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SOMMARIO del 18/05/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Udienza di Benedetto XVI ai vescovi del Mali: formate sacerdoti e laici a servizio del Vangelo e del bene comune. Nel pomeriggio, il ritorno del Papa in Vaticano
  • Altre udienze
  • Conferenza internazionale in Vaticano sul ruolo dei Paesi emergenti di Asia e Africa nell'era della globalizzazione
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La creazione dell'ibrido uomo-animale è la più grave violazione della legge naturale: così mons. Sgreccia sul via libera all'embrione chimera nel Regno Unito
  • Nasce all'insegna dell'apertura il nuovo governo francese dell'era Sarkozy
  • Il cardinale Hummes alla Conferenza di Aparecida invita ad una evangelizzazione permanente e ad una maggiore solidarietà con i poveri
  • Riparte a Roma la manifestazione "Italia Africa" sul tema "Legati allo stesso pianeta e allo stesso futuro"
  • Chiesa e Società

  • Il 21 maggio in Vaticano riprendono dopo 5 anni i colloqui della Commissione Bilaterale Santa Sede-Israele su questioni giuridiche e finanziarie
  • Un rapporto della FAO rivela: aumenta la produzione mondiale dei cereali ma non potrà soddisfare la domanda cresciuta negli ultimi anni

  • Rischiano di non avere aiuti alimentari 165 mila persone in Darfur. Ad ostacolare le attività umanitarie scontri e violenze
  • Nuova intimidazione anticattolica in India: aggrediti a Jharkhand un sacerdote ed una suora
  • Le Chiese dell’Europa dell’est si impegnano a collaborare per affrontare i problemi del post-comunismo
  • Firenze ricorda, con una serie di iniziative e celebrazioni, la figura di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, religiosa carmelitana morta 400 anni fa
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nei Territori palestinesi, almeno 5 morti per un nuovo raid israeliano - Bassa affluenza alle elezioni in Algeria - Vertice Russia-UE nella regione di Samara
  • Il Papa e la Santa Sede



    Udienza di Benedetto XVI ai vescovi del Mali: formate sacerdoti e laici a servizio del Vangelo e del bene comune. Nel pomeriggio, il ritorno del Papa in Vaticano

    ◊   Clero e laici uniti per rispondere “all’imperativo urgente” della pace, della giustizia e della riconciliazione. Benedetto XVI si è congedato con questa esortazione, accompagnata da attestati di stima per il loro non facile lavoro pastorale, dal gruppo di presuli africani del Mali, ricevuti questa mattina al termine della loro visita ad Limina, iniziata lo scorso 14 maggio. L’udienza si è svolta nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, che il Papa lascerà in elicottero oggi pomeriggio alle 17 per ritornare in Vaticano, da dove era partito dieci giorni fa per il Brasile. Sui contenuti dell’udienza ai vescovi del Mali, il servizio di Alessandro De Carolis:

    Metà dei 12 milioni di abitanti non ha accesso all’acqua potabile e la speranza di vita non supera i 50 anni. E’ questo lo scenario, che non concede troppi spazi alla speranza, nel quale si muovono gli appena 20 mila battezzati del Mali, piccola Repubblica dell’Africa nordoccidentale, che occupa il 174° posto della classifica dell’Indice di sviluppo umano. Ed è qui, tra l’indigenza diffusa e la necessità di soddisfare i bisogni elementari di un Paese stretto tra il Sahara e la savana, che si muovono i presuli di questa nazione africana. Benedetto XVI non ha nascosto fin dalle prime parole del suo discorso “le situazioni umane e spirituali difficili” che rendono una sfida coraggiosa la normale azione pastorale della Chiesa. Ecco perché, ha subito esortato il Pontefice, oggi “il clero diocesano è chiamato a occupare un posto più ampio nell’evangelizzazione”, insieme con i religiosi, e a vivere in donazione “totale” a Cristo la sua “identità sacerdotale”. Benedetto XVI ha quindi ribadito i capisaldi che rendono tali i membri di una comunità ecclesiale, a partire da coloro che hanno ricevuto il Sacramento dell’ordinazione: preghiera e vita sacramentale, accompagnata dalla formazione umana - che, ha detto il Papa, “è alla base” di quella spirituale. E ancora, maturità affettiva per una scelta responsabile del celibato, fino all’“indispensabile” cura dei laici, capace di renderli “competenti nel servizio del bene comune”.

     
    "Nel momento in cui la Chiesa del vostro continente si prepara a celebrare la seconda Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per l’Africa - ha osservato il Papa - l’impegno dei fedeli a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace e un imperativo urgente”. Il contributo cristiano è fondamentale, ha proseguito Benedetto XVI, per agire con efficacia a livello sociale ed economico, politico e culturale, offrendo risposte alle emergenze, siano esse sanitarie, scolastiche o di altro genere. E qui, Benedetto XVI ha aperto una parentesi sul tema della famiglia, affrontato con echi simili ai suoi recenti interventi in Brasile. "In effetti, - ha sottolineato - mentre il numero dei matrimoni cristiani rimane relativamente debole, è dovere della Chiesa aiutare i battezzati, particolarmente i giovani, a comprendere la bellezza e la dignità di questo Sacramento nell’esistenza cristiana. Per rispondere al timore sovente espresso davanti al carattere definitivo del matrimonio, una solida preparazione, con la collaborazione di laici ed esperti, permetterà alle coppie cristiane - ha concluso Benedetto XVI - di rimanere fedeli alle promesse del matrimonio. Diventeranno coscienti che la fedeltà del marito e l'indissolubilità della loro alleanza, il cui modello è la fedeltà espressa da Dio nell'indistruttibile alleanza che Egli stesso ha concluso con l'uomo, sono una fonte di felicità per coloro che si uniscono”.

