RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 19  - Testo della trasmissione di venerdì 19 gennaio 2007

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Riconoscimento giuridico della Chiesa cattolica in Turchia e lavoro comune tra cattolici e musulmani per la pace mondiale: gli auspici di Benedetto XVI nel discorso al nuovo ambasciatore turco presso la Santa Sede, ricevuto per la presentazione delle Lettere credenziali

 

Il mondo di oggi ha bisogno della testimonianza comune e convincente dei discepoli di Cristo: così il Papa stamane nell’incontro con una delegazione ecumenica della Finlandia nel secondo giorno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

 

Il Papa incontra i docenti e gli alunni dell'Almo Collegio Capranica di Roma e ribadisce: “La qualità del clero dipende dalla serietà della sua formazione”

 

Per una Chiesa “Zingara fra gli zingari”, che sappia respingere le nuove ondate di razzismo. Le raccomandazioni del Pontifico Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Parte domani a Nairobi, in Kenya, il primo World Social Forum africano: ce ne parla padre Daniele Moschetti

 

Dubbi e perplessita’ sul sondaggio Eurispes su eutanasia, accanimento terapeutico e testamento biologico. Interviste con  Gianmaria Fara e Ignazio Marino

 

In corso nelle valli piemontesi le XXIII Universiadi di Torino: intervista con mons. Carlo Mazza

 

Storia, protagonisti e concetti del pensiero universale, nei 12 volumi della terza edizione dell’Enciclopedia Filosofica Bompiani. Con noi Antonio Pieretti e Virgilio Melchiorre

 

CHIESA E SOCIETA’:

In apertura della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani il cardinale Walter Kasper ha presieduto ieri a Roma una celebrazione ecumenica nella Chiesa di Santa Brigida in Piazza Farnese

 

Esorta i cristiani ad un forte impegno il primo Congresso panafricano sull’evangelizzazione conclusosi ieri a Dar-es-Salaam, in Tanzania

 

Libano: i vescovi maroniti stanno incontrando diversi leader politici per promuovere l’approvazione di un documento comune che possa contribuire alla risoluzione della crisi nel Paese

 

Lutto nella Chiesa indiana: si è spento all’età di 71 anni mons. Cyril Mar Baselios Malancharuvil, arcivescovo maggiore di Trivandrum dei siro-malankaresi

 

Applausi e lacrime ai funerali, celebrati questa mattina nel quartiere di Napoli, teatro dell’uccisione, martedì scorso, del 16.enne Luigi Sica

 

Il Centro di bioetica dell'Università Cattolica ha elaborato un “Manifesto per il coraggio di vivere e di far vivere”  

 

Allarme acqua potabile in Europa. Il 16 per cento delle abitazioni non ha accesso ad acque sicure e migliaia sono i casi di infezioni

24 ORE NEL MONDO:

Oltre 40 morti in Europa in seguito al passaggio della tempesta Kyrill

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

19 gennaio 2007

 

 

RICONOSCIMENTO GIURIDICO DELLA CHIESA CATTOLICA IN TURCHIA

E LAVORO COMUNE TRA CATTOLICI E MUSULMANI PER LA PACE MONDIALE:

GLI AUSPICI DI BENEDETTO XVI NEL DISCORSO AL NUOVO AMBASCIATORE

DELLA REPUBBLICA DI TURCHIA PRESSO LA SANTA SEDE, RICEVUTO

PER LA PRESENTAZIONE DELLE LETTERE CREDENZIALI

 

Il rispetto della Chiesa per l’islam e del Papa per i credenti musulmani. Sono i due valori ribaditi questa mattina da Benedetto XVI al nuovo ambasciatore della Turchia presso la Santa Sede, Muammer Doğan Akdur, ricevuto in udienza per la presentazione delle Lettere credenziali. Il Papa ha ricordato il recente viaggio in terra turca di fine novembre ed ha rinnovato i vincoli di amicizia con il Paese, tornando a chiedere il riconoscimento di uno Statuto giuridico che garantisca alla piccola Chiesa turca un’effettiva libertà religiosa. I particolari, nel servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Denunciare la violenza camuffata da motivi religiosi e collaborare per la pace e il rispetto dell’uomo. A distanza di un mese e mezzo da un viaggio apostolico già archiviato come storico dalla memoria collettiva, e “indimenticabile” da quella sua personale, Benedetto XVI è tornato a insistere, davanti al nuovo ambasciatore della Repubblica turca presso la Santa Sede, sulla necessità che le persone di fede - siano esse cristiane o musulmane - avvertano l’imperativo di testimoniare la comprensione, la fraternità, e mai quello di perpetrare un qualsiasi abuso in nome di Dio:

 

“DANS LE MONDE ACTUEL OU LES TENSIONS…

Nel mondo attuale dove le tensioni sembrano esacerbarsi, la convinzione della Santa Sede è che i credenti delle differenti religioni debbano sforzarsi di lavorare insieme in favore della pace iniziando col denunciare la violenza, troppo spesso usata in passato con il pretesto di motivazioni religiose, imparando a conoscersi e a rispettarsi meglio per edificare una società sempre più fraterna”.

 

Nel ricordare poi il profondo radicamento della Chiesa cattolica nella società turca, all’interno di un Paese che ha visto sorgere le prime comunità cristiane, Benedetto XVI ha riproposto, come già a novembre durante la visita apostolica, l’urgenza di una regolamentazione dei rapporti tra la Chiesa e le autorità locali. A partire dalla Costituzione turca, che garantisce libertà di culto a tutti i credenti, “la Chiesa cattolica auspica – ha detto il Papa – di poter beneficiare di uno Statuto giuridico riconosciuto che realizzi un’istanza di dialogo ufficiale fra la Conferenza episcopale e le autorità dello Stato”. Benedetto XVI ha rivolto quindi un saluto ai cattolici turchi, incontrati in particolare durante la tappa ad Efeso, il 29 novembre scorso, e un altro saluto “con affetto” lo ha indirizzato al Patriarca Ecumenico, Bartolomeo I.

 

Nell’indirizzo di saluto al Papa, l’ambasciatore turco ha ringraziato Benedetto XVI per le “benevole parole in favore delle aspirazioni europeistiche” del suo Paese, sottolineando come il viaggio apostolico abbia contribuito ad “appianare alcuni malintesi” e a “rinforzare il dialogo fra le religioni e le culture”. Benedetto XVI, dal canto suo, ha detto di apprezzare il lavoro diplomatico svolto dalla Turchia soprattutto in Medio Oriente e nella ricostruzione post-bellica del Libano. A fronte del fermento che si registra in tutte quelle parti del globo in cui la stabilità è annientata o in pericolo, la Santa Sede, ha riaffermato il Papa, non smette di richiamare chi governa ai valori più alti:

 

LA MONDIALISATION DES ECHANGES…

La mondializzazione degli scambi, già evidente a livello economico e finanziario, deve evidentemente accompagnarsi a impegni politici comuni a livello planetario, per garantire un sviluppo durevole e organizzato che non esclude la persona e assicura un avvenire equilibrato alle persone, alle famiglie e ai popoli”.

