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SOMMARIO del 22/05/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Le attese pastorali e le grandi sfide sociali del Mozambico, nei colloqui avviati ieri dal Papa con i vescovi del Paese africano, in visita ad Limina
  • Soddisfazione e clima di ottimismo dopo la riunione di ieri in Vaticano della commissione bilaterale S.Sede - Stato d'Israele
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Attenzione alle famiglie e alla crescente povertà nella prolusione di mons. Bagnasco alla 57.ma Assemblea generale della CEI: l'accusa di omofobia alla Chiesa è "calunniosa"
  • La difficile condizione di vita nelle periferie urbane analizzata in uno studio della Caritas italiana
  • Nella Giornata della Biodiversità, l'ONU lancia l'allarme estinzione per centinaia di specie animali
  • Gli spunti di riflessione offerti dall'intervento di Benedetto XVI ad Aparecida discussi durante i lavori della V Conferenza degli episcopati latinoamericani e caraibici
  • La Chiesa ricorda oggi Santa Rita da Cascia. Ieri, nella cittadina umbra, un riconoscimento a tre donne che hanno imitato la sua grande virtù del perdono
  • Chiesa e Società

  • Per combattere la TBC, per la prima volta la Corea del Nord apre a una delegazione cattolica
  • Bambini come cavie per la sperimentazione di nuovi medicinali: lo Stato nigeriano di Kano fa causa al colosso farmaceutico, Pfizer
  • I missionari francescani in Sri Lanka donano 2 mila dollari a 40 orfani di guerra e dello tsunami per acquistare materiale didattico
  • In America Latina si celebra la Settimana di preghiera per l'Unità dei cristiani. Tema: “Fa udire i sordi e parlare i muti”
  • Raccolta di firme, nelle parrocchie del Regno Unito, per il diritto alla vita dei neonati malformi
  • In Italia, il comunicato finale del Forum delle associazioni familiari sul Family Day del 12 maggio scorso
  • A Roma e in Vaticano, Convegno mondiale della stampa bulgara. Presenti anche i media cattolici
  • Giovani tra Europa e Mediterraneo: a Monopoli, l’incontro conclusivo della Campagna europea per i diritti umani
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Libano, i miliziani del gruppo integralista che si ispira ad Al Qaeda proclamano una tregua di tre giorni - In Iraq, liberato il sacerdote caldeo rapito sabato scorso
  • Il Papa e la Santa Sede



    Le attese pastorali e le grandi sfide sociali del Mozambico, nei colloqui avviati ieri dal Papa con i vescovi del Paese africano, in visita ad Limina

    ◊   Sono iniziate ieri le udienze di Benedetto XVI ai vescovi del Mozambico, in visita ad Limina, come sempre un’occasione per i presuli che giungono da ogni angolo della Terra di riferire sulla realtà pastorale delle Chiese locali e sulla situazione socio-politica in cui si trovano ad operare, prima di ascoltare le riflessioni del Papa che giungeranno al termine dei loro colloqui. Ascoltiamo da Roberta Gisotti una scheda sulla Chiesa e la società in Mozambico:


    Sostegno concreto alla famiglia e strenua difesa della vita: queste le priorità pastorali sottolineate dai vescovi del Mozambico, riuniti in Assemblea lo scorso aprile, impegnati a contrastare nel loro Paese un progetto di legge per legalizzare l’aborto. Ben consapevoli i presuli delle grandi sfide sociali - lotta alla povertà, all’analfabetismo, al degrado delle città, alla corruzione, alla criminalità, al dilagare dell’AIDS - che colpiscono tutto il popolo e che la Chiesa del Mozambico si trova a fronteggiare, accanto alle istituzioni dello Stato. Un Paese uscito con gli accordi di pace del ’92, da un annoso conflitto civile tra l’Esercito governativo del Partito unico del FRELIMO (Fronte di liberazione del Mozambico) - che ha governato dall’indipendenza dal Portogallo nel ’75 fino al ‘90 - e la guerriglia della RENAMO, (Resistenza nazionale mozambicana), e che vede oggi ambedue le formazioni rappresentate negli organi dello Stato. Un Paese che con grandi sforzi negli ultimi 15 anni, ha intrapreso un cammino di democratizzazione, coronato nel 2004 da una nuova Costituzione. Un Paese in fase di sviluppo, con un Prodotto nazionale lordo in aumento del sette per cento annuo. Ma i presuli ammoniscono che la crescita economica deve andare di pari passo con la crescita del “livello morale e intellettuale del Paese”. Per questo i vescovi mozambicani sollecitano le autorità dello Stato a sanare i gravi problemi di ordine pubblico, ribadendo l’impegno della Chiesa a voler collaborare per educare i cittadini alla legalità e alla convivenza pacifica. Da rilevare infine le grandi sofferenze patite dal popolo mozambicano colpito dal flagello dell’Aids: 400 mila i morti in 5 anni, un milione e mezzo i contagiati. Suddivisa in 12 diocesi, la Chiesa in Mozambico conta su una presenza cattolica che raggiunge quasi un quarto della popolazione, in tutto 16 milioni di persone, su un territorio esteso oltre due volte mezza l’Italia. Altre confessioni: poco più di un quarto i seguaci delle religioni tradizionali africane, gli islamici sotto il 18 per cento, i protestanti sotto l’8 per cento; per il resto non credenti. Ancora molto bassa la vita media 45 anni per gli uomini, 49 per le donne.

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    Soddisfazione e clima di ottimismo dopo la riunione di ieri in Vaticano della commissione bilaterale S.Sede - Stato d'Israele

    ◊   Passi avanti sostanziali e soprattutto un clima molto positivo, che alimenta l’ottimismo. E’ questo in sintesi il risultato della riunione della commissione bilaterale Santa Sede-Stato d’Israele, che ieri mattina si è tenuta in Vaticano, sull'Accordo fondamentale del 30 dicembre 1993. Il servizio di Roberto Piermarini:

    L’incontro – come precisa il comunicato congiunto reso noto della sala stampa vaticana – si è svolto in “un’atmosfera di grande cordialità, di comprensione reciproca e di buona volontà ed ha prodotto un importante progresso e la speranza per ulteriori sviluppi nei prossimi mesi”. A guidare la delegazione vaticana, mons. Pietro Parolin, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati, mentre quella israeliana dal direttore generale del Ministero degli esteri Aaron Abramovich. Il francescano padre David-Maria Jaeger che fa parte della delegazione della Santa Sede è fiducioso sulle conclusioni dell’accordo:

     
    R. – Per i negoziati quella di ieri è stata una buona giornata. Continuando in buona fede, con buona volontà e lavorando, quindi, l’accordo è più che possibile. Sarebbe anche in vista.

