RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 19 - Testo della trasmissione di venerdì 19 gennaio 2007
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
In corso nelle valli
piemontesi le XXIII Universiadi di Torino: intervista con mons. Carlo Mazza
CHIESA E SOCIETA’:
Oltre 40 morti in Europa
in seguito al passaggio della tempesta Kyrill
19 gennaio 2007
RICONOSCIMENTO GIURIDICO DELLA CHIESA CATTOLICA IN
TURCHIA
E LAVORO
COMUNE TRA CATTOLICI E MUSULMANI PER LA PACE MONDIALE:
GLI
AUSPICI DI BENEDETTO XVI NEL DISCORSO AL NUOVO AMBASCIATORE
DELLA
REPUBBLICA DI TURCHIA PRESSO LA SANTA SEDE, RICEVUTO
PER LA
PRESENTAZIONE DELLE LETTERE CREDENZIALI
Il rispetto della Chiesa per
l’islam e del Papa per i credenti musulmani. Sono i due valori ribaditi questa
mattina da Benedetto XVI al nuovo ambasciatore della Turchia presso la Santa
Sede, Muammer Doğan Akdur, ricevuto in udienza per la presentazione delle
Lettere credenziali. Il Papa ha ricordato il recente viaggio in terra turca di
fine novembre ed ha rinnovato i vincoli di amicizia con il Paese, tornando a
chiedere il riconoscimento di uno Statuto giuridico che garantisca alla piccola
Chiesa turca un’effettiva libertà religiosa. I particolari, nel servizio di
Alessandro De Carolis.
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Denunciare la violenza camuffata
da motivi religiosi e collaborare per la pace e il rispetto dell’uomo. A
distanza di un mese e mezzo da un viaggio apostolico già archiviato come storico
dalla memoria collettiva, e “indimenticabile” da quella sua personale,
Benedetto XVI è tornato a insistere, davanti al nuovo ambasciatore della
Repubblica turca presso la Santa Sede, sulla necessità che le persone di fede -
siano esse cristiane o musulmane - avvertano l’imperativo di testimoniare la
comprensione, la fraternità, e mai quello di perpetrare un qualsiasi abuso in
nome di Dio:
“DANS
LE MONDE ACTUEL OU LES TENSIONS…
Nel mondo attuale dove le tensioni sembrano esacerbarsi, la
convinzione della Santa Sede è che i credenti delle differenti religioni
debbano sforzarsi di lavorare insieme in favore della pace iniziando col
denunciare la violenza, troppo spesso usata in passato con il pretesto di
motivazioni religiose, imparando a conoscersi e a rispettarsi meglio per
edificare una società sempre più fraterna”.
Nel ricordare poi il profondo
radicamento della Chiesa cattolica nella società turca, all’interno di un Paese
che ha visto sorgere le prime comunità cristiane, Benedetto XVI ha riproposto,
come già a novembre durante la visita apostolica, l’urgenza di una
regolamentazione dei rapporti tra la Chiesa e le autorità locali. A partire
dalla Costituzione turca, che garantisce libertà di culto a tutti i credenti,
“la Chiesa cattolica auspica – ha detto il Papa – di poter beneficiare di uno
Statuto giuridico riconosciuto che realizzi un’istanza di dialogo ufficiale fra
la Conferenza episcopale e le autorità dello Stato”. Benedetto XVI ha rivolto
quindi un saluto ai cattolici turchi, incontrati in particolare durante la
tappa ad Efeso, il 29 novembre scorso, e un altro saluto “con affetto” lo ha
indirizzato al Patriarca Ecumenico, Bartolomeo I.
Nell’indirizzo di saluto al Papa,
l’ambasciatore turco ha ringraziato Benedetto XVI per le “benevole parole in
favore delle aspirazioni europeistiche” del suo Paese, sottolineando come il
viaggio apostolico abbia contribuito ad “appianare alcuni malintesi” e a
“rinforzare il dialogo fra le religioni e le culture”. Benedetto XVI, dal canto
suo, ha detto di apprezzare il lavoro diplomatico svolto dalla Turchia
soprattutto in Medio Oriente e nella ricostruzione post-bellica del Libano. A
fronte del fermento che si registra in tutte quelle parti del globo in cui la
stabilità è annientata o in pericolo, la Santa Sede, ha riaffermato il Papa,
non smette di richiamare chi governa ai valori più alti:
“LA
MONDIALISATION DES ECHANGES…
La mondializzazione degli scambi, già evidente a livello economico e
finanziario, deve evidentemente accompagnarsi a impegni politici comuni a
livello planetario, per garantire un sviluppo durevole
e organizzato che non esclude la persona e assicura un avvenire equilibrato
alle persone, alle famiglie e ai popoli”.
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IL
MONDO DI OGGI HA BISOGNO DELLA TESTIMONIANZA COMUNE E CONVINCENTE
DEI
DISCEPOLI DI CRISTO: COSI’ IL PAPA STAMANE NELL’INCONTRO
CON
UNA DELEGAZIONE ECUMENICA DELLA FINLANDIA NEL SECONDO GIORNO
DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI
“Lo Spirito Santo è il vero protagonista
dell’impegno ecumenico”: è quanto ha detto Benedetto XVI ricevendo oggi una
delegazione ecumenica della Finlandia, giunta a Roma per il suo tradizionale
pellegrinaggio nella Festa di Sant’Enrico, patrono
del Paese nordico. L’incontro avviene in coincidenza con
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L’incontro della delegazione
ecumenica finlandese con il Papa è ormai diventato tradizionale e mostra i
buoni rapporti che esistono tra cattolici e luterani della Finlandia. Anzi – ha
precisato Benedetto XVI – le relazioni tra i cristiani in questo Paese “si sono
sviluppate in un modo che dà molta speranza per il futuro dell’ecumenismo”. Qui i discepoli di Cristo “pregano e lavorano
insieme, offrendo una testimonianza pubblica comune” delle verità del Vangelo,
testimonianza “convincente” che “gli uomini e le donne cercano e hanno bisogno
di sentire”. “Da parte dei cristiani – ha sottolineato il Papa – questo
richiede coraggio” e la consapevolezza che “il farsi più vicini a Cristo,
convertendoci alla sua verità e al suo amore, ci avvicina di più gli uni agli
altri”. Proprio il tema della Settimana di preghiera – ha proseguito il
Pontefice – “mostra come Gesù liberi tutti noi dalla sordità spirituale,
rendendoci capaci di ascoltare la sua parola salvifica e di proclamarla agli
altri”.