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IL MONDO DI OGGI HA BISOGNO DELLA TESTIMONIANZA COMUNE E CONVINCENTE

DEI DISCEPOLI DI CRISTO: COSI’ IL PAPA STAMANE NELL’INCONTRO

CON UNA DELEGAZIONE ECUMENICA DELLA FINLANDIA NEL SECONDO GIORNO

 DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI

 

“Lo Spirito Santo è il vero protagonista dell’impegno ecumenico”: è quanto ha detto Benedetto XVI ricevendo oggi una delegazione ecumenica della Finlandia, giunta a Roma per il suo tradizionale pellegrinaggio nella Festa di Sant’Enrico, patrono del Paese nordico. L’incontro avviene in coincidenza con la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si svolge da ieri sul tema “Fa udire i sordi e fa parlare i muti”. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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L’incontro della delegazione ecumenica finlandese con il Papa è ormai diventato tradizionale e mostra i buoni rapporti che esistono tra cattolici e luterani della Finlandia. Anzi – ha precisato Benedetto XVI – le relazioni tra i cristiani in questo Paese “si sono sviluppate in un modo che dà molta speranza per il futuro dell’ecumenismo”.  Qui i discepoli di Cristo “pregano e lavorano insieme, offrendo una testimonianza pubblica comune” delle verità del Vangelo, testimonianza “convincente” che “gli uomini e le donne cercano e hanno bisogno di sentire”. “Da parte dei cristiani – ha sottolineato il Papa – questo richiede coraggio” e la consapevolezza che “il farsi più vicini a Cristo, convertendoci alla sua verità e al suo amore, ci avvicina di più gli uni agli altri”. Proprio il tema della Settimana di preghiera – ha proseguito il Pontefice – “mostra come Gesù liberi tutti noi dalla sordità spirituale, rendendoci capaci di ascoltare la sua parola salvifica e di proclamarla agli altri”.

 

Il Papa ricorda che con la firma, nel 1999, della Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della giustificazione, luterani e cattolici hanno accorciato in modo “considerevole” le distanze teologiche, anche se resta da compiere “ulteriore lavoro”. E’ comunque “incoraggiante” – nota – che il dialogo luterano-cattolico in Finlandia e Svezia stia esaminando la questione della “Giustificazione nella vita della Chiesa”.   Infatti – ha affermato - dietro all’ “affievolirsi del tema della giustificazione e del perdono dei peccati sta in definitiva un indebolimento del nostro rapporto con Dio. Per questo, il nostro primo compito sarà forse quello di riscoprire in modo nuovo il Dio vivente nella nostra vita, nel nostro tempo e nella nostra società”.

 

Benedetto XVI, infine, ricordando che “lo Spirito Santo è il vero protagonista dell’impegno ecumenico”, ha auspicato che i colloqui in corso possano contribuire “effettivamente alla ricerca della piena e visibile unità della Chiesa, offrendo allo stesso tempo una risposta sempre più chiara alle questioni fondamentali che interessano la vita e la società”.

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PER SERVIRE MEGLIO LA CHIESA I SACERDOTI NECESSITANO DI UNA SERIA FORMAZIONE UMANA, CULTURALE E SPIRITUALE: LO HA DETTO STAMATTINA IL PAPA ALL’INCONTRO ANNUALE CON LA COMUNITÀ DELL’ALMO COLLEGIO CAPRANICA

 

Per avere buoni sacerdoti è necessaria una seria formazione: lo ha detto il Papa stamattina al rettore dell’almo Collegio Capranica, alla Commissione episcopale preposta al Collegio e agli alunni, nel corso dell’annuale incontro in prossimità della festa di Sant’Agnese, patrona dell’istituzione. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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“La qualità del clero dipende dalla serietà della sua formazione”, ha sottolineato Benedetto XVI incontrando la comunità del Collegio Capranica. Agli alunni dell’istituzione ecclesiale voluta dal cardinale Domenico Capranica, il Santo Padre ha voluto evidenziare l’importante opera iniziata 550 anni fa - esattamente il 5 gennaio 1457 - dal porporato, il primo ad aver dato vita a Roma ad un collegio destinato esclusivamente alla formazione di futuri sacerdoti, in particolare per i candidati meno abbienti. E sul programma degli studi che ha caratterizzato nel corso dei secoli il collegio il Papa ha aggiunto:

 

Troviamo qui la medesima scelta di fondo che in seguito avranno i Seminari diocesani, naturalmente con un più compiuto senso dell’appartenenza alla Chiesa particolare, la scelta cioè di una seria formazione umana, culturale e spirituale, aperta alle esigenze proprie dei tempi e dei luoghi. Cari amici, domandiamo al Signore, per intercessione di Maria Santissima e di sant’Agnese, che l’almo Collegio Capranica prosegua in questo suo cammino, fedele alla sua lunga tradizione e agli insegnamenti del Concilio Vaticano II”.

 

Il Santo Padre ha inoltre ricordato che due Papi hanno studiato al Capranica, Benedetto XV e Pio XII. Infine, agli alunni dell’almo collegio ha augurato di rinnovare ogni giorno la loro offerta a Dio e alla Chiesa, invitandoli a conformarsi sempre più a Cristo Buon Pastore.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in successive udienze anche il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica Pontificia di San Paolo fuori le Mura, e il padre benedettino Beda Paluzzi, amministratore apostolico dell’Abbazia di Montevergine (Italia), in visita "ad Limina".

 

Il Papa riceverà questo pomeriggio il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Negli Stati Uniti, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Venice, presentata da mons. John J. Nevins, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Frank J. Dewane, finora vescovo coadiutore della medesima diocesi.