     
    L’ultima, ma non certo per importanza, notazione di Benedetto XVI ha riguardato il rapporto con i musulmani, che nel Mali rappresentano il 90% dei residenti. Il Papa si è detto soddisfatto per le “relazioni cordiali” intrattenute dai cattolici con il mondo islamico. E ha ripetuto che perché l’amicizia sia reale, “è legittimo che l’identità propria di ciascuna comunità possa esprimersi liberamente, nel mutuo rispetto”, così da favorire una reale “coesistenza paicifica”.
     Sulla situazione della piccola minoranza cattolica nel Mali, Xavier Sartre ha intervistato mons. Jean-Gabriel Diarra, vescovo di San e presidente della Conferenza episcopale del Mali:

    R. - C’est vrai: l’Eglise du Mali est numériquement très minoritarie au Mali ...
    E’ vero : la Chiesa del Mali è, numericamente, assolutamente minoritaria nel Paese, ma socialmente è presente, visibile, anche stimata dalle autorità maliane, siano esse musulmane o meno. Peraltro, i musulmani – almeno nel nostro contesto – sono molto aperti a tutto quanto è religioso: loro hanno grande rispetto per chiunque pratichi in maniera molto pia la propria religione, anche se si tratta di una religione diversa dalla loro. I nostri rapporti con loro sono “fraterni”, perché prima di tutto ci si riconosce maliano con maliano, prima di definirsi come appartenente a tale o talaltra religione.

     
    D. – Parliamo della situazione politica del Mali: ci sono state recentemente le elezioni presidenziali; il presidente uscente è stato rieletto. Ma qual è il rapporto tra Chiesa e Stato?

     
    R. – A ce que je sache, les rélations sont bonnes. Je pourrais même dire …
    Per quanto ne so io, i rapporti sono buoni. Potrei addirittura dire che sono molto buoni. Siamo ben accolti e molto apprezzati dalle autorità. Cerchiamo anche, nella misura del possibile, di rimanere nell’ambito della nostra missione di pastori, non solo dei cristiani ma della totalità della popolazione maliana. Questo significa che quando siamo interpellati su argomenti di interesse nazionale, non esitiamo a dire quello che pensiamo. Lo facciamo in maniera un po’ diversa da altri, nel rispetto della vita culturale del nostro Paese. Per esempio, non mi verrebbe mai in mente di criticare nessuno sulla pubblica piazza, ma comunque gli direi quel che ho da dirgli: francamente, da uomo a uomo ...

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    Altre udienze

    ◊   Il Papa, oggi alle 18.00, dopo il suo rientro in Vaticano, riceverà l'arcivescovo Gianfranco Agostino Gardin, segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.

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    Conferenza internazionale in Vaticano sul ruolo dei Paesi emergenti di Asia e Africa nell'era della globalizzazione

    ◊   “Il ruolo crescente dei Paesi emergenti nella concorrenza globale: conseguenze economiche, sociali e culturali”: è il tema di una Conferenza internazionale, promossa alla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, che si tiene oggi e domani nell’Aula Nuova del Sinodo. Si tratta di un incontro volto ad analizzare l’evoluzione dei Paesi emergenti dell’Asia e dell’Africa. Ente di diritto pontificio, composto da laici, la Fondazione Centesimus Annus è stata istituita nel 1993 con la finalità di diffondere la dottrina sociale della Chiesa e contribuire alle attività caritative del Papa. Sul tema della Conferenza, Giovanni Peduto ha intervistato il dott. Massimo Gattamelata, segretario generale della Fondazione:
     
    R. – Oggi molti Paesi emergenti sono produttori di materie prime, che purtroppo non riescono a consentire loro una crescita valida. Sarà una collaborazione internazionale a consentire a questi Paesi che non hanno molta forza economica di riuscire ad inserirsi nella maniera ottimale.

     
    D. - Cina, India, Brasile sono sempre più concorrenziali: sta per finire l’era dell’egemonia economica di Stati Uniti, Europa e Giappone?

     
    R. – Personalmente ritengo che ancora del tempo debba passare. Naturalmente, questi Paesi emergenti potranno usufruire di quelle che sono state le caratteristiche che hanno contribuito alla crescita dei Paesi occidentali.

     
    D. - L’Africa è ancora terra di conquista e di neocolonialismo…

     
    R. – Da quanto emerge dalle notizie che si hanno, certamente l’India e la Cina stanno cercando di fare quello che a suo tempo i popoli europei riuscirono ad impostare in quel continente.

     
    D. - Come sta cambiando il mondo nell’era della globalizzazione?

     
    R. – Prima conseguenza, sotto gli occhi di tutti, come effetto primario della globalizzazione, è l’aspetto delle migrazioni, che oggi penso sia la punta di diamante della grande problematica della globalizzazione in tutto il mondo.

     
    D. - ll Papa, in Brasile, ha parlato degli errori distruttivi creati dal marxismo e dal capitalismo: come attuare la globalizzazione della solidarietà nella libertà?

     
    R. – Questi aspetti, sui quali il Papa ha messo i puntini sulle i, la crisi del marxismo e del capitalismo, già erano indicati nella Enciclica Centesimus Annus del ’91. Certamente sono elementi che devono essere tenuti nella dovuta considerazione, perché soltanto con la collaborazione tra i popoli questi inconvenienti potranno essere superati.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Il discorso di Benedetto XVI ai presuli della Conferenza episcopale del Mali. Il Papa ha esortato ad essere ardenti pastori che guidano il popolo di Dio con fiducia e con coraggio.

    Servizio estero – L’intervento della Santa Sede alla XV sessione della Commissione per lo sviluppo sostenibile dell’ONU: l’impellenza della questione energetica e le conseguenze del fenomeno dei cambiamenti climatici richiedono un rapido cambio nei nostri modelli di sviluppo, di consumo e di produzione.

    Servizio culturale - Un articolo di Pietro Petraroia dal titolo “La ‘memoria del ferro’ emerge dalle ceneri della combustione”: un volume propone al pubblico una migliore conoscenza dell’opera di Franca Ghitti.

    Servizio italiano - In primo piano il tema degli incidenti sul lavoro.