Il Papa ricorda che con la firma,
nel 1999, della Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della giustificazione,
luterani e cattolici hanno accorciato in modo “considerevole” le distanze
teologiche, anche se resta da compiere “ulteriore
lavoro”. E’ comunque “incoraggiante” – nota – che il dialogo luterano-cattolico
in Finlandia e Svezia stia esaminando la questione
della “Giustificazione nella vita della Chiesa”. Infatti – ha affermato - dietro all’ “affievolirsi del tema della giustificazione e del
perdono dei peccati sta in definitiva un indebolimento del nostro rapporto con
Dio. Per questo, il nostro primo compito sarà forse quello di riscoprire in
modo nuovo il Dio vivente nella nostra vita, nel nostro tempo e nella nostra
società”.
Benedetto XVI, infine, ricordando
che “lo Spirito Santo è il vero protagonista dell’impegno ecumenico”, ha auspicato
che i colloqui in corso possano contribuire “effettivamente alla ricerca della
piena e visibile unità della Chiesa, offrendo allo stesso tempo una risposta
sempre più chiara alle questioni fondamentali che interessano la vita e la
società”.
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PER
SERVIRE MEGLIO LA CHIESA I SACERDOTI NECESSITANO DI UNA SERIA FORMAZIONE UMANA,
CULTURALE E SPIRITUALE: LO HA DETTO STAMATTINA IL PAPA ALL’INCONTRO ANNUALE CON
LA COMUNITÀ DELL’ALMO COLLEGIO CAPRANICA
Per avere buoni sacerdoti è
necessaria una seria formazione: lo ha detto il Papa stamattina al rettore
dell’almo Collegio Capranica, alla Commissione
episcopale preposta al Collegio e agli alunni, nel corso dell’annuale incontro
in prossimità della festa di Sant’Agnese, patrona
dell’istituzione. Il servizio di Tiziana Campisi:
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“La qualità del clero dipende
dalla serietà della sua formazione”, ha sottolineato Benedetto XVI incontrando
la comunità del Collegio Capranica. Agli alunni
dell’istituzione ecclesiale voluta dal cardinale Domenico Capranica,
il Santo Padre ha voluto evidenziare l’importante opera iniziata 550 anni fa -
esattamente il 5 gennaio 1457 - dal porporato, il primo ad aver dato vita a
Roma ad un collegio destinato esclusivamente alla formazione di futuri
sacerdoti, in particolare per i candidati meno abbienti. E sul programma degli
studi che ha caratterizzato nel corso dei secoli il collegio il Papa ha
aggiunto:
“Troviamo qui la medesima scelta di fondo che in seguito avranno i
Seminari diocesani, naturalmente con un più compiuto senso dell’appartenenza
alla Chiesa particolare, la scelta cioè di una seria formazione umana,
culturale e spirituale, aperta alle esigenze proprie dei tempi e dei luoghi.
Cari amici, domandiamo al Signore, per intercessione di Maria Santissima e di sant’Agnese, che l’almo Collegio Capranica
prosegua in questo suo cammino, fedele alla sua lunga
tradizione e agli insegnamenti del Concilio Vaticano II”.
Il Santo Padre ha inoltre
ricordato che due Papi hanno studiato al Capranica,
Benedetto XV e Pio XII. Infine, agli alunni dell’almo collegio ha augurato di
rinnovare ogni giorno la loro offerta a Dio e alla Chiesa, invitandoli a
conformarsi sempre più a Cristo Buon Pastore.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Il Santo Padre ha ricevuto questa
mattina in successive udienze anche il cardinale Andrea Cordero
Lanza di Montezemolo,
arciprete della Basilica Pontificia di San Paolo fuori le Mura, e il padre
benedettino Beda Paluzzi,
amministratore apostolico dell’Abbazia di Montevergine
(Italia), in visita "ad Limina".
Il Papa riceverà questo pomeriggio
il cardinale William Joseph Levada,
prefetto della Congregazione per
Negli Stati Uniti, il Santo Padre
ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Venice, presentata da mons. John
J. Nevins, per raggiunti limiti di età. Gli succede
mons. Frank J. Dewane,
finora vescovo coadiutore della medesima diocesi.
PER
UNA CHIESA “ZINGARA FRA GLI ZINGARI”, CHE SAPPIA ACCOGLIERE PER INTEGRARE E RESPINGERE LE NUOVE ONDATE DI RAZZISMO. LE RACCOMANDAZIONI
DEL
PONTIFICO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI
Pubblicato il documento finale
dell’Incontro dei direttori nazionali della pastorale per gli zingari, svoltosi
in Vaticano nel dicembre scorso, promosso dal Pontificio Consiglio della
pastorale per i migranti e gli itineranti. Documento articolato frutto del
dibattito fra 27 delegati di 21 Paesi europei, americani e asiatici, alla luce
degli “Orientamenti” in materia già elaborati un anno fa dallo stesso Dicastero
pontificio. Il servizio di Roberta Gisotti.
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La Chiesa deve farsi “zingara fra
gli Zingari”, perché questi “possano partecipare pienamente alla vita
ecclesiale”, sottolinea il documento, laddove gli “Orientamenti” del Magistero
ecclesiale “esortano tutto il popolo cristiano ad una conversione della mente e
degli atteggiamenti, al fine di instaurare un rapporto positivo con la
popolazione zingara”.