     
    Il comunicato congiunto sottolinea che i prossimi colloqui della commissione bilaterale permanente sono fissati per la prima metà di dicembre di quest’anno. Prima del prossimo incontro che avverrà in Israele, la Commissione perseguirà i suoi compiti anche a livello di esperti. Ma quali le questioni che in concreto si dovranno affrontare? Ci risponde ancora il padre Jaeger:

     
    R. – Dal punto di vista della Chiesa cattolica, c'è la riconferma effettiva del riconoscimento dei diritti acquisiti alla Chiesa prima che nascesse la Stato. Questo è il punto fondamentale, in materia soprattutto fiscale, materiale, di proprietà. Una seconda parola chiave è “sicurezza”. E’ stata ripetuta molto dagli interlocutori da parte della Chiesa cattolica e non per la prima volta. Sicurezza vuole dire che la Chiesa deve sentirsi sicura nel possesso dei suoi bene e soprattutto dei Luoghi Sacri, così come di tutti gli altri beni che servono proprio a mantenere i Luoghi Sacri. Tutte queste questioni, compresa la restituzione – auspicata – di certi beni ecclesiastici requisiti in passato, sono certamente tra gli argomenti all’ordine del giorno,

     
    Anche il capo della delegazione dello Stato d’Israele, Aaron Abramovich al microfono di Tracey McCLure, si dice soddisfatto dopo l’incontro di ieri, il primo dopo cinque anni:

     
    R. – We didn’t set our time, you know, this negotiationhas started a long time ago ...”
    Non ci siamo posti dei termini: questi negoziati sono iniziati molto tempo fa. Però, credo che questa volta siamo arrivati ad un buon punto: abbiamo intanto stabilito che le due delegazioni si incontreranno di nuovo al completo a Gerusalemme all’inizio di dicembre di quest’anno! Prima di quella data, avremo i risultati degli incontri preparatori. Vorremmo che il prossimo incontro plenario prendesse in considerazione nuovi temi, per vedere quali ulteriori progressi possono essere fatti. Ho la convinzione che ognuno di noi abbia le migliori intenzioni di condurre negoziati seri per ottenere risultati seri, per un nuovo futuro.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Ad Aparecida proseguono i lavori della V Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi: approvato lo schema che costituirà il cosiddetto "Documento di Aparecida".
    Servizio estero - Libano: terzo giorno di battaglia a Tripoli tra forze governative ed estremisti islamici di "Fatah Al Islam".
    Servizio culturale - Un articolo di Susanna Paparatti dal titolo "L'anima di Venezia catturata attraverso un intenso virtuosimo luministico": a Palazzo Carrer la mostra "Sargent and Venice".
    Per la rubrica "L'Osservatore Libri" un articolo di Mario Spinelli sul tema: "La necessità di rinnovare un 'dizionario di autore'; dopo trent'anni una nuova edizione del "Devoto Oli". Servizio italiano - In rilievo l'emergenza rifiuti a Napoli.

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    Oggi in Primo Piano



    Attenzione alle famiglie e alla crescente povertà nella prolusione di mons. Bagnasco alla 57.ma Assemblea generale della CEI: l'accusa di omofobia alla Chiesa è "calunniosa"

    ◊   La Chiesa difende l’identità del suo popolo, rispettando “la sana laicità” e suggerendo “i grandi criteri e i valori”. L'affermazione è dell'arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, che ieri ha tenuto, nella sua nuova veste di presidente, la sua prima prolusione alla 57.ma Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana. Nelle parole di mons. Bagnasco, l’attenzione ai poveri, il successo del Family Day, la replica alle calunniose e ideologiche accuse di omofobia lanciate contro la Chiesa cattolica. Ieri mattina, il presidente della CEI e il segretario, mons. Giuseppe Betori, erano stati ricevuti in udienza da Benedetto XVI. Sui temi della prolusione, il servizio di Paolo Ondarza:

    La Chiesa italiana, con trasparenza, è al servizio della gioia, non parla dall’alto, non vuol far da padrone. “Alla Chiesa preme Cristo e il suo Vangelo: lo annuncia come misura piena dell’umanesimo”. E’ uno dei passaggi della prolusione del presidente della CEI, mons. Bagnasco. Quando ci appelliamo alle coscienze - ha spiegato - non è per essere intrusivi, ma per richiamare quei contenuti pregnanti senza i quali cessa il presidio ultimo di ogni persona”. “Se come vescovi - ha continuato - rileviamo, magari più spesso di quanto sarebbe gradito, i fondamenti etici e spirituali radicati nella grande tradizione del nostro Paese è perché “nel nostro orizzonte non c’è un popolo triste, svuotato dal nichilismo e tentato dalla decadenza. C’è un popolo vivo”:

     
    “La distinzione “tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio”, come struttura fondamentale non solo del cristianesimo ma anche delle moderne democrazie, ci trova decisamente persuasi che dobbiamo insieme, ciascuno a proprio modo, cercare il progresso delle nostre comunità, risvegliando anche quelle forze spirituali e morali senza le quali un popolo non può svettare”.

     
    "Spiace rilevare - ha spiegato ancora Bagnasco - che si levano a volte accuse di omofobia alla Chiesa e ai suoi esponenti”. La critica, ha detto, "è semplicemente ideologica e calunniosa, e contrasta con lo spirito e la prassi totale e cordiale accoglienza verso tutte le persone”:

     
    Il presidente della CEI vede nel successo del Family Day un riflesso di quella maturità dei laici, così tanto incoraggiata dal concilio Vaticano II. “I numeri della manifestazione, oltre un milione di partecipanti - ha detto mons. Bagnasco - sono il commento e l’eco adeguata alla nota della CEI a riguardo della famiglia e di iniziative legislative in materia di unioni di fatto”:
    “Quel pronunciamento, che dà doveroso riscontro al magistero del Papa nella situazione italiana, resta valido e attuale come gesto di premura episcopale verso il nostro popolo”.

     
    Mons. Bagnasco ha anche rivolto parole di ringraziamento al Papa per le “espressioni di vicinanza e di incoraggiamento” a seguito delle minacce che lo hanno riguardato negli ultimi tempi:

     
    “Episodi, peraltro, costruiti su interpretazioni distorte e su attribuzioni di pensieri mai pensati, e che neppure le immediate smentite e precisazioni sono servite a chiarire”.

     
    L’arcivescovo di Genova ha sottolineato anche la preoccupazione per il rischio di una contrapposizione forzosa e strumentale tra laici e cattolici:

     
    “Questa contrapposizione, in realtà, non trova riscontro nel sentire della stragrande maggioranza del nostro popolo, né può desumersi dalla legittima diversità di posizioni su alcune pur rilevanti tematiche, che deve potersi esprimere con serenità e chiarezza, in un clima di rispettoso dialogo”.

     
    Il presidente della CEI ha rivolto inoltre un pensiero di ringraziamento al presidente della repubblica Italiana, Giogrio Napolitano, per la sua vicinanza. Tra gli altri temi toccati nella prolusione alla 57.ma assemblea generale della CEI, vi è stato il crescente disagio economico delle famiglie italiane, in particolare per quelle monoreddito con più figli a carico:

     
    “Spesso con difficoltà si arriva alla fine del mese. È da questa tipologia di famiglie che viene oggi alle nostre strutture una richiesta larga e crescente di aiuto - anche con i “pacchi viveri” che parevano definitivamente superati - per lo più mascherata e nascosta per dignità”.

