RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 17  - Testo della trasmissione di mercoledì 17 gennaio 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

All’udienza generale, vigilia della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, Benedetto XVI ha pregato perchè siano compiuti passi significativi verso la comunione piena e perfetta fra tutti i discepoli di Cristo. Rinnovato auspicio del Papa per la collaborazione tra cristiani ed ebrei per la pace nel mondo

 

Pubblicato il documento finale del II Incontro internazionale di pastorale della strada

 

Al via oggi in Vaticano la Plenaria della Pontificia Commissione per l’America Latina sul tema della famiglia e dell’educazione cristiana

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Si celebra oggi la Giornata del dialogo ebraico-cristiano: interviste con mons. Vincenzo Paglia e il rabbino Roberto Della Rocca

 

La Francia è il primo Paese dell’Unione Europea quanto a natalità: due figli per ogni mamma. Importante il ruolo dello Stato: con noi France Prioux, Riccardo Cascioli e Paola Soave

 

       Il pellegrinaggio dei vescovi europei e statunitensi in Terra Santa: ce ne parla mons. Giacinto Boulos Marcuzzo

 

CHIESA E SOCIETA’:

Aperto ieri a Dar-es-Salaam, in Tanzania, il primo Congresso panfricano sul tema “L’evangelizzazione in Africa”

 

Preoccupa in Italia l’aumento dei delitti maturati in famiglia: ben 6 omicidi su 10 avvengono tra le mura domestiche. E’ quanto emerge dal Rapporto Eures-ANSA 2006

 

Da oggi a  Nairobi, in Kenya, tre giornate di studio della famiglia ignaziana per offrire un contributo originale di riflessione in vista del World Social Forum, che si aprirà il 20 gennaio

 

Il cardinale Andrés Rodríguez Maradiaga, ieri a Urbino, ha ricevuto la laurea ad honorem

 

Povertà e criminalità i principali problemi  del Salvador anche a 15 anni dalla fine della guerra civile: così uno studio dell’Università centroamericana (UCA), Ateneo dei Gesuiti

 

Oggi, nella sede dell’Europarlamento a Strasburgo, concerto del cantautore Michele Paulicelli dal titolo “Ora et Labora. Storie e miracoli di San Benedetto”

 

La Chiesa cattolica nel sud Sudan dispone della prima emittente: si chiama Radio Bakhita

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, almeno 7 morti per un attacco dei ribelli a Kirkuk. Secondo l’arcivescovo Louis Sako il Paese si sta sbriciolando e i cristiani rischiano la ghettizzazione

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

17 gennaio 2007

 

ALL’UDIENZA GENERALE, VIGILIA DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA

 PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI, BENEDETTO XVI HA PREGATO

PERCHE’ SIANO COMPIUTI PASSI SIGNIFICATIVI VERSO LA COMUNIONE

 PIENA E PERFETTA FRA TUTTI I DISCEPOLI DI CRISTO.

RINNOVATO AUSPICIO DEL PAPA PER LA COLLABORAZIONE

TRA CRISTIANI ED EBREI PER LA PACE NEL MONDO

 

Il raggiungimento della piena comunione fra i cristiani delle varie confessioni, il consolidamento della fiducia reciproca e della collaborazione tra ebrei e cristiani per la pace nel mondo. Sono i due grandi temi affrontati poco fa da Benedetto XVI all’udienza generale in Aula Paolo VI, davanti a circa seimila persone di molte parti del mondo. Il Papa ha parlato della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, in programma da domani al 25 gennaio, giorno in cui sarà conclusa solennemente dal Pontefice con la celebrazione ecumenica dei Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Il servizio di Alessandro De Carolis.

        

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Il cammino è lungo e non facile, tuttavia il desiderio di chi intende percorrerlo è genuino e soprattutto è potente l’aiuto sul quale contare, quello di Dio. E’ il pensiero di fondo con il quale Benedetto XVI guarda all’obiettivo della piena comunione fra i cristiani, invitando i fedeli a condividere le speciali preghiere che, ad ogni inizio di anno, vengono dedicate a questo aspetto dalle iniziative ecumeniche della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, definita dal Papa “un tempo forte di impegno”. E preghiere, Benedetto XVI le ha chieste anche per il rapporto tra ebrei e cristiani, la cui fiducia crescente può contribuire in modo incisivo alla pace nel mondo.