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    Oggi in Primo Piano



    La creazione dell'ibrido uomo-animale è la più grave violazione della legge naturale: così mons. Sgreccia sul via libera all'embrione chimera nel Regno Unito

    ◊   Via libera in Gran Bretagna alla produzione di embrioni chimera uomo animale. I pareri contrari della comunità scientifica e la condanna della Chiesa. Il servizio di Roberta Gisotti:
     
    Poche righe sulle agenzie stampa, ieri pomeriggio, per una notizia che apre un nuovo ‘buco nero’ nello spaventoso scenario della manipolazione genetica. Il Governo britannico ha deciso di autorizzare la creazione di embrioni chimera, composti da materiale genetico umano e animale. La decisione ha sollevato vibrate proteste nella stessa comunità scientifica britannica. Eppure stamane le prime pagine dei quotidiani in Italia – ad eccezione di Avvenire – ignorano il controverso provvedimento che a scopo di ricerca permetterà di dare vita a degli ibridi, oltrepassando un limite forse senza ritorno. E certo non rassicura che la legge ponga un limite sulla carta di 14 giorni di vita per questi ibridi. “Si tratta di una pessima idea”, ha commentato l’Associazione dei medici britannici (British Medical Association); “un’idea dissennata”, ha aggiunto il Core, (Comment on Reproductive Ethics), organizzazione sorta nel ‘94 per valutare l’etica riproduttiva, accusando l’esecutivo di Londra di essersi “piegato” alle pressioni delle lobby scientifiche e farmaceutiche, che nel Regno Unito godono di una libertà di ricerca senza eguali in Europa. Dopo la proibizione solo 6 mesi fa di tali esperimenti giudicati ad alto rischio il ministro della Salute Flint ha raccolto l’appello lanciato sul “Times” tre mesi fa da 45 scienziati, portatori di interessi particolari. Ma dove è la prova che l’opinione pubblica in Gran Bretagna sia stata correttamente informata su questa complessa materia che pone in gioco la stessa salvaguardia dell’identità umana e dov’è il riscontro che la maggioranza dei cittadini britannici abbia maturato la convinzione di liberalizzare la produzione di ibridi? Un sondaggio dello stesso Dipartimento della salute britannico, condotto due anni fa, aveva infatti rilevato una schiacciante predominanza di pareri negativi all’ibridazione.

    Una frontiera da sempre bandita quella di incrociare le specie, che lede la stessa dignità umana: condanna la creazione di embrioni ibridi l’arcivescovo Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, intervistato da Salvatore Sabatino:
     
    R. – La creazione di un ibrido uomo-animale è una frontiera che è stata finora da tutti – e non soltanto dalle associazione religiose –bandita dal campo delle biotecnologie. E questo proprio perché la dignità umana viene compromessa, offesa e si possono creare poi delle mostruosità attraverso queste fecondazioni. E’ vero che questi embrioni vengono poi soppressi, le cellule vengono prelevate, ma in ogni caso la creazione di un essere uomo-animale, rappresenta appunto una frontiera violata nel campo della natura, la più grave. La condanna morale deve perciò essere piena, in nome anzitutto della ragione e in nome stesso della giustizia e della scienza, che deve essere mantenuta a beneficio dell’uomo e a rispetto della natura umana.

     
    D. – Mons. Sgreccia, il ministro della Salute britannica ha detto di essere andato incontro alle pressanti richieste della Comunità scientifica nazionale. Quali sono le risposte che si aspetta, invece, dalla Comunità scientifica internazionale?

     
    R. – Io mi aspetto la risposta che finora hanno dato tutte le altre comunità scientifiche. Credo che finora sia l’Europa, sia anche l’Italia che nella legge 40 proibisce questo tipo di sperimentazione, confermino questa linea di conservazione e rispetto delle specie, conservino almeno il rispetto delle specie. Finora l’individuo umano non è stato rispettato, perché gli embrioni vengono immolati e sacrificati in tanti modi e nelle stesse fecondazioni artificiali. Era però stato rispettato almeno il confine tra specie e specie. Ora viene abbattuto anche questo e le conseguenze non sono state calcolate. Oltretutto non ce ne era nessun bisogno. Se si cercano le cellule staminali capaci di curare l’Alzheimer e il Parkinson non c’è alcun bisogno di andare a creare un ibrido uomo animale, perché ci sono le cellule staminali adulte, quelle del cordone ombelicale, quelle dell’uomo adulto per poter far fronte – con fiducia – a queste frontiere.

     
    D. – Perché, secondo lei, questo bisogno di alcuni scienziati – come in questo caso – di andare oltre?

     
    R. – C’è il fatto che lo scentista, che considera soltanto l’avanzare di una ricerca, non sempre prende in considerazione gli elementi antropologici e filosofici, così come il rispetto della stessa natura e dell’ordine naturale. C’è allora una sete di sapere che va mantenuta dentro certi limiti, una sete di sperimentare che può travolgere il senso morale dello sperimentatore, se non viene controllato dal senso di equilibrio e dalla ragione umana.

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    Nasce all'insegna dell'apertura il nuovo governo francese dell'era Sarkozy

    ◊   Il premier francese François Fillon ha scelto il suo governo. Sette dei quindici ministeri sono stati affidati a donne. Numero due dell’esecutivo è l'ex premier Alain Juppè, 61 anni, alla guida dello Sviluppo sostenibile, un maxi ministero che raggruppa anche Trasporti ed Energia. Il servizio, da Parigi, di Francesca Pierantozzi:

    Una squadra snella, femminile e aperta alla sinistra: ecco il governo di apertura di Nicolas Sarkozy, annunciato questa mattina all’Eliseo dal nuovo segretario generale, Claude Gue’ant. Il premier François Fillon, nominato ieri, sarà alla guida di un esecutivo di 15 ministri, di cui sette donne. E non è la sola novità. Piccola rivoluzione: agli Esteri va il socialista e fondatore di “Médecins sans Frontières”, Bernard Kouchner, il principale simbolo dell’apertura a sinistra voluta da Nicolas Sarkozy. Immediata la reazione del partito socialista, che ne ha decretato l’espulsione. “Kouchner non è più membro del partito”, ha dichiarato il segretario generale, François Hollande. Altra novità di questo governo, la nomina di Rachida Dati, al ministero della Giustizia: magistrato di origini algerine e marocchine, 41 anni, con la Dati è la prima volta che un’immigrata di seconda generazione diventa ministro. Agli Interni un’altra donna, l’ex ministro della Difesa, Micelle Alliot-Marie. Alla Cultura, Christine Albanel, direttrice del Castello di Versailles, che diventa anche portavoce del governo. Segno di un’apertura anche verso il centro, Hervé Morin, l’ex presidente del gruppo parlamentare IDS, il partito di François Bairou, Morin diventa ministro della Difesa. Nella squadra ci sarà anche l’ex capo di gabinetto dell’ex premier socialista Lionel Jospin, Jean-Pierre Juillet, nominato sotto-segretario agli Affari europei. Nel pomeriggio si riunirà il primo Consiglio dei ministri. (Francesca Pierantozzi, da Parigi, per la Radio Vaticana).

