RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 31 - Testo della trasmissione di mercoledì 31 gennaio 2007
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
La Chiesa ricorda oggi San
Giovanni Bosco, il Santo dei giovani: ce ne parla don Ezio Risatti
Concluso
ad Addis Abeba, in Etiopia, il Vertice dell’Unione
Africana: intervista con Angelo Turco
CHIESA E SOCIETA’:
Atti vandalici contro una chiesa protestante della
città di Samsun, in Turchia
Cominciata in Portogallo la campagna elettorale
per il referendum dell’11 febbraio sulla depenalizzazione dell’aborto
31 gennaio 2007
I SANTI SONO UOMINI COME NOI E LA LORO SANTITA’ E’
FRUTTO DI PENTIMENTO
E
CAPACITA’ DI RICOMINCIARE DOPO IL PECCATO: LO HA DETTO BENEDETTO XVI
ALL’UDIENZA GENERALE, METTENDO IN LUCE L’IMPORTANZA DEL SERVIZIO
ALLA
CHIESA DA PARTE DEI CREDENTI, CIASCUNO NEL SUO RUOLO
Dal Papa al credente più umile, ogni cristiano è un
semplice servitore del Vangelo e della Chiesa. E tutti sono chiamati alla
santità, perché anche tra i Santi c’erano dei contrasti e perché alla santità
si arriva non attraverso una vita senza peccato ma attraverso la capacità di
convertirsi dal peccato. Sono i due insegnamenti, sottolineati da lunghi
applausi, che hanno caratterizzato l’udienza generale di Benedetto XVI, questa
mattina in Aula Paolo VI davanti a 8 mila fedeli e dedicata alle figure di tre
compagni di missione di San Paolo: Barnaba, Silvano e Apollo. Il servizio di
Alessandro De Carolis.
**********
Tre apostoli, modelli di “disinteresse e generosità”,
legati dal filo di essere stati, in tempi e modi diversi, collaboratori di San
Paolo e dunque esempi di unità in una Chiesa che non fa differenze di dedizione
nel servire il Vangelo e i suoi ministri. E quando i limiti umani generano
problemi di comprensione anche negli apostoli più illuminati, questo diventa
“consolante” perché mostra i Santi come uomini che hanno raggiunto una meta e
non come un’elite di predestinati.
Intrecciando la sapienza del biblista
con l’umanità più vera dei personaggi al centro della sua catechesi, Benedetto
XVI ha messo in luce il profilo di Barnaba, Silvano e Apollo, compagni di San
Paolo nelle sue prime missioni, ma anche uomini non immuni da problemi di
rapporto, anche aspro, fra loro o nei confronti delle comunità che li ricevevano.
Il caso più noto, ricordato dal Papa, è quello di Barnaba, il primo a dissipare
i dubbi sulla conversione di Saulo nella diffidente comunità di Gerusalemme, il
primo a condividere con Paolo un primo viaggio apostolico, ma anche il primo a
scontrarsi con lui sulla presenza di Giovanni Marco nel secondo viaggio:
“Quindi ci sono
anche tra Santi contrasti, discordie, controversie e questo a me appare molto
consolante, perchè vediamo che i Santi non sono caduti dal cielo, ma erano
uomini come noi, con problemi ed anche con peccati (applausi). Ma la santità
consiste non nell’aver mai sbagliato o peccato, la santità cresce nella
capacità di conversione, di pentimento, di disponibilità nel ricominciare e
soprattutto nella capacità di riconciliazione e di perdono. Questo ci fa Santi
e tutti possiamo imparare questo cammino di santità”.
Se Barnaba, con la sua iniziale disponibilità verso Saulo
di Tarso, è stato colui che, ha osservato Benedetto XVI, “ha restituito Paolo
alla Chiesa”, Sila o Silvano fu colui che affiancò Paolo, dopo la separazione
da Barnaba, nei viaggi in Macedonia tra Filippi e Tessalonica. Viene considerato, ha
spiegato il Papa, un “co-mittente”, insieme con Paolo
e Timoteo, delle Lettere ai Tessalonicesi. Un dato,
questo, per niente marginale:
“Anche questo mi
sembra importante: Paolo non agisce da solista, da puro individuo, ma insieme a
questi collaboratori nel ‘noi’ della Chiesa. Questo
‘io’ di Paolo non è un ‘io’ isolato, ma un ‘io’ nel
‘noi’ della Chiesa, nel ‘noi’ della fede apostolica”.
Il terzo compagno di Paolo è Apollo, ebreo originario di
Alessandria d’Egitto. Quando, dopo la conversione, giunge a Corinto per
predicare il Vangelo, la sua abilità nell’annuncio suscita un tale
apprezzamento che i cristiani di Corinto finiscono per opporlo ad altri membri
della Chiesa. Un nuovo contrasto, dunque, che provoca la reazione di Paolo:
“Sia io che Apollo – scrive – non siamo altro che diakonoi, cioè semplici ministri,
attraverso i quali siete venuti alla fede”, ognuno con un “compito
differenziato”. Anche qui, ha sottolineato Benedetto XVI, ne deriva un
insegnamento che è insuperato:
“Questa parola vale
anche oggi. Tutti, il Papa, i cardinali, i vescovi, i
sacerdoti, i laici, siamo tutti umili ministri di Gesù. Serviamo per quanto
possiamo il Vangelo secondo i nostri doni e preghiamo Dio perchè faccia
crescere oggi il suo Vangelo, la sua Chiesa”.
Tra i saluti del Pontefice al termine delle catechesi
nelle altre lingue, da segnalare l’esortazione rivolta dal Papa ai fedeli della
Liguria, i cui vescovi sono da qualche giorno in Vaticano per la visita ad Limina:
“Cari amici, vi invito a prendere sempre più
coscienza del vostro ruolo nella Chiesa. La fiaccola della fede, che avete
ricevuto nel battesimo, va tenuta ben accesa con la preghiera e la pratica dei
Sacramenti; essa deve risplendere nelle vostre parole e nel vostro esempio, per
permettere a tutti di attingervi luce e spirituale calore. Questo comporta che
rispondiate alle odierne sfide con una profonda spiritualità e una rinnovata
audacia apostolica, riproponendo agli uomini e alle donne della nostra epoca il
messaggio salvifico di Cristo nella sua interezza”.
Nel salutare i più giovani, poi, Benedetto XVI ha poi
ricordato la figura di San Giovanni Bosco, nel giorno della sua festa
liturgica. “Padre e maestro dei giovani, ai quali annunziò il Vangelo con
instancabile ardore”, il suo esempio, ha detto il Pontefice, “incoraggi voi,
cari ragazzi, a vivere in modo
autentico la vocazione cristiana. Infine, durante il lungo congedo di Benedetto
XVI dalla folla dell’Aula, un gruppo di pellegrini italiani della Val di Fiemme, in Trentino, ha offerto al Papa una statua lignea,
di circa un metro di altezza, raffigurante San Benedetto Abate, realizzata
dallo scultore Tiziano De Floriano, della Bottega Artistica Felix
De Floriano.
