RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 25 - Testo della trasmissione di giovedì 25 gennaio 2007
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Per
la prima volta in udienza dal Papa il primo ministro della Repubblica
socialista del Viet Nam
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Al
via, a Budapest, la consultazione sulla missione in Europa della Conferenza
delle Chiese Europee
In Iraq duplice attentato a Baghdad
provoca almeno 7 morti. A Mossul trovati 52 cadaveri
25 gennaio 2007
LA VITA E LA MISSIONE DELLA CHIESA SI FONDANO
NECESSARIAMENTE
SULLA PAROLA DI DIO: E’ QUANTO SOTTOLINEATO DAL
PAPA
NELL’UDIENZA AL CONSIGLIO ORDINARIO DEL SINODO DEI
VESCOVI
Sulla Parola di Dio si fonda e alimenta la vita della
Chiesa: è quanto sottolineato stamani da Benedetto XVI nell’udienza al
Consiglio ordinario del Sinodo dei vescovi. Nell’occasione, il Papa si è
soffermato sull’importanza della XII assemblea generale ordinaria del Sinodo,
in programma dal 5 al 26 ottobre 2008, che avrà per tema “La Parola di Dio nella vita e nella
missione della Chiesa”. A guidare i membri del Consiglio, l’arcivescovo Nikola Eterovic, segretario
generale del Sinodo dei vescovi. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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“Gesù è il Pastore supremo della Chiesa, ed è nel suo nome
e mandato” che abbiamo “la cura di custodire il suo gregge con piena
disponibilità, fino al dono totale delle nostre esistenze”. E’ quanto
sottolineato da Benedetto XVI nell’udienza al Consiglio ordinario del Sinodo
dei Vescovi. Un incontro nel quale il Papa ha ricordato che la prossima
Assemblea generale ordinaria del Sinodo sarà incentrata sul tema La Parola di Dio nella vita e nella missione
della Chiesa. Un tema fondamentale, ha affermato, che è risultato essere il
più richiesto nella consultazione tra i Pastori delle Chiese particolari:
“E questo si
comprende facilmente, poiché l’azione spirituale, che esprime e alimenta la
vita e la missione della Chiesa, si fonda necessariamente sulla Parola di Dio.
Questa, inoltre, essendo destinata a tutti i discepoli del Signore - come ci ha
ricordato la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani - richiede
speciale venerazione e obbedienza, affinché sia accolta anche quale urgente richiamo
alla piena comunione tra i credenti in Cristo”.
Il Pontefice ha dunque ringraziato i presuli per esser già
pervenuti allo stadio finale della stesura dei Lineamenta dell’Assemblea, documento che “vuole rispondere
all’esigenza, tanto avvertita dai Pastori, di favorire sempre più il contatto
con la Parola di Dio, nella meditazione e nella preghiera”. Benedetto XVI si è
detto certo che, una volta pubblicati, i Lineamenta “serviranno come strumento prezioso”.
Quindi, ha auspicato che la prossima assemblea sinodale possa
aiutare “a riscoprire l’importanza della Parola di Dio nella vita di ogni
cristiano, di ogni comunità ecclesiale ed anche civile”. Come ricorda la
lettera agli Ebrei, ha concluso il Papa, la Parola di Dio “illumina il nostro
cammino nel pellegrinaggio terreno verso il pieno compimento del Regno di Dio”.
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PER LA
PRIMA VOLTA IN UDIENZA DAL PAPA IL PRIMO MINISTRO
DELLA
REPUBBLICA SOCIALISTA DEL VIET NAM
Prima dell’udienza ai membri del Consiglio ordinario dei
vescovi, Benedetto XVI ha ricevuto il premier vietnamita, Nguyên
Tân Dung. Si tratta della
prima visita ufficiale in Vaticano di un primo ministro del governo della
Repubblica Socialista del Vietnam. Nguyên Tân Dung successivamente ha
incontrato il cardinale segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, ed il segretario
per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti. Il servizio di Roberto Piermarini:
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“La Santa Sede – si legge nel comunicato diffuso dalla
Sala Stampa vaticana al termine dell’udienza – ha manifestato il suo
compiacimento per la visita, che segna un nuovo e importante passo verso la
normalizzazione dei rapporti bilaterali. Questi, negli ultimi anni, hanno
registrato progressi, aprendo maggiori spazi di libertà religiosa per
In
Vietnam, che conta 84 milioni di abitanti, in maggioranza animisti,
i cattolici, che sono una comunità molto viva, rappresentano il 7% della
popolazione. “Inoltre –
conclude il comunicato - si è proceduto ad uno scambio di opinioni
sull’attualità internazionale, in vista di un comune impegno per la pace e per
la soluzione negoziata dei gravi problemi del presente”.
Per il cardinale
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BENEDETTO XVI QUESTA SERA A SAN PAOLO
FUORI LE MURA
A
CONCLUSIONE DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI
-
Servizio di Giovanni Peduto -
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Si conclude oggi
L’anno appena trascorso è stato particolarmente denso di
avvenimenti ecumenici con due momenti di particolare rilevanza: il viaggio di
Papa Benedetto XVI in Turchia e l’incontro con il Patriarca ecumenico
Bartolomeo, nonché la visita a Roma dell’arcivescovo di Atene e di tutta
R. - Come sappiamo, vi erano
delle difficoltà, sorte dall’anno 2000, nella Commissione mista di dialogo fra
D. – E volgendo lo sguardo al futuro?
R. – Appunto, questa Commissione, che non ha terminato il
suo lavoro a Belgrado, ha deciso di riunirsi nel 2007. Questa volta sarà
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La nostra emittente curerà la radiocronaca della
celebrazione di questa sera a San Paolo fuori le Mura, in lingua italiana per
la zona di Roma sull’0nda media di 585 kHz
e sulla modulazione di frequenza di 105,0 MHz.
NOMINE
Il
Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Montenegro mons. Angelo Mottola, arcivescovo titolare di Cercina,
finora Nunzio Apostolico in Iran.
Sempre oggi il Santo Padre ha nominato vescovo
dell'Eparchia di Edmonton
degli Ucraini (Canada) mons. David Motiuk, al
presente vescovo titolare di Matara di Numidia e ausiliare del Metropolita di Winnipeg
degli Ucraini.
