenza di Aparecida, la solidarietà dei vescovi alla Chiesa venezuelana, dopo la chiusura di "Radio Caracas Television"

    ◊   "Ringrazio tutti per le molteplici espressioni di solidarietà e per il sostegno delle vostre preghiere di fronte alla nuova situazione di tensione e violenza che si vive nel mio Paese, dopo che il governo nazionale ha deciso di non rinnovare la concessione della frequenza ad uno dei canali televisivi con maggiore copertura nazionale". Così, durante la Conferenza episcopale di Aparecida - in dirittura d'arrivo in Brasile - si è espresso all'apertura della sua omelia mons. Ubaldo Santana Sequera, arcivescovo di Maracaibo e presidente della Conferenza episcopale del Venezuela. I particolari da Luis Badilla Morales:


    “Vi chiedo di pregare per la globalizzazione della cultura della vita nei nostri popoli e per l'urgenza necessaria di fronte ai diritti umani", ha affermato mons. Santa Sequera, che ha ricordato il significato e l'importanza della festa di Pentecoste di domenica scorsa. "Così come gli Atti degli Apostoli raccontano come il Vangelo si diffuse - e i frutti che ha dato la "prima" Pentecoste nei tempi apostolici - nello stesso modo dovrà prolungarsi e manifestarsi nella "Pentecoste" di Aparecida; nel tempo ordinario delle nostre vite, della nostra storia, delle nostre chiese", ha aggiunto il presule venezuelano. Sottolineando che il Documento finale dell'incontro si trova in una fase avanzata, orma definitiva, l'arcivescovo di Maracaibo ha precisato che oggi la cosa più importante è "la conversione dei cuori... Aparecida deve essere per tutti noi una lezione inaugurale di questa Chiesa che vuole essere casa, scuola e luogo di comunione per tutti, in ciascuno dei nostri Paesi. Siamo consapevoli dell'importanza di questo documento, ma ricordiamoci sempre che non sono i documenti quelli che trasformano il mondo. E' l'amore di Cristo, che il suo Spirito versa sui nostri cuori, ciò che trasforma veramente il mondo permettendo di dare ai documenti l'uso più adeguato".

    Nell’incontro con la stampa, ieri, hanno preso parte mons. João Braz de Aviz, arcivescovo di Brasilia, e mons. Jorge Enrique Jiménez Carvajal, arcivescovo di Cartagena, in Colombia, presidente della Commissione che ha redatto il Messaggio finale. Mons. João Braz de Aviz ha sottolineato il fatto che l’Assemblea è stata un’espressione della comunione ecclesiale ma, ha precisato, "occorre intendere questa come un atteggiamento di apertura a tutti”. “Comunione non solo tra i cattolici - ha insistito - ma anche comunione con altre confessioni religiose e con la società tutta. Mons. Jorge Enrique Jiménez Carvajal da parte sua ha voluto confermare che il Messaggio finale era già stato approvato in Assemblea plenaria e che una delle sue caratteristiche principali è quella di essere un testo rivolto a tutti i membri della Chiesa”. Il presule colombiano ha però rilevato che l’intenzione degli episcopati è anche quella di aprire ponti verso ogni componente della società latinoamericana. “La Chiesa - ha affermato - è desiderosa di aprire un dialogo sincero e rispettoso con tutti, anche con coloro che magari non condividono tutto o parte del magistero e della Rivelazione stessa. Noi vogliamo che il nostro interlocutore sia ogni singolo individuo, ogni persona, nonché i popoli, la famiglia delle nazioni. Insieme, tutti, possiamo renderci protagonisti della costruzione di un mondo più solidale e giusto”. Infine, mons. Jorge Enrique Jiménez Carvajal è tornato a parlare dell’opzione preferenziale per i poveri rilevando, di fronte alle domande dei giornalisti, che questa è una scelta irreversibile come aveva detto Benedetto XVI, poiché la sua radice ultima è cristologia”. “Certo - ha commentato - in America Latina e nei Caraibi i poveri aumentano a dismisura. Riteniamo dunque che non basti ripetere questa nostra scelta, è anche urgente molta immaginazione e creatività per dare risposte adeguate a questa sfida. Dobbiamo essere capaci di trovare nuove forme per far fronte alla povertà”.

