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SOMMARIO del 16/05/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Confronto sul Medio Oriente nell'incontro in Vaticano tra il cardinale Bertone e il segretario generale della Lega Araba, Mussa
  • Nomina
  • La Chiesa, i suoi protagonisti e i suoi testimoni nel ciclo di catechesi di Benedetto XVI alle udienze generali di quest’ultimo anno

  • La solidarietà dei vescovi africani ai partecipanti alla V Conferenza generale degli episcopati latinoamericani. Intervista col il cardinale Peter Erdő
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il vescovo-prelato di Pompei, Carlo Liberati, denuncia gli interessi illeciti dietro l'emergenza rifiuti in Campania
  • Scade il mandato del presidente Sezer, ma in Turchia è ancora stallo sull’elezione del prossimo capo dello Stato
  • E' in corso ad Assisi, fino al 20 giugno, il 199.mo Capitolo generale dei Frati minori conventuali
  • Italia e Germania al lavoro sul testo di moratoria internazionale per la pena di morte. Intervista con Carlo Santoro
  • Media e bambini: rapporto ad alto rischio. Sotto accusa gli adulti indifferenti, impreparati o irresponsabili. Con noi, Don Domenico Pompili

  • Chiesa e Società

  • I vescovi del Pakistan condannano l’attacco di ieri a Peshawar e chiedono il “ripristino di ordine e legalità” nel Paese
  • Sri Lanka: preoccupa il rientro forzato di circa 140.000 sfollati di Batticaloa
  • In Somalia gli aiuti umanitari raggiungono solamente un terzo degli sfollati
  • Vertice a Shangai della Banca Africana per lo sviluppo
  • In Cappadocia, un pellegrinaggio per prendere coscienza dell’unità dei cristiani
  • Il richiamo di Mons. Betori, segretario della CEI, sui ddl relativi a eutanasia e coppie di fatto
  • “Settimana della Vita” in Portogallo per risvegliare le coscienze ai valori dell’esistenza umana in tutti i suoi momenti

  • Nuova ondata di immigrati extracomunitari in Spagna
  • Inaugurato nella provincia indonesiana del Nusa Tenggara Orientale il primo monastero benedettino femminile

  • Scelto l’inno della XXIII Giornata mondiale della gioventù. È un brano del cantautore australiano Guy Sebastian

  • Al via stasera la 60.mo edizione del Festival di Cannes. Oltre 200 le pellicole in concorso
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nuovi scontri tra Hamas e Al Fatah e raid israeliano nella Striscia di Gaza - Si è insediato all'Eliseo il neo presidente francese, Nicolas Sarkozy
  • Il Papa e la Santa Sede



    Confronto sul Medio Oriente nell'incontro in Vaticano tra il cardinale Bertone e il segretario generale della Lega Araba, Mussa

    ◊   Incontro di rilievo questa mattina, in Vaticano. Mentre Benedetto XVI trascorre il suo breve soggiorno nella residenza di Castel Gandolfo, dopo il ritorno dal viaggio apostolico in Brasile, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha ricevuto poco dopo mezzogiorno di oggi il segretario generale della Lega araba, Amr Mussa, per discutere della situazione del Medio Oriente. Di seguito, il rappresentante arabo è stato ricevuto anche dall'arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati.

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    Nomina

    ◊   Benedetto XVI ha nominato Consigliere del Tribunale della Penitenzieria Apostolica padre Maurizio Faggioni, dell'Ordine dei Francescani Minori.

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    La Chiesa, i suoi protagonisti e i suoi testimoni nel ciclo di catechesi di Benedetto XVI alle udienze generali di quest’ultimo anno

    ◊   Com’è noto, oggi il Papa non ha tenuto l’udienza generale del mercoledì con la consueta catechesi. Catechesi, che in quest’ultimo anno Benedetto XVI ha dedicato alla storia della Chiesa, illustrando le figure degli apostoli e poi quelle dei Padri della Chiesa. L’intenzione è quella di evidenziare l’origine divina di quest’ultima e la comunione che lega Gesù e il Padre. Il servizio di Tiziana Campisi:

    E’ un mistero di comunione quello che lega Dio e gli uomini, un mistero che però si svela nel corso della storia e di cui è segno la Chiesa. Il cuore delle catechesi di Benedetto XVI ci dice questo. Con il ciclo delle udienze generali dedicate all’esperienza degli Apostoli, il 15 marzo 2006 il Papa ha detto che “la Chiesa cominciò a costituirsi quando alcuni pescatori di Galilea incontrarono Gesù, si lasciarono conquistare dal suo sguardo, dalla sua voce, dal suo invito caldo e forte: ‘Seguitemi, vi farò pescatori di uomini!’”. Ed ha spiegato:
     
    “Nelle catechesi che oggi comincio vorrei mostrare come proprio la luce di quel Volto si rifletta sul volto della Chiesa, nonostante i limiti e le ombre della nostra umanità fragile e peccatrice. Dopo Maria, riflesso puro della luce di Cristo, sono gli Apostoli, con la loro parola e la loro testimonianza, a consegnarci la verità di Cristo. La loro missione non è tuttavia isolata, ma si colloca dentro un mistero di comunione, che coinvolge l'intero Popolo di Dio e si realizza a tappe, dall'antica alla nuova Alleanza”.

     
    Gesù “costituisce i Dodici perché siano con lui testimoni e annunciatori dell’avvento del Regno di Dio”, ha spiegato il Santo Padre, che nell’arco di un anno ha tracciato il profilo dei 12 Apostoli illustrando i loro tratti, facendoci conoscere le loro personalità e le singole caratteristiche che hanno contraddistinto la loro missione. Benedetto XVI si è però soffermato anzitutto sulla comunione che è insita nella Chiesa. Nel suo mistero, ha precisato il Papa nell’udienza generale del 29 marzo di un anno fa, si rispecchia in qualche misura la stessa comunione trinitaria, il mistero di Dio stesso. Ed ha affermato:

     
    “La “comunione” è veramente la buona novella, il rimedio donatoci dal Signore contro la solitudine che oggi minaccia tutti, il dono prezioso che ci fa sentire accolti e amati in Dio, nell’unità del suo Popolo radunato nel nome della Trinità (…) La Chiesa si rivela così, nonostante tutte le fragilità umane che appartengono alla sua fisionomia storica, una meravigliosa creazione d’amore, fatta per rendere Cristo vicino a ogni uomo e a ogni donna che voglia veramente incontrarlo, fino alla fine dei tempi”.

     
    E se nel suo andare a ritroso lungo i secoli, nelle sue catechesi, Benedetto XVI, ha illustrato ai fedeli le radici del cristianesimo chiarendo il messaggio lasciatoci dai testimoni del passato, ha anche offerto questo grande insegnamento:

     
    "E nella Chiesa il Signore rimane sempre contemporaneo con noi. La Scrittura non è una cosa del passato. Il Signore non parla nel passato ma parla nel presente, parla oggi con noi, ci dà luce, ci mostra la strada della vita, ci dà comunione e così ci prepara e ci apre alla pace".