SI È
CONCLUSA LA SESSIONE INVERNALE DELL’ASSEMBLEA DELLA ROACO,
LA
RIUNIONE DELLE OPERE DI ASSISTENZA ALLE CHIESE ORIENTALI:
CON
NOI L’ARCIVESCOVO ANTONIO MARIA VEGLIÒ
Si è conclusa la sessione invernale dell’assemblea della
ROACO, la Riunione delle Opere di Assistenza alle Chiese Orientali. I temi affrontati hanno riguardato
la Chiesa cattolica in Romania, il Libano e la Terra Santa e la Chiesa copta d’Egitto. All’arcivescovo Antonio Maria Vegliò,
segretario della Congregazione per le Chiese orientali (la ROACO è un organismo
inserito nell’ambito di questo dicastero), Giovanni Peduto ha chiesto
un’impressione sui lavori di questi giorni:
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R. – I lavori si sono svolti in due giorni. Ieri è stata
la giornata più interessante, in quanto gli argomenti di cui si è parlato
concernevano la Chiesa greco-cattolica, unita a Roma,
della Romania. Dopo ogni discorso, vi sono state sempre delle discussioni molto
interessanti, perché come ben si sa la Chiesa in Romania attraversa un
particolare momento. Forse è passato il periodo più difficile, di tensione con
la Chiesa ortodossa, per il problema ben noto della restituzione delle Chiese.
Alcune Chiese sono state già restituite e molte se ne stanno costruendo. Per
quello che riguarda il Libano, purtroppo la situazione proprio in questi giorni
non è tra le più brillanti. Sappiamo bene quello che sta succedendo. E’ un
Paese, una Chiesa che ci dà molta preoccupazione, assieme alla Terra Santa,
proprio per questo fenomeno di emigrazione. I cattolici, i cristiani, non
vedono molto futuro per le loro vite in questi Paesi.
E allora c’è un’emorragia continua, che fa sì che la presenza cristiana
diminuisca sempre di più. Per quello che riguarda la Chiesa copta,
è stata molto interessante la presenza del nuovo patriarca copto-cattolico,
che ha fatto una bella esposizione e ha fatto presente i bisogni, le urgenze
maggiori della Chiesa copta, questa piccola
minoranza, nella minoranza dei cristiani che sono in Egitto. Non solo i bisogni
materiali – si intenda bene – ma soprattutto quelli concernenti la formazione
del clero, dei laici; i bisogni relativi al colloquio continuo con i copti-ortodossi, che sono tra i cristiani maggioritari e la
presenza del dialogo dei musulmani, con la necessità di proporre, fare,
sviluppare un dialogo.
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SEMINARE NEI SOLCHI DELLE
GRANDI CIVILTA’ ASIATICHE UN UMANESIMO INTEGRALE,
SOLIDALE E APERTO
ALLA TRASCENDENZA: E’ LO SCOPO DEL CONGRESSO
CONTINENTALE APERTO
OGGI A BANGKOK, IN THAILANDIA,
DAL CARDINALE RENATO RAFFAELE MARTINO PER FAR FRONTE ALLE
NUOVE SFIDE
DEI POPOLI DELL’ASIA ALLA LUCE DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA
CHIESA
Difesa dei diritti umani nel contesto asiatico, promozione
dello sviluppo, integrità ambientale e impegno per la pace sono le quattro
sfide principali per
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Secondo il cardinale Martino, le sfide più urgenti dei
popoli asiatici oggi vanno affrontate alla luce dei fondamentali principi della
dottrina sociale cristiana, cioè dell’intangibile dignità della persona umana,
del bene comune, della sussidiarietà e della solidarietà. In Asia, dove milioni
di persone soffrono discriminazione, sfruttamento, povertà ed emarginazione,
inevitabile e irrinunciabile è per i cristiani la difesa dei diritti umani,
assegnando un primato al diritto alla vita, base elementare di tutti gli altri
diritti, e al diritto alla libertà religiosa, fondamento trascendente degli
stessi diritti umani. Nel continente che annovera alcune delle nazioni più
povere della terra, la promozione dello sviluppo si impone in modo speciale
nell’impegno a favore degli emigranti, delle popolazioni indigene e tribali,
delle donne e dei bambini, poiché sono spesso vittime delle peggiori forme di
sfruttamento. Un’altra direttrice di azione è stata indicata dal presidente di
Giustizia e Pace nella coltivazione di un buon rapporto con la natura, che
secondo la dottrina sociale cristiana non va né idolatrata né intesa come campo indiscriminato di esercizio della tecnica.
Infine il cardinale Martino ha insistito sulla promozione
del diritto alla pace, mentre in Asia nuova violenza viene
esercitata su individui e popoli interi e la cultura della morte prende piede
nell’ingiustificabile ricorso alla violenza per risolvere le tensioni. In
particolare il porporato ha denunciato nel contesto asiatico il fenomeno del
terrorismo e la crescita della produzione e commercializzazione delle armi
nucleari e convenzionali. “Non può esserci tolleranza morale – egli ha
affermato con forza – verso alcuna dottrina militare che approvi gli armamenti
nucleari. Le enormi risorse finanziarie destinate annualmente agli armamenti
vanno indirizzate molto più proficuamente all’educazione e allo sviluppo,
invece che alla guerra”. Chi ha orecchie da intendere intenda.
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“I GIUSTI,
GLI EROI SCONOSCIUTI DELL’OLOCAUSTO”:
DEL
LIBRO DI SIR MARTIN GILBERT SI E’ PARLATO IERI A ROMA ALLA PRESENZA
DEL
CARDINALE SEGRETARIO DI STATO VATICANO, TARCISIO BERTONE
- Con
noi il cardinale Tarcisio Bertone -
Dalla Polonia all’Italia, dalla Norvegia alla
Francia: sono circa 20 mila le persone che salvarono molti ebrei dalla
persecuzione nazista. Le loro storie toccanti e coraggiose sono raccontate
nell’opera di un importante storico della seconda guerra mondiale sir Martin Gilbert,
“I giusti, gli eroi sconosciuti dell’Olocausto”. Del volume, edito da Città
Nuova, si è parlato a Roma, ieri, alla presenza del cardinale segretario di
Stato vaticano, Tarcisio Bertone. C’era per noi Debora Donnini:
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“E’ una storia di bene che attraversa l’umanità
prescindendo dalle differenze religiose. I cristiani, tra cui moltissimi
cattolici, ma anche i musulmani accettarono – a costo della loro stessa vita –
di salvare gli ebrei dalla Shoah”. Sono parole del
cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone intervenuto alla presentazione
dell’edizione italiana del libro sui giusti. Un’opera che ricostruisce quello
che 20mila uomini e donne fecero per salvare gli ebrei da morte certa. E il
cardinale Bertone ha ricordato che in questa “guerra” per la salvezza di tanti
ebrei,
“Senza dubbio, questa
testimonianza su Pio XII è avvalorata anche da questa straordinaria e massiccia
ricerca fatta da Sir Martin
Gilbert, il quale lo considera un giusto: sul famoso
silenzio di Pio XII dice: Non si tratta di un silenzio, si tratta di un parlare
intelligente e strategico, come ricorda il radiomessaggio natalizio del 1942,
che fece andare su tutte le furie il Fϋrer. Quindi, non si può parlare di un
silenzio, si può parlare di una serie di interventi misurati e proporzionati
alla situazione in corso”.
Ricordando i tanti ebrei che dopo la seconda guerra
mondiale hanno ringraziato Pio XII, il cardinale Bertone ha sottolineato che
“indipendentemente dai deprecabili giudizi di alcuni nuclei cristiani, rimane
il fatto che l’antisemitismo era stato già da tempo condannato dal Vaticano”.
