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SOMMARIO del 01/07/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Chi testimonia la verità, alla sequela di Cristo, non sarà mai schiavo di nessun potere: così, il Papa all’Angelus. Appello di Benedetto XVI per la pace in Colombia e la liberazione di tutti i sequestrati
  • Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti alla gente di mare: "Siate testimoni di speranza per un umanesimo cristiano nel mondo marittimo"
  • In corso a Castel Gandolfo l’11.ma scuola estiva di astronomia e astrofisica della Specola Vaticana
  • Oggi in Primo Piano

  • L'integrazione dei rom e dei sinti nei Paesi europei all'attenzione della Giornata di studi sugli zingari, promossa dalla Comunità di Sant'Egidio
  • In un libro, di ultima uscita, il racconto della vita quotidiana dei cristiani "nelle terre del Corano"
  • La ricerca di una sana laicità al centro di un volume che raccoglie interventi di intellettuali laici e cattolici sul magistero di Benedetto XVI
  • Chiesa e Società

  • La Cina si apra all’annuncio evangelico: l’auspicio del cardinale Bertone alla Messa per il 450.mo anniversario delle Apparizioni della Santissima Vergine a Montallegro
  • In Inghilterra e Galles, la Chiesa cattolica celebra la Giornata per la Vita
  • Oggi a Sydney la consegna della Croce delle GMG e dell'Icona mariana ai giovani australiani
  • Al convegno “Accogliere”, promosso dalla Fondazione Migrantes a Reggio Calabria, si discute fino al 6 luglio della vita dei circensi
  • In Australia, la Chiesa Cattolica osserva oggi la domenica per gli aborigeni con l’obiettivo di rafforzare la loro integrazione nella comunità nazionale
  • “Bibbia e comunicazione”: parte oggi, a Capo Rizzuto, una settimana di incontri per catechisti, insegnanti e giovani
  • Kenneth Branagh porta felicemente sugli schermi "Il Flauto Magico" di Mozart
  • 24 Ore nel Mondo

  • Stato di massima allerta in Gran Bretagna dopo l'attentato all'aeroporto di Glasgow - Inizia oggi il semestre UE sotto la presidenza del Portogallo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Chi testimonia la verità, alla sequela di Cristo, non sarà mai schiavo di nessun potere: così, il Papa all’Angelus. Appello di Benedetto XVI per la pace in Colombia e la liberazione di tutti i sequestrati

    ◊   Chi appartiene alla verità sarà sempre libero e capace di mettersi al servizio dei fratelli: è quanto affermato dal Papa all’Angelus, in Piazza San Pietro. Benedetto XVI ha sottolineato che Gesù ci mostra come, nell’obbedienza al Padre, la libertà si riempie di contenuto, perché trae senso dall’amore. Dopo l’Angelus, il Santo Padre ha lanciato un appello per la pace in Colombia, dopo la barbara uccisione di 11 deputati regionali. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    La verità radicata nell’amore di Cristo ci rende liberi e capaci di amare il prossimo. All’Angelus, Benedetto XVI si è soffermato sul tema “affascinante” della libertà e sequela di Cristo. L’evangelista Luca, ha ricordato, narra che Gesù si diresse “decisamente” verso Gerusalemme pur sapendo che lì lo avrebbe atteso la morte di croce. E’ proprio in questa “obbedienza al Padre – ha rilevato - che Gesù realizza la propria libertà come consapevole scelta motivata dall’amore”. Dunque, Gesù vive la sua libertà non come arbitrio o dominio, ma come servizio:

    “In questo modo ha “riempito” di contenuto la libertà, che altrimenti rimarrebbe “vuota” possibilità di fare o di non fare qualcosa. Come la vita stessa dell’uomo, la libertà trae senso dall’amore. Chi infatti è più libero? Chi si riserva tutte le possibilità per paura di perderle, oppure chi si spende “decisamente” nel servizio e così si ritrova pieno di vita per l’amore che ha donato e ricevuto?”

     
    La libertà non divenga, perciò, pretesto per vivere secondo la carne, perché ciò “significa seguire la tendenza egoistica della natura umana”. Il Papa esorta i fedeli a vivere, invece, secondo lo Spirito lasciandosi “guidare nelle intenzioni e nelle opere dall’amore di Dio, che Cristo ci ha donato”:

     
    “La libertà cristiana è dunque tutt’altro che arbitrarietà; è sequela di Cristo nel dono di sé sino al sacrificio della Croce. Può sembrare un paradosso, ma il culmine della sua libertà il Signore l’ha vissuto sulla croce, come vertice dell’amore”.

    “Quando sul Calvario gli gridavano: Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla Croce”, ha sottolineato il Papa, Gesù “dimostrò la sua libertà di Figlio proprio rimanendo su quel patibolo per compiere fino in fondo la volontà misericordiosa del Padre”. Un’esperienza, ha proseguito, “condivisa da tanti altri testimoni della verità”:

    Uomini e donne che hanno dimostrato di rimanere liberi anche in una cella di prigione e sotto le minacce della tortura. “La verità vi farà liberi”. Chi appartiene alla verità, non sarà mai schiavo di nessun potere, ma saprà sempre liberamente farsi servo dei fratelli.

     
    Ha così invocato Maria, affinché con la sua materna premura ci aiuti a seguire Gesù, “per conoscere la verità e vivere la libertà nell’amore”. Dopo l’Angelus, il Papa ha lanciato un vibrante appello per la pace in Colombia, a seguito della triste notizia del barbaro assassinio di 11 deputati regionali del Dipartimento del Valle del Cauca, che per più di 5 anni erano rimasti nelle mani delle FARC, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia:

     
    Mi unisco al profondo dolore dei familiari e dell’amata Nazione colombiana, ancora una volta funestata dall’odio fratricida. Rinnovo il mio accorato appello affinché cessi immediatamente ogni sequestro e vengano restituiti all’affetto dei loro cari quanti sono tuttora vittime di tali inammissibili forme di violenza.