 

(canto)

 

Auspicando che si compiano “significativi passi sulla via della comunione piena e perfetta fra tutti i discepoli di Cristo”, “ho potuto avvertire - ha affermato il Pontefice - quanto sia sentito il desiderio dell’unità negli incontri che ho avuto con i vari rappresentanti di Chiese e comunità ecclesiali lungo questi anni e, in modo molto commovente, nella recente visita al Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, ad Istanbul in Turchia”. E promettendo di tornare su queste esperienze mercoledì prossimo, Benedetto XVI ha osservato:

 

“Il cammino dell’unità resta certamente lungo e non facile. Occorre, tuttavia, non scoraggiarsi e continuare a percorrerlo contando in primo luogo sul sicuro sostegno di Colui che prima di partire per il cielo ha promesso ai suoi:Ecco, io sono con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo’. L’unità è dono di Dio e frutto dell’azione del suo Spirito e per questo è importante pregare. Più ci avviciniamo a Cristo, convertendoci al suo amore, più ci avviciniamo anche gli uni agli altri”.

 

E qui, il Papa ha aperto una parentesi. In Italia, come in altri Paesi, ha detto, il 17 gennaio è tradizionalmente anche la Giornata di riflessione ebraico-cristiana. Lo scopo, ha ricordato, è quello di promuovere fra le due religioni “stima” e incrementare “il rapporto di reciproca amicizia”. Mete, ha soggiunto, che chiedono anche in questo caso attenzione e preghiera:

 

“L’amicizia ebraico-cristiana per crescere ed essere fruttuosa deve fondarsi sulla preghiera. Invito pertanto tutti a rivolgere quest’oggi un’insistente invocazione al Signore, perché ebrei e cristiani si rispettino, si stimino e collaborino insieme per la giustizia e la pace nel mondo”.

 

La preghiera per l’unità dei cristiani “non può tuttavia limitarsi a una giornata l’anno”, ha ripreso Benedetto XVI, che ha spiegato alla folla in Aula Paolo VI il senso del titolo che caratterizza la Settimana 2007: “Fa sentire i sordi, fa parlare i muti”. Ogni cristiano, spiritualmente sordo e muto a causa del peccato originale, con il Battesimo – ha sottolineato Benedetto XVI – riceve il dono dell’Effatà, diventa cioè capace di ascoltare la Parola di Dio e di proclamarla ai fratelli:

 

“Questo tema, mettendo il luce due aspetti della missione di ogni comunità cristiana, l’annuncio del Vangelo e la testimonianza della carità, sottolinea anche quanto sia importante tradurre il messaggio di Cristo in concrete iniziative di solidarietà. Ciò favorisce il cammino dell’unità, perché si può dire che ogni sollievo, pur piccolo, che i cristiani recano insieme alla sofferenza del prossimo, contribuisce a rendere più visibile anche la loro comunione e la loro fedeltà al comando del Signore”.

 

Al termine delle catechesi nelle altre lingue, Benedetto XVI ha rivolto saluti particolari ai vescovi della Campania, che in questi giorni sono in visita ad Limina, ai rappresentanti delle Polizie locali e ai funzionari del Cerimoniale del Corpo diplomatico della Repubblica italiana, ai quali il Papa ha voluto manifestare la propria gratitudine per la collaborazione prestata sin dall’inizio del suo Pontificato, sia - ancora una volta - per l’impegno “solerte” profuso nei giorni delle esequie di Giovanni Paolo II.

 

Uscendo dall’Aula Paolo VI, durante un breve incontro, è stata presentata a Benedetto XVI la nuova Enciclopedia Filosofica Bompiani. Promossa dal Centro di Studi Filosofici di Gallarate, di ispirazione cristiana, la rinnovata Enciclopedia filosofica della Bompiani è un’opera in 12 volumi e 11 mila lemmi che verrà presentata oggi pomeriggio, alle 16.30, nell’Aula Magna dell’Università Gregoriana.

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IL PAPA RICEVE IL PREMIER CROATO SANADER

Al termine dell’udienza generale il Santo Padre ha ricevuto Ivo Sanader, primo ministro della Repubblica di Croazia, con la consorte e seguito.