     
    “Far capire il disegno originario di Gesù”, far “comprendere l’essenziale della Chiesa che permane nel variare dei tempi”: questa l’intenzione del Papa nelle udienze generali, per spiegare meglio “il perché del nostro essere Chiesa e come dobbiamo impegnarci a viverlo”, soprattutto di fronte a difficoltà ed incertezze:

     
    “C’è sempre il pericolo, nelle vicende del mondo e anche nelle debolezze della Chiesa, di perdere la fede, e così anche di perdere l’amore e la fraternità. E’ quindi un preciso dovere di chi crede alla Chiesa dell'amore e vuol vivere in essa, riconoscere anche questo pericolo e accettare che non è possibile poi la comunione con chi si è allontanato dalla dottrina della salvezza”.

     
    Nel proseguire le sue catechesi sulla storia della Chiesa, dopo aver presentato i Dodici, Benedetto XVI ne ha cominciato, nel marzo di quest’anno, un nuovo ciclo: quelle sui Padri della Chiesa, coloro che nei primi secoli hanno dato vita alla letteratura cristiana e che in trattati, opere esegetiche e filosofiche hanno permesso di comprendere meglio il Vangelo.

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    La solidarietà dei vescovi africani ai partecipanti alla V Conferenza generale degli episcopati latinoamericani. Intervista col il cardinale Peter Erdő

    ◊   "Vorrei suggerirvi di fare tutti gli sforzi possibili per approfondire le diverse questioni dell’agenda della nostra Conferenza, tenendo sempre presente il tema centrale: discepoli e missionari di Gesù Cristo perché i nostri popoli abbiano vita". Sono le parole del cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi e della Pontificia Commissione per l’America Latina, indirizzate ai partecipanti alla grande conferenza degli episcopati latinoamericani in corso ad Aparecida. L’intervento del cardinale Re ha introdotto i lavori dell’incontro, inaugurato da Benedetto XVI. Il servizio di Luis Badilla Morales:

    "Il documento cosiddetto "Sintesis" - ha spiegato il cardinale Re - che raccoglie i contributi delle chiese latinoamericane e caraibiche, sotto la guida dei pastori, contiene un’ampia gamma di riflessioni, di analisi e di idee. Si tratta ovviamente di una grande ricchezza, ma c’è anche il rischio di voler toccare tutti i temi e, dunque, possiamo perderci nella vastità dell’analisi a scapito di una sintesi efficace che ci conduca a conclusioni condivise e pratiche, che possano veramente incidere nel futuro" delle chiese particolari della regione. Oltre a questo intervento del cardinale Re, ci sono stati tra ieri e oggi anche quelli di numerosi presidenti di Conferenze episcopali, tra i quali quelli di Messico, Brasile, Colombia, Costa Rica, Porto Rico e altri. Ciascuno, come prevede il metodo di lavoro, ha avuto 15 minuti per dare una prima opinione sul documento sintesi, che poi sarà analizzato capitolo per capitolo. Inoltre, i vescovi partecipanti hanno potuto ascoltare mons. Francisco João Silva, vescovo di de Chimoio e secondo vicepresidente delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (SCEAM/ SELAM), che nel suo saluto si augurato che i frutti di questa Conferenza possano essere utili anche per le Chiese del resto del mondo e, naturalmente, quelle africane a nome delle quali ha espresso grande affetto e solidarietà. Mons. Francisco João Silva ha voluto anche ricordare l’incontro, nel 2000, tra il Celam e SCEAM/ SELAM tenutosi a Maputo e durante il quale furono stabiliti meccanismo di coordinamento e scambio di esperienze. “Perciò, ha sottolineato, tutto quanto accada qui in questi giorni sarà per noi molto importante e, in certo modo, ci sentiamo anche noi parte di questo incontro di fede e comunione”.

    Tra i relatori intervenuti ieri, alla prima Giornata della V Conferenza degli episcopati latinoamericani e caraibici, c'era anche l'arcivescovo di Esztergom-Budapest, cardianle Peter Erdö, intervistato da Davide Dionisi:

    R. - Sentiamo il bisogno di questo scambio di esperienze. La parte orientale del continente europeo, per esempio, adesso ha tanti problemi riguardo alla giustizia sociale, problemi che esistevano anche cento anni fa. Nel frattempo, però, ci sono stati due tentativi abbastanza violenti di risolvere tali problemi. Ambedue cercavano una soluzione senza Dio, contro la tradizione cristiana del continente e ne conosciamo i risultati. Nessuno dei due grandi sistemi poteva risolvere il problema dell’uomo, il problema del peccato e del peso della natura umana. Dopo il crollo del comunismo, invece, non è arrivato il paradiso terrestre, ma è tornato il vecchio problema tradizionale del libero mercato, del bisogno della giustizia e tutti gli altri problemi umani. Quindi, dobbiamo conoscere meglio la reazione attuale della Chiesa in America Latina a simili sfide, che si trovano sempre nelle regioni periferiche del mondo occidentale. Dall’altra parte, l’occidente europeo sta cercando nuove vie, soprattutto dietro l’incoraggiamento di Giovanni Paolo II, per quanto riguarda la nuova evangelizzazione dell’Europa.

     
    D. - Quali sono le sfide comuni tra il continente latinoamericano e l’Europa?

     
    R. - Prima di tutto, esiste la secolarizzazione come ovunque nel mondo: la perdita del senso di alcuni valori, non soltanto cristiani, ma che anche all’epoca dell’Illuminismo erano considerati valori umani naturali. La cosiddetta "terza generazione" dei diritti umani sembra a volte cambiare la prima generazione di questi diritti fondamentali, oppure sembra cambiare il senso di questi diritti. Per esempio, il diritto alla vita o tutte le questioni della famiglia. Soprattutto, a livello dei progetti della Costituzione europea, c’è un cambiamento antropologico in corso e questo cambiamento da una parte significa che la cultura della parola scritta e detta sembra cedere il suo posto alla cultura, al linguaggio comunicativo delle immagini, della visualità, dei simboli. E per questo, dobbiamo anche noi nella nostra missione usare largamente tutte queste possibilità offerte dai mass media e offerte attraverso i grandi incontri internazionali, come per esempio le GMG. Queste esperienze rispondono già in una certa maniera a questo cambiamento antropologico. Ma d'altra parte, noi dobbiamo combattere per una cultura della parola. Noi portiamo la Parola di Gesù Cristo e Lui ci ha dato non soltanto alcuni segni simbolici, ma ha spiegato anche il senso di questi segni, ha dato anche un insegnamento verbale e noi dobbiamo trasmettere fedelmente questo insegnamento e dobbiamo usare anche la capacità umana di ragionare logicamente.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Il Legato Pontificio cardinale Angelo Sodano a Fatima per il novantesimo anniversario delle apparizioni della Beata Vergine. Il servizio dell'inviato Gabriele Nicolò.

