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SOMMARIO del 12/05/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Rilanciare l'evangelizzazione in America Latina mettendo al centro Cristo e la sua Chiesa: così il Papa ai vescovi brasiliani
  • Le reazioni dei vescovi brasiliani al discorso del Papa
  • Il Papa in visita alla Fazenda da Esperança: intervista col fondatore, padre Stapel
  • Benedetto XVI proclama il primo santo nato in Brasile
  • La storia delle Conferenze generali dell'Episcopato Latinoamericano e Caraibico
  • Il Santuario mariano di Aparecida, centro di evangelizzazione di tutto il continente
  • A Fatima, le celebrazioni per i 90 anni dalla prima apparizione presiedute dal cardinale Angelo Sodano
  • Appello della Santa Sede per una maggiore fiducia e cooperazione tra Paesi in vista della prossima Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare
  • La pace comincia dai piccoli luoghi vicini a casa: così la presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, Mary Ann Glendon, intervenuta ad una Tavola rotonda nel Palazzo di Vetro a New York
  • Politiche educative coraggiose ed obiettivi pedagogici chiari per costruire un’Europa più umana e inclusiva: le ha invocate mons. J. Michael Miller, segretario della Congregazione per l’educazione cattolica
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il giorno del "Family Day" a Roma per dire che la famiglia fondata sul matrimonio è un bene per tutti
  • 250 movimenti cristiani a Stoccarda per dare nuova speranza all'Europa. Il saluto del Papa
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • I colloqui fra il cardinale segretario di Stato, Bertone, e suor Lucia di Fatima in un volume della RAI-ERI-Rizzoli, con la presentazione di Benedetto XVI
  • “Teologia e cultura, terre di confine”: lectio magistralis del cardinale vicario, Camillo Ruini, alla Fiera internazionale del Libro di Torino
  • Attentato a Mogadiscio contro una delegazione ONU: almeno quattro morti e otto feriti. Proseguono gli aiuti agli sfollati in Somalia
  • “La questione educativa chiede un nuovo protagonismo ecclesiale”: così il segretario generale della CEI, mons. Betori, all’incontro delle aggregazioni laicali impegnate in campo educativo
  • Dopo oltre 70 anni, un Gran Maestro dell’Ordine di Malta in visita ufficiale in Polonia: nel segno della collaborazione istituzionale per i bisognosi e del grato ricordo di Giovanni Paolo II
  • Nel 155.mo anniversario della Polizia di Stato in Italia, rievocata ad Avellino l’eroica figura del Servo di Dio Giovanni Palatucci, questore a Fiume durante la Seconda guerra mondiale
  • 24 Ore nel Mondo

  • Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco e Franco Lucchetti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Rilanciare l'evangelizzazione in America Latina mettendo al centro Cristo e la sua Chiesa: così il Papa ai vescovi brasiliani

    ◊   Benedetto XVI si è trasferito, ieri sera, ad Aparecida, in vista dell’apertura, domani, della V Conferenza generale dell’Episcopato dell’America Latina e dei Caraibi. Fra circa due ore, il Papa visiterà la comunità di recupero Fazenda da Esperança. Poi, nel pomeriggio, guiderà la recita del Rosario nel grande Santuario mariano di Aparecida e, in tale contesto, incontrerà i sacerdoti e i religiosi del Brasile. Si è, dunque, conclusa la prima parte del viaggio apostolico in Brasile, quella dedicata alla Chiesa di San Paolo. Prima di partire in elicottero per Aparecida, il Pontefice ha incontrato i vescovi brasiliani nella Catedral da Sé di San Paolo. Qui, nell’ambito della celebrazione dei Vespri, ha pronunciato un’omelia, sui contenuti della quale ci riferisce il nostro inviato in Brasile, Alessandro Gisotti:

    (Canti)

     
    Un intervento lungo e appassionato sulle grandi sfide della Chiesa del Brasile e dell’America Latina: è quello offerto, ieri sera, da Benedetto XVI nella Catedral da Sé ai presuli del Paese con più cattolici al mondo. Il Papa ha subito messo l’accento sull’importanza della Conferenza di Aparecida, un grande evento ecclesiale, che sottolinea “lo sforzo missionario che l’America Latina dovrà assumersi”. Quindi, si è soffermato sul primo compito dei vescovi:

     
    A missão que nos é confiada, como Mestres da fé...
    “La missione che ci è affidata come Maestri della fede”, la finalità della Chiesa, ha detto, altro non è che “la salvezza delle anime”. E ha ribadito l’obbligo di “predicare la verità della fede, l’urgenza della vita sacramentale”. Ha, così, messo l’accento sulle realtà fondamentali della morale cristiana e della pratica dei sacramenti. “Laddove Dio e la sua volontà non sono conosciuti”, ha avvertito, “manca l’essenziale anche per la soluzione degli urgenti problemi sociali e politici”. Ecco allora che la “fedeltà al primato di Dio e della sua volontà” diventa il “dono essenziale” che vescovi e sacerdoti devono offrire ai fedeli.

     
    È verdade que os tempos de hoje são difíceis para a Igreja...
    “È vero – ha riconosciuto – che i tempi presenti risultano difficili per la Chiesa” e molti dei suoi figli. La vita sociale, ha costatato con amarezza, “sta attraversando momenti di smarrimento sconcertante. Viene attaccata impunemente la santità del matrimonio e della famiglia, cominciando dal fare concessioni di fronte a pressioni capaci di incidere negativamente sui processi legislativi”. D’altro canto, ha affermato, “si giustificano alcuni delitti contro la vita nel nome dei diritti della libertà individuale”, mentre “si attenta contro la dignità dell’essere umano”, e “si diffonde la ferita del divorzio e delle libere unioni”. Quando, poi, “in seno alla Chiesa – ha costatato – è messo in questione il valore dell’impegno sacerdotale come affidamento totale a Dio attraverso il celibato apostolico e come totale disponibilità a servire le anime, e si dà la preferenza alle questioni ideologiche e politiche, anche partitiche, la struttura della totale consacrazione a Dio comincia a perdere il suo significato più profondo”. Di fronte a questa “tristezza”, però, il Papa ha rinnovato la sua esortazione ad avere fiducia nella Chiesa.

     
    Entre os problemas que afligem a vossa solicitude pastoral...
    “Tra i problemi che affliggono la vostra sollecitudine pastorale – ha proseguito – c’è, senza dubbio, la questione dei cattolici che abbandonano la vita ecclesiale”. Il Papa ha indicato “la causa principale” di questo problema nella “mancanza di un’evangelizzazione” che metta al centro Cristo e la sua Chiesa. Ed ha affermato che “le persone più vulnerabili al proselitismo aggressivo delle sette” ed anche “incapaci di resistere agli assalti dell’agnosticismo, del relativismo e del laicismo sono in genere i battezzati non sufficientemente evangelizzati”. Sono persone, ha costatato, “facilmente influenzabili, perché possiedono una fede fragile e, a volte, confusa, vacillante ed ingenua, anche se conservano una religiosità innata”. Di qui, l’urgenza per la Chiesa del Brasile di “avviare l’attività apostolica come una vera missione” promovendo “un’evangelizzazione metodica e capillare”. Il Papa ha esortato i presuli a “non risparmiare sforzi per andare alla ricerca dei cattolici che si sono allontanati e di coloro che conoscono poco o niente Gesù Cristo”. Serve, ha detto, “una pastorale dell’accoglienza che li aiuti a sentire la Chiesa come un luogo privilegiato dell’incontro con Dio”. Una missione evangelizzatrice che coinvolga tutte le forze vive della Chiesa.

     
    Neste esforço evangelizador, a comunidade eclesial...
    “In questo sforzo evangelizzatore – ha evidenziato il Papa - la comunità ecclesiale si distingue per le iniziative pastorali, inviando soprattutto” nelle periferie urbane e dell’interno i suoi missionari “cercando di dialogare con tutti in spirito di comprensione e di delicata carità”. Quando le “persone incontrate vivono in una situazione di povertà – ha proseguito - bisogna aiutarle come facevano le prime comunità cristiane, praticando la solidarietà perché si sentano veramente amate”. Il Pontefice ha ribadito che “la gente povera delle periferie urbane o della campagna ha bisogno di sentire la vicinanza della Chiesa” anche “nella difesa dei suoi diritti e nella promozione comune di una società fondata sulla giustizia e sulla pace”. I poveri, ha rammentato, “sono i destinatari privilegiati del Vangelo” per questo i pastori non devono trascurare di offrire loro il pane materiale.