     
    Parole anche sul fenomeno della disoccupazione che, se a lunga durata, “può divenire terreno fertile per l’alcolismo e dipendenze varie”. E ancora: la precarietà dei giovani in particolare al sud. Mons. Bagnasco ha espresso vicinanza ai familiari delle persone morte sul lavoro, invocando iniziative perché si rimuovano le cause degli incidenti. Inoltre, un appello a tutti a “spendere con accortezza, per rispetto di chi non ha nulla e per poter dare qualcosa del proprio agli altri".

     
    Nella sua prolusione, il presidente della CEI ha parlato dunque anche del crescente disagio economico delle famiglie italiane. Fenomeno, questo, sul quale si sofferma il presidente della Caritas italiana, il vescovo ausiliare di Messina, Francesco Montenegro, intervistato da Tiziana Campisi:

     
    R. - Forse ci eravamo abituati a parlare di nuove povertà, che senz’altro esistono, e forse abbiamo messo un po’ nel dimenticatoio le vecchie povertà, che non è che siano scomparse, ma vanno aumentando: sia le povertà personali che quelle familiari. E' una situazione abbastanza grave, della quale non possiamo non tenere conto.

     
    D. - La Caritas come intende affrontare questa realtà?

     
    R. - La Caritas è sempre in prima linea con i Centri di ascolto e gli osservatori permanenti. Tiene così il polso della situazione. Tentiamo di dare risposte immediate e tentiamo anche di dare risposte che guardino un po’ più lontano: aiutare il mondo giovanile - penso al Progetto Policoro - e ad altre forme di servizio e di proposte che permettano di trovare quella marcia in più che affronti questi problemi.

     
    D. - Ma ci sono delle nuove emergenze?

     
    R. - Le nuove emergenze sono nuove, ma sono vecchie. Il problema della donna, ad esempio. Oggi le donne sono diventate povere: tante donne vengono abbandonate e si ritrovano con una famiglia, senza riuscire a trovare un lavoro. Oppure hanno un lavoro che non è pagato dignitosamente. Anche il problema dei giovani, che è un problema vecchio, ma è nuovo, perché diventa sempre più eclatante: le università che sfornano disoccupati, i ragazzi obbligati ad emigrare. E c'è sempre il problema degli anziani.

     
    D. - Quali sono le aree geografiche dove si riscontrano più problemi?

     
    R. - Il sud Italia si trova in una situazione molto più grave, per una mancanza di politica, di attenzione al territorio e alle persone. Ma credo che anche più a nord ci siano sacche di povertà - nell’Italia centrale, nelle isole - dove c’è una politica che forse ha dimenticato di diventare servizio. Quindi, diventa soltanto potere da gestire e questo crea difficoltà tra la gente.

     
    D. - Per affrontare la realtà di oggi, la Caritas ha bisogno di nuove braccia?

     
    R. - Visto che la Caritas è un organismo pastorale, il problema non è cercare nuove braccia: la questione è che ogni cristiano, ogni credente, senta di dover mettere le sue braccia a disposizione. Ogni credente, quindi, dovrebbe poter dire: “Il mio tempo, la mia vita, le mie cose, non sono soltanto mie. Le amministro e le metto a disposizione di chi ha più bisogno”.

     
    Intanto, i vescovi italiani, riuniti a Roma per la 57.ma Assemblea generale della CEI hanno eletto come vicepresidente mons. Agostino Superbo, arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, e alla presidenza della Commissione episcopale per la Cultura e le comunicazioni sociali mons. Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto. Incontrando i giornalisti al termine della mattinata, per il briefing con i media, il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Giuseppe Betori, ha reso noto che dopo la prolusione di mons. Angelo Bagnasco hanno parlato, tra ieri e oggi, 24 vescovi. Nei loro interventi, i presuli hanno anzitutto espresso solidarietà al presidente della CEI per i recenti oltraggi contro la sua persona ed hanno anche riferito che nelle Chiese italiane non ci sono solo attacchi contro la Chiesa, ma che c’è anche tantissima gente, sia credenti che non, che la sostiene. I vescovi italiani hanno espresso poi pareri positivi sul Family Day.

    Sui temi riguardanti famiglia e testamento biologico, mons. Betori ha spiegato che l’episcopato rivendica da un lato il proprio diritto-dovere di esprimere il giudizio storico sui problemi della realtà presente, dall’altro il diritto del laicato organizzato di dire in forma significativa la propria opinione, anche sugli effetti che alcuni progetti legislativi possono avere sulla vita della gente”. I vescovi italiani ritengono inoltre “che non sia necessaria una legge sul testamento biologico”, temono solo che una normativa in proposito possa portare “allo scivolamento verso derive eutanasiche”. Sui problemi che l’Italia sta vivendo e che i vescovi hanno sollevato, mons. Betori ha detto che in tutta la penisola emergono l’indebolimento del tessuto familiare, le difficoltà dei giovani a formare una famiglia, ed ancora, tra i giovani, bullismo e droga. Parlando di pedofilia, sulla possibilità che il documentario prodotto dalla BBC venga trasmesso in Italia, mons. Betori ha detto che non c’è alcuna "censura" in proposito da parte della Chiesa, ma si è augurato che vengano sottolineati i dati falsi che in esso sono contenuti. Mons. Betori ha anche lamentato la “non comprensione” e i “travisamenti” operati dai media nei confronti sia di mons. Bagnasco che dell’omelia da lui stesso pronunciata la scorsa settimana a Gubbio. “Non veniamo rispettati - ha commentato - nell’oggettività della comunicazione: è la stessa cosa che è avvenuta contro Bagnasco e che ha dato origine a tutte le minacce contro di lui”.

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    La difficile condizione di vita nelle periferie urbane analizzata in uno studio della Caritas italiana

    ◊   La Caritas è da sempre in prima linea nella lotta contro vecchie e nuove povertà. Proprio in questi giorni, l'organismo caritativo ha pubblicato una ricerca dal titolo icastico "La Città Abbandonata", pubblicata da Il Mulino. Un intenso lavoro durato due anni che mostra un quadro tutt’altro che roseo dei margini metropolitani di dieci grandi città: Torino, Genova, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Catania e Palermo. Ce ne parla Francesca Sabatinelli:

    Le grandi periferie italiane sono sull’orlo del collasso. La ricerca della Caritas, condotta in dieci quartieri a rischio di altrettante città, dimostra come il tessuto urbano si stia strappando. Nascono aree non più omogenee per popolazione, scoppiano conflitti interni, come tra anziani e giovani, o tensioni tra gruppi di autoctoni e immigrati, il tutto in una situazione di violenza a vario livello e di povertà, economica ma soprattutto relazionale, culturale, sociale. Si è avviata una spirale di abbandono, si è lontani dalle istituzioni e le uniche realtà radicate restano le parrocchie. Mauro Magatti, preside di sociologia alla "Cattolica" di Milano e curatore della ricerca.