 

 

“SULLA STRADA DELLA MOBILITÀ SOSTENIBILE”:

 PUBBLICATO IL DOCUMENTO FINALE

DEL II INCONTRO INTERNAZIONALE DI PASTORALE DELLA STRADA,

PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA

PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI, A DICEMBRE

 

“Sulla strada della mobilità sostenibile” è il titolo del documento finale del II Incontro Internazionale di Pastorale della Strada, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti i primi giorni di dicembre. Nel suo messaggio in occasione dell’inizio dell’incontro il Papa aveva espresso apprezzamento  per l’iniziativa volta ad approfondire e stimolare l’azione pastorale nei confronti di quanti operano o si trovano a vivere sulle strade. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Per difendere la vita bisogna osservare le regole del traffico, l’infrazione delle quali conduce “a gravi perdite di vite umane”: è la prima considerazione del cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio. L’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Dicastero, collega l’apostolato della strada al segno dei tempi che è la mobilità umana, sottolineando i due grandi aspetti del fenomeno: migrazione ed itineranza. Dal documento emergono “le necessità pastorali del mondo della strada”. Cioè come fare una pastorale sulle strade, nelle piazzole di sosta, nelle stazioni di servizio, negli autogrill. Parliamo di chi vive e lavora nell’ambiente stradale: camionisti, automobilisti, persone che per lavorare devono sopportare lunghi tragitti. Ma anche di chi la strada la subisce: minori, uomini e donne sfruttati, clochard. Per costoro la pastorale deve essere intesa “come lo sguardo del buon samaritano” e tradursi “in presenza di accoglienza e di servizio”. La strada – si legge nel documento – diventa “cifra della vita e definisce un modo di essere uomo e donna in una società proiettata nella velocità e nel cambiamento, nella competizione e nel consumo, relegando nell’indifferenza o nella deriva chi non corre, chi non compete e non consuma, chi è sfruttato o abita la strada”. A questo proposito emergono raccomandazioni a favore dei professionisti del trasporto stradale e degli abitanti della strada, sulla scia della considerazione del cardinale Martino. L’obiettivo è “approfondire l’attenzione pastorale per una mobilità sicura, sostenibile, che rispetti la vita, l’uomo, la sua dignità, i suoi diritti e il suo destino”. Il tutto considerando anche che “la situazione dei ragazzi e delle donne di strada, e dei senzatetto, è di assoluta vulnerabilità e rispondere al loro inespresso bisogno di salvezza e di insicurezza, andando loro incontro dove sono, nella strada, e non solo aspettandoli nei centri di ascolto”.

 

Ci sono esperienze fatte che vengono presentate. Ad esempio, un camion-cappella per celebrare la Messa nelle aree di servizio stradale, come è in uso in Brasile e come è stato illustrato dal padre Mariam Litewka CM. Un telefono amico per camionisti, con il quale il lavoratore può mettersi in contatto con un sacerdote o un altro operatore pastorale, è l’esperienza riportata da mons. Wolfgang Miele, direttore nazionale per le migrazioni della Conferenza episcopale tedesca e relativa al sud della Germania. Mons. Miele ha sottolineato “la solitudine che soffrono nel loro lavoro, percorrendo lunghi tratti di strada da soli, per giorni e addirittura settimane. C’è poi chi ha pensato che anche le ferrovie sono strade. Mons. Oliviero Pelliccioni, cappellano della Stazione Termini di Roma, porta l’esperienza nata come pastorale aziendale. Rivolta ai ferrovieri, l’iniziativa intende “accompagnarli nella loro particolare attività lavorativa, più con la presenza e la compagnia che con i discorsi”. E’ l’esperienza, dunque, del cappellano della Stazione Termini di Roma che avvicina i ferrovieri “come un amico e un fratello”. In particolare per quanto riguarda l’impegno a favore delle persone senza fissa dimora e dei ragazzi di strada, c’è l’operato della Comunità di Sant’Egidio, rappresentato dalla dott.sa Francesca Zuccari. Il suo spazio di azione è non soltanto in Italia e in Europa, ma anche in Africa, America Latina e Asia. C’è poi la “decennale esperienza di pastorale a favore delle donne e dei minori vittime di traffico e di sfruttamento sulle strade” portata avanti da congregazioni religiose femminili.  E in Australia c’è la ricca esperienza di recupero dei ragazzi di strada in Australia testimoniata da padre Christopher Riley, Salesiano, che raccomanda coraggio e perseveranza, senza arrendersi mai, nell’intraprendere questo impegno pastorale.