**********
IL
PAPA NOMINA L’ARCIVESCOVO COADIUTORE DI TERESINA, IN BRASILE
In Brasile, il Santo Padre ha nominato arcivescovo
coadiutore di Teresina mons. Sérgio da Rocha, finora vescovo titolare di Alba e ausiliare di Fortaleza. Mons. Sérgio da Rocha è nato il 21
ottobre
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - La catechesi e la cronaca
dell'udienza generale.
Servizio estero - In evidenza l'Iraq: si aggrava
l'emergenza degli sfollati.
Servizio culturale - Per la rubrica
"Incontri", Nadine Gordimer intervistata da
Marco Testi.
Servizio italiano - In rilievo il tema delle
pensioni.
=======ooo=======
31 gennaio 2007
IN
ITALIA,
PADRE
LOMBARDI SULLA LINEA DI MONS.
BETORI: BENE L’INTERVENTO DEL
PRESIDENTE
NAPOLITANO SULL’ATTENZIONE ALLE RAGIONI DELLA CHIESA MA RESTA DA VEDERE COME
POSSA ESSERE TROVATA L’AUSPICATA SINTESI
In Italia, forse già oggi la Camera voterà le mozioni
sulla famiglia e sulle unioni di fatto. E’ stato infatti
raggiunto un accordo tra maggioranza e opposizione per proseguire in modo spedito nell'esame dei lavori all'ordine del
giorno dell'Assemblea. Prosegue intanto
il dibattito sull’argomento: se ne è parlato anche stamani a Roma durante la
presentazione del volume “Famiglie e convivenze. Nuove tensioni nella società
italiana” a cura di Francesco D’Agostino e Luisa Santolini,
su iniziativa della Fondazione Sublacense Vita e
famiglia. C’era per noi Debora Donnini:
**********
La difesa della famiglia fondata sul matrimonio,
affrontata da un punto di vista antropologico, storico, sociologico, giuridico
e psicologico. E mentre cresce in Italia il confronto politico sul
riconoscimento giuridico alle coppie di fatto, questo libro intende essere uno
strumento per conoscere più da vicino le ragioni per cui difendere la famiglia
fondata sul matrimonio, ragioni che non sono solo dei cattolici. La storica Lucetta Scaraffia ha
sottolineato che con il riconoscimento giuridico alle unioni di fatto, si sta
operando una trasformazione strutturale e profonda della società ma bisogna
vederne anche le conseguenze. Nel libro si sottolinea come il matrimonio non è
motivato solo dall’amore ma da una volontà di fare acquistare al rapporto un
rilievo pubblico. Per la convivenza invece non c’è nessuna manifestazione di
volontà e meno che mai, c’è l’assunzione di un vincolo: i tratti caratteristici
sono infatti piena libertà e carattere assolutamente
privato. Che senso ha dunque, ci si chiede nel testo, chiedere che tali
rapporti siano disciplinati dal diritto? La vera questione sociale oggi è la
famiglia, si sottolinea ancora nel libro e dal modo in cui ci si orienta, a
considerare la famiglia nel vissuto quotidiano e nella società, dipenderà la
sopravvivenza o meno non solo della famiglia ma della stessa convivenza umana,
con quelle leggi e quelle regole che il mondo occidentale, attraverso un cammino
di secoli, ha costruito.
Debora Donnini, Radio Vaticana.
**********
In un’intervista rilasciata ieri sera al TG1 il direttore
della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi ha
commentato, in linea con le dichiarazioni del segretario generale della CEI,
mons. Giuseppe Betori, le parole del presidente
Giorgio Napolitano che aveva auspicato sulla questione una sintesi tra le posizioni
della Chiesa e della politica. Ascoltiamo le parole di padre
Federico Lombardi:
**********
“L’intervento del presidente Napolitano è certamente molto
apprezzabile, dimostra la grande attenzione per le posizioni del
Santo Padre da lui già più volte manifestata, e incoraggia ad un
atteggiamento di dialogo e di rispetto che non è sempre presente nell’attuale
dibattito politico. Invita alla ricerca di una visione ampia sui problemi della
società, con grande sensibilità verso le preoccupazioni espresse dalle autorità
della Chiesa, riconoscendone la legittimità e il fatto che sono profondamente
motivate e mosse dalla ricerca del bene comune della società e nel caso
specifico della società italiana. Rimane da vedere
come possa essere trovata nel dialogo la auspicata sintesi, coinvolgendo le diverse
componenti della comunità politica e sociale italiana, e in modo che le
posizioni manifestate dalle autorità della Chiesa in Italia siano tenute nel
conto dovuto”.
**********
ACCESE
POLEMICHE NEL REGNO UNITO SULLA LEGGE
CHE
APRE L’ADOZIONE ALLE COPPIE GAY ED OBBLIGA ANCHE
LE
AGENZIE CATTOLICHE A RISPETTARE LA NORMATIVA
- Ai
nostri microfoni il cardinale Cormac Murphy-O’Connor -
Polemiche e scontro aperto nel Regno Unito sulla controversa
Legge - in vigore dal prossimo aprile – che permetterà alle coppie omosessuali
di adottare i minori. Dura la condanna della Chiesa cattolica. Il servizio di
Roberta Gisotti.
**********
Non solo gli omosessuali potranno adottare bambini – ma secondo l’indicazione del Premier Tony Blair
– potranno servirsi anche delle Agenzie cattoliche, ben
In una lettera fatta recapitare una decina di giorni fa al
capo dell’esecutivo, l’Episcopato cattolico aveva paventato la chiusura delle
sue Agenzie per l’adozione, se queste non fossero state esentate per ovvi motivi
confessionali dal rispetto di tale legge. Per tutta risposta, lunedì scorso, Blair ha annunciato che non vi saranno eccezioni per alcun
soggetto, a tutela della legge che vieta discriminazioni
ai danni delle coppie omosessuali. Unica concessione la proroga alla fine del
2008 per adeguarsi alla nuova normativa.
Tra gli oppositori politici del Partito conservatore Ann Widdecombe, osserva che forse
Blair si illude che 21 mesi basteranno alla Agenzie cattoliche per cambiare idea, o forse vuole
solo prendere tempo per rafforzare l’ala liberale e secolarista
dei laburisti, in attesa che le Agenzie cattoliche - costrette a chiudere –
trasferiscano il loro bagaglio di esperienze positive a quelle laiche. Unica speranza
il voto in Parlamento annunciato da Blair il prossimo
mese. Ma i conti sarebbero tutti a suo favore.