“Voi siete nel cuore della
Chiesa”, cosi Paolo VI aveva rassicurato gli zingari incontrati a Pomezia nel 1965, e Giovanni Paolo II aveva chiesto perdono
a Dio - durante il Giubileo del 2000 - per i peccati commessi, dai figli della
Chiesa, anche nei confronti degli Zingari. Poi un altro evento storico recente
a segnare i rapporti tra
Da qui la raccomandazione “che
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Nel
discorso al nuovo ambasciatore di Turchia il Papa ha sottolineato che i
credenti delle diverse religioni devono denunciare la violenza
troppo spesso utilizzata con il pretesto di motivazioni religiose.
Servizio estero - Iraq:
per Mosca è "senza prospettive" la nuova strategia formulata dal
presidente USA Bush.
Servizio culturale - Un
articolo di M. Antonietta De Angelis, dal titolo
"I laboratori ci spiegano come lavorava Michelangelo Merisi":
capolavori del Caravaggio in mostra a Roma. Tra le
opere anche la celebre "Chiamata di Pietro e Andrea", secondo Denis Mahon attribuibile al grande artista.
Servizio italiano - In
rilievo il tema della sanità.
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19 gennaio 2007
PARTE DOMANI A NAIROBI, IN KENYA, IL PRIMO WORLD
SOCIAL FORUM AFRICANO
-
Intervista con padre Daniele Moschetti -
E’ tutto pronto
a Nairobi, capitale del Kenya, per il primo World Social Forum africano che al
grido di “Un altro mondo è possibile”, da domani al 25 gennaio vedrà migliaia
di rappresentanti della società civile di tutto il mondo. L’appuntamento vede
confrontarsi con numerose realtà – laiche e religiose – impegnate a
fronteggiare i problemi legati alla globalizzazione,
con lo scopo comune di promuovere uno sviluppo ed una società, basate su
giustizia, diritti umani, solidarietà e democrazia. I partecipanti si stimano
tra gli 80 mila ed i 120 mila. Tra le organizzazioni cattoliche presenti in
Kenya ci saranno i gesuiti con i vari gruppi di lavoro, tra cui il Jesuit Refugees
Service,
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R. – Per noi qui in Africa ha un
significato importantissimo, prima di tutto come Chiesa cattolica, ma anche
come Chiese. La dimensione della lotta per la giustizia, per la pace, per la
riconciliazione, è centralissima all’evangelizzazione. Quindi, credo, e
crediamo, che le esperienze di posti diversi, di continenti diversi, di
culture, possa arricchire.
D. – Padre Moschetti, ci parla dei
preparativi per la maratona di Korogocho, che
chiuderà il World Social Forum?
R. – Vuole essere una maratona
aperta a tutti gli slum, per i diritti umani, per i diritti basilari, quindi
per l’educazione, per i baraccati, per la sanità, per le cose essenziali.
Inviteremo tutti i delegati del World Social Forum a partecipare, non
necessariamente a correre – ci mancherebbe – non siamo tutti Tergat o Ndereba o Loroupe. Saranno presenti anche loro come testimonial dei baraccati della loro città e del loro
Paese. Di solito i keniani sono conosciuti come persone che corrono e che
vincono in tutto il mondo, perché è quello che dà lustro a questo Paese. Ogni
mattina, però, ci sono milioni di persone che magari non corrono, ma camminano
e si fanno 10-15 km per cercare un lavoro nelle nostre città. Vanno a cercarsi
un lavoro molto spesso che non c’è. Quindi sono 10-15 km all’andata e 10-15 km
al ritorno, perchè costa troppo andare in autobus. Questa maratona, quindi,
vuole raccontare queste storie. Io vivo a Korogocho,
vivo in una baracca, e posso capire tutto questo perché lo vivo sulla mia
pelle. Camminare con i poveri è indubbiamente non facile, ma è molto importante
per la Chiesa. Bisogna essere una Chiesa povera, che vive con i poveri e
cammina con i poveri. Credo che il Regno di Dio sia così qualcosa che si
percepisce e si tocca con mano, attraverso quella che
è la lotta quotidiana per la vita.
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DUBBI E PERPLESSITA’ SUL SONDAGGIO EURISPES SU
EUTANASIA,
ACCANIMENTO
TERAPEUTICO E TESTAMENTO BIOLOGICO
-
Interviste con Gianmaria Fara e Ignazio Marino -
Gli italiani dicono sì
al testamento biologico e si dichiarano scarsamente informati sull’accanimento
terapeutico. Questi due dei dati emersi dall’anticipazione del rapporto Italia 2007
realizzato da Eurispes e presentato ieri a Roma. Tra
le cifre preoccupanti il sì all’eutanasia di 7 italiani su 10. Valore questo
però che riflette l’influenza sull’opinione pubblica anche del caso Welby, all’epoca del sondaggio al suo culmine. Massimiliano
Menichetti:
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Un sondaggio sul testamento
biologico, eutanasia e accanimento terapeutico realizzato tra la fine di
novembre e i primi di dicembre 2006, ovvero quando la vicenda del copresidente dell’Associazione Coscioni,
Piergiorgio Welby, era al suo culmine. Ma quale era
la domanda posta agli intervistati sull’eutanasia? Il presidente di Eurispes, Gianmaria Fara:
R. – La domanda era: la
possibilità di concludere la vita di un’altra persona dietro sua richiesta,
allo scopo di diminuirne le sofferenze negli ultimi momenti di vita. A questa
domanda, il 68 per cento degli italiani ha risposto di essere d’accordo. E’ la
fotografia, se poi ci riflettete un attimo, del caso Welby.
A mettere in dubbio
l’attendibilità del dato, l’inevitabile onda emotiva e le ricadute sulla
popolazione che in un valore allarmante, si è detta d’accordo con l’eutanasia.
In un solo anno, i favorevoli ad indurre la morte sono aumentati del 26 per cento, incremento maggiore di quello registrato negli
ultimi 20 anni. Dato quanto meno disorientante quello emerso dal sei per cento
del campione che si è detto a conoscenza di episodi di eutanasia clandestina.