 

In conclusione, si legge nel documento che “la Chiesa segue il cammino dell’uomo con interesse, con sollecitudine, secondo la volontà di Dio in Cristo”. “Dove c’è l’uomo, con le sue gioie e i suoi dolori, lì c’è la Chiesa, con la sua presenza pastorale, viene ricordato aggiungendo che “l’attenzione ecclesiale verso la mobilità non si esaurisce però in una presenza generica, ma si manifesta nel proclamare il Vangelo, attraverso la testimonianza, la parola, l’azione pastorale in quei luoghi e ambienti dove gli uomini e le donne contemporanei conducono forme specifiche di vita, generate attraverso l’assunzione di responsabilità di lavoro o nel tentativo di sopravvivere.

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AL VIA OGGI IN VATICANO LA PLENARIA DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE

PER L’AMERICA LATINA SUL TEMA DELLA FAMIGLIA E DELL’EDUCAZIONE CRISTIANA

- A cura di Luis A. Badilla Morales -

 

Si sono aperti oggi, nella Sala Bologna, in Vaticano, i lavori della Plenaria della Pontificia Commissione per l’America Latina. I membri e i consultori della Commissione, sotto la presidenza del cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi e presidente dell’organismo, rifletteranno fino al 20 gennaio su una tematica di grande importanza oggi nella regione: “La famiglia e l’educazione cristiana in America Latina”. Subito dopo la relazione del vice-presidente, mons. Luis Robles Díaz, dedicata alle ultime attività della Commissione, mons. José Luis Lacunza, nel suo intervento, ha offerto ai partecipanti un panorama approfondito dell’attuale situazione della famiglia cristiana in America Latina. Nella sessione del pomeriggio, il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, cardinale Alfonso López Trujillo, invece, parlerà del Magistero pontificio sulla famiglia. Il tema centrale dei lavori, va visto nella prospettiva della V Conferenza generale degli episcopati latinoamericani e dei Caraibi che si svolgerà dal 13 al 31 maggio ad Aparecida, in Brasile. Questi due temi, famiglia e educazione cristiana, saranno gli argomenti prioritari nelle riflessioni della V Conferenza generale. Nella totalità delle Relazioni delle 22 Conferenze episcopali, infatti, questi temi appaiono come urgenze essenziali anche perché, da diversi anni, nella regione si assiste - nel contesto della redazione di nuove Carte Costituzionali – al fiorire di proposte che col pretesto della laicità dello Stato (ma, intesa come laicismo) non di rado sfociano in veri attacchi all’educazione cattolica. Dall’altra parte, è sotto gli occhi di tutti, la messa in discussione della natura e centralità della famiglia e del diritto dei genitori a decidere quale educazione dare ai propri figli. Dove queste tematiche non sono state al centro dei dibattiti riguardanti le riforme costituzionali sono spuntate comunque numerosi progetti di legge sulla materia.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - La catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

 

Servizio estero - In evidenza l'Iraq: strage di studenti all'Università di Baghdad.

 

Servizio culturale - Un articolo di Giuseppe Costa dal titolo "Gli inizi del terzo millennio riletti attraverso l'occhio dei fotografi": politica, scienza, economia, religione, ambiente: raccolti in un volume i migliori scatti dei reporter della Reuters

 

Servizio italiano - Sempre in primo piano la tragedia avvenuta nello Stretto di Messina.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

17 gennaio 2007

 

 

SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA DEL DIALOGO EBRAICO-CRISTIANO

- Interviste con mons. Vincenzo Paglia e il rabbino Roberto Della Rocca -

 

In occasione dell’odierna Giornata di riflessione ebraico-cristiana il rabbino capo di Israele, Yona Metzger, durante un incontro organizzato a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio, ha rinnovato a Benedetto XVI l'invito a visitare la Terra Santa. Invito che il Papa ha accettato – ha detto il cardinale Walter Kasper, presente all’evento in qualità di presidente della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo – ma la cui attuazione dipende dalla situazione sul terreno. Da parte sua, il rabbino Metzger ha definito i rapporti tra cristiani ed ebrei ottimi: “Non c'è mai stato nella storia – ha sottolineato - un momento così buono e significativo”. Tuttavia, non ha esitato a manifestare preoccupazione per il crescente antisemitismo in Europa. La Giornata si svolge anche quest’anno sui temi del Decalogo. Al microfono di Stefano Leszczynski ascoltiamo in proposito mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni, Narni e Amelia, e presidente della Commissione episcopale della CEI per l’ecumenismo e il dialogo:

 

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R. – Come è noto, è ormai da qualche anno che si celebra la Giornata dell’ebraismo, nella Chiesa cattolica, ed è un momento di riflessione, appunto, sul rapporto che c’è tra la religione ebraica e la religione cristiana. La Giornata odierna è la seconda di un ciclo che si è aperto lo scorso anno, sui Dieci Comandamenti. Ricordo ancora che quando Papa Benedetto, a Colonia, nell’imminenza della GMG, disse che il rapporto tra ebraismo e cristianesimo era nodale e si basava sulla centralità della Legge mosaica, i Dieci Comandamenti, per la vita degli uomini e dei popoli, ecco, decidemmo allora di riflettere assieme, ebrei e cristiani in Italia, su questi temi. Lo scorso anno prendendo spunto dalla prima parte del Primo Comandamento: “Io sono il Signore Dio tuo”; e quest’anno, con la dizione “ebraica”, ne prendiamo la seconda parte, e cioè “Non avrai altre divinità al mio cospetto”. Ebrei e cristiani devono ritrovare una nuova alleanza per far fronte ai drammi del mondo contemporaneo, ed in questo senso riflettere assieme sui Dieci Comandamenti, pone i credenti delle due tradizioni religiose sulla stessa identica frontiera di una convivenza pacifica fra tutti i popoli. “Non avrai altri dei avanti a me” vuol dire anzitutto che l’uomo è una creatura, non deve mettersi al posto di Dio. E se pensiamo ai problemi dell’etica, ai problemi dell’ambiente, comprendiamo l’attualità di tutto questo. Se poi diciamo che non debbono esserci altri idoli, e allora il potere, il denaro, l’economia eccetera, ecco, tutto ciò mostra quanto ci sia bisogno di un raccordo spirituale sul primato assoluto di Dio per poter offrire al mondo un orizzonte più pacifico.

 

D. – Questa Giornata assume anche un carattere simbolico molto forte, svolgendosi subito a ridosso della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Come mai questo collegamento?

 

R. – Il collegamento è stato studiato appositamente. Infatti, prima di iniziare la riflessione sull’unità dei cristiani, si è voluto mettere un fortissimo legame con l’ebraismo ad indicare la radice del cristianesimo.

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Ma a che punto è il dialogo tra ebrei e cattolici? Fabio Colagrande lo ha chiesto al rabbino Roberto Della Rocca, direttore del Dipartimento educazione e cultura dell’Unione delle comunità ebraiche italiane:

 

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R. – Il dialogo ebraico-cristiano ha fatto dei grandi passi avanti. Noi ebrei siamo una cultura di minoranza che lotta finché ci siano sempre culture di minoranza. Il dialogo è produttivo e proficuo fintantoché ognuno rispetterà l’altro per quello che è e per quello che dice e non per quello che noi vogliamo che l’altro sia o quello che l’altro dica. Il dialogo ha fatto dei passi avanti; non bisogna essere frettolosi, perché le cose da dirci sono tante; bisognerà dirsele gradualmente, francamente, ma non bisogna aver fretta, perché il tempo farà la sua parte ...

 

D. – Il dialogo tra ebrei e cristiani può essere uno strumento anche per combattere l’antisemitismo, che sembra ancora presente nella cultura?

 

R. – L’antisemitismo è la cattiva erba che purtroppo non muore mai, e su questo dobbiamo lavorare su due fronti: quello del pregiudizio, e su questo il dialogo può aiutare moltissimo; ma l’altro aspetto, che soprattutto le vicende storiche del XX secolo ci insegnano, è il muro dell’indifferenza, perché purtroppo spesso alcune idee totalitarie, razziste trovano terreno fertile laddove c’è indifferenza, c’è egoismo ... per cui, come dice una massima rabbinica, “ogni uomo non è giudicato tanto per ciò che ha fatto, per ciò che fa, quanto per ciò che non fa e che potrebbe fare”. Quindi, ognuno deve fare quello che può, ognuno deve fare la sua parte, perché purtroppo i pregiudizi sono ancora molti e quindi chi può deve adoperarsi per sconfiggerli e creare un nuovo clima di rispetto per il prossimo, anche se il prossimo non la pensa come lui!