     
    Recomeçar a partir de Cristo em todos os âmbitos da missão.
    “Ripartire da Cristo in tutti gli ambiti della missione, riscoprire in Gesù l’amore e la salvezza che il Padre ci dà, mediante lo Spirito Santo”: questa, è stata la riflessione del Pontefice, “è la sostanza, la radice della missione episcopale”. La fede, ha ribadito, “è un cammino condotto dallo Spirito Santo” che si compendia nella conversione e nella sequela. D’altro canto, “la verità suppone una conoscenza chiara del messaggio di Gesù”. Il linguaggio inculturato sia, dunque, comprensibile, “ma necessariamente fedele alla proposta del Vangelo”. Di qui, l’urgenza di “una conoscenza adeguata della fede”. Benedetto XVI ha indicato l’importanza dell’educazione “alle virtù personali e sociali del cristiano”. Poi, ha rivolto il suo pensiero alla Liturgia, che, ha ribadito, “non è mai proprietà privata di qualcuno, né del celebrante né della comunità nella quale si celebrano i Santi Misteri”. Il Papa ha sottolineato che “riscoprire e apprezzare l’ubbidienza alle norme liturgiche da parte dei vescovi”, “significa rendere testimonianza alla Chiesa stessa”. Parole corredate da una viva esortazione:

     
    É necessário um salto de qualidade na vivência cristã...
    “Bisogna fare un salto di qualità nella vita cristiana del popolo – ha avvertito il Papa – perché possa testimoniare la sua fede in maniera limpida e chiara”. Una fede, “celebrata e partecipata nella liturgia e nella carità”, che nutra e rinvigorisca “la comunità dei discepoli del Signore”. Ancora, ha invitato i vescovi ad “essere fedeli servitori della Parola, senza visioni riduttive né confusioni nella missione” loro affidata. “Non basta osservare la realtà a partire dalla fede personale – ha aggiunto – è necessario lavorare con il Vangelo alla mano ed ancorati all’autentica eredità della Tradizione Apostolica, senza interpretazioni motivate da ideologie razionalistiche”. Ha, così, rivolto il suo pensiero alla pastorale vocazionale. Un buono ed assiduo “accompagnamento spirituale – ha rilevato – è indispensabile per favorire la maturazione umana, ed evita il rischio di deviazioni nel campo della sessualità”. Ed ha ribadito che il celibato sacerdotale costituisce un dono che la Chiesa ha ricevuto per il bene suo e del mondo.

     
    O Sucessor de Pedro conta convosco...
    “Il Successore di Pietro conta su di voi – ha assicurato il Papa – perché la vostra preparazione poggi sempre sulla spiritualità di comunione e di fedeltà alla Sede di Pietro”, ed ha aggiunto che “l’integrità della fede, insieme alla disciplina ecclesiale, è e sempre sarà, un tema che richiederà attenzione e impegno da parte” dei vescovi. Benedetto XVI ha voluto anche richiamare l’importanza dell’ecumenismo, soprattutto di fronte a certe “forme di proselitismo, frequentemente aggressivo”. Il grande compito comune di collaborazione, ha sottolineato, “dovrebbe essere la difesa dei valori morali fondamentali, trasmessi dalla tradizione biblica, contro la loro distruzione in una cultura relativistica e consumistica”. Ed ha ribadito la volonta di procedere sul cammino ecumenico. Infine, il Pontefice parlando della povertà che affligge molti brasiliani, ha sottolineato che, di fronte ai problemi economici e sociali, bisogna sempre seguire la Dottrina Sociale della Chiesa, incentrata sulla dignità dell’uomo. Di qui, l’invito a lavorare “instancabilmente a favore della formazione dei politici” in modo tale che “assumano pienamente le proprie responsabilità e sappiano dare un volto umano e solidale all’economia”.

     
    Nel suo discorso, il Papa non ha poi mancato di rivolgere un saluto particolare a mons. Geraldo Lyrio Rocha, nuovo presidente dell’episcopato brasiliano, che ha rivolto l’indirizzo di omaggio al Papa ringraziandolo per il contributo dato per il progetto in favore dell’Amazzonia. A mons. Rocha, Benedetto XVI ha augurato un proficuo lavoro nel consolidare “sempre più la comunione tra i vescovi” promuovendo l’azione pastorale comune in tutto il grande territorio brasiliano. Un’annotazione di cronaca: anche ieri, a sorpresa, il Papa si è affacciato dal Monastero Sao Bento per benedire i fedeli che lo hanno chiamato più volte con l’ormai celebre coretto Bento! Bento! Benedetto, Benedetto!

     
    Da San Paolo, Alessandro Gisotti, Radio Vaticana.

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    Le reazioni dei vescovi brasiliani al discorso del Papa

    ◊   Grande l'attenzione dei vescovi brasiliani alle parole del Papa. Per un commento ascoltiamo mons. Redovino Rizzardo, vescovo di Dourados, al microfono di Alessandro Gisotti:
     
    R. – Tutti noi vescovi dobbiamo approfondire, studiare questo discorso del Papa, perché sono stati affrontati i grandi temi che tutti noi in questi ultimi anni viviamo in Brasile: l’esodo dei cattolici che hanno lasciato la Chiesa, i problemi di ordine sociale, di ordine familiare, della gioventù, delle vocazioni…

     
    D. – Il Papa ha ribadito l’opzione preferenziale della Chiesa per i poveri, qualcosa che è molto a cuore all’Episcopato brasiliano…

     
    R. – Sì, un’opzione evangelica, nel senso che forse in questi ultimi anni da quando ci sono state le altre Conferenze di Puebla, di Medellin, sempre si è parlato di questa preferenza, di questa scelta, perchè nella nostra nazione ci sono problemi grossi di ordine sociale, economico, culturale. Dobbiamo, però, come dice il Papa, anche in altri documenti, in altri suoi discorsi, ricordare di attuare una promozione integrale della persona, portare cioè alle persone il Vangelo, l’evangelizzazione. Ciò comporta sia l’arricchimento morale e spirituale e sia il coinvolgimento di ogni cristiano, di ogni fedele nella vita politica, sociale, economica. Queste due situazioni non vanno staccate: la religione dalla vita pratica di ogni giorno.

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    Il Papa in visita alla Fazenda da Esperança: intervista col fondatore, padre Stapel

    ◊   Il Papa incontra oggi, nei pressi di Aparecida, i giovani e gli operatori della Fazenda da Esperança, una comunità fodata nel 1979 dal padre francescano Hans Stapel per il recupero di tossicodipendenti e alcolisti e si occupa di ragazze madri, emarginati e senza tetto. Più di 3 mila le persone accolte, assistite da circa 8 mila volontari. Sulla visita del Papa ascoltiamo lo stesso fondatore della Fazenda da Esperança padre Stapel:

     
    R. – E’ una cosa molto, molto speciale, per me, un’emozione fortissima che il Papa possa vedere la vita che tutti i giorni noi sperimentiamo: il cambiamento di tante persone attraverso la Parola di Dio, il lavoro che svolgiamo.

     
    D. – Benedetto XVI ha dedicato la sua prima Enciclica al Dio che è amore. E’ proprio l’amore che fa andare avanti questa Fazenda da Esperança? E’ l’amore che alimenta la speranza delle persone che sono qui?

     
    R. – E’ chiaro, l’amore è alla base di tutto. Nella vita, se non c’è amore, non va bene nulla. Si deve amare con amore gratuito. L’amore gratuito fa una rivoluzione dentro di noi, nella nostra vita e nella vita degli altri. E’ una cosa molto bella. L’Enciclica che il Papa ha scritto è una gioia. Se noi capiamo che Dio è amore e vive di amore, sentiamo il suo amore e lo passiamo agli altri, abbiamo la soluzione di tutti i problemi.

     
    D. – Che cosa si aspetta per i ragazzi da questo incontro? Che cosa può nascere da un’emozione che sarà grandissima?

     
    R. – Io penso che i ragazzi si sentano come il figlio prodigo, che ha sbagliato tutto, che ha distrutto la sua vita e la vita di tante persone, e sente un complesso di colpa molto profondo. La visita del Papa, con le sue parole “Dio vi ama, voi siete importanti per Dio, voi siete figli adottivi di Dio”, sono convinto sia una grazia molto, molto speciale.

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    Benedetto XVI proclama il primo santo nato in Brasile

    ◊   La prima parte del terzo giorno del viaggio apostolico del Papa in Brasile si era caratterizzata per uno dei momenti più attesi dalla Chiesa e da tutto il popolo del Brasile: la canonizzazione di Fra Antonio de Sant’Anna Galvão. Benedetto XVI ha celebrato il rito sacro nella spianata del Campo de Marte a San Paolo. Una Messa alla quale ha preso parte l’intero episcopato brasiliano ed oltre mezzo milione di fedeli, che, nonostante ieri fosse un giorno lavorativo, fin dalle prime ore del mattino si sono raccolti in preghiera al Campo de Marte. Da San Paolo, il servizio del nostro inviato Alessandro Gisotti:

    (Canti)

     
    La Chiesa del Brasile è in festa per la canonizzazione di Frei Galvão, primo santo nato in terra brasiliana. Evento che il Papa ha voluto celebrare, ieri, proprio nella terra di Frei Galvão. Benedetto XVI ha sottolineato che questo santo insegna ad ognuno di noi che la santità “non solo è possibile ma anche necessaria” per “svelare al mondo il vero volto di Cristo”. La petizione per la Canonizzazione è stata presentata al Papa dal prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, il cardinale José Saraiva Martins, accompagnato dalla postulatrice della Causa, Celia Cadorin, abbracciata con affetto dal Santo Padre. Particolarmente toccante la processione delle reliquie del santo verso l’altare, alla quale ha preso parte anche il piccolo Enzo, il bambino di 7 anni, nato miracolosamente per intercessione di Frei Galvão.