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    Padre Rodriguez Echeverria riconfermato superiore generale dei Fratelli delle Scuole cristiane. Intervista con il religioso

    ◊   L'Istituto dei Fratelli delle Scuole cristiane ha riconfermato, lunedì scorso, Fratel Alvaro Rodriguez Echeverria nella sua responsabilità di superiore generale. Il voto è maturato nel corso del 44.mo Capitolo generale della Congregazione, fondata in Francia da Giovanni Battista de La Salle, nel 1680. A fr. Rodriguez Echeverria originario della Costa Rica dov'è nato 65 anni fa, padre Adriano Danka, della nostra redazione romena, ha chiesto come abbia accolto la propria riconferma:
     

     
    R. - Con uno spirito di ringraziamento ai Fratelli, che hanno avuto fiducia nella mia povera persona. Ma credo, come ho detto loro, che tutti - da quello più anziano a quello più giovane - siamo responsabili della vita del futuro del nostro Istituto e, cosa più importante, della missione: cioè, poter essere strumenti di salvezza per i giovani, specialmente i più poveri.

     
    D. - Il Capitolo generale si chiuderà il prossimo due giugno. Quali sono le prospettive emerse da questo momento intenso e così forte della vita dell’Istituto?

     
    R. - Il capitolo si è incentrato di più sulla persona del “Fratello”. Che significa oggi essere “Fratello”? In questo senso, il Capitolo ha dato molta importanza specialmente a due temi: all’uomo interiore e alla vita spirituale del fratello oggi, in questo mondo così diverso, con la secolarizzazione da una parte e, dall’altra, la ricerca di Dio, soprattutto nei giovani. Il Fratello deve essere un testimone di Dio, deve fare presente la faccia, il viso di Dio ai giovani. Questo tema, quindi, è stato molto importante, come anche la preghiera personale, la meditazione personale, la preghiera comunitaria, essere compagni spirituali dei giovani che educhiamo. Allo stesso tempo, altro tema importante, è stato quello della vita comunitaria. Abbiamo fatto uno sforzo per sognare, per pensare la comunità del futuro. Che possa, questa comunità, dare un senso ai giovani, oggi. Perché pensiamo che una delle dimensioni del nostro carisma sia quella di far vedere che è possibile vivere come fratelli in un mondo così diviso. Apparentemente, questo Capitolo si è incentrato molto sulla vita del fratello, una vita che ha una relazione stretta con la missione: essere fratelli, per poter essere con Gesù evangelizzatori dei giovani.

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    Nel libro intervista “L’ultima veggente di Fatima”, il cardinale Bertone si sofferma sul terzo Segreto di Fatima e sulla figura di Suor Lucia

    ◊   “Il quarto segreto di Fatima non esiste”. Il cardinale Tarcisio Bertone, nel libro-intervista “L’ultima veggente di Fatima”, pubblicato dalla Rai-Eri-Rizzoli, risponde così a Giuseppe De Carli, responsabile della Struttura RAI-Vaticano. Alcuni anni fa, fu proprio l’attuale segretario di Stato a raccogliere, per volere di Giovanni Paolo II, le confidenze di Suor Lucia e a fare le verifiche prima della pubblicazione della terza parte del Segreto di Fatima. Al microfono di padre Vito Magno, Giuseppe De Carli si sofferma sull’incontro tra il cardinale Bertone e suor Lucia:


    R. - Il cardinale Bertone, andando da Suor Lucia e volendo autenticare quelle 64 righe che aveva scritto, ha raccolto questa testimonianza: “Quello che ho scritto è quello che vede in queste pagine. Non esiste nessun altro segreto”. Questo è, quindi, il primo punto fermo. Il secondo punto fermo è che bisogna guardare tutto il messaggio, perché tutto il messaggio è un invito alla penitenza, alla conversione e rientra, quindi, in quella che è la catechesi che la Vergine ha voluto rivolgere al mondo contemporaneo, cercando di condurlo sulla via della Salvezza attraverso Gesù Cristo. A questo proposito, il cardinale Bertone fa delle riflessioni molto penetranti e soprattutto afferma che “i santuari sono le fortezze invincibili della fede”. Nella generale crisi della fede, i santuari mariani hanno tenuto: hanno tenuto perché c’è una fede affettiva e materna che incrocia quello che è il desiderio più profondo del cuore di ciascuno di noi.