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È LA FRANCIA IL PAESE EUROPEO CON IL TASSO DI NATALITÀ PIÙ ELEVATO

E DOVE IN MEDIA UNA DONNA È MADRE DI DUE BAMBINI.

POCHE INVECE LE NASCITE IN SPAGNA E IN ITALIA

- Interviste con France Prioux, Riccardo Cascioli e Paola Soave -

 

La Francia campione europeo della natalità nel 2006: con una media di due figli per ciascuna donna, supera ormai l’Irlanda e distanzia ulteriormente Italia e Spagna, che raggiungono un tasso di natalità inferiore ad 1,4 figli per donna. Come si spiegano questi risultati francesi? Risponde France Prioux, demografa dell’Istituto nazionale di studi demografici di Parigi, intervistata da Béthsabée Salem, della nostra redazione francese:

 

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R. - Sur le plan européen, on a constaté que les pays dont la fécondité était la ...

A livello europeo, si è potuto constatare che i Paesi in cui la natalità è più alta sono quei Paesi in cui non vi è per le madri incompatibilità tra la maternità e il lavoro. La politica familiare francese ha fatto una svolta molto importante negli anni Ottanta: ci sono degli aiuti finanziari per far accudire i bambini. Nel momento in cui non si trova posto negli asili-nido o qualora non si fosse interessati a questo sistema per far accudire i bambini, ci si può rivolgere ad un’assistente materna, una donna che, a casa propria può accudire due o tre o a volte anche quattro bambini. Si lascia il bambino al mattino e si torna a riprenderlo la sera; si ha il diritto ad un contributo mensile per affrontare questa spesa, e allo stesso tempo si ha diritto anche ad una riduzione fiscale in proporzione al costo dell’assistenza materna.

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Se la Francia ha ormai consolidato la sua ripresa demografica, più complessa è la situazione nei Paesi dell’Unione Europea. Secondo le ultime rilevazioni 2005 di “Eurostat”, ad esempio, una chiara tendenza alla ripresa è visibile nei Paesi del Nord Europa. Perché questo fenomeno? Roberto Piermarini lo ha chiesto a Riccardo Cascioli, presidente del CESPAS, il Centro Studi su Popolazione Ambientale e Sviluppo:

 

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R. – Da una parte, alcuni Paesi hanno adottato negli ultimi anni delle politiche nataliste, soprattutto i Paesi scandinavi, ma anche la Francia, e questo rappresenta certamente un fatto. Dall’altra parte, si assiste però anche ad un ritardo nell’età media della prima maternità e questo può voler dire che c’è una concentrazione: le donne che non rimanevano incinte negli anni passati, cominciano ad esserlo ora, ritardando la maternità. Questo fattore, unito al fatto che la popolazione femminile, tra i 20 e i 40 anni, quindi in età fertile, sta diminuendo in termini assoluti, può anche voler dire che questo aumento della fertilità può essere transitorio. Sarà, quindi, importante vedere poi la tendenza dei prossimi anni.

 

D. – Perché nei Paesi dell’Est, c’è un basso tasso di fertilità?

 

R. – Nei Paesi dell’Est, c’è stato un crollo della fertilità, dovuto soprattutto alla crisi succeduta alla caduta del comunismo. Ci sono un insieme di fattori, sicuramente economici perché le economie dell’Est Europa hanno attraversato un decennio di gravissima difficoltà, ma anche l’incertezza del futuro e questo rappresenta un aspetto molto importante. Sicuramente i governi non si sono molti occupati della questione.

 

D. – Cosa incide sulla diminuzione della fertilità nei Paesi più cattolici?

 