Confusione sull’accanimento terapeutico: il 59 per cento degli intervistati,
non ha saputo darne una definizione corretta. Meglio per quel che riguarda il
testamento biologico, i più informati, in termini percentuali, gli abitanti del
centro del Sud ed infine del Nord. Il senatore
Ignazio Marino, autore di una delle otto proposte di legge presenti in
Parlamento sul testamento biologico:
R. – A me sembra molto chiaro che
gli italiani dicono che è necessaria una legge sul testamento biologico, poi vi
è, evidentemente, confusione e questo indica che è necessario un lavoro serio e
rigoroso di informazione.
Certezza
dunque sul testamento biologico: l’84 per cento degli italiani sa di cosa si
tratta e il 74 per cento è favorevole a questo documento che consentirebbe di
esprimere la propria volontà su eventuali terapie mediche nel caso non si sia
più in grado di farlo.
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IN CORSO NELLE VALLI PIEMONTESI LE XXIII
UNIVERSIADI DI TORINO
-
Intervista con mons. Carlo Mazza -
Sono ormai
nel pieno dell’attività agonistica le XXIII Universiadi invernali di Torino, la
storica competizione sportiva della neve che vedrà confrontarsi in 11
discipline sulle piste piemontesi, che già hanno ospitato le Olimpiadi
invernali 2004, circa 2500 atleti studenti di 52 Paesi all’insegna di un solo
grande valore: la fratellanza studentesca. Già assegnati i primi ori, che sono
andati a Polonia, Austria, Giappone, Olanda, Bielorussia
e Italia. Sui significati della manifestazione, Giancarlo
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R. – Credo che in questo evento ci
siano dei fattori e delle circostanze diverse rispetto a quelle che sono i
grandi eventi delle Olimpiadi invernali. Le Universiadi sono un momento di
grande fraternità universale, costruite soprattutto su quello che è lo stile e
l’ambiente universitario e direi che appunto, proprio perché universitari,
questi atleti, sono per definizione molto più puri,
non sono soggetti a tutte quelle pressioni dei media o degli sponsor o di altri
condizionamenti come invece avviene in altre manifestazioni. Però quello che mi
pare che emerga è questa universalità, questa capacità che ha l’uomo di
sentirsi fratello, di sentirsi comunque in una comunione e lo sport diventa un
fattore di grande comunione, di grande comunicazione, di sentirsi insieme come
uomini, come donne, come studenti, ragazze e ragazzi con quelli che potrebbero
essere i fondamenti della buona convivenza e della pace.
D. - Possiamo dire che sulle piste
si incontra la classe dirigente di domani. C’è quindi la speranza che porti avanti
dei valori importanti, primo tra tutti la pace?
R. - Io credo proprio di sì,
almeno senza farsi troppe illusioni. Osservando questi ragazzi, molto giovani
per altro, c’è una grande speranza dentro, perchè questa generazione potrebbe
dare una svolta proprio nel senso dei valori e dei contenuti effettivi della
convivenza umana.
D. - Ecco, finché si passi poi a
vie di fatto nell’affermare questi valori in un momento così drammatico come
quello che sta attraversando la Comunità internazionale. Una spinta importante
può venire ancora una volta dallo sport?
R. - Io credo proprio di sì. E lo
dico anche fondandomi su un’espressione che Benedetto XVI ha usato l’anno
scorso nella sua lettera che ha inviato appunto agli sportivi, e cioè che lo
sport può diventare un momento di rigenerazione, potremmo dire anche di
“redenzione”. E’ un parola mi rendo ben conto, di
grandissimo peso per noi cristiani, ma tuttavia noi la possiamo intravedere
come possibile se le condizioni rimangono quelle di apertura allo spirituale e
soprattutto di apertura ai veri valori umani di cui abbiamo tanto bisogno, di
cui lo sport in qualche modo è fautore e anche diffusore.
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STORIA, PROTAGONISTI E CONCETTI DEL PENSIERO
UNIVERSALE: NEI 12 VOLUMI
DELLA
TERZA EDIZIONE DELL’ENCICLOPEDIA FILOSOFICA BOMPIANI
-
Intervista con Antonio Pieretti e Virgilio Melchiorre
-
Dodici volumi, 11 mila lemmi, 22
aree disciplinari: si presenta così la terza edizione dell’Enciclopedia
Filosofica Bompiani, promossa dal Centro Studi
Filosofici di Gallarate di ispirazione cristiana.
Un’opera unica nel suo genere, che analizza in modo sistematico la storia, i
protagonisti e i concetti del pensiero universale. Mercoledì scorso l’opera è
stata presentata sia a Benedetto XVI, al termine dell’udienza generale, sia
durante un incontro presso
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La partitura di una splendida
armonia: così il cardinale Paul Poupard,
presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, nel messaggio inviato per la
presentazione dell’Enciclopedia Filosofica. Un’opera, si legge nel testo, che
permette la conoscenza degli oggetti ultimi del sapere, ossia Dio, il Cosmo e
l’Anima. Ma anche un lavoro che dà spazio alla filosofia africana, russa,
cinese, giapponese, indiana, dimostrando così la necessità del dialogo
interculturale e interreligioso. Quel dialogo – ha sottolineato il cardinal Poupard – che agevola la reciproca conoscenza verso la
formazione di un futuro solidale di progresso e di pace. Il porporato ha poi
ricordato l’intenso impegno che oggi si registra negli ambiti dell’identità e
dell’appartenenza: un impegno che riguarda, ad esempio, il mondo musulmano, il
quale deve trovare soluzioni adatte per confrontarsi con le conquiste
dell’Illuminismo, ossia i diritti dell’uomo. In questo, l’Enciclopedia
Filosofica risulta un valido aiuto: organizzata in ordine alfabetico, l’opera
si presenta infatti come una riuscita connessione tra
la tradizione e il pensiero moderno. Antonio Pieretti,
membro del comitato direttivo dell’opera:
“Le questioni di fondo sono
rimaste naturalmente - l’impostazione fisica, tutte le tematiche relative
all’antropologia - solo che ci siamo confrontati con tutta la realtà
contemporanea. Grandissima importanza è stata riservata alla logica, alla
gnoseologia e alla filosofia analitica, perchè questo permette un confronto con
tutti gli indirizzi contemporanei, in modo tale che non risultasse
un’opera unilaterale”.