 

 

PER UNA CHIESA “ZINGARA FRA GLI ZINGARI”, CHE SAPPIA ACCOGLIERE PER INTEGRARE E RESPINGERE LE NUOVE ONDATE DI RAZZISMO. LE RACCOMANDAZIONI 

DEL PONTIFICO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI

 

Pubblicato il documento finale dell’Incontro dei direttori nazionali della pastorale per gli zingari, svoltosi in Vaticano nel dicembre scorso, promosso dal Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Documento articolato frutto del dibattito fra 27 delegati di 21 Paesi europei, americani e asiatici, alla luce degli “Orientamenti” in materia già elaborati un anno fa dallo stesso Dicastero pontificio. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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La Chiesa deve farsi “zingara fra gli Zingari”, perché questi “possano partecipare pienamente alla vita ecclesiale”, sottolinea il documento, laddove gli “Orientamenti” del Magistero ecclesiale “esortano tutto il popolo cristiano ad una conversione della mente e degli atteggiamenti, al fine di instaurare un rapporto positivo con la popolazione zingara”.

 

“Voi siete nel cuore della Chiesa”, cosi Paolo VI aveva rassicurato gli zingari incontrati a Pomezia nel 1965, e Giovanni Paolo II aveva chiesto perdono a Dio - durante il Giubileo del 2000 - per i peccati commessi, dai figli della Chiesa, anche nei confronti degli Zingari. Poi un altro evento storico recente a segnare i rapporti tra la Chiesa e gli Zingari, la beatificazione di Ceferino Jimenez Malla, umile Zingaro spagnolo, martire della guerra civile del 1936. Ed oggi la Chiesa si legge nel documento “non deve soltanto ‘accogliere ( che l’accoglienza si compiva già nel Vecchio Testamento), ma deve assumere il rischio di andare verso l’altro, soprattutto verso chi è diverso, chi viene respinto, chi non è gradito, come appare nel Nuovo Testamento. E’ il Cristo dei Vangeli che infrange i tabù culturali”. Evangelizzazione e promozione umana sono dunque “aspetti complementari e inscindibili”, ricorda ancora il documento raccomandando di “accogliere gli Zingari senza assimilarli”, riconoscendo la loro identità, con l’obiettivo di un’integrazione, “intesa come inserimento armonioso nella piena accettazione della diversità”, “verso l’auspicata unità”.

 

Da qui la raccomandazione “che la Chiesa faccia sue le angosce e le speranze degli Zingari”, per rispondere alle sfide negli attuali contesti socio politici che vedono “nuove migrazioni zingare che inquietano gli Stati e fanno paura alle popolazioni, dando vita ad un rinnovato razzismo o ad una xenofobia inquietante”. Ne consegue la richiesta di un maggior impegno dei vescovi e dei parroci anche per intensificare i rapporti con le istituzioni civili perché diano voce agli Zingari.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Nel discorso al nuovo ambasciatore di Turchia il Papa ha sottolineato che i credenti delle diverse religioni devono denunciare la violenza troppo spesso utilizzata con il pretesto di motivazioni religiose.  

 

Servizio estero - Iraq: per Mosca è "senza prospettive" la nuova strategia formulata dal presidente USA Bush.

 

Servizio culturale - Un articolo di M. Antonietta De Angelis, dal titolo "I laboratori ci spiegano come lavorava Michelangelo Merisi": capolavori del Caravaggio in mostra a Roma. Tra le opere anche la celebre "Chiamata di Pietro e Andrea", secondo Denis Mahon attribuibile al grande artista.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della sanità.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

19 gennaio 2007

 

 

PARTE DOMANI A NAIROBI, IN KENYA, IL PRIMO WORLD SOCIAL FORUM AFRICANO

- Intervista con padre Daniele Moschetti -

 

E’ tutto pronto a Nairobi, capitale del Kenya, per il primo World Social Forum africano che al grido di “Un altro mondo è possibile”, da domani al 25 gennaio vedrà migliaia di rappresentanti della società civile di tutto il mondo. L’appuntamento vede confrontarsi con numerose realtà – laiche e religiose – impegnate a fronteggiare i problemi legati alla globalizzazione, con lo scopo comune di promuovere uno sviluppo ed una società, basate su giustizia, diritti umani, solidarietà e democrazia. I partecipanti si stimano tra gli 80 mila ed i 120 mila. Tra le organizzazioni cattoliche presenti in Kenya ci saranno i gesuiti con i vari gruppi di lavoro, tra cui il Jesuit Refugees Service, la Caritas Internationalis e le Commissioni Giustizia e Pace di diverse Conferenze episcopali del mondo. Il 25 gennaio, alla chiusura del summit, si svolgerà una maratona di 15 chilometri, alla quale parteciperanno circa 10 mila persone provenienti da tutto il mondo che partirà dalla baraccopoli di Korogocho e attraverserà le zone più degradate di Nairobi. Alla corsa parteciperanno anche campioni africani, tra i quali Catherine Ndereba, Tekle Loroupe e il primatista mondiale della maratona Paul Tergat. Durante i lavori, sono previsti incontri e dibattiti su problematiche quali pace e giustizia, ma anche sovranità e autodeterminazione dei popoli, diritto al cibo, alla salute e al lavoro. Ma come guardare a questi grandi temi nel contesto africano? Fausta Speranza lo ha chiesto al padre comboniano Daniele Moschetti che vive nella baraccopoli di Korogocho e che sta organizzando la maratona conclusiva del World Social Forum, raggiunto telefonicamente a Nairobi:

 

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R. – Per noi qui in Africa ha un significato importantissimo, prima di tutto come Chiesa cattolica, ma anche come Chiese. La dimensione della lotta per la giustizia, per la pace, per la riconciliazione, è centralissima all’evangelizzazione. Quindi, credo, e crediamo, che le esperienze di posti diversi, di continenti diversi, di culture, possa arricchire.

 

D. – Padre Moschetti, ci parla dei preparativi per la maratona di Korogocho, che chiuderà il World Social Forum?

 

R. – Vuole essere una maratona aperta a tutti gli slum, per i diritti umani, per i diritti basilari, quindi per l’educazione, per i baraccati, per la sanità, per le cose essenziali. Inviteremo tutti i delegati del World Social Forum a partecipare, non necessariamente a correre – ci mancherebbe – non siamo tutti Tergat o Ndereba o Loroupe. Saranno presenti anche loro come testimonial dei baraccati della loro città e del loro Paese. Di solito i keniani sono conosciuti come persone che corrono e che vincono in tutto il mondo, perché è quello che dà lustro a questo Paese. Ogni mattina, però, ci sono milioni di persone che magari non corrono, ma camminano e si fanno 10-15 km per cercare un lavoro nelle nostre città. Vanno a cercarsi un lavoro molto spesso che non c’è. Quindi sono 10-15 km all’andata e 10-15 km al ritorno, perchè costa troppo andare in autobus. Questa maratona, quindi, vuole raccontare queste storie. Io vivo a Korogocho, vivo in una baracca, e posso capire tutto questo perché lo vivo sulla mia pelle. Camminare con i poveri è indubbiamente non facile, ma è molto importante per la Chiesa. Bisogna essere una Chiesa povera, che vive con i poveri e cammina con i poveri. Credo che il Regno di Dio sia così qualcosa che si percepisce e si tocca con mano, attraverso quella che è la lotta quotidiana per la vita.

