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SOMMARIO del 10/05/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa in Brasile: la Chiesa è al servizio della giustizia, della pace e della solidarietà con i più poveri
  • Il cardinale Bertone sulla diffusione delle sette in America Latina: la Chiesa sia più accogliente e vicina alla gente
  • Il Papa incontra i giovani brasiliani
  • L'appello di due vescovi salesiani: non abbandoniamo l'Amazzonia!
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il Family Day, grande festa della famiglia, non una manifestazione "contro": così l'organizzatore Domenico Delle Foglie
  • Movimenti e comunità cristiane preparano a Stoccarda la manifestazione "Insieme per l'Europa"
  • I Fidei donum preziosa ricchezza per la missione della Chiesa: il loro ministero ha permesso di rafforzare la comunione fra le comunità cristiane nel mondo

  • Aperta a Torino la Fiera internazionale del Libro
  • Al cinema "La vie en rose", parabola umana e artistica della grande cantante francese, Edith Piaf
  • Chiesa e Società

  • Leader cristiani si uniscono all’appello del Patriarca Delly per salvare l’Iraq

  • La solidarietà dei vescovi del Mozambico per le vittime delle recenti inondazioni

  • Dichiarazione comune dei quattro leader religiosi cristiani dell’Irlanda del Nord dopo la formazione del governo di coalizione fra i rappresentanti politici delle due comunità cattolica e protestante

  • Celebrata ieri a Bruxelles la Festa dell’Europa, nel 50 mo anniversario dell’Unione Europea. Nella speciale sessione dell’Europarlamento ospiti 13 Premi Nobel

  • Nominati dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, tre inviati speciali in vista di un possibile Summit globale sul clima, da organizzare a settembre, prima dell’apertura dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite

  • Riuniti, oggi e domani a Cipro, i delegati di trenta Paesi per l’annuale Conferenza delle Autorità europee per la protezione dei dati personali
  • 24 Ore nel Mondo

  • Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa in Brasile: la Chiesa è al servizio della giustizia, della pace e della solidarietà con i più poveri

    ◊   Accolto da una Chiesa e un popolo in festa, Benedetto XVI è da ieri sera in Brasile per il suo primo viaggio apostolico in America Latina. Il Papa è arrivato all’aeroporto Guarulhos di San Paolo, alle ore 16.02 locali, con oltre mezz’ora di anticipo sul programma. Ad accoglierlo, il presidente brasiliano Lula da Silva, l’arcivescovo di San Paolo, mons. Odilo Scherer e i vertici della V Conferenza generale dell’Episcopato Latino Americano e dei Caraibi. Il Papa ha anche ricevuto il primo caloroso saluto dei fedeli brasiliani nel trasferimento dall’aeroporto al Monastero São Bento, sua residenza di San Paolo, dove ha benedetto la folla festante. Stamani, il Papa incontrerà nuovamente il presidente Lula al Palazzo dos Bandeirantes. Sempre nella mattinata, incontrerà i rappresentanti delle confessioni cristiane e di altre religioni e pranzerà con i presuli del Brasile. Intanto, a San Paolo, cresce l’attesa per l’incontro di stasera con i giovani, allo Stadio Pacaembu. Ma ripercorriamo i primi momenti del viaggio apostolico del Papa in Brasile con il servizio del nostro inviato, Alessandro Gisotti:


    Deus abençoe a América Latina! Deus abençoe o Brasil!

     
    “Dio benedica l’America Latina! Dio benedica il Brasile”. E’ iniziato all’insegna della gioia e della speranza il primo viaggio in terra brasiliana di Benedetto XVI. “Amo l’America Latina”, aveva detto il Santo Padre sull’aereo papale. Dopo le manifestazioni di affetto che lo hanno accompagnato sin dalle prime ore a San Paolo si può dire che anche l’America Latina ama Papa Benedetto. Questo viaggio, ha sottolineato, nel suo primo discorso, durante la cerimonia di benvenuto all’aeroporto Guarulhos, ha una “portata latinoamericana ed un carattere fondamentalmente religioso”. Dare rinnovato vigore e slancio missionario all’America Latina, ha sintetizzato il Papa sono le finalità di questo primo viaggio apostolico in Sud America:

     
    O Brasil ocupa um lugar muito especial...

     
    “Il Brasile – ha detto - occupa un posto molto speciale nel cuore del Papa non solo perché è nato cristiano e possiede oggi il numero più elevato di cattolici, ma principalmente perché é una nazione ricca di potenzialità con una presenza ecclesiale che è motivo di gioia e speranza per tutta la Chiesa”. Ricordando l’appuntamento più importante del viaggio, la V Conferenza Generale dell'Episcopato dell'America Latina e dei Caraibi, il Pontefice ha ribadito che la sua visita “ha un obiettivo che va oltre le frontiere nazionali”. Il Papa ha messo l’accento sul “profondo impegno” della Chiesa “nella missione evangelizzatrice al servizio della causa della pace e della giustizia”. Ecco perché, ha spiegato, la Conferenza di Aparecida avrà una dimensione “essenzialmente missionaria”. Questa, ha aggiunto, “riflette bene la preoccupazione dell’episcopato”, e del Papa, “di cercare cammini appropriati per far sì che, in Gesù Cristo, i nostri popoli abbiano la vita”, come ricorda il tema stesso della Conferenza. Benedetto XVI ha espresso la certezza che ad Aparecida, l’identità cristiana “sarà rinforzata, promuovendo il rispetto della vita, dal momento del suo concepimento fino al suo declino naturale, come esigenza propria della natura umana”. La Conferenza, ha detto ancora, “farà anche della promozione della persona umana l’asse della solidarietà, soprattutto con i poveri e gli abbandonati”:

     
    Nesta area geografica os catolicos sao maioria...

     
    “In questa area geografica – ha costatato Benedetto XVI – i cattolici sono la maggioranza: questo significa che devono contribuire in maniera particolare al servizio del bene comune della nazione”. Ha così evidenziato che “la solidarietà sarà, senza dubbio, una parola piena di contenuto quando le forze vive della società, ognuna nel proprio ambito, si impegneranno seriamente a costruire un futuro di pace e di speranza per tutti”. Di qui, un incoraggiamento particolare del Papa a sacerdoti, religiosi e laici “impegnati nell’opera di evangelizzazione della Chiesa e nella testimonianza di una vita autenticamente cristiana”. Ancora, ha delineato le grandi sfide che la Chiesa deve oggi affrontare in Brasile:

     
    Sei que a alma deste Povo, bem como de toda...

     
    “So che l'anima di questo Popolo, così come di tutta l'America Latina - ha affermato – custodisce valori radicalmente cristiani che mai saranno cancellati”. La Chiesa, ha detto ancora, “vuole soltanto indicare i valori morali di ogni situazione e formare i cittadini perché possano decidere coscientemente e liberamente”. In tale contesto, Benedetto XVI ha ribadito che la Chiesa “non mancherà di insistere sull'impegno che dovrà essere preso per assicurare il consolidamento della famiglia, come cellula base della società”. Poi, ha rivolto un pensiero particolare alla gioventù, la cui formazione costituisce un fattore decisivo per il futuro di una nazione. Ha assicurato l’impegno nella difesa e promozione dei “valori soggiacenti in tutti gli strati sociali, soprattutto nelle popolazioni indigene”. Infine, ha invocato la Madonna affinché ispiri e protegga i governanti.