Sono passati 50 anni dalla prima
edizione dell’Enciclopedia: il clima culturale è sicuramente mutato, e in essa si avvertono gli
influssi del Concilio Vaticano II, perché filosofia e cristianesimo sono
indubbiamente legati l’uno all’altra.
Ancora Pieretti:
“Reciprocamente si richiamano e si
integrano, però nella rispettiva autonomia. Ciascuno dei due risponde a due
finalità diverse, e cioè, in altre parole, la filosofia non salva, il
cristianesimo salva”.
Più della metà delle copie
dell’opera, già in vendita in libreria, sono andate esaurite. Secondo Virgilio
Melchiorre, presidente del Centro studi filosofici di Gallarate,
ciò significa che la società e gli studi scientifici di oggi sono tornati a
porsi domande radicali sul senso ultimo della vita. Domande scaturite da un
fattore preciso:
“Quella incertezza di fondo, in
una società del consumo, una società che annunzia la felicità a portata di
mano, alla fine dei conti non può che riproporre una ricerca di un senso
radicale ed ultimo”.
In questo contesto, quindi, la
filosofia diventa uno strumento fondamentale per l’uomo moderno, che lo
accompagna nella vita di tutti i giorni. Ancora Antonio Pieretti:
“Non si può non filosofare. Io
dico tante volte che filosofa anche mia madre quando va al mercato, la quale
deve fare un minimo di valutazioni in base alla sua concezione della vita. Qui
c’è una filosofia spicciola, non elaborata, non elegante, però certamente c’è
una visione del mondo, che viene applicata
direttamente in queste circostanze”.
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19 gennaio 2007
IN
APERTURA DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI
IL
CARDINALE WALTER KASPER HA PRESIEDUTO IERI POMERIGGIO A ROMA UNA CELEBRAZIONE
ECUMENICA NELLA CHIESA DI SANTA BRIGIDA IN PIAZZA FARNESE
- A
cura di Giovanni Peduto -
ROMA. = Le comunità luterane di
Svezia e Finlandia a Roma si sono date appuntamento ieri pomeriggio presso
ESORTA I CRISTIANI AD UN FORTE IMPEGNO IL
CONGRESSO PANAFRICANO SULL’EVANGELIZZAZIONE CONCLUSOSI IERI A DAR-ES-SALAAM, IN TANZANIA.
ALLE
CHIESE L’INVITO A FORMARE I LAICI PER UN APOSTOLATO PIÙ VIVO
- A
cura di Padre Joseph Ballong
-
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DAR-ES-SALAAM. = Si è concluso
ieri sera a Dar-es-Salaam,
in Tanzania, con una serie di impegni e di raccomandazioni ai membri del Simposio delle Conferenze episcopali
dell’Africa e del Madagascar (SECAM) e delle Conferenze
episcopali, il Congresso panafricano
sull’evangelizzazione in Africa. I congressisti si sono impegnati ed hanno
invitato tutti i cristiani del continente ad impegnarsi per una vita personale
e collettiva incentrata su Cristo, una vita di testimonianza e di santità, che
sono i pilastri dell’evangelizzazione. I partecipanti al Congresso raccomandano
alle Chiese africane di organizzarsi perché i laici vengano
formati, diventino consapevoli del loro ruolo e rendano visibile la Chiesa come
sacramento di trasformazione delle realtà temporali. Chiedono inoltre alle
diverse comunità cristiane di fare del laicato e dell’apostolato dei laici un
punto focale della loro pastorale. Per la famiglia - prima vittima della
dittatura liberale del relativismo, che domina il mondo di oggi e che attacca
non solo i valori culturali, ma anche l’atto creatore stesso di Dio,
distruggendola così alla radice - il Congresso suggerisce di pensare piani di
formazione e di azione per la sua difesa e tutela. Infine, a tutta l’Africa viene chiesto di studiare accuratamente, e a tutti i
livelli, i lineamenta
del prossimo Sinodo africano, intitolato “La Chiesa in Africa al servizio della
pace, della giustizia e della riconciliazione”. E questa mattina, con una
seduta formale di apertura, alla presenza del nunzio apostolico, mons. Joseph Chennoth, i vescovi hanno
iniziato i lavori della 14.ma Assemblea plenaria del
SECAM.
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LIBANO:
I VESCOVI MARONITI STANNO INCONTRANDO DIVERSI LEADER POLITICI
PER
PROMUOVERE L’APPROVAZIONE DI UN DOCUMENTO COMUNE
CHE POSSA
CONTRIBUIRE ALLA RISOLUZIONE DELLA CRISI NEL PAESE
BEIRUT. = Far incontrare i leader politici maroniti
libanesi, divisi tra maggioranza e opposizione, per arrivare all’approvazione
di un documento che definisca linee guida comuni. Questo, scrive l’agenzia Asianews, l’obiettivo dei vescovi maroniti. Lo scorso
dicembre, riuniti in assemblea, i presuli hanno tracciato alcuni elementi che
tale documento dovrebbe contenere. L’idea è quella di promuovere un incontro fra i politici presieduto dal patriarca Nasrallah Sfeir. È a tale scopo
che i vescovi hanno iniziato, in questi giorni, dei colloqui con esponenti
politici cristiani. Mercoledì hanno incontrato Amin Gemayel, nella sua residenza di Sin el-Fil.
“E’ stata - ha ricordato mons. Samir Mazloum, vicario generale del patriarcato maronita - la
quinta visita compiuta dalla delegazione, che ha già avuto colloqui, tra gli
altri, con Michel Aoun, Samir Geagea e Souleiman Frangieh”. “Con Gemayel - ha detto il vescovo - abbiamo esaminato in modo
approfondito la situazione generale e ciò che può essere fatto perché questa
possa evolvere. Proseguiremo negli incontri – ha aggiunto il presule – perché
si possa giungere ad un esito positivo”. “E’ dovere della Chiesa – ha concluso
– riconciliare i suoi fedeli e, se Dio vuole, lo porteremo a compimento”.
