RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 25  - Testo della trasmissione di giovedì 25 gennaio 2007

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Vita e missione della Chiesa si fondano sulla parola di Dio: lo sottolinea il Papa al Consiglio ordinario del Sinodo dei vescovi

 

Per la prima volta in udienza dal Papa il primo ministro della Repubblica socialista del Viet Nam

 

Il Papa questa sera a San Paolo fuori le mura conclude la Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani

 

Si è conclusa la sessione invernale dell’Assemblea della ROACO, la Riunione delle Opere di Assistenza alle Chiese Orientali: con noi l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò

 

Seminare nei solchi delle grandi civiltà asiatiche un umanesimo integrale, solidale e aperto alla trascendenza: aperto dal cardinale Renato Raffaele Martino il Congresso continentale

 

“I giusti, gli eroi sconosciuti dell’Olocausto”: del libro di sir Martin Gilbert si è parlato ieri a Roma alla presenza del cardinale segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone

 

Un uomo libero, perchè in costante dialogo con Dio: così, ai nostri microfoni, il cardinale Stanislao Dziwisz ricorda Giovanni Paolo II, parlando del suo libro-testimonianza, “Una vita con Karol”

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

7,6 miliardi di dollari per il Libano promessi alla conferenza dei Paesi donatori a Parigi. Intanto, nel Paese dei Cedri, nuovi scontri e tensioni: ce ne parla Raimond El Hachem

 

Economia sostenibile ed ecocompatibile al Forum Economico Mondiale apertosi a Davos. Concluso in Kenya con una maratona il World Social Forum: intervista con Sergio Marelli

 

Un drammatico fatto di cronaca riporta in primo piano l’influenza negativa dei media sui bambini, cosi come evidenziato ieri dal Papa. Il commento di Marco Derìu

 

CHIESA E SOCIETA’:

Continua il tributo di affetto in Francia per l’abbé Pierre, il fondatore della Comunità “Emmaus” scomparso lunedì a 94 anni

 

Dopo la Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles, anche la Chiesa anglicana respinge la recente legge contro le discriminazioni

 

Al via, a Budapest, la consultazione sulla missione in Europa della Conferenza delle Chiese Europee

 

Solidarietà della Conferenza Episcopale Italiana ai vescovi della Guinea Conakry, che attraversa una delicata crisi politica e sociale

 

Via libera dell’alta corte di Peshawar, in Pakistan, alla costruzione di una Chiesa all’interno dell’università della città

 

Almeno 20 morti e un centinaio di dispersi, nel Perù centrale, per un’ondata di maltempo accompagnata da piogge battenti

 

Altre 170 vittime e 7 mila casi di colera in Angola negli ultimi 40 giorni, secondo il nuovo bilancio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)

 

Un anno dalla morte, il Rinnovamento nello spirito ricorda, domenica prossima a Brescia, mons. Dino Foglio, uno degli iniziatori del Movimento ecclesiale in Italia

 

“E’ bello ciò che p(i)ace”: è lo slogan della “Carovana della pace” 2007, promossa domenica prossima dall’Azione Cattolica diocesana di Roma

 

Festeggia 60 anni il quindicinale cattolico “La Croix du Benin” della Repubblica occidentale africana di Benin

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq duplice attentato a Baghdad provoca almeno 7 morti. A Mossul trovati 52 cadaveri

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

25 gennaio 2007

 

 

LA VITA E LA MISSIONE DELLA CHIESA SI FONDANO NECESSARIAMENTE

SULLA PAROLA DI DIO: E’ QUANTO SOTTOLINEATO DAL PAPA

NELL’UDIENZA AL CONSIGLIO ORDINARIO DEL SINODO DEI VESCOVI

 

Sulla Parola di Dio si fonda e alimenta la vita della Chiesa: è quanto sottolineato stamani da Benedetto XVI nell’udienza al Consiglio ordinario del Sinodo dei vescovi. Nell’occasione, il Papa si è soffermato sull’importanza della XII assemblea generale ordinaria del Sinodo, in programma dal 5 al 26 ottobre 2008, che avrà per tema “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. A guidare i membri del Consiglio, l’arcivescovo Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei vescovi. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“Gesù è il Pastore supremo della Chiesa, ed è nel suo nome e mandato” che abbiamo “la cura di custodire il suo gregge con piena disponibilità, fino al dono totale delle nostre esistenze”. E’ quanto sottolineato da Benedetto XVI nell’udienza al Consiglio ordinario del Sinodo dei Vescovi. Un incontro nel quale il Papa ha ricordato che la prossima Assemblea generale ordinaria del Sinodo sarà incentrata sul tema La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Un tema fondamentale, ha affermato, che è risultato essere il più richiesto nella consultazione tra i Pastori delle Chiese particolari:

 

“E questo si comprende facilmente, poiché l’azione spirituale, che esprime e alimenta la vita e la missione della Chiesa, si fonda necessariamente sulla Parola di Dio. Questa, inoltre, essendo destinata a tutti i discepoli del Signore - come ci ha ricordato la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani - richiede speciale venerazione e obbedienza, affinché sia accolta anche quale urgente richiamo alla piena comunione tra i credenti in Cristo”.

 

Il Pontefice ha dunque ringraziato i presuli per esser già pervenuti allo stadio finale della stesura dei Lineamenta dell’Assemblea, documento che “vuole rispondere all’esigenza, tanto avvertita dai Pastori, di favorire sempre più il contatto con la Parola di Dio, nella meditazione e nella preghiera”. Benedetto XVI si è detto certo che, una volta pubblicati, i Lineamenta “serviranno come strumento prezioso”. Quindi, ha auspicato che la prossima assemblea sinodale possa aiutare “a riscoprire l’importanza della Parola di Dio nella vita di ogni cristiano, di ogni comunità ecclesiale ed anche civile”. Come ricorda la lettera agli Ebrei, ha concluso il Papa, la Parola di Dio “illumina il nostro cammino nel pellegrinaggio terreno verso il pieno compimento del Regno di Dio”.

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PER LA PRIMA VOLTA IN UDIENZA DAL PAPA IL PRIMO MINISTRO

DELLA REPUBBLICA SOCIALISTA DEL VIET NAM

 

Prima dell’udienza ai membri del Consiglio ordinario dei vescovi, Benedetto XVI ha ricevuto il premier vietnamita, Nguyên Tân Dung. Si tratta della prima visita ufficiale in Vaticano di un primo ministro del governo della Repubblica Socialista del Vietnam. Nguyên Tân Dung successivamente ha incontrato il cardinale segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, ed il segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti. Il servizio di Roberto Piermarini:

 

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“La Santa Sede – si legge nel comunicato diffuso dalla Sala Stampa vaticana al termine dell’udienza – ha manifestato il suo compiacimento per la visita, che segna un nuovo e importante passo verso la normalizzazione dei rapporti bilaterali. Questi, negli ultimi anni, hanno registrato progressi, aprendo maggiori spazi di libertà religiosa per la Chiesa Cattolica in Vietnam. Nel corso dei colloqui ci si è soffermati sui problemi ancora aperti, che si auspica saranno affrontati e risolti attraverso i canali di dialogo esistenti e porteranno ad una fruttuosa cooperazione tra Chiesa e Stato, cosicché i cattolici possano dare sempre più efficacemente il loro positivo contributo per il bene comune del Paese, la promozione dei valori morali, in particolare nella gioventù, la diffusione di una cultura della solidarietà e l’assistenza caritativa in favore dei ceti più deboli della popolazione”.

 

In Vietnam, che conta 84 milioni di abitanti, in maggioranza animisti, i cattolici, che sono una comunità molto viva, rappresentano il 7% della popolazione. “Inoltre – conclude il comunicato - si è proceduto ad uno scambio di opinioni sull’attualità internazionale, in vista di un comune impegno per la pace e per la soluzione negoziata dei gravi problemi del presente”.