     
    Dal canto suo, nell’indirizzo d’omaggio, il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, ha ringraziato il Papa per la sua visita in Brasile. Un Paese, ha ricordato, con una lunga tradizione cattolica ed un passato di collaborazione fruttuosa, tra Stato e Chiesa, nel campo sociale. Il presidente Lula ha ringraziato il Papa per l’impegno della Chiesa contro la povertà. Tutti i popoli, ha sottolineato, sanno che la parola di Benedetto XVI sarà sempre al servizio della pace, della vita e della dignità umana. Quindi, ha assicurato il sostegno alla Chiesa in difesa della famiglia e dell’educazione dei giovani.

     
    (Cori)

     
    Dopo il discorso all’aeroporto di Guarulhos, Benedetto XVI si è recato in elicottero all’aeroporto Campo de Marte, dove è stato accolto da un coro di giovani. Qui, il sindaco Gilberto Kassab, ha consegnato le chiavi della città al Papa e gli ha conferito la cittadinanza onoraria. Per questo motivo, con una certa soddisfazione, i media locali hanno sottolineato che il Pontefice ha compiuto il suo primo viaggio in papamobile da cittadino paulista. Un tragitto di 5 chilometri che il Papa ha percorso tra due ali di folla sino al Monastero São Bento.

     
    (Campane a festa)

     
    Qui, è stato accolto da campane a festa, applausi e manifestazioni di giubilo. Poi, dalla loggia centrale dell’edificio, ha salutato e benedetto i pellegrini che lo hanno salutato con uno sventolio di bandiere, applausi e canti gioiosi. Un calore che ha colpito il Santo Padre:

     
    Esta acolhida tao calorosa comove o Papa!

     
    “Questa calorosa accoglienza commuove il Papa!”, ha detto Benedetto XVI nel suo primo corale abbraccio con il popolo brasiliano. Questi giorni, ha proseguito, saranno “pieni di emozioni e di gioia”. Ed ha indicato nella canonizzazione di Frei Galvao, primo Santo nato in Brasile, e nella V Conferenza dell’Episcopato dell’America Latina e dei Caraibi delle “pietre miliari nella storia della Chiesa”. (Da San Paolo, Alessandro Gisotti, Radio Vaticana)

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    Il cardinale Bertone sulla diffusione delle sette in America Latina: la Chiesa sia più accogliente e vicina alla gente

    ◊   Il Papa stamani ha celebrato la Messa in privato nella Cappella del Monastero di São Bento. Fra poco si recherà al Palacio dos Bandeirantes per una visita di cortesia al presidente del Brasile, Luis Ignacio Lula da Silva. Ma che clima si respira oggi nelle relazioni tra la Santa Sede e il governo brasiliano? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone:

    R. – Si respira un clima molto positivo sia da parte dei vescovi, sia da parte della Conferenza episcopale brasiliana, sia da parte della Santa Sede. Il nunzio apostolico, mons. Baldisseri, è testimone ed anche protagonista ed attore di questi rapporti positivi tra la Chiesa e il grande Stato brasiliano. Si sta elaborando anche un accordo, una sorta di accordo globale e fondamentale che si spera possa essere concluso certamente in questo anno e che tutti desiderano, per poter orientare Chiesa e Stato, Chiesa e comunità politica in quella che il Concilio definisce “una sana collaborazione” per il bene di ogni persona ed anche per la risoluzione dei problemi che possono essere ancora sul tappeto.

     
    D. – In Brasile, Papa Benedetto XVI avrà due incontri con i giovani: il primo oggi a San Paolo e poi in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Quale messaggio porterà il Papa ai ragazzi brasiliani?

     
    R. – Ricordiamo che statisticamente il continente latinoamericano e il Brasile in particolare ha una grande maggioranza di giovani ed è quindi il continente dei giovani. Il Papa ha voluto, anche evidentemente su domanda dei vescovi brasiliani e dell’Americani Latina, incontrare i giovani, quei giovani entusiasti delle Giornate Mondiali della Gioventù, i giovani entusiasti degli incontri e delle attività delle associazioni ecclesiali, ma anche quei i giovani segnati da una tragica storia personale, come la tossicodipendenza. Il Papa chiede ai giovani di essere protagonisti della trasformazione del continente, protagonisti della loro storia, di essere loro gli attori, naturalmente senza staccare la spina dalle tradizioni dei padri, dalle tradizioni cristiane e quindi dall’esempio dei padri. Un rapporto, quindi, intergenerazionale positivo, un rapporto che si chiede alle famiglie, agli adulti, agli anziani con i giovani: gli adulti per i giovani, perché i giovani sono il futuro della società, il futuro della Chiesa. Ma allo stesso tempo il Papa lancerà anche il grande messaggio che ha lanciato già a Colonia ai giovani: di essere cioè essi stessi apostoli dei giovani, di essere pieni di gioia e di portare e di trasmettere una gioia contagiosa, la gioia dell’essere amici di Dio e amici di Gesù; la gioia di riconoscere un Dio amico, un Dio vicino.

     
    D. – In America Latina si fa strada il fenomeno delle sette. Come affrontare questa realtà?

     
    R. – Purtroppo il fenomeno delle sette rappresenta un fenomeno che affligge non solo il continente latinoamericano, ma anche il Nord America e i nostri stessi Paesi. La Chiesa è chiamata, come ha detto il Signore e come sentiamo ripetere dal Vangelo, ad un continuo processo di conversione al suo Signore, è un processo di purificazione e di rinnovamento. L’abbandono di una porzione notevole del popolo di Dio, l’abbandono della Chiesa cattolica da parte di persone che vanno a cercare altre comunità nelle quali sperano di poter soddisfare la loro ricerca religiosa o anche un po’ per una sete di spirito di famiglia, di spirito di comunità, pone seri interrogativi alla Chiesa, pone l’obbligo di una verifica della qualità della sua opera di evangelizzazione, dell’educazione alla fede e della edificazione delle sue comunità. Pone il problema – questo io lo ripeto sempre ai vescovi e ai sacerdoti – della capacità di accoglienza e di ascolto della gente da parte dei vescovi, da parte dei sacerdoti. Quindi quell’essere vicini alla gente, essere accoglienti, che i grandi santi vescovi ci hanno insegnato, che Papa Giovanni Paolo II ha tracciato anche nella sua autobiografia quando dice: “Ho cercato e cerco di essere accogliente, di essere vicino alla gente”, e che Papa Benedetto XVI ci insegna con la sua capacità di ascolto, di vicinanza e di immediatezza. La gente che incontra, anche solo “a volo d’uccello”, durante le udienze, si sente trasfigurata perché ha quasi la percezione di essere trattata proprio come amica, come se si trattasse di un incontro tra vecchi amici. Questa è una cosa veramente molto bella, è un insegnamento. Mi sembra che sia anche un mezzo semplice, ma efficace per impedire questo esodo dei nostri cristiani cattolici.

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    Il Papa incontra i giovani brasiliani

    ◊   Oggi alle 18.00 ora locale, le 23.00 ora italiana, Benedetto XVI incontrerà i giovani brasiliani nello Stadio municipale di Pacaembu, a San Paolo. E proprio sulle problematiche dei giovani del Brasile, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Mariano Manzana, vescovo di Mossoró, nello Stato nordorientale del Rio Grande do Norte:

     
    R. – Oggi viviamo in un mondo globalizzato e chi è più attento a questo fenomeno senza dubbio sono i giovani. Basta sentire le musiche per domandarsi se si è in Brasile o se si è in Europa o negli Stati Uniti. I giovani sentono le crisi degli altri giovani nel mondo di oggi: la crisi di una propria identità, non soltanto dal punto di vista umano, affettivo, di crescita ma anche dal punto di vista religioso: quindi cercano di dare una risposta propria ad una fede ricevuta dalla famiglia e che spesso viene messa in discussione, oggi. Poi, vogliono dare una risposta anche ai principali problemi dell’uomo: penso al lavoro, alla famiglia ma penso soprattutto alla distribuzione, qui in Brasile, del reddito che è un problema molto importante perché fa sì che una grande fetta di gioventù sia emarginata e quindi esposta al rischio di cadere nelle mani della droga, nella tratta internazionale, nella prostituzione e in tante altre situazioni che minacciano veramente la gioventù in Brasile.