    Al momento dei saluti, il Papa ha rivolto un pensiero particolare agli Scout che hanno portato a Roma la “Fiamma dello Spirito” in vista del grande raduno mondiale che si svolgerà in agosto nel Regno Unito, in occasione del centenario di fondazione dello scoutismo.

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    Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti alla gente di mare: "Siate testimoni di speranza per un umanesimo cristiano nel mondo marittimo"

    ◊   “Vogliamo essere solidali con voi come testimoni di speranza": è quanto si legge nel messaggio del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti alla gente di mare dal titolo “Testimoni di speranza per un umanesimo cristiano nel mondo marittimo”. Il documento è stato diffuso in occasione del XXII Congresso mondiale dell’Apostolato del Mare, che si è concluso nei giorni scorsi a Gydnia, in Polonia, sul tema “In solidarietà con la Gente del Mare, testimoni di speranza con la Parola di Dio, la Liturgia e la Diaconia”. “Noi conosciamo e denunciamo assieme a voi l’esistenza di numerose situazioni disumane che continuano a persistere nel mondo – si legge nel messaggio indirizzato a comunità costiere e professionisti del mare – esseri umani che subiscono ancora grandi ingiustizie, sofferenze indicibili e morti disumane. Sappiamo anche, però, che molti di voi vivono valori autentici di solidarietà e coraggio e che, sulle navi, ci sono relazioni amichevoli tra persone di culture e religioni differenti”.

    Nel documento si invitano le istituzioni a mettere a disposizione di comunità costiere e professionisti del mare le nuove tecnologie per consentire una migliore comunicazione con le famiglie e con l’opinione pubblica. Per il Pontificio consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti non poter accedere alla moderna tecnologia “o non sapersene servire contribuisce ad allargare il fossato che separa coloro che sanno da coloro che non sanno, cioè i poveri di sempre. In effetti, talune imprese utilizzano queste tecnologie per sottoporvi a ritmi di lavoro da robot, a detrimento del vostro equilibrio umano, familiare e spirituale”. “Mediante la Speranza cristiana – si legge ancora nel testo – Cristo ci chiede di rivolgerci a Dio come spesso facciamo di fronte all’immensita’ del mare". "Egli ci chiede di adorare il Creatore, di rispettare il creato, di voltare le spalle ai falsi idoli, di celebrare quel Dio che ci ha fatti per Lui e che ha impresso nei nostri cuori il sigillo dell’infinito". Infine, conlude il documento "attraverso la Speranza cristiana, Cristo, Sacerdote e Diacono, ci chiede di servire la gente del mare laddove siamo presenti, presso le pubbliche istanze, i diversi responsabili e le comunità cristiane, affinchè non voltino le spalle al mare ma prestino attenzione a coloro che vivono sul mare e del mare”. (A cura di Tiziana Campisi)

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    In corso a Castel Gandolfo l’11.ma scuola estiva di astronomia e astrofisica della Specola Vaticana

    ◊   E’ in corso di svolgimento, fino al 6 luglio prossimo, la Scuola estiva in Astronomia e Astrofisica Osservativa della Specola Vaticana, a Castel Gandolfo. Il corso tratta quest’anno, in particolare, i seguenti temi: pianeti extrasolari; formazione ed evoluzione dei sistemi planetari. Prendono parte alle lezioni 27 studenti provenienti da 22 Paesi dei cinque continenti. Vengono tenute due lezioni al mattino e seminari pomeridiani impartiti dagli astronomi della Specola e da docenti invitati. Completano il programma del corso visite a luoghi di interesse per l’astronomia. Sui particolari di questa iniziativa che unisce scienza e fede, Giovanni Peduto ha intervistato padre José Funes, direttore della Specola Vaticana:

     
    R. – Questa è l’undicesima scuola estiva. Vi possono partecipare studenti che stanno finendo il corso di laurea o cominciano il corso di dottorato di ricerca. Possono fare domanda per questa scuola tutti gli studenti che hanno i requisiti necessari: devono essere ovviamente studenti di astronomia. Devono fare domanda, mandare delle lettere di presentazione e inviare il certificato con i voti. Questi sono i requisiti. Sono così selezionati in base a queste informazioni. Per dare un’idea: abbiamo ricevuto 150 domande da studenti di tutto il mondo e siamo in grado di accettare, purtroppo, solo 26, 27 studenti ogni anno, non di più. La Santa Sede provvede con una borsa di studio che copre il 75% delle spese per gli studenti del Terzo mondo.

     
    D. - Quali sono state le novità del corso di quest’anno e come sono state impostate le lezioni?

     
    R. – La novità fondamentalmente si riferisce all’argomento: la ricerca di pianeti extra solari e pianeti che girano attorno ad altre stelle. Questo è un tema molto interessante e di attualità nella ricerca astronomica. Forse la novità, quest’anno, è la visita di tanti professori, studiosi molto conosciuti a livello mondiale in questo campo.

     
    D. - Quali studi e ricerche particolari sta realizzando in questo periodo la Specola?

     
    R. – La Specola è un istituto piccolo, siamo pochi astronomi, circa una decina di gesuiti. Copre tutti gli argomenti dell’astronomia, quelli che vanno dal nostro sistema solare fino alla formazione e all’evoluzione dell’universo, alla cosmologia. Abbiamo studi che riguardano il sistema solare, per esempio la scoperta di questi nuovi pianeti che sono simili a Plutone, poi le stelle delle nostre galassie… Io mi occupo delle galassie vicine ed anche dello studio dell’universo nella sua complessità, nella sua totalità, quella che si chiama cosmologia: si cerca di capire un po’ meglio l’origine dell’universo, quello che si chiama il Big Bang.