     
    R. - Viviamo in un’epoca in cui la vita urbana si sta disintegrando. Se non mettiamo delle risorse, che vanno nella direzione di rafforzare le scuole, di fare delle politiche abitative che contrastino questa disintegrazione, di fare degli investimenti infrastrutturali che favoriscano la vivibilità. Se non riusciamo ad impostare delle nuove politiche urbane in questa direzione, come la ricerca ci dice, il destino è un po’ segnato, che è poi quello delle grandi città in giro per il mondo.

     
    Non si è a rischio come le periferie parigine, ma il tempo stringe. Per il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, bisogna riscrivere l’agenda della politica. D’accordo intervenire sulla sicurezza e sul piano dell’ordine pubblico, spiega, dunque bene ai patti firmati a Milano e Roma la scorsa settimana, ma bisogna risolvere anche l’insicurezza delle condizioni di vita. La soluzione per Paolo Ferrero è nell’uso del "tesoretto" - ovvero l'eccedenza di gettito fiscale - per la questione sociale, per i poveri e le periferie, accanto ad uno sviluppo del volontariato e dell’associazionismo:

     
    R. - Penso che la questione delle risorse e dei servizi sia un punto decisivo. Altrimenti, le persone si sentono ultime proprio perché abbandonate dallo Stato. Il secondo punto è quello di sviluppare moltissimo le attività di volontariato e delle associazioni nei quartieri periferici, perché la costruzione di momenti di socialità rappresenta un punto decisivo, ma assieme alle risorse e ai servizi.

     
    Occorre, quindi, ricostruire il welfare, che garantisca diritti di cittadinanza per tutti, altrimenti il rischio è una guerra tra poveri e razzismo sociale

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    Nella Giornata della Biodiversità, l'ONU lancia l'allarme estinzione per centinaia di specie animali

    ◊   “La diversità biologica è il fondamento della vita sulla terra, ma questo patrimonio si sta impoverendo a un ritmo senza precedenti”. A lanciare l’allarme è il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nel messaggio per l'odierna Giornata mondiale per la diversità biologica, che quest’anno ha per tema: “Biodiversità e cambiamenti climatici”. I dati scientifici rilevano che, dalla metà del 1800 ad oggi, le temperature sono aumentate di circa 0.6 gradi centigradi, causando un innalzamento dei mari di più 10 centimetri e una riduzione dello spessore dei ghiacci al Polo Artico del 40 per cento. Cambiamenti che hanno determinato l'estinzione di molte specie e che hanno sconvolto l’agricoltura. Secondo uno studio delle Nazioni Unite, sono 150 le specie animali che si perdono ogni giorno, la più grave ondata di estinzioni dal tempo dei dinosauri. Antonella Villani ha chiesto ad Emil Frison, direttore generale di Biodiversity International, l’organizzazione mondiale che si occupa della ricerca e conservazione della biodiversità agraria, quanto siano correlati clima e biodiversità:

    R. – Quando il cambiamento climatico è grande, c'è il rischio non solamente per le colture, ma anche per una possibile estinzione delle specie selvatiche, che sono molto importanti per il miglioramento delle stesse colture.

     
    D. – Già oggi, le mutazioni climatiche hanno alterato molti habitat riducendo la biodiversità. Quali sono le aree più a rischio e quante specie sono estinte o sono in fase di estinzione?

     
    R. – Abbiamo fatto delle stime, secondo le quali nei prossimi 50 anni, per esempio, 31 delle 51 specie di arachidi selvatiche oppure 13 delle 108 specie di patate selvatiche, saranno a rischio di estinzione in America Latina. Ci sono anche dei problemi dello stesso genere in Africa e in Medio Oriente.

     
    D. – Le attuali stime sui cambiamenti climatici prevedono un innalzamento delle temperature da 1,4 a 5,8 gradi centigradi entro il 2100. Che volto avrà il mondo tra un secolo?

     
    R. – La variabilità del clima, più che l’aumento delle temperature, sarà il problema più importante. Per fare fronte a questo cambiamento bisognerà utilizzare meglio la diversità delle piante. Avendo solo un tipo di pianta in un campo, qualora si verificasse un problema di siccità, di temperature troppo alte, non si potrebbe raccogliere niente.

     
    D. – Che fare per evitare che il patrimonio genetico delle piante selvatiche venga distrutto?

     
    R. – La prima cosa è sapere dove si trovano le specie; fare delle previsioni dei cambiamenti climatici e poi vedere quali sono le zone dove il rischio è più grande. Poi, in queste zone, bisogna raccogliere la diversità in banchi di semi.

     
    D. – Tra l’altro, nella coltura, i geni delle piante selvatiche sono proprio fondamentali per creare i nuovi tipi di colture domestiche, resistenti magari a parassiti o più tolleranti alle diverse condizioni climatiche…

     
    R. – Le piante selvatiche sono importanti per le caratteristiche di resistenza. Per fare uso di questa diversità bisogna conoscerla e utilizzarla nel miglioramento genetico.

     
    D. – Il 2010 è stato dichiarato dall’ONU l’Anno internazionale della diversità biologica. A questo punto quali sono gli obiettivi cui dobbiamo mirare nei prossimi tre anni?

     
    R. – Bisogna fare una campagna di informazione sull’importanza della conservazione e dell’utilizzazione di questa diversità. Le piante sono alla base del cibo. Non dobbiamo fare solo attenzione alla quantità prodotta, ma anche alla qualità della nutrizione. Per questo è molto importante utilizzare meglio la diversità. La salute sta peggiorando perché la nutrizione è diventata povera di nutrimento.

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    Gli spunti di riflessione offerti dall'intervento di Benedetto XVI ad Aparecida discussi durante i lavori della V Conferenza degli episcopati latinoamericani e caraibici

    ◊   Ieri, lunedì, alla ripresa dei lavori della V Conferenza, la Messa è stata presieduta da mons. Néstor Rafael Herrera Heredia, vescovo di Machala, Ecuador, e con lui hanno celebrato gli arcivescovi mons. Raúl Eduardo Vela (Quito) e mons. Antonio Arregui Yarza(Guayaquil). Mentre i vescovi si sono riuniti nelle 15 Commissioni, con la stampa ci sono stati due incontri. Nel primo, mons. Fausto Gabriel Trávez Trávez, Vicario Apostólico di Zamora (Ecuador) e la sorella María de los Dolores Palencia, primo vicepresidente della Conferenza Latinoamericana di Religiosi (CLAR), hanno parlato della pastorale tra le popolazioni indigene e l’impegno religioso nella regione, rispettivamente. In una seconda conferenza stampa, pomeridiana, mons. José Luis Lacunza, vescovo di David (Panamá) e mons. Orani João Tempesta, arcivescovo di Belén de Pará (brasile), in qualità di portavoce della V Conferenza, hanno illustrato ai giornalisti lo schema del documento che raccoglierà le riflessioni da sottoporre poi all'approvazione del Santo Padre. Questo schema ha avuto il benestare dei partecipanti all'incontro continentale, e come nel caso delle precedenti Conferenze, segue le coordinate del "vedere, giudicare e agire". Il documento in linea di massima dovrà avere almeno sette grandi capitoli, che spaziano dalla diagnosi dell’attuale momento storico della regione sino ai tanti piani pastorali settoriali che dovranno far parte della Grande missione continentale.

