RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 31  - Testo della trasmissione di mercoledì 31 gennaio 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

I Santi sono uomini come noi e la loro santità è frutto di pentimento e capacità di ricominciare dopo il peccato: lo ha detto Benedetto XVI all’udienza generale. Nella memoria di San Giovanni Bosco il Papa incoraggia i giovani a seguire l’esempio del Santo  vivendo in modo autentico la vocazione cristiana

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

In Italia, forse già oggi la Camera voterà le mozioni sulle unioni di fatto. Padre Federico Lombardi sulla linea di mons. Giuseppe Betori: bene l’intervento del presidente Giorgio Napolitano sull’attenzione alle ragioni della Chiesa ma rimane da vedere come possa essere trovata nel dialogo l’auspicata sintesi

 

Accese polemiche nel Regno Unito sulla legge che apre l’adozione alle coppie gay ed obbliga anche le agenzie cattoliche a rispettare la normativa: il commento del cardinale Cormac Murphy-O’Connor

 

Le sfide della Chiesa in Europa: intervista con il cardinale Peter Erdö, Primate d’Ungheria e nuovo presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa

 

La Chiesa ricorda oggi San Giovanni Bosco, il Santo dei giovani: ce ne parla don Ezio Risatti

 

Concluso ad Addis Abeba, in Etiopia, il Vertice dell’Unione Africana: intervista con Angelo Turco

 

Il congolese Thomas Lubanga Dyilo sara’ il primo imputato in un processo della Corte penale internazionale creata a Roma nel 2002: è accusato di aver arruolato centinaia di bambini soldato. Con noi, Giusy Baioni

 

CHIESA E SOCIETA’:

Reazioni positive in Vietnam alla visita in Vaticano del primo ministro vietnamita Nguyen Tan Dung, lo scorso 25 gennaio

 

Lutto nell’episcopato cinese: si è spento il 4 gennaio mons. Pietro Paolo Li Panshi, vescovo di Kongmoon

 

I vescovi della Repubblica Ceca replicano alle accuse sui preti collaborazionisti dell’ex regime comunista

 

Atti vandalici contro una chiesa protestante della città di Samsun, in Turchia

 

Una delegazione di leader religiosi ebrei, cristiani e musulmani ha incontrato  Condoleezza Rice per chiedere agli USA un maggiore sostegno per la pace in Medio Oriente

 

Mongolia: a Darkhan, la prima comunità cattolica fuori le mura della capitale Ulaan Bataar. A dedicarsi alla sua cura pastorale i missionari salesiani

 

“Volti dell’islam post-moderno”: è il titolo del libro presentato ieri a Roma per facilitare la conoscenza della complessa realtà del mondo musulmano

 

24 ORE NEL MONDO:

Cominciata in Portogallo la campagna elettorale per il referendum dell’11 febbraio sulla depenalizzazione dell’aborto

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

31 gennaio 2007

 

 

I SANTI SONO UOMINI COME NOI E LA LORO SANTITA’ E’ FRUTTO DI PENTIMENTO

E CAPACITA’ DI RICOMINCIARE DOPO IL PECCATO: LO HA DETTO BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA GENERALE, METTENDO IN LUCE L’IMPORTANZA DEL SERVIZIO

ALLA CHIESA DA PARTE DEI CREDENTI, CIASCUNO NEL SUO RUOLO

 

Dal Papa al credente più umile, ogni cristiano è un semplice servitore del Vangelo e della Chiesa. E tutti sono chiamati alla santità, perché anche tra i Santi c’erano dei contrasti e perché alla santità si arriva non attraverso una vita senza peccato ma attraverso la capacità di convertirsi dal peccato. Sono i due insegnamenti, sottolineati da lunghi applausi, che hanno caratterizzato l’udienza generale di Benedetto XVI, questa mattina in Aula Paolo VI davanti a 8 mila fedeli e dedicata alle figure di tre compagni di missione di San Paolo: Barnaba, Silvano e Apollo. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Tre apostoli, modelli di “disinteresse e generosità”, legati dal filo di essere stati, in tempi e modi diversi, collaboratori di San Paolo e dunque esempi di unità in una Chiesa che non fa differenze di dedizione nel servire il Vangelo e i suoi ministri. E quando i limiti umani generano problemi di comprensione anche negli apostoli più illuminati, questo diventa “consolante” perché mostra i Santi come uomini che hanno raggiunto una meta e non come un’elite di predestinati.

 

Intrecciando la sapienza del biblista con l’umanità più vera dei personaggi al centro della sua catechesi, Benedetto XVI ha messo in luce il profilo di Barnaba, Silvano e Apollo, compagni di San Paolo nelle sue prime missioni, ma anche uomini non immuni da problemi di rapporto, anche aspro, fra loro o nei confronti delle comunità che li ricevevano. Il caso più noto, ricordato dal Papa, è quello di Barnaba, il primo a dissipare i dubbi sulla conversione di Saulo nella diffidente comunità di Gerusalemme, il primo a condividere con Paolo un primo viaggio apostolico, ma anche il primo a scontrarsi con lui sulla presenza di Giovanni Marco nel secondo viaggio:

 

“Quindi ci sono anche tra Santi contrasti, discordie, controversie e questo a me appare molto consolante, perchè vediamo che i Santi non sono caduti dal cielo, ma erano uomini come noi, con problemi ed anche con peccati (applausi). Ma la santità consiste non nell’aver mai sbagliato o peccato, la santità cresce nella capacità di conversione, di pentimento, di disponibilità nel ricominciare e soprattutto nella capacità di riconciliazione e di perdono. Questo ci fa Santi e tutti possiamo imparare questo cammino di santità”.

 

Se Barnaba, con la sua iniziale disponibilità verso Saulo di Tarso, è stato colui che, ha osservato Benedetto XVI, “ha restituito Paolo alla Chiesa”, Sila o Silvano fu colui che affiancò Paolo, dopo la separazione da Barnaba, nei viaggi in Macedonia tra Filippi e Tessalonica. Viene considerato, ha spiegato il Papa, un “co-mittente”, insieme con Paolo e Timoteo, delle Lettere ai Tessalonicesi. Un dato, questo, per niente marginale:

 

“Anche questo mi sembra importante: Paolo non agisce da solista, da puro individuo, ma insieme a questi collaboratori nelnoi’ della Chiesa. Questo ‘io’ di Paolo non è unio’ isolato, ma un ‘io’ nel ‘noi’ della Chiesa, nel ‘noi’ della fede apostolica”.

 

Il terzo compagno di Paolo è Apollo, ebreo originario di Alessandria d’Egitto. Quando, dopo la conversione, giunge a Corinto per predicare il Vangelo, la sua abilità nell’annuncio suscita un tale apprezzamento che i cristiani di Corinto finiscono per opporlo ad altri membri della Chiesa. Un nuovo contrasto, dunque, che provoca la reazione di Paolo: “Sia io che Apollo – scrive – non siamo altro che diakonoi, cioè semplici ministri, attraverso i quali siete venuti alla fede”, ognuno con un “compito differenziato”. Anche qui, ha sottolineato Benedetto XVI, ne deriva un insegnamento che è insuperato:

 

“Questa parola vale anche oggi. Tutti, il Papa, i cardinali, i vescovi, i sacerdoti, i laici, siamo tutti umili ministri di Gesù. Serviamo per quanto possiamo il Vangelo secondo i nostri doni e preghiamo Dio perchè faccia crescere oggi il suo Vangelo, la sua Chiesa”.