R. – I Paesi cattolici e quindi Italia, Spagna, Portogallo, ma vediamo lo stesso fenomeno un po’ ritardato anche in Irlanda e in Polonia, hanno avuto per lungo tempo tassi di fertilità superiori alla media europea, soprattutto fino alla metà degli anni Settanta. C’è stato poi questo crollo, improvviso, che ha portato a tassi di fertilità bassissimi, molto più bassi della media europea. Questo si deve ad alcuni fattori che riguardano essenzialmente, da una parte, l’avanzata rapida della secolarizzazione, quindi la diminuzione della pratica religiosa, ma soprattutto lo scollamento tra quello che è l’insegnamento morale della Chiesa e l’aderenza dei cattolici a questo insegnamento. Quindi la contraccezione, il divorzio, l’aborto, rappresentano un primo fattore di questa tendenza. L’altra questione riguarda invece il fatto che la Chiesa cattolica, le istituzioni cattoliche garantivano una rete importantissima di servizi alla famiglia e all’infanzia che è venuta meno con il venir meno delle vocazioni, soprattutto quelle religiose femminili. Ricordiamo che fino alla metà degli anni Sessanta, oltre il 70 per cento degli asili nido e delle scuole materne in Italia erano gestite da suore. Venendo meno in larga parte questa rete, si è creato ovviamente un ulteriore problema per le famiglie. Oltretutto nei Paesi cattolici le famiglie avevano costituito una rete importante, che riempiva anche il vuoto dello Stato. Venendo meno anche i valori legati alla famiglia, si è creato un vuoto anche a livello pubblico che ha sicuramente inciso molto negativamente sulla fertilità.

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L’Italia dunque è tra i Paesi con il più basso numero di nuovi nati. Ma come spiegare questo dato? Tiziana Campisi lo ha chiesto a Paola Soave, vicepresidente del Forum delle associazioni familiari:

 

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R. – Il primo fattore è che oggi la donna identifica la sua realizzazione, molto spesso, con una buona posizione lavorativa se non addirittura con la carriera. D’altro canto, è anche vero che, molto spesso, in una famiglia è necessario che tutti e due i futuri genitori lavorino, perché altrimenti non ci sono entrate sufficienti. L’aspetto più socio-politico è legato oggi alle condizioni appunto di lavoro, sempre abbastanza precario, alla difficoltà di trovare una casa, e ancora ai presupposti necessari per metter su famiglia, quindi il condividere con un partner, l’assumersi la responsabilità di mettere al mondo dei figli. In pratica, in Italia, le difficoltà stanno in un certo tipo di cultura che vuole allontanare le responsabilità.

 

D. – Il basso tasso di natalità dunque in Italia è legato ad una serie di difficoltà oggettive, ma lei accenna anche ad una crisi di valori ...

 

R. – Diciamo che oggi c’è un diverso immaginario della propria realizzazione. In questo la donna è spinta da una società che non identifica più nelle responsabilità, e soprattutto nelle responsabilità familiari, un modello particolarmente positivo, tant’è vero che oggi l’emergenza del Paese non sembra quella di dire:Sosteniamo i giovani che vogliono sposarsi e che vogliono creare una famiglia’, ma: ‘Equipariamo le coppie di fatto alla famiglia”, il che vanifica la scelta di responsabilità nel metter su famiglia. Tutto sommato, in ciò, emerge una società tesa più che ad investire sul futuro, anche facendo dei sacrifici, a consumare il presente.

 

D. – Secondo lei, in che modo è possibile superare questa situazione “di stallo”, in Italia?

R. – Ci vorrebbe una grande azione di tipo culturale, un riproporre, anche attraverso i media, rendendo visibile il positivo dell’essere famiglia e dell’essere madri e padri, tutta questa maggioranza silenziosa che sono le famiglie assolutamente normali, con figli, che fanno sacrifici per i loro figli, che investono sul futuro. Ma sono necessarie anche delle politiche che permettano di fare delle scelte familiari, delle politiche di sostegno e di promozione, politiche della casa, che aiutino le giovani coppie, politiche fiscali che riconoscano il carico dei figli, politiche dei servizi, politiche che facciano del lavoro non l’idolo che, in fin dei conti, schiaccia la famiglia, ma la risorsa che permette di fare famiglia.

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IL COORDINAMENTO DELLA TERRA SANTA HA CHIESTO AL VICE PRIMO MINISTRO

ISRAELIANO SHIMON PERES UN MAGGIORE IMPEGNO DEL GOVERNO PER GARANTIRE

 LO SVILUPPO ECONOMICO. MONS. GIACINTO BOULOS MARCUZZO LANCIA UN APPELLO: NON LASCIATE SOLI I CRISTIANI DEL MEDIO ORIENTE,

VENITE A VISITARE I LUOGHI SANTI

 