    Mons. Néstor Rafael Herrera Heredia, vescovo di Machala, Ecuador, la settimana scorsa nella plenaria ha chiesto alla Conferenza l’elaborazione di “una spiritualità incarnata nella vita e nell’azione di ogni cristiano”, capace - ha spiegato il presidente dell’episcopato ecuadoriano - “di offrire strutture ecclesiali accoglienti e solidali”. Ha ricordato che la V Conferenza ha avuto nel suo Paese "una preparazione molto ampia e con una grande partecipazione di tutte le componenti della diocesi. Noi ci attendiamo - ha aggiunto - che quest’incontro possa offrire un profilo autentico del discepolo di Gesù e, tenendo conto dell’aumento della povertà in America Latina, degli orientamenti chiari e concreti per rendere efficace la missione in una società segnata dalla corruzione, dalla cultura della morte e da un’educazione senza grane qualità”. Un altro intervento di grande rilevanza è stato quello dell’arcivescovo di Lima (Perù), il cardinale Juan Luis Cipriani, che parlando anche come presidente dell’episcopato locale ha affermato che “il viaggio, la presenza e il magistero di Benedetto XVI è l’inizio di una grande rivoluzione per il continente", che lascia "a tutti noi delle domande precise di trascendenti, in particolare, quando ci ha chiesto: cosa significa oggi essere cattolico e come rinforzar l’identità cattolica?” Secondo il porporato, occorre leggere il discorso del Papa ai vescovi latinoamericani “con tranquillità e serenità” e così, a suo avviso, “si troveranno molte riflessioni utili a tutti per fronteggiare nel modo migliore le molteplici sfide della globalizzazione, dalla povertà all’emarginazione, dal ‘machismo’ alle insidie che minacciano la famiglia. Non solo - ha precisato il cardinale Cipriani - anche la classe politica e imprenditoriale troverà molte delle sfide che è chiamata a superare senza mutilare la realtà”.




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    La Chiesa ricorda oggi Santa Rita da Cascia. Ieri, nella cittadina umbra, un riconoscimento a tre donne che hanno imitato la sua grande virtù del perdono

    ◊   Premiate per aver saputo testimoniare la difficile e profondamente cristiana virtù del perdono, come lo fu per Santa Rita da Cascia, della quale oggi la Chiesa fa memoria. Ieri pomeriggio, nella cittadina umbra della Santa agostiniana, a ricevere il Premio Santa Rita sono state Marisa Grasso, vedova dell’ispettore Filippo Raciti - morto a Catania il 2 febbraio scorso, durante gli scontri per la partita Catania-Palermo - Teresa Cataldo, moglie dell'uomo ucciso dalla ‘ndrangheta nella frazione di Bosco di Bovalino, nella Locride, e Lidia Cavenaghi, madre di Paola Galli, uccisa l’11 dicembre dello scorso anno nella strage di Erba. Tiziana Campisi ha chiesto un commento alla badessa del Monastero di Cascia, madre Natalina Todeschini, sulla testimonianza offerte dalle tre donne:

     
    R. - Marisa Grasso ha perdonato chi ha ucciso il marito durante i violenti scontri che si sono verificati a Catania. L’ho vista per un solo minuto in televisione, ma è stato chiaro che è una donna disponibile al perdono, una donna di fede. E la figlia parlava allo stesso modo. La signora Grasso ha perdonato generosamente gli assassini del marito. Quindi, è una donna che si può chiamare una nuova “Rita”, assomiglia davvero in tutto alla Santa. Anche Teresa Cataldo ha offerto una testimonianza molto forte, perché, oltre ad aver perdonato gli assassini del marito, ha aiutato i figli a perdonare e ora pensa addirittura alla consacrazione. Una donna che generosamente ha perdonato, quindi, e che sta servendo anche la Chiesa, sta facendo apostolato e sta testimoniando davvero il suo amore a Cristo. Il perdono non è una cosa facile, non è mai scontato. Credo che sia la testimonianza più alta del cristianesimo. Ed è quella che ha dato Lidia Cavenaghi, che dopo aver saputo della morte della figlia, della nipote e del pronipote, insieme al genero Carlo Castagna, ha perdonato immediatamente gli assassini e al genero ha detto: “Carlo, noi non possiamo recitare il Padre Nostro se non perdoniamo”. E si sono messi subito a recitare il Padre Nostro. Certo - ha raccontato Carlo Castagna - è stato recutato tra le lacrime, perché ancora il dolore è profondo e vivo e sicuramente rimarrà nel cuore, ma resta una testimonianza bellissima.

     
    D. - Secondo lei, queste donne possono scuotere le coscienze oggi?

     
    R. - Credo di sì, perché dare questo tipo di testimonianza è una cosa difficile. Le persone non possono rimanere insensibili di fronte ad una testimonianza così alta, così coraggiosa, così generosa.

     
    D. - La figura di Santa Rita che cosa può insegnarci ancora?

     
    R. - Che la pace è possibile, nonostante i drammi che il mondo in genere vive, per le guerre. E’ possibile se tutti coloro che credono a certi valori si impegnano. Santa Rita ci insegna che la pace è ancora possibile, perché oggi tante persone la stanno imitando.

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    Chiesa e Società



    Per combattere la TBC, per la prima volta la Corea del Nord apre a una delegazione cattolica

    ◊   Per la prima volta in assoluto dalla sua presa di potere, il governo comunista nordcoreano ha concesso a una delegazione cattolica la possibilità di visitare gli ospedali pediatrici dedicati alla cura della tubercolosi e di interagire con medici e pazienti. Lo conferma ad AsiaNews padre Gerald Hammond, superiore dei missionari Maryknoll in Corea e uno dei cinque membri della delegazione, che racconta: “Dal primo al 12 maggio siamo stati in Corea del Nord per portare aiuti medico-sanitari. Abbiamo visitato Pyongyang, Nampo e la provincia sud-orientale di Pyengan. Sono sicuro che aver avuto il permesso di compiere questo viaggio è stato un dono divino”. “Il ministero della Salute – spiega il sacerdote – ci ha permesso di visitare 17 ospedali del popolo, pediatrici, dedicati alla cura della TBC. Al momento, otto di questi sono sostenuti materialmente dalla Chiesa cattolica”. Infatti, nonostante la repressione della libertà religiosa operata dal regime di Pyongyang, questi ospedali “ricevono ed usano le nostre medicine: sulle scatole vi sono i simboli del cattolicesimo e il nome delle istituzioni che le hanno inviate, in coreano e in inglese”. Secondo padre Hammond, “da una parte, vi è una reale apertura del governo nei confronti degli stranieri, anche cattolici. Dall’altra vi è la grande preoccupazione nei confronti dell’espandersi di questa malattia infettiva, che al momento affligge il 10% dell’intera popolazione nordcoreana”. Di questi, il 30% è oramai “resistente ai vaccini: solo con un’adeguata terapia, moderna e prolungata nel tempo – commenta il sacerdote – si può sperare di salvarli”. Proprio per questo, il ministero della Salute ha discusso con la delegazione della possibilità di continuare la cooperazione: “Abbiamo parlato di un Centro per lo studio della TBC da aprire a Pyongyang – riferisce il superiore dei missionari Maryknoll – questo sarebbe gestito da personale di entrambe le Coree, con i mezzi della Chiesa”. “Questo impegno – conclude – “rientra in quello che io chiamo ‘apostolato dell’essere presenti’. Il nostro impegno rappresenta il segno tangibile dell’interesse del Papa per la Corea, e mira a non far sentire abbandonata la popolazione, una delle più sofferenti al mondo”. Facevano parte delle delegazione anche rappresentanti del Catholic Relief Service, dei superiori degli Istituti religiosi coreani e della Eugene Bell Foundation. (R.M.)