 

Tra i saluti del Pontefice al termine delle catechesi nelle altre lingue, da segnalare l’esortazione rivolta dal Papa ai fedeli della Liguria, i cui vescovi sono da qualche giorno in Vaticano per la visita ad Limina:

 

“Cari amici, vi invito a prendere sempre più coscienza del vostro ruolo nella Chiesa. La fiaccola della fede, che avete ricevuto nel battesimo, va tenuta ben accesa con la preghiera e la pratica dei Sacramenti; essa deve risplendere nelle vostre parole e nel vostro esempio, per permettere a tutti di attingervi luce e spirituale calore. Questo comporta che rispondiate alle odierne sfide con una profonda spiritualità e una rinnovata audacia apostolica, riproponendo agli uomini e alle donne della nostra epoca il messaggio salvifico di Cristo nella sua interezza”.

 

Nel salutare i più giovani, poi, Benedetto XVI ha poi ricordato la figura di San Giovanni Bosco, nel giorno della sua festa liturgica. “Padre e maestro dei giovani, ai quali annunziò il Vangelo con instancabile ardore”, il suo esempio, ha detto il Pontefice, “incoraggi voi, cari ragazzi, a vivere in modo autentico la vocazione cristiana. Infine, durante il lungo congedo di Benedetto XVI dalla folla dell’Aula, un gruppo di pellegrini italiani della Val di Fiemme, in Trentino, ha offerto al Papa una statua lignea, di circa un metro di altezza, raffigurante San Benedetto Abate, realizzata dallo scultore Tiziano De Floriano, della Bottega Artistica Felix De Floriano.

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IL PAPA NOMINA L’ARCIVESCOVO COADIUTORE DI TERESINA, IN BRASILE

 

In Brasile, il Santo Padre ha nominato arcivescovo coadiutore di Teresina mons. Sérgio da Rocha, finora vescovo titolare di Alba e ausiliare di Fortaleza. Mons. Sérgio da Rocha è nato il 21 ottobre 1959 a Dobrada, diocesi di Jaboticabal, nello Stato di São Paulo. Ha ottenuto la licenza in Teologia Morale presso la Facoltà Teologica Nossa Senhora da Assunção, a São Paulo, e il dottorato nella medesima disciplina presso l'Accademia Alfonsiana di Roma. È stato ordinato sacerdote il 14 dicembre 1984 ed è stato consacrato vescovo l'11 agosto 2001.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - La catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

 

Servizio estero - In evidenza l'Iraq: si aggrava l'emergenza degli sfollati.

 

Servizio culturale - Per la rubrica "Incontri", Nadine Gordimer intervistata da Marco Testi.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema delle pensioni. 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

31 gennaio 2007

 

 

IN ITALIA, LA CAMERA  VOTA FORSE  OGGI  LE MOZIONI  SULLE  UNIONI DI FATTO.

PADRE LOMBARDI SULLA LINEA DI MONS. BETORI: BENE L’INTERVENTO DEL

PRESIDENTE NAPOLITANO SULL’ATTENZIONE ALLE RAGIONI DELLA CHIESA MA RESTA DA VEDERE COME POSSA ESSERE TROVATA L’AUSPICATA SINTESI

 

In Italia, forse già oggi la Camera voterà le mozioni sulla famiglia e sulle unioni di fatto. E’ stato infatti raggiunto un accordo tra maggioranza e opposizione per proseguire in modo  spedito nell'esame dei lavori all'ordine del giorno dell'Assemblea.  Prosegue intanto il dibattito sull’argomento: se ne è parlato anche stamani a Roma durante la presentazione del volume “Famiglie e convivenze. Nuove tensioni nella società italiana” a cura di Francesco D’Agostino e Luisa Santolini, su iniziativa della Fondazione Sublacense Vita e famiglia. C’era per noi Debora Donnini:

 

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La difesa della famiglia fondata sul matrimonio, affrontata da un punto di vista antropologico, storico, sociologico, giuridico e psicologico. E mentre cresce in Italia il confronto politico sul riconoscimento giuridico alle coppie di fatto, questo libro intende essere uno strumento per conoscere più da vicino le ragioni per cui difendere la famiglia fondata sul matrimonio, ragioni che non sono solo dei cattolici. La storica Lucetta Scaraffia ha sottolineato che con il riconoscimento giuridico alle unioni di fatto, si sta operando una trasformazione strutturale e profonda della società ma bisogna vederne anche le conseguenze. Nel libro si sottolinea come il matrimonio non è motivato solo dall’amore ma da una volontà di fare acquistare al rapporto un rilievo pubblico. Per la convivenza invece non c’è nessuna manifestazione di volontà e meno che mai, c’è l’assunzione di un vincolo: i tratti caratteristici sono infatti piena libertà e carattere assolutamente privato. Che senso ha dunque, ci si chiede nel testo, chiedere che tali rapporti siano disciplinati dal diritto? La vera questione sociale oggi è la famiglia, si sottolinea ancora nel libro e dal modo in cui ci si orienta, a considerare la famiglia nel vissuto quotidiano e nella società, dipenderà la sopravvivenza o meno non solo della famiglia ma della stessa convivenza umana, con quelle leggi e quelle regole che il mondo occidentale, attraverso un cammino di secoli, ha costruito.

 

Debora Donnini, Radio Vaticana.

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In un’intervista rilasciata ieri sera al TG1 il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi ha commentato, in linea con le dichiarazioni del segretario generale della CEI, mons. Giuseppe Betori, le parole del presidente Giorgio Napolitano che aveva auspicato sulla questione una sintesi tra le posizioni della Chiesa e della politica. Ascoltiamo le parole di padre Federico Lombardi:

 

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“L’intervento del presidente Napolitano è certamente molto apprezzabile, dimostra la grande attenzione per le posizioni del Santo Padre da lui già più volte manifestata, e incoraggia ad un atteggiamento di dialogo e di rispetto che non è sempre presente nell’attuale dibattito politico. Invita alla ricerca di una visione ampia sui problemi della società, con grande sensibilità verso le preoccupazioni espresse dalle autorità della Chiesa, riconoscendone la legittimità e il fatto che sono profondamente motivate e mosse dalla ricerca del bene comune della società e nel caso specifico della società italiana. Rimane da vedere come possa essere trovata nel dialogo la auspicata sintesi, coinvolgendo le diverse componenti della comunità politica e sociale italiana, e in modo che le posizioni manifestate dalle autorità della Chiesa in Italia siano tenute nel conto dovuto”.

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ACCESE POLEMICHE NEL REGNO UNITO SULLA LEGGE

CHE APRE L’ADOZIONE ALLE COPPIE GAY ED OBBLIGA ANCHE

LE AGENZIE CATTOLICHE A RISPETTARE LA NORMATIVA

- Ai nostri microfoni il cardinale Cormac Murphy-O’Connor -

 

Polemiche e scontro aperto nel Regno Unito sulla controversa Legge - in vigore dal prossimo aprile – che permetterà alle coppie omosessuali di adottare i minori. Dura la condanna della Chiesa cattolica. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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Non solo gli omosessuali potranno adottare bambini – ma secondo l’indicazione  del Premier Tony Blair – potranno servirsi anche delle Agenzie cattoliche, ben 13 in tutto il Regno Unito, che curano circa un quarto delle adozioni in questo Paese. Il dibattito si infuoca su una questione tanto delicata e complessa, che vede non solo la Chiesa cattolica schierarsi contro l’adozione alle coppie gay, pratica che apre scenari inquietanti sul piano sociale e soprattutto pone a rischio lo sviluppo psicofisico dei minori coinvolti, che già vivono situazioni di disagio e difficoltà, privati per le più svariate cause dei loro genitori naturali.