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DUBBI E PERPLESSITA’ SUL SONDAGGIO EURISPES SU EUTANASIA,

ACCANIMENTO TERAPEUTICO E TESTAMENTO BIOLOGICO

- Interviste con Gianmaria Fara e Ignazio Marino -

 

Gli italiani dicono sì al testamento biologico e si dichiarano scarsamente informati sull’accanimento terapeutico. Questi due dei dati emersi dall’anticipazione del rapporto Italia 2007 realizzato da Eurispes e presentato ieri a Roma. Tra le cifre preoccupanti il sì all’eutanasia di 7 italiani su 10. Valore questo però che riflette l’influenza sull’opinione pubblica anche del caso Welby, all’epoca del sondaggio al suo culmine. Massimiliano Menichetti:

 

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Un sondaggio sul testamento biologico, eutanasia e accanimento terapeutico realizzato tra la fine di novembre e i primi di dicembre 2006, ovvero quando la vicenda del copresidente dell’Associazione Coscioni, Piergiorgio Welby, era al suo culmine. Ma quale era la domanda posta agli intervistati sull’eutanasia? Il presidente di Eurispes, Gianmaria Fara:

 

R. – La domanda era: la possibilità di concludere la vita di un’altra persona dietro sua richiesta, allo scopo di diminuirne le sofferenze negli ultimi momenti di vita. A questa domanda, il 68 per cento degli italiani ha risposto di essere d’accordo. E’ la fotografia, se poi ci riflettete un attimo, del caso Welby.

 

A mettere in dubbio l’attendibilità del dato, l’inevitabile onda emotiva e le ricadute sulla popolazione che in un valore allarmante, si è detta d’accordo con l’eutanasia. In un solo anno, i favorevoli ad indurre la morte sono aumentati del 26 per cento, incremento maggiore di quello registrato negli ultimi 20 anni. Dato quanto meno disorientante quello emerso dal sei per cento del campione che si è detto a conoscenza di episodi di eutanasia clandestina. Confusione sull’accanimento terapeutico: il 59 per cento degli intervistati, non ha saputo darne una definizione corretta. Meglio per quel che riguarda il testamento biologico, i più informati, in termini percentuali, gli abitanti del centro del Sud ed infine del Nord. Il senatore Ignazio Marino, autore di una delle otto proposte di legge presenti in Parlamento sul testamento biologico:

 

R. – A me sembra molto chiaro che gli italiani dicono che è necessaria una legge sul testamento biologico, poi vi è, evidentemente, confusione e questo indica che è necessario un lavoro serio e rigoroso di informazione.

 

         Certezza dunque sul testamento biologico: l’84 per cento degli italiani sa di cosa si tratta e il 74 per cento è favorevole a questo documento che consentirebbe di esprimere la propria volontà su eventuali terapie mediche nel caso non si sia più in grado di farlo.

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IN CORSO NELLE VALLI PIEMONTESI LE XXIII UNIVERSIADI DI TORINO

- Intervista con mons. Carlo Mazza -

 

Sono ormai nel pieno dell’attività agonistica le XXIII Universiadi invernali di Torino, la storica competizione sportiva della neve che vedrà confrontarsi in 11 discipline sulle piste piemontesi, che già hanno ospitato le Olimpiadi invernali 2004, circa 2500 atleti studenti di 52 Paesi all’insegna di un solo grande valore: la fratellanza studentesca. Già assegnati i primi ori, che sono andati a Polonia, Austria, Giappone, Olanda, Bielorussia e Italia. Sui significati della manifestazione, Giancarlo La Vella ha intervistato mons. Carlo Mazza, responsabile dell’Ufficio Sport e Tempo Libero della Conferenza Episcopale Italiana:

 

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R. – Credo che in questo evento ci siano dei fattori e delle circostanze diverse rispetto a quelle che sono i grandi eventi delle Olimpiadi invernali. Le Universiadi sono un momento di grande fraternità universale, costruite soprattutto su quello che è lo stile e l’ambiente universitario e direi che appunto, proprio perché universitari, questi atleti, sono per definizione molto più puri, non sono soggetti a tutte quelle pressioni dei media o degli sponsor o di altri condizionamenti come invece avviene in altre manifestazioni. Però quello che mi pare che emerga è questa universalità, questa capacità che ha l’uomo di sentirsi fratello, di sentirsi comunque in una comunione e lo sport diventa un fattore di grande comunione, di grande comunicazione, di sentirsi insieme come uomini, come donne, come studenti, ragazze e ragazzi con quelli che potrebbero essere i fondamenti della buona convivenza e della pace.

 

D. - Possiamo dire che sulle piste si incontra la classe dirigente di domani. C’è quindi la speranza che porti avanti dei valori importanti, primo tra tutti la pace?

 

R. - Io credo proprio di sì, almeno senza farsi troppe illusioni. Osservando questi ragazzi, molto giovani per altro, c’è una grande speranza dentro, perchè questa generazione potrebbe dare una svolta proprio nel senso dei valori e dei contenuti effettivi della convivenza umana.

 

D. - Ecco, finché si passi poi a vie di fatto nell’affermare questi valori in un momento così drammatico come quello che sta attraversando la Comunità internazionale. Una spinta importante può venire ancora una volta dallo sport?

 

R. - Io credo proprio di sì. E lo dico anche fondandomi su un’espressione che Benedetto XVI ha usato l’anno scorso nella sua lettera che ha inviato appunto agli sportivi, e cioè che lo sport può diventare un momento di rigenerazione, potremmo dire anche di “redenzione”. E’ un parola mi rendo ben conto, di grandissimo peso per noi cristiani, ma tuttavia noi la possiamo intravedere come possibile se le condizioni rimangono quelle di apertura allo spirituale e soprattutto di apertura ai veri valori umani di cui abbiamo tanto bisogno, di cui lo sport in qualche modo è fautore e anche diffusore.

