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SOMMARIO del 25/05/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Una fede viva e radicata, risorsa per tutto il Paese: all'indomani del discorso del Papa alla CEI, i commenti di mons. Russotto, del prof. Diotallevi e Martinez del Rinnovamento nello Spirito
  • Le udienze
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La conferenza stampa di mons. Begnasco conclude l'Assemblea generale della CEI
  • Conferenza di Firenze sulla famiglia. Don Colmegna: la povertà delle famiglie sta assumendo il volto della normalità
  • La comunità internazionale celebra la Giornata mondiale per l'Africa
  • Le sfide dell'evangelizzazione al centro della Conferenza di Aparecida
  • A 400 anni dalla morte, la Chiesa ricorda Santa Maria Maddalena de' Pazzi, mistica carmelitana
  • 16 bande musicali tedesche e austriache sfilano a Roma per gli 80 anni di Benedetto XVI
  • Chiesa e Società

  • Il governo iracheno promette “pieno sostegno” e “protezione” ai cristiani perseguitati in Iraq. Anche il mondo musulmano iracheno condanna gli attacchi
  • Grande gioia del nunzio apostolico in Costa d’Avorio, l’arcivescovo Cassari, per la visita del cardinale Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace
  • Giappone: nelle modifiche alla Carta Costituzionale in discussione, la Chiesa chiede libertà di culto e separazione fra Stato e religione
  • Caritas Manila: scuola gratis per 10 mila studenti poveri
  • Allarme ONU: in Bolivia, un bambino su quattro soffre la fame
  • Dal 3 giugno, in Vaticano, XVIII Assemblea generale di Caritas Internationalis: “Chiederemo al G8 il rispetto degli impegni per la lotta alla povertà”

  • In Nuova Zelanda, dal 29 al 31 maggio, la Conferenza sul Dialogo interreligioso in Asia e nel Pacifico
  • Padre Gianbattista Zanchi eletto superiore generale del PIME per un secondo mandato
  • Italia: eseguito, a Palermo, il primo trapianto bipolmonare a un paziente sieropositivo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Apprensione per il lancio di missili, da parte della Corea del Nord, nel mar del Giappone – Negli Stati Uniti, approvata la legge per il rifinanziamento delle missioni in Iraq e in Afghanistan
  • Il Papa e la Santa Sede



    Una fede viva e radicata, risorsa per tutto il Paese: all'indomani del discorso del Papa alla CEI, i commenti di mons. Russotto, del prof. Diotallevi e Martinez del Rinnovamento nello Spirito

    ◊   Ha destato ampia eco il discorso pronunciato ieri da Benedetto XVI ai vescovi italiani, riuniti a Roma per la 57.ma Assemblea generale della CEI. Il Papa ha espresso la certezza che in Italia, “la fede cattolica e la presenza della Chiesa rimangono il grande fattore unificante” della nazione ed “un prezioso serbatoio di energie morali per il suo futuro”. Sulle parole di Benedetto XVI, Giovanni Peduto ha intervistato mons. Mario Russotto, vescovo di Caltanissetta e membro della Commissione episcopale per la famiglia e la vita:

    R. – Io penso che, da uno sguardo esterno, può sembrare che la fede non sia più il collante del popolo italiano. Noi che siamo pastori, e i nostri sacerdoti che vivono in mezzo al popolo, possiamo vedere come ci sia la fede, anche se talora di carattere devozionale, una fede che unisce il popolo. A questa prima elementare dimensione di fede occorre aggiungere un itinerario catechistico formativo, perché la fede diventi conoscenza di Dio e, dunque, incontro vero con Cristo Gesù.

     
    D. – Il tema cruciale della famiglia. Il Papa ha appoggiato i vescovi circa la loro presa di posizione inerente a questo argomento, nonché il Family Day…

     
    R. – Sì, io penso che in quanto pastori siamo chiamati ad annunciare innanzitutto la bellezza del Vangelo del matrimonio e del Vangelo della famiglia. Solo formando delle famiglie veramente cristiane possiamo dare un volto nuovo alle famiglie e, dunque, alla società italiana.

     
    D. – L’Italia è divenuto un Paese ad alto tasso di immigrazione…

     
    R. – Sì, adesso l’immigrazione è diventata forte. Io penso, però, che bisogna da una parte celebrare quella accoglienza che ha sempre distinto la Chiesa italiana, dall’altra, non puntare innanzitutto sulla differenza, ma sul “proprium” del cristianesimo. Noi non dobbiamo dire che siamo altro rispetto alle altre religioni, ma dobbiamo saper annunciare anche a loro la bellezza unica e irripetibile di Cristo Gesù unico Salvatore del mondo. Dobbiamo sapere annunciare la fede, che si fa anche carità nella storia.

    Nel suo discorso alla CEI, Benedetto XVI ha messo, dunque, l’accento sul radicamento della fede cattolica nella società italiana. Ecco il commento del sociologo Luca Diotallevi, professore all’Università Roma Tre, intervistato da Fabio Colagrande:
     
    R. - Benedetto XVI ha compreso, sottolineato e riproposto il carattere particolarissimo del cattolicesimo popolare italiano. Un cattolicesimo che non è senza riferimenti e che nello stesso tempo non è un cattolicesimo solo d'élite, ma ha nei vescovi, nei sacerdoti, nelle parrocchie, nell'associazionismo un riferimento saldo, che gli consente di essere presente in tutti gli strati della vita del Paese.

     
    D. - C'è un passaggio in particolare che proprio si riferisce alle sue parole: il Papa ha detto: "La fede è viva e profondamente radicata e la Chiesa è una realtà di popolo"...

     
    R. - Sono valori importanti ed è poi bello vedere come queste parole vengano conciliate con una riproposizione rigorosa del principio della distinzione fra potere politico e dimensione religiosa. Distinzione, questa, che non sopprime la responsabilità che tutta la Chiesa, a partire dai pastori, ha di dialogare con le istituzioni. E' interessante che dopo questo richiamo alla distinzione tra Dio e Cesare, il Papa collochi il riferimento agli impegni per la valorizzazione della famiglia, anche a livello legislativo, e il suo personale plauso per il Family Day del 12 maggio. In questo caso capiamo molto bene come l'impegno della Chiesa e dei credenti per la famiglia sia un impegno non per la rivendicazione di una verità propria, ma di un bene per tutti.

     
    Pur rivolgendosi ai presuli, Benedetto XVI ha messo l’accento sulla vivacità del laicato cattolico italiano. Apprezzamento che è insieme un’esortazione ad affrontare con fiducia le tante sfide presenti. E’ quanto sottolinea Salvatore Martinez, presidente del “Rinnovamento nello Spirito” in Italia, intervistato da Alessandro Gisotti:

    R. – Il Papa invita i vescovi e le comunità cristiane a guardare a questi processi che, ancora una volta, ha definito di relativizzazione della verità, di relativizzazione dell’etica nel nostro Paese. Bisogna guardarli con grande apertura, soprattutto di cuore. Nell’intervento del Santo Padre si coglie il bisogno di riaffermare l’attenzione per ciò che è bene per l’uomo e che diventa il bene comune per il nostro Paese. Credo che questo sia un invito, ancora una volta, aperto a superare le tante distinzioni, le tante autoreferenzialità che serpeggiano non soltanto nella vita sociale, ma che possono tentare anche la vita della Chiesa, a partire dai movimenti e dalla comunità cristiana, nelle sue varie espressioni. Un invito, quindi, all’unità, all’unità in nome della fede, ma soprattutto in nome del bene dell’uomo.