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    Bambini come cavie per la sperimentazione di nuovi medicinali: lo Stato nigeriano di Kano fa causa al colosso farmaceutico, Pfizer

    ◊   Una causa per aver utilizzato 200 bambini come cavie di un nuovo medicinale, fino a quel momento sperimentato solo sui maiali, è stata depositata dal governo dello Stato di Kano, nel nord della Nigeria, contro la multinazionale del farmaco, Pfizer. Lo riferisce la stampa nigeriana, citata dall’agenzia MISNA, precisando che il ricorso chiama in causa la Pfizer International Limited, la sua sussidiaria nigeriana e altri sette, non meglio precisati, soggetti che nel 1996 utilizzarono 200 bambini per testare due farmaci: il Trovan, i cui effetti non erano mai stati sperimentati sugli esseri umani, e il Ceftriaxone. Sono ben 29 i capi d'accusa contestati alla Pfizer, tra cui condotta non etica, circonvenzione, cospirazione, occultamento di prove e omicidio. Secondo le indagini compiute dal governo di Kano, infatti, i test avrebbero portato alla morte 18 dei 200 bambini e causato danni irreversibili (malformazioni, cecità, paralisi) agli altri 182. In base alla ricostruzione dell’accusa, nell’aprile del 1996, quando centinaia di bambini stavano morendo in seguito a un’epidemia di meningite, di colera e di morbillo, la Pfizer intervenne su base volontaria all'interno di programma d'emergenza lanciato dall'OMS. Oltre alle normali operazioni sanitarie previste dal piano internazionale, la Pfizer avrebbe selezionato 200 bambini trattenuti in apposite strutture, alle quali potevano accedere solo i dipendenti della multinazionale. I bambini vennero poi divisi in due gruppi: a 99 minori venne somministrato un alto dosaggio di Trovan e ai restanti 101 un basso dosaggio di Ceftriaxone. Nelle richieste di 2,7 miliardi di dollari di risarcimento contenute nel ricorso depositato la scorsa settimana, figurano 25 milioni di dollari come rimborso per le spese sostenute dallo Stato di Kano per le cure erogate ai 200 bambini usati come cavie, e 350 milioni di dollari per le spese di sostegno alle vittime. Inoltre, il rimborso di 200 milioni di dollari spesi per sradicare i pregiudizi che l'episodio ha causato tra la popolazione e che, negli anni, hanno portato al sabotaggio di altre campagne di immunizzazione. Proprio la paura di essere utilizzati come cavie, infatti, ha portato gli abitanti di Kano a opporsi a campagne di vaccinazione come quella contro la poliomielite lanciata negli anni scorsi dall'OMS. Il processo contro la Pfizer dovrebbe iniziare il prossimo 4 giugno. (R.M.)

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    I missionari francescani in Sri Lanka donano 2 mila dollari a 40 orfani di guerra e dello tsunami per acquistare materiale didattico

    ◊   In una cerimonia svoltasi nel tempio buddista di Trincomalee, nello Sri Lanka nordorientale, il gruppo National Fisheries Solidarietà (NAFSO) ha consegnato a 40 orfani di padre, vittime della guerra civile o dello tsunami del 2004, 5 mila rupie ciascuno (circa 50 dollari). La somma, elargita senza distinzione di fede o etnia, è una donazione dei missionari francescani, destinata all’acquisto di materiale didattico per i piccoli. L’iniziativa è stata molto apprezzata dai leader religiosi buddisti, come pure dalle stesse famiglie beneficiarie. “I nostri figli – raccontano ad AsiaNews due giovani mamme – chiedono in continuo dei loro papà e ancora non abbiamo una risposta da dare loro, facciamo ogni sorta di lavoro per sopravvivere e l’impegno dei missionari oggi è un grande aiuto, mentre il governo sembra essersi dimenticato di noi”. “Ringrazio dal profondo del mio cuore il NAFSO e i missionari per quello che fanno – afferma H.W. Rukshala Madushani, 16 anni, che si sta preparando per gli esami scolastici – ora non voglio sprecare questo aiuto e farò del mio meglio per essere promossa”. I missionari francescani impegnati in prima linea in questo progetto sono fratel Andry Litrigio e suor Marlin Perera, che raccontano di “aver fatto il possibile per questi piccoli innocenti”. “Ora il nostro sogno – spiegano – è vederli ottenere un buon livello di istruzione e di comportamento”. (R.M.)

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    In America Latina si celebra la Settimana di preghiera per l'Unità dei cristiani. Tema: “Fa udire i sordi e parlare i muti”

    ◊   “Fa udire i sordi e parlare i muti”: con questo tema, è in corso nei Paesi dell'America Latina, fino a domenica prossima, solennità della Pentecoste, la Settimana di preghiera per l'Unità dei cristiani. In tutte le parrocchie di La Paz, in Bolivia, si organizzano liturgie della Parola per chiedere il dono dell’unità. “E’ un'opportunità - affermano gli organizzatori boliviani, citati dall’agenzia Fides - per chiedere al Signore che ci apra gli occhi, la bocca, le orecchie e tutti i sensi, affinché possiamo accoglierci reciprocamente tra cristiani e trattarci come fratelli, come siamo a partire dal sacramento del Battesimo”. In Colombia, il Dipartimento della Dottrina e dell’ecumenismo della Conferenza episcopale, insieme alle altre Chiese cristiane, ha elaborato un documento di riflessione, proponendo di pregare e unire le forze per rispondere alle sofferenze umane. In questo senso, si vuole mettere in risalto il vincolo essenziale esistente tra la preghiera per l'unità dei cristiani e la sua ricerca concreta, e d'altra parte, le iniziative di appoggio verso coloro che sono nell'indigenza e nella sofferenza. Giovedì 24 maggio si realizzerà, quindi, il primo Incontro nazionale dei collettivi ecumenici e venerdì 25 maggio un Forum su HIV-AIDS nella sede dell'Episcopato colombiano. La Chiesa del Cile ha preparato invece uno “speciale” sul sito web www.iglesia.cl: si offrono messaggi, preghiere per ogni giorno dell'ottavario, una storia della Settimana per l'Unità, motivazioni, letture bibliche, una guida per professori. In Argentina, infine, la Settimana per l'Unità dei Cristiani avrà luogo dal 27 maggio al 3 giugno, con diverse celebrazioni. In particolare, giovedì 31 maggio la Commissione ecumenica delle Chiese cristiane dell'Argentina (CEICA) celebrerà la sua iniziativa centrale nella Cattedrale di San Jorge, della Chiesa ortodossa del Patriarcato di Antiochia. (R.M.)