 

Per il cardinale Phan Minh Man, arcivescovo di Ho Chi Minh City, l’udienza di oggi è un evento molto positivo che migliorerà i rapporti tra Santa Sede e Vietnam. “A novembre – afferma il porporato in un’intervista all’Agenzia di informazione AsiaNews – insieme ad alcuni vescovi ho incontrato il presidente della Repubblica, Nguyen Minh Triet. Abbiamo scambiato punti di vista che riguardano la libertà di religione, i diritti di proprietà, la responsabilità della Chiesa di contribuire allo sviluppo del Paese, specialmente per ciò che concerne l’educazione e la salute. Il presidente – precisa il cardinale – ha promesso che il governo verrà incontro gradualmente alle giuste attese”.

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BENEDETTO XVI QUESTA SERA A SAN PAOLO FUORI LE MURA

A CONCLUSIONE DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Si conclude oggi la Settimana di preghiere per l’unità dei cristiani. Il Santo Padre, come è consuetudine da molti anni, si reca nel tardo pomeriggio, alle 17.30, presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura dove presiederà alla celebrazione dei Vespri, presenti numerose delegazioni delle varie Chiese e denominazioni cristiane.

        

L’anno appena trascorso è stato particolarmente denso di avvenimenti ecumenici con due momenti di particolare rilevanza: il viaggio di Papa Benedetto XVI in Turchia e l’incontro con il Patriarca ecumenico Bartolomeo, nonché la visita a Roma dell’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia con l’udienza del Santo Padre. Di questo ci parla ora mons. Eleuterio Francesco Fortino, sottosegretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei cristiani:

 

R. - Come sappiamo, vi erano delle difficoltà, sorte dall’anno 2000, nella Commissione mista di dialogo fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme; questa Commissione non si era potuta riunire dal 2000 fino al 2006 per difficoltà sia interne alla Commissione sia per difficoltà di rapporto tra le varie Chiese ortodosse. Si è lavorato lentamente nonostante le difficoltà e le tensioni che sono emerse in questo periodo, tanto da parte cattolica quanto da parte ortodossa. Lentamente è maturato il tempo: per convocare la Commissione mista internazionale a Belgrado. L’anno scorso, la Commissione è stata ospitata dalla Chiesa ortodossa di Serbia con grande affetto, con calore e con grande dignità. Ha meravigliato tutti i partecipanti, questa accoglienza fraterna e calorosa. Ha meravigliato anche perché la Chiesa di Serbia, nel passato, era stata abbastanza reticente o critica nei confronti del dialogo. Quindi, all’interno delle varie Chiese matura questo nuovo sentimento, e così in altre Chiese ortodosse. Segno evidente: a Belgrado erano presenti tutti i rappresentanti di tutte le Chiese ortodosse. Anche il lavoro svolto è stato positivo. Dal punto di vista dei rapporti con le singole Chiese, abbiamo avuto durante l’anno molti contatti: per esempio, il nostro cardinale presidente Kasper è stato in Georgia, è stato in Serbia, è stato in Russia. In più, come elementi maggiori di quest’anno, c’è stata la visita del Santo Padre al Patriarcato ecumenico, e la visita a Roma, per la prima volta una visita ufficiale, dell’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia. Queste due visite si sono concluse con due dichiarazioni comuni impegnative. Nella loro specificità, hanno degli elementi comuni, e cioè la valutazione positiva del dialogo in corso e di quanto è stato fatto, e l’impegno per intensificare le relazioni tra cattolici e ortodossi, e l’appoggio alla Commissione mista internazionale.

 

D. – E volgendo lo sguardo al futuro?

 

R. – Appunto, questa Commissione, che non ha terminato il suo lavoro a Belgrado, ha deciso di riunirsi nel 2007. Questa volta sarà la Chiesa cattolica ad ospitare la riunione. E’ stato concordato e si sta organizzando che l’incontro avvenga a Ravenna dall’8 al 15 ottobre di quest’anno. Ravenna è una città significativa dal punto di vista storico e religioso: è una città ricca di una tradizione orientale-bizantina che darà sicuramente un’accoglienza fraterna, calorosa e degna del grande tema della ricomposizione della piena unità.

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La nostra emittente curerà la radiocronaca della celebrazione di questa sera a San Paolo fuori le Mura, in lingua italiana per la zona di Roma sull’0nda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105,0 MHz.

 

 

NOMINE

 

Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Montenegro mons. Angelo Mottola, arcivescovo titolare di Cercina, finora Nunzio Apostolico in Iran.

 

Sempre oggi il Santo Padre ha nominato vescovo dell'Eparchia di Edmonton degli Ucraini (Canada) mons. David Motiuk, al presente vescovo titolare di Matara di Numidia e ausiliare del Metropolita di Winnipeg degli Ucraini.

 

 

SI È CONCLUSA LA SESSIONE INVERNALE DELL’ASSEMBLEA DELLA ROACO,

LA RIUNIONE DELLE OPERE DI ASSISTENZA ALLE CHIESE ORIENTALI:

CON NOI L’ARCIVESCOVO ANTONIO MARIA VEGLIÒ

 

Si è conclusa la sessione invernale dell’assemblea della ROACO, la Riunione delle Opere di Assistenza alle Chiese Orientali. I temi affrontati hanno riguardato la Chiesa cattolica in Romania, il Libano e la Terra Santa e la Chiesa copta d’Egitto. All’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, segretario della Congregazione per le Chiese orientali (la ROACO è un organismo inserito nell’ambito di questo dicastero), Giovanni Peduto ha chiesto un’impressione sui lavori di questi giorni:

 

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R. – I lavori si sono svolti in due giorni. Ieri è stata la giornata più interessante, in quanto gli argomenti di cui si è parlato concernevano la Chiesa greco-cattolica, unita a Roma, della Romania. Dopo ogni discorso, vi sono state sempre delle discussioni molto interessanti, perché come ben si sa la Chiesa in Romania attraversa un particolare momento. Forse è passato il periodo più difficile, di tensione con la Chiesa ortodossa, per il problema ben noto della restituzione delle Chiese. Alcune Chiese sono state già restituite e molte se ne stanno costruendo. Per quello che riguarda il Libano, purtroppo la situazione proprio in questi giorni non è tra le più brillanti. Sappiamo bene quello che sta succedendo. E’ un Paese, una Chiesa che ci dà molta preoccupazione, assieme alla Terra Santa, proprio per questo fenomeno di emigrazione. I cattolici, i cristiani, non vedono molto futuro per le loro vite in questi Paesi. E allora c’è un’emorragia continua, che fa sì che la presenza cristiana diminuisca sempre di più. Per quello che riguarda la Chiesa copta, è stata molto interessante la presenza del nuovo patriarca copto-cattolico, che ha fatto una bella esposizione e ha fatto presente i bisogni, le urgenze maggiori della Chiesa copta, questa piccola minoranza, nella minoranza dei cristiani che sono in Egitto. Non solo i bisogni materiali – si intenda bene – ma soprattutto quelli concernenti la formazione del clero, dei laici; i bisogni relativi al colloquio continuo con i copti-ortodossi, che sono tra i cristiani maggioritari e la presenza del dialogo dei musulmani, con la necessità di proporre, fare, sviluppare un dialogo.