     
    D. - L’immensità dell’universo può aiutare chi non ha fede?

     
    R. – Certamente. La scienza ci porta a domandarci perché abbiamo questo universo con miliardi di galassie e non il nulla e questa domanda sul senso di tutta questa bellezza dell’universo può portare a chiedersi chi ha creato tutto questo. Se uno apre il suo cuore e la sua mente, penso che questo possa portare a riconoscere il Creatore di tutta questa bellezza del creato.

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    Oggi in Primo Piano



    L'integrazione dei rom e dei sinti nei Paesi europei all'attenzione della Giornata di studi sugli zingari, promossa dalla Comunità di Sant'Egidio

    ◊   Il “caso zingari” è stato il tema della giornata di studio dedicata ai rom e sinti, promossa dalla Comunità di Sant'Egidio, svoltosi in questi giorni a Roma. Tra gli ospiti, anche Amos Luzzato presidente emerito della comunità ebraica romana, che ha ricordato il mezzo milione di rom sterminate insieme agli ebrei nei campi di concentramento in Germania, per mano dei nazisti. Il servizio di Marina Tomarro:


    Attualmente, in Europa, sono presenti oltre sette milioni di rom e sinti. La maggior parte di loro vive in Romania, in Bulgaria e in Spagna. Questi e altri dati sono stati presentati durante la giornata di studio dedicata agli zingari, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio. Dall’incontro, è emerso anche che la popolazione rom è molto giovane: circa il 40% ha meno di 14 anni. Ma perché si parla di “caso zingari”? La riflessione di Marco Impagliazzo, docente presso l’Università stranieri di Perugia:

     
    R. - Si parla di un “caso zingari” perché gli zingari sono una minoranza che è da sette secoli in Europa, che è stata perseguitata in molti modi e nessuno ancora ha riconosciuto la sofferenza di questa minoranza. Oggi ci si è chiesti: chi si è assunto la responsabilità delle persecuzioni e del genocidio degli zingari? Ancora nessuno in Europa. Quindi, questo è un tentativo di cominciare a porci il problema come europei.

     
    D. - Qual è il modo migliore di aiutarli ad integrarsi nella nostra società?

     
    R. - Primo: conoscerli meglio, perché in realtà gli zingari non vengono conosciuti - vengono tutti omologati, unificati, quando sappiamo che sono popolazioni diverse - e soprattutto conoscere meglio la loro storia. Il secondo punto è quello di occuparsi dei loro figli, dei loro bambini e di garantire loro i diritti elementari. Il terzo punto è quello di offrire loro delle occasioni di vita dignitose, che non ci sono né dal punto di vista igienico, né dal punto di vista sanitario, né da quello umano.

     
    E grandi sono i disagi in cui vive questa minoranza. Infatti, in Italia, su 140 mila presenti, solo 70 mila sono cittadini italiani, il resto è privo di permessi di soggiorno e, quindi, con poche speranze di trovare un lavoro regolare. Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio:

     
    R. - La Comunità di Sant’Egidio da molti anni è in tutti i campi nomadi a Roma, fa scuola nel pomeriggio, una scuola integrativa per tutti i bambini di tutti gli ordini e gradi. E' presente in un tentativo di umanizzazione nell’accompagnamento scolastico fino alle scuole superiori e fino al tentativo di inserimento individuale, molto difficile, nel mondo del lavoro, che rifiuta chi abita in un campo nomadi o ha scritto su un documento, sul certificato di residenza, “campo nomadi” - il che, tra l’altro, costituisce una violazione dei diritti alla riservatezza e alla privacy, garantiti dalla Costituzione. La Comunità di Sant’Egidio è a fianco degli zingari nel creare momenti comuni con la popolazione residente romana o di altri paesi e altre città d’Italia, proprio per scoprire come in realtà gli zingari sono una chance e non sono solo un pericolo.

     
    D. - Perché i rom non riescono ad integrarsi, perché c’è tanta paura del diverso?

     
    R. - Non sono i rom che non riescono a integrarsi. C’è tanta paura del diverso: è una paura ancestrale, una paura antica. C’è un “antigitanismo” della cultura europea che fa degli zingari il gruppo sempre più colpito. L’antisemitismo ha creato i mostri dei campi di sterminio, ma con gli ebrei abbiamo fatto i conti del nostro debito di cultura europea e occidentale: oggi sugli zingari questo non è avvenuto. Duecento, trecento, cinquecento mila persone sono sparite, inghiottite dai campi di sterminio: questa cultura, questa paura riemerge nei momenti di crisi, specialmente quando c’è uno spaesamento che invita ognuno a ritrovare in maniera strana le proprie radici. Allora, i capri espiatori sono facili e gli zingari sono il gruppo più debole. Sono la più grande minoranza europea, sette milioni di persone, ma senza diritti. In Europa, ci si mobilita tutti per i diritti di gruppi e di minoranze, ma in Europa e in Italia non c’è la sensibilità di pensare che gli zingari sono questa minoranza e sono una minoranza i cui diritti sono negati.