     
    (Canti)

     
    Il momento è stato accompagnato dagli sguardi commossi ed emozionati dei fedeli e da canti di giubilo. Nella sua omelia, il Papa ha messo l’accento sull’attualità di figure come il francescano Galvão:

     
    O mundo precisa de vidas limpas, de almas claras...
    “Il mondo – ha avvertito – ha bisogno di vite limpide, di anime chiare, di intelligenze semplici, che rifiutino di essere considerate creature oggetto di piacere”. In un’epoca “così piena di edonismo”, ha aggiunto, “è necessario dire no a quei mezzi di comunicazione sociale che mettono in ridicolo la santità del matrimonio e la verginità prima del matrimonio”. Quindi, il Papa ha invocato la Madonna alla quale il nuovo Santo si è “donato in modo irrevocabile sin dalla giovinezza”. Proprio la Madre di Gesù, ha aggiunto, è la “miglior difesa contro i mali che affliggono la vita moderna; la devozione mariana è la sicura garanzia di protezione materna e di tutela nell'ora della tentazione”. Poi, è tornato ad esprimere il suo amore per il popolo brasiliano:

     
    Tenham certeza: o Papa vos ama...
    “Siatene certi: il Papa vi ama, e vi ama perché Gesù Cristo vi ama”. Benedetto XVI ha salutato con affetto tutta la comunità francescana e in particolare le monache concezioniste, che dal Monastero della Luce di San Paolo - dove sono custodite le reliquie del santo - “irradiano la spiritualità ed il carisma” di Frei Galvão. “Il carisma francescano, evangelicamente vissuto – ha sottolineato – ha dato frutti significativi attraverso la sua testimonianza di ardente adoratore dell'Eucaristia, di prudente e sapiente guida delle anime che lo cercavano e di grande devoto dell'Immacolata Concezione di Maria”. Ha, così, ribadito che “la vita della Chiesa” è “essenzialmente eucaristica”.

     
    Na Sagrada Eucaristia está contido todo o bem...
    “Nella Sacra Eucaristia – ha rilevato il Papa - è contenuto tutto il bene spirituale della Chiesa, ossia, lo stesso Cristo nostra Pasqua”. Questa “misteriosa e ineffabile manifestazione dell'amore di Dio per l'umanità – ha detto ancora – occupa un luogo privilegiato nel cuore dei cristiani”. I fedeli, è stata la riflessione del Santo Padre, “devono poter conoscere la fede della Chiesa, attraverso i suoi ministri ordinati, per l'esemplarità con cui compiono i riti” ricordando sempre che nella liturgia eucaristica è “il centro di tutta l'opera di evangelizzazione”. Dal canto loro, ha avvertito, i fedeli “devono cercare di ricevere e venerare il Santissimo Sacramento con pietà e devozione” sapendo “ricorrere, ogni volta che sarà necessario, al Sacramento della riconciliazione per purificare l'anima da ogni peccato grave”.

     
    Significativo é o exemplo do Frei Galvão...
    “Significativo – ha affermato – è l'esempio di Fra Galvão per la sua disponibilità al servizio del popolo”. Era un “pacificatore delle anime e delle famiglie, dispensatore della carità specialmente verso i poveri e gli infermi”. Il Papa ha ricordato che il nuovo Santo “era molto ricercato per le confessioni”, “la conversione dei peccatori era, perciò, la grande passione” del Santo. Uomo di “pace e carità”, ha aggiunto, Frei Galvão ci invita a riconciliarci con Dio, con il prossimo, perché solo così saremo “portatori di quella pace che il mondo non riesce a dare”. La fama della sua “immensa carità non conosceva limiti”. Quindi, si è soffermato sull’azione sociale della Chiesa e dei cristiani nella società, che deve sempre essere ispirata al messaggio redentore di Gesù:

     
    As pastorais sociais se forem orientadas...
    “Le iniziative di pastorale sociale, se sono orientate verso il bene dei poveri e degli infermi – è stata l’esortazione del Papa - portano in sé stesse questo sigillo divino”. Il Signore, ha aggiunto, “conta su di noi e ci chiama amici, perché soltanto a coloro che amiamo in questo modo siamo capaci di dare la vita offerta da Gesù mediante la sua grazia”. Infine, ricordando l’imminente apertura della Conferenza di Aparecida, ha esortato tutti i fedeli ad “ascoltare con fervore rinnovato la chiamata” di Cristo “per poter rispondere generosamente alle sfide che la Chiesa in Brasile e nell’America Latina” deve affrontare. Frei Galvão, sarà festeggiato dalla Chiesa il giorno 25 ottobre. Un giorno nel quale ringraziare il Signore per questo santo della Carità, uomo di pace, illuminato dall’Amore di Dio.

     
    (Canti)

     
    Da San Paolo, Alessandro Gisotti, Radio Vaticana.
     

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    La storia delle Conferenze generali dell'Episcopato Latinoamericano e Caraibico

    ◊   Domani il Papa inaugura nel Santuario mariano dell’Aparecida la Quinta Conferenza generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi. Ma ripercorriamo la storia di questi importanti appuntamenti della Chiesa latinoamericana. Il servizio di Luis Badilla:
     
     
    La Prima Conferenza generale di Rio de Janeiro nel 1955, fortemente voluta da Pio XII, chiese un maggiore impegno del laicato e della comunità ecclesiale nell'ambito dell'educazione e della promozione sociale, con particolare attenzione per le popolazioni indigene. Si parlò anche della penetrazione protestante, del risorgere della Massoneria e delle pratiche spiritiche. Ma al centro dei lavori c’era il grande problema della scarsità di sacerdoti e dunque l'impegno pastorale in favore delle vocazioni e la lotta contro l'ignoranza religiosa di “popoli battezzati ma non catechizzati”, come ebbe a dire Papa Pacelli.
     
    La seconda Conferenza generale si svolse a Medellín, in Colombia, nel 1968, negli anni del rinnovamento post-conciliare. Sono anni molti difficili per l’America Latina: militarismo e guerriglie sembrano avere la meglio, mentre milioni di persone vivono nell’estrema povertà e, apparentemente, senza speranza. Proprio nel 1968, a Chimbote, in Perú, il sacerdote peruviano Gustavo Gutiérrez pronuncia la sua famosa conferenza “Verso una Teologia della liberazione”. Paolo VI presiede l’apertura della Conferenza affermando che se la Chiesa deve “favorire ogni onesto sforzo per promuovere il rinnovamento e l’elevazione dei poveri” e non può essere solidale “con sistemi e strutture che coprono e favoriscono gravi ed opprimenti sperequazioni” d’altra parte non può appoggiare la linea dell’odio e della violenza ma solo quella della giustizia e della carità in un cammino di fratellanza e di pace. La Terza Conferenza si svolge a Puebla, in Messico, nel 1979: è inaugurata da Giovanni Paolo II, eletto da appena tre mesi. A dieci anni da Medellín la realtà sociale, economica e politica dell’America Latina e dei Caraibi non è cambiata anzi, per certi versi, è peggiorata: sono aumentati i governi militari e le prime politiche neoliberiste hanno accresciuto povertà ed emarginazione. Papa Wojtyla mette al centro Gesù e invita i vescovi ad avere la piena consapevolezza che il loro principale dovere è quello di essere maestri della Verità. Non di una verità umana e razionale, ma della Verità che viene da Dio; che porta con sé il principio dell’autentica liberazione dell’uomo. E li esorta a vigilare sulla purezza della dottrina, lontano da quelle riletture del Vangelo che causano solo confusione. Infine, la Quarta Conferenza di Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana, si svolge nel 1992, a 500 anni dalla scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo (12 ottobre 1492). E’ sempre Giovanni Paolo II ad inaugurarla: l’idea centrale della Conferenza è la nuova evangelizzazione la cui conseguenza logica – afferma il Papa – è la promozione umana, la liberazione integrale della persona. La sollecitudine per il sociale - sottolinea Giovanni Paolo II - fa “parte della missione evangelizzatrice della Chiesa” ed è anche “parte essenziale del messaggio cristiano”. Quindi “contrapporre la promozione autenticamente umana e il progetto di Dio sull’umanità è una grave distorsione, frutto di una mentalità di ispirazione secolarista”. Dopo oltre mezzo secolo dal primo storico incontro dell’Episcopato continentale, domani, Benedetto XVI darà il via a tre settimane di lavori duranti i quali oltre 250 vescovi parleranno sul tema voluto del Papa: "Discepoli e missionari di Gesù Cristo perché in Lui i popoli abbiano vita. Io sono la via, la verità e la vita"(Gv 14,6). Alla fine dell’incontro saranno pubblicati gli orientamenti principali per il piano pastorale organico della regione e al quale, ogni Episcopato, si confermerà nel rispetto della propria realtà nazionale. Ad ogni modo, una prima e importante “conclusione” già c’è e si riferisce alla “Grande missione continentale” che sarà avviata dalla Conferenza.