“E’ interessante non dimenticare il materiale degli
archivi dell’allora Santo Uffizio. Per esempio, anche quella dichiarazione
molto chiara, molto netta di condanna dell’antisemitismo della Congregazione
del Santo Uffizio del 1928, viene sovente dimenticata,
come se la condanna dell’antisemitismo risalisse solo al Concilio Vaticano II”.
Un libro importante dunque per ricordare il bene capace di
squarciare le tenebre dell’orrore.
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UN
UOMO LIBERO, PERCHE’ IN COSTANTE DIALOGO CON DIO:
COSI’,
AI NOSTRI MICROFONI, IL CARDINALE STANISLAO DZIWISZ
RICORDA
GIOVANNI PAOLO II, ALL’INDOMANI DELL’USCITA
DEL SUO LIBRO-TESTIMONIANZA, “UNA VITA CON
KAROL”
“Verrai da me. Qui potrai proseguire gli studi e mi
aiuterai”. Con queste parole, l’8 ottobre 1966, l’arcivescovo di Cracovia,
Karol Wojtyla, chiese a un giovane sacerdote polacco di diventare il suo
segretario privato, confermandolo nell’incarico anche dopo l’elezione
pontificia. Da quel giorno d’autunno di 40 anni fa, don Stanislao Dziwisz ha
condiviso tutti i momenti più importanti della vita di Giovanni Paolo II.
Momenti che ora ripercorre nel volume “Una vita con Karol”, da ieri nelle
librerie italiane. Al cardinale Stanislao Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, Alessandro
Gisotti ha chiesto di raccontare come nasce questo libro, che ci permette di
osservare così da vicino l’uomo Karol Wojtyla:
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R. – Io sono stato sempre, per quasi 40 anni, in ombra e
sono rimasto in ombra anche in questo libro. Questo libro mi ha permesso di
ricordare come io, da vicino, ho visto Giovanni Paolo II. Questo era ciò che
volevo raccontare. Era per me anche – posso dire – un obbligo morale quello di
scrivere e di presentare, attraverso i miei occhi, l’attività e la vita stessa
del Santo Padre Giovanni Paolo II.
D. – In questo libro, possiamo vedere il coraggio di Karol
Wojtyla, ma soprattutto il suo essere un uomo di Dio, che nella preghiera trova
la forza per adempiere il suo ministero, prima come arcivescovo di Cracovia e
poi come Pontefice. Cosa la colpiva di più della fede del Santo Padre?
R. – Colpiva tutti la preghiera
del Santo Padre, perché ha avuto la grande grazia di scoprire il valore della
preghiera, intesa come dialogo con il Signore. La sua preghiera non era,
infatti, soltanto una recita delle formule. Chi lo vedeva in preghiera, vedeva
un uomo immerso in Dio. Questo suo contatto con Dio colpiva tutti.
D. – Dopo la visita di Giovanni Paolo II al Muro del
Pianto, lei ricorda nel libro che l’ebreo Elie Weisel affermò: “Quando ero bambino avevo paura di passare
davanti ad una Chiesa, ora è tutto cambiato”. Come nascevano questi gesti
sorprendenti di Papa Wojtyla?
R. – Per il Santo Padre era importante sempre ed anzitutto
l’uomo, indipendentemente che l’uomo fosse credente,
cristiano o non cristiano. Era l’uomo che lo interessava. Giovanni Paolo II
vedeva nell’uomo sempre l’immagine del Signore. Questo lo ha sempre aiutato a
trattare tutte le persone come figli di Dio. D’altro canto, c’è da dire che il
Papa ha vissuto tanti anni con il popolo ebraico nella sua città natale. Non
c’era una divisione fra ebrei e cristiani e questo suo rapporto con gli altri è
cominciato lì, già da bambino. Questi gesti che lui faceva provenivano dalla
sua profonda fede.
D. – Karol Wojtyla ha portato la gioia del Vangelo per il
mondo ed è stato amato anche da chi non era credente, ma ha anche vissuto momenti
in cui – come lei stesso scrive – “non è stato capito” o “non si è voluto
capirlo”. Come reagiva il Papa a queste incomprensioni?
R. – Lui non dava mai importanza alle critiche; lui andava
sempre avanti perché voleva sempre compiere quello che il Signore voleva da
lui. Anche questi dispiaceri non impressionavano il Santo Padre. Era un uomo
sempre tranquillo, libero e non si lasciava condizionare. L’unica condizione
era quella di servire il Signore, che lo aveva chiamato a questo posto. Lui era
sempre uguale e faceva lo stesso anche quando era sacerdote, come io l’ho conosciuto, o quando era vescovo. Non è mai
cambiato, come non è cambiato quando è diventato
Pontefice. E’ rimasto sempre lo stesso, come era prima: un uomo di fede, uomo
di preghiera e proprio questo suo comportamento lo aiutava a rompere tutte le
barriere che dividono le persone, le società e le nazioni.
D. – In uno degli ultimi capitoli di “Una vita con Karol”,
lei racconta l’amore del Pontefice per il popolo cinese. Voleva così bene ai
cinesi – ricorda – che “si era messo a studiare anche un po’ la loro lingua”.
Si può dire che, anche da questo aneddoto, emerge la voglia di Karol Wojtyla di
capire gli altri, di sforzarsi di comprendere gli altri per essere vicino a
tutti gli uomini?
R. – Certamente! Era sempre particolarmente vicino alle
persone che soffrono, alle chiese che soffrono ed era
quindi molto vicino anche a coloro che soffrono in certi Paesi. Sicuramente il
popolo cinese è un grande popolo e lui ne seguiva la storia e la situazione.
Cercava assolutamente di migliorare i rapporti con la Cina,
la Cina continentale. Tutto quello che faceva lo faceva sempre con grande
rispetto per la sovranità della nazione, ma anche con grande amore verso questo
grande popolo, con una così grande cultura. Non ha mai voluto provocare polemiche
o mettere in evidenza qualcosa che non andava.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Il discorso del Papa in
occasione della quinta riunione dell'XI Consiglio Ordinario della Segreteria
generale del Sinodo dei Vescovi.
Servizio estero - Iraq: al Senato Usa bocciato il
piano del Presidente Bush.
Servizio culturale - Un
articolo di Mario Spinelli dal titolo: "Le persistenze e l'influsso della
mitologia antica nella cultura e nell'arte contemporanea": la mostra
"Mythos" presso il Museo Cristiano e
Bizantino di Atene.
Servizio italiano - In rilievo il tema delle
liberalizzazioni.