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    In un libro, di ultima uscita, il racconto della vita quotidiana dei cristiani "nelle terre del Corano"

    ◊   Un viaggio nei Paesi musulmani del Mediterraneo per scoprire come convivono popoli di religioni diverse e per cercare nuove vie di dialogo con l’islam. A raccontarlo è il libro “Cristiani nelle terre del Corano”, appena pubblicato da Città Nuova. Il volume descrive le esperienze vissute dal giornalista Michele Zanzucchi in Algeria, Siria, Terra Santa e Turchia. Tiziana Campisi gli ha chiesto quali impressioni conserva del suo viaggio:


    R. – Impressioni contrastanti. Certamente c'è un’enorme ricchezza in questi Paesi. Noi non conosciamo la grandezza della gente che lavora, dei cristiani che stanno in queste terre. Lungo il mio viaggio ho cercato di scoprire alcune di queste ricchezze per metterle un po’ in luce, per mostrare, ad esempio, che ci sono dei cristiani che in Iraq continuano a credere che la convivenza sia possibile. Altre impressioni che mi sono rimaste riguardano un aspetto più doloroso circa la reatà dei cristiani nei Paesi musulmani: comunità piccole, spesso emarginate, spesso costrette all’emigrazione, più per motivi politici ed economici che religiosi. In realtà, una vera persecuzione religiosa non esiste dappertutto: ci sono dei Paesi in cui la convivenza è un cammino quotidiano. Penso alla Siria, penso all’Iraq prima della guerra, penso all’Algeria dove i cristiani sono stati solidali con gli algerini negli anni del terrorismo degli anni '90 e hanno pagato con il loro sangue.

     
    D. – Immergendosi in queste terre, che tipo di dialogo realmente si incontra?

     
    R. – Il vero dialogo, il solo possibile con la popolazione musulmana, quello della vita, della vicinanza, dell’amore, della carità, dell’ascolto, della convivenza.

     
    D. – Ma cosa occorre, oggi, per un buon dialogo tra cristiani e musulmani? Lo abbiamo chiesto a Shahrzad Hushmand, teologa iraniana, docente di Studi islamici alla Pontificia Università Gregoriana:

     
    R. – Io mi rifaccio ad un versetto del Corano, che invita fortemente all’ascolto, e l’ascolto chiede anche il dialogo; aprirsi all’altro, facendo silenzio prima, per far sì che il dialogo abbia dei veri frutti. Nel Corano, l'invito all’ascolto e al dialogo è ben chiaro: questo a livello teologico. Ma a livello umano, penso che senza il dialogo non c’è conoscenza, così non può esserci amicizia e nemmeno la fratellanza.

     
    D. – Secondo lei, perché oggi ci sono difficoltà per far crescere il dialogo tra cristiani e musulmani?

     
    R. – La chiusura e la paura sono i veri problemi. Questi due fenomeni ci allontanano sempre di più e rendono più difficile il dialogo.

     
    D. – Come superare questi ostacoli?

     
    R. – Con l’ottimismo, innanzitutto. Avere fede nell’unico Dio del mondo che ha creato tutti con le loro diversità. Perché secondo il linguaggio coranico, le diversità rientrano nella volontà divina. Già avere questa immagine positiva del diverso, ci aiuta all’incontro e a uscire un po’ dalla paura del diverso.

     
    D. – Ci sono alcuni Paesi a maggioranza musulmana, dove esistono più difficoltà di inserimento per i cristiani. Secondo lei, oggi che cosa è necessario fare in questi Paesi perché possa migliorare la convivenza?

     
    R. – Come primo passo, aiutare gli stessi musulmani a rileggere la loro storia, ritornare alle loro fonti originarie e vedere come il Profeta stesso amasse, rispettasse e si fidasse dei cristiani. Un consiglio ai nostri fratelli cristiani è di non ingrandire quei gruppi islamici che, avendo compreso male il messaggio, compiono atti contro la loro stessa religione. E qundi conoscere anche altri gruppi e il popolo musulmano, che cerca di essere tollerante e ha vissuto bene con i suoi fratelli cristiani in passato e potrà benissimo farlo oggi e domani.

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    La ricerca di una sana laicità al centro di un volume che raccoglie interventi di intellettuali laici e cattolici sul magistero di Benedetto XVI

    ◊   “Alla ricerca di una sana laicità”: è questo il titolo di un libro curato dalla fondazione Magna Carta e pubblicato per i tipi della Cantagalli editrice, presentato in questi giorni a Roma. Il volume raccoglie numerosi interventi di intellettuali laici e cattolici - dal teologo Nicola Bux allo storico Ernesto Galli della Loggia - che si interrogano sul magistero di Benedetto XVI a partire dal discorso del Papa al Convegno ecclesiale di Verona. Il volume è stato presentato, tra gli altri, da mons. Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero, dal presidente di Magna Carta, Gaetano Quagliarello, e dalla giornalista e scrittrice Eugenia Roccella. Proprio alla Roccella, già portavoce del Family Day, Alessandro Gisotti ha chiesto quali sono i temi del magistero di Benedetto XVI che destano maggiore interesse in un intellettuale laico:


    R. – Prima di tutto, il sentimento di urgenza nei confronti di questa corrosione dall’interno della cultura occidentale, in particolare delle manipolazioni che la tecnoscienza sta operando sull’antropologia, sull’umano. Benedetto XVI ha veramente l’idea di un punto di non ritorno, cioè se oggi lasciamo passare questa cultura, effettivamente saremmo sull’orlo del baratro. Poi, certo questa ricerca di una ragione comune, di una ragione che non sia solo razionale, ma anche ragionevole, cioè che tenga conto quindi del senso comune, non soltanto della ricerca teoretica, ma proprio di questa esperienza che accomuna gli uomini. Il senso comune non è il buon senso, non è qualcosa che possiamo buttare via, è proprio quel terreno di condivisione che si forma tra gli uomini a prescindere delle differenze culturali, proprio a partire dall’esperienza che ci accomuna.

     
    D. – Uno dei capitoli del volume è intitolato “Filosofia e fede, le convergenze parallele”. In che modo un Papa come Benedetto XVI può aiutare gli sforzi verso questa convergenza?