     
    D. - Pensa che questo libro placherà tutte le polemiche?

     
    R. - Non credo che le polemiche si placheranno. Ma qui c’è certamente un’affermazione, una autorevolezza nella fonte che io ho contattato, e cioè l’attuale segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, che aveva fatto la spola tra il Vaticano e Coimbra e che è stato l’unico ad aver incontrato, negli ultimi anni della sua esistenza, suor Lucia. Ha quindi raccolto dalla sua viva voce, perché ha preso molti appunti ed è su quello che poi noi abbiamo lavorato: il racconto del suo incontro con il Divino. L’altro elemento che non bisogna dimenticare è che noi abbiamo confrontato le risultanze degli Archivi Segreti della Congregazione per la Dottrina della Fede con gli Archivi della Segreteria di Stato. E’ così che abbiamo ricostruito - credo - la più completa cronologia degli eventi di Fatima. Non per niente, Papa Benedetto XVI, prima di lasciare il Brasile, ha detto che “Fatima è la più profetica delle apparizioni del secolo scorso”.

     
    D. - Che idea si è fatta, dopo questo dialogo con il cardinale Bertone, della figura della veggente?

     
    R. - Devo dire che nel libro - che è quasi come un giallo che si svela, perché alla fine si arriva ad una soluzione - ci sono almeno quattro elementi di fondo: il primo è che noi finalmente conosciamo Suor Lucia come una religiosa cocciuta e determinata. Il secondo elemento è la reinterpretazione di tutto il Pontificato di Giovanni Paolo II alla luce del Mistero di Fatima. Quel vescovo vestito di bianco che cammina tra i cadaveri carbonizzati e cade ai piedi di una grande croce, colpito da armi da fuoco e da frecce: ecco il terzo segreto. Il Papa non muore, ma il cardinale Bertone fa al riguardo una osservazione importante e dice: è come se fosse morto ogni giorno, perché quell’attentato lo ha condizionato nei suoi ultimi anni di Pontificato e rivela addirittura un inedito e cioè che, dopo gli spari in Piazza San Pietro, il 13 maggio 1981, era già stato preparato il comunicato di morte. Quindi, c’è tutta la reinterpretazione del Pontificato di Papa Wojtyla alla luce della Madonna di Fatima. Il terzo elemento è che viene fuori la passionalità del cardinale Bertone e, infine, nel quarto ci si addentra nel Pontificato di Papa Benedetto XVI. E’ molto interessante, perché qui torniamo di più sull’attualità. Devo dire che anche in Papa Benedetto ritroviamo questo profondo filone mariano, che non è semplicemente un filone devozionale, ma è qualcosa di teologico.

     
    D. - Proprio Benedetto XVI firma la prefazione, anche se in forma di lettera al cardinale Bertone. Quindi, sia la franchezza di Bertone, sia anche la prefazione rappresentano dei segni di un cambiamento di stile della Curia Romana?

     
    R. - La devozione mariana la si considerava una cosa molto popolare, così come la recita del Rosario. Il fatto che il Papa insista molto sull’azione redentrice - sul fatto che Maria sia il ponte tra gli uomini e Gesù, tra gli uomini e Dio per la Salvezza delle nostre anime - dice molto del ruolo che Maria gioca nella religiosità cristiana. Lo abbiamo visto in Brasile. Il Brasile non si comprende a fondo se non si comprende la sua devozione mariana, e lo stesso vale per gli altri popoli dell’America Latina.

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    Chiesa e Società



    Iraq: le Chiese cristiane condannano l’attacco alla moschea sunnita di Abdul Qader Al-Kilani a Baghdad

    ◊   I capi religiosi cristiani dell’Iraq hanno condannato l’attacco di lunedì alla moschea di Abdul Qader Al-Kilani a Baghdad, il più importante e antico santuario sunnita del Paese, che ha provocato la morte di 21 civili e il ferimento di altri 66. Come riferisce l’agenzia SIR, in un comunicato congiunto, il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly, e il vescovo della Chiesa armena apostolica, mons. Avak Asadorian, rappresentanti del Consiglio dei capi delle Chiese cristiane in Iraq, condannano fermamente l’accaduto. Secondo il sito Baghdadhope, la nota definisce l’episodio un “attacco a tutto l'Iraq e a tutti gli iracheni senza eccezione, in grado di minare l’unità del Paese e di fomentare discordia e divisione”. I capi cristiani si appellano “all’unità e all’amore tra tutte le fazioni e le religioni dell’Iraq, terra di origine della civiltà umana”. Lo sceicco Abdul Qader Al-Kilani, nato nel 1077 e morto nel 1165, pur rappresentando la dottrina sunnita, era molto venerato anche dagli sciiti. Il mausoleo che ne ospita le reliquie è uno dei monumenti più antichi e importanti della storia irachena ed è meta di fedeli musulmani iracheni, arabi, indiani, pakistani e turchi. (R.M.)

