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SOMMARIO del 11/05/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai giovani brasiliani: siate amici di Gesù, non sperperate la vostra vita ma vivetela intensamente per gli altri nella gioia della fede
  • Il Papa canonizza Frei Galvão, primo santo nato in Brasile, uomo di pace e difensore dei poveri
  • La visita del Papa alla Fazenda da Esperança, "un luogo dove appare la forza di guarigione della fede"
  • La povertà in Brasile: il Papa chiede più giustizia e solidarietà
  • Le prime tappe del viaggio apostolico in Brasile nel commento di padre Federico Lombardi
  • Nomine
  • La crescita economica non deve portare a maggiori consumi: così mons. Celestino Migliore in sede ONU

  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Conto alla rovescia per il "Family Day" di Roma. Savino Pezzotta: che sia una festa della famiglia, serena e ricca di spunti
  • Prosegue l'impegno della Comunità di Sant'Egidio contro l'AIDS in Africa
  • I movimenti cristiani uniti a Stoccarda per rinnovare l'Europa
  • Chiesa e Società

  • “La V Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e caraibico chiamata a dare un rinnovato impulso all'evangelizzazione”: messaggio del presidente dei vescovi peruviani, mons. Cabrejos Vidarte
  • L’arcivescovo di Quito, mons. Vela Chiriboga, in occasione della prossima Assemblea costituente in Ecuador: “I laici cattolici partecipino attivamente all’organizzazione della comunità politica”
  • Minacce ai cristiani in Pakistan: convertitevi all’islam e chiudete tutte le chiese, o siete tutti morti
  • I vescovi tedeschi sulle cellule staminali: “Non si può subordinare la tutela della vita alla libertà di ricerca”
  • Appello dei vescovi del Kenya, in vista delle elezioni di dicembre: governo e opposizione si concentrino “sull’educazione civica e le informazioni agli elettori”
  • Rapporto ILO sul lavoro: qualche progresso, ma persistono le discriminazioni
  • Domani, a Pompei, la XII Giornata per la pace dei bambini e dei ragazzi
  • Scomparso a 60 anni, dopo una lunga malattia, Orazio Petrosillo, storico vaticanista del Messaggero ed esperto della Sacra Sindone
  • 24 Ore nel Mondo

  • Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco e Franco Lucchetti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai giovani brasiliani: siate amici di Gesù, non sperperate la vostra vita ma vivetela intensamente per gli altri nella gioia della fede

    ◊   Di emozione in emozione, di festa in festa. Dopo lo straordinario incontro di ieri sera con i giovani allo stadio Pacaembu, Benedetto XVI si appresta a celebrare, al Campo de Marte, la grande Messa per la canonizzazione di Frei Galvão,, primo santo nato in Brasile. Alla celebrazione è prevista la partecipazione di almeno un milione di fedeli, molti dei quali si sono raccolti nel Campo de Marte sin dalle prime ore del mattino. Nel pomeriggio, poi, il Papa rivolgerà un discorso ai vescovi del Brasile, prima di trasferirsi in serata ad Aparecida, in vista dell’apertura della Conferenza generale dell’Episcopato dell’America Latina e dei Caraibi. Ma torniamo all’emozionante incontro di ieri, con il servizio del nostro inviato a San Paolo, Alessandro Gisotti:
     
    (Canti)

     
    Siate amici di Gesù e, forti di questa amicizia, testimoniate la bellezza del Vangelo ai ragazzi che si sono persi e vivono senza speranza. E’ questa la grande missione che Benedetto XVI ha affidato ai giovani dell’America Latina, nella straordinaria serata del Pacaembu. Un incontro dalle mille emozioni, vissute intensamente dai giovani e dal Santo Padre, fin dall’arrivo allo stadio, preceduto dalla benedizione del Memoriale dell’America Latina. La cerimonia ha offerto momenti toccanti come le testimonianze dei giovani sulle proprie speranze e difficoltà. E momenti di grande impatto scenografico quali la proiezione di immagini di paesaggi della natura brasiliana, durante l’esecuzione del Cantico delle Creature. Spettacolare anche il palco del Papa: un’immensa colomba, simbolo di pace e dello Spirito Santo, adagiata su una curva dello stadio. Nel suo indirizzo d’omaggio, l’arcivescovo di San Paolo, mons. Odilo Pedro Scherer, ha ringraziato il Papa per aver scelto i giovani per il suo primo incontro in terra brasiliana. Dal canto suo, mons. Eduardo Pinheiro da Silva, responsabile della pastorale giovanile dell’episcopato brasiliano ha espresso l’auspicio che proprio il Brasile sia la sede della prossima GMG.

     
    (Cori dei ragazzi)

     
    “Si vede e si sente, il Papa è presente”, hanno intonato i ragazzi in uno spontaneo inno di gioia. Cori che hanno preceduto l’attesissimo discorso di Papa Benedetto, interrotto decine di volte dall’applauso dei giovani. Il Pontefice ha subito incoraggiato i ragazzi brasiliani e di tutta l’America Latina con parole affettuose, ma li ha anche esortati ad essere loro stessi apostoli dei giovani. Grande la voglia del Santo Padre di incontrarli, tanto che all’inizio del suo discorso, ha affermato che sorvolando il territorio brasiliano all’arrivo già pensava all’incontro allo stadio di Pacaembu. Quando poi, ha citato il suo amato predecessore, Karol Wojtyla, lo stadio è esploso in un grido commovente: “Santo! Santo!”

     
    (Grido giovani)

     
    Il Signore, ha detto il Papa, ci sprona a dilatare i nostri cuori, “affinché in essi ci sia sempre più amore, bontà, comprensione per i nostri simili e per i problemi che coinvolgono non solo la convivenza umana, ma anche l'effettiva preservazione e la custodia dell’ambiente naturale, di cui tutti facciamo parte”.

     
    “Nossos bosques têm mais vida”...
    “I nostri boschi hanno più vita”, ha avvertito Papa Benedetto, “non lasciate che si spenga questa fiamma di speranza”. Ed ha sottolineato che “la devastazione ambientale dell'Amazzonia e le minacce alla dignità umana delle sue popolazioni esigono un maggior impegno nei più diversi ambiti di azione”. Dopo questo appello, il Papa ha offerto ai giovani una lunga e appassionata riflessione sul passo del Vangelo di Matteo, che narra dell’incontro tra un giovane e Gesù. “In questo giovane – ha detto – vedo tutti voi, giovani del Brasile e dell’America Latina”. Il Pontefice si è soffermato sulla domanda fondamentale per ogni cristiano: “Cosa fare per raggiungere la vita eterna?”. Una domanda, ha detto, alla quale solo Gesù può dare una risposta, perché “è l’unico che riesce a mostrare il senso della vita presente e a conferirle un contenuto di pienezza”.

     
    Jesus nos garante que só Deus é bom...
    “Gesù ci assicura che solo Dio è buono”, ha sottolineato il Papa aggiungendo che “essere aperto alla bontà significa accogliere Dio”. Proprio Gesù, ha spiegato, “ci invita a vedere Dio in tutte le cose e in tutti gli avvenimenti, anche laddove la maggioranza vede soltanto assenza di Dio”. “Se riuscissimo a vedere tutto il bene che esiste nel mondo e, ancor più, a sperimentare il bene che proviene da Dio stesso – ha rilevato – non cesseremmo mai di avvicinarci a Lui, di lodarlo e ringraziarlo”. Quindi, ha ribadito che per essere sulla strada di Dio non basta conoscere i comandamenti, ma bisogna testimoniarli:

     
    Os anos que vós estais vivendo são os anos...
    “Gli anni che state vivendo – ha affermato – sono gli anni che preparano il vostro futuro. Il «domani» dipende molto dal come state vivendo l'«oggi» della giovinezza”. Quindi, li ha esortati a non permettere che la vita “passi invano”, a non sperperarla, ma a vivere “con entusiasmo, con gioia”, e “soprattutto con senso di responsabilità”. Ha, così, indicato le grandi problematiche che affligono la gioventù di oggi dalla “paura di fallire per non aver scoperto il senso della vita” alla “minaccia della violenza”. E ancora, “la deplorevole proliferazione delle droghe”. Di qui, la grande responsabilità dei giovani che hanno incontrato Cristo, che “hanno trovato la via vera”:

     
    Sois jovens da Igreja. Por isso Eu vos envio...
    “Voi siete i giovani della Chiesa”, ha affermato il Papa. “Vi invio perciò verso la grande missione di evangelizzare i ragazzi e le ragazze che vanno errando in questo mondo”, “Siate gli apostoli dei giovani”. Il Santo Padre li ha invitati a camminare con loro, a fare la “stessa esperienza di fede, di speranza e di amore”, perché si realizzino pienamente nell’incontro con Cristo. Parole corredate da una viva esortazione:

     
    Podeis ser protagonistas de uma sociedade nova...
    “Potete essere protagonisti di una società nuova”, ha detto Benedetto XVI, rispettando i valori morali universali, ma anche attraverso “un impegno personale di formazione umana e spirituale di importanza vitale”. Ed ha aggiunto: “Un uomo o una donna non preparati alle sfide reali poste da un’interpretazione corretta della vita cristiana del proprio ambiente saranno facile preda di tutti gli assalti del materialismo e del laicismo, sempre più attivi a tutti i livelli”. Il Papa ha messo l’accento sulla famiglia “centro irradiante di pace e gioia”, e sulla difesa della vita, dal suo inizio fino al declino naturale. Ancora, li ha invitati a santificare il lavoro, a promuovere una “società più giusta e più fraterna adempiendo i doveri nei confronti dello Stato”, non lasciandosi “trasportare dall'odio e dalla violenza”. E li ha messi in guardia dalla “smisurata ambizione di ricchezza e di potere” che “porta alla corruzione personale e altrui”. “La frode e l'inganno”, è stato il suo richiamo, non possono mai essere giustificate:

     
    Definitivamente, existe um imenso panorama de ação...
    “Esiste, in ultima analisi – ha detto - un immenso panorama di azione nel quale le questioni di ordine sociale, economico e politico acquisiscono un rilievo particolare”, nell’ispirazione al Vangelo e alla Dottrina Sociale della Chiesa. Il Papa ha enumerato alcune grandi sfide per i giovani di oggi: “La costruzione di una società più giusta e solidale, riconciliata e pacifica, l’impegno a frenare la violenza”. E poi, “le iniziative di promozione della vita piena, dell'ordine democratico e del bene comune”. Benedetto XVI ha chiesto un impegno particolare dei giovani per “eliminare certe discriminazioni esistenti nelle società latinoamericane”. Ha, poi, dedicato una parte del suo discorso al Sacramento del Matrimonio ed ha invitato i giovani a rispettarsi reciprocamente, “anche nell’innamoramento e nel fidanzamento” sottolineando che la castità può essere un “baluardo” delle speranze future.

    Procurai resistir com fortaleza às insídias ...
    “Cercate – è stata l’esortazione del Papa - di resistere con fortezza alle insidie del male esistente in molti ambienti, che vi spinge ad una vita dissoluta, paradossalmente vuota, facendovi smarrire il dono prezioso della vostra libertà e della vostra vera felicità”. Il Papa ha anche sottolineato l’importanza della vita di fede e di preghiera ed ha espresso parole di particolare apprezzamento per i consacrati “che si donano totalmente Dio”. Di qui, l’auspicio che lo Spirito Santo “risvegli nel cuori di tanti giovani” l’amore per seguire Gesù. Poi, ritornando sul passo del Vangelo di Matteo, il Papa ha rammentato che quel giovane invitato da Cristo a partecipare alla sua missione di salvezza, se ne andò triste e abbattuto. Il giovane, dunque, nell’ora della grande opzione, “non ebbe il coraggio di scommettere tutto su Gesù Cristo”. Di qui, il caloroso e sentito appello del Papa a “non sperperare” la propria gioventù. “Non cercate di fuggire da essa”, ha detto il Papa ai ragazzi del Pacaembu, “vivetela intensamente, consacratela agli alti ideali della fede e della solidarietà umana”.

     
    Vós, jovens, não sois apenas o futuro da Igreja...
    “Voi, giovani – ha detto – non siete soltanto il futuro della Chiesa e dell'umanità”. Al contrario, ha aggiunto, “voi siete il presente giovane della Chiesa e dell'umanità. Siete il suo volto giovane”. “La Chiesa – ha detto ancora – ha bisogno di voi” “per manifestare al mondo il volto di Gesù Cristo, che si delinea nella comunità cristiana. Senza questo volto giovane, la Chiesa si presenterebbe sfigurata”. Infine, l’invito del Papa a seguire con attenzione la Conferenza di Aparecida e a “collaborare per edificare un mondo di giustizia e di pace”.

     
    (Canti finali)

     
    Una serata davvero indimenticabile, dunque, a conclusione di una giornata ricca di incontri particolarmente significativi. Nella mattinata, il Papa aveva incontrato il presidente Lula da Silva. Il colloquio, nel Palazzo dos Bandeirantes, si è svolto in un clima di grande cordialità. Al termine dell’incontro, avvenuto in forma strettamente privata, si è svolta la cerimonia dei timbri. Il presidente ha annullato un francobollo realizzato in occasione della visita del Papa, che raffigura Benedetto XVI e il Santuario di Aparecida. Il primo di due milioni di esemplari è stato donato dal presidente al Santo Padre. Prima di lasciare il Palazzo dos Bandeirantes, il Papa ha avuto anche un breve colloquio con il governatore dello Stato di San Paolo, José Serra.

     
    Sempre ieri, Benedetto XVI ha pranzato con i vertici della Conferenza episcopale brasiliana. Al termine del pranzo, il Papa ha ringraziato i presuli per l’accoglienza ricevuta dal popolo brasiliano. Il Santo Padre ha affermato che fin dall’inizio del suo Pontificato, era sua intenzione visitare l’America Latina e in particolare il Brasile e il Messico. Si è, dunque, detto felice che il primo viaggio in terra brasiliana sia motivato dalla canonizzazione di Frei Galvão e dall’apertura della Conferenza di Aparecida. Alla fine dell’incontro conviviale, il Pontefice ha donato ai vescovi 200 mila dollari per il progetto a favore dell’Amazzonia, iniziativa che sta particolarmente a cuore all’Episcopato brasiliano.

     
    Il secondo giorno del Papa in Brasile si è, infine, caratterizzato per un incontro di carattere ecumenico ed interreligioso, al Monastero São Bento. All’evento, hanno preso parte i rappresentanti delle altre confessioni cristiane, tra cui il pastore Carlos Moeller, presidente del CONIC, il Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del Brasile ed i leader della comunità ebraica e musulmana brasiliana. A sorpresa, poi, il Papa si è affacciato, ieri, ben quattro volte dal Monastero São Bento per benedire la folla di fedeli. Uno di questi saluti lo ha rivolto in italiano:

     
    “Grazie per la vostra presenza, per il vostro entusiasmo. Un grande abbraccio a voi tutti!”

     
    Da San Paolo, Alessandro Gisotti, Radio Vaticana


    Riguardo al dono del Papa per l'Amazzonia, ricordiamo che, a conclusione della loro 45.ma Assemblea, i vescovi brasiliani, lo scorso 8 maggio, in linea con la pastorale che promuovono dal 1972, sono tornati a rilevare l'importanza dell'Amazzonia non solo come un fattore ecologico di vitale importanza per la vita sul pianeta, ma anche per l'urgenza di difendere le popolazioni amazzoniche. In questo spirito, l'Episcopato, spiega in una dichiarazione speciale, il progetto "Vita e missione" (Solidarietà con l'Amazzonia). La Commissione episcopale per l'Amazzonia, creata nel 2002, avrà il compito di coordinare le molteplici attività e le prossime iniziative in questo campo.

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    Il Papa canonizza Frei Galvão, primo santo nato in Brasile, uomo di pace e difensore dei poveri

    ◊   Il Papa, dunque, presiede oggi al Campo de Marte, a San Paolo, la Messa per la Canonizzazione di Frei Antonio de Sant’Anna Galvão, il primo santo nato in Brasile. Frei Galvão, francescano, è vissuto tra il 1700 e il 1800: uomo di pace e di carità, amato per il suo impegno a favore dei poveri e degli emarginati, passava lunghe ore al confessionale; al centro della sua vita spirituale c'era l'Eucaristia. Sulla sua figura ascoltiamo la postulatrice della Causa di Canonizzazione, suor Celia Cadorin, intervistata da Alessandro Gisotti presso il Monastero "da Luz" fatto costruire dal santo e incluso dall'UNESCO nella lista dei siti appartenenti al patrimonio culturale dell'umanità: 00:00:57:86

    R. – Per me lui è la tenerezza di Dio. Le autorità di San Paolo nel 1798 l’hanno definito come un uomo di pace e di carità. Di pace, perché tutti volevano confessarsi da lui, perchè aveva il dono di leggere i cuori. Venivano da lontanissimo per questo. Per la pace delle famiglie e per la carità, andava di notte a pagare i debiti soprattutto degli schiavi, con i quali lui ha fatto questo monastero. E' stato dolce e buono con tutti, ma soprattutto con i poveri e con i malati. Chiede che le infermiere siano scelte tra le più buone, le più dolci e le più allegre. E’ interessante sottolineare anche questo, perché se si va dal malato con una brutta faccia, la malattia peggiora. Quindi, è bene sottolineare anche queste piccole cose.
     