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    Il Santuario mariano di Aparecida, centro di evangelizzazione di tutto il continente

    ◊   Benedetto XVI aprirà la V Conferenza dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi ad Aparecida, in uno dei Santuari mariani più visitati nel mondo. Per una riflessione sull’importanza del Santuario per i fedeli brasiliani, Alessandro Gisotti ha intervistato l’arcivescovo di Aparecida, mons. Raymundo Damasceno Assis:

     
    R. - Questo è un Santuario molto importante sia per la Chiesa del Brasile che per la Chiesa dell’America Latina, forse il Santuario mariano più visitato nel mondo. Aparecida è una piccola città di 35 mila abitanti e riceviamo ogni anno più di 8 milioni di pellegrini. Ogni settimana, circa 250 mila pellegrini visitano il Santuario: è quindi un centro di evangelizzazione molto importante. Nel Santuario la cura pastorale è affidata ai padri redentoristi e abbiamo anche una struttura di comunicazione molto buona: abbiamo una tv, abbiamo una radio molto potente, abbiamo una rivista. Questo fa sì che il Santuario sia veramente un centro di evangelizzazione molto grande con ripercussioni in tutto il Brasile. Il Santo Padre ha scelto questo Santuario per la V Conferenza forse anche per affidarne i lavori alla protezione della Madonna. Per noi, la Madonna è modello di madre, però anche modello di discepola e di missionaria.

     
    D. – In effetti, la V Conferenza inizia sotto il segno di Maria. Il 13 maggio, infatti, la Chiesa festeggia la Madonna di Fatima. Cosa può dirci della devozione mariana dei brasiliani?

     
    R. – La devozione mariana è una caratteristica della religiosità dei brasiliani. Possiamo dire che il cattolicesimo brasiliano, ma anche latino-americano, ha tre caratteristiche: la devozione all’Eucaristia, la presenza del Cristo nell’Eucaristia; la devozione al Santo Padre come Successore di Pietro, Vicario di Cristo, e la devozione alla Madonna. Anche in Brasile la devozione a Nostra Signora di Fatima è molto grande, e la memoria che la celebra è un giorno molto speciale.

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    A Fatima, le celebrazioni per i 90 anni dalla prima apparizione presiedute dal cardinale Angelo Sodano

    ◊   Fatima è in festa: domani uno dei massimi centri della spiritualità mariana mondiale celebra i 90 anni dalla prima apparizione della Vergine ai tre pastorelli, Lucia, Giacinta e Francesco. Una grande folla è attesa al Santuario della cittadina portoghese, nel quale il cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio e inviato di Benedetto XVI per questo anniversario, presiederà le celebrazioni commemorative. Durante il Giubileo del 2000 - al termine della liturgia di Beatificazione di Giacinta e Francesco Marto, presieduta nel Santuario da Giovanni Paolo II - fu lo stesso cardinale Sodano, allora segretario di Stato, a rivelare - per volere del Papa - la "terza parte" del celebre Segreto di Fatima. Ma quale è e resta, 90 anni dopo, il messaggio delle apparizioni? Il cardinale Angelo Sodano lo spiega al microfono di Giovanni Peduto:

     
    R. - E’ il messaggio di sempre, cioè il messaggio del Vangelo. Gesù, all’inizio della sua vita pubblica, aveva detto - come leggiamo nel Vangelo di San Marco - "Convertitevi e credete al Vangelo". Ed è questo il richiamo dalla Madre di Cristo, affidato ai tre famosi pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta in quelle apparizioni di 90 anni fa. E la prima fu, appunto, come ben sappiamo, quel 13 maggio del 1917, di cui quest’anno ricorre il 90.mo anniversario. Ne seguirono poi, come ben sappiamo, altre cinque, fino al 13 ottobre di quell’anno, l’anno tragico durante il quale infuriava in Europa la prima guerra mondiale. E quindi, il primo messaggio di Maria fu un invito alla preghiera e alla penitenza per la salvezza terrena ed eterna dei suoi figli.

     
    D. - Può anticiparci, eminenza, il pensiero che offrirà alla moltitudine di fedeli che incontrerà a Fatima?

     
    R. - Ai pellegrini di Fatima porterò, ovviamente, come Legato, la benedizione del Santo Padre Benedetto XVI, che ha voluto essere là presente per mezzo mio. In quel giorno, come sappiamo, il Papa sarà in Brasile, in un altro grande Santuario mariano, quello di Nostra Signora di Aparecida, e quindi un arco di orazioni si eleverà tra le due sponde dell’Atlantico per cantare le glorie di Maria. Ed è questa anche la missione materna di Maria nella Chiesa, cioè la missione di chiamare tutti i suoi figli a stringersi attorno a Cristo, nostro unico Salvatore. Ed è un invito, anche, di Maria a seguire i pastori che il Signore nella sua Provvidenza ha dato alla sua Santa Chiesa. Inviterò in particolare a pregare per l’Europa, perché non si dimentichi delle sue radici cristiane. Il Papa talora ha usato quella frase: “Sembra che quest’Europa voglia congedarsi dalla storia con una lenta apostasia dalla sua fede”. E quindi, pregheremo molto - perché i pellegrini in maggioranza saranno europei, soprattutto dalla vicina Spagna, dalla Francia, dalla Germania, dalla Polonia, come dall’Italia – e quindi sarà un momento di preghiera per questo nostro Vecchio Continente e quindi sarà anche un momento di comune fede nella Provvidenza Divina, che continui a guidare i destini di questo continente. Perciò, l’appello di Fatima, la preghiera di Fatima, sarà una preghiera per tutta l’Europa.

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    Appello della Santa Sede per una maggiore fiducia e cooperazione tra Paesi in vista della prossima Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare

    ◊   “E’ sempre più necessario costruire un clima di fiducia e di reale cooperazione nel campo del disarmo e della non proliferazione nucleari”. Questo l’appello di mons. Michael W. Banach, osservatore permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni internazionali a Vienna, lanciato al Comitato preparatorio della VIII Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, che si terrà nel 2010. Servizio di Roberta Gisotti:


    Un appuntamento atteso, la Conferenza che arriverà fra tre anni, non solo per rafforzare i vincoli di quel Trattato “ma anche per renderlo – ha auspicato mons. Banach - uno strumento più efficace di risposta alle nuove sfide che continuamente stanno emergendo sullo scenario nucleare”. Del resto nel mondo, ha osservato il rappresentante vaticano, “c’è una crescente consapevolezza di quanto gli interessi della sicurezza nazionale siano profondamente connessi con gli interessi della sicurezza internazionale”. Ma i risultati “insoddisfacenti” della precedente Conferenza del 2005, devono indurre a riflettere per costruire invece un “terreno fertile” di intesa. Mons. Banach ha raccomandato anzitutto di riconoscere i “forti legami che esistono tra il disarmo atomico e la non proliferazione nucleare”, perché sono aspetti “interdipendenti” che “si rafforzano reciprocamente” ed insieme formano “uno dei principali strumenti non solo nella battaglia contro il terrorismo nucleare ma anche nella concreta realizzazione di una cultura della vita e della pace, in grado di promuovere una via effettiva di sviluppo integrale dei popoli”. Mons. Banach ha infine ammonito perché nel Comitato preparatorio non prevalgano “gli interessi individuali a scapito della sicurezza collettiva”, nella convinzione che il Trattato sia davvero “uno strumento per la promozione della pace”, “pace che non sarà mai raggiunta una volta per tutte, ma che deve essere continuamente costruita".

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    La pace comincia dai piccoli luoghi vicini a casa: così la presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, Mary Ann Glendon, intervenuta ad una Tavola rotonda nel Palazzo di Vetro a New York