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    Esortazione del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, alle autorità di Ankara: “La Turchia riconosca i diritti delle minoranze”

    ◊   "I cristiani turchi abbiano gli stessi diritti che i loro compatrioti musulmani hanno in patria e che sono loro riconosciuti in Europa": con queste parole, il Patriarca  ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, ripreso dall’agenzia AsiaNews, è tornato a rivolgere alle autorità di Ankara la richiesta del riconoscimento dei diritti delle minoranze. “Non vogliamo soltanto la libertà di celebrare i nostri culti all’interno delle nostre chiese – ha ribadito – ma il riconoscimento di tutti i diritti civili, come sono riconosciuti ai nostri fratelli e connazionali musulmani in Turchia. Gli stessi diritti civili che godono, giustamente, i nostri fratelli musulmani in Europa”. Prendendo spunto dalla presenza a Instanbul, in occasione della festività della Pentecoste, di un gruppo di europarlamentari tedeschi, accompagnati dal console generale di Germania, il Patriarca ha osservato: “Non è veramente bello vedere i nostri fratelli musulmani partecipare attivamente nella vita civile nei Paesi europei, come testimonia la presenza qui del parlamentare tedesco di origine turca, Cem Oz Demir?”. Riferendosi poi al fatto che la Turchia pretende che, per essere eletto, il Patriarca ecumenico debba avere cittadinanza turca, Bartolomeo ha ricordato di aver chiesto varie volte ai governati di Ankara, “senza mai avere una risposta positiva o negativa, che possa essere eletto al soglio patriarcale un prelato che non abbia la cittadinanza turca, la quale gli verrà concessa subito dopo la sua  elezione, come d’altronde avviene per gli antichi Patriarcati di Alessandria e Antiochia”. “Il nostro Paese – ha continuato il Patriarca – va verso elezioni politiche generali il 22 luglio e speriamo che il nuovo governo e parlamento porterà avanti delle riforme radicali per il bene del nostro Paese”. (R.M.)

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    Repubblica Democratica del Congo: l’arcivescovo di Bakavu, mons. Maroy Rusengo, lancia l’allarme insicurezza in Sud Kivu

    ◊   Il “macabro massacro di Kanyola”, in Sud Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, avvenuto nella notte tra il 26 e il 27 maggio con un bilancio di almeno 29 civili uccisi, è tra gli elementi “che, riuniti, fanno pensare a una nuova guerra in Sud Kivu”: è quanto afferma mons. François Xavier Maroy Rusengo, arcivescovo di Bukavu, in una lettera all’ambasciatore francese, Bernard Prevost, di passaggio nel capoluogo della regione. “Esiste un movimento di infiltrazione massiccia e sistematica – spiega l’arcivescovo, ripreso dall’agenzia MISNA – proveniente dal Rwanda, dai punti frontalieri del fiume Ruzizi, da Uvira, Nyangezi, Kaza-Roho a Cahi Bukavu”. Secondo il presule, “il dispiegamento militare riproduce lo stesso schema di quello prevalso prima dello scoppio della guerra da parte della Coalizione democratica congolese (ex-ribellione sostenuta da Kigali) nel 1998”. Inoltre – aggiunge – tutti i comandanti militari della zona sono usciti dalle file dell’ex-movimento anti-governativo. L’arcivescovo denuncia che il massacro di Kanyola è avvenuto “praticamente alla presenza del maggiore dell’esercito regolare”. Come nei conflitti precedenti – insiste mons. Maroy Rusengo – “abbiamo inviato militari al fronte senza logistica, né rinforzi sufficienti”, come se si volesse “consegnarli al nemico”. Il presule condanna anche “il silenzio delle istituzioni della Repubblica”, giudicando insufficiente la “tavola rotonda inter-comunitaria” proposta dal governo per affrontare la questione dell’insicurezza nella regione. Ricordando che le province orientali hanno votato in modo massiccio per Joseph Kabila, confermato presidente alle elezioni del novembre scorso, l’arcivescovo chiede al capo dello Stato di agire “prima che sia troppo tardi” e alla MONUC, la Missione ONU in ex-Zaire, di “non sottrarsi al suo compito” e di “impegnarsi per la protezione della popolazione civile”. (R.M.)