    Sull’importanza per il Brasile della Canonizzazione di Frei Galvão sentiamo il cardinale Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, arcivescovo emerito di San Paolo, al microfono di Giovanni Peduto: 00:00:48:65
     
    R. – La gente brasiliana, tutta la gente brasiliana, anche quelli che non sono cattolici, ovviamente sono molto orgogliosi di questa canonizzazione. Però, soprattutto i cattolici sono felici perché è il primo santo nato in Brasile. Noi abbiamo già santa Paolina e siamo molto felici anche per santa Paolina, un’italiana che poi ha vissuto in Brasile praticamente tutta la sua vita; lì ha fondato la sua Congregazione. Però, Frei Galvão è il primo santo brasiliano nativo. Abbiamo altre Cause di Canonizzazione in corso in Vaticano che riguardano altri brasiliani nativi: per esempio i martiri del Nordest del Brasile. Allora, questo per la Chiesa in Brasile è importante perché si riconoscono anche i frutti dell’evangelizzazione. Nella cultura cattolica latinoamericana e brasiliana, i santi hanno un posto molto importante. E’ ovvio che noi non adoriamo i santi, adoriamo soltanto Dio. Ma i santi, per la nostra gente, hanno un’importanza molto grande in quanto intercessori davanti a Dio. Noi sappiamo, e anche loro lo sanno, che tutto viene da Dio attraverso Gesù Cristo, però i santi sono degli intercessori.

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    La visita del Papa alla Fazenda da Esperança, "un luogo dove appare la forza di guarigione della fede"

    ◊   Benedetto XVI domani incontra, nei pressi di Aparecida, i giovani della Fazenda da Esperança, una comunità fodata nel 1979 dal padre francescano Hans Stapel per il recupero di tossicodipendenti e alcolisti. Il Papa, durante l'incontro con i giornalisti nell'aereo che lo portava in Brasile, ha sottolineato che questa comunità è "un luogo dove appare la forza di guarigione che sta nella fede e che aiuta ad aprire gli orizzonti della vita". E sono tanti i giovani che escono dal tunnel della droga e dell'alcool come spiega, al microfono di Alessandro Gisotti, il padre verbita olandese Germano Van der Mier, tra i responsabili della Fazenda da Esperança:

     
    R. – Io vedo un miracolo. Naturalmente Dio può fare miracoli se noi vogliamo, perché Lui, per così dire, dipende dalla nostra libertà. Ci ha fatto liberi. Quando noi abbiamo un dolore normalmente ci chiudiamo. Così, normalmente questi drogati sono chiusi e tante volte sono condannati ed esclusi. Quindi loro, qui, fanno l’esperienza dell’amore, che vuol dire uscire da sé per creare rapporti.

     
    D. – Padre, lei conosce bene questi ragazzi, quando gli è stato detto che il Santo Padre veniva a trovarli, come hanno accolto questa incredibile notizia?

     
    R. – E’ stato incredibile, perchè per loro è un padre che arriva, è un padre che viene soltanto per amare. Questo è bellissimo. E’ un padre che non cerca per primi i più bravi, ma vuole avere un contatto con gli ultimi.

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    La povertà in Brasile: il Papa chiede più giustizia e solidarietà

    ◊   Il Papa in Brasile ha chiesto un maggiore impegno nella solidarietà e nella giustizia. Le sacche di povertà in questo Paese sono estese e drammatiche e convivono spesso accanto al lusso. Ascoltiamo mons. Alessandro Ruffinoni, vescovo ausiliare di Porto Alegre, intervistato da Alessandro Gisotti:
     
    R. – Quello che ci preoccupa di più sono le differenze sociali, che sono molto grandi. Siamo davvero preoccupati e la Chiesa deve fare qualcosa affinché diminuiscano queste differenze sociali, affinchè ci sia più giustizia, meno violenza e una più equa distribuzione dei beni. Ma siamo soprattutto preoccupati riguardo all’evangelizzazione e ci domandiamo come evangelizzare oggi il nostro popolo. Questi problemi saranno affrontati nel corso della V Conferenza generale dell'Episcopato latinoamericano e caraibico ad Aparecida.

     
    D. – Tra i tanti messaggi di questo Pontificato, quale punto del magistero di Benedetto XVI, secondo lei, tocca il cuore e la ragione dei fedeli brasiliani?

     
    R. – E' l'aspetto della carità, perchè in alcune regioni del nostro Paese, di fatto, ci vuole più amore. La pace non si raggiunge soltanto con la giustizia, ma la pace si raggiunge anche con il perdono e con l’amore. L’Eucaristia diventa così il centro di attenzione per noi vescovi e sacerdoti, affinché dall’Eucaristia possiamo avere la forza di essere quei messaggeri di pace, di amore tra la nostra gente affinché la violenza diminuisca e ci sia più giustizia e più amore tra di noi.

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    Le prime tappe del viaggio apostolico in Brasile nel commento di padre Federico Lombardi

    ◊   La visita di Benedetto XVI in America Latina, e in particolare in Brasile, sta lasciando nell'animo della Chiesa e della popolazione locale i primi, importanti segni del magistero e della solidarietà del Papa. Un primo bilancio arriva dalle parole del direttore della Sala Stampa vaticana, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, raggiunto telefonicamente a San Paolo da Alessandro De Carolis all'inizio di questa terza giornata di viaggio:
     
    R. - I discorsi che il Papa ha fatto finora sono molto positivi. Il discorso ai giovani è stato veramente molto ampio, sotto tanti punti di vista, ma è stato anche esigente sui punti cristiani della vita che possono richiedere ai giovani un vero impegno. Io ho notato, anche questa volta, le sottolineature dell’applauso dei giovani nei momenti importanti, nei momenti cruciali del discorso. I giovani, quindi, hanno evidentemente seguito, hanno colto, hanno partecipato con quell’entusiasmo che è loro caratteristico. Del resto, l’incontro di ieri con i giovani era il primo grande evento di questo viaggio e dunque questo è - direi - il segno che siamo sulla buona strada. Un messaggio ampio ed impegnativo del Papa, ma accolto con cordialità dai suoi interlocutori.

     
    D. - Un altro dei momenti che fin qui hanno permesso a Benedetto XVI di ribadire quale sia la visione cristiana dell’esistenza è stato il suo doppio incontro con il presidente Lula da Silva. Che eco ha potuto raccogliere di questi momenti?

     
    R. - Sono stati certamente incontri cordiali. Quello che Lula ha posto molto in rilievo è il suo impegno per la famiglia e per la gioventù. E questi sono temi per i quali, evidentemente, il cuore della Chiesa cattolica vibra molto intensamente e il Papa è estremamente favorevole. Quindi, con l’accento messo su questi punti l’incontro è stato molto positivo. L’intenzione di collaborazione reciproca tra la Chiesa e le autorità che vogliano lavorare in questi campi mi sembra molto chiaro.

     
    D. - Il Papa non ha voluto far mancare un gesto concreto di solidarietà, in particolare con la sua donazione verso l’Amazzonia. Possiamo definirlo un segno del Papa e della Chiesa missionaria che arriva davvero fino agli estremi confini della terra?

     
    R. - Sì, il tema dell’Amazzonia in Brasile è un tema estremamente vivo e estremamente centrale. Il Brasile si rende conto che l’Amazzonia è una realtà planetaria, della quale esso è responsabile. Anche durante l’incontro dei giovani di ieri sera vi era stata una parte specifica con un canto bellissimo, dedicato proprio al tema dell’Amazzonia. Con questa donazione, rivolta ad un progetto che sta molto a cuore alla Conferenza episcopale del Brasile, il Papa ha dimostrato la sua sensibilità e la sua attenzione su questo punto. Ed anche qui si vede come la preoccupazione generale dell’umanità e delle autorità responsabili e la preoccupazione della Chiesa si incontrino anche su orizzonti di ampia larghezza. Per l’Amazzonia, la questione riguarda certamente le popolazioni indigene che patiscono anche grandi ingiustizie e vengono pian piano messe in condizione di non poter più vivere nel loro ambiente o di non poter più vivere in assoluto. Ma riguarda anche l’equilibrio generale della natura sul pianeta. E queste sono sensibilità estremamente importanti e su cui la Chiesa dimostra di essere presente.