    ◊   “La religione nella società contemporanea” è il tema di un Tavola Rotonda organizzata nel Palazzo di Vetro a New York, nell’ambito del Forum organizzato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite su “Le civiltà e la sfida della pace: ostacoli e opportunità”. Tra gli interventi quello di Mary Ann Glendon, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e docente di diritto presso la “Harvard University”. Come promuovere una cultura di mutuo rispetto e di tolleranza nelle società contemporanee”? Da questo interrogativo è partita l’analisi del prof.ssa Glendon. “In teoria - ha premesso - i movimenti accelerati delle persone e delle idee nel mondo di oggi dovrebbero promuovere la cooperazione piuttosto che il conflitto, la mutua comprensione piuttosto che il reciproco sospetto”. Allora bisogna “cogliere le opportunità disponibili e ridurre l’incidenza di incomprensioni, tensioni e violenze”. Ma non si può nascondere che “il dialogo interculturale incontra enormi ostacoli” e che oggi appare dimenticato il cammino che portò nel 1848 alla Dichiarazione universale sui diritti umani, “prodotto di una indimenticabile collaborazione multiculturale”, nonostante ”divisioni” e distanze tra popoli e religioni tanto diverse. Riguardo l’importante ruolo delle religioni per riprendere tale cammino, la presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali ha raccomandato di “motivare i loro seguaci ad incontrare gli altri sul piano della ragione e del mutuo rispetto, rimanendo nello stesso tempo fedeli a se stessi e al proprio credo”. Questa, per la prof.ssa Glendon, è la sfida principale che le religioni devono raccogliere, partendo dalla consapevolezza che tutti gli “sforzi a livello locale” sono “decisivi”, poiché “le comunità religiose hanno un grande potenziale per aiutare a curare le ferite, a costruire ponti ed a mettere insieme al bando gli estremisti che vorrebbero manipolare la religione per alimentare l’odio e la violenza”. Da un lato – ha sottolineato la rappresentante della Santa Sede - “le religioni sono state strumentalizzate per scopi politici”, dall’altro gli “ostacoli” vengono non solo da “incomprensioni tra una fede e l’altra”, ma anche da “uno scarso fondamento nella propria fede”. Un “compito cruciale per i leader e gli educatori” è dunque di “trovare le risorse all’interno della propria tradizione per promuovere il rispetto e la tolleranza”. Infine una particolare raccomandazione ai giovani chiamati ad “andare oltre la semplice tolleranza”, cominciando dai “piccoli luoghi” come la scuola, il vicinato, i posti di lavoro, dove comincia il rispetto dei diritti umani. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Politiche educative coraggiose ed obiettivi pedagogici chiari per costruire un’Europa più umana e inclusiva: le ha invocate mons. J. Michael Miller, segretario della Congregazione per l’educazione cattolica

    ◊   “Politiche educative coraggiose e rispettose, che favoriscano un clima di dialogo e serenità”: le ha invocate mons. J. Michael Miller, segretario della Congregazione per l’educazione cattolica, intervenuto alla Conferenza permanente dei ministri europei dell'Istruzione, organizzata ad Istanbul in Turchia. Si è congratulato mons. Miller per il tema di particolare attualità scelto per la riunione dedicata al ruolo delle politiche educative per costruire un’Europa più umana e inclusiva. Ciò implica, ha osservato il rappresentante della Santa Sede “una società che rispetti la dignità di qualsiasi essere umano, una società in cui fornire a tutti un’istruzione di qualità sia un obiettivo indispensabile”. Mons. Miller ha poi sottolineato l’importanza della “sinergia tra famiglie, insegnanti, professori, studenti, Ong, Chiese e comunità religiose” ai fini del processo educativo. I “membri più deboli” della società, i bambini – ha detto - vanno tutelati con “un sistema di interventi coordinati all’interno del progetto educativo”, “in collaborazione con i genitori” cui spetta “il diritto e il dovere primario dell’educazione dei propri figli”. L’educazione deve “trasmettere la conoscenza delle proprie radici culturali”, insegnando al contempo “il rispetto per le altre culture e promuovere l’apprezzamento per la ricchezza della loro storia e dei loro valori”, fornendo “elementi indispensabili per lo sviluppo di una visione interculturale tra i giovani”. Mons. Miller ha auspicato di andare “al di là della semplice tolleranza per accogliere la realtà multiculturale dell’Europa, un cammino che mira ad una comprensione reciproca”, adottando “un nuovo modello di coesistenza con le nostre diversità”, che aiuti a “costruire insieme un destino comune, impegnarsi per la cooperazione e per la fraternità”. “Un modello non facile da attuare”, che impone sia “la necessità di investigare le basi etiche di tutte le esperienze culturali”, sia “la preservazione dell’identità individuale”, evitando “modelli generici che possono facilmente portare alla frammentazione culturale e all’instabilità politica”. “Occorre pertanto fissare obiettivi pedagogici chiari”, atti ad impedire che l’individualismo radicale abbia il sopravvento. Ciò può essere realizzato “formando i giovani ai valori della solidarietà anziché della competizione, della partecipazione e dell’accoglienza degli altri, anziché all’isolamento e all’indifferenza”, ricordando che “l’obiettivo principale dell’educazione è lo sviluppo integrale della persona in qualsiasi dimensione, inclusa la religiosa, sia nell’area della conoscenza che in quella dei valori. (R.G.)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Il viaggio apostolico di Benedetto XVI in Brasile. La canonizzazione di Frei Antônio de Sant’Anna Galvâo.
    Servizio estero - In rilievo l'intervento di mons. Michael W. Banach, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni Internazionali a Vienna, nel corso della prima sessione del Comitato Preparatorio della VIII Conferenza di esame del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, tenuto lo scorso primo maggio.
    Servizio culturale - Un articolo di Danilo Mazzoleni dal titolo "Ricostruire e tramandare la memoria attraverso i resti di antiche vestigia": l'attività del Museo Civico Archeologico di Teramo. Servizio italiano - In primo piano il tema degli incidenti sul lavoro.

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    Oggi in Primo Piano



    Il giorno del "Family Day" a Roma per dire che la famiglia fondata sul matrimonio è un bene per tutti

    ◊   A Roma, in Piazza San Giovanni in Laterano, è il giorno del "Family Day". Sin da questa mattina, centinaia di pullman hanno scaricato migliaia di mamme, papà e bambini, diretti all'appuntamento promosso dall'Associazionismo laico cattolico in difesa dei valori della famiglia fondata sul matrimonio. In contemporanea, è in programma a Piazza Navona la manifestazione "Coraggio laico" organizzata dalle forze politiche e sociali italiane che appoggiano il riconoscimento legislativo delle coppie di fatto etero e omosessuali. Sul significato del "Family Day", Grabriella Ceraso ha sentito Eugenia Roccella, giornalista e portavoce delle associaizoni cattoliche presenti in Piazza San Giovanni:

     
    R. - Questa piazza non è solo la piazza dei cattolici, perché la famiglia non è appannaggio solo dei cattolici, è appannaggio degli esseri umani, al di là di ogni divisione di credo, di razza, di etnia. Tanto è vero che ci saranno anche rappresentanti del mondo musulmano. La famiglia è il nucleo fondamentale che si crea intorno alla generazione e che attraverso il matrimonio prende impegni di durata, impegni di stabilità. A difesa di questo, ci siamo tutti e vogliamo far vedere che siamo non soltanto da una parte, ma da tutte le parti.

     
    D. - C’è il rischio che chi osservi da fuori e veda delle presenze politiche pensi ad un rischio di strumentalizzazione…

     
    R. - Noi abbiamo detto in tutti i modi possibili che la manifestazione è una manifestazione della società civile, che non è direttamente politica, è interlocutoria rispetto ai politici. Noi chiediamo attenzione ai politici. Non è una manifestazione contro il governo - questo l’abbiamo detto e ripetuto - è una manifestazione per chiedere qualcosa. Noi siamo aperti a tutti. Non abbiamo chiesto adesioni solo a qualcuno. In questo caso, sarebbe stato un avvenimento di parte. Vogliamo sottolineare come invece altre lontananze siano invece, esse sì, strumentali. Dire che la famiglia possa essere un elemento di divisione, che la nostra è una manifestazione "contro", questo è strumentale.

     
    D. - In rapporto al DDL sulle unioni di fatto, quale sarà secondo lei il valore di questa manifestazione?

     
    R. - Noi questo lo lasciamo al Parlamento. Abbiamo detto con chiarezza quali sono i criteri con cui vorremmo fossero riconosciuti i diritti dei conviventi, perché non siamo contro i diritti personali dei conviventi e tanto meno contro i diritti degli omosessuali. Riteniamo che non sia possibile mettere in crisi l’unicità della famiglia, proprio per quello che abbiamo detto prima, perché è un’esperienza unificante fondamentale e senza confini. Siamo, però, assolutamente d’accordo per il riconoscimento dei diritti dei conviventi. Abbiamo indicato un metodo diverso da quello che è stato adottato, invece, per il provvedimento dei DICO. Dunque, abbiamo semplicemente detto che quel provvedimento è sbagliato dal punto di vista del metodo: ovvero, che si possono assicurare i diritti su un piano diverso, per esempio attraverso il diritto privato, attraverso una forma diversa dal riconoscimento pubblico che invece si pone in modo concorrenziale rispetto al matrimonio. A questo punto noi avremo fatto il possibile, una volta andati in piazza e aver chiesto attenzione nei confronti delle nostre proposte, prima di tutto delle esigenze della famiglia, dimenticata da più di 30 anni, sono decenni che non si fanno politiche pubbliche fondate sulla famiglia, perchè abbiano veramente a cuore la famiglia. Quello che possiamo dire è che quella piazza non tornerà a casa. E’ una piazza che, in qualche modo, rimarrà vigile. Tutte le persone che saranno lì rimarranno vigili rispetto alla politica, attente rispetto alle risposte che la politica saprà dare.

