RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 123  - Testo della trasmissione di giovedì 3 maggio 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Chiesa ricorda i Santi Filippo e Giacomo “il minore”, Apostoli. Il Papa: ci insegnano che l'intima amicizia con Gesù diventa amore concreto per gli altri

 

Intervista con la prof. Mary Ann Glendon sulle conclusioni della plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali

 

Da oggi a Sacrofano l'Assemblea generale delle Pontificie Opere Missionarie: con noi l'arcivescovo Henryk Hoser

 

Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Giornata mondiale per la libertà di stampa: crescono gli attacchi agli operatori dei media. Ce ne parla Stefano Marcelli

 

La Conferenza di Aparecida ma anche le sfide dell'evangelizzazione e della povertà al centro della plenaria dei vescovi brasiliani

 

Israele: vacilla il governo Olmert per il rapporto sulla guerra in Libano. Intervista con Marcella Emiliani

 

La vicenda di Vanessa. Mons. Sigalini: necessaria la giustizia, ma il cristiano deve saper dire la parola "perdono"

 

Prima assoluta il 5 maggio a San Giovanni Rotondo del musical “Actor Dei” sulla vita di San Pio da Pietrelcina: ai nostri microfoni Attilio Fontana

 

CHIESA E SOCIETA’:

La sollecitudine della Chiesa nelle Filippine perché le prossime elezioni si svolgano in un clima di “onestà e pace”. Forze dell’ordine mobilitate in tutto il Paese per fronteggiare le diffuse violenze pre-elettorali

 

Fervono i preparativi per la prossima Giornata mondiale della gioventù 2008, in programma a Sydney in Australia. Aperte le iscrizioni: 65 mila i pellegrini già prenotati

 

Un vescovo africano, Laurent Monsengwo, ed una donna laica, Marie Tennis, eletti co-presidenti di Pax Christi International

 

Presentato a Roma il corso per diplomatici dei Paesi islamici del Mediterraneo e Medio Oriente sul tema “La Chiesa cattolica e la politica internazionale della Santa Sede”

 

Domani, nella cattedrale di Padova, l’estremo saluto dei suoi tanti amici ed estimatori al teologo mons. Luigi Sartori, spentosi all’età di 83 anni

 

In 40 città italiane, al via una Campagna di sensibilizzazione sui mezzi di trasporto pubblico, sotto lo slogan “Tu avresti fatto lo stesso”, per favorire l’integrazione dei rifugiati

 

Il portale web dell'Unione cattolica stampa italiana è on line da ieri

 

24 ORE NEL MONDO:

In Francia dopo il confronto televisivo di ieri tra Sarkozy e Royal il Paese si prepara al ballottaggio presidenziale di domenica

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 maggio 2007

 

 

La Chiesa ricorda i Santi Filippo e Giacomo “il minore”, Apostoli. Il Papa:

ci insegnano che l'intima amicizia con Gesù

diventa amore concreto per gli altri

 

Amici e compagni della predicazione terrena di Gesù, poi annunciatori del Vangelo e martiri, e ancora uniti dal ricordo comune della Chiesa. Sono i Santi Apostoli, Filippo e Giacomo “il minore”, tradizionalmente festeggiati nella liturgia del 3 maggio di ogni anno. Durante il ciclo di catechesi dello scorso anno, dedicate alla figura degli Apostoli, Benedetto XVI definì la vita di Filippo come un segno concreto della “Rivelazione” portata da Gesù e la persona di Giacomo “come un maestro di vita” anche per i cristiani di oggi. Alessandro De Carolis ha tracciato un profilo di queste due figure:

 

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(musica)

 

La loro importanza è giunta fino a noi, racchiusa nei pochi “fotogrammi” dei Vangeli che li riguardano. Filippo e Giacomo cosiddetto “il minore” sono due degli Apostoli di Gesù, che la Chiesa ha unito in un’unica memoria liturgica. Oltre al nome, gli evangelisti Matteo, Marco e Luca danno di Filippo solo il luogo di nascita: Betsaida. E’ Giovanni a fornire particolari che ne fanno emergere tratti della personalità. Filippo è amico dell’apostolo Natanaele-Bartolomeo, un amico che accoglie con un certo scetticismo la notizia che Filippo gli porta, dopo aver conosciuto Gesù: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge e i Profeti”. “Da Nazareth può forse venire qualcosa di buono?” è la replica piuttosto sarcastica di Natanaele. E Filippo, senza giri di parole: “Vieni e vedi”. Ma Filippo è anche l’Apostolo che a Gesù che gli chiedeva dove fosse possibile comprare il necessario per sfamare la folla che lo seguiva risponde: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno di loro possa riceverne un pezzo”. Poco dopo, Gesù compirà il miracolo della moltiplicazione. Un uomo concreto e diretto, dunque, e stimato tra i suoi compagni: questo è il Filippo disegnato dai Vangeli. Riflettendo sul suo “vieni e vedi” rivolto duemila anni fa a Natanaele, Benedetto XVI affermò nell’udienza generale del 6 settembre 2006, dedicata all’apostolo:

 

“Possiamo pensare che Filippo si rivolga pure a noi con quei due verbi che suppongono un personale coinvolgimento. L’Apostolo ci impegna a conoscere Gesù da vicino (…) Egli infatti non è solo un Maestro, ma un Amico, anzi un Fratello. Come potremmo conoscerlo a fondo restando lontani? L’intimità, la familiarità, la consuetudine ci fanno scoprire la vera identità di Gesù Cristo”.

 

Una tradizione concorde vuole Filippo evangelizzatore della Scizia e della Frigia. E lo vuole martire in una delle città frigie dell’Asia Minore, Gerapoli, forse crocifisso a testa in giù.

 

(musica)

 

E’ dal 1959 che la liturgia latina celebra insieme, il 3 maggio, la festa di San Filippo e quella di San Giacomo “il minore”. Le ossa dei due Santi furono trasferite a Roma nel sesto secolo, ai tempi dei Papi Pelagio e Giovanni III e composte nella Basilica paleocristiana fatta appositamente costruire nei pressi del Foro Traiano e dedicata ai due Apostoli come tempio votivo per la liberazione di Roma dai Goti. Col tempo, oltre alla sua architettura - l’attuale stile barocco risale al 1700 - anche la denominazione della Basilica cambiò in quella dei “XII Apostoli”, pur essendo stata intitolata inizialmente solo a Filippo e Giacomo. Di quest’ultimo, la “biografia” evangelica è più corposa. Era un nazareno come Gesù - e si dice a lui anche molto somigliante - ma figlio di Alfeo e non di Zebedeo, come invece l’altro Apostolo Giacomo, fratello di Giovanni. Anche per Giacomo “il minore” l’epilogo della vita fu il martirio, a Gerusalemme - ne era diventato il primo vescovo - precipitato dalle mura del tempio ad opera dei Giudei, sembra su istigazione del sommo sacerdote Anna II. Sono trascorsi 30 anni dalla morte di Gesù e se il suo messaggio è in piena espansione è anche grazie al ruolo di primo piano giocato da Giacomo: ruolo che spicca nel racconto degli Atti degli Apostoli. Nel primo, celebre Concilio dell’anno 49, Giacomo sostenne la libertà dei non ebrei di essere accolti nella comunità cristiana senza sottoporsi alla circoncisione. E’ il primo segno della cattolicità della Chiesa nascente ed è un segno peculiare dell’animo di Giacomo che, a differenza di Paolo che si rivolgeva a comunità specifiche, scriverà una importante lettera a tutti i cristiani dell’epoca, indistintamente. Così Benedetto XVI ne sottolineò la rilevanza durante l’udienza generale del 28 giugno 2006:

 

“Si tratta di uno scritto assai importante, che insiste molto sulle necessità di non ridurre la propria fede ad una pura dichiarazione verbale o astratta, ma di esprimerla concretamente in opere di bene (…) San Giacomo in questa lettera ci invita alla costanza nelle prove gelosamente accettate e alla preghiera fiduciosa per ottenere da Dio il dono della sapienza, grazie alla quale giungiamo a comprendere che i veri valori della vita non stanno nelle ricchezze transitorie, ma nel saper condividere le proprie sostanze con i poveri e i bisognosi”.

 

(musica)

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Nomine

 

Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Middlesbrough, nel Regno Unito, presentata da mons. John Crowley, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

 

In Messico, il Papa ha nominato vescovo di Zamora mons. Javier Navarro Rodríguez, finora vescovo di San Juan de los Lagos. Mons. Javier Navarro Rodríguez è nato a Tala il 27 ottobre 1949. Ha compiuto gli studi ecclesiastici nel Seminario arcidiocesano di Guadalajara. È stato ordinato sacerdote il 23 dicembre 1978 incardinandosi nella stessa arcidiocesi. Ha conseguito la licenza in Teologia presso la Pontificia Università di Messico. Come sacerdote ha ricoperto i seguenti incarichi: vice-parroco, formatore del Seminario di Guadalajara e segretario aggiunto della Conferenza episcopale del Messico. Nominato vescovo ausiliare di Guadalajara il 15 aprile 1992, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 5 giugno successivo. Il 20 gennaio 1999 è stato trasferito alla diocesi di San Juan de Los Lagos. Attualmente è membro del Consiglio di presidenza della Conferenza episcopale messicana e membro della Commissione episcopale per la solidarietà intraecclesiale, nella sezione riguardante la creazione di diocesi e province ecclesiastiche.

 

 

Intervista con la prof. Mary Ann Glendon sulle conclusioni

della plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali

 

Sono state presentate ieri, nella Sala Stampa della Santa Sede, le conclusioni della XIII Sessione Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, sul tema: “Carità e Giustizia nelle relazioni tra popoli e nazioni”. Charles Collins ha chiesto alla presidente dell'Accademia, la professoressa Mary Ann Glendon, un bilancio dei lavori:

 

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R. - WE JUST CONCLUDED WHAT I THINK…

Abbiamo concluso quella che pensiamo sia probabilmente la più importante sessione che abbiamo mai avuto, avendo affrontato argomenti che riguardano la vita di milioni di persone. Abbiamo imparato molto a riguardo, soprattutto con riferimento alla globalizzazione. Abbiamo gettato uno sguardo sulla questione questa volta attraverso le lenti fornite dalla Deus caritas est.

 

D. – Fra gli interventi di questa XIII Sessione Plenaria, quale sottolineare in particolare?

 

R. – IT IS HARD TO SINGLE OUT…

E’ difficile sceglierne uno, perché ce ne sono stati così tanti. Siamo stati comunque onorati da un intervento molto pensato del cardinale Tarcisio Bertone, che ha parlato delle difficoltà della Santa Sede in questo suo ruolo di testimone morale, che supporta il suo essere istituzione internazionale. Il porporato ha riconosciuto inoltre i difetti oggi di molte istituzioni che tante volte promuovono ideologie contrarie alle posizioni cattoliche. L’intervento del cardinale Bertone è stato un grande momento. Ed è stato un regalo la presentazione dell’osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, l’arcivescovo Celestino Migliore. In pratica abbiamo avuto la possibilità di interagire con due dei più importanti fruitori del lavoro che svolge l’Accademia, che cerca di fornire alla Chiesa elementi che possano essere utili allo sviluppo del suo pensiero sociale.

 

D. – Di che cosa si sta occupando in questo momento la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali?

 

R. – BESIDES THESE TWO VISITORS …

Oltre a questi due visitatori, stiamo consultando anche molti esperti esterni, per esempio il direttore generale della FAO, il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani, l’ex ministro degli Esteri del Messico e l’ex segretario di Stato americano e vincitore del Premio Nobel per la pace del 1973, Henry Kissinger.

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Da oggi a Sacrofano l'Assemblea generale

 delle Pontificie Opere Missionarie

 

Quest’anno si celebra il 50.mo anniversario dell’Enciclica di Pio XII Fidei Donum che ha rappresentato uno slancio per sacerdoti, religiosi e laici verso missioni in tutte le Chiese del mondo. In quest'ambito si colloca l’Assemblea generale del Consiglio Superiore delle Pontificie Opere Missionarie che si svolge da oggi all'8 maggio a Sacrofano, nei pressi di Roma. Ma quali esperienze particolari emergono da queste missioni? Giovanni Peduto lo ha chiesto al segretario aggiunto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, l’arcivescovo Henryk Hoser, presidente delle Pontificie Opere Missionarie:

 

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R. - La nuova esperienza viene dalla mobilitazione delle giovani Chiese. E’ sempre crescente il numero dei missionari che provengono dai Paesi del Sud del Mondo e che servono le altre Chiese. Abbiamo, tra l’altro, lo straordinario scambio dei doni personali di questi giovani. Vogliamo assistere, sostenere ed appoggiare questo movimento e quindi, durante i lavori della nostra Assemblea, capire anche come farlo.

 

D. - Cosa vuol dire essere missionari oggi?

 

R. – Essere missionari oggi è anzitutto una risposta alle sfide che caratterizzano il mondo di oggi: l’allontanamento dalla fede e l’aumento di un nuovo paganesimo radicalmente soggettivo ed antropocentrico. Vogliamo cercare di dare al mondo il messaggio del Signore, un messaggio universale, indirizzato a tutti gli uomini.