     
    D. - Oggi, ci sarà l’importante avvenimento della canonizzazione di Frei Galvão, poi il discorso di Benedetto XVI ai vescovi del Brasile e quindi la partenza verso Aparecida. Come si avvicina il Papa al culmine di questo viaggio?

     
    R. - La Messa della canonizzazione di Frei Galvão è, evidentemente, uno dei momenti fondamentali dell’incontro fra il Papa e la popolazione brasiliana. Poi, l’incontro con l’episcopato - il più numeroso del mondo - al quale certamente il Papa rivolgerà un discorso ampio, che possa essere programmatico per l'azione futura di questo episcopato, che proprio in questi giorni ha rinnovato le sue cariche fondamentali: la presidenza, le presidenze di tutte le commissioni episcopali. Quindi, si arriva ad Aparecida: si passerà cioè dall’orizzonte del Brasile ad un orizzonte ancora più ampio, che è quello dell’intero continente, un orizzonte intermedio verso quello della Chiesa universale. Il Papa mi sembra molto sereno: il giorno di ieri lo ha vissuto con grande gioia, con grande serenità. Certamente, anche l’abbraccio dei giovani e il loro entusiasmo è stato incoraggiante ed è stato, direi, di buon auspicio per tutti gli incontri di questo viaggio.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato vescovo di Montauban, in Francia, mons. Bernard Ginoux, del clero di Avignone, finora parroco della parrocchia di Orange e decano di Orange-Bollène nella medesima arcidiocesi. Mons. Bernard Ginoux è nato il 14 ottobre 1947 a Châteaurenard, nell’arcidiocesi di Aix-en-Provence. Dopo gli studi classici compiuti nel Collegio Saint-Joseph di Avignone, ha conseguito la Licenza e la “Maîtrise” in Lettere classiche ad Aix-en-Provence, nonché il CAPES, cioè l’abilitazione ad insegnare. Ha insegnato qualche anno nel collegio e liceo Saint-Joseph di Carpentras, nell’arcidiocesi di Avignone. All’età di 33 anni, è entrato al Seminario di Avignone, poi al Seminario francese a Roma, frequentando i corsi di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, dove ha ottenuto la Licenza in Teologia morale. E’ stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1986 per l’arcidiocesi di Avignone. Ha ricoperto gli incarichi seguenti: dal 1986 al 1990 è stato vice-parroco a Orange. Dal 1990 al 1993 è stato cappellano dei Licei e Collegi di Avignone, cappellano diocesano per l’Insegnamento pubblico. Dal 1993 al 2001 è stato delegato diocesano per la Pastorale della Salute e responsabile delle Cappellanie degli ospedali di Avignone ; nello stesso tempo, dal 1998 al 2001 è stato delegato diocesano alla Pastorale sociale e sacerdote accompagnatore della Pastorale della Famiglia. Dal 2001 è parroco di Orange e dal 2002 è anche decano di Orange-Bollène.

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    La crescita economica non deve portare a maggiori consumi: così mons. Celestino Migliore in sede ONU
     

    ◊   Energia, sicurezza, clima e povertà: quattro incognite sul futuro dell’umanità. Se ne discute in questi giorni nel Palazzo di Vetro a New York, dove è riunita la Commissione ONU per lo sviluppo sostenibile. Tra i relatori l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede, che ha richiamato tutte le delegazioni degli Stati alla “massima flessibilità” nel collaborare per tradurre in azioni gli impegni sottoscritti nell’agenda del Millennio. Il servizio di Roberta Gisotti:


     Cambiamenti climatici e politiche energetiche, lotta alla povertà e strategie di sicurezza: questioni senza dubbio interdipendenti tanto più se consideriamo – ha osservato l’arcivescovo Migliore – che “la Terra è la nostra comune eredità ed abbiamo una grave ed ampia responsabilità verso noi stessi e le future generazioni per le azioni che dobbiamo prendere qui”. “La complessità di promuovere lo sviluppo sostenibile è evidente a tutti”, ha sottolineato il presule, ma “ci sono comunque certi principi di fondo che possono indirizzare la ricerca verso adeguate e durevoli soluzioni. L’umanità deve prendere sempre più coscienza dei legami tra ecologia naturale, o rispetto per la natura, ed ecologia umana”. “L’esperienza mostra – ha aggiunto - che la negligenza per l’ambiente danneggia l’umana coesistenza”, mentre si evidenzia “che c’è un collegamento positivo da fare tra pace e creazione e pace tra Nazioni.”
    Ha ricordato il rappresentante della Santa Sede che non molto tempo addietro il Consiglio di Sicurezza ha discusso le relazioni tra energia, sicurezza e clima. E mentre nessuno ha concordato nel dibattito, “noi siamo già testimoni – ha deprecato l’arcivescovo Migliore - delle battaglie per il controllo delle risorse strategiche come il petrolio o l’acqua dolce”, sempre più scarse. Ha citato quindi i casi di crescita economica riducendo il consumo di energia. Tali successi – ha detto – aprono la speranza perché “i nostri correnti modelli economici non sempre ci obblighino ad usare più e più energia per crescere. Crescita economica non deve significare più grande consumo”. “I rimedi – ha affermato – non sono al di là della nostra ingegnosità, ma dovremmo stare attenti a non scegliere un cammino che peggiori le cose”, specie per i poveri. "Non possiamo semplicemente reinventare il mondo moderno - ha concluso il presule - ma è oramai tempo di usare la tecnologia e l’educazione per promuovere universalmente lo sviluppo sostenibile prima che sia troppo tardi.”

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Il viaggio apostolico di Benedetto XVI in Brasile. I servizi del nostro inviato Giampaolo Mattei. La rassegna della stampa internazionale.

    Servizio estero - Iraq: diffuso un video con l'esecuzione di nove tra agenti di polizia e soldati iracheni.

    Servizio culturale - Un articolo di Fernando Montuschi dal titolo “I divieti dei genitori e le crescenti richieste dei figli”: considerazioni sul fenomeno del bullismo; lungo la strada del rispetto e della responsabilità.
    Una monografica sul tema: “Un bilancio del XXXVI Incontro di Studiosi dell'Antichità Cristiana” all'Augustinianum. 
     Servizio italiano - In rilievo il tema della sanità.

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    Oggi in Primo Piano



    Conto alla rovescia per il "Family Day" di Roma. Savino Pezzotta: che sia una festa della famiglia, serena e ricca di spunti

    ◊   E' vigilia, a Roma, dell'atteso Family Day, l'appuntamento che domani, dalle 15, trasformerà Piazza San Giovanni in una meta d'incontro per quanti intendono ribadire il valore civile della famiglia fondata sul matrimonio e chiedere migliori tutele in favore della prima cellula della società. Vogliamo che sia una festa della famiglia e delle generazioni che la compongono, ha ripetuto in più occasioni Savino Pezzotta, ex sindacalista della CISL e uno dei portavoce dell'evento. Fabio Colagrande gli ha chiesto di spiegare i punti salienti e le attese che caratterizzano questa manifestazione:


    R. - Noi chiediamo che si vada verso una legge organica della famiglia. Quando diciamo una legge organica intendiamo una legge che sia in grado di favorire il matrimonio ed è pertanto necessario togliere quelle limitazioni economiche e sociali che impediscono ai giovani di sposarsi. Una legge che sia in grado di accompagnare gli sposi per tutta la fase della genitorialità, dal concepimento alla nascita, ma anche e soprattutto nella fase di accompagnamento e di educazione dei figli. Chiediamo che vi siano quegli elementi di sostegno alla famiglia, anche per quanto riguarda i rapporti genitoriali, in modo che si possa avere una convivenza intergenerazionale all’interno delle singole famiglie. Questo è il primo obiettivo. Il secondo obiettivo è la richiesta di un fisco che sia “amico della famiglia” e soprattutto amico delle famiglie numerose. Noi diciamo “sì” anche al riconoscimento di alcuni bisogni che hanno le coppie conviventi, etero o omosessuali, ma diciamo un chiarissimo “no” ad una legge come quella dei DICO o a leggi che possono instaurare nel nostro ordinamento forme di simil-matrimonio, perché riteniamo che la centralità della famiglia non possa essere abbandonata e pertanto, se vi sono delle persone che hanno dei bisogni, che hanno delle necessità, a queste si può rispondere attraverso modifiche di quello che è il diritto comune.