 

In una lettera fatta recapitare una decina di giorni fa al capo dell’esecutivo, l’Episcopato cattolico aveva paventato la chiusura delle sue Agenzie per l’adozione, se queste non fossero state esentate per ovvi motivi confessionali dal rispetto di tale legge. Per tutta risposta, lunedì scorso, Blair ha annunciato che non vi saranno eccezioni per alcun soggetto, a tutela della legge che vieta discriminazioni ai danni delle coppie omosessuali. Unica concessione la proroga alla fine del 2008 per adeguarsi alla nuova normativa.

        

Tra gli oppositori politici del Partito conservatore Ann Widdecombe, osserva che forse Blair si illude che 21 mesi basteranno alla Agenzie cattoliche per cambiare idea, o forse vuole solo prendere tempo per rafforzare l’ala liberale e secolarista dei laburisti, in attesa che le Agenzie cattoliche - costrette a chiudere – trasferiscano il loro bagaglio di esperienze positive a quelle laiche. Unica speranza il voto in Parlamento annunciato da Blair il prossimo mese. Ma i conti sarebbero tutti a suo favore.

 

Ci chiede se la politica nel Regno Unito, e non solo, stia forzando il comune sentire dei cittadini, se nel Rapporto Italia 2007 gli italiani si esprimono all’80 per cento contro l’adozione alle coppie omosessuali. Intanto nel Regno Unito il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, presidente della Conferenza episcopale d’Inghilterra e del Galles ha espresso profonda “delusione” per il rifiuto opposto dal premier Blair. Ascoltiamo la sua voce al microfono di Phlippa Hitchen:

 

R. – CLEARLY, THE CATHOLIC CHURCH…

Chiaramente la Chiesa cattolica condanna le discriminazioni nei confronti degli omosessuali. La Chiesa insegna che devono essere accettati con rispetto e sensibilità, ma, riguardo al problema delle adozioni, è abbastanza chiaro, per me e per i vescovi, che obbligare le agenzie cattoliche per legge ad accettare le richieste delle coppie omosessuali come potenziali genitori adottivi, sarebbe andare contro gli insegnamenti cattolici. Alle nostre agenzie viene richiesta l’approvazione dell’adozione per le coppie sposate e qualche volta anche per i single, purché incontrino davvero i bisogni dei bambini e purché l’adozione rientri davvero nel loro migliore interesse. Le nostre agenzie di adozione sono eccellenti riguardo ai bambini più vulnerabili,con problemi vari e disadattati, e penso che il governo e i servizi sociali traggano molto beneficio da questa collaborazione con la Chiesa cattolica.

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LE SFIDE DELLA CHIESA IN EUROPA: INTERVISTA CON IL CARDINALE

PETER ERDÖ, PRIMATE D’UNGHERIA E NUOVO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

DELLE CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA

 

Il cardinale Peter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest e Primate d’Ungheria, è il nuovo presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE). Per il cardinale Erdö, che subentra al vescovo svizzero mons. Amèdèe Grab, “il Consiglio deve tenere davanti agli occhi l'unità culturale e spirituale dell'intero Continente, che è un legame molto forte tra i popoli, sia dentro che fuori dall'Unione". Da qui la sfida di maggior impegno per la nuova evangelizzazione dell’Europa, come spiega il porporato nell’intervista rilasciata a Luca Collodi.

 

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R. – E’ un problema centrale, perché ci sono delle masse nel nostro continente che non hanno abbandonato la fede cattolica, che non sono ostili nei confronti del cristianesimo, ma che non hanno ricevuto nemmeno il primo annuncio di Gesù Cristo. Quindi, la Chiesa si trova largamente in una situazione, non tanto pastorale, quanto missionaria anche in Europa. Per quanto riguarda la secolarizzazione del nostro continente, alcuni pensavano, al momento del cambiamento politico di 16-17 anni fa, che la parte occidentale del continente fosse secolarizzata, mentre nella parte orientale fosse viva la religiosità popolare tradizionale. E’ una visione molto schematica che non risponde alla realtà, perché la parte orientale del continente è stata, anche se in modo brutale, trasformata intellettualmente e culturalmente durante i lunghi decenni del comunismo e quindi attualmente è almeno altrettanto secolarizzata della parte occidentale dell’Europa.

 

D. – Cardinale Erdö, proprio su questo aspetto, quale potrà essere il cammino futuro dell’ecumenismo in Europa?           

 

R. – Proprio per la scoperta dell’intera realtà dell’Europa, bisognerà mettere forte accento sui nostri rapporti con le Chiese ortodosse. Dal 1° gennaio anche la Romania e la Bulgaria sono membri dell’Unione Europea e questi due Paesi sono in maggioranza ortodossi. Quindi, la Grecia non è ormai l’unico Paese a maggioranza ortodossa all’interno dell’Unione. Questa esperienza è importante, perché per esempio in Romania, la maggioranza del popolo è molto religiosa. Quindi, bisogna vedere i valori, la realtà della vita cristiana in tutti questi Paesi e non soltanto nell’Unione Europea, perché l’Europa è più grande dell’Unione. Il problema del secolarismo nei Paesi ex comunisti ha un aspetto del tutto speciale, perchè il comunismo ha lasciato dietro di sé un vuoto ideologico, un vuoto culturale, una mancanza di valori nella società, per cui diversi intellettuali e politici cercano di risvegliare, di rinforzare le Chiese storiche dei loro popoli, non soltanto per convinzione religiosa personale, ma anche per la preoccupazione di fronte alla criminalizzazione dell’intera società, in mancanza di valori.

 

D. – Cardinale Erdö, restiamo sul dibattito che riguarda i valori, un tema molto caro a Papa Benedetto XVI. In Europa ci si interroga molto sul sostegno alla famiglia, fondata sul matrimonio. A che punto siamo?

 

R. – Famiglia e matrimonio sono dei valori insostituibili. Per questo bisogna conoscere, con tutti i metodi scientifici, la realtà dell’essere umano, della società e del mondo, perché questa realtà oggettiva esiste e la legislazione deve seguire i criteri della realtà, della verità e deve riconoscere, deve proteggere l’istituto del matrimonio e della famiglia. Penso che non siamo sul campo delle opinioni o delle preferenze personali, ma nel contesto della realtà oggettiva. La stessa cosa vale anche per l’apprezzamento della vita umana, al termine della vita. Riguardo alla problematica dell’eutanasia nei diversi Paesi, che non appartengono ancora all’Unione Europea, ho scoperto tra i cristiani preoccupazione, nel caso di un’eventuale adesione, se si costringono questi Paesi ad introdurre delle modifiche alle leggi che permettono l’eutanasia o altre cose contrarie alla vita, che secondo la società di quel Paese sono accettabili.

 

D. – Cardinale Erdö, l’Europa ha una Costituzione di fatto bloccata dopo il voto di Francia e Olanda. In molti strati sociali della popolazione europea, l’Europa non è percepita in senso positivo. Cos’è secondo lei che impedisce un cammino naturale, che blocca l’Europa, che non la fa accettare ai cittadini europei?