     
    R. – Prima di tutto spostandosi su questo terreno della razionalità e della ragionevolezza. Lui si è sempre aperto moltissimo al dialogo con i laici, questo anche prima di diventare Papa. Benedetto XVI ha dialogato con tutti. Se ci sono state incomprensioni sono sempre state purtroppo dalla parte del fondamentalismo, del fanatismo. Ma l’idea di gettare le basi per un discorso condiviso è veramente la cifra di Benedetto XVI. Quanto questo dialogo sia possibile, secondo me, lo si vede proprio da quanto riusciamo a sconfiggere l’idea che il relativismo garantisca il dialogo. Il problema è che si ha l’idea in Occidente che il relativismo garantisca l’autonomia delle singole culture, quindi sia rispettoso delle diversità e fondi la possibilità di dialogare. Invece, è esattamente l’inverso. Soltanto trovando un terreno comune di unità fra gli uomini, fra gli uomini proprio in quanto esseri umani, solo così riusciamo a dialogare.

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    Chiesa e Società



    La Cina si apra all’annuncio evangelico: l’auspicio del cardinale Bertone alla Messa per il 450.mo anniversario delle Apparizioni della Santissima Vergine a Montallegro

    ◊   All’indomani della pubblicazione della Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha auspicato che la Cina, “mentre si sta già aprendo al libero mercato e ai rapporti con tutte le nazioni del mondo” si apra anche “alla libertà e all'annuncio evangelico”. L’auspicio è stato espresso, stamani, durante l'omelia della Messa nel Santuario di Nostra Signora di Montallegro, a Rapallo, in occasione del 450.mo anniversario delle Apparizioni della Santissima Vergine. “La lettera del Papa - ha detto il porporato - è senza dubbio una mano tesa al grande popolo cinese, non solo ai cattolici che in tanti anni hanno sofferto”, ma che hanno anche “dimostrato grande fedeltà alla fede cristiana e alla fede di Pietro”. “Proprio pensando alla grande tradizione spirituale dei popoli dell'Oriente - ha detto ancora il segretario di Stato Vaticano - speriamo che ci si apra anche a maggiori libertà religiose e all’annuncio della fede cristiana”, “così congeniale all'indole del popolo cinese”. (A.G.)

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    In Inghilterra e Galles, la Chiesa cattolica celebra la Giornata per la Vita

    ◊   “Benedetto è il frutto del tuo seno”: questo il tema dell’odierna Giornata per la Vita indetta dalla Chiesa Cattolica in Inghilterra e Galles. L’annuale appuntamento mira ad accrescere la consapevolezza del significato e del valore della vita umana in ogni suo stadio e in qualsiasi condizione. Al centro delle numerose celebrazioni in programma, la sacralità della vita umana - creata ad immagine e somiglianza di Dio – dal momento del concepimento fino alla morte naturale. La documentazione, curata dagli organismi "Pro-Life", pone anche in evidenza l’opposizione della Chiesa sull’aborto, che comporta l’uccisione deliberata e diretta di un innocente. Un chiaro “no”, dunque, che dalle diverse pratiche abortive si estende ad ogni attacco contro la vita: dalla ricerca sulle cellule staminali embrionali fino all’ingegneria genetica e all’eutanasia. Per i cattolici – affermano gli organizzatori della Giornata – essere a favore della vita non è un optional, ma un elemento centrale della fede cristiana, poiché, come recita il Credo: “Crediamo in un solo Dio... creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili”. Diverse le iniziative previste per la Giornata. “Abbiamo ampliato il materiale che offriamo a parrocchie e diocesi, aggiungendo anche dvd e podcast – afferma in un’intervista all’agenzia SIR, mons. Bernard Longley, vescovo ausiliario di Westminster e responsabile dei temi legati alla vita per i vescovi inglesi - abbiamo raccolto testimonianze di vita per dimostrare che non difendiamo la santità della vita solo a parole”. Nell’anno in cui ricorre il 40.mo anniversario della legalizzazione dell’aborto nel Regno Unito, la Chiesa “madre e maestra” è attivamente impegnata nel sostegno pratico, morale e spirituale di madri e bambini in difficoltà. Nel corso della Giornata verranno raccolti fondi per sostenere il Centro di bioetica Linacre e altre associazioni del movimento per la vita. “E' importante per la Chiesa – spiega mons. Longley – finanziare queste iniziative per offrire anche aiuti concreti. Per questo promuoviamo incontri con un terapeuta, sia quando si pensa di ricorrere all'aborto, sia una volta che la gravidanza è stata interrotta. Sappiamo, infatti, quanto può essere difficile per una donna, soprattutto se sola, affrontare tale esperienza”. (E. B.)

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    Oggi a Sydney la consegna della Croce delle GMG e dell'Icona mariana ai giovani australiani

    ◊   La Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù e l’Icona mariana da oggi a Sydney per iniziare un lungo pellegrinaggio in tutte le diocesi dell’Australia, destinato a concludersi nella stessa città australiana nell’imminenza del grande raduno giovanile del 15-20 luglio 2008. Con la celebrazione di accoglienza, nel Tumbalong Park, la Croce e l’Icona vengono consegnate dai giovani della Nuova Zelanda ad un gruppo di coetanei australiani. In programma anche un momento di festa, con la prima esecuzione dal vivo dell’inno della GMG da parte del cantautore Guy Sebastian e della cantante Paulini. A chiudere la giornata dell’accoglienza nazionale della Croce delle GMG e dell'Icona una solenne Celebrazione Eucaristica nella cattedrale di St.Mary’s. (T.C.)