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    250 movimenti cristiani a Stoccarda per dare nuova speranza all'Europa. Il saluto del Papa

    ◊   E’ in un clima di festa che si è aperto questa mattina la grande manifestazione "Insieme per l’Europa." Un evento nato dal nuovo fenomeno di un processo di comunione in continua crescita tra movimenti e comunità cattolici e evangelici, ortodossi e anglicani di tutta Europa. Gli aderenti di oltre 250 movimenti e comunità cristiane sono qui presenti in 8000. Benedetto XVI, in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, auspica che l'iniziativa "rafforzi il desiderio di comunione" che anima queste realtà ecclesiali e "contribuisca a sciogliere pregiudizi, a superare nazionalismi e barriere storiche e spinga ad impegnarsi perchè non venga meno nell'Europa dei tempi post-moderni la dimensione spirituale". Da Stoccarda, servizio di Carla Cotignoli:

     
    "Insieme per l’Europa. E’ un programma di vita che affonda nel vissuto quello tracciato questa mattina qui a Stoccarda. Da chi andremo? Dove andremo? E’ la domanda che ci poniamo per il futuro dell’Europa”, ha detto Ulrich Parzany, pastore evangelico promotore del progetto di evangelizzazione ProChrist. All’entusiasmo per l’Europa è subentrato lo scetticismo, la paura di subire svantaggi. Le correnti del nostro tempo ci sballottano di qua e di là. Con serena fiducia ripetiamo: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita. E’ Lui la risposta alle domande dei giovani, come ha evidenziato Nicky Gumble. Anglicano, responsabile dei corsi di evangelizzazione Alpha International nati nella Chiesa anglicana. I giovani stanno cercando trascendenza, uno scopo nella vita.

     
    Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ha parlato di una corrente profonda della storia che sarà sempre più coinvolgente. In un’Europa dove le istituzioni sono rigide, i processi ritardano, e i politici esitano, c’è bisogno - ha detto - di un popolo profetico, capace di far scaturire un sentimento unitivo che diventi una corrente vitale tra i nostri concittadini europei, cristiani e non cristiani credenti o non credenti, perché l’Europa promuova un nuovo umanesimo, una nuova corrente di passione per l’unità capace di travolgere rigidità e frontiere. Perché L’Europa guardi al di là dei suoi confini, all’Africa dove più dei due terzi sono esclusi dal benessere.

     
    Chiara Lubich ha approfondito la sorgente da cui scaturisce nuova corrente di vita. Le sue parole – lette da una delle sue prime compagne, Bruna Tomasi – hanno toccato il mistero di Gesù nel momento che sulla Croce lancia il grido di abbandono. In Lui l’immagine di ogni lacerazione, oscurità, dubbio, turbamento. Riconoscendo e amando Lui sotto tutti i volti del dolore, – ha concluso – potremo raccogliere il grido dell’umanità di oggi e per il suo grido che ha tutto redento, creare attorno a noi la società rinnovata che il mondo attende.

     
    Nel pomeriggio la testimonianza della vitalità del Vangelo per il rinnovamento di famiglia, economia e lavoro, la vita nelle città multiculturali, vecchie e nuove povertà, giustizia e pace. Con l’intervento di personalità politiche come il presidente del Consiglio italiano Romano Prodi e il vice-presidente della Commissione europea, Jacques Barrot. Da Stoccarda, Carla Cotignoli, per la Radio Vaticana.
     
    Su Stoccarda come "capitale" dell'ecumenismo europeo e sul significato del cammino interconfessionale compiuto fino ad oggi, Luca Collodi ha raccolto il parere di Lucia Fronza Crepaz, membro del Movimento dei Focolari e una delle relatrici all'evento di Stoccarda:

     
    R. - “Insieme per l’Europa” è una tappa, che probabilmente è cominciata davanti a Giovanni Paolo II nella Pentecoste del ’98, quando chiese ai Movimenti ecclesiali di essere una parte importante della Chiesa, una visibilità dello Spirito Santo di oggi, e di testimoniare l’unità fra i Movimenti. Iniziò una storia di unità e nella Giornata della Giustificazione ad Augsburg per la firma tra cattolici e Riformati si incontrarono questa unità dentro la Chiesa cattolica con un cammino di unità della Chiesa riformata. Lì, di fronte alla difficoltà dell’Europa di ritrovare le sue radici cristiane, ci fu l’idea di mettersi insieme, di fare una strada insieme di unità dentro il comandamento nuovo dell’amore scambievole, per testimoniare all’Europa che cosa essa sia davvero, e cioè un prodotto sociale, politico e d’anima del messaggio cristiano arrivato in Europa.

     
    D. - Quanto può aiutare il movimento ecumenico europeo ad una reale e vera unione europea?

     
    R. - La storia dell’unità dell’Europa è inceppata: per motivi economici, politici, certamente, ma soprattutto perché si è perso il disegno, cioè si è persa l’anima. Quante volte Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno parlato e detto: “Europa ritrova davvero le tue ragioni di unità”. Noi crediamo che rafforzare quest’anima, prendere degli impegni precisi - ed ecco “Insieme per l’Europa 2007” - davanti alle istituzioni, davanti agli europei, davanti alle Chiese, possa aiutare ad accelerare questa storia di unità, perché il mondo si aspetta molto dall’Europa.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella sesta Domenica di Pasqua, la Liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù incoraggia i suoi discepoli e li esorta a non avere il cuore turbato: è Lui a dare la pace, non il mondo. Ma c’è una condizione:

    “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”.

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
     
    “Se qualcuno mi ama”: l’inizio del Vangelo di questa domenica ci riporta subito all’essenziale. La relazione che abbiamo con Gesù Cristo nella sua verità può essere solo una relazione d’amore. E l’amore nobilita tutto l’essere, pervade tutta l’esistenza, mette in rapporto attivo con tutto e con tutti, non lascia nulla nella penombra, nella mutezza, nell’imprecisione, nella freddezza dell’incomunicabilità. Per Teresa di Lisieux fu motivo di scuotimento nell’amore, quando vide come sua cugina si adoperasse e si desse cura nel preparare le nozze con il suo futuro marito e si chiese se lei non fosse da meno nel preparare le nozze con Cristo. L’amore. Non è più sollecito il mondo per le cose del mondo di quanto non lo siano i cristiani per la fonte stessa di ogni amore? Chi entra per la porta dell’amore viene introdotto in una storia d’amore. E’ sulla linea di prosecuzione di questo amore che si collocano le promesse di Gesù, dell’amore del Padre, di venire a dimorare presso di noi con il Padre e dell’invio dello Spirito Santo. Nella comunione divina ha la sua sede l’amore, in questa bella pluralità delle Persone divine, che nel Figlio vengono a noi per assimilarci alla loro familiarità, al loro stesso amore.

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    Chiesa e Società



    I colloqui fra il cardinale segretario di Stato, Bertone, e suor Lucia di Fatima in un volume della RAI-ERI-Rizzoli, con la presentazione di Benedetto XVI

    ◊   Vede la luce in questi giorni, per le edizioni RAI-ERI-Rizzoli, il volume del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, intitolato “L’ultima veggente di Fatima”, con la presentazione di Benedetto XVI. L’opera riporta i colloqui avuti con suor Lucia, quando il porporato era segretario della Congregazione per la Dottrina della fede e, dunque, stretto collaboratore dell’allora cardinale Joseph Ratzinger, prefetto del dicastero. Fu per volontà di Giovanni Paolo II che l’allora arcivescovo Bertone raccolse dalle labbra di suor Lucia la testimonianza definitiva in vista della pubblicazione, nell’anno 2000, della terza parte del Segreto di Fatima, tanto attesa per decenni. La ricostruzione degli eventi è affiancata da una rigorosa ricognizione dei documenti, che riporta le pagine autografe di suor Lucia e l’interpretazione teologica dell’allora cardinale Ratzinger. Nella stesura dell’opera, il cardinale Bertone si è avvalso della collaborazione di Giuseppe De Carli, vaticanista del TG1, che ha seguito per 19 anni il pontificato di Giovanni Paolo II. Nella presentazione, Benedetto XVI scrive che a suo tempo egli redasse personalmente il commento teologico della vicenda, “dopo avere intensamente pregato e profondamente meditato le parole autentiche della terza parte del segreto di Fatima, contenute nei fogli scritti da suor Lucia. Mi è rimasta impressa - ricorda il Papa - come sintesi e prezioso suggello, la consolante promessa della Vergine Santissima ‘Il mio Cuore Immacolato trionferà’… Invoco su tutti coloro che si accosteranno alla testimonianza offerta con questo libro - conclude il Pontefice - la protezione della Vergine Santissima di Fatima”. (A cura di Giovanni Peduto)

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    “Teologia e cultura, terre di confine”: lectio magistralis del cardinale vicario, Camillo Ruini, alla Fiera internazionale del Libro di Torino