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25 gennaio 2007
ALLA CONFERENZA DEI PAESI DONATORI A PARIGI ANNUNCIATO LO STANZIAMENTO
DI CIRCA 7,6 MILIARDI DI DOLLARI PER IL LIBANO. NEL PAESE DEI
CEDRI, INTANTO,
NUOVI SCONTRI TRA ESERCITO E UN GRUPPO FONDAMENTALISTA
- Intervista con Raimond El Hachem -
Aperta a Parigi la Conferenza internazionale
dei donatori sul Libano con l’annuncio di un finanziamento di circa 7,6
miliardi di dollari per risollevare la disastrata economica del Paese dei
Cedri. Ma quarantuno miliardi di dollari di debito pubblico rischiano di condurre
nel caos economico il Libano, già provato dallo scontro politico in atto tra
governo e opposizione e da nuove violenze. Il servizio è di Amedeo Lomonaco:
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A Parigi si è
aperta la Conferenza dei Paesi donatori per il Libano con lo scopo di salvare
il Paese dei cedri dalla bancarotta finanziaria e favorire il piano di riforme
annunciate dal governo del premier Fuad Siniora. Ma in
Libano, intanto, la situazione resta difficile: dopo le dure proteste
organizzate, nei giorni scorsi, dal partito Hezbollah contro il premier Siniora
sono scoppiati stamani violenti scontri tra esercito e militanti di un gruppo
fondamentalista. Scontri anche all’Università tra studenti sunniti e sciiti: 4
i feriti. I combattimenti sono avvenuti a Sidone, nei
pressi di un campo profughi. In questo scenario, così intricato, le speranze
per il futuro del Libano sono affidate soprattutto alla Comunità
internazionale. Dalla Conferenza di Parigi sono già arrivati, in questo senso,
segnali confortanti. L’Arabia Saudita ha annunciato
lo stanziamento di oltre un miliardo di dollari e gli Stati Uniti di circa 770
milioni di dollari. Aiuti consistenti arrivano anche dalla Banca mondiale e
dalla Banca europea per gli investimenti che hanno deciso di stanziare oltre 2
miliardi di dollari. Anche altri Paesi si sono detti pronti a sostenere
economicamente il Libano. All’evento partecipano rappresentanti di 36
Paesi, delegazioni di istituzioni finanziarie internazionali, il segretario
generale dell’ONU e il segretario generale della Lega Araba. Il presidente francese
Jacques Chirac ha detto che
la Conferenza costituisce “un’oppor-tunità unica e cruciale per esprimere con
forza il desiderio di un Libano unito e sovrano nel rispetto di tutte le componenti”.
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Alla Conferenza dei Paesi
donatori per il Libano sono stati annunciati, dunque, importanti aiuti
finanziari. Ma di cosa hanno più bisogno
i libanesi? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Raymond
El Hachem, docente di
diritto presso l’Università Santo Spirito di Kaslik,
in Libano:
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R. – Il Libano ha bisogno di molti aiuti, ma la cosa più
importante per me non è tanto aiutare il Libano con i soldi o con le munizioni,
quanto che i Paesi riuniti a Parigi prendano la
decisione di mettere fine a questa guerra, che è una guerra che stanno facendo
i libanesi per gli altri. Bisogna chiedere ai ‘poteri’ del mondo di decidere di
lasciare i libanesi in pace, la pace della quale parla il Santo Padre. Quando
il Libano avrà la sua pace, i libanesi non avranno più bisogno di nessuno. Non
avranno più bisogno di aiuto in denaro.
D. – Probabilmente, ogni attività oggi è estremamente
politicizzata…
R. – Secondo me, purtroppo, è così. E’ stato così da quando è iniziata la guerra in Libano. Abbiamo sempre
fatto la guerra, ma quello che sta succedendo in Libano non è una guerra militare,
quanto una guerra politica. I grandi ‘poteri’ fanno questa guerra tramite il
popolo libanese. Basta! Basta! Basta fare questo!
D. – Questo è un viaggio molto importante per Siniora, che
oltre ad andare a Parigi per chiedere aiuti internazionali vuole avere anche un
appoggio della comunità internazionale, soprattutto alla luce di quanto è accaduto nei giorni scorsi…
R. – Forse l’appoggio è quello di cui abbiamo bisogno. Non
lo chiediamo, ma bisognerà dire ai leader presenti in Libano di essere più
libanesi che altro.
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ECONOMIA SOSTENIBILE ED ECOCOMPATIBILE AL CENTRO DEI LAVORI
DEL FORUM ECONOMICO
MONDIALE A DAVOS. CONCLUSO IN KENYA
CON UNA MARATONA PER I DIRITTI I BASE, IL
WORLD SOCIAL FORUM
-
Intervista con Sergio Marelli -
Il forum economico mondiale che
si è aperto a Davos, in Svizzera, gioca la carta
dell’economia sostenibile ed ecocompatibile. Il primo
intervento di peso in questo senso è arrivato dal Cancelliere tedesco, Angela Merkel, che ha puntato l’attenzione su fonti energetiche e
difesa del clima. Luca Collodi ha chiesto a Sergio Marelli
della FOCSIV quali siano le differenze tra il forum di
Davos e il Forum sociale di Nairobi, in Kenya:
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R. – Io penso che sono in contrapposizione negli esiti finali
questi Forum, Davos e il Forum Sociale Mondiale.
Perché alla fine c’è proprio – direi – una diversità nell’idea che si ha della
possibilità di utilizzare le risorse che il Buon Dio ci ha messo a
disposizione. Nel senso che, i primi a Davos
continuano un po’ – come dire – paradossalmente a ragionare con un obiettivo di
breve periodo, rispetto al quale massimizzare i loro profitti, cioè cercare di
trarre il maggior vantaggio, oggi, dalla risorse naturali, senza preoccuparsi
del domani. Mentre l’obiettivo e le dichiarazioni finali dei Forum sociali
mondiali hanno proprio la prospettiva opposta, che è quella di dire: “Sentiamo
fortemente la responsabilità oltre che di garantire un’equità oggi, anche di
consegnare un pianeta alle generazioni future in condizioni quanto meno
analoghe, parimenti sostenibili a quelle di oggi.
D. – Marelli, ma è proprio così
impossibile proporre che il Forum economico di Davos,
una sua delegazione e una delegazione del Forum sociale di Nairobi al termine
dei lavori si possano incontrare da qualche parte per presentare le rispettive
conclusioni e forse integrarle?
R. – A me pare un’idea molto suggestiva. Devo dire
peraltro che nel corso dell’anno, al di là di questi due episodi, ci sono anche
dei momenti di confronto. Penso per esempio a tutti gli incontri che durante
l’anno svolgiamo nell’ambiente del Fondo Monetario Internazionale, che abbiamo
con la Banca Mondiale, cioè con quelle organizzazioni internazionali che più rispondono
agli attori che oggi sono riuniti a Davos.
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In Kenya si è chiuso, intanto, il World Social Forum di
Nairobi con una maratona per i diritti di base. La gara è stata vinta da un
uomo di 25 anni che vive in una delle 200 baraccopoli di Nairobi. In serata è prevista, inoltre, la pubblicazione del
documento finale del Forum. Il servizio di Marina Piccone:
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I partecipanti alla maratona, partita alle ore 9.00 di
questa mattina da Korogocho, sono tutti arrivati.