 

 

R. – Prima di tutto già il fatto che l’Unione Europea cerca di sostituire il concetto di Europa, mentre l’Europa esiste senza l’Unione, esisteva ed esisterà e non coincide con l’Unione che è un’organizzazione di Stati. Questo è già un punto di partenza.  Poi c’è naturalmente c’è un insieme di valori diversi, dichiarati o meno dichiarati, che all’inizio sembravano comuni ai Paesi che costituiscono ora l’Unione Europea, tra i quali per esempio la solidarietà, per non parlare della sussidiarietà, etc. E invece i nuovi Paesi membri si sentono tutti delusi perché non sono trattati in modo uguale, neppure sotto l’aspetto economico. Naturalmente questa non è soltanto una cosiddetta colpa dell’Unione, è anche effetto di un’economia molto libera che espone, alla concorrenza delle grandi società mondiali, l’economia di questi Paesi che sono debolissimi dopo la liberazione dal comunismo, di cui soprattutto il settore privato, interno, è debolissimo. Naturalmente la questione di un documento costituzionale è un’altra cosa. L’importante è che non sia una Costituzione ostile all’identità cristiana e ai valori che riteniamo fondamentali secondo la nostra fede e secondo la legge della natura. Nei testi sinora conosciuti c’erano anche degli elementi molto positivi ma è necessario che i principi positivi dichiarati vengano anche messi in pratica perchè poi le norme giuridiche scritte non hanno lo stesso valore in tutte le società e bisogna rendersi conto della differenza del ruolo della legge in un Paese e in un altro. In questo contesto sarebbe importante conoscersi meglio anche nell’Unione Europea e rendersi conto della realtà sociale anche dei nuovi Stati membri. Penso che le condizioni del movimento, della libertà di trasferimento della gente possano contribuire a conoscerci meglio, però questo richiede tempo sicuramente.

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HA DEDICATO LA SUA VITA AI GIOVANI VALORIZZANDO LA LORO PERSONALITÀ

ATTRAVERSO UN METODO EDUCATIVO CHE PREDILIGE IL DIALOGO:

È SAN GIOVANNI BOSCO, FONDATORE DEI SALESIANI,

 DI CUI OGGI LA CHIESA FA MEMORIA

- Intervista con don Ezio Risatti -

 

Come ricordato oggi dal Papa, la Chiesa oggi commemora la figura di San Giovanni Bosco, grande apostolo dei giovani. Sul modello di San Francesco di Sales ed ispirandosi ad un umanesimo cristiano, ha dato vita ad un metodo educativo che attinge motivazioni ed energie alle fonti della sapienza evangelica. Fondò i Salesiani, la Pia Unione dei Cooperatori salesiani e, insieme a Santa Maria Mazzarello, le Figlie di Maria Ausiliatrice. Della sua pedagogia un grande frutto è stato il cosiddetto “metodo preventivo”, nonché l’invito alla vera felicità insito nel detto: “State allegri, ma non fate peccati”. Il suo “metodo preventivo” viene applicato ancora oggi da diversi docenti in svariate strutture, come nella Scuola Superiore di Formazione Rebaudengo di Torino. Affiliata alla Pontificia Università Salesiana, in questi giorni ha inaugurato un nuovo corso di laurea sulla psicologia della comunicazione ed ha ricevuto gli auguri di Benedetto XVI e del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Tiziana Campisi ha chiesto al preside don Ezio Risatti, salesiano, in che cosa consiste il metodo preventivo di don Bosco:

 

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R. - Don Bosco mette subito in chiaro che ci sono due sistemi fondamentali: uno è quello repressivo che consiste nel controllare e punire chi si comporta male; l’altro è quello preventivo che consiste nel formare le persone perché raggiungano la convinzione che conviene comportarsi  nel modo giusto. Difatti lui puntava sempre a formare onesti cittadini e buoni cristiani, cioè quando la persona ha sperimentato il valore, ha sperimentato il piacere e la gioia di comportarsi in una maniera buona, opportuna, valida, giusta, dopo la persona resta da sola attaccata a questo comportamento. Dunque, il sistema preventivo consiste nel “formare” e si appoggia su tre elementi: la ragione, la religione e l’amorevolezza. La ragione, in particolare, vuol dire che si dialoga, si discute, si spiega, si ragiona, vuol dire cioè considerare la persona, l’altro, sia anche giovane, una persona capace di essere responsabile di se stesso. Allora ecco che in questo dialogo la persona arriva a capire la motivazione e a capire anche esattamente cos’è che deve fare.

 

D. – Proprio oggi che ricordiamo la figura di San Giovanni Bosco, di quali suoi insegnamenti fare tesoro?

 

R. – Io credo della formazione completa dell’uomo, l’uomo va formato in tutte le sue dimensioni. Don Bosco ha lavorato in una situazione sociale molto dura: Torino aveva una situazione sociale esplosiva in quegli anni e Don Bosco si è interessato della formazione professionale, insegnava un mestiere, insegnava a fare il falegname, il fabbro, il calzolaio, il sarto e così via, ma non si fermava lì; insegnava anche le relazioni sociali, insegnava il modo di rapportarsi con gli altri, di discutere, di dialogare, insegnava la musica, l’arte, il teatro. A dei giovani che avevano appena imparato a leggere e  a scrivere, lui insegnava loro già l’arte. E poi, naturalmente, il piano spirituale, che fa parte dell’uomo. Allora ecco che il ragazzo, il giovane, si rende conto che la sua crescita è armonica ed è armonica proprio crescendo anche nella fede, crescendo proprio nel rapporto con Dio. Crescendo nella fedeltà al Vangelo matura in una crescita globale e quindi è contento.

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CONCLUSO AD ADDIS ABEBA, IN ETIOPIA,

IL VERTICE DELL’UNIONE AFRICANA

- Intervista con Angelo Turco -

 

Ha chiuso i battenti ieri nella capitale etiopica, Addis Abeba, l’ottavo vertice dell’Unione Africana. Tre giorni di intensi colloqui tra capi di Stato e di Governo del continente africano, ma anche di incontri con diverse delegazioni europee e americane sulle principali emergenze di questa complessa area del mondo. Il summit si è concluso con un vibrante appello alla collaborazione per l’invio di soldati di pace africani in Somalia. Ma alla luce di quanto sviluppato in questo appuntamento, dove andrà l’Africa nel prossimo futuro? Salvatore Sabatino lo ha chiesto all’africanista Angelo Turco, docente di geografia politica presso l’Università dell’Aquila:

 

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R. – L’Africa sta continuando a perseguire alcune direttrici di fondo che le istanze panafricane, e particolarmente l’Unione Africana, non cessano di ribadire in ogni occasione come in questa circostanza. In modo particolare l’idea è di tentare di trasformare l’attenzione per la Somalia in un evento multilaterale visto che, fino ad ora, è stato un evento di carattere unilaterale, sia per l’intervento unilaterale – e sottolineo – dell’Etiopia, sia per l’intervento unilaterale degli Stati Uniti.

 

D. – L’Africa sta diventando, dal punto di vista economico, un territorio di conquista soprattutto da parte della Cina. Lo dimostra un ulteriore viaggio del presidente cinese Hu Jintao iniziato oggi. Perché la Cina insiste proprio sull’Africa?

 

R. – La Cina è sicuramente il protagonista emergente più vistoso e anche più solido e sviluppa a tutto campo il suo discorso globalizzante e l’Africa rappresenta evidentemente uno dei partner privilegiati della Cina in questa fase. Ricordiamoci che questo viaggio è il terzo del presidente cinese che avviene soltanto a tre mesi di distanza dal grande vertice Cina–Africa tenutosi a Pechino e riafferma la volontà di Pechino di giocare su due tavoli: il primo è quello dei rapporti geo-politici e geo-strategici complessivi. La Cina ha bisogno di alleati politici e strategici e va a cercarli un po’ dappertutto, anche in Africa. Il secondo tavolo è quello economico: la Cina ha una sete inesauribile, a quanto pare, di petrolio e il petrolio africano è una posta in gioco importantissima in questi anni che vede una competizione molto forte di diverse potenze politiche ed economiche in Africa e la Cina evidentemente sta conquistando una posizione privilegiata in questa direzione.