    ◊    
    Prosegue a Torino la grande kermesse della Fiera internazionale del Libro. Ieri, è intervenuto davanti a qualche centinaio di persone il cardinale vicario, Camillo Ruini, che ha esposto una lectio magistralis dal titolo: “Teologia e cultura, terre di confine”. È stato un excursus storico che ha attraversato secoli di cristianesimo quello che il cardinale Ruini ha offerto alla platea di uditori della Fiera internazionale del Libro di Torino. Una lectio magistralis che ha ricostruito le radici del rapporto tra teologia e cultura, definite fin dal titolo “Terre di confine”, in linea con il concetto di “frontiera”, tema della manifestazione di quest’anno. Dall’epoca neotestamentaria alla patristica al periodo ellenistico-romano, il viaggio attraverso i secoli ha portato il porporato fino ai giorni nostri, a questo nostro tempo contemporaneo, che il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani, ha definito un “secondo illuminismo”. Un’epoca che porta con sé novità importanti, non solo nei fatti dello spirito, ma anche nei fatti della storia. Un’epoca verso cui la Chiesa - ha sottolineato il cardinale Ruini nel suo intervento - esercita il suo sì, pur con discernimento e in maniera critica. E in questi tempi, in cui la tentazione del relativismo e del materialismo si fa più forte, qual è il ruolo del teologo? La conclusione del porporato, l’ultimo passaggio del suo intervento è stato dedicato alla la Chiesa, soggetto che comprende sia la Rivelazione, sia la Scrittura. “E’, dunque, con buona coscienza e consapevolezza critica - ha detto - che possiamo accogliere, come teologi, quell’intima relazione della scrittura e della tradizione con tutta la Chiesa e con il suo Magistero, di cui ci parla il numero dieci della costituzione conciliare Dei Verbum”. (A cura di Fabrizio Accatino)

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    Attentato a Mogadiscio contro una delegazione ONU: almeno quattro morti e otto feriti. Proseguono gli aiuti agli sfollati in Somalia

    ◊   Una bomba è esplosa stamani a Mogadiscio ad appena 300 metri dal convoglio di una delegazione delle Nazioni Unite guidata dal sottosegretario per gli Affari umanitari, John Holmes: almeno quattro persone sono morte e otto sarebbero rimaste ferite. Lo ha riferito il portavoce della missione dell’Unione Africana (AMISOM), Paddy Ankunda, aggiungendo che sono in corso indagini. Secondo testimoni oculari, sarebbe stata la stessa delegazione ONU l’obiettivo dell’attentato, tuttavia nessuno dei 15 veicoli del convoglio sarebbe stato colpito. Solo ieri, l’inviato speciale dell’ONU per la Somalia, Francois Lansana Fall, aveva chiesto un accordo scritto di cessazione delle ostilità, incontrando a Mogadiscio il presidente somalo ad interim, Abdullahi Yusuf, esponenti del governo di transizione (TFG) e ufficiali ugandesi della missione di pace dell’Unione Africana (AMISOM). Il diplomatico dell’ONU - riferisce l’agenzia MISNA - aveva anche ribadito l’urgenza di schierare al più presto in Somalia le truppe dell’UA: malgrado le promesse di diversi Paesi del continente, finora sono stati inviati solo 1.500 soldati ugandesi, rispetto agli 8 mila "caschi verdi" previsti. In questo quadro, prosegue l’impegno umanitario in favore degli sfollati. Il personale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) riferisce che alcune persone, costrette a fuggire da Mogadiscio a causa dei recenti combattimenti, stanno gradualmente facendo ritorno nella capitale. Tuttavia, la situazione resta difficile. Le famiglie temono infatti una ripresa dei disordini e sono riluttanti a rientrare nei quartieri maggiormente interessati dagli scontri dei mesi scorsi anche a causa della presenza di soldati del Governo federale provvisorio e delle truppe alleate etiopi. Le stime parlano di 250 mila persone senza casa. In prima linea, anche l’UNICEF, che ieri ha definito la situazione a Mogadiscio come la più grave degli ultimi 16 anni. Migliaia di persone - ha affermato il rappresentante dell'UNICEF in Somalia, Christian Baslev-Olesen - sono prive di assistenza sanitaria, cibo e protezione. Oltre alla guerra, anche la siccità degli anni scorsi, le frequenti alluvioni e le epidemie minacciano la sopravvivenza della popolazione. Tra gli interventi di emergenza sostenuti dall’UNICEF, la vaccinazione di due milioni di bambini contro il morbillo e di 1,6 milioni contro la polio e la fornitura di medicinali e attrezzature a diverse strutture ospedaliere. Non manca infine l’impegno per la potabilizzazione delle scorte idriche. (E. B.)

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    “La questione educativa chiede un nuovo protagonismo ecclesiale”: così il segretario generale della CEI, mons. Betori, all’incontro delle aggregazioni laicali impegnate in campo educativo

    ◊   In materia di educazione, “non esiste neutralità” perché “non si può educare se non alla luce di un progetto di persona e di società”: è quanto ha affermato mons. Giuseppe Betori, segretario generale della CEI, intervenendo ieri a Roma all’Incontro nazionale delle aggregazioni laicali e dei soggetti operanti nel campo dell’educazione e della scuola, sul tema: “L’educazione? Una sfida da vincere insieme”. La “questione educativa” - ha sottolineato il presule, citato dall'agenzia SIR - è “una delle sfide prioritarie emerse” dal Convegno ecclesiale nazionale di Verona, che “chiede un nuovo protagonismo ecclesiale”, cioè “la capacità di un investimento educativo capace di rinnovare molti percorsi, per renderli più adatti all’oggi e significativi per la vita delle persone, a ogni età e in qualsiasi situazione esistenziale”. Secondo mons. Betori, l’educazione “non è lesiva della libertà della persona. È possibile, infatti, coniugare una proposta educativa chiara e robusta con il rispetto della libertà e del percorso esistenziale dell'altro, rendendo sempre più saldi quei vincoli di amore e di fiducia che rendono l'educazione un processo di reciprocità, in cui a crescere e a mutare non è solo l’educando, ma anche l’educatore”. Il segretario generale della CEI ha quindi esortato le comunità cristiane a promuovere una “pastorale integrata”, dirigendo la loro “responsabilità educativa” non solo ai ragazzi e ai giovani, ma “anche verso il mondo adulto”. Tra le “prospettive di impegno” dei cattolici, “il sostegno al compito educativo dei genitori e dei familiari”, per contrastare “quelle forme deboli di amore che corrodono i legami più sacri e rendono precarie le relazioni più profonde”, e farsi carico ”della diffusa instabilità emotiva e affettiva” delle nuove generazioni. (R.M.)

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    Dopo oltre 70 anni, un Gran Maestro dell’Ordine di Malta in visita ufficiale in Polonia: nel segno della collaborazione istituzionale per i bisognosi e del grato ricordo di Giovanni Paolo II

    ◊   Il cordiale incontro con il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, e la consegna al porporato delle insegne di Balì Gran Croce di Onore e Devozione - che ne formalizzano l’ingresso tra i più alti gradi dell’Ordine di Malta, già sancito nel 2006 - inaugura questo pomeriggio la visita di quattro giorni di S.A.E. Fra’ Andrew Bertie in Polonia, la prima effettuata da un Gran Maestro dell’Ordine di Malta dall’ormai lontano 1931. L’ingresso nell’Ordine del cardinale Dziwisz, che per quasi un trentennio è stato il più fedele collaboratore del compianto Papa Wojtyla, sottolinea una delle più significative chiavi di lettura dell’itinerario: la straordinaria relazione di amicizia, fedeltà e reciproca stima che legava i Cavalieri di Malta alla carismatica figura del Pontefice di Wadowice. Un rapporto evidenziato anche dalle affettuose parole con cui Giovanni Paolo II nel giugno 2004 - durante quella che purtroppo sarebbe stata l’ultima delle annuali udienze concesse al Gran Maestro e al Sovrano Consiglio - volle esprimere la propria gratitudine al millenario Ordine-Stato fa per “i numerosi servizi che essa rende alla causa dell’evangelizzazione e, in particolare, le molteplici iniziative di bene che essa costantemente promuove in favore dei bisognosi”. Il programma della trasferta polacca del Gran Maestro include, tra l’altro, una visita alle reliquie di Santa Jadwiga nella cattedrale di Cracovia, di fronte alle quali il giovane Wojtyla fu consacrato vescovo, e il 13 maggio – nell’anniversario dell’attentato al Pontefice del 1981 - la partecipazione alla processione in onore di San Stanislao, patrono della città, e ancora, una visita al Santuario di Jasna Gòra a Czestochowa, luogo eminente della spiritualità mariana, al quale il Santo Padre fu sempre particolarmente devoto. L’agenda ufficiale del viaggio prevede per lunedì 14 l’incontro del Gran Maestro con il presidente della Repubblica polacca, Lech Kaczynski, e la firma congiunta, con il competente ministro, di un accordo-quadro in materia di cooperazione sanitaria. Gli incontri di Fra’ Andrew Bertie con i rappresentanti dell’associazione polacca dell’Ordine, infine, renderanno omaggio alla plurisecolare presenza giovannita nel Paese slavo, rifiorita dopo il crollo della dittatura comunista, ma mai venuta meno - grazie all’iniziativa personale e al coraggioso spirito di servizio di tanti suoi membri - neanche durante gli anni più bui della “cortina di ferro”. La presenza dell’Ordine in Polonia si è resa benemerita opera in numerosi ambiti di servizio sociale: assistenza e cura dei tossicodipendenti, sostegno economico alle famiglie in difficoltà, diagnostica e cure gratuite per il cancro, centri terapeutici per malati mentali, soccorso di emergenza alle vittime di calamità naturali. (A cura di Adriano Monti Buzzetti)