     
    D. – Quali sono le sue aspettative per questa visita di Benedetto XVI in Brasile? Quali i frutti per il dopo?

     
    R. – Questa visita, senza dubbio, lascerà il segno per il fatto che pone in rilievo in America Latina il grande ruolo evangelizzatore dei religiosi, dei sacerdoti, dei vescovi, ma mette in evidenza anche che l’aspetto missionario si coniuga soprattutto con il battesimo, con il fatto di essere stati chiamati da Cristo e da Lui realmente trasformati in missionari per gli altri. Nessuno può veramente gustare una grande gioia senza sentire il bisogno di comunicarla agli altri. E’ questa la nostra speranza: che dalla Confrenza di Aparecida e da tutta la pastorale di questi ultimi anni nasca veramente un laicato dell’America Latina, capace di dare ragione della propria speranza.

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    L'appello di due vescovi salesiani: non abbandoniamo l'Amazzonia!

    ◊   Alla Conferenza di Aparecida si parlerà anche dei problemi dell’Amazzonia. La Chiesa è da sempre molto attiva in questa immensa regione brasiliana: quali le sfide principali? Uno dei nostri inviati, Silvonei Protz, ha intervistato il vescovo salesiano di Abaetetuba, Flavio Giovenale, la cui diocesi è alla porta d’ingresso dell’Amazzonia:

     
    In Amazzonia, la grande sfida è come arrivare ad uno sviluppo umano e cristiano senza distruggere la foresta o le popolazioni cosiddette “tradizionali”. Adesso, la maggior parte di queste popolazioni vive nelle grandi città: abbiamo molto spazio, poche persone e anche queste poche persone sono ora concentrate nelle grandi città. Perciò, una delle grandi sfide per noi, per esempio, è arrivare alle comunità, alle piccole comunità, dove possiamo arrivare solo in jeep; in alcune zone, addirittura, solo con la barca e questo vuol dire ore e ore o giorni e giorni di navigazione. Una delle grandi sfide è proprio quella di arrivare personalmente ai vari villaggi, alle varie comunità che compongono la diocesi.

    E sulla situazione dell’Amazzonia ascoltiamo un altro vescovo salesiano, mons. Franco Dalla Valle, alla guida della diocesi di Juína, al microfono di Alessandro Gisotti:

     
    E’ una diocesi nuova, creata nove anni fa, proprio in area amazzonica. E’ una diocesi di frontiera, agricola, con molti problemi di tensione per via delle terre; ci sono nove gruppi diversi di indigeni. C’è tutto il problema della deforestazione, problemi ecologici, i problemi di una popolazione che ha bisogno di legalità. Al Papa sarà presentata in gran parte la situazione dell’Amazzonia e la speranza che ha, l’Amazzonia, è di non ritornare ad essere dimenticata. Io penso che il Papa chieda al Brasile essenzialmente di fare riaffiorare la missionarietà, e il primo campo di missionarietà del Brasile è proprio l'Amazzonia.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Il viaggio apostolico di Benedetto XVI in Brasile. I servizi del nostro inviato Giampaolo Mattei. La rassegna della stampa internazionale.
    Servizio estero - Iraq: assassinati in un agguato a Kirkuk quattro giornalisti iracheni.
    Servizio culturale - Un articolo di Massimo Marchetti dal titolo "Tra gli abissi e gli enigmi che si celano nelle cose ordinarie": alla Fondazione Magnani Rocca di Parma la mostra "Sironi metafisico. L'atelier della meraviglia".
    Servizio italiano - In primo piano il tema delle pensioni.

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    Oggi in Primo Piano



    Il Family Day, grande festa della famiglia, non una manifestazione "contro": così l'organizzatore Domenico Delle Foglie

    ◊   “Sarà una manifestazione ‘per’ e ‘non contro’. Nella presentazione ieri a Roma del Family Day di sabato prossimo, dalle 15 in Piazza San Giovanni, i portavoce della manifestazione, Savino Pezzotta e Eugenia Roccella, hanno sottolineato come la difesa della famiglia tradizionale “rappresenti un fatto di cultura e civiltà”. “In piazza ci sarà una folla spontanea di famiglie provenienti da tutto il Paese per partecipare alla prima manifestazione di piazza dell’Associazionismo laico cattolico italiano. Non ci saranno barriere ideologiche o religiose”. Le donne islamiche hanno annunciato l’invio di una rappresentanza “per fermare la poligamia”. Presenti anche i politici, ma senza bandiere di partito. Al microfono di Luca Collodi, l’organizzatore della manifestazione a sostegno della Famiglia, Domenico Delle Foglie, già vicedirettore di Avvenire:
     
    D. - Delle Foglie che manifestazione si annuncia sabato a San Giovanni ?

     
    R. - Sarà una grande festa della famiglia. Considerate che per i cattolici è davvero complicato fare le cose contro. Non abbiamo una tradizione che va in questo senso. Siamo piuttosto dei costruttori, dei cittadini responsabili e intendiamo costruire il futuro di questo Paese. Siamo convinti che la famiglia rappresenti il futuro dell’Italia e per ciò sabato sarà una grande manifestazione ‘per’. Significa, sostanzialmente, rivolgerci al Palazzo, alle Istituzioni per chiedere di tornare a considerare la famiglia come un soggetto sociale, portatore di interessi e di grandi responsabilità. A fronte di queste responsabilità, si chiede al Paese di farsi carico delle ragioni della famiglia, in questo momento, in difficoltà. Direi che, complessivamente, diremo tanti sì. Un grande sì alla famiglia fondata sul matrimonio secondo il dettato della Costituzione, sapendo bene che la famiglia ha la sua forza nei figli, cioè nella sua dimensione di generazione, educazione e di costruzione insieme del futuro del Paese. Si tratterà di una grande manifestazione laica. Promossa dal laicato cattolico, questo è vero. Non possiamo infatti nascondere che per la prima volta nella storia repubblicana, i cattolici chiamano a raccolta il Paese su una piattaforma civile ampiamente condivisa. Quando ci siamo riuniti il famoso 8 marzo scorso, tutti i leader cattolici, tutti, laici cattolici e nessun sacerdote, ci siamo chiesti come costruire il ‘per’, il consenso”. Ce lo siamo chiesti pensando di essere una minoranza. Siamo però convinti di aver costruito un manifesto di maggioranza del Paese. Perché l’Italia, complessivamente, ama la famiglia, nonostante tutte le difficoltà. E scrivendo il manifesto abbiamo usato un linguaggio interamente laico. Ci siamo ancorati alla Costituzione italiana. Abbiamo scoperto che la Costituzione italiana è un grande manifesto laico per la famiglia.