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    Raccolta di firme, nelle parrocchie del Regno Unito, per il diritto alla vita dei neonati malformi

    ◊   Nelle parrocchie del Regno Unito, sono state raccolte le firme per protestare contro la recente iniziativa del “Royal College of Obstetricians and Gynaecology”, l'organo professionale che rappresenta ostetrici e ginecologi, che ha chiesto a medici e a infermieri di considerare la possibilità di lasciar morire neonati prematuri affetti da gravi deformazioni. Una sorta di “eutanasia attiva” - riferisce l’agenzia SIR - dato il numero di bambini disabili che sopravvivono oggi grazie ai progressi fatti nelle cure mediche, per “sollevare i genitori del peso emotivo e finanziario procurato loro da neonati molto malati”. La raccolta di firme è stata promossa dalla "Società per la protezione dei bambini non nati", una delle associazioni più importanti del Movimento per la vita. Intanto, il prossimo giugno, una parlamentare conservatrice, Ann Winterton, proporrà una nuova legge in parlamento che chiede che le donne che intendono abortire abbiano una serie di incontri con un terapeuta e una settimana per riflettere sulla loro decisione. La proposta di legge chiede anche che i medici disponibili a effettuare il cosiddetto “aborto sociale” specifichino se esso viene concesso per per il benessere fisico delle donne o per ragioni psicologiche. Per la legislazione in vigore nel Regno Unito, un aborto può essere effettuato se “la gravidanza pone rischi alla salute fisica e mentale della donna”. E’ stata questa la ragione del 95 per cento dei 206 mila aborti effettuati nel 2005 nel Regno Unito. (A.M.)

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    In Italia, il comunicato finale del Forum delle associazioni familiari sul Family Day del 12 maggio scorso

    ◊   “Una festa della famiglia avevamo immaginato, una festa della famiglia è stata”: sono le parole dei leader delle associazioni, dei movimenti e delle nuove realtà ecclesiali italiane che, su invito del Forum delle associazioni familiari, hanno promosso il manifesto "più Famiglia" e indetto a Roma il Family Day del 12 maggio scorso. Parole riprese dal Forum nel comunicato finale della manifestazione, pubblicato dall’agenzia SIR. “Sul piano sociale - si legge nella nota - la manifestazione ha segnato il ritorno della famiglia, come soggetto sociale, al centro della scena pubblica italiana. Pertanto appare inevitabile e necessaria una precisa assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni e delle forze politiche che hanno avuto modo di ascoltare la voce della famiglia italiana”. “Sul piano culturale – precisa il Forum – è stata l’occasione per rilanciare la centralità della famiglia fondata sul matrimonio come luogo per la generazione naturale, come garanzia della solidarietà intergenerazionale, come spazio di attenzione verso i più deboli e gli anziani. Sul piano ecclesiale - aggiunge - questa esperienza, dopo il referendum sulla Legge 40, ha segnato un momento di altissima sintonia all’interno del laicato cattolico”. Nel corso dell’incontro, “un grande ringraziamento è stato rivolto al Santo Padre, Benedetto XVI, per la simpatia con la quale è stata seguita l’iniziativa, e a tutto l’episcopato italiano, con il suo presidente, mons. Angelo Bagnasco, per l’incoraggiamento che non è mai venuto meno, neanche nei momenti più difficili”. “Ma il grazie più grande - si legge nella nota - va a tutte quelle famiglie che in Piazza San Giovanni hanno dato voce all’Italia degli italiani che crede nel valore della famiglia e attraverso essa vuole costruire il futuro di tutti”. “Consapevoli di aver contribuito a scrivere una pagina importante - conclude il Forum - ci si impegna a prestare costante attenzione ai pilastri dell’antropologia cristiana, soprattutto in tempi come i nostri, segnati dall’individualismo e dal relativismo”. (R.M.)

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    A Roma e in Vaticano, Convegno mondiale della stampa bulgara. Presenti anche i media cattolici

    ◊   "Il cirillico in Europa. Il nuovo ruolo dei media bulgari in Europa, visto da Roma”: è il tema del terzo Incontro dei mass media bulgari nel mondo, promosso a Roma e in Vaticano dall’agenzia stampa nazionale, BTA, che si concluderà domani. Entrata da poco nell’Unione Europea - riferisce l’agenzia SIR - la Bulgaria intende così segnalare la propria stampa ai Paesi europei. Al convegno, insieme a 50 mass media bulgari distribuiti in tutto il mondo e a 30 della Bulgaria, partecipano anche tre media cattolici: la Radio Vaticana, il giornale della Conferenza episcopale bulgara, “Istina-veritas”, e la prima, e finora unica, web radio cattolica della Bulgaria, “Radio Tau”, diretta da padre Cristoforo Kujok. "Siamo stati costretti a scegliere Internet come espressione della musica contemporanea di ispirazione cristiana e dei concetti cattolici - ha spiegato il sacerdote - perché non abbiamo potuto acquistare una frequenza. Per fare una web radio, invece, non ci vogliono tante risorse. Internet - ha aggiunto padre Kujok - consente uno spazio alle persone che la pensano diversamente e non trovano modo di esprimersi, perciò era logico che la Chiesa cattolica in Bulgaria, trovandosi in minoranza, facesse questa scelta". (R.M.)