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STORIA, PROTAGONISTI E CONCETTI DEL PENSIERO UNIVERSALE: NEI 12 VOLUMI

DELLA TERZA EDIZIONE DELL’ENCICLOPEDIA FILOSOFICA BOMPIANI

- Intervista con Antonio Pieretti e Virgilio Melchiorre -

 

Dodici volumi, 11 mila lemmi, 22 aree disciplinari: si presenta così la terza edizione dell’Enciclopedia Filosofica Bompiani, promossa dal Centro Studi Filosofici di Gallarate di ispirazione cristiana. Un’opera unica nel suo genere, che analizza in modo sistematico la storia, i protagonisti e i concetti del pensiero universale. Mercoledì scorso l’opera è stata presentata sia a Benedetto XVI, al termine dell’udienza generale, sia durante un incontro presso la Pontificia Università Gregoriana. Il servizio di Isabella Piro.

 

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La partitura di una splendida armonia: così il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, nel messaggio inviato per la presentazione dell’Enciclopedia Filosofica. Un’opera, si legge nel testo, che permette la conoscenza degli oggetti ultimi del sapere, ossia Dio, il Cosmo e l’Anima. Ma anche un lavoro che dà spazio alla filosofia africana, russa, cinese, giapponese, indiana, dimostrando così la necessità del dialogo interculturale e interreligioso. Quel dialogo – ha sottolineato il cardinal Poupard – che agevola la reciproca conoscenza verso la formazione di un futuro solidale di progresso e di pace. Il porporato ha poi ricordato l’intenso impegno che oggi si registra negli ambiti dell’identità e dell’appartenenza: un impegno che riguarda, ad esempio, il mondo musulmano, il quale deve trovare soluzioni adatte per confrontarsi con le conquiste dell’Illuminismo, ossia i diritti dell’uomo. In questo, l’Enciclopedia Filosofica risulta un valido aiuto: organizzata in ordine alfabetico, l’opera si presenta infatti come una riuscita connessione tra la tradizione e il pensiero moderno. Antonio Pieretti, membro del comitato direttivo dell’opera:

 

“Le questioni di fondo sono rimaste naturalmente - l’impostazione fisica, tutte le tematiche relative all’antropologia - solo che ci siamo confrontati con tutta la realtà contemporanea. Grandissima importanza è stata riservata alla logica, alla gnoseologia e alla filosofia analitica, perchè questo permette un confronto con tutti gli indirizzi contemporanei, in modo tale che non risultasse un’opera unilaterale”. 

 

Sono passati 50 anni dalla prima edizione dell’Enciclopedia: il clima culturale è sicuramente mutato, e in essa  si avvertono gli influssi del Concilio Vaticano II, perché filosofia e cristianesimo sono indubbiamente legati l’uno all’altra.  Ancora Pieretti:

 

“Reciprocamente si richiamano e si integrano, però nella rispettiva autonomia. Ciascuno dei due risponde a due finalità diverse, e cioè, in altre parole, la filosofia non salva, il cristianesimo salva”.

 

Più della metà delle copie dell’opera, già in vendita in libreria, sono andate esaurite. Secondo Virgilio Melchiorre, presidente del Centro studi filosofici di Gallarate, ciò significa che la società e gli studi scientifici di oggi sono tornati a porsi domande radicali sul senso ultimo della vita. Domande scaturite da un fattore preciso:

 

“Quella incertezza di fondo, in una società del consumo, una società che annunzia la felicità a portata di mano, alla fine dei conti non può che riproporre una ricerca di un senso radicale ed ultimo”. 

 

In questo contesto, quindi, la filosofia diventa uno strumento fondamentale per l’uomo moderno, che lo accompagna nella vita di tutti i giorni. Ancora Antonio Pieretti:

 

“Non si può non filosofare. Io dico tante volte che filosofa anche mia madre quando va al mercato, la quale deve fare un minimo di valutazioni in base alla sua concezione della vita. Qui c’è una filosofia spicciola, non elaborata, non elegante, però certamente c’è una visione del mondo, che viene applicata direttamente in queste circostanze”.

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CHIESA E SOCIETA’

19 gennaio 2007

 

 

IN APERTURA DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI

IL CARDINALE WALTER KASPER HA PRESIEDUTO IERI POMERIGGIO A ROMA UNA CELEBRAZIONE ECUMENICA NELLA CHIESA DI SANTA BRIGIDA IN PIAZZA FARNESE

- A cura di Giovanni Peduto -

 

ROMA. = Le comunità luterane di Svezia e Finlandia a Roma si sono date appuntamento ieri pomeriggio presso la Chiesa di Santa Brigida, in Piazza Farnese, per la celebrazione ecumenica dei Vespri nel primo giorno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. I luterani, infatti, soprattutto di Svezia, hanno in grande onore Brigida, la mistica del nord loro connazionale. E luterana era pure la Beata Maria Elisabetta Hesselblad che, ai primi decenni del novecento, convertitasi al cattolicesimo, rifondò le Suore di Santa Brigida. Ha fatto gli onori di casa l’abbadessa generale dell’Ordine del Santissimo Salvatore, o delle Brigidine, madre Tekla Famiglietti. La celebrazione è stata presieduta dal presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, il cardinale Walter Kasper. Presenti il vescovo luterano Simo Peura e il vescovo cattolico di Helsinki, Josef Wrobel che ha tenuto una toccante omelia “sull’ecumenismo dei cuori, sull’affratellamento cioè dei cristiani quando pregano assieme, operano assieme”. Lo ha chiamato l’ecumenismo della bellezza, l’ecumenismo dell’armonia. Un coro appositamente venuto dalla Finlandia ha eseguito i canti durante la cerimonia. Un’analoga celebrazione ecumenica si svolgerà questo pomeriggio alle 16 presso la basilica romana di Santa Maria sopra Minerva, in occasione della festa di Sant’Enrico di Finlandia. Presiederà questa volta il vescovo luterano Simo Peura, mentre l’omelia sarà tenuta dal vescovo cattolico Wrobel. I canti saranno eseguiti dallo stesso coro Cantinovum di Finlandia.

 

 

ESORTA I CRISTIANI AD UN FORTE IMPEGNO IL CONGRESSO PANAFRICANO SULL’EVANGELIZZAZIONE CONCLUSOSI IERI A DAR-ES-SALAAM, IN TANZANIA.