    Servizio estero - In Iraq le violenze non conoscono tregua.

    Servizio culturale - Un articolo di Luigi Martellini dal titolo "Cogliere la realtà per arginare l'egoismo": iniziative editoriali, convegni ed un premio in ricordo di Bonaventura Tecchi.

    Servizio italiano - In rilievo il tema dell'immigrazione.

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    Oggi in Primo Piano



    Il vescovo-prelato di Pompei, Carlo Liberati, deuncia gli interessi illeciti dietro l'emergenza rifiuti in Campania

    ◊   Resta alta l’emergenza rifiuti in Campania. A Napoli, secondo i dati forniti dall’Azienda Servizi Igiene Ambientale, si contano lungo le strade cittadine oltre 2.300 tonnellate giacenti di immondizia e aumentano di giorno in giorno gli interventi dei Vigili del fuoco per spegnere gli incendi dei cassonetti. Il Comune ha rivolto un appello ai cittadini affinché evitino di dare fuoco ai cumuli di rifiuti per strada, sottolineando che dalla combustione vengono prodotte sostanze altamente nocive. Intanto, nel salernitano, in particolare nel comune di Serre, proseguono le proteste dei cittadini contro il decreto legge che ha indicato i siti di alcune discariche per i rifiuti. Sull’emergenza rifiuti in Campania, ascoltiamo al microfono di Fabio Colagrande il vescovo di Pompei, mons. Carlo Liberati:

    R. - Sto vivendo questo momento con infinita tristezza, ma non con rassegnazione, e anche con una irritazione interiore perché questo è un fatto voluto. Non è che è piovuto dal cielo oppure è una disgrazia naturale come potrebbero essere - Dio ci liberi - un terremoto, un maremoto, un’inondazione. I rifiuti sono il residuo delle nostre attività quotidiane: però, come in tutte le regioni d'Italia, sono stati trovati dei siti dove ospitare questi rifiuti, come in molte altre zone sono stati costruiti i termovaporizzatori, così poteva essere anche in Campania.

     
    D. - Eccellenza, dalle sue parole mi sembra di capire che lei è d’accordo con chi dice che c’è chi vuole mantenere l’emergenza rifiuti come emergenza in Campania...

     
    R. - Certo, perché sotto ci sono degli interessi economici da salvaguardare che non sono né chiari né puliti. C'è un decreto del governo che stabilisce dei siti dove fare il deposito dei rifiuti e quindi procedere allo stoccaggio e eventualmente al riciclaggio dei materiali che possono essere adoperati, perché lei sa che oggi la plastica il legno, il ferro, il vetro, possono essere benissimo riciclati nell’industria. Ma abbiamo visto che ci sono state delle manifestazioni contro: il decreto governativo fa fatica ad essere applicato. Lei pensa che quelli che protestano siano soltanto spinti dalla paura che in quei siti si condensi troppo inquinamento? Io penso di no perché - a parte il fatto che oggi i siti di deposito dei rifiuti possono essere bonificati in modo da preservare tutto ciò che c’è intorno - da qualche parte questa protesta è alimentata in modo che non si proceda a nulla. Quindi, praticamente c’è sotto tutta un’organizzazione che però ormai è intollerabile.

     
    D. - Lei è testimone diretto del degrado delle città e anche del disagio dei cittadini in Campania...

     
    R. - Io come vescovo di Pompei mi sposto spesso nei paesi vicini ma anche lontani per celebrazioni eucaristiche o mariane. Ho viaggiato da qui a Sarno, da qui a Nola, come Mosè che attraversa le acque: solo che Mosè è salvato da Dio con le acque che fanno una muraglia a destra e a sinistra, mentre io ho viaggiato tra due muraglie di rifiuti alte due metri. Di giorno, bisogna fare la gimcana per passare con la macchina in mezzo ai rifiuti mentre, al ritorno, la sera, i rifiuti vengono incendiati sprigionando la diossina. Naturalmente, la popolazione buona, che è la stragrande maggioranza della popolazione campana, che lavora, che è semplice, che porta avanti che porta avanti la sua vocazione umana, è irritatissima.


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    Scade il mandato del presidente Sezer, ma in Turchia è ancora stallo sull’elezione del prossimo capo dello Stato

    ◊   Scade ufficialmente oggi il mandato del presidente della Turchia, Ahmet Necdet Sezer. Il Paese è di fatto già in campagna elettorale in vista delle elezioni anticipate del 22 luglio: il partito filoislamico al governo, AKP, è stato costretto a indire le consultazioni fra due mesi in seguito alla decisione della Corte Costituzionale di bloccare - per assenza di numero legale - il voto in Parlamento per eleggere un membro dello stesso AKP alla presidenza della Repubblica. I filoislamici sono poi comunque riusciti a far approvare dall’Assemblea parlamentare la riforma costituzionale, che prevede l'elezione diretta del capo dello Stato. L'ultima parola però spetta a Sezer. Sulla situazione oggi in Turchia, Giada Aquilino ha intervistato Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera:

    R. - Visto che si andrà comunque ad un vuoto istituzionale, il presidente ha già fatto sapere che resterà al suo posto fino a quando non ci sarà un nuovo capo di Stato, che venga eletto con il vecchio sistema o con il nuovo. Se Sezer - come pare - conserverà i suoi poteri, potrà respingere la richiesta del parlamento di approvare la riforma per l’elezione diretta. Ma l’Assemblea dovrà comunque sciogliersi in vista delle elezioni anticipate, quindi tutto resta bloccato.

     
    D. - Perché il partito AKP del premier Erdogan preme per l’elezione diretta del capo dello Stato?

     
    R. - Perché sa che, comunque andranno a finire le cose, alle prossime elezioni prenderà voti, ma in Parlamento riusciranno ad entrare anche altri partiti: l’AKP quindi avrà meno seggi e di conseguenza non sarà in grado di scegliere il presidente della Repubblica da solo. Il tentativo di far passare l’elezione diretta indica dunque la speranza dei filoislamici che Erdogan - o chi per lui - possa in qualche modo avere successo. Ma ciò non piace né ai militari, né ai laici del Paese.

     
    D. - Le manifestazioni a Smirne e prima ancora a Istanbul hanno messo l’accento sulla laicità dello Stato. E’ un Paese spaccato, oggi, la Turchia?