 

D. - Come coinvolgere i fedeli nella missione?

 

R. – Soprattutto riguardo alla loro testimonianza di fede attiva come battezzati e alla loro testimonianza di santità di vita. Queste, ritengo siano le vie privilegiate per testimoniare oggi la fede e per cercare di coinvolgere tutti i fedeli nella missione.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

Servizio vaticano - Quattro pagine dedicate al prossimo viaggio apostolico di Benedetto XVI in Brasile.

 

Servizio estero - In evidenza l'Iraq: dalla Conferenza internazionale in svolgimento in Egitto il richiamo ad un impegno che superi le divisioni, così da favorire il processo di riconciliazione.

Due interventi della Santa Sede rispettivamente sui temi "Il dialogo interculturale e interreligioso è una necessità vitale"; "Rispondere alle necessità immediate degli sfollati e ricostruire l'Iraq sulla base della riconciliazione".

 

Servizio culturale - Un articolo di Franco Pelliccioni dal titolo "Il tesoro custodito nel Trinity College": a Dublino, per ammirare il "libro di Kells", monumento dell'antica civiltà irlandese.

Una monografica dedicata alla Fiera internazionale del Libro per ragazzi a Bologna

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della sanità.

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

3 maggio 2007

 

 

Giornata mondiale per la libertà di stampa:

crescono gli attacchi agli operatori dei media

 

Centinaia ogni anno gli operatori dei media uccisi in gran parte sui fronti di guerra, 150 solo lo scorso anno, altre centinaia quelli arrestati svolgendo il proprio lavoro, migliaia le intimidazioni ai giornalisti in una quarantina di Paesi. Tante le denunce e gli appelli nell’odierna 17ma Giornata mondiale per la libertà di stampa, indetta dalle Nazioni Unite. “Gli attacchi contro la libertà di stampa – sottolinea il segretario generale Ban Ki-moon – sono attacchi contro il diritto internazionale, contro l’umanità, contro la libertà in generale. Una stampa libera, indipendente e al riparo da ogni pericolo è uno dei fondamenti propri alla democrazia e alla pace. I governi, le organizzazioni internazionali, i media e la società civile - sollecita Ban Ki-moon - hanno ciascuno il proprio ruolo da giocare nella difesa di questi diritti”. Servizio di Roberta Gisotti:

 

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Diversi gruppi armati sovversivi e numerose autorità governative, anche in regimi formalmente democratici, come il presidente russo Putin e personalità religiose, come l’iraniano Khamenei, nella lista nera dei ‘predatori della libertà di stampa”, stilata da “Reporter senza frontiere”. In tempi di globalizzazione dell’informazione sembra restringersi lo spazio d’azione della libera stampa, attaccata da ogni parte. Un processo involutivo forse sottovalutato. Oltre alla denuncia cosa chiedere allora all’opinione pubblica in questa Giornata. Stefano Marcelli, presidente di “Information, Safety and Fredoom”, Associazione per la libertà d’informazione nel mondo:

 

R. – Intanto di rendersi conto di quanto sta accadendo: i danneggiati, certo, in primo luogo sono i giornalisti, ma poi lo saranno anche coloro che comprano il giornale, ascoltano la radio o guardano la TV perché avranno un prodotto contaminato dalla paura, dalla corruzione e dai controlli. Noi chiediamo all’ONU, all’Unione Europea ed anche al Governo italiano di farsi carico del problema che non c’è democrazia senza libertà di stampa. Se i cittadini non conoscono non sono neanche in grado di esercitare il proprio diritto democratico e se i cittadini non imparano a leggere tra le righe e a difendere la libertà dei mezzi di informazione rischiano sulla propria libertà.

 

D. - Tra i Paesi alla ribalta delle cronache internazionali per le guerre che coinvolgono eserciti occidentali sono l’Iraq e l’Afghanistan: qui fare il giornalista è costato e continua a costare la vita a decine di colleghi e forse si parla poco del tributo altissimo pagato dalla stampa locale…

 

R. – Questo è vero. In Iraq, ormai da due anni, praticamente gli inviati occidentali non ci sono più e quello che noi riusciamo a sapere lo sappiamo per il lavoro 'oscuro' e rischiosissimo dei colleghi iracheni. Sono morti più di 200 giornalisti nel corso della guerra in Iraq: due terzi sono proprio colleghi iracheni che lavoravano per testate internazionali oppure per le nuove testate irachene che hanno cominciato a moltiplicarsi dopo la caduta del regime. C’è chi si chiede, dopo la vicenda irachena, se è ancora possibile fare il giornalista. La questione si è ora spostata in Afghanistan dove, proprio dopo la vicenda del sequestro del nostro collega Daniele Mastrogiacomo, ci si chiede e non solo per i giornalisti occidentali ma anche per quelli afghani, se potranno fare il loro lavoro. Questo evidentemente riguarda molto da vicino quell’obiettivo della democrazia che ha portato i militari americani e della Forza NATO, prima in Afghanistan e poi in Iraq.

 

D. - Libertà di stampa a rischio anche in Occidente: l’OSCE, l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, ha denunciato che molti Paesi abusano del segreto di Stato per nascondere informazioni non collegate alla sicurezza nazionale…

 

R. – C’è una vicenda che riguarda due colleghi svizzeri, che sono sotto processo per essersi occupati dei famosi voli della CIA. Lo Stato svizzero li ha incriminati proprio per violazione del segreto di Stato. Ma ci sono vicende che hanno riguardato – diciamo dopo l’11 settembre, in particolare – quasi tutti i Paesi occidentali. Vorrei ricordare che se però negli altri Paesi si utilizza il segreto di Stato per coprire certe attività, magari poco trasparenti del Governo in campo militare o dell’Intelligence, in Italia l’Autorità garante della privacy ha varato delle norme censorie per coprire le attività di nostri politici e personaggi famosi. Quindi il potere sembra voler - dovunque e comunque - tappare la bocca ai giornalisti dagli affari di Stato fino agli affari privati: non è un buon periodo per la libertà di stampa.

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La Conferenza di Aparecida ma anche le sfide dell'evangelizzazione

 e della povertà al centro della plenaria dei vescovi brasiliani

 

Terza giornata oggi della 45ma Assemblea generale della Conferenza episcopale del Brasile (CNBB) in corso ad Itaici dal 1° maggio. I lavori sono dedicati in gran parte alla V Conferenza generale dell’Episcopato Latinoamericano e Caraibico che sarà inaugurata dal Papa il 13 maggio ad Aparecida, in Brasile. Ma al centro della plenaria figurano anche le sfide dell’evangelizzazione e della povertà nel grande Paese sudamericano. Il servizio di Luis Badilla.