Alla maratona per i diritti fondamentali, intitolati “Un altro mondo è possibile
anche per gli abitanti degli slum”, hanno preso parte dalle 15 alle 20 mila
persone, che hanno coperto i 14 km che dividono le loro baracche dal centro
della città, in un percorso anche simbolico. “Oggi siamo usciti fuori e abbiamo
potuto parlare” dice Mursy, 19 anni. “Per la prima
volta nella storia dei Social Forum, gli ultimi sono stati il soggetto
dell’evento”, le fa eco Alex Zanotelli.
“Mai hanno partecipato in così tanti nelle altre occasioni”, dice il padre comboniano che proprio a Korogocho
ha trascorso 12 anni. Così laddove è cominciato, il 20 gennaio scorso, nel
Parco delle Libertà si chiude il più grande incontro della società civile
mondiale. Non sono mancate le contestazioni per l’organizzazione lacunosa, per
il costo del biglietto d’ingresso e dei pasti eccessivi per gli abitanti di
Nairobi, per le contraddizioni che hanno riguardato anche la delegazione
italiana. Ma il giudizio complessivo è unanimemente positivo. L’intento di
unire le diverse realtà di un popolo variegato come quello africano è stato nei
limiti del possibile raggiunto. Si tratta ora di capire cosa fare di tutto il
lavoro svolto in questi cinque giorni e di come tradurre tutte le istanze
avanzate in azioni concrete. Il Consiglio internazionale del Forum Sociale
Mondiale parla di un inizio, di semi gettati su un terreno fertile, e ipotizza
di riorganizzare in Africa il prossimo Social Forum. “Together
you can”, insieme si può, si legge sulle magliette
indossate dalle migliaia di partecipanti alla maratona.
Da Nairobi, Kenya, Marina Piccone, per Radio Vaticana.
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UN
DRAMMATICO FATTO DI CRONACA IN ITALIA RIPORTA IN PRIMO PIANO L’INFLUENZA
NEGATIVA DEI MEDIA SUI BAMBINI, COSI COME EVIDENZIATO
DAL
PAPA NEL SUO MESSAGGIO PER LA GIORNATA
DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
- Ai nostri microfoni, il prof.
Marco Derìu -
Un drammatico fatto di cronaca, protagonisti quattro
ragazzini sotto i 14 anni, i ‘violentatori’, ed una bimba di soli 9 anni, la
‘vittima’, è rimbalzato oggi sulle pagine dei giornali in Italia, riaprendo un acceso
dibattito sul ruolo della Televisione nella vita dei ragazzi, all’indomani del
messaggio del Papa per
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“L’abbiamo visto fare in Tv”: l’agghiacciante confessione
dei giovanissimi stupratori ai magistrati inquirenti. Sotto accusa questa volta
non un film o una fiction violenti, o un cartone diseducativo,
ma due programmi in orari di massimo ascolto che avevano trattato di
analoghi episodi di violenza sessuale. Sarebbe utile conoscere quali sono questi
programmi, non per avere un capro espiatorio di una Tv oggi in massima parte
‘irresponsabile’, ma per indicare che ognuno che lavora in Tv deve condividere al contrario responsabilità oggettive rispetto anzitutto ai
minori, ma pure del pubblico tutto che siede davanti allo schermo.
Da troppi anni disponiamo infatti
di ampi e accreditati studi messi a punto da psichiatri, pediatri, psicologi,
sociologi, giuristi, massmediologi sui danni di una
‘cattiva televisione’ per la formazione dei giovani,
ma anche sugli effetti negativi per gli adulti, soprattutto gli anziani che
insieme ai bambini, trascorrono più ore in casa e subiscono maggiormente i
programmi di bassa qualità. Studi che vengono
inspiegabilmente ignorati dagli addetti ai lavori, ma anche dalle famiglie,
dalla scuola, dallo Stato che viene meno al dettato costituzionale che impone
di proteggere l’infanzia e la gioventù, anche dallo strapotere dei media. Nell’incosciente collettiva indifferenza, si
consuma così il dramma quotidiano di un’infanzia negata dalla Tv in primo luogo,
ma anche dal Cinema e da Internet e da una stampa cinica, che oscurano i
diritti dei bambini dietro l’alibi della libertà di espressione. Pochi sanno
che in Italia esistono 27 Leggi, Carte e Codici per tutelare i minori nei media, in massima parte disattese ed una ventina di
Comitati, Commissioni, Osservatori dove operano circa 500 esperti senza
raggiungere lo scopo di garantire il rispetto di quelle norme.
Abbiamo allora il coraggio di stracciare tutte queste
carte e sciogliamo pure tutti questi Comitati che non servono a nulla, ed anzi
ingannano chi pensa di affidarsi al loro operato. Ricordiamo il caso
emblematico del film Apocalyto, che dopo il visto
‘per tutti’ della Commissione di revisione
cinematografica, ha avuto poi dal TAR il divieto cautelativo ai 14 anni. Ed ancora
il consuntivo in questi giorni del Comitato Tv e minori, che in quasi quattro
anni ha portato ad una cinquantina di sanzioni pecuniarie, massimo di 200 mila
euro: poca cosa di fronte agli enormi interessi dell’industria televisiva, che
continua ad inondare le case di prodotti nocivi per la salute psicofisica degli
spettatori. E’ tempo che i cittadini riscoprano di
essere depositari di diritti anche nel campo della comunicazione, perché sia
orientata al bene della persona e della cosa pubblica.
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Come ricorda Benedetto XVI nel suo messaggio per
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R. – Credo che le situazioni che tiene presente questo
messaggio sono quelle che abbiamo un po’ tutti sotto gli occhi. Cito, solo per
fare degli esempi, alcuni reality show televisivi o di un uso anche della rete
Internet da parte dei minori in cui la violenza viene
addirittura esaltata.
D. – Il Papa indica ai media valori
come quelli della dignità della persona umana e della famiglia. Ecco, si tratta
di valori che, a volte, vengono dimenticati?
R. – Più che dimenticati vengono
tenuti ben presenti per essere, però, puntualmente stravolti. Purtroppo la
normalità non fa notizia e non fa audience e, quindi, sempre più spesso si tende
a proporre degli stereotipi – soprattutto attraverso il mezzo televisivo – che
sovvertono i canoni classici delle nostre idee, per esempio, di famiglia o
anche di persona. Pensiamo alla fiction seguitissima come “Un medico in
famiglia”, si annuncia ora addirittura una nuova edizione con il tema
dell’omosessualità affrontata in maniera un po’ particolare. Ci sono delle famiglie
televisive che vengono presentate come assolutamente
normali e forse così normali non sono.