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    Al convegno “Accogliere”, promosso dalla Fondazione Migrantes a Reggio Calabria, si discute fino al 6 luglio della vita dei circensi

    ◊   “Se guardiamo con attenzione la vita dei fieranti e circensi veniamo interrogati dal percorso e dal senso che essi hanno dell’accoglienza”: è quanto afferma all’agenzia SIR don Luciano Cantini, direttore dell’Ufficio nazionale della Pastorale per i Fieranti e i Circensi della Fondazione Migrantes, presentando il convegno sul tema “Accogliere”, in programma a Reggio Calabria da domani fino al 6 luglio prossimo. Il convegno prevede lavori di gruppo per valorizzare le esperienze e le competenze dei partecipanti, oltre a momenti di spiritualità. Tra gli interventi quelli di mons. Filippo Curatola, che proporrà la relazione “Accoglienza: dall’approccio ai frutti”, di mons. Francesco Montenegro, presidente della Caritas Italiana, sul tema “Una Chiesa che accoglie è una Chiesa che ascolta” e del vescovo di Locri-Gerace, mons. Giancarlo Maria Bregantini. “Il nostro compito - spiega ancora don Cantini – è quello di capire le persone che lavorano in strutture come i circhi e i lunapark, che nel nostro Paese sono circa settantamila”. Il circo “non è solo creazione, ma anche tabernacolo, tenda dell’alleanza, chiesa e luogo della liturgia del popolo”. Da qui l’invito di don Cantini alle comunità parrocchiali ad una “maggiore attenzione e sensibilità” verso quel popolo “confinato spesso alle periferie dei nostri Paesi”. (E. B.)

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    In Australia, la Chiesa Cattolica osserva oggi la domenica per gli aborigeni con l’obiettivo di rafforzare la loro integrazione nella comunità nazionale

    ◊   La Chiesa Cattolica australiana dedica questa domenica agli aborigeni e agli isolani dello Stretto di Torres. Sul tema “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34)”, il presidente della Commissione episcopale per i Rapporti con gli Aborigeni, l'arcivescovo di Perth, mons. Barry James Hickey, ha esortato le parrocchie a coinvolgere famiglie e gruppi autoctoni nelle liturgie e nelle altre attività organizzate per la Giornata, in modo da rafforzare nei nativi il senso di appartenenza alla Chiesa e all’unica comunità dei Figli di Dio. La ricorrenza è anche un momento di riflessione sui problemi sociali, culturali e spirituali delle popolazioni aborigene con l’obiettivo di mantenere vivo quello spirito di riconciliazione e di unità che favorisce la loro integrazione nella comunità nazionale. L’appuntamento cade nel 40.mo del Referendum del 1967 che stabilì l’inclusione degli aborigeni australiani nei censimenti nazionali, spianando la via per la loro integrazione nella Federazione australiana. Come guida liturgica alle celebrazioni odierne, il Consiglio Cattolico nazionale per gli Aborigeni e gli Isolani dello Stretto di Torres (NATSICC) ha elaborato uno speciale sussidio, che adatta alcune preghiere della Messa, la processione delle offerte e altri momenti del rito alla spiritualità, alla sensibilità e alle tradizioni religiose dei nativi. (E. B.)

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    “Bibbia e comunicazione”: parte oggi, a Capo Rizzuto, una settimana di incontri per catechisti, insegnanti e giovani

    ◊   Al via oggi a Capo Rizzuto, in Calabria, la settimana su “Bibbia e Comunicazione”, promossa dall’Ufficio catechistico nazionale e dal Settore di Apostolato Biblico della Conferenza Episcopale Italiana, con il patrocinio della diocesi di Crotone-Santa Severina. Le giornate di studio si svolgeranno al Centro “Antonio Rosmini” ed offriranno l’opportunità di approfondire la Parola di Dio e le modalità di annuncio del messaggio biblico. Particolare attenzione sarà dedicata al linguaggio dell’uomo di oggi e agli ambiti della comunicazione. La settimana è rivolta agli animatori dei gruppi biblici, ai catechisti, agli insegnanti e ai giovani. A svolgere le relazioni saranno alcuni biblisti, tra i quali mons. Domenico Graziani, arcivescovo di Crotone-Santa Severina, don Nino Prisciandaro e don Giacomo Perego, e gli esperti di comunicazione don Giuseppe Mazza, don Walter Lobina e il giornalista Rosario Carello. (T.C.)

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    Kenneth Branagh porta felicemente sugli schermi "Il Flauto Magico" di Mozart

    ◊   Kenneth Branagh è sempre stato un regista sensibile ai mondi dell’arte e del teatro. Si appropria, questa volta, del famosissimo Singspiel mozartiano, lo spoglia degli elementi misterici e massonici. Amplifica quelli magici e favolistici, adatta allo schermo il testo del libretto chiedendo ad un letterato-regista illuminato, come Stephen Fry, di tagliare i recitativi in funzione di scorribilità e tradurre il libretto in inglese, con buona pace dei melomani puristi. Trasporta poi il racconto in un felice e coerente disegno di cinema, dal misterioso Egitto originario alle trincee dolorose della Prima Guerra Mondiale, tra soldati e popoli che soffrono per quella “inutile strage”. Siamo nel 1918, nel cuore della cupa notte che copre ed opprime la Terra. Tra scoppi e spari, suona lontano un flauto, risponde uno zufolo. Tre dame, prima in vesti di suore crocerossine e poi di soldatesse volontarie, cercano di convincere il fascinoso Tamino a liberare Pamina dalle mani di Sarastro e aderire, così, ai propositi arcani e malefici della Regina delle Notte. Poi c’è Papageno: con la ringiovanita Papagena pensa ai loro futuri Papageni e si immagina già una bella famiglia dentro un accogliente fienile. Insomma, un’operazione di cinema musicale che segue una dinamica eminentemente teatrale, fedelmente ancorata anche allo spirito del testo di Schikaneder, in una piacevole e coerente rilettura interpretativa nella quale il film riesce a conservare tutto il potere, teatrale ed allegorico, originario. Quando le armi tacciono, l’umanità torna a sorridere, le coppie si ritrovano e si amano, il coro dei sacerdoti di Iside e di Osiride suggella la nuova era. Tamino ha portato a termine la sua missione, Sarastro benedice, Papageno non sta più nella gioia. E Kenneth Branagh, con le sue ardite, aeree inquadrature, si dimostra uno dei registi di cinema più musicali del mondo. Mentre Wolfgang Amadeus sbircia da lassù, sorridente e soddisfatto, questa sua nuova incursione tra le arti dell’uomo, a difesa delle sue più belle ed eterne aspirazioni. (A cura di Luca Pellegrini)