     
    D. – Il Papa ha messo l’accento sull’aspetto gioioso della fede….

     
    R. – Se si toglie al cristianesimo il suo segreto, che è proprio la comunicazione gioiosa di una buona notizia, questo messaggio appassisce ed appassisce soprattutto nel cuore dell’uomo. Il Santo Padre, guardando al Family Day, ha messo in evidenza come la famiglia sia ancora profondamente radicata nel cuore dell’uomo, nella vita degli italiani, dei cattolici italiani che rappresentano la stragrande maggioranza dei cittadini del nostro Paese. E' importante questo testimoniare la gioia che deriva dalla fede. Festa di popolo, festa della famiglia, il Papa ha definito il Family Day. Bisognerebbe passare di gioia in gioia, di festa in festa, perché questa è in realtà la forza della fede quando opera profondamente nelle anime. Non dobbiamo sentirci estranei a questo destino di gioia, che Gesù Cristo è venuto a portare col Vangelo. E’ un destino che trova l’alleanza della speranza in quello che è il cammino della vita. Pertanto, c’è da ascoltare e riascoltare le parole del Santo Padre. Gioia che deriva dall’incontro personale con Cristo – ha detto – e che si alimenta della preghiera: è quello che dovremmo ordinariamente riscoprire nelle nostre comunità, ma anche e soprattutto nelle nostre case e nelle nostre famiglie.

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    Le udienze

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in successive udienze mons. Renato Corti, vescovo di Novara, e mons. Elio Tinti, vescovo di Carpi, entrambi in visita "ad Limina", e un altro gruppo di presuli della Conferenza episcopale del Mozambico, anch’essi in visita "ad Limina". Questo pomeriggio riceverà l’arcivescovo Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Un articolo dal titolo “Il Cardinale Giovanni Colombo instancabile difensore della famiglia e della vita umana”: Milano ha ricordato il suo antico Pastore a quindici anni dalla morte.

    Servizio estero - In evidenza l'Iraq: il Congresso Usa approva la legge sul rifinanziamento della missione.

    Servizio culturale - Un articolo di Marco Testi dal titolo “Tendere all'unità attraverso la divisione”: nell’“Ellisse” di Domenico Iannaco una poesia di ossimori.
     Servizio italiano - In rilievo il tema degli incidenti sul lavoro.

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    Oggi in Primo Piano



    La conferenza stampa di mons. Bagnasco conclude l'Assemblea generale della CEI

    ◊   La famiglia, il valore del matrimonio, le difficoltà che i giovani vivono oggi e l’importanza del contributo delle Chiese e delle religioni all’Unione Europea. Sono questi alcuni fra i temi toccati dal presidente della Conferenza episcopale italiana mons. Angelo Bagnasco nell’incontro con i giornalisti al termine della 57.ma Assemblea generale della CEI che si è svolta in Vaticano. Il servizio di Tiziana Campisi.

    L’arcivescovo di Genova, alla sua prima conferenza stampa come presidente della CEI, ha voluto innanzitutto ricordare il giovane fotografo dell’agenzia Catholic Press Photo, Daniele Colarieti, 32 anni, morto ieri in seguito ad un malore che lo ha colpito mentre era al lavoro nei pressi dell’Aula del Sinodo. Rispondendo poi alle domande dei cronisti il presule ha annunciato che la Nota Pastorale sul Convegno ecclesiale di Verona sarà pubblicata fra circa un mese e che sottolineerà in particolare l’invito ad essere testimoni di speranza cristiana e ad immergersi come portatori di quest’ultima nel vissuto della gente. Sull’intervento del presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano alla Conferenza nazionale sulla famiglia che si sta svolgendo a Firenze, mons. Bagnasco ha detto di condividere la “grande passione per il bene comune del Paese” e “il desiderio di trovare convergenze, collaborazione ed elementi di unità” a tal proposito. Quindi il presule ha ribadito il valore fondamentale della famiglia fondata sul matrimonio, sottolineando come priorità la necessità di una educazione al matrimonio, all’affettività e all’amore. E sempre a proposito di famiglia, il presidente della CEI si è soffermato sulle difficoltà che oggi i giovani incontrano se vogliono sposarsi. Per mons. Bagnasco occorre impegnarsi per rimuovere il più possibile queste difficoltà legate alla precarietà del lavoro, che non permette ai giovani di progettare una famiglia, e alla fatica di trovare una casa. L’arcivescovo di Genova ha ribadito inoltre la necessità del “rispetto dei veri diritti individuali” che meritano una risposta, veri diritti individuali che sono quelli che derivano “da una concezione corretta della persona umana”. “Il nostro umanesimo - ha ricordato - ha al suo cuore una concezione antropologica importante”. Su Chiesa e politica il presule invece ha precisato: “A noi interessa richiamare l'importanza e la chiarezza dei principi per illuminare le coscienze. Come Chiesa ci rivolgiamo non solo ai politici ma a tutti. Tutti dobbiamo essere coerenti con tali principi che possono derivare dalla fede cristiana o che possono essere individuati dalla ragione, dal buon senso, che la fede illumina ma non sostituisce o annulla”. Quindi ha precisato: “Non ogni parola o affermazione della Chiesa è sempre e dovunque una professione di fede. Non tutto ciò che dice la Chiesa è professione di fede, non tutto ha valore confessionale”. Circa i dati riguardanti l’8 per mille della dichiarazione dei redditi a favore della Chiesa cattolica, mons. Bagnasco ha detto che rispetto al 2006 sono stati versati quest’anno 61 milioni e 336 mila euro in più, segno anche che il buon senso comune della gente sa discernere il bene e il vero al di là di conflittualità e polemiche che per lo più si realizzano a livello mediatico. Sul testamento biologico forte poi il richiamo al valore della vita umana che - ha detto - la Chiesa continuerà a promuovere di fronte a chi nega la sua centralità. Quanto all’Europa mons. Bagnasco ha affermato che è importante, nel cammino che l’Unione sta compiendo, il contributo della Chiesa cattolica, delle altre Chiese cristiane e delle altre religioni. L’umanesimo che nel continente ha radici giudaico-cristiane, dovrebbe esser assunto senza esclusioni, ha precisato: “L’Europa ha un’anima culturale e spirituale. La sola economia non basta”. Ma c’è anche la tendenza nichilistica da combattere, tendenza per la quale sembra che ogni scelta debba essere equivalente. Infine, sul possibile ingresso della Turchia ha invece osservato: “L’Europa sa bene quali sono le origini di questo Continente ed entrarvi significa portare un contributo alla costruzione di un soggetto, l’Europa appunto, significativo per il mondo intero”.