D. – Importante – secondo Benedetto XVI – educare i
bambini a valori quali bellezza, verità e bontà …
R. – Quando si parla di estetica si punta molto a qualcosa
che sia bello da vedere e cioè spettacolare, ma la
spettacolarizzazione in sé può essere un eccesso. Bisogna imparare a cogliere
ciò che c’è di bello, vero e positivo e spettacolarizzarlo
quello e se ci accorgiamo che di bello, vero e positivo c’è troppo poco.
Bisognerebbe allora fare in modo, se non altro attraverso il telecomando, che
la nostra azione ed anche il nostro disgusto rispetto ad un certo tipo di
offerta si faccia sentire, e magari obblighi davvero l’industria mediatica – come il Papa sollecita – a produrre qualcosa di
più e qualcosa di diverso.
D. – Il Papa rivolge un appello al mondo educativo:
“Aiutate i vostri figli ad essere selettivi”…
R. – Per poter educare ad una fruizione critica e
consapevole i minori, dobbiamo essere noi per primi ad avere questo tipo di
sguardo critico, quello che è un vero e proprio discernimento. Teniamo presente
che per i bambini mai la televisione è la prima scelta quando
gli si chiede come vogliono passare il loro tempo libero. Una recente indagine
ha confermato che prima di dire “vedo la televisione”, dicono “voglio fare i
compiti con i genitori”. La nostra fruizione adulta è una fruizione diciamo
distratta o forse più consapevole, la loro è invece una fruizione che tende a
dare veramente tutto per vero.
D. – Per assistere ad una inversione
di tendenza della televisione c’è da aspettare molto o forse questa inversione,
dal suo punto di vista, è già in atto silenziosamente?
R. – I dati di ascolto ci dicono che dal 2006 in poi, la
televisione nel suo complesso ha cominciato a perdere spettatori e che i
reality hanno subito – finalmente dico io – una flessione. Questo è un segnale
che fa ben sperare. Bisogna vedere come, però, i produttori di reality, e la
televisione in particolare, coglieranno questo segnale: se reagiranno con una
programmazione ancora più spietata, ci aspettano tempi ancora più duri.
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25 gennaio 2007
CONTINUA
IL TRIBUTO DI AFFETTO IN FRANCIA PER L’ABBE PIERRE, IL FONDATORE
DELLA
COMUNITA’ “EMMAUS” SCOMPARSO LUNEDÌ A 94 ANNI. DOMANI,
LE ESEQUIE A PARIGI, NELLA CATTEDRALE DI NOTRE
DAME
PARIGI. =
Nonostante il freddo pungente, è imponente in questi giorni l’omaggio,
non solo dei parigini, alla salma dell’abbé Pierre,
nell’ospedale Val de Grace di Parigi. Morto lunedì
scorso all’età di 94 anni, il religioso dei sofferenti, dei senzatetto e degli ultimi, fondatore della comunità “Emmaus”,
era stato insignito della Legion d’onore, l’onorificenza
più alta attribuita dalla Repubblica francese. Come riferisce l’agenzia MISNA,
il nastro e la stella che compongono il distintivo sono ora sull’altare della
cappella funebre, ma sono soprattutto il berretto e il bastone dell’abate a
richiamare gli sguardi di chi rende omaggio alla “coscienza della nazione”, più
volte riconosciuto come la figura più popolare del Paese. Le esequie si
svolgeranno domani nella cattedrale di Notre Dame; un cimitero privato in Normandia,
nel villaggio di Esteville, ospiterà poi le sue
spoglie. (R.M.)
DOPO LA CONFERENZA EPISCOPALE DELL’INGHILTERRA E DEL GALLES, ANCHE LA
CHIESA ANGLICANA RESPINGE LA RECENTE LEGGE CONTRO LE DISCRIMINAZIONI.
IL
PROVVEDIMENTO, CHE ENTRERA’ IN VIGORE AD APRIRE, COSTRINGEREBBE
LE AGENZIE RELIGIOSE A CONSENTIRE LE ADOZIONI
ALLE COPPIE OMOSESSUALI
LONDRA. = In Gran Bretagna, la
Chiesa anglicana si è unita ieri a quella cattolica, respingendo l’idea di una
legge contro le discriminazioni, la cosiddetta “Equality
Act”, che costringerebbe le agenzie religiose a
consentire le adozioni alle coppie omosessuali. Come riferisce il quotidiano
Avvenire, il primate anglicano e arcivescovo di Canterbury, Rowan
Williams, e l’arcivescovo di York, John Sentamu,
hanno inviato una lettera al primo ministro, Tony Blair,
sottolineando che il diritto alla propria coscienza non può essere dettato
dalla legge, anche quando questa “è in buona fede”. Molte persone che lavorano
nel campo del volontariato – ha aggiunto il primate anglicano – sono motivate
dalla loro fede e “questa legge le metterebbe in grave difficoltà”.
L’arcivescovo Williams ha poi ricordato che la legge fa già alcune eccezioni,
come nel caso, per esempio, di alcuni medici che per motivi religiosi rifiutano
di effettuare aborti. “Quando la legge interviene troppo nella vita privata
della gente – gli ha fatto eco l’arcivescovo Sentamu
– si finisce con uno statuto che intende curare tutte le malattie e non può farlo”.
(R.M.)
AL
VIA, OGGI A BUDAPEST, LA CONSULTAZIONE SULLA MISSIONE IN EUROPA
DELLA CONFERENZA DELLE CHIESE EUROPEE
(CEC/KEK). TEMA DELL’INCONTRO:
“VIENI
SPIRITO SANTO; GUARISCI E PORTA RICONCILIAZIONE IN EUROPA…
ILLUMINA TUTTA L’UMANITÀ CON LA LUCE DI
CRISTO”
BUDAPEST. = “Vieni Spirito santo;
guarisci e porta riconciliazione in Europa… Illumina tutta l’umanità con la
luce di Cristo”: questo, il tema della consultazione sulla missione in tutta
Europa che la Conferenza delle Chiese europee (CEC/KEK), rete di 125 Chiese
ortodosse, protestanti, anglicane e vetero-cattoliche
di tutti i Paesi europei, più 40 organizzazioni associate, ha convocato da oggi
fino al 28 gennaio a Budapest, in Ungheria. Circa 60 partecipanti da oltre 20
Paesi europei – riferisce l’agenzia SIR – prendono parte all’incontro in
rappresentanza di Chiese, consigli nazionali per la missione, reti ecumeniche.
“Un’importante opportunità per i rappresentanti delle Chiese di tutta Europa
per riflettere su come migliorare la predicazione della buona novella di Gesù
Cristo di fronte alla crescente secolarizzazione”, spiega il segretario
generale della CEC/KEK, Collin Williams. (R.M.)