 

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In queste prime giornate della plenaria i presuli hanno sottolineato che la visita del Papa, è “di straordinaria rilevanza per il popolo brasiliano”, ma ancora più importante è la Conferenza di Aparecida, considerata un "evento storico che riunisce i rappresentanti del Popolo di Dio presenti in America Latina per aggiornare le risposte della Chiesa in un continente segnato da questioni specifiche" come le sfide della cultura indigena, degli afrobrasiliani poveri, degli impoveriti, delle donne e dei giovani. Di grande rilevanza l'incontro del Santo Padre con i giovani, forza principale della Chiesa pellegrina nel subcontinente. I presuli ricordano che il 25% circa dei latinoamericani ha tra i 15 e i 29 anni e sottolineano la grande importanza che in quest'Assemblea sarà data all'evangelizzazione della gioventù. Anche il mondo del lavoro avrà un'importanza centrale nella riflessione dei vescovi che analizzeranno l'odierna situazione socio-economica e culturale del Brasile. Poco prima dell’inizio della plenaria, i vescovi brasiliani avevano pubblicato un Messaggio in occasione del 1° maggio definendo la disoccupazione una ferita nel seno della società e chiedendo che il peso del debito non sia scaricato sui lavoratori. Durante la plenaria saranno rinnovate le cariche elettive della Conferenza episcopale.

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Israele: vacilla il governo Olmert per il rapporto sulla guerra in Libano

 

Sempre più difficile il futuro politico del premier Ehud Olmert. Dopo le accuse di cattiva gestione della guerra in Libano, nel luglio dello scorso anno, evidenziate dal rapporto parlamentare sulla conduzione del conflitto, aumentano le richieste di dimissioni, numerose anche dallo stesso Kadima, il partito del capo del governo. Ma che cosa potrebbe cambiare in Israele con le dimissioni di Olmert? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Marcella Emiliani, docente di Sviluppo Politico del Medio Oriente all’Università di Bologna:

 

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R. – Le eventuali dimissioni di Olmert non cambierebbero di molto il quadro politico in Israele. Cioè, in questo momento, ad essere molto, molto debole è il partito al governo, Kadima. L’attuale ministro egli esteri, signora Livni, non potrebbe che ristringere le stesse alleanze che ha stretto Olmert. Ci troviamo, quindi, ad una gravissima crisi di leadership in Israele. Evidentemente la guerra in Libano non era neanche pienamente sentita dalla popolazione. Israele, in fin dei conti, la guerra non la ha tecnicamente persa, è stata fatta male. La cosa grave è che l’ha persa dal punto di vista morale, l’ha persa dal punto di vista della popolarità. E’ una guerra che ha rilanciato alla grande gli hezbollah ed è una guerra che ha minacciato da vicino Israele: i missili sono piovuti su Haifa, su Tel Aviv. La sicurezza, che è il primo comandamento di Israele, è stata violata nella maniera più assoluta. E’ quindi lo scacco politico grave: Israele che aveva fama di essere il Paese con il miglior esercito del Medio Oriente, in occasione della guerra in Libano ha dimostrato che questo esercito non è più all’altezza della sua fama.

 

D. – Questo potrebbe voler dire che in tempi brevi potremmo aspettarci un nuovo intervento militare israeliano nel sud del Libano proprio per mettere a posto le cose che sono state lasciate in sospeso?

 

R. – Dubito fortemente che con l’aria che tira in questo momento in Medio Oriente, Israele abbia bisogno di ricorrere ad una prova di forza come questa che, tra l’altro, non potrebbe essere fatta senza l’esplicito consenso degli Stati Uniti. Un’azione di nuovo di Israele nei confronti del Libano manderebbe all’aria un sacco di tavoli su cui, invece, le diplomazie internazionali stanno lavorando.

 

D. – Gli effetti sulla situazione israelo-palestinese?

 

R. – Il punto è proprio questo: per quanto debolissimo questo governo, anche se riluttante, è quello su cui si pensa sia più facile il dialogo con i palestinesi. Se questo governo dovesse crollare, se non riuscisse alla Livni di tenere in piedi il governo di Kadima, ci troveremmo al governo il Likud, Benjamin Netanyahu, che con i palestinesi ha certamente un approccio molto molto più difficile. Quindi Kadima è debole, ma rappresenta una delle poche speranze di dialogo con i palestinesi. Se torna Netanyahu ci ritroviamo in una situazione grave come quella che portò poi al fallimento degli accordi di Oslo.

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La vicenda di Vanessa. Mons. Domenico Sigalini: necessaria la giustizia,

 ma il cristiano deve saper dire la parola "perdono"

 

La morte di Vanessa Russo, la giovane rimasta vittima, una settimana fa, di un’aggressione da parte di due rumene, nella stazione Termini della metropolitana di Roma, ha scosso le coscienze di molti. L’episodio ha sollevato anche interrogativi sui problemi legati all’integrazione degli immigrati in Italia e sulla sicurezza. Rosario Tronnolone ne ha parlato con mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e segretario della Commissione per le Migrazioni della Conferenza episcopale italiana:

 

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R. – Questi fatti delittuosi ci addolorano e soprattutto chiamano in causa un sentimento di vigilanza e di attenzione ai diritti di tutti e quindi l’applicazione della giustizia. Questo, però, non significa che dobbiamo iniziare battaglie pro o contro a partire da queste situazioni, tanto più che come cristiani abbiamo il dovere di intervenire con un massimo di comprensione e di accoglienza, pur nel rispetto dei diritti di tutti.

 

D. – Secondo lei è possibile prevenire episodi di questo genere?

 

R. – La prevenzione funziona soprattutto se riusciamo ad assicurare dei diritti per le persone che entrano come ospiti nella nostra comunità. Teniamo conto che tante volte le persone che compiono questi gesti sono dentro illegalità assolute - e nelle quali vivono anche tanti dei nostri connazionali - perché non è mai rispettato il diritto di tutti. Sappiamo degli affitti che vengono praticati a persone di questo genere, del lavoro in nero che esiste, sappiamo anche della tratta delle persone, che vengono avviate alla prostituzione. Insomma, c’è tutto un insieme di elementi sui quali dobbiamo porre attenzione, che non giustificano assolutamente nessun gesto, neanche lontanamente vicino a quello cui stiamo pensando in questi giorni, ma che però richiamano tutti noi ad un’accoglienza seria. Dobbiamo avere il coraggio di chiedere il rispetto dei diritti, ma dobbiamo, però, anche noi rispettare i diritti di tutti.  