    Per un commento sul nuovo governo francese, Giada Aquilino ha intervistato Domenico Quirico, corrispondente del quotidiano La Stampa da Parigi:

    R. – E’ il governo di Sarkozy più che di Fillon. È un governo che il presidente aveva promesso e quindi con delle aperture a sinistra: il ministro degli Esteri, Bernard Kouchner è infatti un “mitterandiano”. Ma non c’è soltanto lui, c’è anche il capo di gabinetto di Lionel Jospin - ultimo primo ministro socialista – a cui è stato affidato un sottosegretariato per l’Europa; c’è Eric Besson che fino a poche settimane fa era il consigliere economico di Ségolène Royal; c’è la concessione femminile, che Sarkozy aveva fatto durante la campagna elettorale per contrastare proprio la Royal. Ci sono i volti nuovi del “sarkosismo”, questo mi sembra il dato più importante: una generazione più giovane. Rachida Dati, ministro della Giustizia, è la figlia di un operaio marocchino e di una collaboratrice domestica, che è diventata magistrato: l’esempio più visibile della integrazione quale la concepisce il nuovo presidente, legata quindi al merito, al lavoro e all’impegno.

     
    D. – Che strategia è quella di affidare gli Esteri a Kouchner?

     
    R. – La politica estera in Francia la fa il presidente. Diciamo che Bernard Kouchner ha dei punti che possono avvicinarsi alla visione della politica estera di Sarkozy. È per esempio un filoatlantico: è l’unico personaggio di sinistra che è stato infatti favorevole ad un intervento in Iraq.

     
    D. – A cosa punterà il ministero dell’Immigrazione e dell’Identità nazionale in un Paese in cui i flussi migratori dall’estero sono una forte realtà?

     
    R. – L’idea dell’immigrazione per Sarkozy è quella di una immigrazione scelta, che sia quindi rigidamente regolata. In effetti c’è il grande problema della riconciliazione di Sarkozy con una certa parte della Francia, che è quella delle periferie o meglio di una certa parte di esse, perché le periferie non sono soltanto quelle dei ragazzi che bruciavano le macchine nell’autunno di due anni fa. Ciò rappresenterà certamente uno dei capitoli più impegnativi nei suoi cinque anni di presidenza.

     
    D. – Tra i 15 ministeri c’è pure quello dell’Edilizia abitativa, affidato a Christine Boutin, impegnata nella difesa della vita...

     
    R. – Quello della mancanza di alloggio è uno degli altri problemi che dovrà affrontare Sarkozy. Della questione dei senza casa in Francia si parla dal 1950: l’Abbé Pierre aveva sollevato il problema nell’immediato dopoguerra.

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    Il cardinale Hummes alla Conferenza di Aparecida invita ad una evangelizzazione permanente e ad una maggiore solidarietà con i poveri

    ◊   Occorre dare priorità alla “grande missione continentale permanente” che sarà avviata nelle prossime settimane come espressione del rinnovamento e della rivitalizzazione della fede in Cristo indicata dal Papa. E’ quanto ha sottolineato nel suo intervento il prefetto della Congregazione per il Clero, il cardinale Cláudio Hummes, analizzando la realtà politica della regione e quella ecclesiale. Oltre agli aspetti negativi della globalizzazione, il porporato ha evidenziato come positivi la crescita dell’interdipendenza e dei processi di unificazione, per i quali, ha detto, la Chiesa cattolica può offrire la sua esperienza. Nell’ambito delle sfide e delle priorità della Chiesa, il cardinale Hummes, ricordando le conseguenze deleterie del secolarismo e del relativismo, che alimentano “un soggettivismo e individualismo esasperati,” ha sottolineato che la risposta migliore “è un’evangelizzazione permanente” (…) una Chiesa missionaria all’interno del proprio territorio per andare incontro ai cattolici che si sono allontanati e verso chiunque conosca poco o nulla di Gesù Cristo”. Va ricordato, ha aggiunto in riferimento alla crescita delle sette religiose, che “la mancanza di evangelizzazione di coloro che abbiamo battezzato è la causa principale di questo fenomeno”. Rilevando inoltre che una parte importante del proselitismo delle sette ha avuto successo negli ambienti urbani meno benestanti, il porporato ha parlato di “maggiore impegno della Chiesa nella solidarietà con i poveri” nello spirito del Vangelo. E citando Benedetto XVI e la Dottrina sociale della Chiesa ha ribadito: “l'opzione preferenziale per i poveri è implicita nella fede cristologica in quel Dio che si è fatto povero per noi, per arricchirci con la sua povertà”. Dall’altra parte, ieri, nell’ultima conferenza stampa della giornata si è parlato del ruolo e della missione delle donne nella Chiesa e nella società. I diversi partecipanti all’incontro con la stampa, laici e sacerdoti, sono stati concordi nel sottolineare il ruolo delle donne nella preparazione della Conferenza in, particolare riguardo alla sacralità della vita. Infine i vescovi hanno invitato i giornalisti a ricordare oggi insieme la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che la Chiesa celebra domenica prossima. (A cura di Luis Badilla).




