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SOMMARIO del 27/05/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • “La Chiesa parla tutte le lingue e va incontro a tutte le culture”: nella solennità di Pentecoste, il Papa sottolinea la natura missionaria della Chiesa, animata incessantemente dallo Spirito Santo
  • Vivere la Pentecoste come un’esperienza sempre nuova: la riflessione di padre Raniero Cantalamessa
  • L’Umbria festeggia la Beatificazione di mons. Carlo Liviero, vescovo di Città di Castello, definito dal cardinale José Saraiva Martins “amico di Dio e degli uomini”
  • Oggi in Primo Piano

  • Alla Conferenza di Firenze sulla Famiglia, l’esortazione della società civile al governo italiano, affinché investa più risorse nelle politiche familiari
  • Al Seminario Romano Maggiore, il I Convegno del “Movimento Gruppi di preghiera Figli Spirituali di Giovanni Paolo II” incentrato sul legame tra Maria e Karol Wojtyla
  • Al Festival di Cannes, il regista turco-tedesco Fatih Akin si aggiudica il Premio della Giuria ecumenica Signis
  • Chiesa e Società

  • Prosegue in Brasile la conferenza di Aparecida. Al centro dei lavori la missione della Chiesa, fondata sul dialogo per indicare al popolo “la Via, la Verità e la Vita"
  • Diverse manifestazioni in Sud America per la Giornata mondiale dell’Africa. Da Cuba al Brasile, al Venezuela, ribadita la vicinanza al continente africano
  • Nel 2006, la Caritas italiana ha speso 37 milioni di euro per sostenere progetti in favore dei poveri nel mondo
  • L’arcidiocesi di Giakarta in festa per i suoi 200 anni di vita
  • Appello dei vescovi coreani per l’odierna Giornata della Vita: occorre la collaborazione di tutti per diffondere la cultura della vita
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Ucraina, accordo tra Yushchenko e Yanukovich sulle elezioni anticipate - A Gaza, ancora lanci di razzi palestinesi su Sderot
  • Il Papa e la Santa Sede



    “La Chiesa parla tutte le lingue e va incontro a tutte le culture”: nella solennità di Pentecoste, il Papa sottolinea la natura missionaria della Chiesa, animata incessantemente dallo Spirito Santo

    ◊   Nella grande festa di Pentecoste, al Regina Caeli in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha messo l’accento sulle caratteristiche essenziali e qualificanti della Chiesa, che ebbe il suo inizio solenne proprio con la discesa dello Spirito Santo. Il Papa ha sottolineato come Roma sia “il nome concreto della cattolicità e della missionarietà” ed ha ribadito che la Chiesa “parla tutte le lingue e va incontro a tutte le culture”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
       
    Nell’avvenimento straordinario della Pentecoste, la Chiesa ebbe il suo solenne inizio con la discesa dello Spirito Santo: è quanto sottolineato da Benedetto XVI, che ha ricordato come cinquanta giorni dopo la Pasqua, lo Spirito Santo scese sulla comunità dei discepoli, “assidui e concordi nella preghiera”, radunati “con Maria, la madre di Gesù” e con i dodici apostoli. Proprio in questo passo di San Luca, negli Atti degli Apostoli, ha detto il Papa, possiamo trovare le note “essenziali e qualificanti della Chiesa”:

      La Chiesa è una, come la comunità di Pentecoste, che era unita nella preghiera e “concorde”: “aveva un cuore solo e un’anima sola”. La Chiesa è santa, non per i suoi meriti, ma perché, animata dallo Spirito Santo, tiene fisso lo sguardo su Cristo, per diventare conforme a Lui e al suo amore. La Chiesa è cattolica, perché il Vangelo è destinato a tutti i popoli e per questo, già all’inizio, lo Spirito Santo fa sì che essa parli tutte le lingue. La Chiesa è apostolica, perché, edificata sopra il fondamento degli Apostoli, custodisce fedelmente il loro insegnamento attraverso la catena ininterrotta della successione apostolica.
     E la Chiesa, ha proseguito, “è per sua natura missionaria”. Dal giorno di Pentecoste, infatti, lo Spirito Santo “non cessa di spingerla sulle strade del mondo, fino agli estremi confini della terra e fino alla fine dei tempi”. E’ questa, ha detto, “una realtà che possiamo verificare in ogni epoca” ed è già “come anticipata nel Libro degli Atti degli Apostoli”. Qui, infatti, leggiamo del passaggio del Vangelo dagli Ebrei ai pagani, da Gerusalemme a Roma, che sta ad indicare “tutti i popoli che sono al di fuori dell’antico popolo di Dio”.

     
    In effetti, gli Atti si concludono con l’arrivo del Vangelo a Roma. Si può allora dire che Roma è il nome concreto della cattolicità e della missionarietà, esprime la fedeltà alle origini, alla Chiesa di tutti i tempi, a una Chiesa che parla tutte le lingue e va incontro a tutte le culture.

     
    Il Papa non ha poi mancato di sottolineare che la prima Pentecoste avvenne quando la Madonna era presente “in mezzo ai discepoli nel Cenacolo di Gerusalemme e pregava”. Anche oggi, è stata la sua invocazione, affidiamoci alla sua materna intercessione affinché “lo Spirito Santo scenda in abbondanza sulla Chiesa del nostro tempo e riempia i cuori di tutti i fedeli e accenda in essi il fuoco del suo amore”. Dopo il Regina Caeli, salutando i pellegrini di lingua francese ha ribadito l’auspicio che lo Spirito di Pentecoste susciti nuovi operatori di pace. In polacco, ha salutato i membri del Movimento delle Famiglie Nazaretane. Poi, in tedesco, ha ringraziato le bande musicali tedesche e austriache, che hanno preso parte ad una parata dedicata al Santo Padre in occasione del suo 80.mo compleanno. Infine, in italiano, un pensiero speciale a quanti soffrono a causa di gravi malattie:

     
    In questa giornata, che le autorità italiane hanno dedicato in modo speciale al “sollievo della sofferenza” dei malati gravi, assicuro la mia preghiera per i pazienti e per quanti si impegnano ad assicurare loro cure adeguate, ma anche speranza e sostegno. A tutti auguro una buona domenica illuminata dallo Spirito Santo!
     