     
    R. - Direi di sì. Le manifestazioni stanno dimostrando come la componente laica è fondamentale in qualsiasi dinamica all’interno del Paese. Gli islamici, sia pur moderati, stanno cercando di dare la loro linea, di imporre la volontà di una parte non maggioritaria dell’opinione pubblica turca. Quindi, il rischio di spaccatura c’è già all’interno del Paese, ma potrebbe anche prodursi politicamente ed essere grave. E’ possibile, comunque, che dopo la fine di questo processo elettorale la situazione migliori, imboccando un percorso un po’ meno complicato di quanto sia stato finora.

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    E' in corso ad Assisi, fino al 20 giugno, il 199.mo Capitolo generale dei Frati minori conventuali

    ◊   Da ieri, 128 rappresentanti dell’Ordine francescano dei Minori conventuali sono riuniti presso il Sacro Convento di Assisi per il 199.mo Capitolo generale ordinario della loro storia, durante il quale sarà eletto il nuovo ministro generale. Alla cerimonia di apertura, svoltasi nella Basilica di San Francesco, hanno partecipato il vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, Domenico Sorrentino, il custode del Sacro Convento, padre Vincenzo Coli, il sindaco della città, Claudio Ricci. I Frati conventuali si riuniscono ogni sei anni per eleggere il nuovo generale. Attualmente, la carica è ricoperta da Joachim Anthony Giermek, che tra le priorità del Capitolo ha indicato “la formazione permanente” dei religiosi e “l’urgenza di avere nuovi formatori” in tutti i continenti. Il successore di padre Giermek sarà eletto il prossimo 26 maggio, vigilia di della festività di Pentecoste. Ma quali gli obiettivi principali di questo capitolo generale? Giovanni Peduto lo ha chiesto a padre Luciano Marini, uno dei dei padri capitolari:
     
    R. - Sono gli obiettivi che ci aveva indicato San Francesco fin dagli inizi: ritrovarci assieme, dopo essere andati per il mondo, e raccontarci quello che il Signore ha operato in noi e attraverso di noi. Quindi, un momento di verifica per guardare a questi anni passati, a ciò che c’è stato di bello e a quello che forse si potrebbe correggere e insieme progettare quali siano le prospettive, quali le strade sulle quali il Signore ci vuole chiamare nei prossimi anni.

     
    D. - Cosa volete dire alla comunità ecclesiale e al mondo in questo ottavo centenario del francescanesimo?

     
    R. - Noi sentiamo, come diceva Giovanni Paolo II in una sua visita qui ad Assisi, che il mondo ha ancora bisogno di Francesco. Il Papa aveva detto: “Oggi Francesco siete voi”. Vorremmo, quindi, tenere accesa questa profezia di Francesco per il mondo e, quindi, essere ancora capaci di proporre e di donare speranza alla nostra umanità, attraverso la testimonianza concreta della nostra vita, fatta in modo particolare nella fraternità, nella condivisione, nella povertà, nell’essenzialità, nel servizio.

     
    D. - Crisi delle vocazioni e secolarizzazione della società: in che modo i frati Minori conventuali vogliono rispondere a queste sfide?

     
    R. - Certamente vivendo con autenticità la nostra chiamata, la nostra vocazione. Quindi, recuperando noi per primi questa dimensione di spiritualità, di evangelicità, in modo che anche i giovani che avviciniamo possano sentire il fascino di questo essere del Signore, di questo appartenere a Dio, di questo ritrovare Dio come amico, fratello, colui che dà le risposte ai bisogni del cuore dell’uomo.

     
    D. - Francesco d’Assisi è un Santo che attrae spesso i lontani per la sua non violenza, il suo amore per la natura, la sua radicale povertà evangelica: ma si dimentica talora la sua totale obbedienza al Vicario di Cristo e la sua severa ascesi in nome del primato assoluto di Dio. Come mostrare al mondo il vero Francesco?

     
    R. - E’ vero, Francesco non può essere ridotto semplicemente ad un grande uomo. E’ stato un discepolo del Signore ed è stato l’incontro con Gesù che ha cambiato la sua vita. Francesco è l’uomo di Dio, l’uomo che ha cercato Dio, che ha trovato Dio, che si è immedesimato con Cristo fino a portarne anche l’immagine nel suo corpo con le stigmate. E’ proprio rincontrando il Signore che allora si ritorna ai fratelli, che allora si ritorna anche ad essere segno di speranza per l’uomo di oggi. Noi vorremmo proprio vivere dentro questa esperienza, recuperare noi per primi l’incontro con Dio per poterlo poi annunciare, perché chi incontra il Signore è subito rimandato: “Va dai miei fratelli e porta loro quello che tu hai trovato: Gesù risorto”. Questo è il segno della nostra missione.

     
    D. - Il Papa sarà ad Assisi il 17 giugno prossimo: il significato di questa visita e come vivete questa attesa?

     
    R. – La viviamo certamente con grande ansia, ma anche con grande gioia, perchè Francesco ci insegna che è proprio nell’obbedienza a Santa Romana Chiesa che noi realizziamo la nostra risposta al Signore. Questa obbedienza ce l’ha lasciata nel testamento e nel piccolo testamento di Siena. Ci sono stati tanti riformatori della Chiesa al suo tempo, ma tutti hanno sbattuto la porta e sono usciti. Francesco invece è stato proprio l’uomo sottomesso umilmente, con questa disponibilità totale al Padre che diventava disponibilità, obbedienza, cammino in profonda comunione con la Chiesa, con il vescovo di Assisi e con il Papa. E proprio all’inizio, ai primi fratelli aveva detto: “Andiamo fratelli a portare questo nostro progetto alla Santa Romana Chiesa”.

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    Italia e Germania al lavoro sul testo di moratoria internazionale per la pena di morte. Intervista con Carlo Santoro

    ◊   L’Italia e la presidenza tedesca di turno dell’UE, su richiesta del Consiglio dei ministri di Bruxelles, sono al lavoro per la preparazione del testo di risoluzione sulla moratoria internazionale della pena di morte da presentare all’assemblea generale dell’ONU. A Roma e Berlino è chiesto anche di sviluppare le alleanze necessarie a garantire l’approvazione del testo al Palazzo di Vetro. Paolo Ondarza ha sentito Carlo Santoro, responsabile del coordinamento “No alla pena di morte” della Comunità di Sant’Egidio:

    R. - L’Italia è sempre stata in prima fila ed è un riconoscimento che viene dato a livello internazionale. Noi speriamo che la cosa si possa concludere felicemente. Sarebbe un fatto importante, anche se solamente un richiamo morale rivolto a tutti gli Stati nei quali ancora vige la pena di morte provenisse dall’ONU. Sarebbe una cosa morale in quanto, di per sé, avremmo sicuramente degli Stati che nonostante questa risoluzione dell’ONU potrebbero continuare a mettere a morte.