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    Conferenza di Firenze sulla famiglia. Don Colmegna: la povertà delle famiglie sta assumendo il volto della normalità

    ◊   Seconda giornata a Firenze della Conferenza nazionale sulla famiglia, promossa dal governo. Fino a questa sera i lavori si svolgono al palazzo dei Congressi, nell’ambito di 10 sessioni suddivise in 24 gruppi di esperti, con un presidente e un relatore, che domani porterà le conclusioni al plenum della Conferenza. In mattinata, breve relazione introduttiva delle singole aree tematiche, poi l’inizio dei lavori nei singoli settori, che proseguirà fino a sera. Obiettivo è approfondire questioni urgenti in varie sfere di interesse legate alla famiglia ed elaborare proposte. Per i particolari da Firenze, il servizio di Gabriella Ceraso:

    Le famiglie sono al crocevia di tre grandi questioni culturali e sociali: la responsabilità educativa verso i giovani, la solidarietà tra le generazioni e la sfida della società multiculturale. Così, ieri, il ministro della Politiche Familiari, Rosy Bindi. E oggi a questi tre ambiti sono dedicate altrettante sessioni delle 10 riunite da circa due ore. Sociologi e pedagogisti in questo caso a confronto per capire in che termini le sfide di una società multiculturale e multireligiosa influiscono sulle trasformazioni della famiglia, come si arriva a diventare e a restare famiglia oggi sotto la spinta di mutamenti demografici, bassa fecondità, invecchiamento, oppure come recuperare la responsabilità educativa del nucleo familiare, fondamentale per trasmettere valori, competenze e sentimenti. Ma di famiglia in queste ore si parla anche in termini di diritto: quindi, pari opportunità, valorizzazione della soggettività familiare; in termini di risorse economiche, casa, tariffe e consumi e di welfare. La priorità in economia va alla riforma degli assegni familiari, indistintamente dalla posizione lavorativa delle famiglie e agli sgravi fiscali mirati; per i servizi, al primo posto c’è l’infanzia: più asili nido, adeguati ai livelli europei e controllati dalle regioni. Particolare rilievo hano preso nuove proposte: quali un tribunale e un giudice speciale per la famiglia, un intervento straordinario sull’occupazione delle donne specie al Sud con tutela della maternità e riforma dei congedi parentali. Infine, occhio particolare ad ambiti delicati: sessioni specifiche stanno lavorando alla riforma della legge sugli affidi e al sostegno obbligatorio post-adozione, all’istituzione di un Fondo per le non autosufficienze e al contrasto della pedofilia.

     
    “Sono le famiglie le vere protagoniste e ora si deve riflettere su come sostenerle”. Così, il relatore della sessione Famiglie e fragilità, don Virgilio Colmegna presidente della Fondazione "Casa della Carità" per anni legato alla Caritas lombarda. Al microfono di Gabriella Ceraso, don Colmegna ripercorre la fase di avvio dei lavori e le prospettive di questa giornata:

    R. - Uno degli elementi che sta emergendo è che le famiglie sono diventate protagoniste. Quindi, adesso è il momento della riflessione. Abbiamo davanti a noi un problema molto serio che anche ieri è emerso in tutti gli interventi, con tante sfumature diverse: qualche volta con retorica, qualche volta di sostanza; la famiglia è un asse strategico anche nella lotta alla povertà, nella ridistribuzione per l'equità solidale, nel tema della giustizia, soprattutto anche nella prospettiva etica ed educativa. La famiglia è un soggetto vero, non è un soggetto fatto semplicemente di individui. Pone il "noi" dentro alla società anche in termini di fragilità, di rottura dei legami, pone il senso del tempo ... quindi, tutta questa dimensione forte che dal punto di vista culturale deve essere una realtà di cui dobbiamo diventare anche orgogliosi. Noi cattolici abbiamo posto un problema culturale, che ha dei suoi riflessi di natura politica. Ieri, il presidente Napolitano credo che abbia dato una visione solida, costituzionale, democratica. Ormai tutti dicono: "Senza scontri", ma gli scontri non si fanno proprio perché ci sono i problemi concreti da affrontare.

     
    D. - Ecco: nella vostra sessione "Fragilità", rientrano tanti elementi: la famiglia che accoglie persone disabili, la famiglia che ha malati terminali, la famiglia insomma aggravata da tanti pesi. Quali sono le priorità che voi indicherete?

     
    R. - Innanzitutto, questo tema forte ed è un approccio di carattere culturale, di una rivalutazione della famiglia, di un sostegno, che nessun intervento può esser fatto colpevolizzando le famiglie. E per questo, soprattutto dal punto di vista della salute mentale, l'associazionismo dei familiari che chiede di non essere solo e chiederà dei servizi pubblici, territoriali, aperti anche il sabato e la domenica, di mettere al centro la persona sofferente.

     
    D. - La povertà: un elemento che è stato toccato sia dall'ISTAT sia, ancora prima, da mons. Bagnasco. Secondo lei, come si può contrastare?

     
    R. - Spessissimo la povertà è anche una lettura familiare, assume il volto della normalità non più solo il volto dell'emergenza. E quindi, come tale va affrontata ridistribuendo anche delle scelte molto forti, non assistenzialistiche. Credo che questo sia un bisogno strutturale, non possiamo solo tornare all'idea dei pacchi-dono, dei pacchi-viveri che pure, poi, serviranno nelle situazioni di emergenza; la povertà è un dato così ampio, che ha bisogno di affrontare la non-monetizzazione del problema ma la ristrutturazione dei servizi.

     
    D. - Lei crede che, qui, non rimarranno solo parole?

     
    R. - Io lo spero. Siamo qui anche per questo. Un po' di diffidenza c'è, che è legittima, ma ho trovato però una voglia di stare dentro e di rilanciare questo, che non è un compito di destra, sinistra o centro, ma è una centralità perché la famiglia attraversa tutte le culture, forse questo è diventato un soggetto forte. E credo che su questo ci sia un risultato positivo.

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    La comunità internazionale celebra la Giornata mondiale per l'Africa

    ◊   Oggi la comunità internazionale celebra la Giornata per l'Africa: un occasione per fare il punto sui problemi, le speranze e i traguardi raggiunti nel continente. Il Papa più volte ha esortato alla solidarietà verso l'Africa. Il segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon, in un messaggio per la Giornata, plaude ai passi avanti compiuti per lo sviluppo e la pace nei Paesi africani, ma sottolinea la necessità di condividere il dolore e la frustrazione di questi popoli di fronte ai drammi della povertà, della fame, delle pandemie e dell’analfabetismo. Ma ricordare l’Africa per un giorno solo può servire? Roberta Gisotti lo ha chiesto a padre Carmine Curci, direttore della rivista dei missionari comboniani “Nigrizia”:
     
    R. – Indubbiamente no, ma è necessario dare la giusta importanza a questo continente nonostante tutto, nonostante le difficoltà, nonostante le aree di crisi, tra cui sottolineiamo ancora la questione del Darfur, dove i massacri continuano "grazie" al governo centrale di Khartoum, la situazione in Somalia, che è ancora tesa e gli scontri continuano nella capitale Mogadiscio. Certo, sono stati fatti anche dei passi avanti. Ricordiamo a questo riguardo il cammino di transizione della Costa d’Avorio e, guardando al futuro, a luglio si terranno le elezioni in Sierra Leone, dopo 10 anni di guerra civile, che permetteranno finalmente di passare ad un altro governo. L’Africa è un continente che cammina. L’Africa non è soltanto situazioni di miseria e di fame.