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    Riparte a Roma la manifestazione "Italia Africa" sul tema "Legati allo stesso pianeta e allo stesso futuro"

    ◊   Per il terzo anno consecutivo torna "Italia Africa": una settimana di conferenze, musica e cultura per far conoscere la situazione del continente africano e ricordare alle istituzioni che le promesse fatte all’Africa non sono state mantenute. La manifestazione, giunta alla terza edizione, si svolge da domani al 26 maggio a Roma sul tema “Legati allo stesso pianeta e allo stesso futuro”. Mercoledì scorso la presentazione alla stampa. Per noi c’era Paolo Ondarza.

    (musica)

     
    Tempo di bilanci per la lotta alla povertà in Africa: è arrivata infatti al giro di boa la Campagna del Millennio delle Nazioni Unite: tuttavia le 8 promesse, i cosiddetti “millennium goals” per dimezzare la povertà estrema nel mondo, restano ancora delle utopie. Non ci sono scuse: ne sono convinti gli organizzatori della manifestazione “Italia Africa 2007” sul tema “Legati allo stesso pianeta e allo stesso futuro”. Circa 70 gli eventi in programma e, per finire, un concerto il 26 maggio a piazza del Popolo. “Italia Africa” nasce dalla cooperazione tra la Commissione Europea, la Regione Lazio e il Comune di Roma nella convinzione che le sorti del mondo ricco sono strettamente legate a quelle del mondo povero e che dall’Africa dipende il futuro del mondo. Stefano Manservisi, direttore generale per lo sviluppo della Commissione europea:

     
    “L’Europa è il più grande donatore al mondo, e se l’Europa deve lavorare per un mondo più giusto per gli europei, può e deve lavorare per un mondo più giusto anche per l’Africa”.

     
    Aiutare l’Africa non è solo questione di solidarietà. Vogliamo ribadire perché?

     
    “E’ un investimento per il futuro perché il mondo è globale, i problemi sono globali. Le prime vittime del cambiamento climatico e del riscaldamento del pianeta saranno in Africa: l’acqua diventerà ancor più una risorsa preziosa e questo comporterà guerre per l’accesso all’acqua. E quindi, l’investimento per l’aiuto allo sviluppo è un investimento anche per il mostro futuro”.

     
    Aiutare l’Africa non è solo questione di soldi: è di questa idea Viktor Emeka Okeadu, Consigliere aggiunto per l’Africa del Consiglio comunale di Roma:

     
    “E’ sbagliato vedere problemi umani soltanto dal punto di vista economico, quando si vede umanamente, cioè mettendo la mano sul cuore e sulla coscienza: vedo che risolvendo il mio problema, posso risolvere anche i tuoi”.

     
    L’Africa arriva a Roma per risvegliare dal torpore le coscienze e dire attraverso musica, tavole rotonde, seminari, proiezioni di film: “Non è mai troppo tardi” per aiutare ...

     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Il 21 maggio in Vaticano riprendono dopo 5 anni i colloqui della Commissione Bilaterale Santa Sede-Israele su questioni giuridiche e finanziarie

    ◊   Per la prima volta dopo cinque anni, i principali negoziatori per la Santa Sede e lo Stato di Israele si incontreranno in Vaticano il prossimo lunedì 21 maggio, nel quadro della Plenaria della Commissione bilaterale permanente di lavoro tra Santa Sede e Stato di Israele. L’ultima Plenaria si era tenuta il 12 marzo 2002. Questa nuova riunione della Plenaria era stata programmata per il 29 marzo scorso, ma Israele ha annullato all’ultimo momento l’invio dei suoi negoziatori, spiegando che il Capo della propria delegazione, il direttore generale del dicastero degli esteri, era costretto a rimanere a casa per un cumulo inatteso d’impegni di politica estera. Capo della delegazione della Santa Sede sarà il sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati,  mons. Pietro Parolin. Il compito specifico della Plenaria sarà di compiere qualche progresso significativo nei negoziati sull’ “accordo complessivo”. Esso prevede piste per la sicurezza delle proprietà religiose della Chiesa Cattolica in Israele e la riconferma delle storiche esenzioni fiscali, che la Chiesa già possedeva al momento della nascita dello Stato di Israele e che le Nazioni Unite avevano deciso dovessero essere onorate dallo Stato Ebraico. Questo “accordo complessivo” è richiesto dall’Accordo fondamentale, che Israele ha firmato con la Santa Sede il 30 dicembre 1993. Nonostante ciò, i relativi negoziati si protraggono senza risultati concreti ormai da più di otto anni, dall’11 marzo 1999. “In ogni caso scrivere un accordo nello stile appropriato ad un testo giuridico di questa natura, esige tempo e sforzo”, spiega all’Agenzia AsiaNews il padre francescano David-Maria Jaeger, esperto dei rapporti Chiesa-Stato d’Israele. “Inoltre non c’è motivo oggettivo per cui questi negoziati non debbano avere successo. La Chiesa non si attende altro che l’ulteriore riconoscimento formale dei diritti da essa già acquisiti in precedenza, insieme a certe garanzie fondamentali per la sicurezza legale dei suoi luoghi sacri", spiega padre Jaeger. "Allo Stato d'Israele - aggiunge - non costerebbe nulla dare il proprio accordo, e farlo significherebbe anche essere coerente con le promesse fatte in pubblico tante volte nel corso nei decenni.” (R.P.)