     
    D. - Resta lo scoglio di quei Paesi che praticano la pena di morte, in particolare pensiamo agli Stati Uniti...

     
    R. - Sì, devo dire che la posizione degli Stati Uniti è apertamente contro questa risoluzione. Quello che speriamo è che quando si arriverà in votazione è che gli Stati Uniti non pongano il veto. Negli Stati Uniti in questo momento c’è un grosso dibattito, come non mai, sul problema pena capitale e a questo punto anche il discorso sulla iniezione letale sembra del tutto messo in crisi, perché, di fatto, appare addirittura a molti incostituzionale.

     
    D. - Carlo Santoro, cosa cambia rispetto ai precedenti tentativi di risoluzione?

     
    R. - Se passa questa proposta, vuol dire che l’Europa ha una politica estera comune in difesa dei diritti umani. In secondo luogo, vuol dire che il mondo è pronto a eliminare la pena di morte e un altro fatto significativo è che i diversi tribunali internazionali, di fatto, non accettano più la pena capitale per i crimini contro l’umanità.

     
    D. - In fase di lavorazione del progetto, qual è il ruolo di chi come voi della Comunità di Sant’Egidio ha da sempre lottato per il no alla pena di morte?

     
    R. - Noi proviamo ad intervenire per spingere molti Paesi, per esempio africani, che sono abolizionisti de facto ad abolire, del tutto, la pena capitale. In questo, abbiamo avuto dei grossi risultati, qualche anno fa il Senegal, oggi sembra che in questo senso il Marocco potrebbe essere uno dei primi Paesi arabi ad abolire, del tutto, la pena di morte e siamo confortati da altri Paesi. Di mezzo, ci sono molte umane e questo ci spingerebbe a fare in fretta affinché molte umane siano risparmiate il prima possibile.

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    Media e bambini: rapporto ad alto rischio. Sotto accusa gli adulti indifferenti, impreparati o irresponsabili. Con noi, Don Domenico Pompili

    ◊   “I bambini e i media: una sfida per l’educazione”. Questo il tema della Giornata delle comunicazione sociali, che sarà celebrata domenica prossima, 20 maggio, e della quale si è dibattuto ieri pomeriggio in un Convegno a Roma, ospitato dalla Pontificia Università Lateranense. Il servizio di Roberta Gisotti:
     
    Formare i media al rapporto con i bambini e formare i bambini all’uso critico dei media. Lo raccomanda Benedetto XVI nel suo messaggio per la Giornata dedicata al mondo dell’infanzia, un mondo sempre più violato dai media: media troppo spesso indifferenti agli effetti negativi di contenuti devianti per lo sviluppo psico-fisico dei minori. Don Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana:

     
    R. - Dobbiamo constatare uno scarto, un ritardo tra il mondo degli adulti e quello dei bambini. I bambini costituiscono - per così dire - la prima generazione interattiva, usano con estrema disinvoltura più media. Gli adulti invece arrancano e probabilmente sottovalutano l’impatto che i media hanno nell’elaborazione della coscienza della persona. Non si tratta di demonizzare i media, ma di comprenderli, interpretarli e probabilmente anche di abilitarsi ad un uso critico degli stessi.

     
    D. - Necessaria, quindi, una sinergia tra le principali agenzie educative...

     
    R. - Anzitutto, la famiglia, che è quella che per fortuna ha ancora la maggiore presa sulla crescita dei propri figli. Probabilmente, però, è pure necessario che la scuola diventi un luogo nel quale l’utilizzo del linguaggio mass-mediale, anche nella semplice esercitazione delle diverse discipline, diventi non un episodio ma un approccio abbastanza consueto.

     
    Particolare appello rivolge il Papa nel suo Messaggio ai responsabili dell’industria dei media, perché pongano la dovuta attenzione al bene dei bambini. Mons. Dario Vigano, preside del Pontificio Istituto pastorale "Redemptor Hominis":

     
    R. - Credo che molto spesso, purtroppo, gli operatori dei media si accontentino di un basso profilo deontologico piuttosto che di un alto livello etico, cioè di un livello dove la responsabilità e la libertà, unite ad una consapevolezza che è continuamente in crescita, si trovano a far fronte ad una relazione, che è la relazione con lo spettatore, con il lettore, con l’ascoltatore.

     
    Nel corso dell’incontro, consegnato il Premio “Paoline Comunicazione e Cultura 2007”. Vincitore “Telefono Azzurro”, da vent’anni ormai in prima linea nella difesa dell’infanzia. Ernesto Caffo, neuropsichiatria infantile, fondatore e presidente dell’Associazione:

     
    R. - E’ stato riconosciuto a “Telefono Azzurro” un ruolo importante in questi 20 anni, che è stato quello di parlare del rapporto tra bambini e il mondo dei media. Consideriamo i media una risorsa importante ma anche, talvolta, inadeguata nel cogliere i bisogni di conoscenza dei bambini e anche - talvolta - abusando di quelle che sono le loro capacità di comprendere una realtà che invece va mediata con molta più attenzione di quanto succeda oggi. E spesso gli adulti, le famiglie in particolare, hanno una disattenzione a questo mondo virtuale che il bambino frequenta sempre più ampiamente, dalla mattina alla sera, da quando è piccolissimo fino all’adolescenza. Manca una qualità di produzione televisiva, di produzione nella rete, ma anche di produzione nella carta stampata, di qualità rivolta ai ragazzi. Perché manca la preparazione di chi si occupa di comunicazione rivolta ai bambini. I prodotti sono spesso prodotti commerciali e sovente noi diamo ai bambini qualità scadente rispetto a tematiche che sono cruciali per lo sviluppo dei bambini e della società.

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    Chiesa e Società



    I vescovi del Pakistan condannano l’attacco di ieri a Peshawar e chiedono il “ripristino di ordine e legalità” nel Paese

    ◊   Dopo l’attacco di ieri all’Hotel Marhaba di Peshawar, in cui hanno perso la vita oltre 24 persone, la Chiesa pakistana è intervenuta con forza condannando la violenza che imperversa nel Paese e chiedendo al governo di impegnarsi per “ripristinare legalità e ordine”. Secondo alcuni analisti, l’attentato potrebbe essere una rappresaglia dei talebani per l’uccisione del mullah Dadullah, morto lo scorso 12 maggio in un’operazione congiunta di NATO e Kabul nel sud dell’Afghanistan. Come ha riportato l'agenzia Asianews, Mons. Lawrence J. Saldanha, presidente della Conferenza episcopale pakistana, ha definito i fatti di Peshawar “il segno di una sempre maggiore anarchia e intolleranza, laddove non vi è legge ed ordine, vi sono persone che ne traggono vantaggio”. Rivolgendosi al governo chiede quindi “imparzialità nelle indagini sull’estremismo” e assicura “preghiere per la tolleranza in Pakistan, in modo che si possa procedere ad una soluzione pacifica dei conflitti e ad una vera giustizia sociale”. (F.F)