ALLE CHIESE L’INVITO A FORMARE I LAICI PER UN APOSTOLATO PIÙ VIVO

- A cura di Padre Joseph Ballong -

 

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DAR-ES-SALAAM. = Si è concluso ieri sera a Dar-es-Salaam, in Tanzania, con una serie di impegni e di raccomandazioni ai membri del Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (SECAM) e delle Conferenze episcopali, il Congresso panafricano sull’evangelizzazione in Africa. I congressisti si sono impegnati ed hanno invitato tutti i cristiani del continente ad impegnarsi per una vita personale e collettiva incentrata su Cristo, una vita di testimonianza e di santità, che sono i pilastri dell’evangelizzazione. I partecipanti al Congresso raccomandano alle Chiese africane di organizzarsi perché i laici vengano formati, diventino consapevoli del loro ruolo e rendano visibile la Chiesa come sacramento di trasformazione delle realtà temporali. Chiedono inoltre alle diverse comunità cristiane di fare del laicato e dell’apostolato dei laici un punto focale della loro pastorale. Per la famiglia - prima vittima della dittatura liberale del relativismo, che domina il mondo di oggi e che attacca non solo i valori culturali, ma anche l’atto creatore stesso di Dio, distruggendola così alla radice - il Congresso suggerisce di pensare piani di formazione e di azione per la sua difesa e tutela. Infine, a tutta l’Africa viene chiesto di studiare accuratamente, e a tutti i livelli, i lineamenta del prossimo Sinodo africano, intitolato “La Chiesa in Africa al servizio della pace, della giustizia e della riconciliazione”. E questa mattina, con una seduta formale di apertura, alla presenza del nunzio apostolico, mons. Joseph Chennoth, i vescovi hanno iniziato i lavori della 14.ma Assemblea plenaria del SECAM.

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LIBANO: I VESCOVI MARONITI STANNO INCONTRANDO DIVERSI LEADER POLITICI

PER PROMUOVERE L’APPROVAZIONE DI UN DOCUMENTO COMUNE

CHE POSSA CONTRIBUIRE ALLA RISOLUZIONE DELLA CRISI NEL PAESE

 

BEIRUT. = Far incontrare i leader politici maroniti libanesi, divisi tra maggioranza e opposizione, per arrivare all’approvazione di un documento che definisca linee guida comuni. Questo, scrive l’agenzia Asianews, l’obiettivo dei vescovi maroniti. Lo scorso dicembre, riuniti in assemblea, i presuli hanno tracciato alcuni elementi che tale documento dovrebbe contenere. L’idea è quella di promuovere un incontro fra i politici presieduto dal patriarca Nasrallah Sfeir. È a tale scopo che i vescovi hanno iniziato, in questi giorni, dei colloqui con esponenti politici cristiani. Mercoledì hanno incontrato Amin Gemayel, nella sua residenza di Sin el-Fil. “E’ stata - ha ricordato mons. Samir Mazloum, vicario generale del patriarcato maronita - la quinta visita compiuta dalla delegazione, che ha già avuto colloqui, tra gli altri, con Michel Aoun, Samir Geagea e Souleiman Frangieh”. “Con Gemayel - ha detto il vescovo - abbiamo esaminato in modo approfondito la situazione generale e ciò che può essere fatto perché questa possa evolvere. Proseguiremo negli incontri – ha aggiunto il presule – perché si possa giungere ad un esito positivo”. “E’ dovere della Chiesa – ha concluso – riconciliare i suoi fedeli e, se Dio vuole, lo porteremo a compimento”. Intanto nel Paese, l’approssimarsi della Conferenza dei Paesi donatori, che si aprirà a Parigi il 25 gennaio, continua a dominare l’attenzione politica, insieme alla minaccia, da parte dell’opposizione, di una “escalation” delle manifestazioni di protesta. La conferenza di Parigi si presenta anche come un momento per una riflessione sull’intera vicenda libanese. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, in questi giorni, ha espresso la sua preoccupazione per la mancata approvazione, da parte libanese, dell’istituzione del tribunale internazionale che dovrebbe giudicare gli assassinii politici compiuti nel Paese, a partire da quello dell’ex premier Rafic Hariri, aggiungendo che della questione parlerà a Parigi. Dal Qatar, intanto, settima tappa del tour del primo ministro libanese Fouad Siniora per sollecitare la partecipazione alla conferenza di Parigi, il premier ha rilanciato l’iniziativa della Lega araba per una soluzione della crisi politica. Siniora sostiene che quella del segretario generale della Lega, Amr Moussa, “è la sola iniziativa credibile” ed ha aggiunto che da più parti “si sta cercando di riattivarla”. (T.C.)

 

 

LUTTO NELLA CHIESA INDIANA: SI È SPENTO ALL’ETA DI 71 ANNI

MONS. CYRIL MAR BASELIOS MALANCHARUVIL,

ARCIVESCOVO MAGGIORE DI TRIVANDRUM DEI SIRO-MALANKARESI

 

MUMBAI. = Si è spento ieri mons. Cyril Mar Baselios Malancharuvil, capo della Chiesa Siro-Malankarese, nel Kerala. Aveva 71 anni ed era arcivescovo maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi dal 2005. Dal 1999 al 2004 ha svolto l’incarico di presidente della Conferenza episcopale indiana ed era membro permanente della Congregazione delle Chiese orientali a Roma. La comunità cristiana dell’India, scrive l’agenzia Asianews, lo ricorda come un leader “dinamico, impegnato nel campo dell’istruzione e del dialogo interreligioso”. “Il suo più grande contributo alla Chiesa – ha detto l’arcivescovo di Mumbai mons. Oswald Gracias – è stata l’inculturazione, di cui aveva capito l’importanza per l’evangelizzazione in India; comunicare il Vangelo tenendo conto delle tradizioni locali e dell’anima asiatica della popolazione”. Per questo suo atteggiamento si era guadagnato anche la stima delle autorità politiche, nel governo centrale come in quello del Kerala. (T.C.)

 

 

APPLAUSI E LACRIME AI FUNERALI, CELEBRATI QUESTA MATTINA NEL QUARTIERE

DI NAPOLI, TEATRO DELL’UCCISIONE DEL 16.ENNE LUIGI SICA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

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NAPOLI. = “Dobbiamo sentirci tutti colpevoli di questa morte perché non sappiamo amare”. Con queste parole don Lello Pescicolo, parroco della chiesa della Santissima Annunziata a Napoli, si è rivolto alle centinaia di persone che hanno preso parte questa mattina ai funerali di Luigi Sica, il 16enne ucciso martedì sera da un suo coetaneo. Dopo aver lasciato la camera ardente e prima di entrare in chiesa, gli amici di Luigi avevano portato a spalla la bara tra le stradine del quartiere Stella, tra applausi e grida di disperazione. Davanti alla casa del ragazzo e a quella della nonna la bara è stata innalzata verso il cielo e lo stesso è stato fatto quando il feretro si è fermato per qualche istante sul luogo dove Luigi è stato assassinato. “In questi giorni - ha detto ancora durante la sua omelia il parroco - sentivo parlare di vendetta: non è così che si risolvono le cose, non dobbiamo denigrarci, dobbiamo amare”. Commozione anche nelle parole di uno dei fratelli di Luigi, Salvatore, 20 anni: “Grazie per quello che avete fatto, il paradiso aveva bisogno di un angelo in più - ha detto - vi chiedo di cambiare mentalità, di diventare più ‘signori’, vi chiedo di non abbandonare mio fratello”. Giuseppe, un altro amico del giovane ucciso, venuto da Milano per i funerali, ha affermato il suo rifiuto della violenza: “Basta con i coltelli”, basta “con gli sguardi fraintesi, basta con l’odio”.