 

D. – Lei ha parlato di accoglienza seria, in questo, dal punto di vista delle istituzioni, è forse necessaria anche una maggiore chiarezza nelle regole, una maggiore chiarezza nell’ordine…

 

R. - La chiarezza nelle regole è fatta anche però di uno stile di vita e lo stile di vita non è improvvisabile soltanto con delle leggi che dicono questo o quest’altro. Nessuno è autorizzato a compiere dei delitti, questo lo sappiamo tutti. Perché avvengono allora? Perché c’è un clima nel quale non riusciamo a rimettere al centro le questioni fondamentali e quindi il rispetto della vita di tutti. Siccome è venuto meno il rispetto della vita di tutti, si giunge a questi estremi. Io, però, vorrei anche dire che come cristiani abbiamo un obbligo in più oltre che all’accoglienza, alla comprensione e al senso della giustizia. La parola “perdono” il cristiano deve dirla altissima. Se c’è uno che ha continuato a parlare di perdono è proprio Gesù, che è morto per la giustizia. Non possiamo tacciarlo di connivenza, di aver chiuso un occhio, di insabbiamento. Non è questo il perdono. Il perdono è imitare Dio, fare come fa Lui per noi. E invece Dio, purtroppo, ci trova sempre più inadempienti, ma nonostante questo Lui ci ama ancora di più.

 

D. – Quando parliamo di accoglienza, quando parliamo di rapporti tra le persone, cosa deve esserci da parte dei singoli?

 

R. – Da parte dei singoli deve esserci la consapevolezza che l’incontro con l’altro è sempre un dono. Siamo tutti dentro questo rischioso mestiere di vivere. L’ascoltare, l’accogliere l’altro è sempre la ricerca di un dono che ci è dato da Dio, nelle vite delle persone che ci circondano.

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Prima assoluta il 5 maggio a San Giovanni Rotondo

del musical “Actor Dei” sulla vita di San Pio da Pietrelcina

 

Raccontare attraverso musica e immagini la storia e il messaggio di un uomo straordinario, grande mistico e santo ma vicino alla gente, capace di trasmettere un messaggio attuale, ricco di forza e speranza. Padre Pio è il protagonista di Actor Dei, il musical che debutta il 5 maggio a San Giovanni Rotondo in prima mondiale: “attore di Dio”, ha spiegato mons. Domenico D’Ambrosio, delegato pontificio dell’Opera San Pio, “perché ha saputo interpretare alla perfezione la parte che Dio, il grande regista, gli ha assegnato. Una parte difficile, tragica, quel dover essere crocifisso con Cristo e dover allo stesso tempo tentare di rimanere un povero semplice frate che prega”. Gli utili dello spettacolo saranno destinati a dotare di nuove e moderne strumentazioni scientifiche l’Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza”. Il musical ha il sostegno dei Beni Culturali: il ministro Rutelli ha sottolineato il suo sostegno a questo genere di spettacolo che unisce teatro, vita dell’uomo e spiritualità. Actor Dei, per la regia di Giulio Costa, è suddiviso in tre grandi momenti: la giovinezza, la maturazione spirituale di Padre Pio e la costruzione dell’ospedale Casa Sollievo delle Sofferenza, e si avvale della supervisione storico critica dei Frati Cappuccini Massimo Montagano e Luciano Lotti. Ma quali ricerche ci sono dietro questo Musical su Padre Pio? A.V. lo ha chiesto ad uno degli autori, il compositore Attilio Fontana:

 

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(musica)

 

R. – Sono andato un po’ a documentarmi: conoscevo Padre Pio tramite mia madre marginalmente. Ho iniziato un po’ ad affrontarla come una grande sfida, con il desiderio di raccontare un grande uomo, quindi l’idea di renderlo più umano piuttosto che evidenziare la parte miracolistica e sensazionalistica del Santo.

 

D. – E a questo concorrono tutte le componenti artistiche dell’opera: la musica, in primo luogo. Musiche popolari, musiche tradizionali, così come il messaggio di Padre Pio si rivolgeva al popolo. Però, anche il canto gregoriano ...

 

D. – Bè, sì, lui era il frate, il Santo – se vuoi – del popolo, delle persone semplici che noi abbiamo chiamato in una canzone “le anime dei deboli”. In realtà, sì, ci piaceva l’idea, essendo lui nato in campagna e vissuto e poi morto in Puglia, di cercare di tirare fuori anche le radici di quest’uomo del Sud, in qualche modo, e raccontarlo attraverso un popolo del Sud che potesse tramandare dei sapori che appartengono anche alla nostra cultura: è background culturale, senza dovere andare sempre a cercare in America o da altre parti ... Quindi, cercare di fare un’opera musical mediterranea ...

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

3 maggio 2007

 

La sollecitudine della Chiesa nelle Filippine perché le prossime elezioni

si svolgano in un clima di “onestà e pace”. Forze dell’ordine

mobilitate in tutto il Paese

per fronteggiare le diffuse violenze pre-elettorali

 

Esercito e Polizia mobilitati nelle Filippine in vista delle elezioni del 14 maggio prossimo, quando 45 milioni di votanti saranno chiamati ad eleggere la Camera dei rappresentanti (230 membri), il Senato (12 membri) e numerose Amministrazioni locali. La mobilitazione generale è stata voluta dalla presidente, Gloria Arroyo, per fronteggiare la violenza pre-elettorale che ha già causato  30 vittime dal febbraio scorso. Il capo di Stato filippino ha chiesto inoltre alla magistratura di compiere indagini accurate sui casi di violenza verificatisi, che possono aver intimidito forze politiche e candidati. Anche la Chiesa - come riporta l’agenzia Fides - è intervenuta in questo delicato passaggio della vita nazionale, auspicando in una Lettera pastorale che le elezioni si svolgano in un clima di “onestà e pace”. I vescovi invitano i fedeli a pregare intensamente in una novena dal 5 al 14 maggio per “ascoltare la guida di Dio e fare in modo che le elezioni siano pulite, pacifiche e soprattutto rappresentative della vera volontà del popolo”. In particolare, la Conferenza episcopale sollecita i fedeli a discernere e votare persone guidate da una coscienza retta e ben formata, attenta ai problemi del bene comune, che vivono secondo principi morali, rispettosi della natura, pronte a sacrificare l’interesse personale o di Partito per cercare l’unità, la pace e lo sviluppo integrale del Paese e della popolazione. (R.G.)