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IL CONGOLESE THOMAS LUBANGA DYILO SARA’ IL PRIMO IMPUTATO IN UN PROCESSO DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE CREATA A ROMA NEL 2002:

E’ ACCUSATO DI AVER ARRUOLATO CENTINAIA DI BAMBINI SOLDATO

- Intervista con Giusy Baioni -

 

Sarà un capo ribelle congolese il primo imputato in un processo della Corte Penale Internazionale, creato a Roma nel 2002 con il compito di punire i crimini di guerra. Thomas Lubanga Dyilo è stato rinviato a giudizio con l’accusa di avere arruolato forzatamente centinaia di bambini soldato. Questo primo processo della Corte internazionale segna una tappa importante nella lotta ai crimini commessi in tempo di guerra, ma trova i suoi limiti nella precarietà politica degli stessi Paesi che escono da conflitti, come la Repubblica Democratica del Congo. Stefano Leszczynski ha intervistato Giusy Baioni, esperta di Congo e membro dei Beati costruttori di pace:

 

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R. – Thomas Lubanga è agli arresti dal 2005, ma il suo movimento ribelle è, nel frattempo, diventato partito politico ed è stato anche rappresentato alle elezioni. Si tratta di un partito molto piccolo, che ha preso pochi voti. Ma, comunque, è un primo segnale che potrebbe avere delle conseguenze, passare cioè ad un processo a tutti i responsabili delle atrocità commesse in Congo negli anni scorsi. Potrebbe allora diventare un terremoto politico vero e proprio.

 

D – Quindi si potrebbe dire che può avere degli effetti importanti sul processo di riconciliazione?

 

R. – Forse è il punto più delicato di tutta la vicenda. Ora sappiamo che il nuovo presidente eletto, Joseph Kabila, è arrivato al ballottaggio con Jean-Pierre Bemba, entrambi arrivano da un passato militare e Jean Bemba è stato anche accusato di aver commesso crimini di guerra. Ora è stato eletto senatore. In questa situazione politica, quindi, si capisce bene che un qualsiasi movimento della Corte Penale Internazionale potrebbe essere letto in chiave politica, potrebbe essere interpretato come una ingerenza o potrebbe comunque creare dei disordini, io credo.

 

D. – Cosa ha significato per il Congo il crimine di cui è stato accusato Lubanga e cioè quello di aver arruolato dei bambini soldato?

 

R. – Lo vedo come un segnale molto positivo, perché si comincia almeno da qualche parte a voler lottare contro le impunità di cui godono questi signori della guerra e lo si fa proprio partendo dai bambini soldato e mettendo proprio al centro – se vogliamo – i più deboli.

 

D. – Quanto è ancora vasto il fenomeno in Africa?

 

R. – Il fenomeno è purtroppo vasto e forse anche difficilmente censibile. In Congo, ad esempio, risulta ora con il processo di pacificazione il fenomeno si sia molto ridotto, ma non si può dire che si sia del tutto estinto. Lo stesso vale per la situazione del Paese confinante, l’Uganda, dove sappiamo che nel nord Uganda tantissimi bambini soldato sono stati arruolati in questi anni.

 

D. – Qual è la loro sorte, una volta che riescono ad uscire dall’ambito della guerriglia?

 

R. – Questi ragazzini crescono in maniera del tutto deviata e quindi su di loro è necessario un lavoro psicologico molto lungo ed approfondito. Spesso e volentieri vengono, tra l’altro, rifiutati dalle famiglie di origine e quando loro tornano a casa si trovano la porta chiusa, perché si sa cosa hanno fatto. Alcuni di loro, quando arrivano a compiere 18 anni, come unica scelta di vita, rientrano a far parte dell’esercito. E’ l’unica vita che hanno imparato a fare.

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CHIESA E SOCIETA’

31 gennaio 2007

                  

REAZIONI POSITIVE IN VIETNAM ALLA VISITA IN VATICANO DEL PRIMO MINISTRO

VIETNAMITA NGUYEN TAN DUNG, LO SCORSO 25 GENNAIO

 

CITTÀ DI HO CHI MINH. = Ha suscitato commenti positivi tra i cattolici vietnamiti la notizia della visita compiuta in Vaticano dal primo ministro Nguyen Tan Dung, lo scorso 25 gennaio. È quanto riferisce AsiaNews. Lo stesso premier, secondo la stampa vietnamita, ha sostenuto di voler stabilire pieni rapporti diplomatici con la Santa Sede. Parlando di tali possibili rapporti, padre Peter, della parrocchia di Vuon Xoai ha sostenuto che “i cattolici vietnamiti hanno grande speranza che vengano stabiliti. Questo sarebbe un vantaggio per i cattolici. Sebbene ancora non ci siano relazioni diplomatiche, ogni anno la Chiesa locale e la Santa Sede esaminano molto bene il tema delle designazione o della nomina dei vescovi per la Chiesa vietnamita”. Un funzionario governativo, Tran, sottolinea che “il Vietnam ha rapporti diplomatici con più di 160 Paesi di tutto il mondo, così ora vuole e deve averli con il Vaticano. Specialmente per i cattolici vietnamiti è un sogno avere in Vietnam un diplomatico vaticano per la promozione della nostra cultura e della solidarietà fra le persone”. Il quotidiano Tuổi Trẻ ha definito storica questa prima visita di un capo del governo di Hanoi ad un Papa. Nell’articolo di Tuổi Trẻ si legge che “durante il colloquio, il primo ministro Nguyen Tan Dung ha sostenuto che il governo del Vietnam pone sempre attenzione ai rapporti diplomatici con la Chiesa cattolica. Le due parti hanno incontri annuali per scambiarsi opinioni sulle questioni rilevanti per la vita della Chiesa in Vietnam. Il Vietnam ritiene importante le relazioni”. (A.M.)

 

 

LUTTO NELL’EPISCOPATO CINESE: SI È SPENTO IL 4 GENNAIO MONS. PIETRO PAOLO

 LI PANSHI, VESCOVO DI KONGMOON. SI È SPESO PER RICONCILIARE I CATTOLICI

E SI È IMPEGNATO ANCHE PER LA FORMAZIONE DEI SACERDOTI

 

JIANGMEN. = È morto il 4 gennaio scorso – ma solo ora ne è giunta notizia - mons. Pietro Paolo LI Panshi, vescovo di Kongmoon (Jiangmen), nella provincia di Guangdong, nella Cina Continentale. Il presule aveva 95 anni ed era entrato nel seminario di Macao nel 1922. Ordinato sacerdote nel ’44, per molti anni si è guadagnato da vivere coltivando una piantagione di banane ed allevando conigli, senza mai trascurare l’annuncio del Vangelo nel suo ambiente di lavoro. Soltanto nel 1981, dopo la Rivoluzione Culturale (1966-1976), ha potuto riprendere il suo ministero pastorale e nel settembre dello stesso anno è stato consacrato vescovo. Una delle sue principali preoccupazioni pastorali è stata l’opera di riconciliazione fra i cattolici. Era un uomo austero con se stesso, sempre affabile e ospitale con gli altri. I pochi risparmi della sua vita molto frugale li ha devoluti alla formazione del clero, altro compito al quale il presule ha dedicato le proprie premure fra enormi difficoltà. La diocesi di Jiangmen conta, attualmente, circa 20 mila cattolici, sparsi nelle città di Foshan, Jiangmen e Zhongshan, e nelle 20 contee della campagna. Per seguire pastoralmente le comunità dei cattolici, i sacerdoti - due anziani e sei giovani - devono parlare tre lingue: il cantonese, l’hacca e il mandarino, oltre a dialetti locali. I funerali di mons. LI Panshi sono stati celebrati da mons. Giuseppe Liao Hongqing, vescovo di Kaying, (Meixian/Meizhou), alla presenza di un migliaio di cattolici e di non pochi rappresentanti delle autorità civili. La salma è stata tumulata nel cimitero cattolico di Zhongshan. (T.C.)