     
    D. - Quali sono i contenuti del Manifesto che accompagna la manifestazione per la famiglia ?

     
    R. - Il manifesto indica alcune priorità. Sì alla famiglia fondata sul matrimonio secondo la Costituzione. Sì alle politiche familiari, là dove siano in grado di rispondere in un tempo duraturo. Non c’è nulla di peggio di ciò che è accaduto in Italia con interventi di tipo assistenziale ed emergenziale anche per la famiglia. Oggi, sono necessarie scelte audaci di lungo periodo. Diciamo, ovviamente anche un no, un piccolo no. Lo diciamo facendo un ragionamento sul piano costituzionale. Ci siamo trovati un provvedimento, il DDL Pollastrini-Bindi,  che purtoppo, dico purtroppo, non spazza il campo dai dubbi. Mette in competizione una forma giuridica diversa con la famiglia prevedendo più diritti e meno doveri. Una sorta di concorrenza sleale nei confronti della famiglia. Noi vogliamo farci carico delle ragioni dei conviventi italiani, per cui i nostri leader cattolici hanno sottolineato l’importanza di essere accoglienti, inclusivi. Nessuno deve sentirsi escluso, nessun divorziato si deve sentire escluso anche dalla piazza di sabato. Perché noi difendiamo il matrimonio civile. Guardate, andiamo in quella piazza a difendere il matrimonio civile, lo ribadisco, non quello religioso. Il matrimonio religioso è affare nostro, al quale diamo un valore straordinario, lo sappiamo bene, non possiamo tradire la nostra vocazione, ma difendiamo il valore civile del matrimonio. Per quanto riguarda i conviventi siamo convinti che ci sono dei bisogni e pensiamo in particolare alle coppie eterosessuali con figli. Per cui bisogna andare incontro ai loro bisogni.

     
    D. - Una manifestazione “per” e “non contro”. Come rispondete ai bisogni della comunità omosessuale ?

     
    R. - Infatti, non escludiamo assolutamente gli omossessuali. Se si legge attentamente il nostro Manifesto non c’è una parola, un riferimento negativo verso di loro. Diciamo agli omosessuali conviventi che se esistono dei bisogni, quei bisogni vanno assecondati, vanno riconosciuti. Al legislatore cosa chiediamo. Di fare un gesto di coraggio. Cioè di trovare una formula dentro il Codice Civile perché tutto ciò venga riconosciuto senza creare un problema nei confronti della famiglia. Lo chiediamo al Parlamento intero. Per questo, sarà una piazza bipartisan. La politica sa di dover fare un passo indietro.

     
    D. - Ci sono stati contatti con il mondo politico ?

     
    R. - Nell’organizzazione dell’appuntamento ho avuto contatti con alcuni politici. E’ stata un’iniziativa emersa per merito di Fassino che ha poi portato all’incontro con i politici. All’indomani del 19 marzo, il momento in cui abbiamo firmato il Manifesto “Più Famiglia” e abbiamo scelto i due portavoce Savino Pezzotta ed Eugenia Roccella, è arrivata la telefonata di Fassino che ci chiedeva di illustrargli la nostra piattaforma. Da quel momento si è messo in moto un meccanismo per cui i due portavoce ed io come organizzatore, abbiamo incontrato i leader politici. Fassino, poi l’Udc con Casini, Forza Italia con Bondi, An con il capogruppo Ronchi e una grossa rappresentanza parlamentare, l’Udeur con Mastella e poi, Rutelli, dal momento che abbiamo aspettato la fine della stagione dei congressi. Devo dire che è stata un’esperienza straordinaria, Abbiamo trovato grande ascolto, grande attenzione. E credo che le buone ragioni di questa piazza hanno già  segnato un solco nelle coscienze della nostra classe dirigente.

     
    D. - C’è il rischio di qualche strumentalizzazione. I giornali scrivono di un milione di persone in piazza…

     
    R. - Il rischio di una strumentalizzazione politica ci può essere. Abbiamo sempre detto che ci aspettiamo 100mila persone in piazza. Una valutazione basata sulla semplice considerazione che è la prima volta che i cattolici chiamano a manifestare su una piattaforma civile. Dunque siamo onesti e realisti. Centomila persone è un successo per noi. Ogni persona in più è grazia di Dio. Il milione di persone è una sorta di bomba mediatica buttata per dire, guardate loro hanno un retropensiero. In realtà vogliono un milione di persone in piazza per dare la spallata. Noi vogliamo solo che l’Italia possa guardare alla famiglia come soggetto sociale importante. Questa è la questione dei numeri. Poi c’è la questione politica. Abbiamo avuto precise rassicurazioni da tutti i leader politici che saranno in piazza a titolo personale, sia i ministri che vorranno venire, sia i parlamentari, verranno tutti a titolo personale. Ed è stata anche esclusa la possibilità di portare segni di riconoscimento politico.

     
    D.- Qualcuno critica la scelta della data, il 12 maggio. Quel giorno, nel ’74 vinse il sì al referendum sul divorzio. Qualcuno parla di voglia di rivincita.

     
    R.- Ecco il paradosso. Non è una rivincita sulla data che sancì il 12 maggio 1974 la vittoria del divorzio al Referendum. E’ una gran balla. Sapete come il mondo cattolico ha una straordinaria fioritura di appuntamenti. Abbiamo scelto la data meno dolorosa per noi. Perché dovevamo star lontani dalle elezioni amministrative. Prima c’era stata la convocazione del Rinnovamento nello Spirito a Rimini ( 30mila persone). Poi gli esercizi spirituali di Comunione e Liberazione a Rimini (50mila persone). Allora è stata scelta la data meno dolorosa per tutti, nonostante che il 12 maggio ci sia il Movimento ecumenico impegnato a Stoccarda, nel quale sono impegnanti i Focolari, che si divideranno. Un po’ su e un po’ con noi: ma era il danno minore, ed  anche i Focolarini saranno in piazza con noi.

     
    D. – C’è unità tra i Movimenti cattolici?

     
    R. - C’è un’assoluta unità tra tutti i Movimenti. E’ un dono del Pontificato che abbiamo alle spalle e dell’attuale. Un grande dono. Dopo i giovani della GMG ora abbiamo le famiglie della GMG.

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    Movimenti e comunità cristiane preparano a Stoccarda la manifestazione "Insieme per l'Europa"

    ◊   “L’atmosfera spirituale dell’Europa può cambiare”. Così Gerhard Pross, evangelico dell’Ymca della Germania, questa mattina, davanti a circa 3000 persone che gremiscono la Liederhalle di Stoccarda. Sono gli animatori di movimenti e comunità di tutta Europa delle diverse Chiese giunti da tutto il vecchio continente per il Congresso che precede e prepara la grande manifestazione, Insieme per l’Europa, di sabato 12 maggio al Palasport Hans-Martin Schleyer. Da Stoccarda, il servizio di Carla Cotignoli:

    Più che un congresso, qui a Stoccarda, è un’esperienza spirituale profonda quella che si sta vivendo. Non sono parole, ma la cronaca sorprendente, sconosciuta ai più, di quanto sta operando lo Spirito Santo in Europa. E’ la testimonianza forte di una chiamata di Dio – come ha detto Gerhard Pross – ad uscire dalla propria nicchia per portare nuova vita nel deserto della nostra società – e qui ha fatto cenno alle prime parole pronunciate da Papa Benedetto XVI. “Una società - ha proseguito Pross – “che non spera più che l’atmosfera spirituale dell’Europa possa cambiare”. “Dove attingere la forza? Gesù Cristo. In Lui la fonte delle grandi ricchezze di vita spirituale che sperimentiamo”. Un’esperienza che si fa tanto più forte ed incisiva quanto più è vissuta in un cammino di comunione. Infatti Insieme per l’Europa prima di essere il programma di un evento, è l’esperienza di un cammino in continua crescita sia in espansione che in profondità, tra movimenti, comunità cattoliche e evangeliche, ortodosse e anglicane e anche delle Chiese libere di tutta Europa. Un cammino iniziato nel 1999, segnato da una tappa importante: 2004 primo Congresso preparatorio e prima manifestazione che ne è seguita sempre a Stoccarda. “E’ Dio l’attore di questo “cammino” – ha detto ancora Pross - E’ Lui che ha fatto sì che ci fossero tanti luoghi di grazia dove gli uomini del nostro tempo possano attingere questa vita di cui avvertono una sete così profonda”. Sorprendente la carrellata dei frutti di questo cammino. Lipsia: 16 movimenti insieme sono un segno di riconciliazione per non credenti. Un nuovo impulso per superare le persistenti paure e diffidenze tra Germania dell’Est e dell’Ovest. Albania: ad un incontro analogo sono presenti anche dal Kosovo: “Un raggio di luce”. Copenhagen, in Danimarca: aiutano a sciogliere pregiudizi tra cattolici e protestanti. Svizzera: una grande giornata con 48.000 persone. Ci sono tutti i 2008 comuni con le loro bandiere. Si avvia un movimento di preghiera nazionale, segno di un rinnovato spirito di fede e riconciliazione. Questa mattina anche una meditazione sulla spiritualità dell’unità con la lettura di un tema di Chiara Lubich. Oggi pomeriggio i partecipanti saranno suddivisi in oltre 20 Forum che tratteranno dei temi sociali e spirituali più disparati. (Da Stoccarda, Carla Cotignoli, per la Radio Vaticana)