     
    D. – Nel suo messaggio per questa Giornata, Ban Ki-moon segnala alcune nuove strutture politiche come il nuovo partenariato per lo sviluppo dell’Africa, il nuovo parlamento panafricano e il Consiglio di pace e sicurezza dell’Unione Africana. Lei che opinione ha al riguardo?

     
    R. – Per quanto riguarda il nuovo partenariato chiamato NEPAD, che compie quest’anno cinque anni, dobbiamo in realtà essere molto onesti e dire che ha deluso le aspettative degli africani. Doveva rappresentare una strada per sviluppare l’Africa, ma in realtà ha sempre portato avanti sempre più una ideologia neoliberista dell’economia, dimenticando invece gli aspetti culturali e le realtà concrete della gente. Il parlamento panafricano fa ancora difficoltà a presentarsi come tale, per prendersi quindi a cuore le realtà del continente africano. Ci sono ancora troppe difficoltà sia economiche sia di tipo ideologico. Per quanto riguarda il Consiglio di pace e sicurezza dell'Unione Africana la questione irrisolta del Darfur mostra la poca forza anche di questo organismo.

     
    D. – Su cosa bisogna, quindi, puntare maggiormente per il rilancio di questo continente?

     
    R. – Ciò che impressiona chi accompagna l’Africa negli ultimi 10 anni è la società civile ed è proprio questa società civile che la Comunità internazionale deve sostenere. E’ sempre più forte il fatto che i nuovi leader politici africani nasceranno all’interno di questa società civile, che è a diretto contatto con le popolazioni. Un secondo elemento di grande speranza per l’Africa è rappresentato dalle donne. Le donne stanno, infatti, acquistando un ruolo importante a livello politico così come a livello economico. Il terzo elemento è rappresentato dai passi avanti della stampa, che è una stampa che diventa sempre più indipendente. E infine, la Chiesa cattolica, che attraverso le Commissioni di Giustizia e Pace sta acquistando un ruolo di grande interlocutore, mantenendo così una grande attenzione sulla realtà africana. La Chiesa cattolica, quindi, soprattutto in vista del secondo Sinodo per l'Africa che si celebrerà nel 2009, sta già cominciando a creare – e questo lo fa già da alcuni anni – una coscientizzazione delle realtà africane nelle comunità cristiane.

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    Le sfide dell'evangelizzazione al centro della Conferenza di Aparecida

    ◊   Le difficoltà dell’evangelizzazione nella diversità di lingue e culture al centro del 12.mo giorno di lavori della V Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e dei Caraibi, inaugurata da Benedetto XVI lo scorso 13 maggio ad Aparecida, in Brasile. Il servidio è di Roberta Moretti:

     Da segnalare, tra gli interventi, quello di mons. Alvaro Leonel Ramazzini Imeri, presidente della Conferenza episcopale del Guatemala, che ha evidenziato l’emergere, nel Paese, del cosiddetto fenomeno del “supermercato del sacro” che, con diverse proposte pseudo-religiose, tende a “relativizzare la persona di Gesù, offrendo proposte interpretative suggestive e singolari, con lo scopo di relativizzare l’impegno di fede dei credenti cattolici”. Da parte sua, mons. Luis Augusto Castro Quiroga, presidente dei vescovi della Colombia, ha dedicato il suo intervento alla grande questione dei cambiamenti culturali in atto nel Paese e in tutta la regione. Per rispondere alle nuove esigenze della società colombiana e latinoamericana – ha spiegato il presule – “occorre disegnare con creatività comunitaria una nuova azione apostolica, pastorale, che dia priorità assoluta all’annunzio di Gesù Cristo e all’iniziazione cristiana. La nostra – ha concluso – deve essere una pastorale dell’inclusione e mai dell’esclusione, capace di costruire unità e consenso a partire dalle diversità”. E della diversità di lingue e culture nei Caraibi ha parlato mons. Robert J. Kurtz, vicepresidente della Conferenza episcopale delle Antille. Il presule ha evidenziato le difficoltà della missione evangelizzatrice della Chiesa nell’arcipelago, sottolineando la necessità di lavorare a un piano pastorale unificato. Da segnalare, infine, il contributo degli osservatori di tradizione evangelica che partecipano alla Conferenza di Aparecida. Nel loro saluto di ringraziamento, pronunciato il 18 maggio scorso, gli osservatori hanno riconosciuto “la testimonianza e la preminenza della Chiesa cattolica romana nell’evangelizzazione” dell’America latina. “Questa presenza cattolica – hanno rilevato – ha generato una fede ricca in diverse espressioni religiose, che sono riuscite a radicare il messaggio di Cristo nelle varie culture presenti nel nostro continente, sia in quelle autoctone che in quelle originate da migrazioni successive, che hanno contribuito a dar forma ai volti meravigliosamente diversi dei nostri popoli dell’America Latina e dei Caraibi”.

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    A 400 anni dalla morte, la Chiesa ricorda Santa Maria Maddalena de' Pazzi, mistica carmelitana

    ◊   400 anni fa, il 25 maggio 1607, moriva, a 41 anni, Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, mistica carmelitana nata e vissuta a Firenze, ardente promotrice della riforma della Chiesa. Numerose oggi le celebrazioni, promosse sia dalla famiglia carmelitana in tutto il mondo sia dalla Chiesa fiorentina. Ma quale influsso ha avuto questa Santa nella Chiesa? Giovanni Peduto lo ha chiesto al teologo carmelitano padre Bruno Secondin:
     
    R. – Un influsso particolarmente fecondo, soprattutto riguardo alla sua passione per la riforma della Chiesa, al suo amore al Verbo Incarnato, ma anche riguardo alla sua stessa esperienza che è fatta non tanto di riflessioni personali su qualche idea di Dio, ma per esempio quando andava in estasi, lei partiva sempre dal testo letto nella Liturgia ed è perciò particolarmente interessante il suo patrimonio, poiché ci porta ad essere quello che noi vorremmo essere e che non riusciamo ad essere e cioè capaci di portare il mistero celebrato alla profondità personale, ad una riflessione meditativa che è fede amante, che è contemplazione ardente. Lei, forse anche più di Santa Teresa, è riuscita a mostrare il legame fra esperienza personale mistica e celebrazione del mistero eucaristico, che è la fonte anche dell’autenticità di ogni mistica. Una terza cosa è il fatto che ha sempre percepito la sua comunità nei momenti di estasi, anche i più accesi, come presente e coinvolta in questa sua esperienza. Non ha mai vissuto la sua esperienza mistica come un’ascesa verticale che escludesse gli altri. Ha sempre sentito la sua comunità come beneficiaria, ma anche come oggetto della sua intercessione e del suo stesso amore del mistero inesprimibile di Dio.