Ci chiede se la politica nel Regno Unito, e non solo, stia
forzando il comune sentire dei cittadini, se nel Rapporto Italia 2007 gli
italiani si esprimono all’80 per cento contro l’adozione alle coppie
omosessuali. Intanto nel Regno Unito il cardinale Cormac
Murphy-O’Connor, presidente della Conferenza
episcopale d’Inghilterra e del Galles ha espresso profonda “delusione” per il
rifiuto opposto dal premier Blair. Ascoltiamo la sua
voce al microfono di Phlippa Hitchen:
R. – CLEARLY, THE CATHOLIC CHURCH…
Chiaramente
**********
LE
SFIDE DELLA CHIESA IN EUROPA: INTERVISTA CON IL CARDINALE
PETER
ERDÖ, PRIMATE D’UNGHERIA E NUOVO PRESIDENTE DEL
CONSIGLIO
DELLE
CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA
Il cardinale Peter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest
e Primate d’Ungheria, è il nuovo presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali
d’Europa (CCEE). Per il cardinale Erdö, che subentra
al vescovo svizzero mons. Amèdèe Grab,
“il Consiglio deve tenere davanti agli occhi l'unità culturale e spirituale
dell'intero Continente, che è un legame molto forte tra i popoli, sia dentro che
fuori dall'Unione". Da qui la sfida di maggior
impegno per la nuova evangelizzazione dell’Europa, come spiega il porporato
nell’intervista rilasciata a Luca Collodi.
**********
R. – E’ un problema centrale, perché ci sono delle masse
nel nostro continente che non hanno abbandonato la fede cattolica, che non sono
ostili nei confronti del cristianesimo, ma che non hanno ricevuto nemmeno il
primo annuncio di Gesù Cristo. Quindi,
D. – Cardinale Erdö, proprio su
questo aspetto, quale potrà essere il cammino futuro dell’ecumenismo in
Europa?
R. – Proprio per la scoperta dell’intera realtà
dell’Europa, bisognerà mettere forte accento sui nostri rapporti con le Chiese
ortodosse. Dal 1° gennaio anche la Romania e la Bulgaria sono membri
dell’Unione Europea e questi due Paesi sono in maggioranza
ortodossi. Quindi, la Grecia non è ormai l’unico Paese a maggioranza
ortodossa all’interno dell’Unione. Questa esperienza è importante, perché per
esempio in Romania, la maggioranza del popolo è molto religiosa. Quindi,
bisogna vedere i valori, la realtà della vita cristiana in tutti questi Paesi e
non soltanto nell’Unione Europea, perché l’Europa è più grande dell’Unione. Il
problema del secolarismo nei Paesi ex comunisti ha un aspetto del tutto
speciale, perchè il comunismo ha lasciato dietro di sé un vuoto ideologico, un
vuoto culturale, una mancanza di valori nella società, per
cui diversi intellettuali e politici cercano di risvegliare, di
rinforzare le Chiese storiche dei loro popoli, non soltanto per convinzione
religiosa personale, ma anche per la preoccupazione di fronte alla criminalizzazione
dell’intera società, in mancanza di valori.
D. – Cardinale Erdö, restiamo
sul dibattito che riguarda i valori, un tema molto caro a Papa Benedetto XVI.
In Europa ci si interroga molto sul sostegno alla famiglia, fondata sul matrimonio.
A che punto siamo?
R. – Famiglia e matrimonio sono dei valori insostituibili.
Per questo bisogna conoscere, con tutti i metodi scientifici, la realtà
dell’essere umano, della società e del mondo, perché questa realtà oggettiva
esiste e la legislazione deve seguire i criteri della realtà, della verità e
deve riconoscere, deve proteggere l’istituto del matrimonio e della famiglia.
Penso che non siamo sul campo delle opinioni o delle preferenze personali, ma
nel contesto della realtà oggettiva. La stessa cosa vale anche per
l’apprezzamento della vita umana, al termine della vita. Riguardo alla
problematica dell’eutanasia nei diversi Paesi, che non appartengono ancora
all’Unione Europea, ho scoperto tra i cristiani
preoccupazione, nel caso di un’eventuale adesione, se si costringono
questi Paesi ad introdurre delle modifiche alle leggi che permettono
l’eutanasia o altre cose contrarie alla vita, che secondo la società di quel Paese
sono accettabili.
D. – Cardinale Erdö, l’Europa ha
una Costituzione di fatto bloccata dopo il voto di Francia e Olanda. In molti
strati sociali della popolazione europea, l’Europa non è percepita in senso
positivo. Cos’è secondo lei che impedisce un cammino naturale, che blocca
l’Europa, che non la fa accettare ai cittadini europei?
R. – Prima di tutto già il fatto che l’Unione Europea cerca di sostituire il concetto di Europa, mentre l’Europa
esiste senza l’Unione, esisteva ed esisterà e non coincide con l’Unione che è
un’organizzazione di Stati. Questo è già un punto di partenza. Poi c’è naturalmente c’è un insieme di valori
diversi, dichiarati o meno dichiarati, che all’inizio
sembravano comuni ai Paesi che costituiscono ora l’Unione Europea, tra i quali
per esempio la solidarietà, per non parlare della sussidiarietà,
etc. E invece i nuovi Paesi membri si sentono tutti delusi perché non sono
trattati in modo uguale, neppure sotto l’aspetto economico. Naturalmente questa
non è soltanto una cosiddetta colpa dell’Unione, è anche effetto di un’economia
molto libera che espone, alla concorrenza delle grandi società mondiali,
l’economia di questi Paesi che sono debolissimi dopo la liberazione dal comunismo,
di cui soprattutto il settore privato, interno, è debolissimo. Naturalmente la
questione di un documento costituzionale è un’altra cosa. L’importante è che
non sia una Costituzione ostile all’identità cristiana e ai valori che
riteniamo fondamentali secondo la nostra fede e secondo la legge della natura.
Nei testi sinora conosciuti c’erano anche degli elementi molto positivi ma è
necessario che i principi positivi dichiarati vengano anche messi in pratica
perchè poi le norme giuridiche scritte non hanno lo stesso valore in tutte le
società e bisogna rendersi conto della differenza del ruolo della legge in un
Paese e in un altro. In questo contesto sarebbe importante conoscersi meglio
anche nell’Unione Europea e rendersi conto della realtà sociale anche dei nuovi
Stati membri. Penso che le condizioni del movimento, della libertà di trasferimento
della gente possano contribuire a conoscerci meglio, però questo richiede tempo
sicuramente.