     
    D – Lei crede che bisogna arrivare a un nuovo modello di stato sociale più legato alla famiglia?

     
    R – Uno dei percorsi che abbiamo fatto negli ultimi cinquant’anni come organizzazioni sindacali è stato quello della tutela del lavoratore come individuo, come persona, come singolo. Nel senso che i lavoratori vivevano una condizione di subordinazione, non avevano tanti diritti. E il primo obiettivo su cui ci siamo impegnati è stato quello di riscattarne i diritti, le tutele e le garanzie. E credo che questo andava anche bene in una società in cui esisteva ancora il capo-famiglia, come nucleo centrale. Però, la modificazione del lavoro, la sua riarticolazione, il fatto che, giustamente, alle donne si siano aperte possibilità maggiori di lavoro - anche se forse non ancora sufficienti - credo che ci obblighi a un ripensamento su qual è l’elemento centrale su cui costruire un nuovo stato sociale. Ora se non è più possibile costruire, perché le cose sono cambiate, un’idea di stato sociale che faccia perno su un lavoratore maschio, adulto, con famiglia, occorre concentrarsi sulla dimensione della ‘famiglia’. Proprio intesa come nucleo originario. E attorno a questa costruire tutto quell’insieme di protezioni, promozioni, accompagnamento, che diventa necessario per far vivere bene le persone.

     
    D. - Perché, secondo lei, questo tema, il tema della famiglia è arrivato a creare una spaccatura tra un certo mondo laico e il mondo cattolico?

     
    R. - Io sono convinto che, in primo luogo, questa spaccatura non sia tale come la si vuole, invece, dipingere. Noi non siamo in campo contro nessuno, ma siamo in campo “per”, per la famiglia. Ma oserei direi anche un’altra cosa: bisognerebbe, forse, tante volte uscire dal dibattito politico che sta nei palazzi e andare a parlare con la gente normale, quella che tutti i lunedì mattina riprende a lavorare per una settimana, per capire quanto il bisogno di tutela e di garanzia della famiglia sia oggi un valore popolare. E poi non stiamo cercando - come invece qualcuno ha scritto - di imporre la nostra idea di famiglia. Noi non vogliamo assolutamente imporre l'idea di una famiglia come sacramento a chi non è cristiano, perché il sacramento della famiglia appartiene alla dimensione della nostra fede e la fede è sempre un dono che si riceve e che noi non possiamo imporre ad alcuno. Quello che noi vogliamo mettere in campo è la difesa della famiglia da un punto di vista civile, dal un punto di vista di ciò che prevede la Costituzione. La nostra sarà una piazza serena, gioiosa. Oserei dire la piazza di una festività familiare, per dimostrare veramente che c’è qualcosa in più della politica e che è l’affettività, che è l’amicizia, che è la compagnia di quella centralità che sta nella famiglia.

     
    D. - Quali sono, in breve, le sue aspettative per il Family Day?

     
    R. - Noi pensiamo, se la manifestazione - come speriamo - riuscirà nella sua completezza, che la politica avvii una riflessione. Vogliamo essere anche uno stimolo alla stessa Conferenza del governo che si terrà a fine mese: uno stimolo profondo, per tener conto di quello che diciamo. Noi - proprio perché il nostro è un mondo sereno, tranquillo, che non vuol mostrare mai i muscoli, ma sola la volontà, una adesione - puntiamo a centomila persone. Quello che sarà in più è tutta grazia di Dio.

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    Prosegue l'impegno della Comunità di Sant'Egidio contro l'AIDS in Africa

    ◊   Aids e malnutrizione, un binomio mortale che attanaglia tutti i Paesi dell’Africa. Un circolo vizioso che dal 2002 il progetto Dream della comunità di Sant’Egidio tenta di interrompere. Ieri a Roma, durante la conferenza internazionale “Viva l’Africa viva”, la presentazione dei risultati sullo stato della lotta all’Aids, alla presenza di ministri della sanità di molti paesi africani, ma soprattutto la firma di un importante accordo tra Sant’Egidio e la Siemens per l’implementazione in Africa di due laboratori. Ce ne parla Francesca Sabatinelli:


    32 mila persone, di cui 1600 bambini, sono i malati di AIDS in Africa finora sostenuti dal progetto Dream della comunità di Sant’Egidio. In cinque anni il programma si è esteso a dieci Paesi con 21 centri, i numeri danno la dimensione del programma, almeno 44 mila persone si sono sottoposte al test per l’HIV e hanno seguito corsi di educazione sanitaria, ben tremila bambini sono nati sieronegativi da mamme sieropositive grazie alla terapia farmacologia somministrata alle donne. Mario Marazziti, portavoce di Sant’Egidio:

     
    R. – Questo è il più grande successo finora in tutta l’Africa subsahariana. E’ un grande successo, perchè con i ministri della sanità africani lavoriamo per mostrare un modello che possa entrare nelle sanità pubbliche. Quindi, noi riabilitiamo i sistemi sanitari esistenti. In questo modo diventa “il modello africano” di lotta all’AIDS.

     
    Presenti alla conferenza molti ministri della sanità di Paesi africani, tra loro la Guinea Conakry, dove il programma Dream è arrivato nel 2005 abbattendo anche la paura e la rassegnazione che quasi sempre circondano la malattia. Barry Mariama Diello è segretario esecutivo del comitato nazionale per la lotta all’Aids:

     
    R. – MAINTENANT LE SIDA EST DEVENU UN PROBLÈME DE DÉVELOPPEMENT …
    Oggi l’AIDS è divenuto un problema di sviluppo e sopravvivenza. Occorre includere nella lotta a questa malattia tutte le forze vive delle nazioni. In Guinea Conakry abbiamo un tasso di sieropositivi pari all’1,5 per cento, in prevalenza donne. Siamo in una fase di epidemia generalizzata e facciamo di tutto affinché si riesca a controllare l’epidemia.

     
    Oggi un altro traguardo: la firma di un accordo tra Sant’Egidio e la Siemens medical solutions: un milione di euro in tre anni per la costruzione di due laboratori, uno in Malawi e uno in Mozambico, per permettere l’abbattimento dei costi degli esami clinici di biologia molecolare, indispensabili per individuare la reazione ai farmaci di un paziente e quindi di modificare in tempo utile la terapia. Ancora Marazziti:

     
    R. – Uno dei problemi è il costo dei farmaci. Ma oggi noi abbiamo un secondo costo, quello dei laboratori di biologia molecolare per monitorare come funziona la terapia, per impedire che nascano le resistenze ai farmaci. In Africa, invece, molti pensano “non c’è tempo, diamo solo i farmaci”. Con la Siemens c’è un secondo accordo per abbattere il costo dei kit necessari per scoprire le resistenze. Questo è quello che potrà permettere di allargare a milioni di persone la terapia in Africa.

     L’insieme dei programmi di lotta all’Aids, è il messaggio di Sant’Egidio, è una opportunità unica una chance storica di combattere insieme al virus dell’HIV, anche la povertà, la scarsa educazione sanitaria e la malnutrizione.

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    I movimenti cristiani uniti a Stoccarda per rinnovare l'Europa

    ◊   “I movimenti non sono una nuova Chiesa, ma un modo nuovo di essere Chiesa che suscita la cultura della condivisione, della solidarietà, crea rapporti tra gli uomini, li fa impegnare per la pace, la giustizia, l’amore”. Così il cardinale Walter Kasper intervenuto questa mattina davanti ai circa 3000 responsabili e animatori di movimenti e comunità cattoliche e ortodosse, evangeliche e anglicane e delle Chiese libere riuniti da 20 Paesi d’Europa a Stoccarda. Mentre questo Congresso che prepara la grande manifestazione di domani 12 maggio “Insieme per l'Europa”, tra i messaggi giunti per questa occasione, quello del presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano. Ma ascoltiamo, da Stoccarda, il servizio di Carla Cotignoli.

     “Desidero esprimere la mia soddisfazione per questa iniziativa volta a consolidare la consapevolezza che la piena realizzazione del progetto europeo è fondamentale per il nostro futuro”. Così scrive il capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano ai promotori della Manifestazione Insieme per l’Europa, espressione della società civile a dimensione europea. Il presidente evidenzia quanto quanto sia “indispensabile” questo contributo “convinto”, perché il processo di integrazione europea prosegua e si rafforzi”.