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    I Fidei donum preziosa ricchezza per la missione della Chiesa: il loro ministero ha permesso di rafforzare la comunione fra le comunità cristiane nel mondo
     

    ◊   L’esperienza dei sacerdoti Fidei Donum, nell’arco di 50 anni, ha aiutato le comunità cattoliche a vivere la comunione fra le Chiese e ha rafforzato la dimensione missionaria delle diocesi. E’ quanto ha sottolineato stamani il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Giuseppe Betori, al Convegno sui Fidei Donum dal tema “Tutte le Chiese per tutto il mondo”. L’incontro, che si sta svolgendo alla Fraterna Domus di Sacrofano, alle porte di Roma, è stato promosso dalla Pontificia Unione Missionaria per ricordare il 50.mo anniversario dell’Enciclica di Pio XII “Fidei Donum”. Il servizio di Tiziana Campisi:


    Fra i missionari sparsi in tutto il mondo, i Fidei Donum, oggi, non sono più del 3-4 per cento. Eppure, grazie a loro, parrocchie e famiglie hanno imparato a conoscere la vera dimensione della missione della Chiesa: quella di un annuncio evangelico in cui si sperimenta la comunione, la cooperazione fra diocesi, la ricchezza delle diverse etnie. “Nella Chiesa oggi c’è grande passione per l’evangelizzazione, anche se non riesce a esprimersi con tutte le potenzialità necessarie – ha detto mons. Giuseppe Betori – dove è in gioco l’annuncio del Vangelo, o la salvezza delle anime … dovrebbero scomparire le ragioni umane giustificative di individualismi e interessi, anche istituzionali. Solo così l’annuncio avrà il volto e la forza della Chiesa”. Il presule ha ricordato poi le nuove figure nate con l’esperienza dei Fidei Donum, quelle dei cristiani laici in servizio missionario: singoli, e non di rado anche famiglie, che hanno vissuto periodi di servizio apostolico in missione. Ne sono scaturiti: rapporti di reale fraternità fra pastori, preti, comunità; scambi di notizie; sostegno a svariati progetti. Ma oggi, la diminuzione del clero, ha sottolineato il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, sta facendo registrare meno invii da parte delle Chiese di antica tradizione, e la presenza di non cristiani e il diffondersi di un’ampia secolarizzazione e scristianizzazione porta alcuni ad affermare che anche in queste sono necessarie missioni. Ciò, ha osservato il presule, non deve far perdere di vista l’universalità della Chiesa e la destinazione del Vangelo. “Non solo le Chiese del sud del mondo hanno bisogno della nostra cooperazione – ha affermato mons. Betori – ma noi abbiamo bisogno di loro per crescere nell’universalità e nella cattolicità, nello slancio missionario da spendere su tutti i fronti”. Per il presule “davanti ai cambiamenti che vive la nostra società”, c’è molto da “imparare dalla scuola della missione, dalle scelte e dalle esperienze delle Chiese sorelle, che già da tempo si confrontano con le dinamiche del dialogo interreligioso, della multiculturalità”. Per questo occorrono progetti pastorali missionari che esplicitino criteri e modalità delle partenze dei preti e dei laici, uffici di animazione della missionarietà nelle diocesi ed un ampio coinvolgimento delle Chiese che accolgono i Fidei Donum. In conclusione, poi, mons. Giuseppe Betori ha evidenziato la necessità di valorizzare l’esperienza dei Fidei Donum rientrati, di formare quanti si preparano ad andare in missione e di migliorare la cooperazione fra le diocesi. E nel ricordare i 50 anni dell’Enciclica Fidei Donum di Pio XII, il presule ha rilevato che se i tempi sono mutati restano ancora validi ed urgenti gli obiettivi di carità pastorale e che oggi, in particolare, gli orizzonti vanno allargati verso l’Asia, per portare la buona novella fino agli estremi confini della terra.

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    Aperta a Torino la Fiera internazionale del Libro

    ◊   Si è aperta oggi a Torino la XX edizione della “Fiera internazionale del Libro”. Ce ne parla, dal capoluogo piemontese, Fabrizio Accatino.
     
    Lo slogan “Venti, senza confini” fotografa bene la nuova edizione della Fiera internazionale del Libro di Torino. “Venti”, perché venti sono i compleanni della manifestazione e “senza confini” perché sarà proprio il concetto di frontiera al centro di riflessioni, incontri e convegni.

     
    Tanti i grandi nomi della cultura e dello spettacolo attesi nei prossimi giorni: dal premio Nobel Dario Fo agli scrittori Wilbur Smith, Umberto Eco, Dacia Maraini, Moni Ovadia, il regista Ferzan Ozpetek, il cantante Ligabue.

     
    Il Paese ospite dell’edizione 2007 sarà la Lituania, rappresentata da dodici tra narratori, poeti, jazzisti, registi, artisti e intellettuali. Fittissimo poi il calendario degli eventi e delle iniziative, da “Adotta uno scrittore” al mercato dell’“International Book Forum”, dalla fiera nella fiera “Torino Comics” fino a “Lingua madre”, convegno dedicato agli autori di tutto il mondo che trasferiscono pensieri e parole in una lingua non loro. Un altro modo per intendere il concetto di “confine”, come spiega il direttore della Fiera, Ernesto Ferrero:
     
    “Noi intendiamo il confine come apertura, come porta del dialogo, dello scambio, dell’incontro. Naturalmente, declineremo questo tema in una serie di incontri che si occuperanno un po’ di tutto: delle identità giovanili fortemente confuse ma anche il confine che corre tra il ‘micro’ e il ‘macro’ nella fisica: è un tema trasversale che abbraccia moltissimi argomenti utili a tracciare una mappa della contemporaneità”. (Da Torino, Fabrizio Accatino, per Radio Vaticana)

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    Al cinema "La vie en rose", parabola umana e artistica della grande cantante francese, Edith Piaf

    ◊   Dopo il grande successo ottenuto in Francia, è uscito sugli schermi italiani "La vie en rose", una monumentale biografia cinematografica di Edith Piaf, una delle più importanti cantanti francesi dello scorso secolo, la cui voce è entrata nella storia e la cui dolorosa vita personale possiamo ora conoscere più da vicino. Il servizio di Luca Pellegrini:

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    Non è mai stata rosa la “vie” di Edith Piaf ed è cupa la luce con la quale si illumina la sua breve esistenza. Lastricata non di petali, ma di innumerevoli dolori, tragedie, soprusi. Eppure, la grandissima cantante francese che ha accompagnato, con i suoi successi, intere generazioni, non si separava mai dalla sua piccola croce sul petto, che voleva sempre con sé prima di salire sul palco ove si esibiva. Rimase, poi, nel corso di tutta la sua sofferta esistenza - e forse pochi lo sanno - una devota di Santa Teresa di Lisieux, alla quale attribuiva il miracolo di averla fatta guarire, a sei anni, da una cecità irreversibile. Questa nuova e impegnativa biografia cinematografica diretta con stupore e maestria dal giovane regista francese, Olivier Dahan, ci fa seguire, dunque, le gesta di un’artista a partire dalle origini tribolate nel quartiere di Belleville, ai primi anni nei bistrots di Parigi, ai fasti di Manhattan, fino allo spegnersi, anzi consumarsi, del fisico, dovuto ad eccessi e malattie. Un declino che, contemporaneamente, innalzava la sua arte rendendola sempre più pura. Un carattere forte, volitivo, duro, schietto, autolesionista, incapace di arrendersi dinanzi ai traumi dell’infanzia, al succedersi di amori sfortunati, alle piccole tragedie quotidiane, alle incomprensioni degli amici. Venne soprannominata Piaf, ossia pettirosso, descrivendo così la gracilità di quel corpo minuto. Il film è commovente, articolato, struggente, come lo è la straordinaria interpretazione di Marion Cotillard, che tragicamente si identifica con la cantante, omaggio di una grande attrice francese ad una grande connazionale, che fece della sua voce lo strumento strepitoso per raccontare tutta una vita. Fino alle ragioni ultime delle emblematiche parole della sua ultimissima canzone, interpretata poco prima di morire: “No, je ne regrette rien”, non mi pento di nulla. Uno squarcio finale di struggente malinconia e di confessata verità.

     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Leader cristiani si uniscono all’appello del Patriarca Delly per salvare l’Iraq
     

    ◊   Leader religiosi raccolgono l’appello del patriarca caldeo Emmanuel III Delly per la salvezza dei cristiani perseguitati in Iraq, chiedono protezione alle autorità e rispetto dei propri diritti, denunciando una situazione insostenibile, pur senza perdere la speranza che “si spenga il fuoco in cui stanno bruciando tutti gli iracheni”. Ieri – come riporta il sito Ankawa.com, citato da AsiaNews – Dinkha IV, patriarca della Chiesa assira dell’est con sede a Chicago, ha rilanciato le parole pronunciate da Emmanuel III Delly lo scorso 6 maggio ad Erbil, rafforzandole con ulteriori appelli ai rappresentanti politici e religiosi iracheni. “Forte” richiamo alla necessità di preservare il “mosaico sociale e religioso” dell’Iraq è arrivato anche dal vescovo siro-ortodosso di Aleppo, come riporta il sito Baghdadhope. Nel suo discorso mons. Gregotios Yohanna Ibrahim, si è concentrato soprattutto sui danni derivati dalla guerra all’Iraq. Il Patriarca assiro dell’est ha prima ricordato il dramma della comunità cristiana soprattutto a “Mosul e Baghdad, dove i terroristi che operano nel distretto di Dora chiedono alle famiglie cristiane o di convertirsi all’islam o di pagare la tassa di protezione o di lasciare le proprie case abbandonando tutti i loro averi”. Dinkha IV definisce “atti disumani” quelli “compiuti nei confronti dei cristiani, che hanno sempre rispettato l’autorità”. Per questa ragione, continua, “chiediamo al governo di spegnere il fuoco in cui tutti gli iracheni, senza distinzione, stanno bruciando”. Rivolgendosi poi al premier iracheno, lo sciita Nouri Al Maliki, afferma: “I partiti ed i gruppi musulmani che compiono atti violenti contro i cristiani sono lontani dall’islam, perciò chiediamo al primo ministro e ai membri del Consiglio dei deputati di compiere i passi necessari a fermare le violenze che colpiscono tutti i figli dell’Iraq”. Un richiamo anche alla comunità internazionale: “Chiediamo alle Nazioni Unite ed alle organizzazioni per i diritti umani di far rispettare i diritti dei popoli perseguitati e di aiutarci a fermare questa violenza”. Stessa posizione quella di mons. Gregotios Yohanna Ibrahim, dalla Siria. “Le parole pronunciate da Sua Beatitudine, il Patriarca caldeo Emmanuel III Delly, ci hanno commosso – ha detto – l’emigrazione forzata dei cristiani è terribile e non accettata né dall’islam, né dal cristianesimo, né dall’uomo ragionevole”. Il presule ha, però, usato toni ancora più decisi nel denunciare che “in Iraq c’è chi vuole sfruttare questa situazione per cambiare la struttura sociale del Paese, per attuare un piano preciso teso a minare l’unità nazionale irachena, il mosaico culturale, religioso ed etnico formato da tutti i suoi cittadini”. “Come responsabili e come uomini di fede abbiamo il dovere di essere a fianco dei fedeli, agli uomini di Dio, a coloro che lavorano per il bene del Paese – conclude mons. Ibrahim - non dobbiamo avere paura anche se l’attuale situazione ci si presenta come una nuvola nera, perché un giorno tornerà il sole, e quel giorno sentiremo che Dio è con noi, con tutto il Paese e con tutti i suoi cittadini, musulmani e cristiani”.

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    La solidarietà dei vescovi del Mozambico per le vittime delle recenti inondazioni
     

    ◊   “Come discepoli di Nostro Signore Gesù Cristo e come Pastori della sua Chiesa, non potevamo tralasciare di testimoniare la nostra totale solidarietà umana e cristiana alle nostre sorelle e ai nostri fratelli vittime di tutte queste disgrazie” affermano i vescovi del Mozambico in un Messaggio di solidarietà per le vittime delle recenti inondazioni, del ciclone Favio e dell’esplosione della polveriera di Malhazine a Maputo. Lo rende noto l’agenzia Fides. Il messaggio è stato pubblicato al termine dell’Assemblea Ordinaria della Conferenza Episcopale Mozambicana. Negli ultimi 3 mesi il Mozambico è stato sconvolto da una serie di tragedie che hanno seminato morte e distruzione: dalle violente e improvvise inondazioni nelle regioni centrali del Paese (Manica, Sofala, Tete e Zambezia) al catastrofico ciclone Favio, che accompagnato da violente piogge, ha sconvolto in particolare il nord di Inhambane, e poi anche il sud di Sofala e altre regioni; per finire con la tragedia di Maputo, la capitale, dove la notte del 22 marzo è esploso il principale deposito di munizioni del Paese, facendo oltre 100 morti e numerosi feriti, lasciando senza casa migliaia di persone. A queste tragedie si sono aggiunte, ricordano i vescovi, “le inondazioni nel nord-est, dove sono straripati il fiume Manda e il lago Nassa, per non parlare delle onde straordinarie che hanno devastato le costa da Ponta de Ouro fino a Cabo Delgado”. Di fronte ai lutti e alle distruzioni “la luce di Cristo vincitore della sofferenza e della tragedia della morte in Croce, illumina e dà senso a tutta questa sofferenza”. La fede nella luce di Cristo si esplica nell’azione concreta di solidarietà: “La Chiesa del Mozambico fin dal primo momento delle calamità si è attivata e ha partecipato attivamente a soccorrere tutte le vittime. Le istituzioni della Chiesa, come la Caritas, le comunità cristiane e i singoli fedeli sono impegnati, in collaborazione con il governo, nel processo di ricollocamento delle popolazioni vittime delle calamità, nelle diverse province del vasto territorio nazionale”. “Nello stesso spirito ecclesiale di solidarietà umana e cristiana- prosegue il documento- l’arcidiocesi di Maputo, ha avviato una compagna di raccolta fondi e donazioni in natura a favore delle vittime dell’esplosione di Malhazine”. Nel riconoscere gli sforzi del governo nel soccorre le vittime di Maputo, i Vescovi sollecitano inoltre le autorità “a tenere in debito conto gli indennizzi alle vittime”. Il messaggio si conclude con un appello ai cristiani, agli uomini di buona volontà e ai governi amici del Mozambico perché continuino ad aiutare il Paese in questo difficile momento.