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IL CENTRO DI BIOETICA DELL'UNIVERSITÀ CATTOLICA HA ELABORATO

UN “MANIFESTO PER IL CORAGGIO DI VIVERE E DI FAR VIVERE” SUL VALORE DELLA VITA E SULL’IMPORTANZA DI CURE MEDICHE CHE RISPETTINO I DIRITTI DEL MALATO

 

ROMA.= “La morte è un fatto e non un diritto: per questa ragione non può essere oggetto di una scelta sostenuta dalla società civile”. È solo un passo del “Manifesto per il coraggio di vivere e di far vivere”, promosso dal centro di Bioetica dell’Università Cattolica diretto dal prof. Adriano Pessina, con la collaborazione del genetista Bruno Dallapiccola e dell’oncologo Mario Melazzini. Per il prof. Pessina, come riferisce l’agenzia SIR, lo spirito metodologicamente laico del documento vuole rafforzare, in Italia, “l’unità fra quanti sono oggi disposti ad impegnarsi in una prospettiva solidale nei confronti dei processi di cura e di assistenza delle persone”. Nel manifesto si legge che “i promotori e i firmatari si impegnano” a “sostenere e difendere sempre il principio dell’accesso ad ogni tipo di intervento socio-sanitario per tutti e il chiaro no ad ogni forma di induzione volontaria della morte o di pratica eutanasica e di implicita o esplicita istigazione al suicidio assistito”. I firmatari considerano “inaccettabile avallare l’idea che alcune condizioni di salute rendano indegna la vita e trasformino il malato o la persona con disabilità in un peso sociale”. Ed inoltre sottolineano che “occorre rinsaldare nel Paese la certezza che ognuno riceverà trattamenti, cure e sostegni adeguati”. (A.D.F.)

 

 

ALLARME ACQUA POTABILE IN EUROPA. IL 16 PER CENTO DELLE ABITAZIONI

NON HA ACCESSO AD ACQUE SICURE E MIGLIAIA SONO I CASI DI INFEZIONI.

LO DENUNCIANO LA COMMISSIONE ECONOMICA DELL’ONU PER L’EUROPA

E L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ

 

GINEVRA.= Superano i 100 milioni le persone che, in Europa, non hanno accesso all’acqua potabile sicura (il 16 per cento delle abitazioni) e sono più di 170 mila i casi di malattie legate all’acqua, segnalati nel 2006. A denunciarlo, da Ginevra, sono la Commissione economica dell’ONU per l’Europa (UNECE) e l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). In migliaia si ammalano ogni anno di epatite A, diarrea e febbre tifoide e i più colpiti sono i bambini. Si parla di 37 vittime di dissenteria al giorno. “Ancora oggi in Europa ci sono bambini che continuano a morire di diarrea, e questo è inaccettabile” ha detto Roberto Bertollini dell’ufficio regionale per l’Europa dell’OMS. Dal Protocollo sull’acqua e la salute, presentato a Ginevra, che indica anche misure per prevenire e ridurre le infezioni, emerge che il problema della scarsità d’acqua potabile interessa, in particolare, l’Europa orientale, dove spesso si fa uso di pozzi contaminati dagli scarichi fognari. Nell’area occidentale, invece, la qualità dell’acqua è minacciata dai cambiamenti climatici che causano precipitazioni più burrascose, siccità nell’area mediterranea e temperature più alte nei laghi, nei fiumi e nei mari. Sono tali condizioni ambientali che possono anche favorire la diffusione di epidemie e la fioritura di alghe dannose. (A.D.F.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

19 gennaio 2007

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

In Iraq, si intensificano le azioni delle forze della coalizione contro la guerriglia: fonti militari statunitensi hanno reso noto, stamani, che almeno 44 insorti sono rimasti uccisi e 172 sospetti sono stati arrestati nel corso di un’operazione durata un mese e condotta a Ramadi, roccaforte sunnita nell’ovest del Paese. Ma l’arresto più importante è stato effettuato a Baghdad. Il nostro servizio:

 

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Il comando militare americano ha confermato la notizia dell’arresto, a Baghdad, di uno dei più stretti collaboratori del leader radicale sciita, Moqtada Al Sadr. Fonti militari precisano che la persona fermata è ritenuta responsabile dell’assassinio di civili, funzionari di governo ed esponenti delle forze di sicurezza irachene. L’arresto rende adesso ancora più probabile, secondo diversi analisti, la cattura di Al Sadr. In un’intervista rilasciata al quotidiano italiano “La Repubblica”, proprio il leader sciita dice di sentirsi braccato. Contro i suoi miliziani – spiega al Sadr - sono pronti a combattere truppe regolari statunitensi, peshmerga curdi e un contingente giordano addestrato in segreto da forze militari americane. Al Sadr nega poi di aver assistito all’esecuzione di Saddam Hussein: “Se fossi stato presente - precisa - avrebbero ucciso anche me”. Intanto, il segretario alla Difesa americano, Robert Gates, è arrivato a sorpresa a Bassora, nel sud dell’Iraq, dove è dislocato il contingente britannico. Prima di arrivare in Iraq, Gates si è recato in diversi Paesi del Golfo, nel tentativo di rafforzare le intese con gli Stati alleati e di promuovere la nuova strategia del presidente americano George Bush. Ma negli Stati Uniti il Congresso, composto in maggioranza da democratici, conferma la propria contrarietà all’invio di nuove truppe sottolineando che i costi della guerra in Iraq e in Afghanistan hanno superato i 10 miliardi di dollari al mese. In totale sono stati stanziati, finora, 344 miliardi di dollari.

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Israele ha trasferito all’Autorità Nazionale Palestinese 100 milioni di dollari: la somma è parte dei dazi doganali raccolti per conto dei palestinesi. Hamas, formazione radicale palestinese al governo, ha criticato Israele perché il denaro è stato versato direttamente al presidente palestinese e non al governo. Complessivamente, erano stati bloccati da Israele 660 milioni di dollari derivanti da dazi doganali. I fondi erano stati congelati nel mese di marzo del 2006, poco dopo la vittoria del movimento di resistenza islamico Hamas alle elezioni palestinesi.