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    Giovani tra Europa e Mediterraneo: a Monopoli, l’incontro conclusivo della Campagna europea per i diritti umani

    ◊   Promuovere il dialogo fra i giovani dell’Europa e del Mediterraneo: è questo l’obiettivo del CHROMA (Cultures and Human Rights of the Mediterranean Area), evento conclusivo della campagna europea “All Different, All Equal” per i diritti umani, le diversità e la partecipazione giovanile, promossa dal Consiglio d’Europa e coordinata in Italia dal Forum nazionale giovani, in programma a Monopoli dal 6 al 10 giugno. Un evento “interreligioso e interculturale - si legge nel comunicato di presentazione, citato dall’agenzia SIR – per proporre il Mare Nostrum come “ponte” tra Nord e Sud del mondo”. I delegati delle associazioni giovanili provenienti dall’Europa e dal bacino del Mediterraneo si confronteranno sulle tematiche dell’immigrazione e dell’accoglienza. Parteciperanno alla manifestazione rappresentanti di istituzioni italiane ed europee, come Terry Davis, segretario generale del Consiglio d’Europa, e studiosi di fama internazionale. Il 7 giugno, in particolare, si terrà la tavola rotonda “Un mare di pace, pensieri e pratiche di dialogo interreligioso”, organizzata dai giovani delle ACLI, con mons. Domenico Padovano, vescovo di Conversano–Monopoli, Anas Breigheche, presidente dei Giovani musulmani d’Italia, e Daniele Nahum, presidente dell’Unione giovani ebrei d’Italia. (R.M.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Libano, i miliziani del gruppo integralista che si ispira ad Al Qaeda proclamano una tregua di tre giorni - In Iraq, liberato il sacerdote caldeo rapito sabato scorso

    ◊   - Proseguono in un campo profughi nel nord del Libano gli scontri tra soldati libanesi e guerriglieri del gruppo ‘Fatah al Islam’, vicino ad Al Qaeda. Centinaia di rifugiati hanno manifestato, stamani, contro il governo libanese, ma il bilancio delle vittime continua ad aggravarsi. Il nostro servizio:

    Il campo profughi alle porte di Tripoli, dove sono ospitati circa 40 mila rifugiati palestinesi, continua ad essere un campo di battaglia ma non mancano, comunque, segnali di speranza: il gruppo di miliziani che si ispira ad Al Qaeda ha proclamato una tregua di tre giorni. L’accordo per il cessate il fuoco è stato reso possibile grazie alla mediazione di fazioni palestinesi. Subito dopo l’annuncio, è entrato nel campo profughi un convoglio di aiuti dell’ONU. Ma la situazione resta difficilissima e bisognerà capire se l’intesa verrà rispettata. La giornata si è aperta con la notizia di nuovi combattimenti. Per il terzo giorno consecutivo si sono registrati, infatti, furiosi scontri tra i soldati dell’esercito libanese e i militanti del gruppo integralista. A pagare lo scotto della battaglia sono anche i civili e il bilancio è sempre più grave: sono morti, finora, più di 30 militari libanesi, 20 fondamentalisti e almeno 27 civili. Il prolungarsi degli scontri, i più sanguinosi in Libano dalla fine della guerra civile, è dovuto anche all’impossibilità dell’esercito di avanzare all’interno del campo profughi. L’accordo imposto al Libano nel lontano 1969 dalla Lega Araba e dall’OLP vieta infatti a militari e polizia di varcare il perimetro dei campi palestinesi. L’esercito ha circondato l’area e ha alternato, finora, bombardamenti con raffiche di mitra. Ma individuare i ribelli si rivela spesso un’operazione difficilissima: i 300 integralisti del gruppo legato ad Al Qaeda si nascondono, infatti, all’interno del campo tra gli oltre 40 mila palestinesi e, secondo fonti militari libanesi, usano i civili come scudi umani.

    - Ma quale è adesso la situazione in Libano? Risponde, al microfono di Axel May, il patriarca di Antiochia dei Maroniti, cardinale Pierre Nasrallah Sfeir:

    La situation au Liban est inquiétante. …
    “La situazione in Libano è inquietante, perché ci sono stati degli eventi, nel Nord del Libano, soprattutto a Tripoli: una trentina di soldati sono stati massacrati. Questa situazione si è trasferita fino a Beirut, dove ci sono stati due incidenti: uno nel quartiere cristiano e l’altro nel quartiere musulmano. Poi, a Sud, a Saida, ci sono stati altri incidenti ancora. Questo vuol dire che ci sono degli interventi esterni negli affari libanesi, ma io credo che attualmente il governo libanese possa imporre l’ordine nel Paese”.

    - Spostiamoci dal Libano nei Territori Palestinesi, dove le forze armate israeliane hanno chiuso tutti i varchi. Il blocco è stato deciso per impedire possibili attacchi in Israele durante la festa ebraica di Shavuot (Pentecoste), iniziata oggi. Il provvedimento riguarda essenzialmente la Cisgiordania. La Striscia di Gaza è virtualmente sottoposta, infatti, ad una serie di misure restrittive fin dall’inizio dell’anno. Nel nord della regione l’aviazione israeliana ha bombardato, inoltre, un edificio dove si trovavano miliziani palestinesi provocando il ferimento di almeno due persone. Gaza è considerata una zona militare dalla scorsa settimana, da quando sono ripresi gli scontri tra militanti di Hamas e Al Fatah. La situazione è molto tesa anche nel sud di Israele, dove prosegue il lancio di razzi da parte di estremisti palestinesi. Un missile, lanciato contro la cittadina di Sderot, ha provocato ieri sera la morte di una donna israeliana.

    - In Iraq è stato liberato, ieri sera, padre Nawatz Hanna, il sacerdote caldeo sequestrato tre giorni fa. La notizia è stata diffusa, nelle scorse ore, dalla Chiesa locale ad Erbil. Ce ne parla Giancarlo La Vella:

    Già ieri si era capito che la vicenda di padre Hanna stava volgendo al meglio. Mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, qualche ora prima del rilascio aveva dichiarato al SIR, il Servizio Informazione Religiosa della Chiesa italiana, di aver sentito al telefono il sacerdote. Ma, nonostante la notizia positiva, restano le gravi preoccupazioni per la persecuzione in atto contro i cristiani nel Paese. Inoltre, le giovani istituzioni appaiono sempre più fragili e senza potere. L'arcivescovo di Kirkuk, Louis Sako, ha detto sempre al SIR: "A Baghdad e a Mosul i cristiani non possono più vivere. Non c’è autorità, non esiste ordine. I terroristi sono dappertutto, controllano molti quartieri e la violenza continua. Noi proseguiamo il nostro lavoro per la pace, “sebbene sappiamo quanto sia fragile”, e cerchiamo di costruire una cultura di dialogo con l’obiettivo di una vita diversa da quella che stiamo vivendo. “Ma ogni giorno, tante famiglie in Iraq lasciano tutto ciò che posseggono, perché sono minacciate, obbligate a uscire della propria città e quindi non possono fare altro che trasferirsi”.

    - Restiamo in Iraq, dove l’esplosione di un’autobomba in un mercato di Baghdad ha provocato la morte di almeno 25 persone. Tra le vittime ci sono diverse donne e bambini. Negli Stati Uniti, intanto, il presidente americano George Bush ha detto che settembre sarà un “mese importante” per valutare la consistenza dei progressi in Iraq. Bush ha sempre respinto finora la proposta, avanzata dai Democratici, di fissare una data per il ritiro delle truppe americane.

    - Il confine tra Afhghanistan e Pakistan continua ad essere teatro di furiosi scontri tra ribelli talebani e forze di sicurezza afgane. Fonti militari afghane hanno riferito che in combattimenti, avvenuti nelle ultime 24 ore, sono rimasti uccisi almeno 28 guerriglieri e un poliziotto. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
     
     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 142

     
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