     
    D. – E’ ancora attuale il suo messaggio a quattrocento anni dalla morte?

     
    R. – Ci sono molte possibilità di sentirla vicina: il legame tra Liturgia ed esperienza spirituale; la passione per una Chiesa che allora faticava a mettersi sul corretto rinnovamento e che oggi non sempre riesce ad avere questo slancio di purificazione e di fedeltà autentica, ma anche la sua capacità di dire le cose di Dio con un gusto estetico, con le immagini, con il linguaggio, con le parole - a volte anche contorte - per esprimere un qualcosa che non era esprimibile. E’ molto vicina a noi. C’è poi la sua sensibilità missionaria: per lei la missionarietà non era tanto offrire qualcosa affinché gli altri si convertissero, ma era mettersi in qualche modo dalla parte di coloro che non riescono a percepire il dono della salvezza, e quasi abbracciarli perché si avvicinino, come del resto ha fatto Santa Teresina. Teologicamente, letterariamente, come persona calda e forte, con il coraggio di parlare di una Chiesa che deve veramente appassionarsi per un volto pulito e fedele al suo Signore, ecco questa Santa ci è davvero molto vicina. Certo, il suo linguaggio è un linguaggio del Cinquecento, è quindi un po’ difficile per chi non ha molto familiarità. Io che l’ho studiata a lungo, l’ho trovata veramente capace di ispirarmi per le tante cose che sento molto attuali.

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    16 bande musicali tedesche e austriache sfilano a Roma per gli 80 anni di Benedetto XVI

    ◊   Saranno oltre mille i musicisti, appartenenti a sedici bande musicali tedesche e austriache, che renderanno omaggio a Benedetto XVI per i suoi 80 anni sfilando, domani pomeriggio, nei loro tipici costumi e con i loro strumenti, per le vie di Borgo e di Prati a Roma. Una colorata parata storica divenuta un atteso appuntamento annuale. Servizio di Luca Pellegrini.


    Nell’ambito dei festeggiamenti per l’80° genetliaco del Santo Padre e dopo il caloroso successo riservato lo scorso anno, tornano a Roma le bande musicali tedesche e austriache per una colorata sfilata che attraverserà alcune vie storiche di Roma, coinvolgendo oltre mille musicisti in gran parte di provenienza bavarese, terra di nascita del Papa. Organizzata dalla Courtial International e dal XVII Municipio di Roma, la finalità di questo appuntamento divenuto annuale è quello di favorire lo scambio interculturale nel segno della musica e della gioia, riproponendo antiche e nuove tradizioni che Oltralpe sono nel cuore dei fedeli ed immagine di una religiosità popolare mai venuta meno. La sfilata, che partirà domani pomeriggio alle ore 16 da Via della Conciliazione, terminerà in Piazza San Pietro, ove le bande eseguiranno tutte insieme l’Inno Europeo, ossia il famoso Inno alla Gioia della IX Sinfonia di Beethoven. Domenica, poi, si ritroveranno ancora una volta in Piazza San Pietro a mezzogiorno per partecipare alla recita del Regina Caeli e ricevere la benedizione del Santo Padre, al quale offriranno l’esecuzione, con i loro strumenti, di un tipico brano religioso tedesco, “Grosser Gott wir loben Dich”. A mons. Heiner Koch, vescovo ausiliare di Colonia, che nel pomeriggio di oggi celebrerà una Santa Messa nella Basilica Vaticana per tutti i partecipanti, i quali accompagneranno la celebrazione eseguendo musiche del loro repertorio tradizionale, abbiamo chiesto quale dimensione della religiosità popolare esprimono queste bande tedesche con la loro originale presenza a Roma e in Vaticano:

     
    Viele dieser Musikanten, die zu dem grossen Fest kommen, ...
    Molti dei musicisti che sono venuti per questa grande festa sono cattolici per tradizione e per nascita. In realtà, lo sono anche nel loro intimo. Nel corso della vita, però, il legame con la fede è venuto diminuendo, si è affievolito. Le tradizioni, le usanze, le bandiere, le divise contribuiscono, però, a mantenere in vita in qualche modo il legame con la fede. In queste tradizioni si conferma il fatto che la fede fa parte di noi come le bandiere, come la musica, come le usanze. Tutto dipende ora dal fatto che si sfrutti questa grande occasione per ridare vita alle usanze e alla tradizione per ridare vita alla fede. Questo è un forte elemento di richiamo, che ci può aiutare a richiamare in vita quello che per molti non è più molto vivo.

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    Chiesa e Società



    Il governo iracheno promette “pieno sostegno” e “protezione” ai cristiani perseguitati in Iraq. Anche il mondo musulmano iracheno condanna gli attacchi

    ◊   Il Consiglio dei ministri iracheno ha espresso solidarietà e promesso protezione ai cristiani di Baghdad. In un comunicato ufficiale, citato da AsiaNews, il portavoce del governo di Baghdad ha dichiarato che “il Gabinetto ha esaminato la questione delle minacce e delle espulsioni delle famiglie cristiane di Baghdad da parte di gruppi terroristici. Il Gabinetto – ha aggiunto – ha espresso il suo pieno sostegno, affinché si prendano le necessarie misure per la loro protezione e si provveda a dare loro assistenza nell'affrontare tale minaccia contraria all’ortodossia della nostra religione islamica e alla società irachena, basata sulla tolleranza per tutte le sue componenti, specialmente nei confronti dei nostri fratelli cristiani”. I cristiani iracheni, in patria e all’estero, hanno accolto con favore la dichiarazione del governo, attesa da tempo, dopo le numerose denunce di vescovi e clero; hanno notato, però, che si tratta per ora “solo di intenzioni” e che il comunicato ufficiale non contiene alcun provvedimento “concreto” per arginare la campagna di persecuzione diretta contro la comunità a Baghdad e a Mosul. Sono queste le due città al momento più colpite da violenze, minacce e soprusi, come la confisca dei beni e l’obbligo di convertirsi all’Islam. C’è da dire, comunque, che parte del mondo musulmano si è schierata a favore dei “fratelli cristiani”, tra cui anche il segretario generale del gran mufti dell’Iraq: abbiamo “appreso con tristezza e dolore ciò che sta avvenendo ai nostri fratelli cristiani – ha dichiarato, in un messaggio – e ne condanniamo i responsabili”. (R.M.)

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    Grande gioia del nunzio apostolico in Costa d’Avorio, l’arcivescovo Cassari, per la visita del cardinale Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace

    ◊   La visita in Costa d’Avorio del cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, “ha lasciato un segno indelebile”: è quanto ha affermato all’agenzia MISNA l’arcivescovo Mario Roberto Cassari, nunzio apostolico in Costa d’Avorio, Burkina Faso e Niger. “L’abbraccio di pace tra il presidente Gbagbo e il primo ministro Soro nella cattedrale di Abidjan – ha raccontato l’arcivescovo – è stata trasmessa in diretta televisiva e ha certamente lasciato il segno. Adesso anche la Chiesa è impegnata a far sì che quel gesto abbia un seguito positivo. Lunedì – ha aggiunto – abbiamo visto sui giornali la foto del cardinale che solleva la stretta di mano tra i due protagonisti della storia nazionale di questi ultimi anni ed entrambi, al termine della celebrazione, hanno pubblicamente confermato la portata e la sincerità del gesto”. L’intera visita del cardinale Martino, secondo il nunzio, è stata segnata da momenti particolarmente forti e significativi, a cominciare dall’arrivo del porporato martedì 15 maggio, quando è stato accolto in terra ivoriana da diverse personalità politiche nazionali. Il giorno dopo, il cardinale ha incontrato l’episcopato ivoriano presso la sede della nunziatura, poi ha fatto visita al presidente, quindi al primo ministro, che si è dichiarato cattolico e ha pregato il porporato di riferire al Papa sugli sforzi che si stanno compiendo in Costa d’Avorio per ristabilire la pace. La mattina di giovedì 17 il presidente di Giustizia e Pace ha presentato il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa al Palazzo della Cultura di Abidjan, stipato da oltre due mila persone e alla presenza di numerose autorità pubbliche, tra cui il presidente dell’Assemblea nazionale, Mamadou Koulibaly, e il presidente del Consiglio economico e sociale, Laurant Dona Fologo. (R.M.)