     
    Ed è proprio un nuovo impulso che i movimenti vogliono dare all’Europa. Lo ha evidenziato questa mattina Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio: “Questo incontro di Stoccarda è una grande occasione in cui insieme, cattolici, ortodossi, evangelici, possono dire nel nome di Gesù all’Europa e agli europei: “Alzati e cammina!”. Perché L’Europa ha un compito nel mondo”, “aiutando la pace, comunicando il Vangelo, difendendo i diritti e la libertà, aiutando Paesi e continenti bisognosi come l’Africa”. “Ha una missione di umanesimo”.

     
    Di fatto è un contributo vitale quello che i movimenti offrono all’Europa. Per l’azione dello Spirito Santo che li ha suscitati facendo riscoprire loro il vangelo, diventano “una alternativa al consumismo, all’attivismo. Una medicina contro la paura. Una risposta all’individualismo”. E’ quanto ha affermato il cardinale Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani. C’è una grandissima ricchezza dei doni dello Spirito. Ma uno solo è lo Spirito e il Corpo di Cristo. E qui il cardinale Kasper ha sottolineato l’importanza di essere aperti ecumenicamente verso gli altri cristiani, di costruire reti di amicizia a livello mondiale. Saremo stupiti quando vedremo che cosa fa lo Spirito Santo al di fuori della nostra singola comunità.”

     
    Il vescovo Johannesdotte, incaricato della Chiesa evangelica tedesca dei rapporti con le nuove comunità ha parlato della funzione sociale di queste comunità. Prima di tutto in aiuto alla famiglia oggi in crisi. Spiritualità, solidarietà, la vita di comunità sono fondamentali per tutti. Non di solo pane vive l’uomo. Un tempo copriva questa funzione la famiglia allargata. Oggi non esiste più. Il vescovo Johannesdotte, ha definito movimenti e comunità come “vivai”, “luoghi di esercizio della fede, dove sperimentare l’amicizia, quell’esperienza di essere legati dalla fede che apre il cuore e allora si apre anche il borsellino, il tempo, tutto quello che abbiamo.”

     
    Ed oggi pomeriggio si apriranno ben 16 tavole rotonde sulle più diverse problematiche: dalla famiglia all’economia, dai giovani all’impegno nelle città, ai media. Per uno scambio di esperienze e per trovare vie nuove per portare la ricchezza dei movimenti e comunità nel cuore della società.Da Stoccarda, Carla Cotignoli, per la Radio Vaticana.

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    Chiesa e Società



    “La V Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e caraibico chiamata a dare un rinnovato impulso all'evangelizzazione”: messaggio del presidente dei vescovi peruviani, mons. Cabrejos Vidarte

    ◊   In vista dell’inizio ormai imminente, in Brasile, della V Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e dei Carabi, mons. Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo e presidente dei vescovi peruviani, ha affermato in un suo messaggio che questa Conferenza, “in continuità con le quattro precedenti, è chiamata a dare un rinnovato impulso all’evangelizzazione in questa vasta regione del mondo eminentemente cattolica”. “La tradizione cattolica - ha spiegato il presule, citato dall’agenzia Fides - è il patrimonio fondamentale dei nostri Paesi, quello che più ci definisce; è in realtà un dono che ci è stato trasmesso, un tesoro di amore, perciò la Chiesa in America Latina e nei Caraibi deve domandarsi che cosa non ha fatto e che cosa c’è da fare per riuscire a far attecchire nei suoi battezzati una fede più profonda”. Fondamentale è, dunque, “uscire in nuove missioni per recuperare i figli della nostra Madre Chiesa, e continuare ad annunciare il Vangelo di Cristo con l'intensità degli Apostoli, dei Santi e dei missionari in America, che offrirono le loro vite per l’evangelizzazione”. L’arcivescovo di Trujillo ha sottolineato poi alcuni dei problemi principali che affliggono il continente latinoamericano e che “interpellano il nostro essere cristiani”, come lo sfruttamento, l’ingiustizia, la corruzione e la violenza, il narcotraffico, la disoccupazione e l’economia informale, il deterioramento dell’educazione e della famiglia, la mancanza di democrazia rappresentativa e l'enorme divario tra ricchi e poveri. In particolare, ha aggiunto mons. Cabrejos Vidarte, “l’opzione per i poveri è un compito irrinunciabile nel nostro continente: essi hanno bisogno della nostra solidarietà, della nostra vicinanza nei loro problemi quotidiani”. Il presidente della Conferenza episcopale del Perù ha infine sottolineato l'importanza della pastorale familiare “come qualcosa di cruciale per il futuro dell'America Latina e dell'umanità intera”. (R.M.)

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    L’arcivescovo di Quito, mons. Vela Chiriboga, in occasione della prossima Assemblea costituente in Ecuador: “I laici cattolici partecipino attivamente all’organizzazione della comunità politica”

    ◊   In questa ora cruciale per il Paese, i laici cattolici “non solo possono, ma devono partecipare attivamente e responsabilmente a organizzare la comunità politica”: è quanto affermano l’arcivescovo di Quito, in Ecuador, mons. Raúl Eduardo Vela Chiriboga, e i suoi due vescovi ausiliari, in un messaggio pubblicato in occasione della prossima Assemblea costituente, che - si legge nel testo - “dovrà affrontare temi fondamentali per le persone, la famiglia e la società, come il rinvigorimento di un’autentica democrazia e il riconoscimento dei diritti umani", contemporaneamente alla progettazione di un "sistema politico ed economico che permetta uno sviluppo armonico e il superamento della povertà e dell’ineguaglianza sociale”. Come riferisce l'agenzia Fides, sono molti i problemi che preoccupano gli ecuadoreñi, come la protezione e la difesa della vita, la libertà di insegnare il Vangelo e praticare il culto, il diritto dei genitori a esigere che lo Stato renda possibile l’istruzione religiosa dei figli secondo le proprie convinzioni, il riconoscimento del matrimonio secondo la legge naturale e divina. “La Chiesa e la comunità politica - continua il messaggio - sono differenti per natura, configurazione e finalità”, perciò i sacerdoti devono portare avanti un lavoro di educazione senza appoggiare alcun partito politico, piuttosto devono “promuovere ed invitare a pregare per la patria, pregare affinché gli ecuadoreñi scelgano bene chi li rappresenterà nell'Assemblea costituente e affinché essa segnali strade di giustizia e di progresso e rispetti il credo della grande maggioranza degli ecuadoreñi, che sono cattolici”. (R.M.)

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    Minacce ai cristiani in Pakistan: convertitevi all’islam e chiudete tutte le chiese, o siete tutti morti

    ◊   Convertirsi all’Islam entro dieci giorni e chiudere tutte le chiese del Pakistan: è questo l’ultimatum contenuto in una lettera minatoria consegnata dai fondamentalisti islamici alle comunità cristiane di Charsadda e Mardan, nel nord del Paese. Se questo non avviene - si legge nello scritto - “i cristiani saranno tutti giustiziati”. La lettera - riferisce l’agenzia del PIME, AsiaNews - è stata inviata il 7 maggio scorso alle chiese locali, che hanno subito avvertito la polizia. Feroz Shah, ispettore distrettuale di Charsadda, dice di aver indagato sulla questione: “E’ uno scherzo” - ha affermato - e quindi “non è necessario effettuare alcun arresto”. Non è dello stesso avviso mons. Anthony Theodore Lobo, vescovo di Islamabad-Rawalpindi: “Questa lettera - ha sottolineato il presule - non è uno scherzo, ma una minaccia da prendere sul serio che ha terribilmente spaventato la comunità cristiana del Pakistan. Ci siamo già appellati alle più alte cariche del Paese per chiedere aiuto e continueremo a farlo”. E’ importante, ha aggiunto mons. Lobo, “capire che qui anche gli scherzi, se diretti contro le minoranze, diventano realtà. Anche se la lettera è opera di un pazzo isolato, c’è la possibilità che compia qualche gesto atroce contro i cristiani”. Ora – ha concluso – “dobbiamo pregare, ma non possiamo limitarci a questo. Abbiamo già manifestato contro questa situazione di paura ed incertezza, e continueremo a farlo. Nel frattempo, mi appello al mondo affinché ci aiuti in questa pericolosa lotta contro il fondamentalismo”. (R.M.)