**********
HA
DEDICATO
ATTRAVERSO
UN METODO EDUCATIVO CHE PREDILIGE IL DIALOGO:
È SAN
GIOVANNI BOSCO, FONDATORE DEI SALESIANI,
DI CUI OGGI
-
Intervista con don Ezio Risatti -
Come ricordato oggi dal Papa,
**********
R. - Don Bosco mette subito in chiaro che ci sono due
sistemi fondamentali: uno è quello repressivo che consiste nel controllare e
punire chi si comporta male; l’altro è quello preventivo che consiste nel
formare le persone perché raggiungano la convinzione che conviene comportarsi nel modo giusto.
Difatti lui puntava sempre a formare onesti cittadini e buoni cristiani, cioè
quando la persona ha sperimentato il valore, ha sperimentato il piacere e la
gioia di comportarsi in una maniera buona, opportuna, valida, giusta, dopo la
persona resta da sola attaccata a questo comportamento. Dunque, il sistema
preventivo consiste nel “formare” e si appoggia su tre elementi: la ragione, la
religione e l’amorevolezza. La ragione, in particolare, vuol dire che si
dialoga, si discute, si spiega, si ragiona, vuol dire cioè considerare la
persona, l’altro, sia anche giovane, una persona capace di essere responsabile
di se stesso. Allora ecco che in questo dialogo la persona arriva a capire la
motivazione e a capire anche esattamente cos’è che deve fare.
D. – Proprio oggi che ricordiamo la figura di San Giovanni
Bosco, di quali suoi insegnamenti fare tesoro?
R. – Io credo della formazione completa dell’uomo, l’uomo
va formato in tutte le sue dimensioni. Don Bosco ha lavorato in una situazione
sociale molto dura: Torino aveva una situazione sociale esplosiva in quegli
anni e Don Bosco si è interessato della formazione professionale, insegnava un
mestiere, insegnava a fare il falegname, il fabbro, il calzolaio, il sarto e
così via, ma non si fermava lì; insegnava anche le relazioni sociali, insegnava
il modo di rapportarsi con gli altri, di discutere, di dialogare, insegnava la
musica, l’arte, il teatro. A dei giovani che avevano appena imparato a leggere
e a scrivere,
lui insegnava loro già l’arte. E poi, naturalmente, il piano spirituale, che fa
parte dell’uomo. Allora ecco che il ragazzo, il giovane, si rende conto che la
sua crescita è armonica ed è armonica proprio crescendo anche nella fede,
crescendo proprio nel rapporto con Dio. Crescendo nella fedeltà al Vangelo
matura in una crescita globale e quindi è contento.
**********
CONCLUSO
AD ADDIS ABEBA, IN ETIOPIA,
IL
VERTICE DELL’UNIONE AFRICANA
-
Intervista con Angelo Turco -
Ha chiuso i battenti ieri nella
capitale etiopica, Addis Abeba, l’ottavo vertice dell’Unione Africana. Tre
giorni di intensi colloqui tra capi di Stato e di Governo del continente africano,
ma anche di incontri con diverse delegazioni europee e americane sulle
principali emergenze di questa complessa area del mondo. Il summit si è
concluso con un vibrante appello alla collaborazione per l’invio di soldati di
pace africani in Somalia. Ma alla luce di quanto sviluppato in questo
appuntamento, dove andrà l’Africa nel prossimo futuro? Salvatore Sabatino lo ha
chiesto all’africanista Angelo Turco, docente di
geografia politica presso l’Università dell’Aquila:
**********
R. – L’Africa sta continuando a
perseguire alcune direttrici di fondo che le istanze panafricane,
e particolarmente l’Unione Africana, non cessano di ribadire in ogni occasione
come in questa circostanza. In modo particolare l’idea è di tentare di
trasformare l’attenzione per la Somalia in un evento
multilaterale visto che, fino ad ora, è stato un evento di carattere unilaterale,
sia per l’intervento unilaterale – e sottolineo – dell’Etiopia, sia per
l’intervento unilaterale degli Stati Uniti.
D. – L’Africa sta diventando,
dal punto di vista economico, un territorio di conquista soprattutto da parte della Cina. Lo dimostra un ulteriore viaggio del presidente
cinese Hu Jintao iniziato
oggi. Perché la Cina insiste proprio sull’Africa?
R. – La Cina
è sicuramente il protagonista emergente più vistoso e anche più solido e sviluppa
a tutto campo il suo discorso globalizzante e
l’Africa rappresenta evidentemente uno dei partner privilegiati della Cina in
questa fase. Ricordiamoci che questo viaggio è il terzo del presidente cinese
che avviene soltanto a tre mesi di distanza dal grande vertice Cina–Africa tenutosi a Pechino e riafferma la volontà di
Pechino di giocare su due tavoli: il primo è quello dei rapporti geo-politici e geo-strategici
complessivi. La Cina ha bisogno di alleati politici e
strategici e va a cercarli un po’ dappertutto, anche in Africa. Il secondo
tavolo è quello economico: la Cina ha una sete
inesauribile, a quanto pare, di petrolio e il petrolio africano è una posta in
gioco importantissima in questi anni che vede una competizione molto forte di
diverse potenze politiche ed economiche in Africa e la Cina evidentemente sta
conquistando una posizione privilegiata in questa direzione.
**********
IL
CONGOLESE THOMAS LUBANGA DYILO SARA’ IL PRIMO IMPUTATO IN UN PROCESSO DELLA
CORTE PENALE INTERNAZIONALE CREATA A ROMA NEL 2002:
E’
ACCUSATO DI AVER ARRUOLATO CENTINAIA DI BAMBINI SOLDATO
-
Intervista con Giusy Baioni -
Sarà un capo ribelle congolese
il primo imputato in un processo della Corte Penale Internazionale, creato a
Roma nel 2002 con il compito di punire i crimini di guerra. Thomas
Lubanga Dyilo è stato
rinviato a giudizio con l’accusa di avere arruolato forzatamente centinaia di
bambini soldato. Questo primo processo della Corte internazionale segna una
tappa importante nella lotta ai crimini commessi in tempo di guerra, ma trova i
suoi limiti nella precarietà politica degli stessi Paesi che escono da
conflitti, come
**********
R. – Thomas Lubanga
è agli arresti dal 2005, ma il suo movimento ribelle è, nel frattempo,
diventato partito politico ed è stato anche rappresentato alle elezioni. Si
tratta di un partito molto piccolo, che ha preso pochi voti. Ma, comunque, è un
primo segnale che potrebbe avere delle conseguenze, passare cioè ad un processo
a tutti i responsabili delle atrocità commesse in Congo negli anni scorsi.