    (Applausi)

     
    Dunque, al Regina Caeli, il Papa ha salutato i membri del Movimento delle Famiglie Nazaretane. Al microfono di Alessandro Gisotti, l’animatore del movimento in Olanda, Carlo Sala, si sofferma sul significato della Pentecoste per la vita delle famiglie cristiane:

    La prima cosa che mi viene in mente è che lo Spirito Santo è lo Spirito santificatore; la famiglia è un po’ come una chiesa familiare, una specie di laboratorio, dove tutti hanno la possibilità di santificarsi. Santificarsi non è facile, però la famiglia è un laboratorio eccezionale per questo. Noi ci ispiriamo alla Famiglia di Nazareth, perché anche noi possiamo avere Maria, se la invitiamo a stare a casa nostra, possiamo avere Gesù Cristo nell’Eucaristia che cerchiamo di ricevere giornalmente, e l’abbiamo negli avvenimenti familiari di tutti i giorni che cerchiamo di leggere alla luce della fede. Cerchiamo di vedere come Dio sia presente nella nostra vita quotidiana, familiare, quello che si aspetta da noi come genitori, come cresciamo i bambini, come insegniamo loro il linguaggio della fede ...

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    Vivere la Pentecoste come un’esperienza sempre nuova: la riflessione di padre Raniero Cantalamessa

    ◊   Sull’odierna solennità di Pentecoste e sul modo in cui, nella Chiesa, l’elemento carismatico si concilia con quello istituzionale, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione di padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia:
     
    R. - La solennità di Pentecoste non è solo una celebrazione, un ricordo. E’ una realtà, un’esperienza. Sant’Agostino distingueva le feste cristiane tra quelle che avvengono in modo di anniversario e quelle che avvengono in modo di mistero. Quelle che avvengono come anniversario, celebrano il ritorno, il giorno in cui un certo fatto è avvenuto. Invece, le feste che si celebrano “in misterio”, tra le quali lui poneva in primo luogo la Pasqua, non solo ricordano il fatto, ma lo rinnovano. Per cui la cosa importante a Pentecoste dovrebbe essere che ognuno entri dentro il mistero e si aspetti con fede viva che quello che è successo quel giorno, succeda di nuovo.

     
    D. - Lo Spirito Santo rinnova costantemente il cuore dei fedeli. Come invocare il suo aiuto nella testimonianza quotidiana del Vangelo?

     
    R. – Credo che la liturgia ci dia delle buone indicazioni, soprattutto delle buone occasioni per farlo. Per esempio, chi recita la Liturgia delle Ore sa che l’ora terza, che si celebra nella mattina, è sempre un ricordo della Pentecoste. E poi ognuno dovrebbe avere qualche suo modo particolare. Per esempio, per me, il modo quotidiano è quello di dire almeno la prima riga del “Veni Creator”: “Vieni Spirito Creatore, riempi il cuore dei tuoi fedeli”. Sarebbe bene fermarsi un momento e chiedere quella che io chiamo l’unzione dello Spirito. L’unzione dello Spirito significa permettere allo Spirito Santo di agire in noi, di agire attraverso le nostre parole, le nostre decisioni.

     
    D. – Come si conciliano nella Chiesa l’elemento carismatico, animato appunto dallo Spirito Santo, e l’aspetto istituzionale?

     
    R. – Non sono contrapposti, perché anche nell’aspetto istituzionale certamente è presente lo Spirito Santo! Per esempio, l’elemento più importante della istituzione della Chiesa sono i Sacramenti. Ora, l’Eucaristia avviene per opera dello Spirito Santo. Chi trasforma il pane nel Corpo di Cristo è lo Spirito Santo. E’ vero, però, che c’è questa dimensione più libera, meno strutturata, meno istituzionalizzata che si chiama “l’azione carismatica”, che consiste nel fatto che lo Spirito Santo dà dei doni diversi ad ogni battezzato, come dice il Vaticano II nella “Lumen Gentium”, per l’edificazione del Corpo di Cristo. Questi due elementi, anche se vengono dallo stesso Spirito, a causa della debolezza umana, dei nostri limiti, spesso risultano un po’ in dialettica, se non in contrapposizione. A volte io dico ai miei amici carismatici che l’istituzione e i carismi sono come due bracci della Croce: l’istituzione è la croce dei carismatici e i carismatici sono spesso la croce dell’istituzione! Tutte e due, però, hanno bisogno l’uno dell’altro, perché non possono vivere, non possono formare davvero la croce se non sono uniti.

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    L’Umbria festeggia la Beatificazione di mons. Carlo Liviero, vescovo di Città di Castello, definito dal cardinale José Saraiva Martins “amico di Dio e degli uomini”

    ◊   Umbria in festa per la Beatificazione di mons. Carlo Liviero, vescovo di Città di Castello e fondatore della Congregazione delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore, spentosi nel 1932. Stamani, nella piazza Duomo di Città di Castello, gremita di fedeli, il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, ha presieduto il solenne rito di Beatificazione a cui hanno preso parte anche molti bambini delle scuole volute dal Beato Liviero. Nella sua omelia, il cardinale Saraiva Martins lo ha definito “amico di Dio e profeta di Dio, amico degli uomini e profeta per gli uomini”. Carlo Liviero, ha detto ancora il porporato, ha applicato il Vangelo “nella propria vita e tra la sua gente, rispondendone ai più urgenti bisogni: al bisogno di cielo, innanzi tutto, e poi al bisogno di pane, di salute, di educazione, di difesa, di riscatto, di pace, di comunione”. Sulla figura del nuovo Beato, Giovanni Peduto ha intervistato suor Maria Annunziata Ghidotti, che ha lavorato alla Causa di Beatificazione del fondatore:

    R. – Carlo Liviero nasce a Vicenza il 29 maggio 1866; è stato ordinato sacerdote il 20 novembre 1888; dal 1889 svolge il suo servizio di parroco a Gallio, diocesi di Padova. Nel 1899 viene nominato arciprete ad Agna, in provincia di Padova. Il 6 gennaio 1910, San Pio X lo nomina vescovo di Città di Castello, dove giunge il 28 giugno. Come vescovo, mons. Liviero sprona continuamente i suoi sacerdoti perché siano ardenti di zelo, uomini di preghiera, abbiano cura delle loro chiese, annuncino con passione il Vangelo. Si adopera per raggiungere ogni persona, a qualunque ceto sociale appartenga, perché tutti hanno il diritto alle sue cure. Predilige i poveri, coloro che sono privi di voce, che sono oppressi dal più forte e dall’ingiustizia sociale. Nel 1915, dà inizio all’opera del Sacro Cuore, accogliendo i bambini delle famiglie cadute in miseria a causa della guerra e fonda la Congregazione religiosa delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore. Mons. Liviero conclude la sua esistenza il 7 luglio 1932, all’età di 66 anni, in seguito ad un incidente automobilistico avvenuto sulla strada per Pesaro dove si recava a far visita ai suoi bambini poveri che si trovavano al mare.

     
    D. – Qual è stato il carisma particolare del fondatore del suo istituto?

     
    R. – Il carisma di Carlo Liviero è un carisma di carità e di amore che attinge alla compassione e alla tenerezza del Cuore di Cristo ed è rivolto ai piccoli, ai sofferenti, ai poveri, agli abbandonati. E’ un carisma aperto a tutte le opere di cristiana carità. Oggi ne sono depositarie le Piccole Ancelle del Sacro Cuore che, seguendo i passi di Carlo Liviero, continuano sui sentieri della carità.

     
    D. – Ci spieghi un po’ il contesto nel qual è vissuto il nuovo Beato...

     
    R. – Carlo Liviero vive in un contesto storico abbastanza difficile. Siamo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Si fanno strada gli ideali del laicismo e del socialismo, che tentano di sconfiggere il mondo cristiano e cattolico con idee e speranze subdole. Si diffondono idee filosofiche che investono la politica e la religione e prende piede il modernismo. Carlo Liviero, sia da parroco che da vescovo, di fronte alle ostilità e agli attacchi contro la Chiesa e il Papa, diventa un coraggioso difensore mentre di fronte alle ingiustizie rivolte a lui, non dà peso e non si difende.

     
    D. – Vuole raccontarci un episodio significativo della sua vita?

     
    R. – Carlo Liviero ha un’illimitata fiducia nella Divina Provvidenza, ma nello stesso tempo è prudente e accorto. Una testimonianza riporta che un giorno, giunto all’Ospizio – perché la Congregazione inizialmente si chiamava “Ospizio Sacro Cuore” – arrivò con una cambiale in mano, preoccupato per non avere l’importo sufficiente per il pagamento. Invita le suore a pregare la Provvidenza. Si narra che mentre ritorna al vescovado, per via incontra una signora a lui sconosciuta che gli offre una busta con l’importo esatto della cambiale!

     
    D. – Suor Annunziata, qual è il messaggio che il nuovo Santo ci tramanda?

     
    R. – Lascia un messaggio di amore che non giudica, che accoglie; un amore gratuito e disinteressato che si china sui piccoli, sui poveri, sugli abbandonati e sugli esclusi, su coloro che non hanno voce, seguendo l’esempio del cuore compassionevole di Gesù. 

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    Oggi in Primo Piano



    Alla Conferenza di Firenze sulla Famiglia, l’esortazione della società civile al governo italiano, affinché investa più risorse nelle politiche familiari

    ◊   Con gli interventi del premier italiano, Romano Prodi, e del ministro delle politiche per la Famiglia, Rosy Bindi, si è conclusa ieri a Firenze la Conferenza nazionale sulla Famiglia, convocata dal governo. Per un bilancio di questa tre giorni di confronto e dibattiti, la nostra inviata a Firenze, Gabriella Ceraso, ha intervistato il presidente delle ACLI, Andrea Olivero:


    R. – Sicuramente, dobbiamo partire da una constatazione, cioè che si è cercato il dialogo realmente, con serietà e con una forte disponibilità all’incontro. In particolare, da parte del ministro Bindi, che nella sua introduzione e anche, devo dire, nelle conclusioni ha recepito molte indicazioni che sono state date in questi giorni. Siamo però non del tutto soddisfatti, perché mi pare che sia ancora lontana la consapevolezza, da parte degli altri esponenti del governo che sono intervenuti, di quanto sia necessario invertire la rotta. Ecco, noi ci saremmo aspettati anche di sapere con maggiore precisione qual è l’obiettivo che si vuole perseguire, anche l’obiettivo economico.

     
    D. – Coppie di fatto e diritti individuali sono entrati in vario modo nella discussione che doveva essere una discussione, appunto, sulla famiglia. Secondo lei, dopo questa Conferenza, sono cambiate le cose, sono stati fatti dei passi in avanti?

     
    R. – Noi avevamo detto fin dall’inizio che, quando si fosse parlato davvero di famiglia, si fosse iniziato a far comprendere che la famiglia fondata sul matrimonio secondo il dettato costituzionale, diveniva un oggetto privilegiato di attenzione da parte delle istituzioni, più facilmente si sarebbe potuta trovare anche una soluzione per i diritti individuali delle persone che vivono nelle convivenze. Noi abbiamo riscontrato nella questione PACS-DICO un problema ideologico, cioè un’affermazione, appunto, di diritti di taluni soggetti quando non veniva ancora riconosciuto nemmeno il diritto fondamentale, riconosciuto dalla Costituzione, della famiglia. Noi cattolici abbiamo un’autentica passione per i diritti e crediamo che l’allargamento dei diritti non svilisca assolutamente la famiglia, purché questo venga fatto con attenzione e salvaguardando quelle che sono le prerogative che la Costituzione chiarisce in maniera nettissima.