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SEMINARE NEI SOLCHI DELLE GRANDI CIVILTA’ ASIATICHE UN UMANESIMO INTEGRALE,

 SOLIDALE E APERTO ALLA TRASCENDENZA: E’ LO SCOPO DEL CONGRESSO

 CONTINENTALE APERTO OGGI A BANGKOK, IN THAILANDIA,

DAL CARDINALE RENATO RAFFAELE MARTINO PER FAR FRONTE ALLE NUOVE SFIDE

DEI POPOLI DELL’ASIA ALLA LUCE DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

 

Difesa dei diritti umani nel contesto asiatico, promozione dello sviluppo, integrità ambientale e impegno per la pace sono le quattro sfide principali per la Chiesa in Asia, indicate dal presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato R. Martino, che stamane (ora italiana) ha inaugurato nel Centro di promozione pastorale di Bangkok, in Thailandia, il II Congresso continentale per la presentazione del Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, definito da Benedetto XVI “lo strumento di riferimento più autorevole per ispirare  cristianamente la realizzazione di un giusto ordine sociale”. L’imponente assise, che fa seguito a quella analoga svoltasi nel novembre 2005 a Città del Messico per i popoli del continente americano, è stata organizzata dal dicastero vaticano insieme alla Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (F.A.B.C.) e alla Conferenza episcopale thailandese, con il saluto iniziale dell’arcivescovo di Bangkok, cardinale Michael  Michai Kitbunchu, e del presidente dell’Ufficio per lo sviluppo umano (OHD) della F.A.B.C., arcivescovo Charles Bo.  Il servizio di Paolo Scappucci:

 

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Secondo il cardinale Martino, le sfide più urgenti dei popoli asiatici oggi vanno affrontate alla luce dei fondamentali principi della dottrina sociale cristiana, cioè dell’intangibile dignità della persona umana, del bene comune, della sussidiarietà e della solidarietà. In Asia, dove milioni di persone soffrono discriminazione, sfruttamento, povertà ed emarginazione, inevitabile e irrinunciabile è per i cristiani la difesa dei diritti umani, assegnando un primato al diritto alla vita, base elementare di tutti gli altri diritti, e al diritto alla libertà religiosa, fondamento trascendente degli stessi diritti umani. Nel continente che annovera alcune delle nazioni più povere della terra, la promozione dello sviluppo  si impone in modo speciale nell’impegno a favore degli emigranti, delle popolazioni indigene e tribali, delle donne e dei bambini, poiché sono spesso vittime delle peggiori forme di sfruttamento. Un’altra direttrice di azione è stata indicata dal presidente di Giustizia e Pace nella coltivazione di un buon rapporto con la natura, che secondo la dottrina sociale cristiana non va né idolatrata né intesa come campo indiscriminato di esercizio della tecnica.

 

Infine il cardinale Martino ha insistito sulla promozione del diritto alla pace, mentre in Asia nuova violenza viene esercitata su individui e popoli interi e la cultura della morte prende piede nell’ingiustificabile ricorso alla violenza per risolvere le tensioni. In particolare il porporato ha denunciato nel contesto asiatico il fenomeno del terrorismo e la crescita della produzione e commercializzazione delle armi nucleari e convenzionali. “Non può esserci tolleranza morale – egli ha affermato con forza – verso alcuna dottrina militare che approvi gli armamenti nucleari. Le enormi risorse finanziarie destinate annualmente agli armamenti vanno indirizzate molto più proficuamente all’educazione e allo sviluppo, invece che alla guerra”. Chi ha orecchie da intendere intenda.

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“I GIUSTI, GLI EROI SCONOSCIUTI DELL’OLOCAUSTO”:

DEL LIBRO DI SIR MARTIN GILBERT SI E’ PARLATO IERI A ROMA ALLA PRESENZA

DEL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO VATICANO, TARCISIO BERTONE

- Con noi il cardinale Tarcisio Bertone -

 

Dalla Polonia all’Italia, dalla Norvegia alla Francia: sono circa 20 mila le persone che salvarono molti ebrei dalla persecuzione nazista. Le loro storie toccanti e coraggiose sono raccontate nell’opera di un importante storico della seconda guerra mondiale sir Martin Gilbert, “I giusti, gli eroi sconosciuti dell’Olocausto”. Del volume, edito da Città Nuova, si è parlato a Roma, ieri, alla presenza del cardinale segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone. C’era per noi Debora Donnini:

 

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“E’ una storia di bene che attraversa l’umanità prescindendo dalle differenze religiose. I cristiani, tra cui moltissimi cattolici, ma anche i musulmani accettarono – a costo della loro stessa vita – di salvare gli ebrei dalla Shoah”. Sono parole del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone intervenuto alla presentazione dell’edizione italiana del libro sui giusti. Un’opera che ricostruisce quello che 20mila uomini e donne fecero per salvare gli ebrei da morte certa. E il cardinale Bertone ha ricordato che in questa “guerra” per la salvezza di tanti ebrei, la Chiesa cattolica ebbe una parte “specifica e rilevante sotto Pio XII e  seguendone le direttive, essa cercò di coordinare gli sforzi in favore delle vittime della guerra e soprattutto di trasmettere un esempio ai fedeli”.  Fu un’attitudine precisa nei confronti degli ebrei perseguitati che andavano aiutati in ogni modo possibile. “E’ questo – ha affermato il porporato – il presupposto su cui si fondò l’azione del Papa e dei suoi collaboratori”. La storia dei giusti si intreccia quindi con l’azione di Pio XII. E – ha detto ancora il cardinale – “è soprattutto una storia che toglie ogni ragion d’essere alle correnti accuse di ‘collaborazionismo’ papale e antisemitismo cattolico”. Rispondendo quindi alla domanda se si possa considerare giusto Pio XII il cardinale Bertone ha detto:

 

“Senza dubbio, questa testimonianza su Pio XII è avvalorata anche da questa straordinaria e massiccia ricerca fatta da Sir Martin Gilbert, il quale lo considera un giusto: sul famoso silenzio di Pio XII dice: Non si tratta di un silenzio, si tratta di un parlare intelligente e strategico, come ricorda il radiomessaggio natalizio del 1942, che fece andare su tutte le furie il Fϋrer. Quindi, non si può parlare di un silenzio, si può parlare di una serie di interventi misurati e proporzionati alla situazione in corso”.

 

Ricordando i tanti ebrei che dopo la seconda guerra mondiale hanno ringraziato Pio XII, il cardinale Bertone ha sottolineato che “indipendentemente dai deprecabili giudizi di alcuni nuclei cristiani, rimane il fatto che l’antisemitismo era stato già da tempo condannato dal Vaticano”.

 

“E’ interessante non dimenticare il materiale degli archivi dell’allora Santo Uffizio. Per esempio, anche quella dichiarazione molto chiara, molto netta di condanna dell’antisemitismo della Congregazione del Santo Uffizio del 1928, viene sovente dimenticata, come se la condanna dell’antisemitismo risalisse solo al Concilio Vaticano II”. 

 

Un libro importante dunque per ricordare il bene capace di squarciare le tenebre dell’orrore.

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UN UOMO LIBERO, PERCHE’ IN COSTANTE DIALOGO CON DIO:

COSI’, AI NOSTRI MICROFONI, IL CARDINALE STANISLAO DZIWISZ

RICORDA GIOVANNI PAOLO II, ALL’INDOMANI DELL’USCITA

 DEL SUO LIBRO-TESTIMONIANZA, “UNA VITA CON KAROL”

 

“Verrai da me. Qui potrai proseguire gli studi e mi aiuterai”. Con queste parole, l’8 ottobre 1966, l’arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla, chiese a un giovane sacerdote polacco di diventare il suo segretario privato, confermandolo nell’incarico anche dopo l’elezione pontificia. Da quel giorno d’autunno di 40 anni fa, don Stanislao Dziwisz ha condiviso tutti i momenti più importanti della vita di Giovanni Paolo II. Momenti che ora ripercorre nel volume “Una vita con Karol”, da ieri nelle librerie italiane. Al cardinale Stanislao Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, Alessandro Gisotti ha chiesto di raccontare come nasce questo libro, che ci permette di osservare così da vicino l’uomo Karol Wojtyla:

 

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R. – Io sono stato sempre, per quasi 40 anni, in ombra e sono rimasto in ombra anche in questo libro. Questo libro mi ha permesso di ricordare come io, da vicino, ho visto Giovanni Paolo II. Questo era ciò che volevo raccontare. Era per me anche – posso dire – un obbligo morale quello di scrivere e di presentare, attraverso i miei occhi, l’attività e la vita stessa del Santo Padre Giovanni Paolo II.