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    Un rapporto della FAO rivela: aumenta la produzione mondiale dei cereali ma non potrà soddisfare la domanda cresciuta negli ultimi anni
     

    ◊   Di fronte all’aumento della domanda la produzione dei cereali non sarà sufficiente. A lanciare l’allarme è la FAO, l’organizzazione dell’ONU per l’alimentazione e l'agricoltura, nel suo rapporto intitolato “Prospettive dei raccolti e situazione alimentare” pubblicato questa settimana. Se la produzione cerealicola mondiale nel 2007 sta avanzando verso un nuovo record con 2,095 miliardi di tonnellate, il 4,8 per cento in più rispetto al 2006, “con gli stock al livello minimo da oltre due decenni, le disponibilità totali saranno appena sufficienti” per rispondere alle sempre più numerose richieste legate alla rapida crescita dell’industria dei biocarburanti. “I prezzi internazionali della maggior parte dei cereali sono saliti in modo rilevante nel 2006/07”, afferma la FAO e si ritiene che rimangano tali nel 2007/08; “Di conseguenza – si legge nel rapporto riportato dall'agenzia MISNA - si prevede che la fattura delle importazioni cerealicole dei Paesi a basso reddito e più poveri, aumenterà di un quarto”. Nell’anno in corso la FAO stima che la produzione dei cosiddetti cereali secondari – per il 70 per cento di mais - raggiungerà 1,051 miliardi di tonnellate: “La crescita rapida della domanda di etanolo a base di mais farà salire del 9 per cento l’utilizzo industriale totale dei cereali secondari nel 2007/08” precisa ancora l’organizzazione delle Nazioni Unite. Per i Paesi in via di sviluppo, la FAO prevede in generale “un buon livello di produzione” rispetto al 2006: “Tuttavia, escluse Cina e India - principali produttori mondiali - la quantità totale dei raccolti nei rimanenti Paesi dovrebbe leggermente diminuire”. In Africa, la siccità ha compromesso le produzioni nei Paesi del Nord e soprattutto in Marocco; nell’Africa Australe a subirne gli effetti sarà soprattutto lo Zimbabwe, “colpito da una grave crisi economica e dall’impennata dell’inflazione, considerata attualmente la più alta al mondo”, mentre il Malawi, dopo una lunga emergenza alimentare, vedrà crescere i raccolti con eccedenze stimate addirittura esportabili. In conclusione la FAO ricorda che i Paesi più a rischio di crisi alimentare sono al momento 33: tra questi la Bolivia, che necessita di aiuti urgenti per i contadini danneggiati dalle alluvioni degli ultimi mesi. Nella Corea del Nord “nonostante il recupero della produzione agricola degli ultimi anni e il recente contributo di 400 mila tonnellate di aiuti alimentari dalla Corea del Sud, la situazione alimentare di milioni di persone resta un grave problema”. L’aggravarsi del conflitto in corso in Somalia con centinaia di migliaia di sfollati, invece stima la FAO, “ridurrà le aree coltivate, in particolare nelle zone attorno alla capitale Mogadiscio”. (T.C.)

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    Rischiano di non avere aiuti alimentari 165 mila persone in Darfur. Ad ostacolare le attività umanitarie scontri e violenze

    ◊   Stanno ostacolando il lavoro delle attività umanitarie, in Sudan, i continui scontri tra diverse fazioni di combattenti e forze governative. Migliaia di sfollati rischiano di non ricevere assistenza e l’ONU lancia un appello perché cessino le violenze. “I continui incidenti, gli attacchi di banditi e i combattimenti tra fazioni continuano a impedire una qualsiasi pianificazione sul lungo periodo di attività umanitarie”: è quanto ha detto la portavoce della missione delle Nazioni Unite in Sudan (UNMIS), Radia Achouri. Nel corso della conferenza stampa settimanale per fare il punto della situazione sul Paese africano, la portavoce dell’ONU - scrive l’agenzia MISNA - ha anche riferito che, nei giorni scorsi, un’organizzazione non governativa (ONG) è stata costretta a sospendere la distribuzione di cibo nell’area di Dar Zaghawa, nel Darfur Occidentale, a causa dei bombardamenti delle forze governative. “Se la situazione non migliora – ha affermato la funzionaria delle Nazioni Unite – la sospensione di alcuni aiuti umanitari rischia di lasciare 165 mila civili senza assistenza alimentare”. Intanto, secondo un recente rapporto di Amnesty International, Cina e Russia, entrambi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, avrebbero violato l’embargo dell’ONU vendendo armamenti al Sudan che successivamente il governo di Khartum avrebbe impiegato nella regione del Darfur. (A cura di Franco Lucchetti)

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    Nuova intimidazione anticattolica in India: aggrediti a Jharkhand un sacerdote ed una suora

    ◊   Nuovi attacchi contro i cattolici in India. Lunedì scorso, a Jharkhand, nei pressi di Ranchi, un sacerdote cattolico, padre George Minj, è stato vittima di un pestaggio da parte di sconosciuti, forse intenzionati addirittura ad ucciderlo. Con lui c’era anche una religiosa, suor Teresa Kindo. I due sono stati bloccati, mentre erano su un motorino, da 5 persone che hanno usato violenza nei confronti del sacerdote. Il pestaggio si è interrotto con l’arrivo di un’auto che ha messo in fuga i malviventi. Padre Minj è stato ricoverato al Rajendra Institute of Medical Science di Ranchi. E' fuori pericolo ma è ancora sotto osservazione, ed anche suor Kindo ha riportato delle ferite. “La Chiesa indiana è viva ora più che mai e non si farà intimidire da attacchi che mirano solo a fermare la sua crescita e il suo impegno nel sociale”, ha detto ad AsiaNews il cardinale Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi. Il porporato, che è anche presidente della Conferenza episcopale indiana, ha condannato l’attacco e ha chiesto che lo Stato persegua i responsabili di un gesto così “preoccupante”. “Non so dire chi compia questi atti – ha commentato il cardinale Toppo – ma chiunque sia mira a fermare la crescita della Chiesa in India, che invece diventa più forte, più organizzata e non ha alcuna intenzione di interrompere il suo impegno nella società, come ha già fatto e fa per i disastri naturali, la sanità, l’educazione”. Il porporato ha dichiarato, inoltre, che “i cristiani non sono spaventati”, ma ha sottolineato che bisogna essere prudenti e aver fiducia nelle autorità che gli stessi indiani hanno scelto per il governo del Paese e che con loro vanno trovate soluzioni a queste difficoltà. (T.C.)