Potrebbe allora diventare un terremoto politico vero e proprio.
D – Quindi si potrebbe dire che può avere degli effetti
importanti sul processo di riconciliazione?
R. – Forse è il punto più delicato di tutta la vicenda.
Ora sappiamo che il nuovo presidente eletto, Joseph
Kabila, è arrivato al ballottaggio con Jean-Pierre Bemba, entrambi arrivano da un passato militare e Jean Bemba è stato anche accusato
di aver commesso crimini di guerra. Ora è stato eletto senatore. In questa
situazione politica, quindi, si capisce bene che un qualsiasi movimento della
Corte Penale Internazionale potrebbe essere letto in chiave politica, potrebbe
essere interpretato come una ingerenza o potrebbe comunque
creare dei disordini, io credo.
D. – Cosa ha significato per il Congo
il crimine di cui è stato accusato Lubanga e cioè
quello di aver arruolato dei bambini soldato?
R. – Lo vedo come un segnale molto positivo, perché si
comincia almeno da qualche parte a voler lottare contro le impunità di cui
godono questi signori della guerra e lo si fa proprio
partendo dai bambini soldato e mettendo proprio al centro – se vogliamo – i più
deboli.
D. – Quanto è ancora vasto il fenomeno in Africa?
R. – Il fenomeno è purtroppo vasto e forse anche
difficilmente censibile. In Congo, ad esempio, risulta ora con il processo di
pacificazione il fenomeno si sia molto ridotto, ma non si può dire che si sia
del tutto estinto. Lo stesso vale per la situazione del Paese confinante,
l’Uganda, dove sappiamo che nel nord Uganda tantissimi bambini soldato sono
stati arruolati in questi anni.
D. – Qual è la loro sorte, una volta che riescono ad
uscire dall’ambito della guerriglia?
R. – Questi ragazzini crescono in maniera del tutto
deviata e quindi su di loro è necessario un lavoro psicologico molto lungo ed
approfondito. Spesso e volentieri vengono, tra l’altro, rifiutati dalle
famiglie di origine e quando loro tornano a casa si trovano la porta chiusa,
perché si sa cosa hanno fatto. Alcuni di loro, quando arrivano a compiere 18
anni, come unica scelta di vita, rientrano a far parte dell’esercito. E’
l’unica vita che hanno imparato a fare.
**********
31 gennaio 2007
REAZIONI
POSITIVE IN VIETNAM ALLA VISITA IN VATICANO DEL PRIMO MINISTRO
VIETNAMITA
NGUYEN TAN DUNG, LO SCORSO 25 GENNAIO
CITTÀ DI HO CHI MINH. = Ha suscitato commenti positivi tra
i cattolici vietnamiti la notizia della visita compiuta in Vaticano dal primo
ministro Nguyen Tan Dung, lo scorso 25 gennaio. È quanto riferisce AsiaNews. Lo stesso premier, secondo la stampa vietnamita,
ha sostenuto di voler stabilire pieni rapporti diplomatici con
LUTTO
NELL’EPISCOPATO CINESE: SI È SPENTO IL 4 GENNAIO MONS.
PIETRO PAOLO
LI PANSHI, VESCOVO DI KONGMOON. SI È SPESO PER
RICONCILIARE I CATTOLICI
E SI È
IMPEGNATO ANCHE PER LA FORMAZIONE DEI SACERDOTI
JIANGMEN. = È morto il 4 gennaio scorso
– ma solo ora ne è giunta notizia - mons. Pietro Paolo LI Panshi, vescovo di Kongmoon (Jiangmen), nella provincia di Guangdong,
nella Cina Continentale. Il presule aveva 95 anni ed era entrato nel seminario
di Macao nel 1922. Ordinato sacerdote nel ’44, per molti anni si è guadagnato
da vivere coltivando una piantagione di banane ed allevando conigli, senza mai
trascurare l’annuncio del Vangelo nel suo ambiente di lavoro. Soltanto nel
1981, dopo la Rivoluzione Culturale (1966-1976), ha potuto riprendere il suo
ministero pastorale e nel settembre dello stesso anno è stato consacrato vescovo.
Una delle sue principali preoccupazioni pastorali è stata l’opera di
riconciliazione fra i cattolici. Era un uomo austero con se stesso, sempre
affabile e ospitale con gli altri. I pochi risparmi della sua vita molto
frugale li ha devoluti alla formazione del clero, altro compito al quale il
presule ha dedicato le proprie premure fra enormi difficoltà. La diocesi di Jiangmen conta, attualmente, circa 20 mila cattolici,
sparsi nelle città di Foshan, Jiangmen
e Zhongshan, e nelle 20 contee della campagna. Per seguire
pastoralmente le comunità dei cattolici, i sacerdoti
- due anziani e sei giovani - devono parlare tre lingue: il cantonese, l’hacca e il mandarino, oltre a dialetti locali. I funerali di
mons. LI Panshi sono stati celebrati da mons.
Giuseppe Liao Hongqing,
vescovo di Kaying, (Meixian/Meizhou), alla presenza di un migliaio di cattolici e di
non pochi rappresentanti delle autorità civili. La salma è stata tumulata nel
cimitero cattolico di Zhongshan. (T.C.)
I VESCOVI DELLA
REPUBBLICA CECA REPLICANO ALLE ACCUSE SUI PRETI
COLLABORAZIONISTI DELL’EX REGIME COMUNISTA:
LA CHIESA È STATA PERSEGUITATA E MOLTI SACERDOTI
HANNO PAGATO
A CARO PREZZO
PRAGA.
= Anche nella Repubblica Ceca si riaccende il dibattito sui preti collaboratori
con il passato regime comunista. Secondo gli storici, durante gli anni delle
persecuzioni contro
ATTI VANDALICI CONTRO UNA CHIESA PROTESTANTE DELLA
CITTÀ DI SAMSUN,
IN TURCHIA. È GIÀ LA DODICESIMA AGGRESSIONE
NELL’ARCO DI TRE ANNI
SAMSUN. = Un gruppo
di vandali, domenica scorsa a Samsun, sulla
costa turca del Mar Nero, ha gettato pietre contro la chiesa protestante Agape,
frantumando i vetri di alcune finestre, per poi imbrattarne la facciata con
della vernice spray. È quanto scrive l’agenzia AsiaNews
riportando una notizia dell’agenzia Compass Direct,
che ha intervistato il responsabile della comunità, il pastore Orhan Picaklar. “Da tre anni, ha raccontato il pastore, la sua
chiesa è nel mirino di aggressioni - almeno 12 - ed intimidazioni, ricevute anche
per posta elettronica, con minacce di morte”. La chiesa di Agape ha subito atti
vandalici e minacce ed è stata oggetto di violente campagne mediatiche,
da quando, nel 2004, il sindaco di Atakum,
Adem Bektas, ha dichiarato
che non avrebbe mai permesso la costruzione di una chiesa nella sua
municipalità. Nel 2005 Agape è riuscita a registrarsi come associazione, ma lo
stigma sociale è ancora forte. Come Trabzon - città
dove è stato ucciso un anno fa don Andrea Santoro e da dove proviene il giovane
killer del giornalista armeno, Hrant Dink - anche Samsun è una zona
dove militano organizzazioni nazionaliste violente e fanatici religiosi. Qui,
il 2 luglio 2006, è stato accoltellato, ma non gravemente, padre Pierre Brunissen, il sacerdote cattolico
fidei donum che guidava la
chiesa locale. La comunità cristiana di Samsun è
composta per lo più da stranieri in città per lavoro, da persone delle ex
repubbliche sovietiche e da qualche giapponese. (T.C.)