 

D. – In questo libro, possiamo vedere il coraggio di Karol Wojtyla, ma soprattutto il suo essere un uomo di Dio, che nella preghiera trova la forza per adempiere il suo ministero, prima come arcivescovo di Cracovia e poi come Pontefice. Cosa la colpiva di più della fede del Santo Padre?

 

R. – Colpiva tutti la preghiera del Santo Padre, perché ha avuto la grande grazia di scoprire il valore della preghiera, intesa come dialogo con il Signore. La sua preghiera non era, infatti, soltanto una recita delle formule. Chi lo vedeva in preghiera, vedeva un uomo immerso in Dio. Questo suo contatto con Dio colpiva tutti.

 

D. – Dopo la visita di Giovanni Paolo II al Muro del Pianto, lei ricorda nel libro che l’ebreo Elie Weisel affermò: “Quando ero bambino avevo paura di passare davanti ad una Chiesa, ora è tutto cambiato”. Come nascevano questi gesti sorprendenti di Papa Wojtyla?

 

R. – Per il Santo Padre era importante sempre ed anzitutto l’uomo, indipendentemente che l’uomo fosse credente, cristiano o non cristiano. Era l’uomo che lo interessava. Giovanni Paolo II vedeva nell’uomo sempre l’immagine del Signore. Questo lo ha sempre aiutato a trattare tutte le persone come figli di Dio. D’altro canto, c’è da dire che il Papa ha vissuto tanti anni con il popolo ebraico nella sua città natale. Non c’era una divisione fra ebrei e cristiani e questo suo rapporto con gli altri è cominciato lì, già da bambino. Questi gesti che lui faceva provenivano dalla sua profonda fede.

 

D. – Karol Wojtyla ha portato la gioia del Vangelo per il mondo ed è stato amato anche da chi non era credente, ma ha anche vissuto momenti in cui – come lei stesso scrive – “non è stato capito” o “non si è voluto capirlo”. Come reagiva il Papa a queste incomprensioni?

 

R. – Lui non dava mai importanza alle critiche; lui andava sempre avanti perché voleva sempre compiere quello che il Signore voleva da lui. Anche questi dispiaceri non impressionavano il Santo Padre. Era un uomo sempre tranquillo, libero e non si lasciava condizionare. L’unica condizione era quella di servire il Signore, che lo aveva chiamato a questo posto. Lui era sempre uguale e faceva lo stesso anche quando era sacerdote, come io l’ho conosciuto, o quando era vescovo. Non è mai cambiato, come non è cambiato quando è diventato Pontefice. E’ rimasto sempre lo stesso, come era prima: un uomo di fede, uomo di preghiera e proprio questo suo comportamento lo aiutava a rompere tutte le barriere che dividono le persone, le società e le nazioni.

 

D. – In uno degli ultimi capitoli di “Una vita con Karol”, lei racconta l’amore del Pontefice per il popolo cinese. Voleva così bene ai cinesi – ricorda – che “si era messo a studiare anche un po’ la loro lingua”. Si può dire che, anche da questo aneddoto, emerge la voglia di Karol Wojtyla di capire gli altri, di sforzarsi di comprendere gli altri per essere vicino a tutti gli uomini?

 

R. – Certamente! Era sempre particolarmente vicino alle persone che soffrono, alle chiese che soffrono ed era quindi molto vicino anche a coloro che soffrono in certi Paesi. Sicuramente il popolo cinese è un grande popolo e lui ne seguiva la storia e la situazione. Cercava assolutamente di migliorare i rapporti con la Cina, la Cina continentale. Tutto quello che faceva lo faceva sempre con grande rispetto per la sovranità della nazione, ma anche con grande amore verso questo grande popolo, con una così grande cultura. Non ha mai voluto provocare polemiche o mettere in evidenza qualcosa che non andava.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Il discorso del Papa in occasione della quinta riunione dell'XI Consiglio Ordinario della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi.

 

Servizio estero - Iraq: al Senato Usa bocciato il piano del Presidente Bush.

 

Servizio culturale - Un articolo di Mario Spinelli dal titolo: "Le persistenze e l'influsso della mitologia antica nella cultura e nell'arte contemporanea": la mostra "Mythos" presso il Museo Cristiano e Bizantino di Atene.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema delle liberalizzazioni.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

25 gennaio 2007

 

 

ALLA CONFERENZA DEI PAESI DONATORI A PARIGI ANNUNCIATO LO STANZIAMENTO

DI CIRCA 7,6 MILIARDI DI DOLLARI PER IL LIBANO. NEL PAESE DEI CEDRI, INTANTO,

NUOVI SCONTRI TRA ESERCITO E UN GRUPPO FONDAMENTALISTA

- Intervista con Raimond El Hachem -

 

Aperta a Parigi la Conferenza internazionale dei donatori sul Libano con l’annuncio di un finanziamento di circa 7,6 miliardi di dollari per risollevare la disastrata economica del Paese dei Cedri. Ma quarantuno miliardi di dollari di debito pubblico rischiano di condurre nel caos economico il Libano, già provato dallo scontro politico in atto tra governo e opposizione e da nuove violenze. Il servizio è di Amedeo Lomonaco:

 

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A Parigi si è aperta la Conferenza dei Paesi donatori per il Libano con lo scopo di salvare il Paese dei cedri dalla bancarotta finanziaria e favorire il piano di riforme annunciate dal governo del premier Fuad Siniora. Ma in Libano, intanto, la situazione resta difficile: dopo le dure proteste organizzate, nei giorni scorsi, dal partito Hezbollah contro il premier Siniora sono scoppiati stamani violenti scontri tra esercito e militanti di un gruppo fondamentalista. Scontri anche all’Università tra studenti sunniti e sciiti: 4 i feriti. I combattimenti sono avvenuti a Sidone, nei pressi di un campo profughi. In questo scenario, così intricato, le speranze per il futuro del Libano sono affidate soprattutto alla Comunità internazionale. Dalla Conferenza di Parigi sono già arrivati, in questo senso, segnali confortanti. L’Arabia Saudita ha annunciato lo stanziamento di oltre un miliardo di dollari e gli Stati Uniti di circa 770 milioni di dollari. Aiuti consistenti arrivano anche dalla Banca mondiale e dalla Banca europea per gli investimenti che hanno deciso di stanziare oltre 2 miliardi di dollari. Anche altri Paesi si sono detti pronti a sostenere economicamente il Libano. All’evento partecipano rappresentanti di 36 Paesi, delegazioni di istituzioni finanziarie internazionali, il segretario generale dell’ONU e il segretario generale della Lega Araba. Il presidente francese Jacques Chirac ha detto che la Conferenza costituisce “un’oppor-tunità unica e cruciale per esprimere con forza il desiderio di un Libano unito e sovrano nel rispetto di tutte le componenti”.

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Alla Conferenza dei Paesi donatori per il Libano sono stati annunciati, dunque, importanti aiuti finanziari. Ma di cosa hanno più bisogno i libanesi? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Raymond El Hachem, docente di diritto presso l’Università Santo Spirito di Kaslik, in Libano:

 

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R. – Il Libano ha bisogno di molti aiuti, ma la cosa più importante per me non è tanto aiutare il Libano con i soldi o con le munizioni, quanto che i Paesi riuniti a Parigi prendano la decisione di mettere fine a questa guerra, che è una guerra che stanno facendo i libanesi per gli altri. Bisogna chiedere ai ‘poteri’ del mondo di decidere di lasciare i libanesi in pace, la pace della quale parla il Santo Padre. Quando il Libano avrà la sua pace, i libanesi non avranno più bisogno di nessuno. Non avranno più bisogno di aiuto in denaro.

 

D. – Probabilmente, ogni attività oggi è estremamente politicizzata…

 

R. – Secondo me, purtroppo, è così. E’ stato così da quando è iniziata la guerra in Libano. Abbiamo sempre fatto la guerra, ma quello che sta succedendo in Libano non è una guerra militare, quanto una guerra politica. I grandi ‘poteri’ fanno questa guerra tramite il popolo libanese. Basta! Basta! Basta fare questo!