 

 

Fervono i preparativi per la prossima Giornata mondiale della gioventù 2008, in programma a Sydney in Australia. Aperte le iscrizioni:

65 mila i pellegrini già prenotati

 

In appena 50 giorni, più di mille gruppi di pellegrini si sono iscritti alla Giornata mondiale della gioventù 2008, il grande appuntamento di fede e festa che verrà accolto dalla città australiana di Sydney. Il dato, secondo gli organizzatori, è soddisfacente e promettente. Le iscrizioni si sono aperte il 2 marzo scorso. “Ci aspettiamo circa 200 mila persone registrate formalmente, e fino a mezzo milione di partecipanti ad almeno un evento durante la settimana”, ha detto Danny Casey, responsabile dell’Ufficio operativo della GMG.  “E’ molto incoraggiante - ha aggiunto - il vedere che più di mille gruppi, che rappresentano 65 mila pellegrini, si sono registrati con tanto anticipo”. A luglio è prevista invece l’apertura delle iscrizioni individuali. Tra i gruppi registrati sinora, quelli più numerosi provengono dagli Stati Uniti. Al secondo posto, l’Australia. Seguono per numero di gruppi: Canada, Germania e Filippine, tutti Paesi che in precedenza hanno ospitato altre edizioni della Giornata mondiale della gioventù. (A. M.)

 

Un vescovo africano, Laurent Monsengwo, ed una donna laica,

Marie Tennis, eletti co-presidenti di Pax Christi International

 

Un vescovo ed una donna laica, mons. Laurent Monsengwo e Marie Tennis sono i due nuovi presidenti di Pax Christi International, eletti - riferisce l’Agenzia Sir - dall’Assemblea del Movimento il 28 aprile scorso, ad Anversa, in Belgio. Il loro mandato di tre anni partirà dalla prossima Assemblea mondiale del Movimento che si svolgerà a Torhout/Bruges, sempre in Belgio, dal 30 ottobre al 4 novembre 2007. L’attuale presidente internazionale, l'arcivescovo Michel Sabbah, patriarca latino di Gerusalemme, resterà quindi in carica fino ad allora. Pax Christi International è stata fondata in Francia da Madame Marthe Dortel-Claudot et Mons Théas, come un movimento di cattolici europei che desideravano promuovere la riconciliazione dopo la Seconda Guerra mondiale. Oggi, è una rete composta da più di 100 organizzazioni in tutto il mondo. Eleggendo due co-presidenti, spiega una nota di Pax Christi, “si ritorna alle origini, proponendo nella Chiesa cattolica un modello di gestione condivisa”. Mons. Laurent Monsengwo Pasinya - arcivescovo di Kisangani, nella Repubblica Democratica del Congo, e presidente della Conferenza episcopale locale - è da sempre impegnato per la costruzione della pace nel suo Paese e in tutta l’Africa. Marie Tennis, statunitense, direttrice dell’Ufficio Maryknoll per i problemi del mondo, si batte in favore della pace, della giustizia sociale e della salvaguardia del Creato. (R.G.)

 

 

Presentato a Roma il corso per diplomatici dei Paesi islamici

del Mediterraneo e Medio Oriente sul tema “La Chiesa cattolica

e la politica internazionale della Santa Sede”

 

La Fondazione “La Gregoriana” e l’Istituto internazionale Jacques Maritain promuovono un corso d’introduzione alla conoscenza della Chiesa cattolica  nei suoi diversi aspetti rivolto a diplomatici di Paesi islamici del Mediterraneo e del Medio Oriente, sul tema: “La Chiesa cattolica e la politica internazionale della Santa Sede”. Il corso, della durata di tre settimane, dal 7 al 27 maggio, sarà inaugurato lunedì prossimo a Roma dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. L’appuntamento è per le 10 presso la Sala Loyola della Pontificia Università Gregoriana. All’iniziativa, presentata stamani nella sede della Radio Vaticana alla presenza di direttore della Sala Stampa della Santa Sede, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, prendono parte diplomatici di una ventina di Paesi, tra i quali l’Arabia Saudita, l’Iran, l’Iraq, la Turchia e l’Albania. L’ANP, Qatar e Yemen si sono invece riservati di intervenire, mentre Oman e Tunisia hanno declinato l’invito. Per padre Franco Imoda, presidente della Fondazione “La Gregoriana”, lo scopo è quello di presentare “lo status giuridico internazionale della Città del Vaticano, l’organizzazione e il funzionamento dei diversi organi della Santa Sede, l’articolazione dell’episcopato mondiale e delle Chiese locali, l’attività diplomatica delle nunziature, l’azione umanitaria della Santa Sede per la pace”. “L’iniziativa - ha aggiunto - risponde all’esigenza della trasparenza, presentando chi siamo e cosa è la Chiesa”.  Secondo il prof. Roberto Papini, segretario generale dell’Istituto internazionale Jacques Maritain, “la visione che spesso hanno gli islamici dei cristiani è quella che danno i fondamentalisti. Se la nostra iniziativa riesce, queste persone sapranno qualcosa di più sulla Chiesa cattolica che è un fattore di pace nel mondo”. Il corso è articolato in lezioni al mattino e visite guidate al pomeriggio, in collaborazione, tra gli altri, della Georgetown University di Washington, l’Università Saint-Joseph di Beirut, la Libera Università Maria SS. Assunta di Roma e con il patrocinio del Ministero degli esteri italiano, degli Enti locali di Lazio e Piemonte, e della rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Dal 21 maggio, il corso si sposterà a Torino, dove l’aspetto culturale sarà sostituito da quello religioso con momenti di incontro con comunità impegnate nel volontariato e nella testimonianza della pace. (A cura di Luca Collodi)

 

 

Domani, nella cattedrale di Padova, l’estremo saluto dei suoi tanti amici

ed estimatori al teologo mons. Luigi Sartori, spentosi all’età di 83 anni

 

Si è spento a Padova, nella notte tra il 1 e il due maggio, all’età di 83 anni, mons. Luigi Sartori, teologo, studioso appassionato del Concilio Vaticano II, fortemente impegnato nel dialogo ecumenico. Veneto, nativo di Roano, mons. Sartori era stato ordinato sacerdote nel 1946. Dopo gli studi a Roma, era rientrato nella diocesi di Padova per insegnare filosofia e teologia in Seminario, poi docente presso la Facoltà teologica del Triveneto e nella Facoltà interregionale dell’Ita-lia settentrionale. Vivace animatore culturale, autore di numerosi saggi, dal 1969 presidente per molti anni dell’Associazione teologica italiana. I suoi funerali si svolgeranno domani alle 10 nella cattedrale di Padova, presieduti dal vescovo Antonio Mattiazzo. La salma verrà poi trasferita nel suo paese natale. (R.G.)