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    Sri Lanka: preoccupa il rientro forzato di circa 140.000 sfollati di Batticaloa

    ◊   Organismi umanitari operanti nello Sri Lanka, hanno lanciato l’allarme per il rientro forzato di decine di migliaia di sfollati interni, disseminati nel distretto orientale di Batticaloa dopo essere fuggiti per gli scontri tra esercito e ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte). Le organizzazioni – riferisce la Misna - hanno avvertito il governo che “la mancanza di un piano adeguato rischia di mettere coloro che fanno ritorno a casa in una situazione in cui sicurezza e dignità non sono affatto assicurate”. Preoccupazioni condivise dal Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, secondo il quale i rifornimenti alimentari per gli sfollati nell’est potrebbero finire entro poche settimane se i paesi donatori non garantiranno impegni finanziari a lungo termine. Secondo le ultime stime, l’incessante conflitto nell’ex Ceylon ha provocato finora oltre 70.000 vittime e 500.000 profughi interni. (F.F)

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    In Somalia gli aiuti umanitari raggiungono solamente un terzo degli sfollati

    ◊   “L’assistenza ai somali sfollati per i violenti combattimenti delle scorse settimane raggiunge solo poco più di un terzo di coloro che ne avrebbero bisogno”: lo ha detto John Holmes, sottosegretario ONU per gli affari umanitari specificando che “solo il 35 – 40 per cento dei civili sono raggiunti dagli aiuti”. Holmes, scrive l’agenzia MISNA, in visita in questi giorni nella capitale somala ha anche riferito che “moltissime persone sono state colpite da un’epidemia di colera” e che “in termini di numeri e di accesso alle persone colpite dal disastro umanitario, la Somalia, quest’anno, presenta una situazione peggiore del Darfur, del Ciad e di qualunque altro luogo”. Nel suo incontro di sabato scorso con il presidente somalo Abdullahi Yusuf, il sottosegretario delle Nazioni Unite ha esortato il capo di Stato a rimuovere i blocchi stradali a Mogadiscio che limitano l’accesso agli aiuti, per facilitare il più possibile l’assistenza umanitaria. In Somalia, solamente nei combattimenti di fine aprile, sono morte almeno mille persone, più di 300 mila invece hanno abbandonato le loro case. (F.L)

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    Vertice a Shangai della Banca Africana per lo sviluppo

    ◊   Oggi e domani, tre capi di Stato africani (il capoverdiano Pedro Pires, il malgascio Marc Ravalomanana e il ruandese Paul Kagame) insieme a 2.000 dirigenti governativi, uomini d’affari e rappresentanti di ONG, si trovano a Shangai per il summit annuale della Banca africana per lo sviluppo (BAD). E’ la prima volta che la Cina ospita questo importante appuntamento, in cui 77 rappresentanti dell’organismo sovra-regionale con sede ad Abidjan, si confrontano per valutare le attività della Bad ed elaborare programmi futuri. Come informa la MISNA, il vertice prevede un tavolo ministeriale sulle collaborazioni economiche Asia-Africa e conferenze fra alti dirigenti sui movimenti commerciali tra i due continenti. Negli ultimi anni, infatti, gli scambi tra Cina e Africa sono decuplicati, raggiungendo circa 50 miliardi di dollari; un ulteriore raddoppio è previsto entro il 2010. In Africa sono presenti almeno 800 aziende cinesi.(F.F)

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    In Cappadocia, un pellegrinaggio per prendere coscienza dell’unità dei cristiani

    ◊   Un pellegrinaggio ecumenico. Per la prima volta, il cammino della Cappadocia, compiuto ogni anno nel mese di maggio dal patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, ha visto la partecipazione del Metropolita Kyril di Smolensk, inviato speciale del Patriarca di Mosca Alessio II, e di alcuni rappresentanti della Chiesa cattolica presenti ad Istanbul per il convegno "Lumen Oriente". L’Agenzia del Pime, Asianews, sottolinea l’importanza del pellegrinaggio in una terra che ha visto nascere grandi figure del Cristianesimo, come i padri della Chiesa San Basilio, Giovanni Teologo e Gregorio Nissis. Durante le varie celebrazioni, Bartolomeo I ha espresso grande gioia per la presenza del metropolita Kyril, esponente della Chiesa russa definita dal patriarca ecumenico “nostra figlia e nostra sorella”. Da parte sua, l’inviato di Alessio II ha evidenziato il carattere pan-ortodosso dell’iniziativa: “Questa terra – ha detto il metropolita Kyril - ha dato alla luce i grandi padri della Chiesa cristiana. La nostra comune tradizione ortodossa che è nata qui, ci fa capire e distinguere, in questo mondo globalizzato che ci bombarda con un continuo flusso di notizie, quale è il vero dal falso. Questa tradizione ci fatto sopravvivere al flagello del regime comunista ed avere fede sempre in Lui nostro Cristo”. L’inviato del Patriarcato di Mosca, ha concluso il suo intervento chiedendo di citare la Russia nella preghiera finale. (F.F)

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    Il richiamo di Mons. Betori, segretario della CEI, sui ddl relativi a eutanasia e coppie di fatto

    ◊   Il segretario generale della Conferenza Episcopale italiana, Mons. Giuseppe Betori, è tornato a riflettere sul pericolo rappresentato dalle unioni di fatto e dalla legalizzazione dell’eutanasia definendoli i ''nuovi nemici'' della Chiesa, che ''tentano di espugnare le nostre citta', di sovvertire il loro sereno ordinamento, di creare turbamento alla loro vita''. L’occasione è stata la cerimonia per la festa di Sant’Ubaldo, celebrata questa mattina nella Cattedrale di Gubbio. “Il nichilismo e il relativismo che in modo piu' o meno esplicito nutrono le tendenze egemoni della nostra cultura – ha detto Mons. Betori nella sua omelia - fanno dell'embrione, l'essere umano piu' indifeso, un materiale disponibile per le sperimentazioni mediche; danno copertura legale al crimine dell'aborto, e si apprestano a farlo per le pratiche eutanasiche, infrangendo la sacralita' dell'inizio e della fine della vita umana”. Essi, inoltre “introducono il concetto apparentemente innocuo di qualita' della vita che innesca l'emarginazione e la condanna dei piu' deboli e svantaggiati, coltivano sentimenti di arroganza di violenza, che fomentano le guerre e il terrorismo, delimitano gli spazi del riconoscimento dell'altro chiudendo all'accoglienza di chi e' diverso per etnia, cultura e religione; negano la possibilita' di crescita per tutti mantenendo situazioni e strutture di ingiustizia sociale; oscurano la verita' della dualita' sessuale in nome di un’ improponibile liberta' di autodeterminazione di se'; scardinano la natura stessa della famiglia fondata su matrimonio di un uomo e di una donna''. (F.F)