 

D. – Questo è un viaggio molto importante per Siniora, che oltre ad andare a Parigi per chiedere aiuti internazionali vuole avere anche un appoggio della comunità internazionale, soprattutto alla luce di quanto è accaduto nei giorni scorsi…

 

R. – Forse l’appoggio è quello di cui abbiamo bisogno. Non lo chiediamo, ma bisognerà dire ai leader presenti in Libano di essere più libanesi che altro.

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ECONOMIA SOSTENIBILE ED ECOCOMPATIBILE AL CENTRO DEI LAVORI

 DEL FORUM ECONOMICO MONDIALE A DAVOS. CONCLUSO IN KENYA

CON UNA MARATONA PER I DIRITTI I BASE, IL WORLD SOCIAL FORUM

- Intervista con Sergio Marelli -

 

Il forum economico mondiale che si è aperto a Davos, in Svizzera, gioca la carta dell’economia sostenibile ed ecocompatibile. Il primo intervento di peso in questo senso è arrivato dal Cancelliere tedesco, Angela Merkel, che ha puntato l’attenzione su fonti energetiche e difesa del clima. Luca Collodi ha chiesto a Sergio Marelli della FOCSIV quali siano le differenze tra il forum di Davos e il Forum sociale di Nairobi, in Kenya:

 

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R. – Io penso che sono in contrapposizione negli esiti finali questi Forum, Davos e il Forum Sociale Mondiale. Perché alla fine c’è proprio – direi – una diversità nell’idea che si ha della possibilità di utilizzare le risorse che il Buon Dio ci ha messo a disposizione. Nel senso che, i primi a Davos continuano un po’ – come dire – paradossalmente a ragionare con un obiettivo di breve periodo, rispetto al quale massimizzare i loro profitti, cioè cercare di trarre il maggior vantaggio, oggi, dalla risorse naturali, senza preoccuparsi del domani. Mentre l’obiettivo e le dichiarazioni finali dei Forum sociali mondiali hanno proprio la prospettiva opposta, che è quella di dire: “Sentiamo fortemente la responsabilità oltre che di garantire un’equità oggi, anche di consegnare un pianeta alle generazioni future in condizioni quanto meno analoghe, parimenti sostenibili a quelle di oggi.

 

D. – Marelli, ma è proprio così impossibile proporre che il Forum economico di Davos, una sua delegazione e una delegazione del Forum sociale di Nairobi al termine dei lavori si possano incontrare da qualche parte per presentare le rispettive conclusioni e forse integrarle?

 

R. – A me pare un’idea molto suggestiva. Devo dire peraltro che nel corso dell’anno, al di là di questi due episodi, ci sono anche dei momenti di confronto. Penso per esempio a tutti gli incontri che durante l’anno svolgiamo nell’ambiente del Fondo Monetario Internazionale, che abbiamo con la Banca Mondiale, cioè con quelle organizzazioni internazionali che più rispondono agli attori che oggi sono riuniti a Davos.

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In Kenya si è chiuso, intanto, il World Social Forum di Nairobi con una maratona per i diritti di base. La gara è stata vinta da un uomo di 25 anni che vive in una delle 200 baraccopoli di Nairobi. In serata è prevista, inoltre, la pubblicazione del documento finale del Forum. Il servizio di Marina Piccone:

 

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I partecipanti alla maratona, partita alle ore 9.00 di questa mattina da Korogocho, sono tutti arrivati. Alla maratona per i diritti fondamentali, intitolati “Un altro mondo è possibile anche per gli abitanti degli slum”, hanno preso parte dalle 15 alle 20 mila persone, che hanno coperto i 14 km che dividono le loro baracche dal centro della città, in un percorso anche simbolico. “Oggi siamo usciti fuori e abbiamo potuto parlare” dice Mursy, 19 anni. “Per la prima volta nella storia dei Social Forum, gli ultimi sono stati il soggetto dell’evento”, le fa eco Alex Zanotelli. “Mai hanno partecipato in così tanti nelle altre occasioni”, dice il padre comboniano che proprio a Korogocho ha trascorso 12 anni. Così laddove è cominciato, il 20 gennaio scorso, nel Parco delle Libertà si chiude il più grande incontro della società civile mondiale. Non sono mancate le contestazioni per l’organizzazione lacunosa, per il costo del biglietto d’ingresso e dei pasti eccessivi per gli abitanti di Nairobi, per le contraddizioni che hanno riguardato anche la delegazione italiana. Ma il giudizio complessivo è unanimemente positivo. L’intento di unire le diverse realtà di un popolo variegato come quello africano è stato nei limiti del possibile raggiunto. Si tratta ora di capire cosa fare di tutto il lavoro svolto in questi cinque giorni e di come tradurre tutte le istanze avanzate in azioni concrete. Il Consiglio internazionale del Forum Sociale Mondiale parla di un inizio, di semi gettati su un terreno fertile, e ipotizza di riorganizzare in Africa il prossimo Social Forum. “Together you can”, insieme si può, si legge sulle magliette indossate dalle migliaia di partecipanti alla maratona.

 

Da Nairobi, Kenya, Marina Piccone, per Radio Vaticana.

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UN DRAMMATICO FATTO DI CRONACA IN ITALIA RIPORTA IN PRIMO PIANO L’INFLUENZA NEGATIVA DEI MEDIA SUI BAMBINI, COSI COME EVIDENZIATO

DAL PAPA NEL SUO MESSAGGIO PER LA GIORNATA DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

- Ai nostri microfoni, il prof. Marco Derìu -

 

Un drammatico fatto di cronaca, protagonisti quattro ragazzini sotto i 14 anni, i ‘violentatori’, ed una bimba di soli 9 anni, la ‘vittima’, è rimbalzato oggi sulle pagine dei giornali in Italia, riaprendo un acceso dibattito sul ruolo della Televisione nella vita dei ragazzi, all’indomani del messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, dedicato proprio al tema dell’educazione dei bambini davanti ai media. Il servizio di Roberta Gisotti, autrice tra l’altro di diversi libri dedicati alla televisione:

 

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“L’abbiamo visto fare in Tv”: l’agghiacciante confessione dei giovanissimi stupratori ai magistrati inquirenti. Sotto accusa questa volta non un film o una fiction violenti, o un cartone diseducativo, ma due programmi in orari di massimo ascolto che avevano trattato di analoghi episodi di violenza sessuale. Sarebbe utile conoscere quali sono questi programmi, non per avere un capro espiatorio di una Tv oggi in massima parte ‘irresponsabile’, ma per indicare che ognuno che lavora in Tv deve condividere al contrario responsabilità oggettive rispetto anzitutto ai minori, ma pure del pubblico tutto che siede davanti allo schermo.

 

Da troppi anni disponiamo infatti di ampi e accreditati studi messi a punto da psichiatri, pediatri, psicologi, sociologi, giuristi, massmediologi sui danni di una ‘cattiva televisione’ per la formazione dei giovani, ma anche sugli effetti negativi per gli adulti, soprattutto gli anziani che insieme ai bambini, trascorrono più ore in casa e subiscono maggiormente i programmi di bassa qualità. Studi che vengono inspiegabilmente ignorati dagli addetti ai lavori, ma anche dalle famiglie, dalla scuola, dallo Stato che viene meno al dettato costituzionale che impone di proteggere l’infanzia e la gioventù, anche dallo strapotere dei media.  Nell’incosciente collettiva indifferenza, si consuma così il dramma quotidiano di un’infanzia negata dalla Tv in primo luogo, ma anche dal Cinema e da Internet e da una stampa cinica, che oscurano i diritti dei bambini dietro l’alibi della libertà di espressione. Pochi sanno che in Italia esistono 27 Leggi, Carte e Codici per tutelare i minori nei media, in massima parte disattese ed una ventina di Comitati, Commissioni, Osservatori dove operano circa 500 esperti senza raggiungere lo scopo di garantire il rispetto di quelle norme.