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    In Kenya, allarme per le violenze esplose in vista delle presidenziali di dicembre
     
     

    ◊   Cresce la preoccupazione, in Kenya, per l’ondata di violenze esplosa in diverse zone del Paese, in vista delle elezioni presidenziali e parlamentari di dicembre. “Vi sono tensioni, dovute al sottosviluppo e alla competizione per l’accesso a risorse scarse come l’acqua o le terre fertili – spiega all’agenzia Fides una fonte della Chiesa locale – che rimangono latenti per anni e, all’improvviso, esplodono con violenza, proprio a ridosso delle elezioni”. “È chiaro – aggiunge – che non si tratta di un caso, ma di una manipolazione da parte di politici senza scrupoli. È facile, d’altronde, accendere gli animi. Vi sono migliaia di giovani disoccupati che per pochi scellini organizzano raid e altre azioni violente, mentre mani forse non troppo misteriose distribuiscono armi da fuoco”. Secondo la fonte, “anche prima delle elezioni degli scorsi anni si sono verificati gravi atti di violenza che sono stati qualificati come scontri tribali. In realtà – precisa – la motivazione è politica. La popolazione è in grado, sia pure a fatica, di regolare i conflitti in modo pacifico, ma se interviene una minoranza di facinorosi, manipolati da politici senza scrupoli, può succedere il peggio”. Anche la Commissione nazionale per i Diritti Umani del Kenya, in un suo recente Rapporto, ha collegato le violenze alla situazione politica. Secondo il Rapporto, dall’inizio dell’anno circa 300 persone sono morte negli scontri avvenuti in diverse parti del Paese. La fonte di Fides ricorda che “i vescovi sono intervenuti pubblicamente più volte per denunciare questa situazione”. “La risposta può venire solo attraverso l’educazione civica e attraverso lo sviluppo – conclude – non deve più accadere che i politici paghino la gente per assistere ai loro comizi. La democrazia richiede uno sforzo di tutti per cercare insieme il bene comune”. (R.M.)

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    Allarme dell’organizzazione African Monitor: “Nonostante le promesse, diminuiscono gli aiuti all’Africa”

    ◊   Escludendo le riduzioni del debito, gli aiuti allo sviluppo garantiti all’Africa da 22 Paesi dell’Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo (OECD) sono diminuiti del 5,1%, passando dai 106 miliardi del 2005 ai 103 miliardi del 2006. Lo si apprende dall’ultimo Rapporto dell’African Monitor, gruppo di studio indipendente nato in Sudafrica nel 2005 con lo scopo di verificare la realizzazione da parte dei Paesi ricchi delle promesse di aiuti fatti durante la riunione del G8 del 2005. Una tendenza, quella della diminuzione degli aiuti, confermata anche dal fatto che gli aiuti dei Paesi dell’OECD sono passati da una media dello 0,33% del Prodotto interno lordo (PIL) nel 2005 a una dello 0,30% nel 2006. Il Rapporto denuncia poi che il 55% dei fondi inviati all’Africa sono stati incassati da soli 10 Paesi, selezionati più in base a criteri strategici (legati a interessi politici ed economici dei ‘donors’), che a necessità umanitarie. Così si scopre che la sola Nigeria, per esempio, Paese chiave per molte economie sviluppate del nord del mondo a causa dei suoi giacimenti petroliferi, ha assorbito il 18% di tutti gli aiuti in denaro andati all’Africa nel 2005. Tra gli altri principali beneficiari figurano Etiopia, Sudan e Repubblica Democratica del Congo, tutti Paesi chiave per equilibri politico-militari o per la presenza di risorse minerarie e minerali fondamentali. (R.M.) 

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    Fermati ieri per alcune ore a New Delhi, in India, centinaia di manifestanti cristiani riuniti per chiedere il rispetto delle minoranze

    ◊   “Basta alle atrocità contro i cristiani e basta al silenzio del governo”: scandendo questi slogan, una folla di alcune migliaia di rappresentanti di associazioni cristiane, provenienti da tutta l’India, si è radunata ieri vicino al Parlamento di New Delhi, denunciando i frequenti attacchi da parte di estremisti hindu legati ai gruppi di opposizione. La polizia ha fermato per diverse ore centinaia di manifestanti. La protesta è servita a sollevare l’attenzione sulla recente escalation di violenze e di umiliazioni contro la minoranza cristiana, in particolare contro i missionari accusati di convertire gli hindu. Nell’ultimo anno, si sarebbero verificati almeno 200 attacchi contro religiosi e istituzioni cristiane. L’ultimo incidente ha coinvolto un pastore, che è anche preside di una scuola a Jaipur in Rajastan, picchiato davanti ai suoi familiari. In aprile, altri due religiosi, in Marastra, erano stati linciati, mentre solo una settimana fa due cristiani in Madhya Pradesh sono stati obbligati a convertirsi all’induismo, con un bagno di purificazione nelle acque del Gange da alcuni attivisti dell’estrema destra indo-nazionalista. (A cura di Maria Grazia Coggiola) 