    E sul ruolo chiave della famiglia per la vita sociale - sottolineato dal Papa anche nell’udienza di ieri ai Giovani Imprenditori di Confindustria - Luca Collodi ha intervistato il segretario generale della CISL, Raffaele Bonanni:

    R. – Dal funzionamento della famiglia dipende il benessere di tutti, così come il bene comune. Eppure le politiche economiche a sostegno della famiglia non ci sono, sono frammentare, sono propagandistiche. Noi riteniamo che la famiglia sia in difficoltà perché all’interno vi sono persone molto deboli, a partire dalla donna. Accumuliamo, così, due problemi, due primati assurdi: il primo è che abbiamo il minor numero di donne impegnate nel lavoro e, allo stesso tempo, siamo il Paese che ha meno bambini. Si ha, quindi, bisogno da una parte, di sostenere le politiche della maternità. Vanno bene gli assegni familiari, ma bisogna anche invitare le imprese a tenere e ad assumere le donne. C’è poi l’altra questione degli anziani in casa: offro un solo dato, la Germania ha stanziato sette miliardi di euro, noi invece solo 100 milioni di euro…

     
    D. – Cosa può fare il sindacato per una più equa ridistribuzione della ricchezza a vantaggio proprio della famiglia, che è il nucleo della società?

     
    R. – La CISL ha sempre e storicamente privilegiato, nelle sue politiche economiche e nelle sue indicazioni nei confronti dei governi, la famiglia, anziché il singolo individuo. E questo proprio perché siamo fortemente legati ad alcuni principi e ad alcuni orientamenti, tant’è che noi chiediamo riguardo alla donna molto più di altri sindacati. Siamo più insistenti sulla questione della donna autosufficiente e siamo coloro che chiedono a ripetizione politiche a favore dell’infanzia sia con gli assegni familiari, sia anche e soprattutto con i servizi, altrimenti il carico ricade maggiormente ed inevitabilmente sulla donna. Chiediamo politiche fiscali per sostenere queste condizioni e mai sul piano individuale, ma proprio sul piano familiare.

     
    D. – La famiglia per la Costituzione italiana è un perno centrale per lo sviluppo sociale del Paese. Perché la politica non fa la sua parte?

     
    R. – Perché ci sono posizioni ideologiche, culturali che saltano a piè pari la famiglia e si dirigono verso l’individuo. E’ una storia lunga ed è un problema di impostazione culturale.

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    Al Seminario Romano Maggiore, il I Convegno del “Movimento Gruppi di preghiera Figli Spirituali di Giovanni Paolo II” incentrato sul legame tra Maria e Karol Wojtyla

    ◊   Ha festeggiato, ieri, il suo primo anno di vita con un convegno al Seminario Romano Maggiore, il “Movimento Gruppi di preghiera Figli Spirituali di Giovanni Paolo II”. L’associazione, già riconosciuta a livello diocesano e che organizza incontri di preghiera e di formazione nella Basilica romana di Santa Maria degli Angeli, ha proposto una riflessione sulla figura di Maria nella vita di Giovanni Paolo II. Sul legame particolare fra Karol Wojtyla e la Madonna, Tiziana Campisi ha intervistato mons. Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, che ha preso parte al convegno:

    R. – Giovanni Paolo II ha avuto un rapporto di devozione, un rapporto di affetto verso la Madonna che è stato un grande insegnamento per tutta la Chiesa. Per certi aspetti ci ha aiutato a riscoprire Maria. Giovanni Paolo II ci ha aiutato a riscoprire la Madonna a partire dalla Scrittura. Pensiamo alla pagina dell’Annunciazione, l’Angelo che viene mandato da Dio a bussare alla porta della libertà di Maria, per chiedere a Lei: “Offrimi il tuo cuore, il tuo grembo, come culla per il più grande avvenimento di tutta la storia”. Pensiamo poi al viaggio di Maria verso Elisabetta e il Magnificat. Il Magnificat è la più bella profezia contenuta nella Scrittura, una profezia di quello che accadrà fino al ritorno di Gesù. Maria dice: “Dio rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili”. Pensiamo ancora a Maria a Betlemme, prima adoratrice di Dio fatto uomo. Pensiamo ancora a Maria nella presenza silenziosa a Nazareth. E pensiamo ancora a Maria all’inizio della vita pubblica di Gesù a Cana. Gesù inizia il suo ministero, inizia con un grande miracolo, e Maria è Colei che intercede. Pensiamo ancora a Maria presente accanto alla Croce. Gesù coinvolge Maria e dice: “Donna, ecco tuo figlio”. Vuol dire: “Tu che raccogli tutta la bellezza della femminilità, ecco tuo Figlio. Io, la tua maternità, che è la maternità più bella e, quindi, è un dono che io posso fare all’umanità, la dono a Giovanni, la dono alla Chiesa, la dono all’umanità. Attraverso la tua maternità fai sentire l’amore di Dio. Attraverso la tua maternità, traduci all’umanità l’amore di Dio”. Ed è quell’atto che fonda la devozione nei confronti di Maria.

     
    D. – Ci può spiegare il significato dell’affidamento a Maria, compiuto da Giovanni Paolo II?

     
    R. – L’affidamento a Maria che Giovanni Paolo II volle fare in modo straordinario e anche corale nel 1984 fu quell’atto che poi ha preparato alla caduta del Muro di Berlino e alla caduta anche dei regimi atei nell’est dell’Europa. Tutti sappiamo cosa è accaduto dopo il 1984 fino al 1991. E’ stato un cadere di un muro dietro l’altro fino a quando si è ammainata, il 25 dicembre del 1991, la bandiera rossa sul Cremlino. L’affidamento a Maria non è demandare a lei quello che spetta a noi, non significa dire: “Maria, affidiamo a te il problema, pensaci tu, noi ci mettiamo da parte”. No, affidarsi a Maria vuol dire: “Noi ti riconosciamo come il modello della fede, come Colei che ha detto il più bel sì, come Colei che sa, conosce tutta la strada della fede, perché l’ha percorsa. Ci affidiamo a te. Aiutaci a fare con te il cammino della fede”. L’atto di affidamento, quindi, ha un valore dinamico. E’ un mettersi a disposizione per camminare. E’ un consegnarsi, perché si possa crescere nella fede, perché Maria ci aiuti a diventare fedeli discepoli come lo è stata Lei.