Intanto nel Paese, l’approssimarsi della Conferenza dei Paesi donatori, che si
aprirà a Parigi il 25 gennaio, continua a dominare
l’attenzione politica, insieme alla minaccia, da parte dell’opposizione, di una
“escalation” delle manifestazioni di protesta. La conferenza di Parigi si
presenta anche come un momento per una riflessione sull’intera vicenda
libanese. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban
Ki Moon, in questi giorni,
ha espresso la sua preoccupazione per la mancata approvazione, da parte
libanese, dell’istituzione del tribunale internazionale che dovrebbe giudicare
gli assassinii politici compiuti nel Paese, a partire
da quello dell’ex premier Rafic Hariri, aggiungendo che della questione parlerà a
Parigi. Dal Qatar, intanto, settima tappa del tour del primo ministro libanese Fouad Siniora per sollecitare la
partecipazione alla conferenza di Parigi, il premier ha rilanciato l’iniziativa
della Lega araba per una soluzione della crisi politica. Siniora
sostiene che quella del segretario generale della Lega, Amr
Moussa, “è la sola iniziativa credibile” ed ha
aggiunto che da più parti “si sta cercando di riattivarla”. (T.C.)
LUTTO NELLA CHIESA
INDIANA: SI È SPENTO ALL’ETA DI 71 ANNI
MONS.
CYRIL MAR BASELIOS MALANCHARUVIL,
ARCIVESCOVO MAGGIORE DI
TRIVANDRUM DEI SIRO-MALANKARESI
MUMBAI. = Si è spento ieri mons. Cyril
Mar Baselios Malancharuvil,
capo della Chiesa Siro-Malankarese, nel Kerala. Aveva 71 anni ed era arcivescovo maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi
dal 2005. Dal 1999 al 2004 ha svolto l’incarico di presidente della Conferenza
episcopale indiana ed era membro permanente della Congregazione delle Chiese
orientali a Roma. La comunità cristiana dell’India, scrive l’agenzia Asianews, lo ricorda come un leader “dinamico, impegnato
nel campo dell’istruzione e del dialogo interreligioso”. “Il suo più grande
contributo alla Chiesa – ha detto l’arcivescovo di Mumbai
mons. Oswald Gracias – è
stata l’inculturazione, di cui aveva capito l’importanza per l’evangelizzazione
in India; comunicare il Vangelo tenendo conto delle tradizioni locali e
dell’anima asiatica della popolazione”. Per questo suo atteggiamento si era
guadagnato anche la stima delle autorità politiche, nel governo centrale come
in quello del Kerala. (T.C.)
APPLAUSI
E LACRIME AI FUNERALI, CELEBRATI QUESTA MATTINA NEL QUARTIERE
DI
NAPOLI, TEATRO DELL’UCCISIONE DEL 16.ENNE LUIGI SICA
- A
cura di Alessandro De Carolis -
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NAPOLI. = “Dobbiamo sentirci tutti
colpevoli di questa morte perché non sappiamo amare”. Con queste parole don
Lello Pescicolo, parroco della chiesa della
Santissima Annunziata a Napoli, si è rivolto alle centinaia di persone che
hanno preso parte questa mattina ai funerali di Luigi Sica, il 16enne ucciso martedì
sera da un suo coetaneo. Dopo aver lasciato la camera ardente e prima di
entrare in chiesa, gli amici di Luigi avevano portato a spalla la bara tra le
stradine del quartiere Stella, tra applausi e grida di disperazione. Davanti
alla casa del ragazzo e a quella della nonna la bara è stata innalzata verso il
cielo e lo stesso è stato fatto quando il feretro si è
fermato per qualche istante sul luogo dove Luigi è stato assassinato. “In
questi giorni - ha detto ancora durante la sua omelia il parroco - sentivo
parlare di vendetta: non è così che si risolvono le cose, non dobbiamo
denigrarci, dobbiamo amare”. Commozione anche nelle parole di uno dei fratelli
di Luigi, Salvatore, 20 anni: “Grazie per quello che avete fatto, il paradiso
aveva bisogno di un angelo in più - ha detto - vi chiedo di cambiare mentalità,
di diventare più ‘signori’, vi chiedo di non abbandonare mio fratello”.
Giuseppe, un altro amico del giovane ucciso, venuto da Milano per i funerali,
ha affermato il suo rifiuto della violenza: “Basta con i coltelli”, basta “con
gli sguardi fraintesi, basta con l’odio”.
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IL
CENTRO DI BIOETICA DELL'UNIVERSITÀ CATTOLICA HA ELABORATO
UN
“MANIFESTO PER IL CORAGGIO DI VIVERE E DI FAR VIVERE” SUL VALORE DELLA VITA E
SULL’IMPORTANZA DI CURE MEDICHE CHE RISPETTINO I DIRITTI DEL MALATO
ROMA.=
“La morte è un fatto e non un diritto: per questa ragione non può essere
oggetto di una scelta sostenuta dalla società civile”. È solo un passo del
“Manifesto per il coraggio di vivere e di far vivere”, promosso dal centro di
Bioetica dell’Università Cattolica diretto dal prof. Adriano Pessina, con la collaborazione del genetista Bruno Dallapiccola e dell’oncologo Mario Melazzini.