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    Indonesia: a un anno dal sisma nell’isola di Giava, ancora tende e case di bambù
     

    ◊   Famiglie che vivono in tende d’emergenza, bambini che studiano in aule di bambù: a un anno dal violento terremoto che sconvolse l’isola di Giava, in Indonesia, il ritorno a una vita normale è ancora solo una speranza e la popolazione vive in attesa di aiuti governativi e della consegna di strutture in muratura. Lo scorso 27 maggio – riferisce l’agenzia AsiaNews – una cerimonia pubblica nel famoso complesso del tempio di Prambanan ha commemorato il disastro. In quella data, nel 2006, morirono circa 6 mila persone e oltre un milione e mezzo rimasero senzatetto. All’evento hanno partecipato in migliaia, compreso il capo di Stato indonesiano, Susilo Bambang Yudhoyono. Il noto imam, Nawawi Abdul Azis, ha guidato una preghiera con la recita dei versetti coranici. Molti dei presenti non sono riusciti a trattenere le lacrime, non solo per i cari defunti, ma anche per la difficile condizione di precarietà che devono affrontare nel presente. Secondo un recente sondaggio ufficiale, 3500 famiglie tra Yogyakarta e Klaten vivono ancora in tende provvisorie. Ma la cifra reale potrebbe essere molto superiore. Numerose famiglie hanno esaurito gli aiuti economici del governo “in cibo e medicine” e non hanno “soldi per rifarsi una nuova casa”, come racconta Warsito, di Pasung. Il governatore di Yogyakarta, Hamengkubuwono X, si è scusato per i ritardi nella consegna degli aiuti alle famiglie colpite e ha promesso ai proprietari di case distrutte indennizzi per 15 milioni di rupie (1.710 dollari), ai 96 mila con danni medi all’abitazione 4 milioni di rupie, mentre sarà di 1 milione di rupie il risarcimento per ciascuno dei 162 mila proprietari la cui casa ha subito lievi danni. Intanto, alunni e insegnanti, che studiano e insegnano in edifici di bambù, attendono la consegna di vere aule in muratura. Secondo il dipartimento dell’Istruzione a Yogyakarta, il sisma ha distrutto almeno 148 edifici scolastici, mentre altri 537 hanno subito gravi danni. (R.M.)

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    In Cina, più tutele per milioni di figli di migranti

    ◊   Proteggere i circa 20 milioni di bambini cinesi lasciati nelle campagne, spesso senza adeguati controlli o particolari cure, dai genitori che in numero sempre crescente emigrano nei grandi centri urbani in cerca di lavoro: è l’obiettivo del ministero della Pubblica Sicurezza cinese, che ha appena lanciato una campagna contro i crimini nei confronti di questi minori quasi del tutto ‘abbandonati’ e, perciò, più soggetti a ingiustizie e abusi. Come ha dichiarato all’agenzia Xinhua il direttore del Centro per la sicurezza del ministero, Wu Dongli, ripreso dall’agenzia MISNA, la polizia locale è stata sollecitata a rafforzare i pattugliamenti nelle zone rurali, dopo che sono stati segnalati casi di furti o rapimenti ai danni di minori. E’ accaduto, inoltre, che gli stessi bambini fossero stati costretti a commettere reati. Wu ha promesso che saranno aperte inchieste anche sui casi in apparenza più insignificanti. La popolazione rurale cinese ha un reddito annuale pro-capite inferiore ai 683 yuan, circa 67 euro; soprattutto a causa di questo cronico stato di povertà, negli ultimi anni, tra i 100 e i 150 milioni di cinesi hanno lasciato i propri villaggi per emigrare nelle città, dove spesso però sono considerati cittadini “di serie B”. (R.M.)