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    Al Festival di Cannes, il regista turco-tedesco Fatih Akin si aggiudica il Premio della Giuria ecumenica Signis

    ◊   Cerimonia di premiazione e di chiusura tra poche ore per il 60.mo Festival del Cinema di Cannes. Edizione che ha schierato nomi notissimi del panorama cinematografico internazionale e non poche pellicole di comprovato spessore artistico. Già assegnato il Premio della Giuria ecumenica Signis al regista turco-tedesco Fatih Akin. Il servizio di Luca Pellegrini:

    A poche ore dall’inizio della cerimonia di chiusura, nel corso della quale saranno consegnate le “Palme” per questo 60.mo Festival cinematografico, rimane difficilissimo tracciare le fila dei favoriti tra i 22 film in competizione. Marina Sanna, capo-redattore della “Rivista del Cinematografo” e membro italiano della Giuria del Premio Signis, riferisce del clima che si sta vivendo in queste ore al Festival:

     
    E’ molto difficile, anche perché siamo tutti curiosi di sapere chi vincerà la Palma d’Oro, ma anche chi vincerà i premi come migliore attore, come migliore attrice. Oggi davano come favorito, dal punto di vista della stampa internazionale, il film dei Fratelli Cohen, “No Country for Old Men”, ma come ogni anno, alla fine le previsioni – soprattutto a Cannes – si ribaltano. Abbiamo visto ottimi film, grandi autori, anche da Kim Ki-duk a Wong Kar-wai ai Fratelli Cohen stessi; ci sono state alcune sorprese che speriamo vengano riconosciute stasera in questa 60.ma edizione che non ha mai avuto un concorso così forte fino adesso.
     
    La Giuria ecumenica è già giunta alla proclamazione del vincitore. Ci può dire con quali criteri avete valutato i film in competizione e con quali motivazioni siete giunti ad assegnare il Premio Signis?

     
    Non è la prima volta che faccio parte della Giuria ecumenica; è stato particolarmente difficile quest’anno, come credo sarà difficile per la Giuria ufficiale, proprio per l’alta qualità dei film in concorso. La Giuria ecumenica guarda i film in concorso non solo da un punto di vista artistico, ma anche dal punto di vista del contenuto, del messaggio che dev’essere comunque un messaggio che contiene dei valori umani universali, che parla alla gente, che ha un occhio alla spiritualità. Insomma, da questo punto di vista, alla fine, abbiamo dato il premio al regista turco-tedesco Fatih Akin per “The Age of Heaven”. Il film di Fatih Akin racconta i destini incrociati in Germania e in Turchia, di uomini e donne di origini differenti. Non a caso, appunto, si chiama “Dall’altra parte”, se si può fare una traduzione del titolo in italiano. La complessità delle relazioni, come la richiesta di scambi tra persone differenti, ma soprattutto i temi maggiori sono quello molto forte della filiazione, cioè il rapporto tra madre e figli, tra padre e figli, il bisogno di sentirsi figli e di riconoscersi nei padri; il sacrificio e la riconciliazione.

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    Chiesa e Società



    Prosegue in Brasile la conferenza di Aparecida. Al centro dei lavori la missione della Chiesa, fondata sul dialogo per indicare al popolo “la Via, la Verità e la Vita"

    ◊   Alla vigilia della Pentecoste, ieri, la celebrazione dell’Eucaristia è stata presieduta dal cardinale Clàudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, che nella sua omelia ha rivolto un saluto speciale alle migliaia di pellegrini che ogni anno durante questa grande festa che ricorda la nascita della Chiesa affollano il Santuario della Madonna Aparecida. Un saluto affettuoso – ha affermato il porporato - per “tutti coloro che arrivano fin qua per offrire alla Madre di Dio le loro sofferenze, talvolta la propria povertà, la condizione di disoccupati, ma anche allegrie, speranze, aneliti e progetti”. Rammentando le parole di Benedetto XVI, che “è venuto a chiederci di essere discepoli di Gesù con convinzioni forti e con grande adesione personale e comunitaria”, il card. Hummes, ha aggiunto: “Non possiamo restare a casa; dobbiamo uscire, andare incontro a coloro che non partecipano più alla vita della comunità dei cristiani”. La Grande missione – ha proseguito – “ci deve spingere ad andare ovunque, parrocchie, case, scuole, per annunziare Cristo, per essere solidali, facendo nostra l’opzione preferenziale per i poveri. In nome di Gesù e del suo Vangelo, forti dal fatto che Lui stesso si fece carne tra i poveri, dobbiamo indicare al popolo la Via, la Vita e la Verità”. Già venerdì scorso, il card. Hummes aveva illustrato alla stampa contenuti, metodi e scopi della “Missione Continentale”. Una missione che implica un atteggiamento di ascolto. “Dobbiamo ascoltare tutti – ha spiegato - perché ognuno senta di essere considerato e amato per aprire così un dialogo che porti alla lettura del Vangelo, alla preghiera, cercando riposte ai bisogni spirituali e materiali. Più che annunciare la dottrina occorre trasmettere vita, stili di vita, esempi”. Non bisogna quindi investire solo nella ragione. “Dobbiamo incontrare l’essere umano integrale, così come accade, quando ci si incontra con Gesù, con la ragione ma anche con i sentimenti”. Questa Missione - ha precisato inoltre il porporato – “deve raggiungere tutti i livelli sociali per coinvolgere nell'evangelizzazione i molteplici aspetti dell'educazione, della salute, dell’economia, della politica, delle scienze, della cultura e dei mass media”. Visitare le famiglie nelle loro case è importante, ma non è l’unico metodo. Occorre arrivare ad ogni battezzato – ha concluso rivolgendosi soprattutto a sacerdoti e religiosi - per capire i motivi dell’allontanamento dalla pratica religiosa. Sempre ieri, nell’incontro con la stampa, il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e Itineranti e mons. José Luis Lacunza, vescovo della diocesi panamense di David, hanno parlato delle trasformazioni culturali nella regione e dei migranti. Il card. Poupard, dal canto suo, ha sottolineato ancora una volta l’importante sfida che la Chiesa deve affrontare nell’ambito dell’evangelizzazione della cultura. (A cura di Luis Badilla Morales)