 

Abbiamo allora il coraggio di stracciare tutte queste carte e sciogliamo pure tutti questi Comitati che non servono a nulla, ed anzi ingannano chi pensa di affidarsi al loro operato. Ricordiamo il caso emblematico del film Apocalyto, che dopo il visto ‘per tutti’ della Commissione di revisione cinematografica, ha avuto poi dal TAR il divieto cautelativo ai 14 anni. Ed ancora il consuntivo in questi giorni del Comitato Tv e minori, che in quasi quattro anni ha portato ad una cinquantina di sanzioni pecuniarie, massimo di 200 mila euro: poca cosa di fronte agli enormi interessi dell’industria televisiva, che continua ad inondare le case di prodotti nocivi per la salute psicofisica degli spettatori. E’ tempo che i cittadini riscoprano di essere depositari di diritti anche nel campo della comunicazione, perché sia orientata al bene della persona e della cosa pubblica.

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Come ricorda Benedetto XVI nel suo messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali, per “educare i bambini nella via della bellezza, della verità e della bontà” è necessario che i media sappiano promuovere “la dignità fondamentale dell’essere umano, il vero valore del matrimonio e della vita familiare, le conquiste positive ed i traguardi dell’umanità”. Ma accendendo la Tv spesso riscontriamo tutt’altro, come sottolinea, nell’intervista di Paolo Ondarza, il prof. Marco Derìu docente di Etica e Deontologia della Comunicazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano:

 

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R. – Credo che le situazioni che tiene presente questo messaggio sono quelle che abbiamo un po’ tutti sotto gli occhi. Cito, solo per fare degli esempi, alcuni reality show televisivi o di un uso anche della rete Internet da parte dei minori in cui la violenza viene addirittura esaltata.

 

D. – Il Papa indica ai media valori come quelli della dignità della persona umana e della famiglia. Ecco, si tratta di valori che, a volte, vengono dimenticati?

 

R. – Più che dimenticati vengono tenuti ben presenti per essere, però, puntualmente stravolti. Purtroppo la normalità non fa notizia e non fa audience e, quindi, sempre più spesso si tende a proporre degli stereotipi – soprattutto attraverso il mezzo televisivo – che sovvertono i canoni classici delle nostre idee, per esempio, di famiglia o anche di persona. Pensiamo alla fiction seguitissima come “Un medico in famiglia”, si annuncia ora addirittura una nuova edizione con il tema dell’omosessualità affrontata in maniera un po’ particolare. Ci sono delle famiglie televisive che vengono presentate come assolutamente normali e forse così normali non sono.

 

D. – Importante – secondo Benedetto XVI – educare i bambini a valori quali bellezza, verità e bontà …

 

R. – Quando si parla di estetica si punta molto a qualcosa che sia bello da vedere e cioè spettacolare, ma la spettacolarizzazione in sé può essere un eccesso. Bisogna imparare a cogliere ciò che c’è di bello, vero e positivo e spettacolarizzarlo quello e se ci accorgiamo che di bello, vero e positivo c’è troppo poco. Bisognerebbe allora fare in modo, se non altro attraverso il telecomando, che la nostra azione ed anche il nostro disgusto rispetto ad un certo tipo di offerta si faccia sentire, e magari obblighi davvero l’industria mediatica – come il Papa sollecita – a produrre qualcosa di più e qualcosa di diverso.

 

D. – Il Papa rivolge un appello al mondo educativo: “Aiutate i vostri figli ad essere selettivi”…

 

R. – Per poter educare ad una fruizione critica e consapevole i minori, dobbiamo essere noi per primi ad avere questo tipo di sguardo critico, quello che è un vero e proprio discernimento. Teniamo presente che per i bambini mai la televisione è la prima scelta quando gli si chiede come vogliono passare il loro tempo libero. Una recente indagine ha confermato che prima di dire “vedo la televisione”, dicono “voglio fare i compiti con i genitori”. La nostra fruizione adulta è una fruizione diciamo distratta o forse più consapevole, la loro è invece una fruizione che tende a dare veramente tutto per vero.

 

D. – Per assistere ad una inversione di tendenza della televisione c’è da aspettare molto o forse questa inversione, dal suo punto di vista, è già in atto silenziosamente?

 

R. – I dati di ascolto ci dicono che dal 2006 in poi, la televisione nel suo complesso ha cominciato a perdere spettatori e che i reality hanno subito – finalmente dico io – una flessione. Questo è un segnale che fa ben sperare. Bisogna vedere come, però, i produttori di reality, e la televisione in particolare, coglieranno questo segnale: se reagiranno con una programmazione ancora più spietata, ci aspettano tempi ancora più duri.

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CHIESA E SOCIETA’

25 gennaio 2007

                  

 

CONTINUA IL TRIBUTO DI AFFETTO IN FRANCIA PER L’ABBE PIERRE, IL FONDATORE

DELLA COMUNITA’ “EMMAUS” SCOMPARSO LUNEDÌ A 94 ANNI. DOMANI,

 LE ESEQUIE A PARIGI, NELLA CATTEDRALE DI NOTRE DAME

 

PARIGI. = Nonostante il freddo pungente, è imponente in questi giorni l’omaggio, non solo dei parigini, alla salma dell’abbé Pierre, nell’ospedale Val de Grace di Parigi. Morto lunedì scorso all’età di 94 anni, il religioso dei sofferenti, dei senzatetto e degli ultimi, fondatore della comunità “Emmaus”, era stato insignito della Legion d’onore, l’onorificenza più alta attribuita dalla Repubblica francese. Come riferisce l’agenzia MISNA, il nastro e la stella che compongono il distintivo sono ora sull’altare della cappella funebre, ma sono soprattutto il berretto e il bastone dell’abate a richiamare gli sguardi di chi rende omaggio alla “coscienza della nazione”, più volte riconosciuto come la figura più popolare del Paese. Le esequie si svolgeranno domani nella cattedrale di Notre Dame; un cimitero privato in Normandia, nel villaggio di Esteville, ospiterà poi le sue spoglie. (R.M.)

 

 

DOPO LA CONFERENZA EPISCOPALE DELL’INGHILTERRA E DEL GALLES, ANCHE LA CHIESA ANGLICANA RESPINGE LA RECENTE LEGGE CONTRO LE DISCRIMINAZIONI.

IL PROVVEDIMENTO, CHE ENTRERA’ IN VIGORE AD APRIRE, COSTRINGEREBBE

 LE AGENZIE RELIGIOSE A CONSENTIRE LE ADOZIONI ALLE COPPIE OMOSESSUALI

 

LONDRA. = In Gran Bretagna, la Chiesa anglicana si è unita ieri a quella cattolica, respingendo l’idea di una legge contro le discriminazioni, la cosiddetta “Equality Act”, che costringerebbe le agenzie religiose a consentire le adozioni alle coppie omosessuali. Come riferisce il quotidiano Avvenire, il primate anglicano e arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, e l’arcivescovo di York, John Sentamu, hanno inviato una lettera al primo ministro, Tony Blair, sottolineando che il diritto alla propria coscienza non può essere dettato dalla legge, anche quando questa “è in buona fede”. Molte persone che lavorano nel campo del volontariato – ha aggiunto il primate anglicano – sono motivate dalla loro fede e “questa legge le metterebbe in grave difficoltà”. L’arcivescovo Williams ha poi ricordato che la legge fa già alcune eccezioni, come nel caso, per esempio, di alcuni medici che per motivi religiosi rifiutano di effettuare aborti. “Quando la legge interviene troppo nella vita privata della gente – gli ha fatto eco l’arcivescovo Sentamu – si finisce con uno statuto che intende curare tutte le malattie e non può farlo”. (R.M.)