UNA
DELEGAZIONE DI LEADER RELIGIOSI EBREI, CRISTIANI E MUSULMANI
HA
INCONTRATO LUNEDÌ IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO CONDOLEEZZA RICE
PER
CHIEDERE AGLI STATI UNITI UN MAGGIORE SOSTEGNO
PER LA
PACE IN MEDIO ORIENTE
WASHINGTON. = La pace è “essenziale per la fede” nelle tre
tradizioni religiose dell’ebraismo, del cristianesimo e dell’islam e gli Stati
Uniti hanno “una responsabilità ineludibile e un
ruolo indispensabile per fornire una leadership creativa e determinata
per costruire una pace giusta in Medio Oriente”. Ha voluto ribadirlo una
delegazione di rappresentanti delle tre religioni monoteistiche incontrando
lunedì scorso il segretario di Stato degli Stati Uniti, Condoleezza
Rice. Scopo del colloquio chiedere un maggiore
sostegno statunitense per la pace in Medio Oriente. La dichiarazione, riferisce
l’agenzia ZENIT, era stata già resa pubblica nel documento “Pace Arabo-Israeliana-Palestinese:
dalla Crisi alla Speranza”, firmato il mese scorso da trentacinque leader
ebrei, cristiani e musulmani. Tra i rappresentanti religiosi
che hanno preso parte alla riunione con la Rice
figuravano il cardinale Theodore McCarrick,
già arcivescovo di Washington; il vescovo Mark Hanson, presidente della Chiesa evangelica luterana; il
vescovo Katherine Jefferts Schori, presidente della Chiesa episcopale; il rabbino Paul Menitoff, vicepresidente
esecutivo emerito della Conferenza centrale di rabbini; Sayyid
Muhammad Syeed, direttore
nazionale della Società islamica; l’imam Yahya Hendi, dell’università di Georgetown. In una lettera al segretario Rice, i leader
religiosi chiedevano di poterla incontrare e riconoscevano il suo “impegno
personale nella creazione di uno Stato palestinese realistico, indipendente e
democratico accanto allo Stato di Israele, con sicurezza e pace per entrambi i
popoli”. (T.C.)
MONGOLIA:
A DARKHAN, LA PRIMA COMUNITA’ CATTOLICA FUORI LE MURA DELLA
CAPITALE
ULAAN BATAAR. A DEDICARSI ALLA SUA CURA
PASTORALE
I MISSIONARI SALESIANI
ULAAN BATAAR.= È stata aperta, in questi giorni, a Darkhan, in Mongolia, la prima parrocchia cattolica fuori
le mura di Ulaan Bataar, la
capitale del Paese. La nuova comunità,
riferisce l’agenzia Asia News, nata nella seconda città della Mongolia, a 80
chilometri dal confine russo, è stata accolta con favore anche dal governo
comunista. La parrocchia, curata dai missionari salesiani e composta da 22 catecumeni e 23 fedeli che saranno battezzati la
prossima Pasqua, punta a dare nuove opportunità ai giovani e a fornire una assistenza
spirituale utile alla loro vita. “Con la preghiera e la missione – ha affermato
il parroco padre James Cheruvathur
– quella che sta nascendo è la terza comunità salesiana in Mongolia. Siamo i
primi ad uscire dalla capitale per venire in missione qui. Il popolo mongolo –
ha aggiunto – è semplice di cuore, ma molto povero. Abbiamo il dovere di assisterli
spiritualmente”. A Darkhan nessuno conosce il cattolicesimo ma, i missionari salesiani hanno iniziato a
diffondere il messaggio evangelico parlando con persone di tutte le età,
soprattutto con i più giovani. I mongoli sono circa 3 milioni, di cui oltre la metà buddisti, mentre i cattolici sono poche
centinaia, e il loro numero è pari all’1,5 per cento della popolazione. (A.D.F.)
“VOLTI
DELL’ISLAM POST-MODERNO”: È IL TITOLO DEL LIBRO PRESENTATO IERI A
ROMA
CHE VUOLE FACILITARE LA CONOSCENZA DELLA COMPLESSA REALTÀ RELIGIOSA,
CULTURALE,
GIURIDICA ED ANTROPOLOGICA DELLA FEDE CORANICA
- A
cura di Luis Badilla -
**********
ROMA. = Il libro è stato definito più volte una “ricerca
severa e onesta che approfondisce una questione che ormai coinvolge
direttamente l’Europa”, al cui interno, di fatto, 17 milioni di musulmani
giustificano l’uso dell’espressione “islamismo europeo”. Scritto da Boutros Naaman, docente di Lingua
e Letteratura Araba presso la Scuola di Interpreti
e Traduttori di Maddaloni, in provincia di Caserta, e
da padre Edoardo Scognamiglio, docente di Dialogo interreligioso presso la Pontificia
Università Urbaniana, “Volti dell’Islam
post-moderno”, questo il titolo del volume pubblicato dalla Urbaniana
University Press, illustra la complessa realtà religiosa, culturale, giuridica
nonché antropologica della fede coranica sempre più
diffusa nel Vecchio Continente. I flussi migratori prevedibili consentono di
prospettare una maggiore presenza di musulmani in Europa al punto che l’odierna
realtà, non più quella del 1950 quando gli islamici
erano circa 800 mila, è chiamata a fare i conti con l’Islam e, soprattutto, con
i singoli credenti che nella loro pratica religiosa si differenziano fortemente
a seconda delle loro provenienze geografiche e linguistiche. Questa diversità
di espressione della fede coranica, più volte
sottolineata sia nel libro presentato ieri, sia negli interventi degli
analisti, obbliga anzitutto allo studio approfondito di tale complessità, sia
che si tratti di percorrere la strada del dialogo
interreligioso, teologico, sia che si privilegi quello più antropologico
centrato soprattutto sull’uomo. Due le difficoltà sottolineate: da un lato,
secondo il teologo musulmano Adnane Mokrani, l’Islam difficilmente potrebbe essere collocato
nell'ambito della cosiddetta post-modernità, poiché
ancora non ha compiuto il suo cammino all'interno della modernità. Dall’altra
parte esiste la questione della “laicità”, concetto estraneo ai tanti volti
dell’Islam, realtà che ostacola notevolmente il dialogo con l’Occidente che da
secoli separa e difende, nel rispetto delle reciproche autonomie, la realtà
temporale da quella religiosa. Il dialogo, comunque, è la via maestra: si può e
si deve dialogare per conoscersi meglio reciprocamente, anche quando le
diversità restano. Infine, analisti e autori presenti al dibattito, hanno
voluto ribadire - citando parole del prof. Mokrani -
la “grande speranza e prospettiva che si apre al dialogo islamo-cristiano
se, per esempio, in Europa e altrove, si cominciasse a lavorare insieme
seguendo le tracce di due realtà oggi prioritarie per l'umanità: uguaglianza e
giustizia”.