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    Diverse manifestazioni in Sud America per la Giornata mondiale dell’Africa. Da Cuba al Brasile, al Venezuela, ribadita la vicinanza al continente africano

    ◊   “È un dovere per noi africani e cubani ricordare i tanti compagni di lotta caduti per la liberazione dell’Africa. I 36 Stati che esistevano nel nostro Continente nel 1963 (quando nacque l’Organizzazione per l’Unità Africana, dal 2002 sostituita dall’Unione Africana, ndr) – oggi sono diventati 54: vogliamo che questa diversità sia vista come una ricchezza e come la nostra forza”. E’ quanto ha affermato Pascal Onguemby, decano del corpo diplomatico africano presente a Cuba, ieri all’Avana, alle celebrazioni per la Giornata mondiale dell’Africa, organizzate in diversi Paesi sud americani come Venezuela, Brasile e Colombia, in contemporanea con numerose nazioni africane. Come riporta l’agenzia MISNA, per Sergio Corrieri, presidente dell’Istituto cubano di amicizia tra i popoli, “l’Africa ha sempre dato prova di amore, fraternità e solidarietà con il popolo cubano, per questo siamo qui a festeggiarla”. Da Brasilia, il presidente Luiz Ignácio Lula da Silva, che ha ricevuto al Palazzo del Planalto 22 ambasciatori del Continente, ha ribadito che “la priorità della politica estera brasiliana è rafforzare le relazioni con l’Africa”. Anche in Venezuela sono state numerose le iniziative per la Giornata mondiale dell’Africa che ha coinciso con il ‘Dia del Cimarrón’, termine usato la prima volta nella ‘Real Cédula’ dell’11 marzo 1531 per definire gli schiavi ribelli in fuga dalle piantagioni delle colonie spagnole d’America. “È una data poco menzionata dalla storia ufficiale – ha evidenziato Jesus Garcia consigliere per gli Affari Africani del ministero degli Esteri di Caracas - non a caso abbiamo deciso di ricordarla in concomitanza con la Giornata dell’Africa, per dimostrare l’importanza della diaspora africana nel nostro Paese”. (E. B.)

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    Nel 2006, la Caritas italiana ha speso 37 milioni di euro per sostenere progetti in favore dei poveri nel mondo

    ◊   Un impegno economico di 37 milioni di euro spesi nel 2006 per aiutare i poveri e promuovere la giustizia in Italia e nel mondo. E’ la cifra che racchiude centinaia di attività, progetti ed iniziative portate avanti lo scorso anno da Caritas italiana, illustrate nei giorni scorsi ai vescovi italiani, riuniti in Assemblea generale, da mons. Mario Paciello, vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva e membro di presidenza di Caritas italiana. La Caritas - sottolinea l'agenzia SIR - ha constatato come i dati sulla povertà in Italia non migliorino. Nel 2006 sono stati presentati 226 progetti da parte di 137 Caritas diocesane e sono state realizzate iniziative in Italia per quasi 21 milioni di euro in favore di minori, immigrati, rifugiati, donne in difficoltà, vittime della tratta, senza dimora, famiglie, carcere e ambiente. Oltre all’emergenza tsunami, per far fronte alla quale sono stati raccolti 32 milioni di euro, che hanno consentito di avviare progetti negli otto Paesi coinvolti, nel 2006 sono stati realizzati progetti in 88 Paesi. Tutte le attività nei vari ambiti – promozione, formazione, comunicazione, animazione, immigrazione, servizio civile, emergenze nazionali e responsabilità per l’ambiente, progetti nel mondo, educazione alla mondialità, riconciliazione e conflitti dimenticati – saranno illustrate nel dettaglio nel Rapporto annuale 2006. (E. B.)

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    L’arcidiocesi di Giakarta in festa per i suoi 200 anni di vita

    ◊   L’arcidiocesi indonesiana di Giakarta ha celebrato, ieri, il bicentenario della sua erezione. A presiedere la celebrazione eucaristica, in mattinata, l’arcivescovo di Giakarta, il cardinale Julius Darmaatmadja. Come riporta l'agenzia MISNA, agli spettacoli artistici, che si sono svolti in uno stadio della città, hanno partecipato anche diverse cariche istituzionali e dirigenti del ministero per la Religione. Come ha spiegato il presidente del comitato organizzativo, Pieneke Mariana Sutandi, l’evento punta a rievocare la creazione della prima Prefettura apostolica nel 1807 a Batavia, antico nome di Giakarta, seguita nel 1902 dalla nascita di altre diocesi a Papua e nelle Molucche, e nel 1905 nel Kalimantan e a Sulawesi. La consapevolezza di questa tradizione, ha aggiunto Pieneke, dovrà servire anche a incoraggiare i cattolici, che sono oltre 6,2 milioni su una popolazione di circa 210 milioni, ad assumere un ruolo più rilevante nella società indonesiana. Attualmente nell’arcidiocesi sorgono 53 chiese cattoliche per circa mezzo milione di fedeli. (A. M.)