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    “Settimana della Vita” in Portogallo per risvegliare le coscienze ai valori dell’esistenza umana in tutti i suoi momenti

    ◊   La Chiesa portoghese celebra in questi giorni la “Settimana della Vita” con il tema “Felicità umana, preoccupazione di Dio”. Promossa dalla Commissione episcopale del laicato e della famiglia, l’iniziativa, riferisce l’agenzia SIR, è nata nel1994 e si propone di suscitare nelle coscienze, nelle famiglie, nella Chiesa e nella società, il riconoscimento del senso e del valore della vita umana in tutti i suoi momenti e in diverse condizioni. La manifestazione, quest’anno, si celebra dopo il referendum che lo scorso febbraio ha dato il via libera alla depenalizzazione dell’aborto nel Paese. La commissione organizzatrice ha evidenziato che oggi vi è “la necessità di un mutamento culturale nella coscienza sociale portoghese, contrassegnata, attualmente, dalla mancanza di valori etici fondamentali”. (L.Z. – F.L.)


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    Nuova ondata di immigrati extracomunitari in Spagna

    ◊   Durante gli ultimi giorni, una nuova ondata di immigrati extracomunitari senza documenti ha tentato di attraversare la Spagna, per entrare nell’Unione europea. La stragrande maggioranza di loro, proviene dal Maghreb e da paesi subsahariani. Negli ultimi cinque-sei giorni sono stati 1.150 gli immigrati sbarcati nelle Isole Canarie. Questo incremento è stato favorito dal miglioramento delle condizioni meteorologiche. Ma un altro motivo che spiega questo afflusso è che molti riescono a trovare lavoro, pur non essendo in possesso dei documenti necessari, finendo così nell’economia sommersa. La Commissione europea afferma che un vero controllo delle condizioni contrattuali di lavoro ridurrebbe il numero di coloro che rischiano perfino la vita sentendosi sicuri, nelle condizioni attuali, di trovare qualche occupazione. Proprio in questi giorni il vicepresidente della Comissione europea Franco Frattini presenterà un progetto di legge che prevede, tra l’altro, l’imposizione di forti sanzioni a tutti i datori di lavoro, imprese o anche individui singoli che offrano illegalmente un lavoro agli extracomunitari. (A cura di Ignacio Arregui)

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    Inaugurato nella provincia indonesiana del Nusa Tenggara Orientale il primo monastero benedettino femminile

    ◊   È stato recentemente inaugurato, a Kupang, in Indonesia, il primo monastero di suore benedettine del Paese. Il nunzio apostolico in Indonesia, mons. Leopoldo Girelli e il vescovo di Kupang, mons. Peter Turang, hanno presieduto, la celebrazione per l’apertura del monastero di Santa Maria delle Grazie. Alla cerimonia hanno preso parte circa 300 persone. “La presenza delle suore benedettine qui è un segno dell’amore di Dio - ha detto mons. Girelli durante l’omelia - sono una benedizione e una grazia per la nostra Chiesa e società”. Alla liturgia eucaristica erano presenti anche le 6 religiose dell’abbazia: la badessa, madre Maria Giacinta, di nazionalità italiana e 5 suore indonesiane dell’isola di Flores. (L.Z. - F.L.)


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    Scelto l’inno della XXIII Giornata mondiale della gioventù. È un brano del cantautore australiano Guy Sebastian

    ◊   La canzone “Ricevi la forza” (Receive the Power) del cantautore australiano Guy Sebastian è il titolo dell’inno della XXIII Giornata mondiale della Gioventù che si terrà a Sidney il prossimo anno. “Cercavamo un brano che fosse coinvolgente e soprattutto in grado di entusiasmare i giovani e catturare l’essenza del tema della Gmg (Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni) – ha detto all’agenzia Fides mons. Anthony Fischer, coordinatore della XXIII Gmg – la canzone di Guy risponde a questi requisiti ed ispira i giovani ad accettare la sfida di Gesù, a seguirlo ai confini del mondo e ad essere suoi testimoni”. Guy Sebastian è un artista molto noto in Australia; già ambasciatore del World Vision nel 2005 per i suoi viaggi in Uganda è autore di documentari sui problemi della popolazione ugandese dilaniata da povertà e guerra civile. (F.L.)


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    Al via stasera la 60.mo edizione del Festival di Cannes. Oltre 200 le pellicole in concorso

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    Il Festival di Cannes festeggia la sua 60.mo edizione con un cartellone amplissimo e di grande prestigio, spaziando in tutte le direzioni; non solo rispetto ai punti cardinali del pianeta, di cui ogni anno finisce per essere un osservatorio privilegiato, ma anche rispetto ai formati, ai generi e alle tendenze della produzione mondiale: oltre 200 film corti, medi e lunghi in programma fra concorsi, rassegne collaterali, retrospettive e panoramiche. Il tutto si apre oggi con “My Blueberry Nights” del cinese Wong Kar-wai, diario di un vagabondaggio fra i paesaggi dell’America, in compagnia della cantante Norah Jones alla sua prima esperienza d’attrice. La selezione ufficiale del Festival, che brilla per l’assenza quasi totale della cinematografia italiana (solo “Centochiodi” di Ermanno Olmi e “Mio fratello è figlio unico” di Daniele Lucchetti trovano posto in sezioni collaterali), presenterà nei prossimi giorni i grandi film americani in uscita: da “Zodiac” di David Fincher, rievocatore dell’incubo di un serial killer della San Francisco degli anni 70, a “Death Proof”, ennesima variazione “pulp” di Quentin Tarantino, a “No Country for Old Men” di Joel e Ethan Coen, caccia all’uomo in territorio western, condita dal consueto umorismo nero dei suoi autori. Tutti sono ansiosi di vederli. Noi ci aspettiamo molto da “Alexandra” del russo Alexander Sokourov, “Breath” del coreano Kim Ki-duk, “La forêt de Mogari” della giapponese Naomi Kawase, “Tehilim” dell’israeliano Raphael Nadjari, “Paranoid Park” dell’americano Gus Van Sant, autori che ci raccontano le cose del mondo, senza dimenticarsi di esplorare le profondità dello spirito. (A cura di Luciano Barisone)

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    24 Ore nel Mondo



    Nuovi scontri tra Hamas e Al Fatah e raid israeliano nella Striscia di Gaza - Si è insediato all'Eliseo il neo presidente francese, Nicolas Sarkozy