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    Dichiarazione comune dei quattro leader religiosi cristiani dell’Irlanda del Nord dopo la formazione del governo di coalizione fra i rappresentanti politici delle due comunità cattolica e protestante
     

    ◊   “In questa giornata storica esprimiamo apprezzamento per tutti i politici che hanno compiuto coraggiosi passi verso la creazione di una società di stabilità e di pace”. Si apre con queste parole la dichiarazione comune, diffusa martedì, dai quattro leader religiosi dell’Irlanda del Nord, vale a dire gli arcivescovi cattolici Seán Brady e Alan Harper, il moderatore presbiteriano David Clarke, e il presidente metodista Ivan McElhinney. La dichiarazione è coincisa con il varo a Belfast del governo di coalizione formato da rappresentanti delle due comunità protestante e cattolica. Durante la cerimonia, svoltasi alla presenza del Primo ministro inglese Tony Blair e del premier irlandese Bertie Ahern, il premier del nuovo governo Ian Paisley, leader del Dup, il maggiore partito protestante, e il vicepremier Martin McGuinness, numero due del principale partito cattolico Sinn Fein, hanno giurato con i dieci ministri del nuovo governo (sei protestanti e quattro cattolici) di “servire tutto il popolo nordirlandese nello stesso modo, senza distinzione di religione”. Nella dichiarazione comune i rappresentanti delle comunità cattolica e protestante nell’Ulster riconoscono che “molto rimane ancora da fare affinché tutta la popolazione dell’Irlanda del Nord possa condividere un futuro comune”. “Siamo consapevoli in particolare che per molte persone la sofferenza per il passato rimane ancora viva” osservano e, “in quanto responsabili della Chiesa, invitiamo i cristiani a rendere grazie a Dio per quanto è stato raggiunto e a pregare affinché coloro che governeranno la nostra comunità nei giorni a venire ricevano assistenza e coraggio”. Dopo un sanguinoso conflitto durato 30 anni, l’intesa sulla condivisione del potere, siglata lo scorso 27 marzo, mette fine ad un lungo e complesso processo di pace avviato più di 10 anni fa e segnato, tra l’altro, dall’accordo del venerdì Santo del 1998, a seguito del quale, due anni fa, l’Ira (Esercito repubblicano irlandese) aveva deciso di rinunciare alla lotta armata. (A.M.)

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    Celebrata ieri a Bruxelles la Festa dell’Europa, nel 50 mo anniversario dell’Unione Europea. Nella speciale sessione dell’Europarlamento ospiti 13 Premi Nobel
     

    ◊   Tredici premi Nobel hanno celebrato ieri a Bruxelles la Festa dell'Europa e il cinquantesimo anniversario dell'Unione Europea in una speciale sessione al Parlamento europeo, accolti dal presidente Hans Gert Poettering. Ad aprire gli interventi, la ''decana'' Rita Levi Montalcini, Nobel per la Medicina 1986, che ha espresso ''commozione'' per essere al Parlamento europeo a celebrare i cinquant'anni della ''formidabile capacità dell'Unione Europea di passare da 6 a 27 Paesi portando loro pace e sviluppo''. Uno sviluppo che si può ampliare quantitativamente e qualitativamente, ha affermato il premio Nobel, che ha ricordato di essere stata ''testimone dei tragici anni della seconda guerra mondiale e dell'orrore nazifascista'', esprimendo a nome di tutti i suoi colleghi ''la profonda gratitudine'' per essere presente nell'aula dell'Europarlamento. Hanno preso poi la parola Carlo Rubbia, Nobel per la Fisica 1984, che ha sollecitato una struttura nuova a livello mondiale per la ricerca, ed ancora Martinus Veltman, Nobel per Fisica 1999, Timothy Hunt Nobel per la Medicina 2001, Reinhard Selten Nobel per l’Economia 1994, le coppie nordirlandesi John Hume e David Trimble, Nobel per la pace 1998, e Betty Williams e Mairead Corrigan-Maguire, Nobel per la pace 1976, e infine Lech Walesa, Nobel per la pace 1983. L'ex leader di Solidarnosc ha chiesto di adottare un decalogo dei valori perché l'Europa possa celebrare fra cinquant'anni nuovi successi dopo la prosperità e la pace garantite dagli sforzi di questa generazione. (R.G.)

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    Nominati dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, tre inviati speciali in vista di un possibile Summit globale sul clima, da organizzare a settembre, prima dell’apertura dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite
     

    ◊   Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, vuole invitare i leader di tutto il mondo ad un Summit globale sul riscaldamento climatico per tracciare le linee guida di un Trattato successivo al Protocollo di Kyoto. Per questo Ban ha nominato tre inviati speciali - Gro Harlem Brundtland, ex primo ministro della Norvegia, Han Seung-soo, ex ministro degli Esteri della Corea del Sud, e Ricardo Lagos Escobar, ex presidente cileno - per sondare la possibilità di tenere l’incontro a settembre, poco prima dell’apertura dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a New York. I tre inviati hanno precisato che si tratterà di una riunione informale in cui verranno discusse le modalità per affrontare i cambiamenti atmosferici dopo la scadenza del Protocollo di Kyoto, trattato internazione dell’ONU varato nel 1997 e valido fino nel 2012. ''Il cambiamento climatico ormai è un problema politico, non solo scientifico - ha dichiarato Escobar al Palazzo di Vetro – e i Paesi devono capire che l'adozione di misure favorevoli all'ambiente non rallenterà la crescita''. (R.G.)
     

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    Riuniti, oggi e domani a Cipro, i delegati di trenta Paesi per l’annuale Conferenza delle Autorità europee per la protezione dei dati personali

    ◊   Aperta oggi a Larnaka, sull'isola di Cipro, l'annuale Conferenza delle Autorità europee per la protezione dei dati personali, con la partecipazione di delegati oltre trenta Paesi. Nell’agenda dei lavori, che proseguiranno fino a domani, i temi di maggiore attualità come la tutela della privacy e le attività di Polizia e giudiziarie ed il ruolo che le Autorità di protezione dati sono chiamate a svolgere, con sempre maggiore frequenza e incisività. Tra gli altri argomenti all'ordine del giorno, la sanità elettronica, il trasferimento dei dati nei Paesi extracomunitari, la tutela dei minori. E' prevista anche l'adozione da parte della Conferenza di alcune dichiarazioni comuni (R.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco

    ◊   Nel Regno Unito, il premier britannico Tony Blair ha annunciato che lascerà il proprio incarico il prossimo 27 giugno. Blair resterà comunque in Parlamento come deputato fino alle prossime elezioni. Gordon Brown, Cancelliere dello Scacchiere e suo probabile successore, ha elogiato il suo lavoro, evidenziando “i risultati e la capacità unica di leadership che il premier ha dato al suo partito, alla Gran Bretagna e al mondo”. La popolarità di Blair è calata dopo l’intervento militare in Iraq. Per quanto riguarda la politica interna, molti osservatori hanno invece riconosciuto a Blair un ruolo determinante nel processo di pacificazione in Irlanda del Nord.

    - In Iraq, le forze armate americane hanno reso noto di aver compiuto un attacco aereo, a Baghdad, sul quartiere sciita di Sadr City. Nel corso dell’operazione, sono state uccise tre persone e arrestati 4 presunti terroristi. Negli Stati Uniti, intanto, fonti dell’Amministrazione americana hanno rivelato che il presidente George Bush, se sarà vincolato nella sua politica nel Paese del Golfo, porrà il veto anche ad una seconda legge del Congresso per l’autorizzazione ai finanziamenti delle missioni militari in Iraq e in Afghanistan.