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    Giappone: nelle modifiche alla Carta Costituzionale in discussione, la Chiesa chiede libertà di culto e separazione fra Stato e religione

    ◊   “Dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”: mentre è in discussione in Giappone il progetto di modifica della Costituzione, i vescovi locali riprendono, in una nota, questo principio evangelico, per ribadire che occorre delineare funzioni e ruoli dello Stato e lo spazio delle comunità religiose, nel pieno rispetto reciproco. Intervenendo alla cerimonia commemorativa del 60.mo anniversario delle Costituzione, agli inizi di maggio, il premier giapponese, Shinzo Abe, aveva affermato che “una coraggiosa revisione del regime del dopoguerra e un’approfondita discussione sulla Costituzione condurrà il popolo a tracciare una via nuova verso un’era nuova”, annunciando programmi di cambiamento della Carta. I vescovi giapponesi hanno perciò riproposto e diffuso un messaggio che ricorda e difende l’articolo 20 della Costituzione, che sancisce la separazione delle religioni dallo Stato, il rispetto dei diritti umani, la libertà di coscienza e di fede di ogni singolo cittadino. Il testo - riferisce l'agenzia Fides - compie un excursus storico sui rapporti fra Stato e religione in Giappone e focalizza l’insegnamento della Dottrina Sociale della Chiesa in proposito, facendo riferimento anche al Concilio Vaticano II. I presuli ricordano che “separazione” non significa però che la Chiesa non debba interessarsi di questioni sociali e politiche, che invece è chiamata a illuminare con i valori cristiani, ma che Stato e Chiesa sono reciprocamente autonomi e indipendenti. Alle diverse comunità religiose va lasciata quindi piena libertà di professare il proprio culto e di attuare le proprie pratiche religiose. In particolare, la nuova bozza di Costituzione potrebbe indurre o prevedere atti religiosi compiuti dalle autorità politiche quali “forme di cortesia sociale, cultura o folclore”: un’idea che i vescovi respingono, in quanto lesiva del principio di distinzione fra funzione pubblica e coscienza privata. (R.M.)

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    Caritas Manila: scuola gratis per 10 mila studenti poveri

    ◊   Oltre 10 mila studenti poveri diplomati entro il 2010: è questo l’ambizioso progetto della Caritas di Manila, nelle Filippine, che vuole arrivare così alla cifra record di 300 mila persone istruite gratuitamente dal 1953, anno della sua creazione. Il direttore esecutivo, padre Anton C. T. Pascual, spiega ad AsiaNews che il progetto comprende anche le diocesi suffreganee di Cubao, Kalookan, Novaliches, Paranaque e Pasig. Il piano prevede tutti i gradi di istruzione, dall’elementari alle superiori, e ha bisogno di 32 milioni di pesos per essere realizzato, ma per ora ne sono stati raccolti solo 12. Questo non scoraggia gli operatori Caritas che, come afferma Sheila Conti, che dirige una delle scuole del programma, hanno come motto: “Lavora duro, prega ed abbi fede, perché Dio provvederà”. E aggiunge: “C’è bisogno di tutto, ma non ci perdiamo d’animo. Cerchiamo industrie, compagnie e istituzioni private e pubbliche che possano sostenere l’istruzione dei meno abbienti, e pian piano raccogliamo i frutti”. Secondo i dati ufficiali di Manila, vi sono oltre 830 mila giovani che non frequentano alcuna scuola della capitale. Alla base di questa mancanza vi è la diffusa povertà nella capitale filippina, che non permette alle famiglie di istruire i propri figli. (R.M.)

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    Allarme ONU: in Bolivia, un bambino su quattro soffre la fame

    ◊   In Bolivia, un bambino su quattro soffre di malnutrizione cronica, visto che il 60% della popolazione, circa nove milioni di abitanti, vive in povertà; di questi, il 40% “non può permettersi di dare da mangiare alla famiglia”. E’ quanto emerge dall’ultimo Rapporto stilato dall’ufficio ONU di La Paz, dopo la recente visita del relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto all’alimentazione, Jean Ziegler. Secondo Ziegler, citato dall’agenzia MISNA, lo scenario attuale del Paese andino “è il risultato di una lunga storia di sfruttamento ed emarginazione della popolazione indigena e della privatizzazione dell’economia durante i governi del presidente Gonzalo Sánchez de Lozada (1993-‘97, 2002-2003). Preoccupante è anche il fenomeno del lavoro in condizioni di schiavitù nei latifondi della regione meridionale del Chaco. La Bolivia – si legge nel Rapporto – “ha uno dei tassi di disuguaglianza più alti del mondo, che chiaramente contribuisce ad aumentare i conflitti sociali”. La politica di rinegoziazione dei contratti di sfruttamento delle risorse naturali, principalmente gas e petrolio, con le multinazionali, intrapresa dal governo del presidente Evo Morales, “consentirà allo Stato di finanziare un programma di lotta contro la malnutrizione”. Ziegler ha chiesto anche all’Assemblea Costituente di Sucre di includere l’accesso al cibo e all’acqua potabile nel testo della nuova Carta nazionale in preparazione. Le conclusioni di Ziegler saranno presentate nella prossima sessione del Consiglio dei diritti umani dell’ONU, che si terrà dall’11 al 18 giugno a Ginevra. (R.M.)

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    Dal 3 giugno, in Vaticano, XVIII Assemblea generale di Caritas Internationalis: “Chiederemo al G8 il rispetto degli impegni per la lotta alla povertà”
     

    ◊   “Il mondo sembra essere diventato più oscuro rispetto a quattro anni fa”, è sempre più urgente chiedere ai governi dei Paesi ricchi di “rispettare gli impegni” nella lotta alla povertà: lo rileva il Rapporto delle attività di Caritas Internationalis 2003-2007, che verrà presentato durante la XVIII Assemblea generale di Caritas Internationalis, in programma nella Sala del Sinodo in Vaticano dal 3 al 9 giugno. Una data che coincide con il vertice del G8 a Heiligendamm, in Germania. Caritas – riferisce l’agenzia SIR – coglie l’occasione “per attirare l’attenzione sul mancato rispetto, da parte dei Paesi più ricchi, della promessa di aumentare e migliorare il flusso di aiuti verso i Paesi più poveri del mondo”. “Il nuovo ordine mondiale – scrive Duncan McLaren, segretario generale di Caritas Internationalis – lancia a tutti noi delle sfide e propone dei cambiamenti”. Ad esempio, “la pratica della pace e della riconciliazione è ora prevista in tutte le nostre attività di soccorso, sviluppo e servizio sociale”. Grande attenzione è data anche alla promozione della donna, ai cambiamenti climatici, alle migrazioni, alla lotta all’Aids e alla tratta di esseri umani. (R.M.)