Per il prof. Pessina, come riferisce l’agenzia SIR,
lo spirito metodologicamente laico del documento vuole rafforzare, in Italia,
“l’unità fra quanti sono oggi disposti ad impegnarsi in una prospettiva
solidale nei confronti dei processi di cura e di assistenza delle persone”. Nel
manifesto si legge che “i promotori e i firmatari si impegnano” a “sostenere e
difendere sempre il principio dell’accesso ad ogni tipo di intervento
socio-sanitario per tutti e il chiaro no ad ogni forma di induzione volontaria
della morte o di pratica eutanasica e di implicita o
esplicita istigazione al suicidio assistito”. I firmatari considerano
“inaccettabile avallare l’idea che alcune condizioni di salute rendano indegna
la vita e trasformino il malato o la persona con disabilità in un peso
sociale”. Ed inoltre sottolineano che “occorre rinsaldare nel Paese la certezza
che ognuno riceverà trattamenti, cure e sostegni adeguati”. (A.D.F.)
ALLARME
ACQUA POTABILE IN EUROPA. IL 16 PER CENTO DELLE ABITAZIONI
NON HA
ACCESSO AD ACQUE SICURE E MIGLIAIA SONO I CASI DI INFEZIONI.
LO
DENUNCIANO LA COMMISSIONE ECONOMICA DELL’ONU PER L’EUROPA
E
L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ
GINEVRA.= Superano i 100 milioni
le persone che, in Europa, non hanno accesso all’acqua potabile sicura (il 16
per cento delle abitazioni) e sono più di 170 mila i casi di malattie legate
all’acqua, segnalati nel 2006. A denunciarlo, da Ginevra, sono la Commissione
economica dell’ONU per l’Europa (UNECE) e l’Organizzazione mondiale della
sanità (OMS). In migliaia si ammalano ogni anno di epatite A, diarrea e febbre
tifoide e i più colpiti sono i bambini. Si parla di 37 vittime di dissenteria al giorno. “Ancora oggi in Europa ci sono bambini che
continuano a morire di diarrea, e questo è inaccettabile” ha detto Roberto Bertollini dell’ufficio regionale per l’Europa dell’OMS.
Dal Protocollo sull’acqua e la salute, presentato a Ginevra, che indica anche
misure per prevenire e ridurre le infezioni, emerge che il problema della
scarsità d’acqua potabile interessa, in particolare, l’Europa orientale, dove
spesso si fa uso di pozzi contaminati dagli scarichi fognari. Nell’area
occidentale, invece, la qualità dell’acqua è minacciata dai cambiamenti
climatici che causano precipitazioni più burrascose, siccità nell’area
mediterranea e temperature più alte nei laghi, nei fiumi e nei mari. Sono tali
condizioni ambientali che possono anche favorire la diffusione di epidemie e la
fioritura di alghe dannose. (A.D.F.)
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19 gennaio 2007
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
In Iraq, si intensificano le azioni
delle forze della coalizione contro la guerriglia: fonti militari statunitensi
hanno reso noto, stamani, che almeno 44 insorti sono rimasti uccisi e 172
sospetti sono stati arrestati nel corso di un’operazione durata un mese e
condotta a Ramadi, roccaforte sunnita
nell’ovest del Paese. Ma l’arresto più importante è stato effettuato a Baghdad.
Il nostro servizio:
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Il comando militare americano ha
confermato la notizia dell’arresto, a Baghdad, di uno dei più stretti
collaboratori del leader radicale sciita, Moqtada Al Sadr. Fonti militari precisano che la persona fermata è
ritenuta responsabile dell’assassinio di civili, funzionari di governo ed
esponenti delle forze di sicurezza irachene. L’arresto rende adesso ancora più
probabile, secondo diversi analisti, la cattura di Al Sadr. In un’intervista rilasciata al quotidiano italiano
“La Repubblica”, proprio il leader sciita dice di sentirsi braccato. Contro i
suoi miliziani – spiega al Sadr - sono pronti a
combattere truppe regolari statunitensi, peshmerga curdi e un contingente giordano addestrato in segreto da
forze militari americane. Al Sadr nega poi di aver
assistito all’esecuzione di Saddam Hussein: “Se fossi stato presente - precisa - avrebbero
ucciso anche me”. Intanto, il segretario alla Difesa americano, Robert Gates, è arrivato a
sorpresa a Bassora, nel sud dell’Iraq, dove è dislocato il contingente
britannico. Prima di arrivare in Iraq, Gates si è recato in diversi Paesi del Golfo, nel tentativo
di rafforzare le intese con gli Stati alleati e di promuovere la nuova
strategia del presidente americano George Bush. Ma negli Stati Uniti il Congresso, composto in
maggioranza da democratici, conferma la propria contrarietà all’invio di nuove
truppe sottolineando che i costi della guerra
in Iraq e in Afghanistan hanno superato i 10 miliardi di dollari al mese. In totale sono stati stanziati, finora, 344
miliardi di dollari.
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Israele ha trasferito
all’Autorità Nazionale Palestinese 100 milioni di dollari: la somma è parte dei
dazi doganali raccolti per conto dei palestinesi. Hamas, formazione radicale
palestinese al governo, ha criticato Israele perché il denaro è stato versato
direttamente al presidente palestinese e non al governo. Complessivamente,
erano stati bloccati da Israele 660 milioni di dollari derivanti da dazi
doganali. I fondi erano stati congelati nel mese di marzo del 2006, poco dopo la
vittoria del movimento di resistenza islamico Hamas alle elezioni palestinesi.
La Cina ha condotto con successo il suo
primo test nello spazio di un missile balistico per distruggere un proprio
satellite. Giappone e Stati Uniti hanno condannato l’esperimento temendo un
nuovo, preoccupante sviluppo nella corsa agli armamenti spaziali. Australia e
Canada hanno espresso inoltre “preoccupazione” per il pericolo che il test
rappresenta per l'uso dello spazio. La Cina ha subito
affermato che l’esperimento non costituisce una minaccia per gli altri Paesi.
E’ sempre più grave il bilancio
delle vittime provocato dal passaggio, ieri, della tempesta Kyrill
nel nord Europa: i morti sono oltre 40 e le situazioni più critiche si
registrano in Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Polonia
e Regno Unito. Le vittime sono
soprattutto automobilisti: in diversi casi, le loro auto sono state colpite da
alberi sradicati dal vento. La tempesta, una delle più gravi
degli ultimi 20 anni, ha imperversato con venti che hanno raggiunto, sui monti
della Svizzera, la velocità di 225 km orari. In Germania, è stato bloccato il
traffico ferroviario e in Francia sono state chiuse le scuole. Nelle prossime
ore, la tempesta dovrebbe raggiungere, con minore intensità, anche diverse aree
del nord Italia.