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    A Mosca, l’11 giugno, Incontro interconfessionale tra il cardinale Erdő, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (CCEE), e il Patriarcato ortodosso

    ◊   Il prossimo 11 giugno, si svolgeranno a Mosca le Consultazioni ortodosso-cattoliche con la partecipazione del metropolita Cirillo, direttore del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, e del cardinale Péter Erdő, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (CCEE). Lo ha reso noto ieri l’agenzia russa Interfax, ripresa dall’agenzia SIR. Tema dell’incontro, promosso dal Patriarcato, “I basamenti antropologici ed etici del magistero della Chiesa per la costruzione della società, i diritti dell’uomo e la dignità della persona”. Saranno presenti, tra gli altri, anche rappresentanti del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e della Congregazione per l'Educazione Cattolica. Si tratta della prima visita ufficiale del cardinale Erdő in qualità di presidente del CCEE, avvenuta nell’ottobre dell’anno scorso a San Pietroburgo. Recentemente, lo stesso porporato aveva espresso il desiderio di promuovere un forum annuale ortodosso-cattolico sui principali problemi di attualità. (R.M.)

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    E’ lo statunitense padre Michael J. Higgins il nuovo ministro generale dei Francescani del Terzo ordine regolare

    ◊   Padre Michael J. Higgins, della Provincia francescana americana del Sacratissimo Cuore di Gesù, è stato eletto a succedere a padre Ilija Zivkovic come ministro generale dei Frati Francescani del Terzo ordine regolare (TOR). Il cinquantaseienne francescano è stato eletto domenica scorsa, durante il 110.mo Capitolo generale, in corso presso il campus della St. Francis University di Loretto, in Pennsylvania. Come riferisce l’agenzia Zenit, Padre Higgins è nato a Boston nel 1951. È entrato nella provincia francescana TOR del Sacratissimo Cuore di Gesù nel 1978. Dopo il noviziato a Winchester (1979-1980), ha emesso la professione di voti semplici nel giugno del 1980 e la professione solenne nel giugno del 1984. È stato ordinato sacerdote nel giugno del 1985. Ha insegnato teologia e spiritualità francescana in diversi istituti ed è stato assistente spirituale dell’Ordine francescano secolare. Ha appena terminato il lavoro per un dottorato di filosofia in Amministrazione dell’educazione superiore presso la Capella University di Minneapolis. Nel 2001, è stato eletto vicario generale dell’Ordine e ha accettato il compito di assistente spirituale generale dell’Ordine francescano secolare. (A.M.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Libano, forte attesa per la decisione dell'ONU sull'istituzione di un Tribunale internazionale sull'omicidio dell'ex premier Hariri - Nuovo raid israeliano nella Strisica di Gaza e lancio di razzi in Israele. Nello Stato ebraico, Peres si canida come presidente

    ◊   - In un clima di forte tensione, segnato dai violenti scontri scoppiati anche ieri nel nord del Libano tra miliziani fondamentalisti e soldati governativi, tutto il Paese è in attesa della decisione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sul caso Hariri. L’organismo dovrà stabilire l’istituzione di un Tribunale internazionale per indagare sull’attentato che nel febbraio 2005 ha provocato la morte dell’ex premier e di 22 persone, tra le quali uomini della scorta e civili. Ma l’Alta Corte riuscirà a risolvere una questione sulla quale ancora non è stata fatta piena luce? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Antonio Ferrari, inviato speciale ed analista del Corriere della Sera:


    R. - L’avvio di questo Tribunale internazionale è un fatto politico estremamente importante. Si sa che non ci sono prove schiaccianti, ma ci sono numerosi indizi che indicano responsabilità di apparati siriani. Il rischio è che questa sia un’altra estate di sangue, anche perché a settembre si dimetterà, per scadenza di mandato, il presidente libanese Lahoud, un filosiriano. Quindi non è escluso che se la situazione del processo dovesse andare ad indagare apparati siriani, probabilmente il presidente potrebbe essere tentato di creare un governo parallelo e si creerebbero, quindi, condizioni per uno scontro tra chi è fedele al governo di Siniora e chi, invece, è contrario a questo esecutivo.

     
    D. - C’è qualcuno che potrà considerare questa iniziativa della comunità internazionale come un’intromissione indebita?

    R. Certo, può esserci una riserva proprio per intromissione negli affari interni di un Paese. Siamo, però, davanti ad un processo voluto. Quindi, è chiaro che essendo la Siria nelle Nazioni Unite, dovrà tener conto di questa situazione. Io continuo a dire che non siamo davanti alla possibilità di processare un Paese: si devono solo ricercare prove per individuare responsabilità di singole persone o di singoli apparati. E’ chiaro che questo processo si svolgerà in un clima abbastanza infuocato e i giudici, probabilmente, dovranno affrontare molte difficoltà per cercare di arrivare alla verità.