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    In Nuova Zelanda, dal 29 al 31 maggio, la Conferenza sul Dialogo interreligioso in Asia e nel Pacifico

    ◊   Ultimi preparativi, in Nuova Zelanda, per la Conferenza sul Dialogo interreligioso in Asia e nel Pacifico, in programma a Waitangi dal 29 al 31 maggio. Organizzata grazie al contributo dei governi di Australia, Nuova Zelanda, Indonesia e Filippine, vedrà la partecipazione dei maggiori leader di tutte le confessioni religiose presenti in Asia e nell’area del Pacifico: Buddismo, Induismo, Cristianesimo nelle diverse confessioni, Islam, Scintoismo e Taoismo, culti animisti. Vi parteciperanno - riferisce l'agenzia Fides - delegazioni interreligiose dai Paesi dell’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico (ASEAN) e Paesi dell’area del Pacifico, come Salomone, Fiji e Papua Nuova Guinea. La Conferenza, sul tema “Costruire ponti: terzo incontro interreligioso dell’Asia-Pacifico”, intende promuovere buone relazioni fra le diverse comunità e i leader religiosi dell’area. Si cercherà, inoltre, di trovare delle soluzioni concrete, affinché le religioni possano contribuire al progresso sociale in tema di sicurezza, istruzione, pace, mass-media. (R.M.)

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    Padre Gianbattista Zanchi eletto superiore generale del PIME per un secondo mandato

    ◊   Padre Gianbattista Zanchi è stato eletto per un secondo mandato superiore generale del Pontificio istituto missioni estere (PIME). Lo rende noto l’agenzia del PIME, Asianews, secondo cui il sacerdote è stato votato dai 44 membri dell’Assemblea generale dell’Istituto, riunita ad Ariccia. Nato il 12 giugno del 1942 a Montodine, in provincia di Cremona, padre Zanchi è stato ordinato sacerdote nel PIME nel 1968. Nel 1975 è partito per il Bangladesh, dove ha lavorato nella pastorale delle parrocchie e nel campo della salute. Nel 1995 è stato eletto vicario generale e, sei anni dopo, superiore generale. Durante il suo primo mandato, ha sostenuto la ricerca di vie nuove nell’evangelizzazione, anche attraverso i media. E oggi è stato eletto anche il nuovo vicario generale del PIME, nella persona di padre Livio Maggi. Nato il 31 agosto del 1958 a Teor, in provincia di Udine, padre Maggi è stato ordinato sacerdote nel PIME nel 1984. Dopo un impegno nell’animazione missionaria e vocazionale presso il Centro di Milano, nel 1991 è partito per la Thailandia, dove era attualmente superiore delegato. Eletti anche gli altri tre consiglieri della direzione generale PIME: padre Mark Tardiff, padre Antonio Carlos Nunes e padre Alberto Zamberletti. (R.M.)

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    Italia: eseguito, a Palermo, il primo trapianto bipolmonare a un paziente sieropositivo

    ◊   L’intervento è stato realizzato presso l’Istituto Mediterraneo per i trapianti e terapie ad alta specializzazione (ISMETT) di Palermo. Ad essere sottoposto al delicatissimo trapianto, un paziente adulto, valutato dall’equipe dell'ISMETT lo scorso anno, quando le sue funzioni respiratorie erano gravemente compromesse e la sua aspettativa di vita molto breve. L’operazione è stata eseguita dall'equipe guidata da Bruno Gridelli, direttore medico-scientifico dell’ISMETT. “L’intervento di trapianto bipolmonare non ha presentato particolari problemi e il decorso post-operatorio è eccellente”, ha affermato lo stesso Gridelli, sottolineando che “il primo trapianto di polmone in un paziente con HIV conferma l'eccellente livello che la trapiantologia ha raggiunto nel nostro Paese, grazie al lavoro in comune di tanti professionisti della salute”. A coordinare la gestione della terapia antiretrovirale e le eventuali problematiche infettivologiche sarà il prof. Paolo Grossi, considerato uno dei massimi esperti nel settore delle malattie infettive e ordinario presso dell’Università degli Studi dell’Insubria. “La possibilità di trapiantare anche pazienti sieropositivi – ha sottolineato Grossi – deriva da una nuova classe di farmaci estremamente efficaci per il trattamento dell'infezione dell’HIV”. In Italia, dall’avvio del programma di trapianto su pazienti sieropositivi, sono stati eseguiti 48 trapianti di fegato, 2 trapianti di rene-pancreas e un trapianto di rene. (A cura di Alessandra Zaffiro)

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    24 Ore nel Mondo



    Apprensione per il lancio di missili, da parte della Corea del Nord, nel mar del Giappone – Negli Stati Uniti, approvata la legge per il rifinanziamento delle missioni in Iraq e in Afghanistan

    ◊   - In Asia, si torna a parlare di emergenza nucleare. La Corea del Nord ha lanciato, stamani, missili a corta gittata in direzione del Mar del Giappone. A darne notizia l’agenzia nipponica, Kyodo, che cita fonti statunitensi. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    La preoccupazione è che si tratti di missili capaci di trasportare testate nucleari oltre che ordigni convenzionali. La notizia giunge proprio dopo il grosso sforzo fatto nei mesi scorsi per aiutare Pyongyang a fronteggiare le emergenze energetica e sociale e dopo lo storico ripristino, alcuni giorni fa, dei collegamenti ferroviari con il sud della penisola coreana. L’agenzia di stampa locale, Yonhap news, getta acqua sul fuoco e afferma che il lancio rientra nelle normali esercitazioni militari annuali. L'escalation nucleare di Pyongyang, che ha toccato l'apice nell'ottobre 2006 con il primo esperimento atomico della storia nordcoreana, ha detetminato l'inserimento del Paese nella lista nera delle nazioni che costituiscono un pericolo per la pacifica convivenza mondiale. Ma già nel luglio scorso, la Corea del Nord aveva sperimentato un missile a lungo raggio capace addirittura di raggiungere il territorio degli Stati Uniti. La comunità internazionale, infine, nel febbraio di quest’anno è riuscita ad imbastire un accordo, firmato dalle parti a Pechino, per lo smantellamento del programma militare atomico in cambio di aiuti economici.