Lo scrittore e giornalista di
origine armena, Hrant Dink,
è stato assassinato a colpi di arma da fuoco ad Istanbul. L’uomo era stato
condannato nell’ottobre del 2005 da un tribunale di Istanbul a sei mesi di
prigione con la condizionale per “insulto all'identità nazionale turca”. La
pena, come riferito dal sito della comunità armena in Italia, era stata poi sospesa.
Direttore del giornale bilingue turco-armeno Agos, Dink era finito sotto processo per un articolo del 2004
sull’eccidio degli armeni.
Governo e sindacati,
in Italia, hanno sottoscritto, ieri sera, un’intesa che riforma il settore.
L’obiettivo è quello di aumentare la produttività e l’efficienza, ma anche di
tagliare gli sprechi. L’accordo servirà poi a sbloccare il rinnovo dei
contratti, scaduti nel 2005, che riguardano i 3 milioni e mezzo di dipendenti
pubblici. I contenuti dell’intesa nel servizio di Giampiero Guadagni:
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Mobilità e
meritocrazia. Sono queste le parole chiave del Patto per la riforma del
pubblico impiego, siglato ieri sera da governo e sindacati. Dunque, d’ora in poi
sarà possibile spostare i dipendenti pubblici da un ufficio all’altro, con
meccanismi di sostegno. Saranno incentivate le uscite dalla pubblica
amministrazione anche per favorire un ricambio generazionale. Il governo non
esclude esuberi e prepensionamenti, soprattutto nel settore amministrativo.
Dovrebbero essere coinvolti, secondo i primi calcoli, circa 400 mila lavoratori
statali. Al tempo stesso, è prevista nell’arco di questa legislatura
l’assunzione dei 300 mila precari. Inoltre, il Patto punta ad una migliore
qualità dei servizi. In questo senso, saranno chiamati ad esprimere una
valutazione anche i cittadini utenti. Sarà misurata l’efficienza dei
dipendenti, ma anche dei dirigenti per i quali, così come avviene nel privato,
è previsto il licenziamento nei casi di estrema gravità. Sarà poi eliminata
ogni forma di progressione automatica di carriera e saranno ridotti gli appalti
esterni. La modalità di ingresso resterà quella dei concorsi, che saranno però
decongestionati con la definizione dei requisiti di partecipazione. La macchina
pubblica sarà tutta informatizzata ed è dunque previsto un maggiore ricorso al telelavoro. Soddisfatte le parti che hanno siglato il
memorandum. Con il nuovo contratto, sarà possibile controllare meglio la spesa,
afferma il ministro dell’Economia Padoa-Schioppa.
Mentre il ministro per le Riforme, Luigi Nicolais,
sottolinea che l’accordo sarà un motore di sviluppo per tutto il Paese. Per il
sindacato, l’intesa di ieri è anche un messaggio positivo in vista del delicato
confronto sulle pensioni.
Per la Radio Vaticana,
Giampiero Guadagni.
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In
Rwanda, il governo ha reso noto di aver approvato un progetto di legge per
l’abolizione della pena di morte. Il ministro della Giustizia, Tharcisse Karugarama, ha
dichiarato che la legge dovrà essere approvata formalmente dal Parlamento. “Le
consultazioni che abbiamo avuto”, ha detto il ministro, “ci hanno dimostrato
che i rwandesi sono favorevoli all’abolizione della pena capitale”. Se il
Parlamento approverà la legge, la pena capitale inflitta ai detenuti nel
braccio della morte sarà commutata in ergastolo.
Secondo giorno di lavori a Rio de
Janeiro, in Brasile, del vertice del MERCOSUR, il Mercato comune dell’America
meridionale. Durante il summit, saranno valutati, in particolare, i requisiti
della Bolivia in vista di una sua eventuale ammissione al MERCOSUR. Il servizio
di Maurizio Salvi:
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Al vertice che entra oggi nel
vivo, partecipa per la prima volta il presidente venezuelano, Ugo Chavez, che ha creato aspettativa e timore per i suoi
ripetuti annunci di voler costruire in Venezuela uno Stato socialista. E a
riguardo, Chavez ha subito cercato di inviare un
messaggio rassicurante indicando che il socialismo venezuelano è assolutamente
integratore. Da parte sua, il presidente brasiliano Lula,
che fa gli onori di casa, ha trasmesso l’idea di un MERCOSUR in salute e si è
ben guardato dall’alimen-tare polemiche sostenendo che
ogni capo dello Stato fa a casa sua quello che ritiene meglio per la sua gente.
Intanto, Rio de Janeiro si è trasformata nella capitale dell’America Latina,
con incontri tra le delegazioni degli stati membri, Argentina, Brasile,
Paraguay, Uruguay e Venezuela e quelli associati osservatori come Colombia,
Cile, Ecuador e Bolivia: Paese, quest’ul-timo, che ha presentato domanda di
piena adesione. Questa richiesta sarà valutata nella riunione conclusiva
odierna. Al centro dei lavori anche le relazioni con l’altra grande
organizzazione regionale, la Confederazione Andina delle Nazioni e i
provvedimenti per risolvere le asimmetrie che penalizzano i Paesi più piccoli
del MERCOSUR.
Dall’America Latina, Maurizio
Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.
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In
Spagna, il partito basco Batasuna ha chiesto all’organizzazione
separatista ETA di fermare gli attentati e al governo di cessare le
“aggressioni poliziesche” contro indipendentisti. Lo ha rivelato Juan José Petrikorena,
membro di Batasuna, formazione considerata il braccio
politico dell’ETA. “Tutti – ha aggiunto Petrikorena -
devono fare la loro parte per far sì che riprenda il processo di pace”.
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