SOLIDARIETÀ DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
AI VESCOVI DELLA GUINEA CONAKRY, CHE
ATTRAVERSA UNA DELICATA CRISI POLITICA E SOCIALE
ROMA/CONACRY. = La Conferenza
episcopale italiana (CEI) ha espresso la sua solidarietà e vicinanza ai vescovi
della Guinea Conacry, mentre il Paese sta
attraversando una delicata crisi politica e sociale. “Ricordando il particolare
legame tra la comunità ecclesiale italiana e la Guinea Conakry
a seguito della campagna ecclesiale per la riduzione del debito estero, in occasione
del Grande Giubileo dell’anno 2000 – si legge in un comunicato, citato
dall’agenzia MISNA – rinnoviamo il nostro affetto e la nostra solidarietà ai
vescovi di quella nazione”. Dal 10 gennaio è in corso in Guinea uno sciopero
generale guidato dai sindacati che chiedono le dimissioni del presidente,
Lantana Conté, e la nomina di un primo ministro di
largo consenso. Lunedì, manifestazioni generali a Conakry
e in altre città sono state segnate da un duro intervento delle forze di
polizia, in cui sono morte 30-40 persone. “Siamo particolarmente vicini alla
popolazione guineana e in particolare alle persone più provate a seguito
dell’aggravarsi della situazione generale del Paese in questi ultimi tempi”, continua
la nota della CEI, riferendosi anche alla crisi economica e all’inflazione che
negli ultimi anni ha determinato un peggioramento delle condizioni di vita in
Guinea. Insieme alla Zambia, la Guinea ha beneficiato
della campagna giubilare promossa dalla CEI per la cancellazione del debito
internazionale. (R.M.)
VIA
LIBERA DELL’ALTA CORTE DI PESHAWAR, IN PAKISTAN, ALLA COSTRUZIONE
DI UNA CHIESA ALL’INTERNO DELL’UNIVERSITÀ
DELLA CITTÀ. RESPINTA LA PETIZIONE PRESENTATA DA DUE STUDENTI MUSULMANI
ISLAMABAD. = L’Alta Corte di Peshawar,
in Pakistan, ha dato il via libera alla costruzione di
una chiesa all’interno dell’Università, laica, della città, respingendo così la
petizione presentata da due studenti musulmani. Il verdetto, emesso martedì, è
stato accolto con favore dalla comunità cristiana, che lo definisce un “esempio
positivo per la promozione dell’armonia interreligiosa nel Paese”. Come
riferisce l’agenzia del PIME, AsiaNews, lo scorso 11 gennaio due studenti
dell’Università di Scienze agricole della North West Frontier Province (NWFP) avevano chiesto all’Alta Corte di
interrompere i lavori della chiesa, perché “intrapresi senza il consenso
dell’istituto e possibile fonte di ulteriori richieste del genere da parte di
altre minoranze religiose”. Nell’emettere il verdetto, l’Alta Corte di Peshawar ha spiegato che l’Islam garantisce totale libertà
religiosa alle minoranze e non esistono impedimenti alla costruzione dei loro
edifici di culto. Il capo della Corte, il giudice Tariq
Pervez, ha aggiunto che anche la Costituzione del
Pakistan assicura protezione alle minoranze religiose. Ha poi ricordato che i
musulmani possono già costruire moschee e propagare la loro fede in Paesi non
islamici. Il primo ministro della provincia, Akram Durrani, che aveva posato la prima pietra il 19 dicembre
scorso, ha annunciato un finanziamento di 3 milioni di rupie per la costruzione
della chiesa. (R.M.)
ALMENO 20 MORTI E UN CENTINAIO DI DISPERSI, NEL
PERÙ CENTRALE,
PER UN’ONDATA DI MALTEMPO ACCOMPAGNATA DA
PIOGGE BATTENTI.
DECRETATO LO STATO DI EMERGENZA
SAN RAMON. = Un’ondata di maltempo
accompagnata da piogge battenti ha causato negli ultimi giorni almeno 20 morti
nel Perù centrale e, in particolare, nella provincia di Chanchamayo,
dove il governo ha decretato lo stato di emergenza. Lo riferisce l’emittente
radiofonica RPP. A causa delle piogge torrenziali, alcuni
fiumi hanno rotto gli argini straripando e vi sono state numerose frane e
smottamenti che hanno interessato anche numerose abitazioni dei contadini della
zona. Nella sola località di San Ramon, il 90% delle case sono state ricoperte
da acqua, pietre e fango, provocando almeno cinque mila senzatetto. La tragedia
potrebbe assumere contorni ancora più gravi se non si rintracceranno
circa cento persone, fra cui molti bambini, di cui non si hanno più notizie da
giorni. Il presidente della repubblica, Alan Garcia, ha presieduto ieri un Consiglio dei ministri per
accelerare l’invio di aiuti alla popolazione disastrata. (R.M.)
ALTRE
170 VITTIME E 7 MILA CASI DI COLERA IN ANGOLA NEGLI ULTIMI 40 GIORNI,
SECONDO
IL NUOVO BILANCIO DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ (OMS). IL GOVERNO
PREOCCUPATO PER UNA NUOVA ONDATA DI EPIDEMIE
LUANDA.= Negli ultimi 40 giorni, sono altri 170 i morti e
quasi 7 mila i nuovi casi di contagio da colera in Angola. Lo rende noto
l’ufficio angolano dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), secondo cui
è stato raggiunto un totale di 2799 vittime e 70.396 malati dall’inizio
dell’epidemia, nel febbraio del 2006. Come riferisce l’agenzia MISNA, il virus
continua ad interessare 16 delle 18 province del Paese. L’epidemia di colera ha
colpito soprattutto la provincia di Luanda, con 328 vittime e oltre 24 mila e
500 contagi, mentre il maggior numero di decessi, 573, si è registrato nella provincia
di Benguela, con oltre 10 mila contagi. Peggiora,
intanto, anche la situazione nella provincia di Malange,
con 332 morti su 4921 casi confermati. (A.D.F.)
A UN ANNO DALLA MORTE, IL RINNOVAMENTO
NELLO SPIRITO RICORDA, DOMENICA PROSSIMA A BRESCIA, MONS. DINO FOGLIO, UNO
DEGLI INIZIATORI DEL MOVIMENTO ECCLESIALE IN ITALIA.
BRESCIA. = A un anno dalla scomparsa di mons. Dino Foglio, avvenuta il 28
gennaio del 2006, il Rinnovamento nello
Spirito italiano propone, per il pomeriggio di domenica prossima, presso il
centro pastorale Paolo VI in Brescia, un tempo di memoria e di ringraziamento
per i frutti che il Signore ha voluto donare alla Chiesa a
mezzo di questo suo fedele ed instancabile servitore. Mons. Dino Foglio, tra gli iniziatori di Rinnovamento in Italia, è stato indicato
recentemente da Benedetto XVI come sacerdote esemplare, con particolare
riferimento alle mille vocazioni religiose scaturite dalla sua attività
nell’ambito vocazionale. Nell’occasione, il sindaco di Brescia comunicherà
l’intenzione del Comune di intestare
una via di Brescia a mons. Dino Foglio. (A.G.)