    - In Medio Oriente, continuano gli attacchi contro Israele da parte di integralisti e le operazioni militari israeliane nei Territori Palestinesi. Il nostro servizio:


    Nel nord della Striscia di Gaza, un raid condotto dall’aviazione dello Stato ebraico ha causato la morte di due militanti di Hamas. La stabilità della regione palestinese è al centro anche di una nuova iniziativa diplomatica: i deputati di un partito di sinistra israeliano hanno presentato un piano che prevede di dare alla Lega Araba la responsabilità della sicurezza nella regione palestinese. La proposta, già illustrata a dirigenti palestinesi e diplomatici occidentali, contempla anche il dispiegamento di una forza multinazionale e l’avvio di negoziati tra arabi e israeliani sulla cosiddetta "Iniziativa araba di pace", rilanciata dalla Lega nel recente vertice di Riad. In Israele, intanto, un razzo sparato da Gaza ha centrato un condominio di Sderot senza fortunatamente causare vittime. Ma la situazione resta critica ed il Consiglio di difesa del governo israeliano si è riunito a Gerusalemme per studiare misure che possano mettere fine ai continui lanci di razzi da parte di estremisti palestinesi il Consiglio di difesa del governo israeliano. Ma questo obiettivo sembra ancora lontano: il leader di Hamas, Khaled Meshaal, ha dichiarato infatti che gli attacchi contro Israele proseguiranno nonostante possibili, nuove rappresaglie israeliane nella Striscia di Gaza. Nello Stato ebraico, infine, si è candidato ufficialmente per la carica di presidente l’attuale vicepremier, Shimon Peres. Il nuovo capo di Stato israeliano verrà designato il prossimo 13 giugno con il voto segreto dei 120 deputati del Parlamento.

    - In Iraq, Al Qaeda ha rivendicato stamani l’attacco contro l’elicottero americano avvenuto lunedì scorso nella provincia orientale di Diyala, e costato la vita a due piloti statunitensi. Sale così a 116 il bilancio dei militari USA uccisi in Iraq nel mese di maggio, il più sanguinoso dal novembre 2004. Intanto, il ministro degli Esteri iracheno, Hoshiyar Zebari, ha detto di sospetta che la milizia agli ordini del leader radicale sciita, Moqtada Al Sadr, sia responsabile del rapimento di cinque cittadini britannici ieri a Baghdad.

    - Un video per arruolare nuovi guerriglieri. Lo ha realizzato l’ETA, organizzazione terroristica basca, diffondendo per la prima volta un filmato di questo tipo. Le immagini mostrano militanti dell’ETA mentre si addestrano e preparano bombe. Il video è in lingua basca con sottotitoli in spagnolo.

    - Ha preso il via stamani a Posdam, in Germania, la riunione dei ministri degli Esteri del G8, in vista del vertice della settimana prossima a Heiligendamm. In agenda figurano vari temi, tra cui l’Afghanistan la crisi in Darfur, la questione nucleare iraniana e il Kosovo.

    - Proseguono le violenze in Sri Lanka. Nuovi scontri sono scoppiati a Madu, nel nord del Paese, tra soldati governativi e separatisti Tamil. Nelle ultime 48 ore, sono morte almeno 14 persone. La scorsa settimana, la Croce Rossa aveva ritirato il proprio personale da alcuni postazioni di soccorso della zona proprio a causa di continue violenze.

    - Il presidente americano, George W. Bush, ha scelto Robert Zoellick come nuovo presidente della Banca Mondiale al posto del dimissionario Paul Wolfowitz. L’annuncio ufficiale è atteso nel pomeriggio. Zoellick, un alto dirigente della Banca "Goldman Sachs", è stato vicesegretario di Stato fino al 7 luglio del 2006. Wolfowitz ha accettato di dimettersi dopo essere stato accusato di aver fatto ottenere una promozione e un aumento di stipendio alla propria compagna, esperta di Medio Oriente per la Banca Mondiale. Per tradizione, il presidente della Banca Mondiale è sempre stato un americano. Come presidente del FMI, il Fondo monetario internazionale, è sempre stato scelto un europeo.

    - E’ prevista per oggi la liberazione dei quattro italiani rapiti lo scorso primo maggio in Nigeria da ribelli del Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (MEND). A fissare la scadenza è stato lo stesso MEND nella e-mail in cui rivendicava il sequestro. Oltre agli italiani, erano stati rapiti anche un cittadino statunitense e un croato. Tutti gli ostaggi sono tecnici del gruppo petrolifero americano Chevron. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco e Franco Lucchetti)

     

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 150

     

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