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    24 Ore nel Mondo



    Stato di massima allerta in Gran Bretagna dopo l'attentato all'aeroporto di Glasgow - Inizia oggi il semestre UE sotto la presidenza del Portogallo

    ◊   Torna l’incubo terrorismo in Gran Bretagna dopo gli attentati sventati, venerdì a Londra, e l’attacco di ieri all’aeroporto di Glasgow dove un fuoristrada in fiamme si è lanciato contro il principale terminal dello scalo. Il nostro servizio:

     
    "Non ci faremo intimidire e non permetteremo a nessuno di minare il nostro modo di vivere". A parlare è il neo primo ministro britannico, Gordon Brown, che ha invitato la popolazione a vigilare. Nel Paese vige lo stato di massima allerta, quello che si istituisce quando si ritiene possibile imminente un attacco. Oltre ai due attentatori di ieri all’aereoporto di Glasgow – di cui uno è gravemente ustionato - la polizia britannica, ha perquisito una serie di abitazioni e ha arrestato altre tre persone. Per Scotland Yard, c’è un chiaro legame con le auto imbottite di esplosivo trovate venerdì nel cuore della City di Londra. Lo stesso Brown in un’intervista alla BBC ha fatto capire che alla base di tutta l’opera ci sono palesemente cellule 'islamiste'. Parlando dell’indagine, ha affermato: “E' chiaro che abbiamo generalmente a che fare con persone associate ad Al-Qaeda”. L’aeroporto di Glasgow, intanto, ha gradualmente ripreso a funzionare. Anche a Liverpool numerosi voli previsti per questa mattina sono stati cancellati. Lo scalo infatti era stato chiuso questa notte per la presenza di un veicolo sospetto. In questo quadro, aspettando nuove decisioni del comitato di sicurezza del ministero degli Interni, un forte dispiegamento di agenti è previsto per alcuni grandi eventi in programma in questi giorni: dal concerto di Wembley, in ricordo della principessa Diana, al torneo di Tennis di Wimbledon.

    - Il presidente afghano, Hamid Karzai, ha istituito una commissione d'inchiesta per indagare sulla morte di civili, avvenuta venerdì scorso nel sud del Paese, nel distretto di Gereshk della provincia meridionale afgana di Helmand, in seguito ai bombardamenti delle forze NATO. Drammatico il bilancio: si parla di 65 civili e 35 talebani uccisi. “Dalle nostre indagini - affermano le autorità locali - vi sarebbero numerose donne e bambini”. Anche da parte NATO si ammette il probabile coinvolgimento di civili.

    - Il premier israeliano, Ehud Olmert, elogia la condotta del nuovo governo di emergenza palestinese presieduto da Salam Fayyad. Secondo il leader israeliano l’esecutivo ha aperto “nuove vie di cooperazione che erano state chiuse per via di Hamas”. Intanto, bisogna attendere per la liberazione dei 250 detenuti palestinesi di al Fatah, che Olmert aveva promesso al presidente Abu Mazen nel vertice di Sharm El Sheikh. Il governo israeliano ha rinviato la decisione, perché la lista dei prigionieri non è ancora pronta. In questo quadro, Israele ha confermato l’uccisone di sette “terroristi”, in due attacchi aerei nella Striscia di Gaza contro obiettivi della Jihad Islamica.

    - In Iraq, diminuisce il numero di civili uccisi. Secondo una statistica del ministero degli Interni di Baghdad lo scorso mese di giugno le vittime civili sono state 1.227, contro 1.944 del mese precedente. Diminuiti anche i soldati iracheni uccisi mentre aumentano da 127 a 191 gli agenti di polizia uccisi, in buona parte ai posti di blocco. Proprio in questa situazione 5 poliziotti sono morti stamattina a Ramadi, mentre nei pressi di Falluja è stata scoperta una fossa comune contenente una quarantina di cadaveri con segni di tortura.

    - La nomina di Tony Blair ad inviato del Quartetto per il Medio Oriente non “avrà alcun effetto positivo sulle questioni” della regione. E’ quanto sostiene il portavoce del ministero degli Esteri iraniano spiegando che l’ex premier britannico non gode di buona fama nell’area. Teheran si è invece congratulato con il nuovo inquilino di Downing Street, Gordon Brown, nella speranza che Londra la smetta “con le accuse alla Repubblica islamica e di creare crisi nelle relazioni bilaterali”.

    - Dare presto all’Europa il suo nuovo Trattato sulla base degli accordi raggiunti la settimana scorsa nel vertice di Bruxelles. Con questo auspicio, il Portogallo assume da oggi e per i prossimi sei mesi la presidenza di turno europea. “Il mandato è molto chiaro”, ha affermato il primo ministro portoghese José Socrates, che, a proposito della posizione critica della Polonia, ha ribadito: “Tutto sarà chiarito rapidamente”. Il servizio è di Riccardo Carucci:

     
    Lisbona aveva già fissato numerose priorità per la sua azione diplomatica nei prossimi sei mesi, ma la questione del nuovo Trattato costituzionale le ha tutte relegate in secondo piano. Il Trattato su cui i 27 membri dell’Unione hanno raggiunto, pochi giorni fa, un laborioso compromesso a Bruxelles, non sarà una Costituzione europea ma un Trattato riformatore delle istituzioni già vigenti. In particolare, oltre ad eliminare certe manifestazioni di esagerato federalismo, esso riforma il sistema di voto introducendo – ma solo per sette anni – la doppia maggioranza del 55 per cento degli Stati membri e del 65 per cento della popolazione europea. Il Portogallo quindi lancerà, il 23 luglio a Bruxelles, una conferenza intergovernativa – l’organo dell’Unione usato per decidere le riforme istituzionali – e spera, con un certo ottimismo, di poter fare approvare il nuovo testo già nella riunione informale dei capi di Stato e di governo che si terrà il 18 e il19 ottobre a Lisbona. Il Trattato, allora, prenderà il nome della capitale portoghese. Naturalmente, il primo ministro portoghese, José Socrates, persegue altri obiettivi per il prossimo semestre: dall’estensione dello spazio Schengen ad altri membri dell’Unione allo sviluppo dell’innovazione e della competitività in economia e alla sicurezza; al coordinamento delle politiche estere e di difesa, alle alterazioni climatiche alla collaborazione nel Mediterraneo. Una novità, che avverrà già il 4 luglio, sarà il primo Vertice tra l’Unione Europea e il Brasile, cui il Portogallo tiene molto dati i suoi legami con il gigante sudamericano.

    - L’indipendenza del Kosovo, la situazione in Iran e in Iraq ma soprattutto lo scudo spaziale che gli Stati Uniti intendono attuare in Europa. Questi i principali temi in agenda nell’incontro informale fra il presidente statunitense George Bush e quello russo Vladimir Putin in programma nella residenza del capo della Casa Bianca sull’Atlantico, nel Maine.

    - Nel giorno del decimo anniversario dell’indipendenza dalla Gran Bretagna, il primo ministro di Hong Kong, Donald Tsang, ha prestato giuramento nelle mani del presidente cinese Hu Jintao ed ha affermato che intende creare un sistema più democratico nella regione. Gli sviluppi politici “saranno graduali e ordinati”, ha risposto il leader di Pechino. Intanto, al grido “potere al popolo”, migliaia di manifestanti sono scesi in piazza chiedendo l’applicazione del suffragio universale. Ma in questi dieci anni sotto il controllo cinese cosa è cambiato ad Hong Kong? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Francesco Sisci, corrispondente del quotidiano “La Stampa” da Pechino:

     
    R. – Hong Kong, dieci anni fa era dentro e fuori la Cina, perché era territorio britannico, ma aveva rapporti speciali con la Cina. Oggi è del tutto Cina, nel senso che è governata da Pechino e ha perso alcuni dei suoi privilegi passati. Oggi, quindi, Hong Kong, comunque, è più cinese di dieci anni fa. D’altro canto, anche la Cina oggi è più, se vogliamo, “honkonghizzata” di quanto fosse dieci anni fa.

    D. – Molti osservatori internazionali dicono che Hong Kong è diventata un modello per la Cina, ma nello stesso tempo Pechino temerebbe il “contagio”. Come si comporterà, nei prossimi anni, il governo centrale?

    R. – Io credo che per il governo centrale, Hong Kong sia una specie di laboratorio. Ci sono due esperimenti in atto lì. Uno più semplice, più certo, è quello della liberalizzazione economica e su questo - ormai non ci sono dubbi – si seguirà la linea di Hong Kong. L’altro aspetto, è quello di una liberalizzazione politica. Per quanto lenti, per quanto prudenti, i passi avanti ci sono stati e inoltre non ci sono stati enormi arretramenti sulla questione poi fondamentale della libertà di espressione e di manifestazione.

    - Sono state elezioni “libere e giuste” quelle legislative di ieri a Timor Est. Lo ha dichiarato la rappresentanza dell’ONU nel Paese asiatico sulla base delle relazioni degli osservatori internazionali. Prosegue intanto il conteggio delle schede. Il servizio è di Maria Grazia Coggiola:

     
    Sono in corso le operazioni di spoglio delle schede per l’elezione del Parlamento di Timor Est. Il voto si è svolto, ieri, senza particolari incidenti, ma ha registrato una partecipazione inferiore a quella del precedente appuntamento elettorale di maggio, quando è stato nominato presidente il Premio Nobel per la pace, José Ramos Horta. Questo voto è cruciale per il giovane Stato che, a cinque anni dall’indipendenza dall’Indonesia, è lacerato da tensioni interne e da una gravissima crisi economica. I partiti in lizza sono 14 ma la vera sfida è tra il favorito, l’eroe indipendentista Shanana Gusmao, e il leader del partito Fretilin, guidato da Mari Alkatiri, ex premier, costretto alle dimissioni dopo la sanguinosa rivolta dei militari di un anno fa. Tuttavia, è molto probabile che nessuno dei due riuscirà ad ottenere la maggioranza dei 64 seggi del nuovo Parlamento.

    - E’ polemica in Giappone dopo le dichiarazioni del ministro della Difesa, Fumio Kyuma, secondo il quale le bombe atomiche sganciate nel 1945 dagli americani sulle città di Hiroshima e Nagasaki, sono state necessarie per porre fine alla guerra. Il ministro si è detto dispiaciuto ma oggi - nel corso di una conferenza stampa - ha specificato di non volere rettificare nel contenuto le sue dichiarazioni, lamentando solo il fatto di essere stato male interpretato.

    - “Lotteremo contro ogni tentativo di imporre forze internazionali o occidentali” al Darfur. E’ quanto affermato dal presidente sudanese, Omar el-Beshir, a proposito dell'invio di una forza multinazionale mista ONU-Unione africana (UA) nella travagliata provincia del Darfur. Evocando le “conseguenze disastrose” dell’intervento internazionale in Iraq, el-Beshir ha quindi ricordato che la forza dovrà avere una predominanza africana.

    - Si aprirà il 10 agosto a Manhasset, vicino a New York, il secondo round delle trattative dirette tra Fronte Polisario e Marocco sul futuro del Sahara Occidentale. Lo ha annunciato il segretario generale dell’ONU, Ban ki-moon. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 181

     

     
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