 

 

 

 

 

I VESCOVI DELLA REPUBBLICA CECA REPLICANO ALLE ACCUSE SUI PRETI

COLLABORAZIONISTI DELL’EX REGIME COMUNISTA:

LA CHIESA È STATA PERSEGUITATA E MOLTI SACERDOTI HANNO PAGATO

A CARO PREZZO LA PROPRIA FEDELTÀ

 

PRAGA. = Anche nella Repubblica Ceca si riaccende il dibattito sui preti collaboratori con il passato regime comunista. Secondo gli storici, durante gli anni delle persecuzioni contro la Chiesa in Cecoslovacchia, un sacerdote su dieci avrebbe avuto rapporti con la temuta polizia segreta comunista. Tra le personalità segna late  dai media locali in queste settimane, anche il presidente della Conferenza episcopale, mons. Jan Graubner, arcivescovo di Olomouc. I vescovi hanno affidato a una nota la replica alle accuse: “La Chiesa – affermano – è stata innanzitutto vittima e perseguitata”. Se è vero che alcuni suoi esponenti hanno collaborato, soprattutto per paura, molti sono stati coloro che hanno pagato a caro prezzo la propria fedeltà alla Chiesa. È singolare - osserva la nota - che i media e l’opinione pubblica, mentre si accaniscono contro persone che sono state per lo più vittime, tollerino invece la presenza in Parlamento degli eredi di quei tempi”. I vescovi cechi fanno inoltre notare che la Chiesa si è occupata da subito dei dossier dei sacerdoti collaborazionisti, costringendo personalità importanti a dimettersi. Nel 1990, un anno dopo la caduta del regime, l’episcopato cecoslovacco aveva poi organizzato un pellegrinaggio di purificazione al Santuario di Velehrad per tutti i colpevoli di spionaggio e i sacerdoti coinvolti sono stati sollecitati a più riprese a rendere pubblica la loro situazione e a chiedere perdono. “Quale categoria della popolazione ha fatto una cosa simile e così rapidamente?”, chiedono i vescovi che invitano in conclusione i media ad essere più cauti sulle informazioni contenute nei dossier della polizia segreta e a verificarne l’autenticità. (L.Z.)

 

 

ATTI VANDALICI CONTRO UNA CHIESA PROTESTANTE DELLA CITTÀ DI SAMSUN,

IN TURCHIA. È GIÀ LA DODICESIMA AGGRESSIONE NELL’ARCO DI TRE ANNI

 

SAMSUN. = Un gruppo di vandali, domenica scorsa a Samsun, sulla costa turca del Mar Nero, ha gettato pietre contro la chiesa protestante Agape, frantumando i vetri di alcune finestre, per poi imbrattarne la facciata con della vernice spray. È quanto scrive l’agenzia AsiaNews riportando una notizia dell’agenzia Compass Direct, che ha intervistato il responsabile della comunità, il pastore Orhan Picaklar. “Da tre anni, ha raccontato il pastore, la sua chiesa è nel mirino di aggressioni - almeno 12 - ed intimidazioni, ricevute anche per posta elettronica, con minacce di morte”. La chiesa di Agape ha subito atti vandalici e minacce ed è stata oggetto di violente campagne mediatiche, da quando, nel 2004, il sindaco di Atakum, Adem Bektas, ha dichiarato che non avrebbe mai permesso la costruzione di una chiesa nella sua municipalità. Nel 2005 Agape è riuscita a registrarsi come associazione, ma lo stigma sociale è ancora forte. Come Trabzon - città dove è stato ucciso un anno fa don Andrea Santoro e da dove proviene il giovane killer del giornalista armeno, Hrant Dink - anche Samsun è una zona dove militano organizzazioni nazionaliste violente e fanatici religiosi. Qui, il 2 luglio 2006, è stato accoltellato, ma non gravemente, padre Pierre Brunissen, il sacerdote cattolico fidei donum che guidava la chiesa locale. La comunità cristiana di Samsun è composta per lo più da stranieri in città per lavoro, da persone delle ex repubbliche sovietiche e da qualche giapponese. (T.C.)

 

 

UNA DELEGAZIONE DI LEADER RELIGIOSI EBREI, CRISTIANI E MUSULMANI

HA INCONTRATO LUNEDÌ IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO CONDOLEEZZA RICE

PER CHIEDERE AGLI STATI UNITI UN MAGGIORE SOSTEGNO

PER LA PACE IN MEDIO ORIENTE

 

WASHINGTON. = La pace è “essenziale per la fede” nelle tre tradizioni religiose dell’ebraismo, del cristianesimo e dell’islam e gli Stati Uniti hanno “una responsabilità ineludibile e un ruolo indispensabile per fornire una leadership creativa e determinata per costruire una pace giusta in Medio Oriente”. Ha voluto ribadirlo una delegazione di rappresentanti delle tre religioni monoteistiche incontrando lunedì scorso il segretario di Stato degli Stati Uniti, Condoleezza Rice. Scopo del colloquio chiedere un maggiore sostegno statunitense per la pace in Medio Oriente. La dichiarazione, riferisce l’agenzia ZENIT, era stata già resa pubblica nel documento “Pace Arabo-Israeliana-Palestinese: dalla Crisi alla Speranza”, firmato il mese scorso da trentacinque leader ebrei, cristiani e musulmani. Tra i rappresentanti religiosi che hanno preso parte alla riunione con la Rice figuravano il cardinale Theodore McCarrick, già arcivescovo di Washington; il vescovo Mark Hanson, presidente della Chiesa evangelica luterana; il vescovo Katherine Jefferts Schori, presidente della Chiesa episcopale; il rabbino Paul Menitoff, vicepresidente esecutivo emerito della Conferenza centrale di rabbini; Sayyid Muhammad Syeed, direttore nazionale della Società islamica; l’imam Yahya Hendi, dell’università di Georgetown. In una lettera al segretario Rice, i leader religiosi chiedevano di poterla incontrare e riconoscevano il suo “impegno personale nella creazione di uno Stato palestinese realistico, indipendente e democratico accanto allo Stato di Israele, con sicurezza e pace per entrambi i popoli”. (T.C.)

 

 

MONGOLIA: A DARKHAN, LA PRIMA COMUNITA’ CATTOLICA FUORI LE MURA DELLA

CAPITALE ULAAN BATAAR. A DEDICARSI ALLA SUA CURA

PASTORALE I MISSIONARI SALESIANI

 

ULAAN BATAAR.= È stata aperta, in questi giorni, a Darkhan, in Mongolia, la prima parrocchia cattolica fuori le mura di Ulaan Bataar, la capitale del Paese.  La nuova comunità, riferisce l’agenzia Asia News, nata nella seconda città della Mongolia, a 80 chilometri dal confine russo, è stata accolta con favore anche dal governo comunista. La parrocchia, curata dai missionari salesiani e composta da 22 catecumeni e 23 fedeli che saranno battezzati la prossima Pasqua, punta a dare nuove opportunità ai giovani e a fornire una assistenza spirituale utile alla loro vita. “Con la preghiera e la missione – ha affermato il parroco padre James Cheruvathur – quella che sta nascendo è la terza comunità salesiana in Mongolia. Siamo i primi ad uscire dalla capitale per venire in missione qui. Il popolo mongolo – ha aggiunto – è semplice di cuore, ma molto povero. Abbiamo il dovere di assisterli spiritualmente”. A Darkhan nessuno conosce il cattolicesimo ma, i missionari salesiani hanno iniziato a diffondere il messaggio evangelico parlando con persone di tutte le età, soprattutto con i più giovani. I mongoli sono circa 3 milioni, di cui oltre la metà buddisti, mentre i cattolici sono poche centinaia, e il loro numero è pari all’1,5 per cento della popolazione. (A.D.F.)