 

La Cina ha condotto con successo il suo primo test nello spazio di un missile balistico per distruggere un proprio satellite. Giappone e Stati Uniti hanno condannato l’esperimento temendo un nuovo, preoccupante sviluppo nella corsa agli armamenti spaziali. Australia e Canada hanno espresso inoltre “preoccupazione” per il pericolo che il test rappresenta per l'uso dello spazio. La Cina ha subito affermato che l’esperimento non costituisce una minaccia per gli altri Paesi.

 

E’ sempre più grave il bilancio delle vittime provocato dal passaggio, ieri, della tempesta Kyrill nel nord Europa: i morti sono oltre 40 e le situazioni più critiche si registrano in Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Polonia e Regno Unito. Le vittime sono soprattutto automobilisti: in diversi casi, le loro auto sono state colpite da alberi sradicati dal vento. La tempesta, una delle più gravi degli ultimi 20 anni, ha imperversato con venti che hanno raggiunto, sui monti della Svizzera, la velocità di 225 km orari. In Germania, è stato bloccato il traffico ferroviario e in Francia sono state chiuse le scuole. Nelle prossime ore, la tempesta dovrebbe raggiungere, con minore intensità, anche diverse aree del nord Italia.

 

Lo scrittore e giornalista di origine armena, Hrant Dink, è stato assassinato a colpi di arma da fuoco ad Istanbul. L’uomo era stato condannato nell’ottobre del 2005 da un tribunale di Istanbul a sei mesi di prigione con la condizionale per “insulto all'identità nazionale turca”. La pena, come riferito dal sito della comunità armena in Italia, era stata poi sospesa. Direttore del giornale bilingue turco-armeno Agos, Dink era finito sotto processo per un articolo del 2004 sull’eccidio degli armeni.

 

Governo e sindacati, in Italia, hanno sottoscritto, ieri sera, un’intesa che riforma il settore. L’obiettivo è quello di aumentare la produttività e l’efficienza, ma anche di tagliare gli sprechi. L’accordo servirà poi a sbloccare il rinnovo dei contratti, scaduti nel 2005, che riguardano i 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici. I contenuti dell’intesa nel servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Mobilità e meritocrazia. Sono queste le parole chiave del Patto per la riforma del pubblico impiego, siglato ieri sera da governo e sindacati. Dunque, d’ora in poi sarà possibile spostare i dipendenti pubblici da un ufficio all’altro, con meccanismi di sostegno. Saranno incentivate le uscite dalla pubblica amministrazione anche per favorire un ricambio generazionale. Il governo non esclude esuberi e prepensionamenti, soprattutto nel settore amministrativo. Dovrebbero essere coinvolti, secondo i primi calcoli, circa 400 mila lavoratori statali. Al tempo stesso, è prevista nell’arco di questa legislatura l’assunzione dei 300 mila precari. Inoltre, il Patto punta ad una migliore qualità dei servizi. In questo senso, saranno chiamati ad esprimere una valutazione anche i cittadini utenti. Sarà misurata l’efficienza dei dipendenti, ma anche dei dirigenti per i quali, così come avviene nel privato, è previsto il licenziamento nei casi di estrema gravità. Sarà poi eliminata ogni forma di progressione automatica di carriera e saranno ridotti gli appalti esterni. La modalità di ingresso resterà quella dei concorsi, che saranno però decongestionati con la definizione dei requisiti di partecipazione. La macchina pubblica sarà tutta informatizzata ed è dunque previsto un maggiore ricorso al telelavoro. Soddisfatte le parti che hanno siglato il memorandum. Con il nuovo contratto, sarà possibile controllare meglio la spesa, afferma il ministro dell’Economia Padoa-Schioppa. Mentre il ministro per le Riforme, Luigi Nicolais, sottolinea che l’accordo sarà un motore di sviluppo per tutto il Paese. Per il sindacato, l’intesa di ieri è anche un messaggio positivo in vista del delicato confronto sulle pensioni.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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In Rwanda, il governo ha reso noto di aver approvato un progetto di legge per l’abolizione della pena di morte. Il ministro della Giustizia, Tharcisse Karugarama, ha dichiarato che la legge dovrà essere approvata formalmente dal Parlamento. “Le consultazioni che abbiamo avuto”, ha detto il ministro, “ci hanno dimostrato che i rwandesi sono favorevoli all’abolizione della pena capitale”. Se il Parlamento approverà la legge, la pena capitale inflitta ai detenuti nel braccio della morte sarà commutata in ergastolo.

 

Secondo giorno di lavori a Rio de Janeiro, in Brasile, del vertice del MERCOSUR, il Mercato comune dell’America meridionale. Durante il summit, saranno valutati, in particolare, i requisiti della Bolivia in vista di una sua eventuale ammissione al MERCOSUR. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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Al vertice che entra oggi nel vivo, partecipa per la prima volta il presidente venezuelano, Ugo Chavez, che ha creato aspettativa e timore per i suoi ripetuti annunci di voler costruire in Venezuela uno Stato socialista. E a riguardo, Chavez ha subito cercato di inviare un messaggio rassicurante indicando che il socialismo venezuelano è assolutamente integratore. Da parte sua, il presidente brasiliano Lula, che fa gli onori di casa, ha trasmesso l’idea di un MERCOSUR in salute e si è ben guardato dall’alimen-tare polemiche sostenendo che ogni capo dello Stato fa a casa sua quello che ritiene meglio per la sua gente. Intanto, Rio de Janeiro si è trasformata nella capitale dell’America Latina, con incontri tra le delegazioni degli stati membri, Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela e quelli associati osservatori come Colombia, Cile, Ecuador e Bolivia: Paese, quest’ul-timo, che ha presentato domanda di piena adesione. Questa richiesta sarà valutata nella riunione conclusiva odierna. Al centro dei lavori anche le relazioni con l’altra grande organizzazione regionale, la Confederazione Andina delle Nazioni e i provvedimenti per risolvere le asimmetrie che penalizzano i Paesi più piccoli del MERCOSUR.

 

Dall’America Latina, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.

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In Spagna, il partito basco Batasuna ha chiesto all’organizzazione separatista ETA di fermare gli attentati e al governo di cessare le “aggressioni poliziesche” contro indipendentisti. Lo ha rivelato Juan José Petrikorena, membro di Batasuna, formazione considerata il braccio politico dell’ETA. “Tutti – ha aggiunto Petrikorena - devono fare la loro parte per far sì che riprenda il processo di pace”.

 

 

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