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    I vescovi tedeschi sulle cellule staminali: “Non si può subordinare la tutela della vita alla libertà di ricerca”

    ◊   “La Conferenza episcopale tedesca approva sostanzialmente un chiarimento accurato delle questioni etiche, senza il quale il legislatore non può far fronte alle proprie responsabilità”: lo ha affermato, mercoledì scorso a Berlino, il segretario generale dei vescovi tedeschi, padre Hans Langendörfer, parlando della ricerca sulle cellule staminali, tema al centro dell’audizione pubblica della Commissione del Bundestag. Come riferisce l’agenzia SIR, il religioso ha ribadito il diritto dell’embrione “alla vita e alla tutela illimitata della vita dal momento del concepimento. Qualsiasi altro principio che fissi l'inizio della vita ad un momento successivo - ha aggiunto - oppure che tuteli inizialmente la vita dell’embrione solo in parte, desta profonde perplessità etiche”. Secondo padre Langendörfer, “per quanto desiderabile, la terapia o la guarigione di malattie finora inguaribili non può essere disgiunta dai metodi con cui tali risultati possono essere raggiunti e dalle loro conseguenze. Dove tali metodi comportino la distruzione dell’essere umano embrionale - ha precisato - sono inaccettabili. La promozione degli interessi della ricerca non può in alcun caso comportare che gli esseri umani embrionali vengano considerati un deposito di materie prime”. E ha concluso: “Non si può subordinare la tutela della vita alla libertà di ricerca. Metodi di cura alternativi, eticamente ineccepibili, come le cellule staminali adulte, devono essere sfruttati e approfonditi”. (R.M.)

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    Appello dei vescovi del Kenya, in vista delle elezioni di dicembre: governo e opposizione si concentrino “sull’educazione civica e le informazioni agli elettori”

    ◊   In Kenya, governo e opposizione starebbero utilizzando il dibattito sulla revisione della Costituzione soltanto “per interessi personali”, in vista delle elezioni generali di dicembre: è quanto si legge in un documento firmato da 27 vescovi della Conferenza episcopale kenyana (KEC), citato dall’agenzia MISNA, secondo cui è invece necessario un serio e profondo riesame della Costituzione, che non può essere attuato prima delle elezioni. Le riforme - ha dichiarato il presidente della KEC, l’arcivescovo John Njue - “sono per noi un processo molto serio, che non può essere gestito in parallelo con la futura consultazione elettorale”. Secondo il presule, è “più appropriato in questo periodo concentrarsi sull’educazione civica e le informazioni agli elettori”. Nel 2005, un referendum popolare bocciò una prima serie di riforme costituzionali, rimaste per il momento sospese. (R.M.)

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    Rapporto ILO sul lavoro: qualche progresso, ma persistono le discriminazioni

    ◊    
    Malgrado i passi in avanti, almeno nelle intenzioni e nella ratifica degli strumenti per la lotta alla discriminazione nel mondo del lavoro, persistono “disuguaglianze nel reddito, nelle risorse e nelle opportunità”, che riducono l'efficacia “di qualsiasi azione volta a combattere la discriminazione”: rileva luci e ombre il nuovo Rapporto dell’ILO, l’Ufficio internazionale per il lavoro, dal titolo “Uguaglianza nel lavoro: affrontare le sfide”, presentato ieri a Ginevra. Tra le buone notizie, la crescita costante del tasso di partecipazione delle donne alla forza lavoro, che si attesta in media al 56,6%. Sono il 28,3% le donne che ricoprono posizioni di responsabilità, con progressi disomogenei a seconda delle aree geografiche, con il 41,2 % in America del Nord, il 35% in America Latina e Carabi e il 30,6% nell'Unione Europea. Una crescita rapida è stata registrata nell'Asia del Sud, dove il numero di donne in posizioni di alto livello è quasi raddoppiato in nove anni, arrivando all’8,6%. Ma nonostante la maggior parte dei 180 Paesi membri dell’ILO abbia ratificato le due Convenzioni fondamentali sulla discriminazione, il Rapporto rileva “la persistenza del divario uomini-donne in materia di occupazione e retribuzione e la necessità di adottare politiche integrate contro la discriminazione salariale e contro la segregazione di genere”. L’ILO segnala poi discriminazioni per motivi di razza, religione, origine sociale, casta, appartenenza a una popolazione indigena o, ancora, nei confronti dei lavoratori migranti, cui si aggiunge un analogo atteggiamento nei confronti di lavoratori giovani o anziani. Disuguaglianze, infine, per ragioni di orientamento sessuale, sieropositività o disabilità. (A cura di Roberta Moretti)

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    Domani, a Pompei, la XII Giornata per la pace dei bambini e dei ragazzi

    ◊   È giunta alla XII edizione la Giornata per la pace dei bambini e dei ragazzi, organizzata dal Polo scolastico del Santuario di Pompei, sotto l’Alto patronato della Presidenza della Repubblica e il patrocinio dell’Ufficio scolastico regionale, della provincia di Napoli, della città di Pompei e dell’Azienda di cura, soggiorno e turismo di Pompei, in programma domani nella città mariana. All’iniziativa, prenderanno parte le scuole di ogni ordine e grado di Pompei e di altre città vicine e vari complessi bandistici. Lo slogan della manifestazione è un vero e proprio manifesto: “Ragazzi, nel deserto dell’egoismo e dell’ingiustizia, alziamo le tende della pace!”. Il programma prevede, dalle ore 9, presso il centro educativo “Bartolo Longo”, l’accoglienza delle scuole. Intorno alle 10, partirà la sfilata lungo le principali vie della città, diretta al Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario. Qui, sul palco allestito per l’occasione, i ragazzi si esibiranno in canti, danze, poesie e coreografie e ascolteranno le parole del vescovo-prelato e delegato pontificio di Pompei, Carlo Liberati, e del testimonial scelto per quest’anno, l’attore napoletano Patrizio Rispo. Dopo il lancio dei petali di rose da un elicottero, i vigili del fuoco, con l’autoscala, apporranno sulla statua della Madonna che sovrasta la facciata del Santuario una corona di 100 rose rosse. Al termine, le forze dell’ordine, assieme ai bambini, libereranno 100 colombe bianche, in segno di pace. Nel pomeriggio, alle ore 15.30, le bande musicali si esibiranno per le strade della città mentre, dalle 17in poi, nel cortile del centro educativo “Bartolo Longo” è previsto uno spettacolo con la partecipazione del gruppo "Artisti di strada", dei cabarettisti “I ditelo voi” e della cantante Valentina Stella. (A cura di Giovanni Peduto)

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    Scomparso a 60 anni, dopo una lunga malattia, Orazio Petrosillo, storico vaticanista del Messaggero ed esperto della Sacra Sindone

    ◊   E’ morto questa mattina il giornalista Orazio Petrosillo, storico vaticanista del Messaggero. Aveva 60 anni e da alcuni mesi era ammalato. Originario di Monopoli, in provincia di Bari, era esperto della Sacra Sindone e autore di molti libri. Firma illustre del settimanale "Il nostro tempo!, era stato redattore del Tempo e dell’ANSA e collaboratore del quotidiano cattolico Avvenire. In televisione, aveva condotto su Rai Uno la rubrica di informazione religiosa, “Parola e Vita”, in collaborazione con la CEI. I colleghi della Radio Vaticana, con cui Petrosillo ha spesso collaborato, esprimono il loro cordoglio e la loro vicinanza alla famiglia. (R.M.)

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    24 Ore nel Mondo



    Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco e Franco Lucchetti

    ◊   Sarà l’attuale premier Jose Ramos Horta, premio Nobel per la Pace, il nuovo presidente di Timor Est dopo il ballottaggio di mercoledì, che lo ha visto vincitore con il 69 per cento dei consensi. Il candidato del partito maggioritario FRETILIN, il presidente del Parlamento, Francisco Guterres, ha ammesso la sconfitta ed auspicato che il nuovo capo di Stato “sappia mantenere l’unità e l’indipendenza di Timor Est”. Quello presidenziale è stato il primo voto organizzato localmente dopo che il piccolo Paese, a maggioranza cattolica, ha ottenuto l’indipendenza dall’Indonesia cinque anni fa, al termine di un processo controllato dall’ONU. Ma quali ricadute avrà questa elezione sulla politica interna e sulla situazione generale di Timor Est? Salvatore Sabatino ne ha parlato con Manuel Rosini, esperto di politiche asiatiche:

    R. – La politica interna di Timor è sempre divisa per questioni del dopo indipendenza; quindi la presenza di una figura carismatica come José Ramos Horta farà benissimo sicuramente all’interno, ma avrà dei risvolti ancora più importanti - secondo me – in politica internazionale. Non dimentichiamoci che Xanana Gusmao, il presidente uscente, correrà ora per diventare ministro, che è in realtà la posizione chiave per la politica interna ed internazionale di Timor Est.