“È BELLO CIÒ CHE P(I)ACE”: È LO SLOGAN DELLA
“CAROVANA DELLA PACE” 2007,
PROMOSSA
DOMENICA PROSSIMA DALL’AZIONE CATTOLICA DIOCESANA DI ROMA
ROMA.= E’ dedicata all’arte la
“Carovana della pace” 2007, promossa domenica prossima dall’Azione cattolica
diocesana di Roma, sul tema: “È bello ciò che p(i)ace”.
“La vera bellezza – spiegano i promotori – sta nell’entrare nel cuore dell’altro:
è questo il segreto di ogni apostolo di bene che, solo nel guardare il mondo
con gli occhi degli altri, realizza l’opera d’arte della pace”. La manifestazione
– riferisce l’Agenzia SIR – si aprirà a piazza Navona e proseguirà in piazza San Pietro, dove i ragazzi
dell’ACR saranno impegnati in attività di gioco ispirate alla pace. Durante
l’incontro, il cardinale vicario, Camillo Ruini,
rivolgerà un pensiero ai giovani, ai loro genitori e agli educatori. I
partecipanti prenderanno poi parte alla preghiera dell’Angelus, al termine
della quale Benedetto XVI libererà due colombe come segno di pace. Verranno inoltre raccolte le offerte dei vari gruppi
parrocchiali, destinate a un progetto in favore del Darfur, in Sudan, promosso
da INTERSOS, organizzazione che opera in favore delle popolazioni in pericolo.
(A.D.F.)
FESTEGGIA
60 ANNI IL QUINDICINALE CATTOLICO “
DELLA
REPUBBLICA OCCIDENTALE AFRICANA DI BENIN
COTONOU.= Il quindicinale cattolico “
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25 gennaio 2007
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
In Iraq, un duplice attentato dinamitardo,
perpetrato da ribelli nel centro di Baghdad, ha provocato la morte di almeno 7
civili. Il comando americano ha reso noto, poi, che almeno 30 presunti ribelli
sono rimasti uccisi in operazioni militari condotte da soldati statunitensi e
iracheni in zone sunnite della capitale. Nella città
di Mossul si deve registrare, inoltre, un macabro
ritrovamento: la polizia ha trovato i corpi senza vita di almeno 52 persone con
evidenti segni di torture. Negli Stati Uniti, intanto, la commissione Esteri del Senato ha
approvato una risoluzione che boccia il piano del presidente George Bush sull’Iraq, che prevede l’invio di oltre 21 mila
militari. La risoluzione sarà sottoposta la prossima settimana all’attenzione
dell’assemblea plenaria del Senato.
In Afghanistan, lo scoppio di un vecchio
ordigno ha provocato la morte di 4 bambini che stavano giocando in una strada
di un quartiere di Kabul. Negli Stati Uniti, intanto, il quotidiano americano
‘Washington Post’ rivela che l’amministrazione Bush
è intenzionata a chiedere al Congresso un fondo aggiuntivo di circa 7 miliardi
di dollari per migliorare la situazione militare, politica ed economica
dell’Afghanistan. In base a stime del Dipartimento di Stato americano, gli
Stati Uniti hanno destinato, a partire dal 2001, almeno 14 miliardi di dollari
per la stabilità e la ricostruzione del Paese asiatico. Ma in Afghanistan
mancano ancora adeguate cornici di sicurezza: lo scorso anno, sempre secondo il “Washington Post”,
il numero dei morti tra i soldati delle forze della coalizione è stato il più
alto dall’intervento militare del 2001.
Nei Territori Palestinesi, un
presunto miliziano della Jihad islamica è rimasto
ucciso durante uno scontro a fuoco con i soldati israeliani in Cisgiordania.
Sul versante politico, i rappresentanti di Fatah e
Hamas hanno deciso di costituire un “comitato ad hoc”
incaricato di mettere a punto le linee per un futuro governo di unità
nazionale. In Israele, intanto, il presidente Moshe Katsav
ha promesso di dimettersi immediatamente se sarà incriminato per le accuse di
violenza sessuale e abuso di potere. Lo ha affermato ieri lo stesso presidente
in un discorso televisivo alla nazione. Katsav ha
comunque chiarito che non intende rinunciare all'incarico
prima di una formale incriminazione.
In Bosnia, otto ex militari sono stati
condannati a quattro anni di reclusione per crimini commessi nel 1993 contro
prigionieri di guerra e civili croati. Gli imputati sono accusati di
“trattamenti disumani” compiuti in un una scuola di
Mostar trasformata in un centro di detenzione. Alcuni detenuti sono morti in
seguito a ferite riportate durante barbari interrogatori.
Torna l’incubo dell’influenza
aviaria in Giappone. Le autorità sanitarie sono in allarme per la scoperta di
un secondo focolaio del virus: oltre 1.300 polli sono morti in una località vicino
alla fattoria dove, nei giorni scorsi, era stato individuato il primo focolaio.
Sono in corso accertamenti per stabilire se si tratta
del ceppo H5N1, il più pericoloso per l’uomo. Risultati certi invece in
Ungheria, dove tracce del virus sono state riscontrate in un allevamento di
oche. Lo rende noto la Commissione Europea precisando che non c’è nessuna
“minaccia immediata”' per il settore avicolo o le esportazioni ungheresi.
Gli Stati Uniti hanno
confermato un secondo bombardamento aereo in Somalia, dopo quello
dello scorso 8 gennaio contro postazioni dei miliziani fedeli alle Corti islamiche.
Le azioni militari – hanno reso noto fonti vicine alla
Casa Bianca – sono state condotte contro presunti miliziani di al Qaeda nel sud
del Paese africano.
In Nigeria, almeno 4 cinesi
sono stati sequestrati da uomini armati. L’episodio porta a
32 il numero di lavoratori stranieri tenuti in ostaggio nel Paese africano. Gli
ultimi rilasci risalgono allo scorso 17 gennaio, quando sono stati liberati un
tecnico italiano e cinque lavoratori cinesi. I ribelli del sedicente Movimento
di liberazione del Delta del Niger (MEND) hanno diffuso, intanto, un comunicato
con le foto di due ostaggi italiani e di un tecnico libanese precisando che i
tre non verranno uccisi. Il MEND chiede la liberazione di alcuni prigionieri politici e una diversa
distribuzione delle risorse derivanti dal petrolio.
Sciagura aerea in Ecuador: il
ministro della Difesa, Guadalupe Larriva,
la prima donna a ricoprire questo incarico nel Paese sudamericano, è morta in
una collisione in volo tra due elicotteri militari. In seguito allo scontro,
avvenuto ieri sera, hanno perso la vita anche la figlia diciassettenne della
signora Larriva e cinque ufficiali. Il vice
presidente dell’Ecuador, Lenin Moreno, ha dichiarato che si è trattato di un
incidente, ma ha anche annunciato l’apertura di una Commissione di inchiesta.
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