**********
=======ooo=======
31 gennaio 2007
- A cura di Amedeo
Lomonaco -
In Iraq, uomini armati hanno
aperto il fuoco contro alcuni passanti nella zona est di Baghdad uccidendo
almeno dieci civili. Altre quattro persone sono morte, poi, per l’esplosione di
due ordigni a Baghdad e a Mossul. Il governo americano
ha aperto intanto un’inchiesta per stabilire se ci sia
la mano dell’Iran dietro l’attacco condotto lo scorso 20 gennaio da ribelli
contro una base statunitense a Kerbala.
E in Iran il governo di Teheran
ha condannato gli attentati avvenuti ieri, ultimo giorno della festa musulmana
dell’Ashura, in Iraq e in Pakistan. L’esecutivo
iraniano ha definito in particolare “anti islamici
gli attacchi” che ieri hanno causato in Iraq oltre 50 morti. La Repubblica
islamica ha anche accusato Stati Uniti e Israele di
aver ispirato le azioni terroristiche durante l’Ashura.
Sei poliziotti e un civile sono rimasti uccisi per la
deflagrazione di una bomba esplosa nella zona orientale dello Sri Lanka. L’ordigno è stato innescato a distanza nei pressi
dell’Università di Batticaloa, al passaggio di un
mezzo militare. Il ministro della Difesa dello Sri Lanka
ha accusato i ribelli delle Tigri Tamil
dell’attentato. L’azione terroristica non è stata ancora rivendicata.
Nonostante la tregua siglata nel 2002, la zona settentrionale e orientale del
Paese, controllata da insorti Tamil, continua ad
essere teatro di attacchi e scontri.
Gli Stati Uniti hanno deciso lo stanziamento
di oltre 86 miliardi di dollari per finanziare le forze di sicurezza fedeli al
presidente palestinese Abu Mazen.
Questa somma – ha detto il portavoce della Sicurezza nazionale americana –
servirà a “costruire la forza di sicurezza legittima, aiutare a mantenere la
legge e l’ordine a Gaza e in Cisgiordania”. Nei Territori Palestinesi, intanto,
il portavoce del governo ha rivelato che sono stati rilasciati
tutti i militanti di Hamas e Fatah rapiti nei giorni
scorsi durante gli scontri tra sostenitori delle due fazioni.
La capacità nordcoreana
di sviluppare ordigni nucleari rappresenta una “minaccia” per gli interessi
russi. Lo ha detto il capo negoziatore russo ai colloqui a sei sul controverso
programma nucleare di Pyongyang. Ai negoziati, che
dovrebbero riprendere il prossimo 8 febbraio a Pechino, partecipano le due Coree,
la Russia, la Cina, gli Stati Uniti e il Giappone.
Prosegue in Russia il
dibattito per un’eventuale modifica al divieto costituzionale di due mandati
consecutivi per il presidente. Il provvedimento impedisce attualmente al capo
di Stato, Vladimir Putin, di ricandidarsi
nel 2008. Oggi il presidente della Corte costituzionale ha bocciato la proposta
avanzata dal vice ministro della Giustizia che chiedeva di modificare i tempi
dell’incarico presidenziale.
La magistratura tedesca ha spiccato un ordine di
cattura per 13 persone coinvolte nel rapimento di un cittadino tedesco
organizzato dalla CIA. L’uomo sequestrato è Khaled al
Masri, cittadino tedesco nato in Kuwait rilasciato
nel 2004 dopo essere stato detenuto in carceri statunitensi in Iraq e in
Afghanistan. Lo scorso 4 dicembre, in un’intervista al
quotidiano Washington Post, i vertici della CIA hanno ammesso l’errore
di persona in alcune operazioni. Tra le persone fermate per errore c’è anche Khaled al Masri.
Otto persone sono state
arrestate a Birmingham nel quadro della legge antiterrorismo. La polizia si è
limitata a comunicare che sono state fermate perchè sospettate “di aver ordinato,
preparato o organizzato azioni terroristiche”. Le
fonti non hanno precisato nomi e reati commessi dalle persone arrestate.
Il Regno Unito non appoggia la moratoria internazionale
sulla pena di morte sostenuta dall’Italia perché non ritiene sia questo il
momento migliore per iniziative di questo tipo. E’ quanto hanno riferito
diplomatici britannici al quotidiano ‘Independent’.
Non è la prima volta che il governo di Tony Blair
respinge il progetto di promuovere all’ONU una moratoria sulla pena capitale.
Già nel 1999 il ‘no’ dell’esecutivo di Londra fece
naufragare la proposta a New York.