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    Le Chiese dell’Europa dell’est si impegnano a collaborare per affrontare i problemi del post-comunismo

    ◊   L’esperienza del rapporto tra Stato e Chiesa nei Paesi post-comunisti: ne hanno discusso, nei giorni scorsi a Praga, cardinali e presidenti delle Conferenze episcopali della Repubblica Ceca, della Croazia, dell’Ungheria, della Slovacchia e della Slovenia. I partecipanti al meeting, riferisce l’agenzia SIR, hanno illustrato la situazione dei singoli Paesi e il cardinale Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga, ricordando l’incontro che si è svolto nel ‘90 a Varsavia ha affermato: “Oggi, a 17 anni di distanza, intendiamo confrontare nuovamente la situazione e cercare altri modi di risolvere problemi simili che stiamo incontrando”. Mons. Jan Graubner, arcivescovo di Olomouc e presidente della Conferenza episcopale Ceca, ha rievocato le Giornate mitteleuropee nel 2003-2004 in cui i fedeli di otto Paesi avevano analizzato le rispettive esperienze ed ha auspicato la prosecuzione di questa cooperazione. All’incontro hanno preso parte, tra gli altri, il cardinale Péter Erdő, presidente della Conferenza episcopale dell’Ungheria e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE), il cardinale Josip Bozanić, presidente della Conferenza episcopale della Croazia e vicepresidente del CCEE, mons. František Tondra, presidente della Conferenza episcopale della Slovacchia e mons. Alojzij Uran, presidente della Conferenza episcopale della Slovenia. Nel corso dei lavori i presuli hanno riconosciuto alcune analogie nelle diverse situazioni della Chiesa e dei media dei rispettivi Paesi, concordando sul fatto che non occorre rispondere a tutti gli attacchi e le accuse, in quanto ciò non serve altro che a pubblicizzarli ulteriormente. I media cattolici, il cui numero è in crescita, sono stati chiamati, invece, ad una maggiore incisività e a una più vasta diffusione. (A.M. – T.C.)

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    Firenze ricorda, con una serie di iniziative e celebrazioni, la figura di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, religiosa carmelitana morta 400 anni fa

    ◊   Al via oggi a Firenze alle celebrazioni per il quarto centenario della morte di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, mistica carmelitana, vissuta fra il XVI e il XVII secolo, che è stata protagonista di diverse estasi. Affermava di udire voci dall’alto che le chiedevano di promuovere la “rinnovazione della Chiesa” - iniziata dal Concilio di Trento con i suoi decreti - esortando e ammonendo le sue gerarchie. Per questo scrisse a Papa Sisto V, ai cardinali della curia e ad Alessandro de’ Medici, arcivescovo di Firenze, predicendogli il suo breve Pontificato. Oggi pomeriggio alle 16,30, al seminario arcivescovile del capoluogo toscano, di cui Santa Maddalena è patrona, sarà inaugurata una mostra iconografica. Domani l’urna con il corpo della religiosa sarà traslata dal monastero carmelitano di Carreggi, dove è conservata, alla cappella del seminario, dove la Santa ebbe la prima sepoltura. Domenica è prevista una processione che si snoderà per le vie del centro storico. L’urna con le spoglie della Santa resterà esposta, nei giorni successivi, alla devozione dei fedeli. Martedì 22 maggio, nella chiesa di San Gaetano, alle 21, sarà eseguito l’oratorio Santa Maria Maddalena de' Pazzi (libretto del cardinale Benedetto Pamphili, musica di Giovanni Lorenzo Lulier, direttore Alfonso Fedi), mentre venerdì 25 maggio, giorno della festa liturgica, al duomo, alle 17.15 saranno celebrati i Vespri solenni e il pontificale presieduto dal cardinale Ennio Antonelli. Alle 21, nel Battistero, l’attrice Claudia Koll darà voce a Maddalena de’ Pazzi leggendo alcuni testi della Santa in “Venite ad amare l’Amore”, un momento pensato da Riccardo Bigi con musiche e proiezioni di immagini con Marco Predieri narrante. La giovane musicista Martina Cardelli canterà invece alcune frasi della Santa, da lei stessa messe in musica. Sabato 26 maggio nella Sala Vanni della Basilica del Carmine, è previsto un convegno organizzato dall’Ordine carmelitano. Il corpo della Santa sarà poi traslato nella cattedrale di Pistoia per la veglia di Pentecoste e infine, domenica 27 maggio, prima di essere riportata al monastero di Careggi, l’urna sosterà all’eremo di Santa Maria degli Angeli al Cerro, dove si trova una comunità religiosa nata proprio ispirandosi alla spiritualità di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi. (T.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nei Territori palestinesi, almeno 5 morti per un nuovo raid israeliano - Bassa affluenza alle elezioni in Algeria - Vertice Russia-UE nella regione di Samara

    ◊   In Medio Oriente, un nuovo raid aereo israeliano sulla Striscia di Gaza ha provocato la morte di cinque palestinesi, presunti miliziani di Hamas. Ieri sera, inoltre, altre sei persone sono rimaste uccise in seguito ad un’azione dell’aviazione israeliana. Le operazioni militari sono state condotte in risposta al continuo lancio di razzi, da parte di estremisti palestinesi, verso il sud dello Stato ebraico. Il presidente palestinese, Abu Mazen, ha esortato Stati Uniti, ONU e Unione Europea a fare pressioni su Israele affinché cessino i raid aerei. Nei Territori palestinesi, intanto, sanguinosi scontri tra militanti di Al Fatah e di Hamas stanno mettendo a dura prova la tenuta del governo di unità nazionale. Negli ultimi giorni, sono morte decine di palestinesi a causa di combattimenti tra sostenitori delle due fazioni.

    - In Iraq, un attentato suicida e un agguato ad un convoglio di camion per il trasporto di viveri hanno provocato, nelle ultime ore, almeno sei morti. A Baghdad, proseguono poi i macabri ritrovamenti di cadaveri: la polizia ha rinvenuto nella capitale i corpi senza vita di almeno 40 persone.