 

 

In 40 città italiane, al via una Campagna di sensibilizzazione sui mezzi

di trasporto pubblico, sotto lo slogan “Tu avresti fatto lo stesso”,

per favorire l’integrazione dei rifugiati

 

Iniziativa in favore dei rifugiati sui mezzi pubblici in Italia. “Sono scappato/a da guerre, crimini e ingiustizie. Ora sono un/a rifugiato/a. Tu avresti fatto lo stesso. I rifugiati e i richiedenti asilo che vivono in Italia hanno i tuoi stessi diritti. Non ignorarli”. Questo lo slogan della campagna di sensibilizzazione lanciata a partire dal mese di maggio sul trasporto pubblico urbano di 40 città italiane, fra le quali Roma, Milano, Napoli, Torino, Firenze, Bologna, Bari e Palermo. La campagna - inserita nel progetto Meta finanziato dall’Unione Europea - culminerà con le celebrazioni della Giornata mondiale del Rifugiato, il 20 giugno prossimo. Obiettivo generale del progetto Meta è quello di “promuovere, migliorare e favorire la comunicazione e l’informazione sui richiedenti asilo e rifugiati”. Meta è composto dai 6 progetti sostenuti dal Fondo sociale europeo sui temi dei richiedenti asilo e rifugiati, tra i quali “IntegRARsi”, rete di Enti locali per l’integrazione di cui l’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) è soggetto referente. (R.G.)

 

 

Il portale web dell'Unione cattolica stampa italiana è on line da ieri

 

Da ieri, è on line il nuovo portale internet dell’Unione cattolica della stampa italiana (UCSI): www.ucsi.it ha una grafica semplice, contenuti facilmente consultabili, un servizio da offrire a giornalisti e comunicatori. E subito un forum sulla professione che cambia, con interventi, tra gli altri, di padre Pasquale Borgomeo, di Emilio Rossi, e di Paolo Scandaletti. “Siamo nella rete - chiarisce il presidente dell’UCSI, Massimo Milone - con responsabilità, interrogativi, provocazioni. Per ricordare e ricordarci, innanzitutto, da giornalisti cristiani, che il racconto d’ogni giorno non può escludere Dio dalla storia. Per affermare che la trama cattolica di questo Paese è ancora ricca e forte di valori, dalla vita alla famiglia, dalla salvaguardia dei più deboli alla pace, per aggregare volontà, iniziative, uomini, speranze”. Nel portale si affrontano subito i nodi della professione giornalistica alla vigilia del rinnovo degli organismi di categoria, mentre il Parlamento discute di riforme del sistema televisivo e del servizio pubblico, di una nuova legge per le aziende editrici di quotidiani e periodici e di riforma delle professioni. L’UCSI, che raccoglie oltre 2000 giornalisti, nel 2009 festeggerà i 50 anni di vita. (A.M.)

 

 

24 ORE NEL MONDO

3 maggio 2007

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Franco Lucchetti -

 

- La comunità internazionale aggiunge un nuovo capitolo agli sforzi per promuovere la pace in Iraq: si è aperta stamani in Egitto, a Sharm el Sheikh, la Conferenza internazionale sullo Stato arabo. Partecipano al convegno delegazioni di Paesi confinanti, rappresentanti degli Stati membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e del G8. Per la prima volta, prendono parte alle trattative anche i ministri degli Esteri di Siria e Iran. L’auspicio, rafforzato dall’incontro del segretario di Stato americano Condoleezza Rice con il suo omologo siriano Walid Mouallem, è che il vertice si riveli l’inizio di una nuova via diplomatica in grado di accelerare il processo di pace nell’intera regione. Il nostro servizio:

 

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L’obiettivo prioritario della Conferenza è quello di approvare un piano quinquennale per lo sviluppo economico e la sicurezza del Paese. Il premier iracheno ha assicurato il proprio impegno per una autentica riconciliazione nazionale ed il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha detto che l’Iraq non può essere lasciato solo ad affrontare sfide immense. Per sostenere concretamente l’Iraq, il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha invitato la comunità internazionale a seguire l’esempio statunitense di cancellazione del debito pendente dal regime di Saddam Hussein. La Cina ha accolto la proposta e annunciato di essere pronta ad estinguere il debito del governo di Baghdad con Pechino. Alla stabilità economica è poi legato il processo di pacificazione: il ministro degli Esteri egiziano ha lanciato un appello affinchè la riconciliazione nazionale passi 'da sogno a realtà’. La situazione attuale, intanto, resta drammatica: dopo poco più di 4 anni dall’inizio della guerra, il Paese arabo è tutt’altro che stabile anche con il nuovo corso politico. L’ex presidente iracheno, Saddam Hussein, e i suoi stretti collaboratori sono stati condannati a morte e uccisi. L’Iraq ha un Parlamento e un governo democratici e una Costituzione scelta attraverso un referendum. Ma le violenze continuano: secondo il sito “Iraq Body Count”, dal marzo del 2003 sono morte tra le 59.082 e le 64.916 persone, in gran parte civili. A questo tragico bilancio si aggiungono più di 3.200 soldati americani e almeno 250 militari della forza di coalizione morti a causa di scontri con ribelli. Il governo di unità nazionale, guidato dallo sciita Al Maliki, non riesce inoltre a garantire un’adeguata sicurezza agli iracheni. Negli ultimi mesi sono aumentate le violenze tra sunniti e sciiti e continua, poi, l’esodo della popolazione: gli sfollati sono almeno due milioni e i profughi, accolti soprattutto in Siria e in Giordania, sono più di due milioni. Recentemente, l’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, mons. Silvano Maria Tomasi, ha sottolineato la necessità di un più forte ruolo della comunità internazionale per riportare la riconciliazione in questo Paese, segnato da una esplosione di “odio e distruzione senza precedenti”. In Iraq – ha detto mons. Tomasi - è “più facile morire che vivere” e “la crescente violenza e le atrocità quotidiane” stanno distruggendo non solo la vita fisica di innumerevoli persone ma anche “la speranza di un intero popolo”. A queste terribili sofferenze la Conferenza internazionale sull’Iraq cercherà di dare risposte attraverso piani che possano promuovere una vera ricostruzione e assicurare, finalmente, pace e sicurezza.

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- E mentre a Sharm el Sheikh si cerca di tracciare la strada per il futuro dell’Iraq, nel Paese del Golfo si continua a morire: quattro filippini sono rimasti uccisi in seguito ad un attacco nella cosiddetta “zona verde”, l’area blindata di Baghdad dove si trovano le sedi delle ambasciate straniere e delle istituzioni irachene. Il portavoce del ministero degli Interni iracheno ha annunciato poi “l’uccisione del terrorista Abu Omar al Baghdadi, capo del cosiddetto Stato islamico in Iraq”, emiro di una alleanza di gruppi terroristici sunniti capeggiata da al Qaeda. Una televisione irachena ha anche mostrato alcune foto del presunto cadavere del terrorista. Fonti locali hanno riferito che l’uomo è rimasto ucciso in uno scontro tra ribelli e soldati iracheni, appoggiati da militari americani, in un quartiere sunnita di Baghdad. La notizia della morte di Al Baghdadi non è stata ancora confermata dal comando militare americano.