    - In Arabia Saudita, le condanne alla pena capitale e le esecuzioni continuano ad essere una drammatica realtà: il ministero degli Interni del Paese arabo ha riferito che è stata decapitata una donna, un’immigrata etiopica, condannata a morte per aver ucciso un uomo. Si tratta della prima esecuzione di una donna nel 2007. Con questa esecuzione, avvenuta ieri a Gedda in pubblico, sono 57 le condanne a morte eseguite in Arabia Saudita dall’inizio dell'anno.

    - A Timor Est, i risultati del secondo turno delle presidenziali non sono ancora definitivi ma la vittoria del primo ministro, il filo occidentale Ramos Horta, appare ormai scontata: dopo lo spoglio di oltre il 90 per cento delle schede, l’attuale primo ministro del più piccolo e povero Paese dell’Asia ha conquistato più del 73 per cento dei voti. Il candidato del partito FRETILIN, il nazionalista Francisco Guterres, ha ottenuto invece solo il 27 per cento dei consensi.

    - Tra Siria e Israele, “non è in corso alcun tipo di contatto”. Lo ha dichiarato stamani a Damasco il presidente siriano, Bashar Al Assad, smentendo quanto invece sostenuto in un rapporto riservato, pubblicato da un quotidiano israeliano. Negli Stati Uniti, intanto, il presidente George Bush ha prorogato di un anno le sanzioni contro la Siria. “Le azioni e le politiche del governo siriano – ha reso noto la Casa Bianca - continuano a rappresentare una minaccia straordinaria per la sicurezza nazionale, la politica estera e l’economia degli Stati Uniti”.

    - Nei Territori Palestinesi, è cominciato a Gaza il dispiegamento delle forze di sicurezza dell'ANP nel tentativo di ristabilire l’ordine e porre fine allo stato di anarchia. L’avvio del piano, già approvato dal governo palestinese lo scorso 14 aprile, è stato concordato ieri dal presidente Abu Mazen, leader di Al Fatah, con il premier Ismail Haniyeh, esponente del gruppo radicale Hamas.

    - Nelle Filippine, ennesimo attacco dei ribelli comunisti: un agguato teso contro un convoglio di poliziotti ha provocato la morte di almeno 5 agenti. L’episodio è avvenuto nei pressi della città di San José, sull’isola di Mindoro, dove i poliziotti erano stati inviati per proteggere un candidato alle elezioni amministrative previste la prossima settimana. Dopo l’agguato, è iniziata una furiosa sparatoria: secondo fonti locali sarebbero rimasti uccisi alcuni guerriglieri del sedicente ‘Nuovo esercito del popolo’.

    - In Colombia, circa 50 mila studenti hanno formato ieri una catena umana lunga 25 chilometri nelle strade di Bogotà, per protestare contro la violenza dilagante che affligge il Paese. Il servizio di Franco Lucchetti:


    Le migliaia di giovani hanno dato vita alla prima catena umana come forma di manifestazione, esibendo cartelli e slogan in favore della tutela dei diritti dei bambini e per la pace. Ma il Paese sudamericano continua ad essere scosso da un devastante conflitto: si stima che la guerra civile, in Colombia, ormai in corso da 40 anni, abbia provocato la morte di circa 300 mila persone. In base all’ultimo rapporto di Amnesty International, solamente negli ultimi anni sono morte almeno 70 mila persone, di cui la maggior parte civili. Quasi 3 milioni di persone sono state costrette a rifugiarsi e decine di migliaia sono state vittime di sequestri e torture. Alla base del conflitto ci sono gli scontri tra l’ Esercito e i gruppi ribelli di estrema sinistra, come le Forze armate rivoluzionarie (FARC) e l’Esercito di liberazione nazionale (ELN). All'origine di questi scontri vi è il forte disagio provocato da un’enorme disparità sociale tra le classi dirigenti e la popolazione civile. Intanto, dal mondo cattolico, arrivano nuovi messaggi affinché terminino presto violenze e massacri. “Le preghiere sono più forti delle pallottole e la fede è più forte della divisione”: è stato questo il messaggio dell’arcivescovo di Tunja, mons. Luis Augusto Castro Quiroga, presidente della Conferenza episcopale della Colombia, rivolgendosi ai cattolici e invitandoli a pregare per la pace e per le persone vittime di sequestri “senza arrendersi mai”. La Colombia, oggi, rimane l’unico Paese a subire ancora una guerra civile in una America Latina quasi del tutto pacificata.

    - Un mese di caos e maggiori danni alle strutture dell’AGIP. Sono alcune delle minacce contenute in una mail dei ribelli del cosiddetto Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger, e inviate all’agenzia di stampa Reuters. Le minacce hanno purtroppo trovato drammatiche conferme: nelle ultime ore sono stati sequestrati, in Nigeria, 4 tecnici statunitensi. Ripetuti attacchi hanno inoltre colpito, ieri, alcuni stabilimenti dell’AGIP costringendo l’Agenzia dell’ENI a ridurre la produzione di greggio. I guerriglieri del MEND chiedono una diversa distribuzione delle risorse provenienti da attività petrolifere.

    - Ancora attentati e sequestri in Somalia: a Mogadiscio l’esplosione di una bomba davanti ad un albergo ha provocato la morte di almeno tre persone. Secondo gli inquirenti si è trattata di un’azione terroristica contro il governo: l’hotel, già teatro due settimane fa di un grave attacco costato la vita a 7 civili, ospita infatti funzionari dell’attuale esecutivo. Nel nord della Somalia, nella regione semiautonoma del Puntland, sono inoltre stati rapiti due operatori internazionali, un irlandese e un keniano. Dopo oltre tre mesi dalla cacciata delle Corti islamiche da Mogadiscio, grazie all’appoggio delle truppe etiopi, è poi sempre più grave il fenomeno della pirateria: fonti marittime del Kenya hanno riferito che ieri è stato sequestrato un mercantile diretto a Mogadiscio. Si stima che, tra febbraio ed aprile, siano state sequestrate almeno 6 navi.

    - Il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, è profondamente preoccupato per i bombardamenti aerei che il governo del Sudan ha condotto, recentemente, nella parte settentrionale del Darfur. Lo ha riferito la portavoce del segretario dell’ONU, Michelle Montas, sottolineando che in uno di questi bombardamenti i missili lanciati da elicotteri governativi hanno colpito una scuola di un villaggio. Ban ha chiesto al governo di Khartoum di cessare gli attacchi, rispettando gli accordi di pace e le risoluzioni delle Nazioni Unite.

    - Il Consiglio di amministrazione della Banca mondiale ha rinviato a mercoledì prossimo la decisione sul futuro del presidente Paul Wolfowitz, accusato di aver favorito una dipendente. Secondo la commissione speciale istituita per indagare sulla vicenda, Wolfowitz ha violato il codice etico dell’Istituto intervenendo personalmente per far ottenere alla sua compagna, esperta della Banca Mondiale per il Medio Oriente, un aumento di stipendio e una promozione.

    - In Italia si aggrava il bilancio dell’incidente avvenuto ieri nei pressi di Vercelli: dopo la morte di un altro bambino, è salito a due il numero di scolari morti a causa del ribaltamento di un pullman, metre diversi altri sono rimasti feriti, insieme agli inseganti accompagnatori. Sul versante delle indagini, intanto, l’autista del mezzo è stato arrestato per omicidio colposo. Nel sangue dell’uomo sono state trovate tracce di cannabis. L’arcivescovo di Torino, cardinale Severino Poletto, ha subito espresso la propria solidarietà alle famiglie delle piccole vittime.

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 130

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