    - In Algeria, si conosce l’esito ufficiale delle elezioni legislative di ieri. Il Fronte di Liberazione Nazionale si è confermato primo partito con 136 dei 389 seggi alla Camera dei deputati. L’intero fronte politico, alleato del presidente Abdelaziz Bouteflika, ha mantenuto una netta maggioranza nel parlamento algerino. Alle consultazioni, caratterizzate da un forte astensionismo, ha partecipato il 35.5% degli aventi diritto. Da Algeri, ci riferisce Amina Belkassem:

    Nessuna sorpresa per le elezioni legislative che si sono svolte ieri in Algeria. Si confermano infatti in testa i tre partiti che compongono l’alleanza presidenziale del presidente Bouteflika. L’ex partito unico FLN, Fronte di liberazione nazionale, pur in discesa, si è fermato ancora una volta come il primo movimento maghrebino, conquistando 136 seggi dei 389 che formano la Camera dei deputati. Secondo arrivato, in queste terze elezioni libere della storia dell’Algeria, il Raggruppamento nazionale democratico, con 61 seggi. Segue il partito islamico, Movimento della società per la pace con 52. In crescita il Partito dei lavoratori trotzkista, l’unico guidato da una donna, che ha ottenuto 26 seggi. Il Raggruppamento per la cultura e la democrazia, che aveva boicottato lo scrutinio del 2002, ha conquistato 19 seggi. Come previsto, il Partito islamico radicale, alla vigilia elettorale, ha avuto solo tre seggi contro i 43 delle ultime politiche del 2002. Ai minimi storici il tasso di influenza alle urne del 35,75 per cento. Solo 6,6 milioni di algerini, sui 18 milioni di iscritti al voto, si sono recati alle urne ma quasi un milione di schede sono state annullate facendo scendere ancora il reale numero di voti espressi. (Da Algeri, Amina Belkassem, per la Radio Vaticana)

    - Nuovi impegni per un rilancio e preoccupazioni per contenziosi ancora aperti hanno segnato stamani l’apertura, nella regione russa di Samara, del vertice tra Russia e Unione Europea. Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha auspicato il rilancio della collaborazione in politiche per la tutela dell’ambiente, in strategie per la soluzione di crisi internazionali e in settori cruciali, come quello energetico. Il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, ha sottolineato, poi, come le difficoltà di Polonia, Estonia e Lituania nelle loro relazioni con la Russia siano problemi condivisi. Le autorità russe hanno vietato, intanto, ad alcuni oppositori, tra i quali il campione mondiale di scacchi Kasparov, di raggiungere Samara per protestare contro il Cremlino. Sul vertice tra Russia e Unione Europea, il nostro servizio:

    La posta in gioco è il rinnovo dell’accordo di cooperazione tra Mosca e Bruxelles, che regola i rapporti tra le due parti in una serie di settori, dalle forniture energetiche agli scambi commerciali, dalle consultazioni in materia di politica estera, ai diritti umani. Tra i risultati raggiunti, sono stati evidenziati la maggiore semplificazione dei visti per alcune categorie di cittadini e un migliore scambio di informazioni tra polizia russa e forze dell’ordine di Paesi europei. In vari ambiti non si riesce, però, a superare un perdurante stato di impasse. “Ma non è un dramma - ha detto il presidente russo, Vladimir Putin - che i colloqui per un patto di partnership tra Russia e Unione Europea siano in una fase di stallo”. “Estonia e Lettonia - ha poi avvertito Putin - sono responsabili di violazioni inaccettabili dei diritti della minoranza russa”. Il vertice è comunque un’importante occasione per cercare nuove risposte ad intricate questioni. La Russia deve affrontare, in particolare, controversie con alcuni Paesi, ex satelliti dell’Unione Sovietica. La Polonia, ad esempio, minaccia di bloccare l’approvazione del mandato sul nuovo accordo se non sarà annullato l’embargo sui prodotti animali e vegetali polacchi, imposto dalla Russia nel novembre del 2005. Secondo diversi osservatori, il governo russo vuole in realtà punire la Polonia dopo la decisione, presa da Varsavia, di accettare sul proprio territorio il dispiegamento di missili antiterrorismo americani. Sono difficili anche le relazioni tra Estonia e Russia: alla decisione del governo estone di rimuovere dalla piazza di Tallin il monumento dedicato ai soldati sovietici sono seguiti numerosi attacchi informatici contro diversi siti istituzionali estoni. Attacchi, secondo le autorità del Paese baltico, sferrati da hacker russi. Un’altra ex Repubblica sovietica, la Lituania, ha più volte protestato, infine, per l’interruzione della fornitura di gas russo. Ma questa serie di ostacoli - hanno sottolineato diversi partecipanti al vertice - non appare comunque insormontabile.

    - Il parlamento del Kazakhstan ha modificato la Costituzione per abolire la limitazione del numero dei mandati presidenziali consecutivi. Ora, il presidente Nursultan Nazarbaiev, 66 anni e al potere dal 1990 con una serie di decreti, referendum ed elezioni - criticate da diversi osservatori per il mancato rispetto delle norme democratiche - potrà rimanere formalmente al suo posto fino al 2012.

    - Il presidente della Banca Mondiale, Paul Wolfowitz, si è dimesso. Recentemente, una commissione speciale istituita per indagare su una vicenda di nepotismo, ha stabilito che Wolfowitz ha violato il codice etico dell’Istituto intervenendo personalmente per far ottenere alla sua compagna, esperta della Banca Mondiale per il Medio Oriente, un aumento di stipendio e una promozione. Le dimissioni saranno effettive a partire dal prossimo 30 giugno. Intanto, secondo il premio Nobel Stiglitz, nella corsa al successore è spuntato anche il nome del premier britannico, Tony Blair. Per tradizione, tuttavia, la presidenza della Banca Mondiale spetta ad un americano.

    - Ad Haiti, uomini armati hanno ucciso il giornalista Alix Joseph, direttore di Radio Provinciale di Gonaïves. La polizia non ha per ora avanzato ipotesi sui possibili responsabili, né sul movente dell’omicidio. Ma le piste da seguire non mancano. Il giornalista è stato infatti più volte bersaglio, in passato, di intimidazioni per le sue trasmissioni dedicate al crimine organizzato. Radio Provinciale ed altre emittenti di Gonaïves hanno sospeso temporaneamente la programmazione per protestare contro l’insicurezza che regna nella zona. A Gonaïves sono attive numerose bande armate. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

     

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 138

     

     
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