 

- Si prevedono nuovi investimenti anche per la sicurezza e la stabilità in Afghanistan: il quotidiano americano ‘New York Times’ ha annunciato che gli Stati Uniti intendono stanziare circa 3,4 miliardi di dollari per l’addestramento e l’equipaggiamento delle nuove forze militari e di polizia afghane. Ma la situazione nel Paese asiatico resta drammatica: un attacco contro un bus a Kabul ha provocato la morte di almeno un militare afghano. Il presidente Hamid Karzai ha definito intanto “inaccettabile” la morte di civili in seguito ad operazioni militari contro i guerriglieri talebani. Il portavoce del governatore della provincia di Herat ha riferito, stamani, che almeno 42 civili, tra cui donne e bambini, sono rimasti uccisi negli ultimi giorni durante furiosi combattimenti. Il leader talebano Dadullah, in un'intervista al Corriere della Sera, ha dichiarato poi che il capo di Stato afghano sta trattando in segreto per la liberazione degli ostaggi in mano ai talebani. Dadullah ha anche chiesto che l’organizzazione umanitaria ‘Emergency’ non lasci l'Afghanistan.

 

- Il gruppo delle ‘Forze Volontari Ulster’ (UFV), movimento unionista paramilitare irlandese ritenuto responsabile della morte di almeno 500 cattolici, ha annunciato stamani che rinuncerà alla violenza e riaprirà i negoziati di pace. L’ultimo tentativo in questa direzione risale a 13 anni fa, appena cinque giorni prima del nuovo governo cattolico – protestante, maggior risultato dell’accordo del venerdì Santo firmato tra Inghilterra e Repubblica d’Irlanda. L’UFV è stato formato nel 1966 con l’obiettivo di opporsi all’unificazione dell’Irlanda e mantenere lo Stato dell’Irlanda del Nord come parte della Gran Bretagna.

 

- Scozia, Galles e Inghilterra oggi alle urne per rinnovare centinaia di amministrazioni locali. La tornata elettorale appare come una verifica sulla tenuta del partito laburista del premier Tony Blair, prossimo all’abbandono della scena politica. Secondo gli ultimi sondaggi, in Scozia si è ridotto il vantaggio dei nazionalisti di Alex Salmond sui laburisti di Jack McConnell.

 

- Il dibattito televisivo di ieri sera tra il candidato della destra Nicolas Sarkozy e la socialista Segolene Royal, seguito da 20 milioni di francesi,  è stato il momento culminante della campagna elettorale che porterà la Francia al ballottaggio presidenziale di domenica prossima. Nella corsa all’Eliseo, i sondaggi danno in testa Sarkozy, ma per il confronto televisivo il risultato è stato di parità. Dopo aver affrontato temi istituzionali il dibattito si è spostato su argomenti più caldi: sicurezza, nucleare, debito pubblico, fisco ed Europa. Il servizio di Francesca Pierantozzi:

 

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E’ stato un dibattito senza concessioni, teso, duro, appassionante, quello di ieri sera tra Ségolène Royal e Nicolas Sarkozy, il momento culminante della campagna elettorale che porterà al ballottaggio di domenica, per scegliere l’ottavo presidente della quinta Repubblica. Combattiva, la candidata socialista ha giocato il tutto per tutto per cercare di invertire la tendenza dei sondaggi, che continuano a dare il suo rivale vincitore al secondo turno. Sarkozy ha cercato di mantenere la calma davanti a Ségolène Royal che lo ha spesso interrotto. Se lei lo ha attaccato sul suo bilancio di ministro dell’Interno, lui ha duramente denunciato il programma economico della sinistra. I due si sono confrontati su tutti i temi più importanti di questa campagna, dalle istituzioni all’economia, all’istruzione, alla sicurezza, alla politica familiare, le pensioni, l’Europa e la politica internazionale. Il momento di maggiore tensione è quello sull’inserimento di bambini handicappati nelle scuole pubbliche. La Royal ha alzato il tono, giudicando scandalosa la politica del governo sulla questione. “Un presidente deve mantenere i nervi saldi” ha detto Sarkozy. “I miei nervi sono saldi, ma conservo intatto il mio senso di indignazione” ha riposto Royal. Audience da record: oltre 20 milioni di francesi davanti alla tv.

 

Francesca Pierantozzi, da Parigi, per la Radio Vaticana.

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- La Turchia va verso le elezioni anticipate, il prossimo 22 luglio. Lo ha deciso ieri la Commissione Costituzionale del Parlamento di Ankara, anche se l’Assemblea dovrà tradurre ora il provvedimento in legge. Sembra quindi rientrare la crisi dei giorni scorsi, dopo che il premier Erdogan ha chiesto il voto anticipato così come invocato da tempo da quanti hanno preso parte alle manifestazioni di piazza.

 

- Ancora rapimenti in Nigeria. Nelle ultime 24 ore, 18 lavoratori stranieri sono stati prelevati da uomini armati in varie piattaforme petrolifere. In un offshore gestito dalla compagnia italiana AGIP nella città di Lagos 6 lavoratori stranieri, tra cui un italiano, sono stati sequestrati da un gruppo di ribelli. Tre sudcoreani e quattro filippini sono stati rapiti, inoltre, in uno stabilimento nella regione del Delta del Niger, mentre altri 5 tecnici sono caduti in mano dei rapitori dopo un attacco avvenuto a circa 40 km da una piattaforma situata nel sud dello Stato africano. Un lavoratore tedesco è stato sequestrato poi nella città di Warri. Nel sud della Nigeria sono attivi vari gruppi di ribelli che chiedono una diversa distribuzione delle ricchezze derivanti dalle risorse petrolifere.

 

- Sono proseguite anche oggi, ma ormai in tono minore, le polemiche in Italia dopo le critiche al Papa e alla Chiesa espresse da un presentatore al Concerto del primo maggio a Roma in Piazza San Giovanni. A questo proposito ascoltiamo una breve riflessione di padre Federico Lombardi,  direttore della Sala Stampa della Santa Sede: 

 

 

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''I commenti  irrispettosi verso il Papa e la Chiesa durante il Concerto del primo maggio sono stati evidentemente un atto irresponsabile. E' giusto  dirlo, e bene hanno fatto i responsabili sindacali a dissociarsene. Allo stesso tempo come ci hanno ricordato autorevolmente in questi giorni sia il presidente Giorgio Napolitano sia il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, e' bene che tutti ci diamo da fare per disinnescare le tensioni e per ricreare le condizioni per un dialogo sereno nella  nostra societa'. In questo senso e' bene  che quella che in realta' e' stata una evidente sciocchezza non  diventi una tragedia e non sia occasione per un riaccendersi di  sproporzionati conflitti''.

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