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    Appello dei vescovi coreani per l’odierna Giornata della Vita: occorre la collaborazione di tutti per diffondere la cultura della vita

    ◊   Rispettare oggi e sempre il diritto alla vita. E’ l’appello diffuso dai vescovi coreani in occasione della “Giornata della Vita”, che si celebra oggi in Corea nel giorno di Pentecoste. Per l’occasione – riporta l’agenzia Fides - la Conferenza episcopale ha diffuso un messaggio, firmato dal presidente della Commissione episcopale di Bioetica, mons. Xavier Ahn Myong, in cui si esprime “seria preoccupazione per la crisi che il valore della vita attraversa nella società di oggi”. “Qualunque persona o mezzo violi il valore di una vita innocente non può essere giustificato, anche se è un mezzo per raggiungere un fine buono”, sottolinea il messaggio, ricordando che la vita umana non è mai un mezzo ma sempre un fine. Il presule cita poi l’esempio di embrioni umani, depositari della vita, utilizzati per sperimentazione o in vista di profitto economico. “Nessuno – afferma - può arrogarsi il diritto di porre fine a una vita, e nessuna autorità può legittimamente autorizzare o avallare questo diritto”. Il messaggio sottolinea che “l’essere umano va rispettato in quanto persona fin dal momento del suo concepimento” e che “rendere un embrione umano oggetto di ricerca significa uccidere un altro essere umano”. Il messaggio esorta fedeli e cittadini coreani a contribuire e diffondere nelle coscienze di tutti una “cultura della vita”, sensibilizzando soprattutto i giovani, le coppie sposate e le famiglie. Per questo - conclude - occorre la collaborazione degli insegnanti, dei ricercatori, degli scienziati, dei politici e di quanti operano nei mass media. (E. B.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Ucraina, accordo tra Yushchenko e Yanukovich sulle elezioni anticipate - A Gaza, ancora lanci di razzi palestinesi su Sderot

    ◊   - “Abbiamo trovato un compromesso e l’uscita dalla crisi politica”: con queste parole, il presidente ucraino, Viktor Yushchenko, ha annunciato ieri notte l’accordo raggiunto con il premier, Viktor Yanukovich, per convocare elezioni parlamentari anticipate il prossimo 30 settembre. L’accordo segna un allentamento della tensione che era arrivata al massimo tra il presidente filo-occidentale ed il premier filo-russo, quando ieri due mila soldati del ministero degli Interni, a lui fedeli, avevano iniziato a marciare verso Kiev. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

    Le parti si sono impegnate a non intromettersi nel lavoro del sistema giudiziario ed a cambiare la composizione della Commissione elettorale. Martedì e mercoledì prossimi la Rada, il Parlamento ucraino, si riunirà in sessione straordinaria per mutare la legge elettorale. A settembre verrà utilizzato uno speciale sistema elettronico per evitare brogli. Il premier Yanukovich ha invitato tutti a continuare a lavorare insieme per superare qualsiasi futuro problema. Yushchenko ha poi negato di aver ordinato a truppe del ministero degli Interni di venire a Kiev. Vi sono solo dei movimenti di reparti della polizia per garantire l’ordine pubblico in occasione della partita di calcio Dinamo Kiev - Shaktior Donetsk valevole per la finale della coppa d’Ucraina. Allo stadio Respublikanskij nella capitale sono attesi oltre 60 mila spettatori, di cui 27 mila tifosi da Donetsk, nella regione orientale del Paese slavo. La speranza di tutti a Kiev è che veramente questo accordo, che per il momento pone fine alla gravissima crisi istituzionale iniziata il 2 aprile scorso con lo scioglimento del Parlamento, possa reggere, evitando quanto successo in altre occasioni nel recente passato. (Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato)

    - “Agiremo senza limiti di tempo e senza alcun condizionamento da fattori esterni. Non ci sarà immunità per chi è coinvolto nel terrorismo”: è quanto ha affermato il premier israeliano, Ehud Olmert, mentre continuano a Gaza i lanci di razzi palestinesi verso la città di Sderot, che oggi hanno causato la morte di un civile. L’attacco è stato rivendicato dalle Brigate Ezzedin al-Qassam, braccio armato di Hamas. Ieri, nel corso di raid israeliani su Gaza, erano morti 5 membri delle forze speciali di Hamas, che ha rifiutato di offrire una tregua “all'occupante sionista” e ha incitato a “colpire”. E mentre al Cairo sono in corso colloqui tra Fatah e Hamas con la mediazione egiziana, è stato rivendicato dalle Brigate dei martiri di al-Aqsa, braccio armato di al Fatah, l’attentato di ieri sera contro agenti delle forze di sicurezza a Gerusalemme est. Nella sparatoria ingaggiata tra le parti erano rimasti uccisi due miliziani palestinesi.

    - In Libano, nuovi combattimenti tra miliziani integralisti di Fatah al-Islam e soldati dell'esercito libanese sono scoppiati, ieri sera, nel campo profughi palestinese di Nahr al-Bared, alla periferia di Tripoli. Dopo tre giorni consecutivi di combattimenti, una tregua era scattata martedì scorso, ma già giovedì e venerdì era stata brevemente violata per due volte. Intanto, il leader di Fatah al-Islam, Chaker Abssi, in un video diffuso dalla tv satellitare, Al Jazeera, è apparso per la prima volta a volto scoperto, affermando che il suo gruppo non vuole minacciare il Libano, ma ha come nemici solo gli ebrei e gli americani. E ieri l’UNICEF ha lanciato un allarme per la situazione all’interno del campo profughi, dove si trovano ancora “almeno 10 mila civili” costretti a vivere come “ostaggi”. “La sicurezza dei bambini e delle famiglie che si trovano ancora nel campo, così come il loro accesso agli aiuti – ha affermato in un comunicato – deve essere la priorità per tutte le parti”.

    - In Iraq, altri otto soldati americani sono rimasti uccisi negli ultimi quattro giorni: lo ha annunciato, ieri sera, il Comando USA a Baghdad. Ritrovati, inoltre, nella capitale almeno venti cadaveri nelle ultime 24 ore. Intanto, in una lettera intercettata da servizi di intelligence occidentale, il numero due di al Qaeda, Al-Zawahiri, avrebbe invitato il responsabile del braccio iracheno dell'organizzazione a esportare la Jihad nell’intero Medio Oriente. Lo rivela il Sunday Times nella sua edizione online. Il progetto espansionistico, mirato a Libano, Palestina e Siria, ricorda quello della “Grande Siria”, già delineato dal medico egiziano due anni fa.