 

 

AL VIA, OGGI A BUDAPEST, LA CONSULTAZIONE SULLA MISSIONE IN EUROPA

 DELLA CONFERENZA DELLE CHIESE EUROPEE (CEC/KEK). TEMA DELL’INCONTRO:

“VIENI SPIRITO SANTO; GUARISCI E PORTA RICONCILIAZIONE IN EUROPA…

 ILLUMINA TUTTA L’UMANITÀ CON LA LUCE DI CRISTO”

 

BUDAPEST. = “Vieni Spirito santo; guarisci e porta riconciliazione in Europa… Illumina tutta l’umanità con la luce di Cristo”: questo, il tema della consultazione sulla missione in tutta Europa che la Conferenza delle Chiese europee (CEC/KEK), rete di 125 Chiese ortodosse, protestanti, anglicane e vetero-cattoliche di tutti i Paesi europei, più 40 organizzazioni associate, ha convocato da oggi fino al 28 gennaio a Budapest, in Ungheria. Circa 60 partecipanti da oltre 20 Paesi europei – riferisce l’agenzia SIR – prendono parte all’incontro in rappresentanza di Chiese, consigli nazionali per la missione, reti ecumeniche. “Un’importante opportunità per i rappresentanti delle Chiese di tutta Europa per riflettere su come migliorare la predicazione della buona novella di Gesù Cristo di fronte alla crescente secolarizzazione”, spiega il segretario generale della CEC/KEK, Collin Williams. (R.M.)

 

 

SOLIDARIETÀ DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA AI VESCOVI DELLA GUINEA CONAKRY, CHE ATTRAVERSA UNA DELICATA CRISI POLITICA E SOCIALE

 

ROMA/CONACRY. = La Conferenza episcopale italiana (CEI) ha espresso la sua solidarietà e vicinanza ai vescovi della Guinea Conacry, mentre il Paese sta attraversando una delicata crisi politica e sociale. “Ricordando il particolare legame tra la comunità ecclesiale italiana e la Guinea Conakry a seguito della campagna ecclesiale per la riduzione del debito estero, in occasione del Grande Giubileo dell’anno 2000 – si legge in un comunicato, citato dall’agenzia MISNA – rinnoviamo il nostro affetto e la nostra solidarietà ai vescovi di quella nazione”. Dal 10 gennaio è in corso in Guinea uno sciopero generale guidato dai sindacati che chiedono le dimissioni del presidente, Lantana Conté, e la nomina di un primo ministro di largo consenso. Lunedì, manifestazioni generali a Conakry e in altre città sono state segnate da un duro intervento delle forze di polizia, in cui sono morte 30-40 persone. “Siamo particolarmente vicini alla popolazione guineana e in particolare alle persone più provate a seguito dell’aggravarsi della situazione generale del Paese in questi ultimi tempi”, continua la nota della CEI, riferendosi anche alla crisi economica e all’inflazione che negli ultimi anni ha determinato un peggioramento delle condizioni di vita in Guinea. Insieme alla Zambia, la Guinea ha beneficiato della campagna giubilare promossa dalla CEI per la cancellazione del debito internazionale. (R.M.)

 

 

VIA LIBERA DELL’ALTA CORTE DI PESHAWAR, IN PAKISTAN, ALLA COSTRUZIONE

 DI UNA CHIESA ALL’INTERNO DELL’UNIVERSITÀ DELLA CITTÀ. RESPINTA LA PETIZIONE PRESENTATA DA DUE STUDENTI MUSULMANI

 

ISLAMABAD. = L’Alta Corte di Peshawar, in Pakistan, ha dato il via libera alla costruzione di una chiesa all’interno dell’Università, laica, della città, respingendo così la petizione presentata da due studenti musulmani. Il verdetto, emesso martedì, è stato accolto con favore dalla comunità cristiana, che lo definisce un “esempio positivo per la promozione dell’armonia interreligiosa nel Paese”. Come riferisce l’agenzia del PIME, AsiaNews, lo scorso 11 gennaio due studenti dell’Università di Scienze agricole della North West Frontier Province (NWFP) avevano chiesto all’Alta Corte di interrompere i lavori della chiesa, perché “intrapresi senza il consenso dell’istituto e possibile fonte di ulteriori richieste del genere da parte di altre minoranze religiose”. Nell’emettere il verdetto, l’Alta Corte di Peshawar ha spiegato che l’Islam garantisce totale libertà religiosa alle minoranze e non esistono impedimenti alla costruzione dei loro edifici di culto. Il capo della Corte, il giudice Tariq Pervez, ha aggiunto che anche la Costituzione del Pakistan assicura protezione alle minoranze religiose. Ha poi ricordato che i musulmani possono già costruire moschee e propagare la loro fede in Paesi non islamici. Il primo ministro della provincia, Akram Durrani, che aveva posato la prima pietra il 19 dicembre scorso, ha annunciato un finanziamento di 3 milioni di rupie per la costruzione della chiesa. (R.M.)

 

 

ALMENO 20 MORTI E UN CENTINAIO DI DISPERSI, NEL PERÙ CENTRALE,

 PER UN’ONDATA DI MALTEMPO ACCOMPAGNATA DA PIOGGE BATTENTI.

 DECRETATO LO STATO DI EMERGENZA

 

SAN RAMON. = Un’ondata di maltempo accompagnata da piogge battenti ha causato negli ultimi giorni almeno 20 morti nel Perù centrale e, in particolare, nella provincia di Chanchamayo, dove il governo ha decretato lo stato di emergenza. Lo riferisce l’emittente radiofonica RPP. A causa delle piogge torrenziali, alcuni fiumi hanno rotto gli argini straripando e vi sono state numerose frane e smottamenti che hanno interessato anche numerose abitazioni dei contadini della zona. Nella sola località di San Ramon, il 90% delle case sono state ricoperte da acqua, pietre e fango, provocando almeno cinque mila senzatetto. La tragedia potrebbe assumere contorni ancora più gravi se non si rintracceranno circa cento persone, fra cui molti bambini, di cui non si hanno più notizie da giorni. Il presidente della repubblica, Alan Garcia, ha presieduto ieri un Consiglio dei ministri per accelerare l’invio di aiuti alla popolazione disastrata. (R.M.)

 

 

ALTRE 170 VITTIME E 7 MILA CASI DI COLERA IN ANGOLA NEGLI ULTIMI 40 GIORNI,

SECONDO IL NUOVO BILANCIO DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ (OMS). IL GOVERNO PREOCCUPATO PER UNA NUOVA ONDATA DI EPIDEMIE

 

LUANDA.= Negli ultimi 40 giorni, sono altri 170 i morti e quasi 7 mila i nuovi casi di contagio da colera in Angola. Lo rende noto l’ufficio angolano dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), secondo cui è stato raggiunto un totale di 2799 vittime e 70.396 malati dall’inizio dell’epidemia, nel febbraio del 2006. Come riferisce l’agenzia MISNA, il virus continua ad interessare 16 delle 18 province del Paese. L’epidemia di colera ha colpito soprattutto la provincia di Luanda, con 328 vittime e oltre 24 mila e 500 contagi, mentre il maggior numero di decessi, 573, si è registrato nella provincia di Benguela, con oltre 10 mila contagi. Peggiora, intanto, anche la situazione nella provincia di Malange, con 332 morti su 4921 casi confermati. (A.D.F.)

 

 

A UN ANNO DALLA MORTE, IL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO RICORDA, DOMENICA PROSSIMA A BRESCIA, MONS. DINO FOGLIO, UNO DEGLI INIZIATORI DEL MOVIMENTO ECCLESIALE IN ITALIA. LA CITTA’ LOMBARDA DEDICHERA’ UNA VIA AL SACERDOTE

 

BRESCIA. = A un anno dalla scomparsa di mons. Dino Foglio, avvenuta il 28 gennaio del 2006, il Rinnovamento nello Spirito italiano propone, per il pomeriggio di domenica prossima, presso il centro pastorale Paolo VI in Brescia, un tempo di memoria e di ringraziamento per i frutti che il Signore ha voluto donare alla Chiesa a mezzo di questo suo fedele ed instancabile servitore. Mons. Dino Foglio, tra gli iniziatori di Rinnovamento in Italia, è stato indicato recentemente da Benedetto XVI come sacerdote esemplare, con particolare riferimento alle mille vocazioni religiose scaturite dalla sua attività nell’ambito vocazionale. Nell’occasione, il sindaco di Brescia comunicherà l’intenzione del Comune di intestare una via di Brescia a mons. Dino Foglio. (A.G.)