    - Ennesima giornata di violenze in Iraq, con un grave attentato che ha reso inagibile uno dei più importanti ponti sul fiume Tigri. E mentre l’esercito statunitense conferma la morte di suoi sei militari, a Washington il Congresso ha dato il via libera alla legge di rifinanziamento per le operazioni militari in Iraq e Afghanistan. Il nostro servizio:

    Negli Stati Uniti, la Camera e il Senato hanno approvato, dopo un lungo braccio di ferro, la legge che prevede un rifinanziamento di 100 miliardi di dollari per proseguire le operazioni militari in Iraq e in Afghanistan. La Casa Bianca ha accolto con soddisfazione l’esito del voto soprattutto perché nel testo non vengono indicate condizioni e limiti temporali per il ritiro delle truppe. I Democratici hanno infatti deciso di rimuovere ogni riferimento a possibili date e scadenze per evitare un veto da parte del presidente George W. Bush. La strategia conciliante dei Democratici ha portato anche ad un importante accordo: alla somma per il rifinanziamento delle missioni in Iraq e in Afghanistan sono stati aggiunti, infatti, circa 17 miliardi da destinare ad opere per l’assistenza sanitaria ai minori e per le vittime dell’uragano Katrina. Ma le preoccupazioni dell’attuale amministrazione statunitense sembrano concentrarsi, soprattutto, sulla sempre più difficile situazione irachena. Proprio ieri Bush, parlando ai giornalisti alla Casa Bianca, ha nuovamente collegato l’Iraq all’attacco dell’11 settembre del 2001. Bush ha riproposto, in particolare, scenari di terrore legati ad Al Qaeda, sostenendo che l’organizzazione terroristica vuole usare il Paese arabo come base di lancio per tornare a colpire gli Stati Uniti. In Iraq, intanto, si continua a morire: il comando militare statunitense ha reso noto che ieri sono stati uccisi sei militari americani e un interprete iracheno. Nella capitale, gli insorti hanno anche fatto saltare in aria un ponte. Sempre a Baghdad, il continuo ritrovamento di cadaveri da parte della polizia - più di 20, solo nelle ultime 24 ore - conferma infine che il piano per la sicurezza, avviato lo scorso febbraio da truppe statunitensi e irachene, non ha ancora dato i risultati sperati.

    - In Afghanistan, circa 200 persone, soprattutto donne, sono scese in piazza stamani a Jalalabad per sostenere Malalai Joya, una parlamentare indipendente di 29 anni sospesa lo scorso 21 maggio per aver definito il Parlamento “peggio di una stalla”. “Il Parlamento mostra ancora il suo vero volto, escludendo Malalai Joia”, citava un cartello alzato dai dimostranti. Quella di oggi è una delle rare manifestazioni in Afghanistan con una notevole presenza di donne. Nel dicembre del 2003, Malalai Joya, eletta nella provincia di Farah, aveva pronunciato un duro atto di accusa contro “i signori della guerra afgani”.

    - Nel nord del Libano, sono ripresi da ieri sera gli scontri tra l’esercito regolare libanese e i miliziani del gruppo radicale Fatah al-Islam. La situazione intorno al campo profughi palestinese di Nahr al-Bàred, alle porte di Tripoli, continua a rimanere dunque estremamente difficile. I ribelli hanno anche minacciato di compiere attentati dinamitardi in tutto il Paese. Intanto, da Washington giunge l’appoggio dell’amministrazione americana all’azione del governo libanese: 3 aerei militari statunitensi sono atterrati all’aeroporto internazionale di Beirut con rifornimenti di armi per l'esercito libanese.

    - Proseguono gli sforzi del presidente palestinese Abu Mazen per porre fine alle tensioni nei Territori. Il leader dell’Autorità nazionale palestinese ha chiesto la fine del lancio di razzi Qassam contro la cittadina israeliana di Sderot. Gli Stati Uniti, intanto, hanno espresso preoccupazione per l’arresto ieri in Cisgiordania, da parte dei militari israeliani, di una trentina di esponenti di Hamas. Lo Stato ebraico – ha detto il portavoce del dipartimento di Stato americano – dovrebbe sempre avere “ben presenti le possibili conseguenze delle proprie azioni”.

    - Ufficialmente sono terminate, ma le violente manifestazioni di protesta che hanno interessato la scorsa settimana la regione autonoma del Guangxi, nel sud-ovest della Cina, hanno lasciato il segno. Le popolazioni rurali della contea di Bobai accusano infatti le autorità di aver cercato di imporre con la forza il rispetto della cosiddetta politica del figlio unico, in vigore nel Paese asiatico dalla fine degli anni Settanta. Secondo l’agenzia ufficiale Nuova Cina, almeno 28 persone sarebbero state fermate dalla polizia. Fonti locali del Guangxi, citate da AsiaNews, riferiscono inoltre che i moti di protesta avrebbero provocato feriti, sia tra i civili sia tra gli agenti, ed anche “alcuni morti non confermati”. Di questa situazione, Giada Aquilino ha parlato con Francesco Sisci, corrispondente da Pechino per il quotidiano "La Stampa":

    R. – Le autorità non hanno un’idea chiarissima su cosa fare con la politica del figlio unico. Secondo alcune proiezioni, infatti, sembrerebbe che se si continuasse su questa linea, ci potrebbe essere un grave salto generazionale fra 20-30 anni, con una popolazione nettamente invecchiata. Al contempo, però, il governo teme che un rilassamento eccessivo rispetto alla politica del figlio unico riporterebbe la situazione un po’ alle origini, cioè agli anni Settanta, quando la pianificazione fu adottata: il Paese si troverebbe di fronte ad una esplosione demografica che potrebbe, se non azzerare, almeno limitare molto la crescita economica attuale. La politica del figlio unico nasce infatti da un’analisi economica e dal ragionamento: “Siamo in troppi e, se continuiamo ad avere così tanti figli, la crescita economica del Paese servirà soltanto a coprire le spese per mantenere questi bambini”. Nell’attuale situazione di ambiguità ed incertezza operano poi le autorità locali che, a volte, com’è successo nel Guangxi, al confine con il Vietnam, applicano con estrema forza e in modo rude la politica del figlio unico, che invece Pechino non sa bene come gestire.

    D. – In particolare cosa prevedono le direttive di Pechino per chi viola la politica del figlio unico?

     
    R. – Ci sono delle multe. Ma tali sanzioni sono ormai alla portata di tutti: e allora da una parte si cerca di aumentare le multe stesse e, dall’altra, invece, si cerca di forzare e di obbligare ad abortire, specialmente nei villaggi.

     
    D. – A ribellarsi sono state, dunque, le popolazioni rurali. Ma le famiglie più agiate rispettano questa pianificazione familiare?

     
    R. – Le famiglie più ricche sono al di sopra di queste preoccupazioni, perché pagano semplicemente le multe se vogliono avere un figlio e superano così l’ostacolo. In realtà non c’è modo di controllare effettivamente le nascite, né nelle piccole né nelle grandi città. Ci sono anche dei contadini che si spostano dalle campagne verso le città proprio per fare il secondo o il terzo figlio.
     
    - Sale la tensione in Ucraina: il presidente Viktor Yushchenko ha firmato un decreto con cui ha preso il controllo delle forze di polizia. Il provvedimento segue le proteste del ministro degli Interni, Vassili Tzushko, contro il siluramento, deciso da Yushenko, di un giudice. Si tratta del procuratore generale Sviatoslav Piskun, che ha sempre sostenuto il premier Viktor Yanukovich, rivale del capo di Stato. Il procuratore ad interim Viktro Shemciuk, nominato in sostituzione proprio di Piskun, ha annunciato intanto di aver aperto un procedimento penale a carico del ministro degli Interni per “abuso di ufficio”.

    - In Irlanda, il partito di centro destra Fianna Fail, dell’attuale primo ministro irlandese Bertie Ahern, è in testa - secondo un exit poll - con il 41,6 per cento dei voti alle elezioni legislative tenutesi ieri. Alle urne si sono recati circa 3 milioni di irlandesi ed hanno votato per scegliere i 165 deputati della Camera bassa del Parlamento irlandese, che si rinnova ogni 5 anni. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco e Franco Lucchetti)

     

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 145

     

     
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