    - In Afghanistan, la polizia ha confermato la liberazione dei tre ostaggi afghani che erano stati rapiti due mesi fa dai guerriglieri talebani nel sud del Paese con due operatori umanitari francesi, liberati in precedenza. La notizia della liberazione “senza pagamenti” era stata annunciata stamani dagli stessi talebani sul loro sito Internet e tramite un portavoce. Intanto, la polizia, affiancata dalle forze USA, ha arrestato la notte scorsa due comandanti talebani legati alla rete di al Qaeda nelle province di Khost e Nangarhar.

    - E’ stato riconfermato per il 31 maggio prossimo l’incontro tra il capo negoziatore sul nucleare iraniano, Ali Larijani, e il responsabile della Politica Estera Comune della UE, Javier Solana. Nella prima mattinata, il ministero degli Esteri di Teheran aveva annunciato il rinvio dell’incontro a data da destinarsi. Nei giorni scorsi, l'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) aveva presentato un nuovo rapporto sulle attività nucleari iraniane, che evidenzia un forte incremento, nonostante tre risoluzioni consecutive del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, che ribadivano l'invito alla sospensione. E l’Iran ha espresso soddisfazione per le parole di Mohammed el Baradei, direttore dell’AIEA, che nei giorni scorsi ha invitato la comunità internazionale a riconoscere a Teheran il diritto ad arricchire l'uranio in scala ridotta. Affermazioni per le quali Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Giappone hanno protestato con lo stesso el Baradei. In particolare, il futuro primo ministro britannico, Gordon Brown, si è rifiutato di escludere completamente l'eventualità di un intervento armato contro la Repubblica islamica.

    - Massiccia affluenza ai seggi, oggi in Siria, per il referendum nel quale 12 milioni di cittadini sono chiamati a pronunciarsi su un nuovo mandato, di sette anni, al presidente Bashar al Assad, candidato unico. Il partito Baas, al potere dal 1963, ha rivolto un appello a votare “sì”, mentre il principale gruppo d'opposizione siriano, promotore della cosiddetta Dichiarazione di Damasco, ha chiesto di boicottare il referendum. Assad “ha lasciato intendere che ci saranno cambiamenti – ha dichiarato il gruppo, in una dura presa di posizione alla vigilia del referendum – ma questo sistema totalitario non cambia in nessun modo che possa portare a riforme politiche”.

    - In Spagna, oltre 35 milioni di cittadini sono chiamati alle urne oggi per le elezioni amministrative. In palio, 13 regioni su 17 e 8.111 comuni. Il voto rappresenta un importante test per il governo di Zapatero e la sua maggioranza, composta da socialisti e movimenti autonomisti, prima delle elezioni politiche del prossimo anno.

    - Seggi aperti oggi e domani anche in Italia, per le elezioni amministrative. A rinnovare sindaci e consigli di 830 comuni, tra i quali 25 capoluoghi di provincia e presidenti e consigli di 7 province, sono circa 10 milioni di elettori. Alle ore 12.00 l’affluenza era del 14,7% per le elezioni comunali e dell’11,2% per le provinciali. Nei 21 comuni siciliani, dove si stanno svolgendo i ballottaggi, era invece del 9,2%, contro il 12,8% della precedente tornata.

    - In Irlanda, il partito di centrodestra del premier uscente, Bertie Ahern, ha conquistato la maggioranza relativa nelle politiche di giovedì, pur scendendo da 80 a 78 seggi. Lo riferisce la BBC on line, presentando i risultati pressoché definitivi delle consultazioni. In ascesa, il principale partito di opposizione, il Fine Gael, che passa da 32 a 51 seggi. Per governare, saranno determinanti i gruppi intermedi.

    - Andiamo nella Repubblica Democratica del Congo. Almeno 12 civili sono stati uccisi, ieri sera, nel villaggio di Kaniola, nel Sud Kivu, in un attacco attribuito ai ribelli hutu rwandesi che occupano la regione. Lo hanno annunciato oggi fonti del governo.

    - Centinaia di birmani si sono radunati a Yangon, in Myanmar (ex Birmania), per il 17.mo anniversario della vittoria del partito della dissidente, Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace nel 1991. Nel 1990, la Lega nazionale per la democrazia (LND) vinse le elezioni, i cui risultati non sono mai stati riconosciuti dalla giunta militare. La leader democratica, contro la quale la giunta birmana ha deciso due giorni fa il prolungamento di un anno degli arresti domiciliari, ha trascorso in tale condizione quasi 11 degli ultimi 17 anni.

    - Migliaia di venezuelani sono scesi in piazza a Caracas per protestare contro la chiusura della televisione RCTV, ordinata dal presidente, Ugo Chavez. Il governo ha deciso di non rinnovare, dopo 53 anni, la licenza alla rete, colpevole di avere appoggiato nel 2002 la tentata sollevazione popolare contro il presidente. Ufficialmente, il ministro delle Telecomunicazioni giustifica la scelta con la necessità di frequenze per un nuovo canale pubblico, che trasmetterà programmi di utilità sociale.

    - Non si arrestano le piogge torrenziali in Texas, dove le inondazioni nella contea di Bell hanno già provocato cinque morti, due dei quali bambini. Interi quartieri di Killeen, a 120 chilometri da Austin, capitale dello Stato, sono invasi dalle acque. Secondo il quotidiano locale, Austin America-Statesman, vi sarebbe anche un disperso, travolto con la sua auto dall'acqua. Le forti piogge erano cominciate due giorni fa.

    - Sono giunti a Lampedusa, in Sicilia, i 27 immigrati clandestini soccorsi, ieri sera, dalla nave Orione della Marina militare italiana, a circa 60 miglia dalle coste libiche, dopo essere rimasti aggrappati per oltre 24 ore alle gabbie per l’allevamento dei tonni, trainate da un rimorchiatore maltese. L’unità era intervenuta a conclusione di una giornata contrassegnata da convulse trattative diplomatiche tra Malta e la Libia, che si erano rifiutate di prestare soccorso agli immigrati. Gli extracomunitari, provenienti da Ghana, Nigeria e Camerun, sarebbero in buone condizioni di salute. (A cura di Roberta Moretti)
      
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 147

     

     
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