 

 

“È BELLO CIÒ CHE P(I)ACE”: È LO SLOGAN DELLA “CAROVANA DELLA PACE” 2007,

PROMOSSA DOMENICA PROSSIMA DALL’AZIONE CATTOLICA DIOCESANA DI ROMA

 

ROMA.= E’ dedicata all’arte la “Carovana della pace” 2007, promossa domenica prossima dall’Azione cattolica diocesana di Roma, sul tema: “È bello ciò che p(i)ace”. “La vera bellezza – spiegano i promotori – sta nell’entrare nel cuore dell’altro: è questo il segreto di ogni apostolo di bene che, solo nel guardare il mondo con gli occhi degli altri, realizza l’opera d’arte della pace”. La manifestazione – riferisce l’Agenzia SIR – si aprirà a piazza Navona e proseguirà in piazza San Pietro, dove i ragazzi dell’ACR saranno impegnati in attività di gioco ispirate alla pace. Durante l’incontro, il cardinale vicario, Camillo Ruini, rivolgerà un pensiero ai giovani, ai loro genitori e agli educatori. I partecipanti prenderanno poi parte alla preghiera dell’Angelus, al termine della quale Benedetto XVI libererà due colombe come segno di pace. Verranno inoltre raccolte le offerte dei vari gruppi parrocchiali, destinate a un progetto in favore del Darfur, in Sudan, promosso da INTERSOS, organizzazione che opera in favore delle popolazioni in pericolo. (A.D.F.)

 

 

FESTEGGIA 60 ANNI IL QUINDICINALE CATTOLICO “LA CROIX DU BENIN”

DELLA REPUBBLICA OCCIDENTALE AFRICANA DI BENIN

 

COTONOU.= Il quindicinale cattolico “La Croix du Benin”, nello stato africano di Benin, festeggia 60 anni di pubblicazioni ininterrotte. Il periodico, fondato nel 1947 dal missionario Jean-Louis Caër e voluto dal vescovo Louis Parisot, è la più antica testata dell’Africa francofona. L’obiettivo era quello di offrire uno strumento di informazione per orientare e aiutare i cristiani e l’èlite intellettuale locale ad approfondire i temi della fede. Ma, come sottolinea padre Andrè Quenum, l’attuale direttore, “La Croix du Benin” non si occupa solo di tematiche strettamente religiose. Alla sua attenzione sono anche temi di attualità politica, economica e sociale, sempre in una prospettiva cristiana. Una linea editoriale cui è rimasta sempre fedele anche negli anni difficili del regime marxista-leninista, che ha governato il Paese tra il 1974 e il 1990 e che ne ha fatto uno dei giornali più autorevoli della regione. (L.Z.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

25 gennaio 2007

 

- A cura di Amedeo Lomonaco  -

        

In Iraq, un duplice attentato dinamitardo, perpetrato da ribelli nel centro di Baghdad, ha provocato la morte di almeno 7 civili. Il comando americano ha reso noto, poi, che almeno 30 presunti ribelli sono rimasti uccisi in operazioni militari condotte da soldati statunitensi e iracheni in zone sunnite della capitale. Nella città di Mossul si deve registrare, inoltre, un macabro ritrovamento: la polizia ha trovato i corpi senza vita di almeno 52 persone con evidenti segni di torture. Negli Stati Uniti, intanto, la commissione Esteri del Senato ha approvato una risoluzione che boccia il piano del presidente George Bush sull’Iraq, che prevede l’invio di oltre 21 mila militari. La risoluzione sarà sottoposta la prossima settimana all’attenzione dell’assemblea plenaria del Senato.

 

In Afghanistan, lo scoppio di un vecchio ordigno ha provocato la morte di 4 bambini che stavano giocando in una strada di un quartiere di Kabul. Negli Stati Uniti, intanto, il quotidiano americano ‘Washington Post’ rivela che l’amministrazione Bush è intenzionata a chiedere al Congresso un fondo aggiuntivo di circa 7 miliardi di dollari per migliorare la situazione militare, politica ed economica dell’Afghanistan. In base a stime del Dipartimento di Stato americano, gli Stati Uniti hanno destinato, a partire dal 2001, almeno 14 miliardi di dollari per la stabilità e la ricostruzione del Paese asiatico. Ma in Afghanistan mancano ancora adeguate cornici di sicurezza: lo scorso anno, sempre secondo il  “Washington Post”, il numero dei morti tra i soldati delle forze della coalizione è stato il più alto dall’intervento militare del 2001.

 

Nei Territori Palestinesi, un presunto miliziano della Jihad islamica è rimasto ucciso durante uno scontro a fuoco con i soldati israeliani in Cisgiordania. Sul versante politico, i rappresentanti di Fatah e Hamas hanno deciso di costituire un “comitato ad hoc” incaricato di mettere a punto le linee per un futuro governo di unità nazionale. In Israele, intanto, il presidente Moshe Katsav ha promesso di dimettersi immediatamente se sarà incriminato per le accuse di violenza sessuale e abuso di potere. Lo ha affermato ieri lo stesso presidente in un discorso televisivo alla nazione. Katsav ha comunque chiarito che non intende rinunciare all'incarico prima di una formale incriminazione.

 

In Bosnia, otto ex militari sono stati condannati a quattro anni di reclusione per crimini commessi nel 1993 contro prigionieri di guerra e civili croati. Gli imputati sono accusati di “trattamenti disumani” compiuti in un una scuola di Mostar trasformata in un centro di detenzione. Alcuni detenuti sono morti in seguito a ferite riportate durante barbari interrogatori.

 

Torna l’incubo dell’influenza aviaria in Giappone. Le autorità sanitarie sono in allarme per la scoperta di un secondo focolaio del virus: oltre 1.300 polli sono morti in una località vicino alla fattoria dove, nei giorni scorsi, era stato individuato il primo focolaio. Sono in corso accertamenti per stabilire se si tratta del ceppo H5N1, il più pericoloso per l’uomo. Risultati certi invece in Ungheria, dove tracce del virus sono state riscontrate in un allevamento di oche. Lo rende noto la Commissione Europea precisando che non c’è nessuna “minaccia immediata”' per il settore avicolo o le esportazioni ungheresi.

 

Gli Stati Uniti hanno confermato un secondo bombardamento aereo in Somalia, dopo quello dello scorso 8 gennaio contro postazioni dei miliziani fedeli alle Corti islamiche. Le azioni militari – hanno reso noto fonti vicine alla Casa Bianca – sono state condotte contro presunti miliziani di al Qaeda nel sud del Paese africano.

 

In Nigeria, almeno 4 cinesi sono stati sequestrati da uomini armati. L’episodio porta a 32 il numero di lavoratori stranieri tenuti in ostaggio nel Paese africano. Gli ultimi rilasci risalgono allo scorso 17 gennaio, quando sono stati liberati un tecnico italiano e cinque lavoratori cinesi. I ribelli del sedicente Movimento di liberazione del Delta del Niger (MEND) hanno diffuso, intanto, un comunicato con le foto di due ostaggi italiani e di un tecnico libanese precisando che i tre non verranno uccisi. Il MEND chiede la liberazione di alcuni prigionieri politici e una diversa distribuzione delle risorse derivanti dal petrolio.

 

Sciagura aerea in Ecuador: il ministro della Difesa, Guadalupe Larriva, la prima donna a ricoprire questo incarico nel Paese sudamericano, è morta in una collisione in volo tra due elicotteri militari. In seguito allo scontro, avvenuto ieri sera, hanno perso la vita anche la figlia diciassettenne della signora Larriva e cinque ufficiali. Il vice presidente dell’Ecuador, Lenin Moreno, ha dichiarato che si è trattato di un incidente, ma ha anche annunciato l’apertura di una Commissione di inchiesta.

 

 

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