    D. – Le prime parole di Gueterres, grande sconfitto di questa tornata, sono state di distensione: ha, infatti, parlato di unità e collaborazione per far progredire il Paese. Si riuscirà, secondo lei, a procedere sulla strada della stabilità?

     
    R. – Il dato più interessante è anzitutto questo: il fatto che Gueterres , che è appoggiato – non lo dimentichiamo – dal Fretilin, abbia dato un segnale di distensione; ma non solo: è importante che tutte le elezioni si siano svolte in un clima, se non proprio democratico al cento per cento, quanto meno ad un qualcosa che ci si avvicina moltissimo.

    D. – Timor Est si apre adesso alla politica filo-occidentale dell’ex premier, ora presidente, Ramos Horta. Ce la farà, secondo lei, ad affrontare la politica di libero mercato?

     
    R. – La cosa più importante per Timor è quella di cominciare ad attrarre i primi investimenti diretti stranieri. Non dimentichiamoci che Timor fa gola al mondo occidentale per le riserve naturali che Timor ha e questo parlando del gas e parlando anche delle esplorazioni petrolifere che ci sono state. Quindi, secondo me, una figura che garantisce stabilità come Ramos Horta ed una persona primo ministro come Xanana Gusmao sono la ricetta migliore per far sì che Timor cominci ad entrare nel consesso internazionale.

     
    D. – Una cosa è certa: Horta dovrà affrontare numerose emergenze, soprattutto dal punto di vista sociale. Quali saranno, secondo lei, le priorità?

    R. – Le priorità anzitutto riguarderanno l’educazione e la sanità. La situazione a Timor è ancora abbastanza arretrata da questo punto di vista e si dovrà sicuramente elaborare un piano molto serio per quanto riguarda questi settori della società di Timor.

    - Il futuro della Francia e la storia recente del Regno Unito faranno probabilmente da sfondo al colloquio, previsto oggi a Parigi, tra il presidente transalpino, il conservatore Nicolas Sarkozy, e il premier del Regno Unito, il laburista Tony Blair. Il nostro servizio:

    L’incontro avverrà pochi giorni prima dell’inizio del mandato presidenziale del nuovo capo di Stato francese e all’indomani dell’annuncio delle dimissioni del premier britannico, che lascerà l’incarico il prossimo 27 giugno. Sarà anche una nuova occasione per promesse e bilanci. Sarkozy ha già assicurato un governo “aperto”, “efficiente”, rappresentativo del centro e composto anche da esponenti della sinistra. Tra una settimana, sarà reso noto inoltre il nome del nuovo primo ministro francese: secondo anticipazioni di stampa, l’incarico di premier sarà affidato all’ex ministro degli Affari sociali, Francois Fillon. Ad un capitolo ancora da scrivere se ne aggiunge, poi, uno appena concluso. Blair ha annunciato ieri le dimissioni dopo 10 anni di governo e sottolineato, nel discorso rivolto al popolo britannico, i traguardi raggiunti: tra questi, ha citato “la minore disoccupazione, un miglior servizio sanitario, la riduzione della criminalità e la crescita economica”. Blair si è anche scusato per le volte in cui ha sbagliato. Tra gli errori, molti osservatori includono la decisione di partecipare alla guerra in Iraq. Ma Blair ha nuovamente difeso l’intervento militare nel Paese del Golfo ed affermato di avere condotto “con successo la guerra contro il terrorismo, dall’Iraq all’Afghanistan”, rimanendo al fianco degli Stati Uniti. La decisione di Blair di dimettersi lascia adesso importanti spazi da colmare. Ma per la sua successione la strada sembra già delineata: il ministro dell’Economia e delle Finanze Gordon Brown, sostenuto da Blair, ha annunciato la propria candidatura per ricoprire le cariche di premier e di leader del partito laburista. Gordon Brown ha anche ammesso che la campagna in Iraq è stata macchiata da “errori”. Il ministro ha ribadito, infine, che la Gran Bretagna “manterrà gli impegni con il popolo iracheno” e proseguirà gli sforzi per portare la pace nel Paese.

    - La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato un progetto di legge per il finanziamento della guerra in Iraq, con 221 voti favorevoli e 205 contrari. Il provvedimento autorizza fondi d’emergenza per operazioni militari nello Stato arabo soltanto per pochi mesi. E’ previsto, in particolare, uno stanziamento di 43 miliardi di dollari, e non gli oltre 100 miliardi chiesti dalla Casa Bianca. Il presidente americano, George Bush, ha già reso noto che eserciterà il potere di veto sul testo di legge. La settimana scorsa Bush aveva bocciato la normativa che legava lo stanziamento di fondi ad un calendario preciso per il ritiro delle forze americane dall’Iraq. Nel Paese del Golfo, intanto, i ribelli hanno ucciso almeno tre soldati americani.

    - La NATO ha confermato, stamani, la morte di un numero imprecisato di civili ieri nella provincia di Helmand, in occasione di scontri tra le forze della coalizione e i talebani. Secondo quanto riferito dal governatore della provincia, i morti causati dai raid aerei di ieri sarebbero almeno 21, ma i residenti delle aree bombardate parlano di 40 vittime. Secondo fonti della NATO, i guerriglieri talebani hanno sparato da abitazioni civili contro i militari dell’Alleanza Atlantica.

    - In Iran, è stata impedita una visita a sorpresa di alcuni ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia Atomica (AIEA) nella centrale nucleare di Natanz, dove sono installate centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. Le autorità iraniane hanno negato il sopralluogo nonostante il governo di Teheran si sia impegnato, in passato, ad autorizzare eventuali controlli da parte di ispettori dell’AIEA.

    - In Turchia, il Parlamento ha approvato in seconda lettura la riforma alla Costituzione proposta dal partito filoislamico del premier, Tayyip Erdogan. Il pacchetto di modifiche comprende l’elezione diretta del Capo dello Stato, l’estensione del mandato presidenziale da 5 a 7 anni e la riduzione del numero legale da 367 a 184 per rendere valide le votazioni in Parlamento. Il presidente, Ahmet Necdet Sezer, ha adesso a disposizione 15 giorni di tempo per porre il veto o per promulgare la legge. Se rinvierà la norma, il Parlamento dovrà nuovamente approvare il testo senza correzioni per non incorrere in un nuovo ‘no’ presidenziale. Attualmente, il capo dello Stato viene eletto dal Parlamento. Le ultime votazioni per scegliere il nuovo presidente hanno sempre avuto esito negativo: l’opposizione, composta soprattutto da partiti laici, ha infatti boicottato le consultazioni per il timore di una predominanza islamica nelle istituzioni. L’unico candidato finora proposto, il ministro degli Esteri Abdullah Gul, appartenente allo stesso partito di Erdogan, si è ritirato dopo il mancato raggiungimento, per la seconda volta, del numero legale.

    - In Serbia le principali forze democratiche, favorevoli all’integrazione europea, hanno raggiunto l’accordo per la formazione di un governo di coalizione. Dal nuovo esecutivo sono esclusi i partiti ultranazionalisti. L’intesa è stata raggiunta dopo estenuanti negoziati tra il presidente serbo, il liberale Boris Tadic, ed il primo ministro in carica, il conservatore Vojislav Kostunica. L’accordo prevede, secondo alcuni quotidiani serbi, anche la rimozione dell’attuale presidente del Parlamento, l’ultranazionalista Tomislav Nikolic, eletto pochi giorni fa.

    - In Italia, è stata scarcerata stamane - per disposizione del Giudice per le indagini preliminari (GIP) - anche la bidella della scuola materna di Rignano Flaminio, in provincia di Roma, dopo il rilascio ieri - su decisione del Tribunale del riesame di Roma - degli altri 5 arrestati (tre maestre, il marito di una di loro e un benzinaio della zona) nell’ambito dell’inchiesta per presunti abusi su alcuni piccoli scolari. Per valutare la posizione degli indagati occorre ora aspettare le motivazioni dei provvedimenti, e non è escluso che il Pubblico Ministero possa comunque rinviarli a giudizio, mentre l'inchiesta prosegue.  
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 131

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