E’ cominciata ufficialmente oggi, in Portogallo, la
campagna elettorale per il referendum, che si terrà l’11 febbraio, sul tema
dell’aborto. Agli elettori si chiede di accettare una totale depenalizzazione o
liberalizzazione dell’interruzione volontaria della gravidanza per libera
decisione della donna, entro dieci settimane dal concepimento. Il servizio di
Riccardo Carucci:
**********
Il primo ministro socialista, José Sócrates, ha aperto la campagna esortando a
votare ‘sì’ per mettere fine al problema degli aborti clandestini in
Portogallo. Ma la campagna, in realtà, è già in atto da vari giorni; domenica,
per esempio, i promotori del ‘no’ hanno organizzato
una grande manifestazione a Lisbona, alla quale hanno preso parte decine di migliaia
di persone. Attualmente, il codice penale portoghese punisce l’aborto con una
pena massima di 3 anni per la donna e fra due e otto anni per chi pratica
l’intervento. Ma i processi per aborto sono rari e, in pratica, nessuna donna è
detenuta in prigione per questo reato. D’altra parte, è in vigore una legge del
1984 che autorizza l’aborto in determinate circostanze: grave pericolo per la
donna, malformazione del feto, stupro. Questa legge viene
tuttavia interpretata in modo molto restrittivo. I sondaggi fanno prevedere la
vittoria del ‘sì’. L’ultimo dà un 54 per cento di
preferenze al ‘sì’, sia pure in calo nelle ultime
settimane, e un 33 per cento al ‘no’. Tuttavia, un simile referendum si tenne
nel giugno del 1998 e contro le previsioni il ‘no’
vinse, anche se di strettissima misura. La campagna elettorale è condotta dai
partiti e da movimenti civici, una quindicina per il ‘no’
e cinque per il ‘sì’. La Chiesa cattolica è ovviamente contraria ad ogni
attentato contro la vita umana. Per i difensori del ‘no’
la vita umana deve essere rispettata fin dall’inizio e la soluzione sta in un
maggior appoggio alle madri e ai bambini con adeguate campagne di educazione
sessuale.
Da Lisbona, per la Radio Vaticana, Riccardo Carucci.
**********
Si terranno il prossimo 7 marzo le elezioni
per il Parlamento dell’Irlanda del Nord. Ad
annunciarlo, ieri a Londra, il premier britannico, Tony Blair,
ed il primo ministro irlandese Bertie Ahern. I due leader hanno anche espresso soddisfazione per
la “storica decisione” del Sinn Fein
di riconoscere la polizia dell’Ulster. “La strada – hanno dichiarato
congiuntamente - è ormai spianata verso il rilancio delle strutture di
autogoverno”.
Il premier basco Ibarretxe
è comparso in tribunale come imputato per aver ricevuto ufficialmente la
direzione del partito illegale Batasuna. Ieri erano
già stati interrogati dirigenti di Batasuna, fra cui
il leader Otegi: tutti si erano rifiutati di
rispondere al giudice. L’accusa sostiene che con l’adesione a Batasuna, Ibarretxe ha infranto
la legge essendo il partito basco considerato illegale. Nei giorni scorsi,
decine di migliaia di persone hanno marciato a Bilbao in favore di Ibarretxe.
In Francia Nicolas Sarkozy
lascerà la guida del ministero dell’Interno il 9 aprile, quando inizierà la
campagna elettorale per le presidenziali. Il candidato dell’Unione per un
Movimento Popolare (UMP) ha anche annunciato stamani all’emittente ‘Europe 1’ che si dimetterà un mese e
mezzo prima del secondo turno elettorale fissato per il prossimo 6
maggio.
L’aumento globale delle temperature sarà quasi certamente
compreso tra 2°C e 4,5°C da qui alle soglie del XXII secolo. Lo prevede la
bozza del documento dei 500 esperti che, a Parigi, partecipano alla Conferenza
mondiale sul clima. Sono anche stati espressi preoccupazioni e timori per il
previsto aumento del carbone quale fonte energetica nei prossimi 20 anni. L’ampio ricorso a questa fonte si registra soprattutto in Cina, dove il carbone soddisfa circa il 78 per cento del fabbisogno elettrico
nazionale, con un incremento del consumo annuo di quasi il 14 per cento.
Agenti cinesi hanno ucciso una persona e aperto il fuoco
contro alcuni tibetani mentre cercavano di
oltrepassare il confine con il Nepal. E’ quanto denuncia un gruppo umanitario tibetano precisando che l’episodio risale allo scorso 30
settembre. Secondo il governo cinese, i poliziotti hanno sparato per
difendersi. Ma questa versione è smentita da un filmato girato da alcuni
alpinisti e diffuso su internet. Nel video si vedono poliziotti cinesi sparare
contro persone inermi.
Centinaia e centinaia di bambini
affollano le carceri della Cambogia e molti di loro sono vittime di violenze e
abusi. E’ quanto denunciano l’UNICEF e alcuni gruppi umanitari che hanno documentato
almeno 492 casi. Secondo l’UNICEF, i bambini accusati di reati sono obbligati,
molto spesso, a rilasciare false confessioni. Per l’UNICEF la situazione è
destinata a peggiorare perché la Cambogia è un Paese estremamente povero e con
una popolazione molto giovane: oltre il 50 per cento degli abitanti ha meno di
18 anni.
La televisione di Cuba ha trasmesso alcune immagini
dell’incontro, avvenuto lo scorso 29 gennaio, tra il presidente cubano, Fidel Castro, ed il capo di Stato venezuelano, Hugo Chavez. Nel filmato il
leader cubano appare in migliore forma fisica
rispetto al video precedente trasmesso ad ottobre. Dopo l’operazione all’intestino
dello scorso primo agosto, i poteri di Fidel Castro
sono stati trasferiti temporaneamente al fratello Raul.
TeleSur, la
rete televisiva finanziata da Venezuela, Bolivia, Uruguay, Cuba ed Argentina,
sbarca in Europa. Prima di maggio è previsto, infatti, che il segnale
dell’emittente arriverà oltre Oceano. Saranno anche aperte redazioni a Madrid e
a Londra. Il nostro scopo – spiega il presidente di TeleSur,
Andrés Izarra – è quello di
costituire “un’alternativa ai media del nord del
mondo”. “TeleSur - ha aggiunto Izarra
- darà un’altra visione dell’America Latina, dall’America Latina e per
l’America Latina”.
Le autorità senegalesi hanno
reso noto che l’ex-presidente ciadiano, Hissène Habré, ricercato per
crimini di guerra e contro l’umanità, non potrà essere giudicato prima di tre anni.
Habré è accusato, in particolare, di aver ucciso e torturato migliaia di oppositori politici in Ciad.
Jamal Khalifa,
cognato di Osama Bin Laden, è stato ucciso in Madagascar da uomini armati. La
vittima era il proprietario di una miniera di pietre preziose. Il fratello di Jamal Khalifa ha detto alla
televisione ‘Al Arabiya’ di escludere che si sia trattato di “un omicidio politico”.
Dopo aver impiegato cinque anni di lavoro e speso 20
miliardi di dollari, la società Microsoft ha messo
ufficialmente in vendita ieri, in 70 Paesi, il suo nuovo sistema operativo
‘Windows Vista’. Le novità di questo software,
rispetto ad Windows XP, risiedono essenzialmente nel
suo aspetto. La nuova interfaccia mostra finestre tridimensionali, animazioni
ed effetti speciali che consentono
di individuare rapidamente applicazioni e programmi. Il sistema, dotato di antivirus e antispyware
integrati, permette anche di predeterminare quando, e per quanto tempo,
rendere accessibile l’utilizzo di Internet.
=======ooo=======