 

 

“VOLTI DELL’ISLAM POST-MODERNO”: È IL TITOLO DEL LIBRO PRESENTATO IERI A

ROMA CHE VUOLE FACILITARE LA CONOSCENZA DELLA COMPLESSA REALTÀ RELIGIOSA,

CULTURALE, GIURIDICA ED ANTROPOLOGICA DELLA FEDE CORANICA

- A cura di Luis Badilla -

 

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ROMA. = Il libro è stato definito più volte una “ricerca severa e onesta che approfondisce una questione che ormai coinvolge direttamente l’Europa”, al cui interno, di fatto, 17 milioni di musulmani giustificano l’uso dell’espressione “islamismo europeo”. Scritto da Boutros Naaman, docente di Lingua e Letteratura Araba presso la Scuola di Interpreti e Traduttori di Maddaloni, in provincia di Caserta, e da padre Edoardo Scognamiglio, docente di Dialogo interreligioso presso la Pontificia Università Urbaniana, “Volti dell’Islam post-moderno”, questo il titolo del volume pubblicato dalla Urbaniana University Press, illustra la complessa realtà religiosa, culturale, giuridica nonché antropologica della fede coranica sempre più diffusa nel Vecchio Continente. I flussi migratori prevedibili consentono di prospettare una maggiore presenza di musulmani in Europa al punto che l’odierna realtà, non più quella del 1950 quando gli islamici erano circa 800 mila, è chiamata a fare i conti con l’Islam e, soprattutto, con i singoli credenti che nella loro pratica religiosa si differenziano fortemente a seconda delle loro provenienze geografiche e linguistiche. Questa diversità di espressione della fede coranica, più volte sottolineata sia nel libro presentato ieri, sia negli interventi degli analisti, obbliga anzitutto allo studio approfondito di tale complessità, sia che si tratti di percorrere la strada del dialogo interreligioso, teologico, sia che si privilegi quello più antropologico centrato soprattutto sull’uomo. Due le difficoltà sottolineate: da un lato, secondo il teologo musulmano Adnane Mokrani, l’Islam difficilmente potrebbe essere collocato nell'ambito della cosiddetta post-modernità, poiché ancora non ha compiuto il suo cammino all'interno della modernità. Dall’altra parte esiste la questione della “laicità”, concetto estraneo ai tanti volti dell’Islam, realtà che ostacola notevolmente il dialogo con l’Occidente che da secoli separa e difende, nel rispetto delle reciproche autonomie, la realtà temporale da quella religiosa. Il dialogo, comunque, è la via maestra: si può e si deve dialogare per conoscersi meglio reciprocamente, anche quando le diversità restano. Infine, analisti e autori presenti al dibattito, hanno voluto ribadire - citando parole del prof. Mokrani - la “grande speranza e prospettiva che si apre al dialogo islamo-cristiano se, per esempio, in Europa e altrove, si cominciasse a lavorare insieme seguendo le tracce di due realtà oggi prioritarie per l'umanità: uguaglianza e giustizia”.

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24 ORE NEL MONDO

31 gennaio 2007

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

 

In Iraq, uomini armati hanno aperto il fuoco contro alcuni passanti nella zona est di Baghdad uccidendo almeno dieci civili. Altre quattro persone sono morte, poi, per l’esplosione di due ordigni a Baghdad e a Mossul. Il governo americano ha aperto intanto un’inchiesta per stabilire se ci sia la mano dell’Iran dietro l’attacco condotto lo scorso 20 gennaio da ribelli contro una base statunitense a Kerbala. 

 

E in Iran il governo di Teheran ha condannato gli attentati avvenuti ieri, ultimo giorno della festa musulmana dell’Ashura, in Iraq e in Pakistan. L’esecutivo iraniano ha definito in particolare “anti islamici gli attacchi” che ieri hanno causato in Iraq oltre 50 morti. La Repubblica islamica ha anche accusato Stati Uniti e Israele di aver ispirato le azioni terroristiche durante l’Ashura.

 

Sei poliziotti e un civile sono rimasti uccisi per la deflagrazione di una bomba esplosa nella zona orientale dello Sri Lanka. L’ordigno è stato innescato a distanza nei pressi dell’Università di Batticaloa, al passaggio di un mezzo militare. Il ministro della Difesa dello Sri Lanka ha accusato i ribelli delle Tigri Tamil dell’attentato. L’azione terroristica non è stata ancora rivendicata. Nonostante la tregua siglata nel 2002, la zona settentrionale e orientale del Paese, controllata da insorti Tamil, continua ad essere teatro di attacchi e scontri.

 

Gli Stati Uniti hanno deciso lo stanziamento di oltre 86 miliardi di dollari per finanziare le forze di sicurezza fedeli al presidente palestinese Abu Mazen. Questa somma – ha detto il portavoce della Sicurezza nazionale americana – servirà a “costruire la forza di sicurezza legittima, aiutare a mantenere la legge e l’ordine a Gaza e in Cisgiordania”. Nei Territori Palestinesi, intanto, il portavoce del governo ha rivelato che sono stati rilasciati tutti i militanti di Hamas e Fatah rapiti nei giorni scorsi durante gli scontri tra sostenitori delle due fazioni.

 

La capacità nordcoreana di sviluppare ordigni nucleari rappresenta una “minaccia” per gli interessi russi. Lo ha detto il capo negoziatore russo ai colloqui a sei sul controverso programma nucleare di Pyongyang. Ai negoziati, che dovrebbero riprendere il prossimo 8 febbraio a Pechino, partecipano le due Coree, la Russia, la Cina, gli Stati Uniti e il Giappone.

 

Prosegue in Russia il dibattito per un’eventuale modifica al divieto costituzionale di due mandati consecutivi per il presidente. Il provvedimento impedisce attualmente al capo di Stato, Vladimir Putin, di ricandidarsi nel 2008. Oggi il presidente della Corte costituzionale ha bocciato la proposta avanzata dal vice ministro della Giustizia che chiedeva di modificare i tempi dell’incarico presidenziale.

 

La magistratura tedesca ha spiccato un ordine di cattura per 13 persone coinvolte nel rapimento di un cittadino tedesco organizzato dalla CIA. L’uomo sequestrato è Khaled al Masri, cittadino tedesco nato in Kuwait rilasciato nel 2004 dopo essere stato detenuto in carceri statunitensi in Iraq e in Afghanistan. Lo scorso 4 dicembre, in un’intervista al quotidiano Washington Post, i vertici della CIA hanno ammesso l’errore di persona in alcune operazioni. Tra le persone fermate per errore c’è anche Khaled al Masri.

 

Otto persone sono state arrestate a Birmingham nel quadro della legge antiterrorismo. La polizia si è limitata a comunicare che sono state fermate perchè sospettate “di aver ordinato, preparato o organizzato azioni terroristiche”. Le fonti non hanno precisato nomi e reati commessi dalle persone arrestate.

 

Il Regno Unito non appoggia la moratoria internazionale sulla pena di morte sostenuta dall’Italia perché non ritiene sia questo il momento migliore per iniziative di questo tipo. E’ quanto hanno riferito diplomatici britannici al quotidiano ‘Independent’. Non è la prima volta che il governo di Tony Blair respinge il progetto di promuovere all’ONU una moratoria sulla pena capitale. Già nel 1999 ilno’ dell’esecutivo di Londra fece naufragare la proposta a New York.