    ◊   - E’ sempre più incandescente la situazione nei Territori Palestinesi: per mettere fine alle violenze, il presidente palestinese, Abu Mazen, ed il capo di Hamas in esilio, Khaled Meshaal, hanno raggiunto un nuovo accordo. Ma a Gaza è già stata violata anche l’ultima tregua, aggravando il bilancio degli scontri tra le fazioni di Hamas e Al Fatah. L’aviazione dello Stato ebraico ha poi duramente risposto al lancio di razzi, da parte di estremisti palestinesi, verso il sud di Israele. Il nostro servizio:

    Il tentativo di allentare la tensione con una nuova tregua, annunciata nella notte dal premier palestinese Haniyeh, si è rivelato vano. La tensione tra sostenitori di Hamas e Al Fatah, sfociata negli ultimi giorni in durissimi scontri costati la vita a decine di persone, sta assumendo le caratteristiche di una interminabile faida. Ai combattimenti nelle strade si aggiungono, adesso, azioni mirate: uomini armati appartenenti ad Hamas hanno assaltato stamani a Gaza la casa del capo della sicurezza di Al Fatah, uccidendo almeno sei delle sue guardie del corpo. Le strade della città sono presidiate da militari in uniforme e si sentono continuamente raffiche di mitra. La popolazione civile è terrorizzata e resta in casa con le porte e le finestre sbarrate. Ma isolarsi non sempre è possibile: militanti di Hamas hanno costretto alcuni abitanti di un villaggio a posizionarsi come “scudi umani” intorno ad una sede del braccio armato del movimento islamico. Diventa poi sempre più arduo fornire assistenza e monitorare il fragile cessate il fuoco: una pallottola vagante ha colpito e provocato la morte di un’infermiera che si trovava a bordo di un’ambulanza. Un ufficiale egiziano è stato ferito mentre pattugliava la città per verificare la tenuta della tregua. Se gli scontri tra palestinesi rischiano di mettere a repentaglio la già fragile intesa per il governo di unità nazionale, si aggrava infine anche la crisi con Israele. In risposta ai continui lanci da parte di estremisti palestinesi contro il sud di Israele, l’aviazione dello Stato ebraico ha bombardato alcune aree della Striscia di Gaza. Secondo diversi testimoni, sono almeno quattro i palestinesi rimasti uccisi in seguito ad un raid contro una base di Hamas a Rafah.

    - Nuova strage in Iraq.: un camion bomba è esploso nei pressi di un mercato a nordest di Baghdad. Secondo fonti di polizia il bilancio, ancora provvisorio, è di almeno 32 morti, tutti civili. Le stesse fonti hanno anche precisato che l’attentato è avvenuto ieri in un’enclave sciita nella provincia di Diyala. All’interno dell’autobomba sono stati collocati numerosi contenitori di cloro per rendere gli effetti dell’esplosione ancora più devastanti.

    - Resta alta la tensione anche in Pakistan: almeno 5 persone sono morte in seguito a scontri tra ribelli islamici e soldati governativi. Lo hanno rivelato stamani fonti locali precisando che i combattimenti sono avvenuti ieri nell’area tribale del Waziristan, al confine con l’Afghanistan. Le vittime sono civili. Sul versante politico, intanto, il ministro di Giustizia pakistano per le province del nord-ovest, Malik Zafar Alam, ha riferito che il kamikaze, autore della strage di ieri a Peshawar e costata la vita a 25 persone, aveva con sé un messaggio. Il testo contiene minacce nei confronti di quanti collaborano con gli americani.

    - Il nuovo capo di Stato francese, Nicolas Sarkozy, si è insediato all’Eliseo. Nel suo primo discorso da presidente, ha sottolineato alcune priorità, tra cui la difesa dei diritti umani e la lotta al surriscaldamento del clima. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    Dopo l’ultimo discorso di ieri alla nazione francese, l’ormai ex presidente Chirac ha ricevuto stamani Sarkozy con la famiglia. A conclusione del passaggio di consegne, tra le quali la comunicazione dei codici di lancio dell'arsenale nucleare francese, nelle sue prime parole da capo dell’Eliseo, Sarkozy ha delineato, sia pure per temi generali, quella che sarà il suo futuro lavoro presidenziale. Innanzitutto, il suo saluto a Charles De Gaulle, padre della Francia della quinta Repubblica, e quindi ai suoi predecessori Pompidou, Giscard d’Estaing, Mitterand e lo stesso Chirac. Poi, sono stati affrontati i temi portanti che vedono la Francia, inserita nella realtà europea, impegnata a far fronte alle varie emergenze internazionali ed interne, come la globalizzazione, la sicurezza e la giustizia. Ma le priorità - ha detto il neopresidente nel suo discorso di investitura - rimangono la difesa dei diritti fondamentali dell’uomo e, sul fronte del clima, la lotta al riscaldamento del pianeta. Poi, Sarkozy si è rivolto direttamente al popolo francese, ricordando che si tratta di “un grande popolo” che ha alle spalle “una grande storia”. Queste le prime parole di Sarkozy, 23.mo presidente della storia repubblicana francese. Già in giornata, sono previsti i primi impegni come capo di Stato. Tra questi, la visita, a Berlino, al cancelliere tedesco, Angela Merkel.

     
    - Il presidente della Banca mondiale, Paul Wolfowitz non è considerato benvenuto a un forum dell'istituto sull'Africa che si terrà a Berlino la settimana prossima. Lo fa sapere il ministro tedesco per lo Sviluppo, Heidemarie Wieczorek-Zeul. "Non gli consiglierei di venire - dice il ministro - se sarà ancora al suo posto". E' attesa nelle prossime ore la decisione del Consiglio di amministrazione della Banca Mondiale su Wolfowitz, accusato di aver favorito una dipendente. Secondo la commissione speciale istituita per indagare sulla vicenda, Wolfowitz ha violato il codice etico dell’Istituto intervenendo personalmente per far ottenere alla sua compagna, esperta della Banca Mondiale per il Medio Oriente, un aumento di stipendio e una promozione.
    - In Somalia, almeno 4 soldati ugandesi sono morti a Mogadiscio in seguito alla deflagrazione di una bomba, esplosa al passaggio di un convoglio dell’Unione Africana (AU). Le forze di peacekeeping hanno iniziato solo da pochi giorni a condurre operazioni di pattugliamento nella capitale somala e l’Unione Africana sta cercando di formare un contingente di pace composto da almeno 8 mila uomini. La situazione è, dunque, ancora instabile e si temono nuovi attacchi da parte di ribelli islamici. Per questo, il presidente della commissione dell’Unione Africana (Ua), Alpha Umar Konaré, ha sottolineato che un ritiro delle truppe etiopiche dalla Somalia porterebbe ad una “catastrofe”. “Ma se l’Etiopia resta con la tentazione di rafforzare la propria presenza - ha aggiunto Alpha Umar Konaré - questo potrebbe bloccare la via ad ogni tentativo di dialogo politico”. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco e Franco Lucchetti)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 136

     
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