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    Nel 155.mo anniversario della Polizia di Stato in Italia, rievocata ad Avellino l’eroica figura del Servo di Dio Giovanni Palatucci, questore a Fiume durante la Seconda guerra mondiale

    ◊   Sono 155 gli anni che celebra la Polizia di Stato in Italia, festeggiata per tre giorni con numerose manifestazioni in varie città. Ieri, a Roma, la cerimonia ufficiale con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha ringraziato la Polizia a nome dell’intera nazione “per il quotidiano impegno posto nella tutela dell’esercizio delle libertà e dei diritti”, sottolineando in particolare l’azione di prevenzione e contrasto di reati contro i minori, consumati attraverso sistemi informatici, e per contenere il tragico fenomeno degli incidenti stradali.” Quindi, l’omaggio a quanti “con encomiabile spirito di sacrificio e abnegazione, hanno operato fino all’estremo sacrificio della vita, per garantire il rispetto della legge e la sicurezza dei cittadini”. Tra gli esempi di eroismo, quello di Giovanni Palatucci, questore - negli anni della Seconda guerra mondiale e delle persecuzioni naziste - nella città di Fiume, dove si adoperò in ogni modo per salvare la vita - si stima - di 5 mila ebrei. Arrestato dal tenente colonnello Kappler delle SS, il 13 settembre del 1944, Palatucci veniva deportato nel campo di sterminio di Dachau in Germania, dove moriva a soli 36 anni, pochi giorni prima della Liberazione. Medaglia d’oro al merito Civile, è stato proclamato Giusto tra le Nazioni. A rievocare stamane la figura dell’eroico questore nella sua terra natale, ad Avellino, è stato il questore Vittorio Rochira, durante la consegna nell’Auditorium cittadino di speciali riconoscimenti “a chi si è prodigato nell’esprimere il senso del dovere come ‘postumo’ per la tutela della democrazia”. (A cura di Roberta Gisotti) 

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    24 Ore nel Mondo



    Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco e Franco Lucchetti

    ◊   I presidenti di Russia, Turkmenistan e Kazakhstan hanno raggiunto un importante accordo per la costruzione di un nuovo gasdotto sul Mar Caspio. La struttura permetterà di aumentare le esportazioni di gas naturale dall’area, consentendo a Mosca di conservare il proprio ruolo dominante di controllo sulle risorse regionali d'idrocarburi. Inevitabili le ricadute geopolitiche. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Fabrizio Dragosei, corrispondente da Mosca del Corriere della Sera:


    R. – E’ in corso una vera e propria guerra per il gas dell’Asia centrale e del Caspio, perché ce ne è tanto ed i vari Paesi sono in lotta tra loro per farlo arrivare in Europa. Tre Stati – Russia, Kazakhstan e Turkmenistan – hanno appunto appena raddoppiato la linea di un gasdotto già esistente, che dal Turkmenistan, attraverso il Kazakhstan, porta il gas sulle vecchie linee russe. Linee che sono quelle gestite da “Gazprom”, che poi arrivano in Europa attraverso i collegamenti che già conosciamo. Ricordiamoci che questo è un problema geopolitico e strategico per noi, e di prezzo per i Paesi produttori: Mosca, ad esempio, è riuscita a comprare tutto il gas nel Turkmenistan, quest’anno, ad un prezzo molto più basso di quello di mercato. Il prezzo concordato è stato inferiore ai 100 dollari per 1000 metri cubi, perché il Turkmenistan ha molto gas ma non riesce ad esportarlo.

    D. – Gli esperti parlano di un duro colpo inferto alle mire di Stati Uniti, Unione Europea e Cina. Quali reazioni ci possiamo aspettare da parte della comunità internazionale?

    R. – Sicuramente, un’accelerazione nella costruzione del gasdotto alternativo che dovrebbe passare sempre dal Caspio, arrivare di nuovo sempre in Turchia per poi collegarsi probabilmente con la Bulgaria e la Romania, per arrivare in Austria, nel cuore dell’Europa e, in alternativa, dalla Turchia andare a sud, verso l’Africa. L’accordo fatto da Russia, Turkmenistan e Kazakhstan non impedisce ad altro gas di arrivare per altre vie: è solamente, a questo punto – credo – una questione di chi arriva prima e chi arriva con costi ridotti. Questo accordo non toglierà gas all’Europa o impedirà ad altre linee di funzionare!

    - Seggi aperti stamani in Armenia per le elezioni politiche. Sono chiamati all’appuntamento con le urne oltre due milioni di elettori. Il voto, che costituisce un test per misurare la democrazia nel Paese, è ritenuto una prova generale per le elezioni presidenziali del prossimo anno. Il nostro servizio:

    Il confronto è ristretto a due formazioni, entrambe collegate all’elite di governo: sono il Partito Repubblicano, attualmente la prima forza in Parlamento, e la formazione ‘Armenia Prospera’, fondata da uno degli imprenditori più ricchi del Paese. La sfida elettorale non è esente da insidie: si temono, in particolare, nuove tensioni dopo vari episodi di violenza che hanno contrassegnato la campagna elettorale. Per garantire trasparenza, le operazioni di voto saranno monitorate da circa 300 osservatori internazionali. Unione Europea e Stati Uniti hanno già messo in guardia sulle pericolose conseguenze di eventuali brogli. In caso di irregolarità, si prevedono drastici tagli agli aiuti finanziari alla già debole economia armena. Attualmente, un terzo della popolazione vive con meno di due dollari al giorno. In Armenia, indipendente dal 1991 dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, le consultazioni non sempre sono state trasparenti. Per promuovere una più equa ripartizione dei poteri, è stato anche approvato nel 2005 il progetto di riforma costituzionale appoggiato dal Consiglio d’Europa che prevede la riduzione dei poteri del presidente, a vantaggio del parlamento e del governo, e maggiori garanzie di indipendenza per la magistratura.

    - Urne aperte anche in Islanda per il rinnovo del Parlamento: sono chiamati al voto 220 mila elettori. E’ dato per favorito il Partito dell’Indipendenza, che può contare su oltre il 42 per cento dei voti secondo sondaggi della vigilia. Il partito di opposizione di sinistra, l’Alleanza, raccoglierebbe il 24,6 per cento dei consensi.

    - Una Costituzione scritta per il Regno Unito. E’ questo uno degli obiettivi di Gordon Brown, attuale cancelliere dello Scacchiere e da ieri candidato ufficiale alla successione di Tony Blair alla guida del governo britannico e alla leadership del Partito laburista. Come scrive oggi il quotidiano Guardian, Brown vuole infatti ripristinare la fiducia dei cittadini britannici nella politica, e per far ciò starebbe pensando anche di dare vita a una Convenzione - con la partecipazione di tutti i partiti - che avrà l'incarico "storico" di dare al Paese una Costituzione scritta.

    - Nuove tensioni in Turchia. Un'esplosione nel porto di Smirne ha provocato stamani almeno 15 feriti. La bomba era stata collocata su una bicicletta parcheggiata nei pressi di un mercato della città. Domani a Smirne è in programma una manifestazione contro il governo e per la laicità dello Stato, dopo le polemiche scatenatesi sull’elezione del presidente della Repubblica.

    - È rientrato stamani a Parigi Eric Damfreville, l’operatore umanitario francese rilasciato ieri in Afghanistan, dopo oltre un mese di prigionia nelle mani dei talebani. Nel Paese asiatico, intanto, è stato rimosso dal suo incarico il ministro degli Esteri afghano. Il Parlamento ha votato una mozione di sfiducia: secondo i deputati afghani, il ministro è riuscito a fermare l’espulsione di profughi afghani dall'Iran.

    - Ancora un macabro ritrovamento in Iraq: la polizia ha rinvenuto stamani 24 cadaveri a Baghdad e a Falluja. A sud di Baghdad, le forze di sicurezza hanno sventato inoltre un attentato suicida. Fonti locali hanno riferito che gli agenti di un posto di blocco della polizia a Madaiyn hanno aperto il fuoco contro un camion- bomba e ucciso il kamikaze alla guida del mezzo.

    - Almeno 11 persone sono rimaste uccise oggi a Karachi, in Pakistan, in seguito a scontri tra simpatizzanti filo-governativi e sostenitori del giudice Chaudhry, il presidente del Tribunale Supremo pakistano sospeso dal capo di Stato, Parvez Musharraf. Il giudice rifiuta di dimettersi. Il magistrato, accusato di abuso di potere, ha più volte denunciato ingerenze da parte del presidente Musharraf.

    - Nonostante una forte opposizione dei Paesi occidentali, lo Zimbabwe di Robert Mugabe, accusato di gravi violazioni dei diritti umani e oggetto di sanzioni internazionali, ha ottenuto la presidenza della Commissione per lo sviluppo economico sostenibile delle Nazioni Unite. La carica è stata assegnata a scrutinio segreto con il determinante appoggio degli Stati africani.
     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 132

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