 

E’ cominciata ufficialmente oggi, in Portogallo, la campagna elettorale per il referendum, che si terrà l’11 febbraio, sul tema dell’aborto. Agli elettori si chiede di accettare una totale depenalizzazione o liberalizzazione dell’interruzione volontaria della gravidanza per libera decisione della donna, entro dieci settimane dal concepimento. Il servizio di Riccardo Carucci:

 

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Il primo ministro socialista, José Sócrates, ha aperto la campagna esortando a votare ‘sì’ per mettere fine al problema degli aborti clandestini in Portogallo. Ma la campagna, in realtà, è già in atto da vari giorni; domenica, per esempio, i promotori delno’ hanno organizzato una grande manifestazione a Lisbona, alla quale hanno preso parte decine di migliaia di persone. Attualmente, il codice penale portoghese punisce l’aborto con una pena massima di 3 anni per la donna e fra due e otto anni per chi pratica l’intervento. Ma i processi per aborto sono rari e, in pratica, nessuna donna è detenuta in prigione per questo reato. D’altra parte, è in vigore una legge del 1984 che autorizza l’aborto in determinate circostanze: grave pericolo per la donna, malformazione del feto, stupro. Questa legge viene tuttavia interpretata in modo molto restrittivo. I sondaggi fanno prevedere la vittoria delsì’. L’ultimo dà un 54 per cento di preferenze alsì’, sia pure in calo nelle ultime settimane, e un 33 per cento al ‘no’. Tuttavia, un simile referendum si tenne nel giugno del 1998 e contro le previsioni ilno’ vinse, anche se di strettissima misura. La campagna elettorale è condotta dai partiti e da movimenti civici, una quindicina per ilno’ e cinque per il ‘sì’. La Chiesa cattolica è ovviamente contraria ad ogni attentato contro la vita umana. Per i difensori delno’ la vita umana deve essere rispettata fin dall’inizio e la soluzione sta in un maggior appoggio alle madri e ai bambini con adeguate campagne di educazione sessuale.

 

Da Lisbona, per la Radio Vaticana, Riccardo Carucci.

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Si terranno il prossimo 7 marzo le elezioni per il Parlamento dell’Irlanda del Nord. Ad annunciarlo, ieri a Londra, il premier britannico, Tony Blair, ed il primo ministro irlandese Bertie Ahern. I due leader hanno anche espresso soddisfazione per la “storica decisione” del Sinn Fein di riconoscere la polizia dell’Ulster. “La strada – hanno dichiarato congiuntamente - è ormai spianata verso il rilancio delle strutture di autogoverno”.

 

Il premier basco Ibarretxe è comparso in tribunale come imputato per aver ricevuto ufficialmente la direzione del partito illegale Batasuna. Ieri erano già stati interrogati dirigenti di Batasuna, fra cui il leader Otegi: tutti si erano rifiutati di rispondere al giudice. L’accusa sostiene che con l’adesione a Batasuna, Ibarretxe ha infranto la legge essendo il partito basco considerato illegale. Nei giorni scorsi, decine di migliaia di persone hanno marciato a Bilbao in favore di Ibarretxe.

 

In Francia Nicolas Sarkozy lascerà la guida del ministero dell’Interno il 9 aprile, quando inizierà la campagna elettorale per le presidenziali. Il candidato dell’Unione per un Movimento Popolare (UMP) ha anche annunciato stamani all’emittente ‘Europe 1’ che si dimetterà un mese e mezzo prima del secondo turno elettorale fissato per il prossimo 6 maggio.

 

L’aumento globale delle temperature sarà quasi certamente compreso tra 2°C e 4,5°C da qui alle soglie del XXII secolo. Lo prevede la bozza del documento dei 500 esperti che, a Parigi, partecipano alla Conferenza mondiale sul clima. Sono anche stati espressi preoccupazioni e timori per il previsto aumento del carbone quale fonte energetica nei prossimi 20 anni. L’ampio ricorso a questa fonte si registra soprattutto in Cina, dove il carbone soddisfa circa il 78 per cento del fabbisogno elettrico nazionale, con un incremento del consumo annuo di quasi il 14 per cento.

 

Agenti cinesi hanno ucciso una persona e aperto il fuoco contro alcuni tibetani mentre cercavano di oltrepassare il confine con il Nepal. E’ quanto denuncia un gruppo umanitario tibetano precisando che l’episodio risale allo scorso 30 settembre. Secondo il governo cinese, i poliziotti hanno sparato per difendersi. Ma questa versione è smentita da un filmato girato da alcuni alpinisti e diffuso su internet. Nel video si vedono poliziotti cinesi sparare contro persone inermi.

 

Centinaia e centinaia di bambini affollano le carceri della Cambogia e molti di loro sono vittime di violenze e abusi. E’ quanto denunciano l’UNICEF e alcuni gruppi umanitari che hanno documentato almeno 492 casi. Secondo l’UNICEF, i bambini accusati di reati sono obbligati, molto spesso, a rilasciare false confessioni. Per l’UNICEF la situazione è destinata a peggiorare perché la Cambogia è un Paese estremamente povero e con una popolazione molto giovane: oltre il 50 per cento degli abitanti ha meno di 18 anni.

 

La televisione di Cuba ha trasmesso alcune immagini dell’incontro, avvenuto lo scorso 29 gennaio, tra il presidente cubano, Fidel Castro, ed il capo di Stato venezuelano, Hugo Chavez. Nel filmato il leader cubano appare in migliore forma fisica rispetto al video precedente trasmesso ad ottobre. Dopo l’operazione all’intestino dello scorso primo agosto, i poteri di Fidel Castro sono stati trasferiti temporaneamente al fratello Raul.

 

TeleSur, la rete televisiva finanziata da Venezuela, Bolivia, Uruguay, Cuba ed Argentina, sbarca in Europa. Prima di maggio è previsto, infatti, che il segnale dell’emittente arriverà oltre Oceano. Saranno anche aperte redazioni a Madrid e a Londra. Il nostro scopo – spiega il presidente di TeleSur, Andrés Izarra – è quello di costituire “un’alternativa ai media del nord del mondo”. “TeleSur - ha aggiunto Izarra - darà un’altra visione dell’America Latina, dall’America Latina e per l’America Latina”.

 

Le autorità senegalesi hanno reso noto che l’ex-presidente ciadiano, Hissène Habré, ricercato per crimini di guerra e contro l’umanità, non potrà essere giudicato prima di tre anni. Habré è accusato, in particolare, di aver ucciso e torturato migliaia di oppositori politici in Ciad.

 

Jamal Khalifa, cognato di Osama Bin Laden, è stato ucciso in Madagascar da uomini armati. La vittima era il proprietario di una miniera di pietre preziose. Il fratello di Jamal Khalifa ha detto alla televisione ‘Al Arabiya’ di escludere che si sia trattato di “un omicidio politico”.

 

Dopo aver impiegato cinque anni di lavoro e speso 20 miliardi di dollari, la società Microsoft ha messo ufficialmente in vendita ieri, in 70 Paesi, il suo nuovo sistema operativo ‘Windows Vista’. Le novità di questo software, rispetto ad Windows XP, risiedono essenzialmente nel suo aspetto. La nuova interfaccia mostra finestre tridimensionali, animazioni ed effetti speciali che consentono di individuare rapidamente applicazioni e programmi. Il sistema, dotato di antivirus e antispyware integrati, permette anche di predeterminare quando, e per quanto tempo, rendere accessibile l’utilizzo di Internet.

 

 

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