Una delegazione dei vescovi del Coordinamento della Terra Santa, che comprende vescovi europei e statunitensi, ha incontrato stamani a Gerusalemme il vice primo ministro israeliano Shimon Peres. I presuli hanno chiesto al governo “gesti coraggiosi per rompere il ciclo di paura che è alla radice dei problemi” in Terra Santa, hanno evidenziato la necessità di uno sviluppo economico che garantisca un futuro alle famiglie ed hanno espresso preoccupazione per l’attuazione dell’Accordo Fondamentale fra Santa Sede e Israele. Peres, dal canto suo, ha affermato che il governo si sta interessando allo sviluppo del Paese e che l’Accordo Santa Sede-Israele è un impegno dell’esecutivo. Ma quali problemi toccano oggi in particolare le comunità cristiane della Terra Santa? Tiziana Campisi lo ha chiesto a mons. Giacinto Boulos Marcuzzo, vescovo ausiliare del patriarcato latino di Gerusalemme.

 

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R. – Il pericolo che ci minaccia è quello di sentirci isolati. Invece, quando si vedono pellegrini o gruppi - come i vescovi del Coordinamento della Terra Santa - che vengono regolarmente, allora ci si convince sempre di più che, veramente, i cristiani in Terra Santa non sono isolati, non sono dimenticati, ma sono nel cuore del pensiero, della preghiera e dell’amore dei cristiani della Chiesa universale.

 

D. – Questi vescovi, in questi giorni in visita in Terra Santa, quale testimonianza offrono alla gente che vive qui?

 

R. – Una testimonianza di comunione ecclesiale, una testimonianza che la fede, di cui hanno ricevuto il dono dal Signore, storicamente e biblicamente proviene da qui. Questi vescovi, quando vengono in visita in Terra Santa, nel loro programma hanno sempre un incontro con i responsabili del governo dello Stato, sia palestinesi che israeliani. E’ molto importante che i responsabili, qui, sentano che la Chiesa, anche se è una minoranza, è una parte di un grande gruppo e di una grande famiglia - che nella comunione ecclesiale è diffusa nel mondo intero - e che questa Chiesa universale sente e tiene a cuore il cammino della Chiesa madre di Gerusalemme.

 

D. – Quali problemi è più urgente risolvere in questo momento?

 

R. – Il problema primario è quello dei pellegrinaggi. Non abbiate paura di venire pellegrini in Terra Santa. Altre problematiche riguardano la costruzione di scuole, come aiutare la nostra comunità - le nostre famiglie cristiane - a costruirsi una casa, per evitare il fenomeno dell’emigrazione.

 

D. – Di fronte alle problematiche sociali, la gente del luogo come reagisce?

 

R. – Il più grande problema sociale da noi è quello della giustizia e della pace. Se c’è pace ci sono altri benefici sociali per tutti. Se non c’è pace, se c’è violenza, terrorismo, guerra e così via, i problemi sociali non solo non sono risolti, ma si moltiplicano sempre più. Per noi, dunque, il più grande impegno è proprio quello della pace e della diffusione di una informazione valida, seria e realistica della realtà, per creare un’opinione pubblica in favore della giustizia e della pace.

 

D. – Secondo lei, quanto ancora c’è da fare in tal senso?

 

R. – C’è molto da fare. Purtroppo dobbiamo essere realisti. Non siamo vicini alla pace, anche se crediamo alla pace. Questo, però, non ci deve scoraggiare, perchè dobbiamo lavorare con la speranza che almeno nella prossima generazione si possa avere la vera pace. Si tratta di avere fiducia nell’altro, di avere fiducia nella pace. Quando c’è questo clima di fiducia ci si potrà incontrare, si potrà negoziare, si potrà dialogare, si potranno risolvere i problemi.

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CHIESA E SOCIETA’

17 gennaio 2007

                       

 

APERTO IERI A DAR-ES-SALAAM, IN TANZANIA, IL CONGRESSO PANFRICANO

SUL TEMA “L’EVANGELIZZAZIONE IN AFRICA: RETROSPETTIVA E PROSPETTIVE”,

PROMOSSO DAL SECAM, CON LA PARTECIPAZIONE DI 300 VESCOVI DEL CONTINENTE

- A cura di padre Joseph Ballong -

 

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DAR-ES-SALAAM. = La prima giornata dei lavori si è conclusa con una solenne Messa celebrata in serata nella cattedrale di San Giuseppe di Dar-es-Salaam. Presieduta dal prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, cardinale Ivan Dias, l’Eucaristia è stata concelebrata da 60 vescovi e arcivescovi e 54 sacerdoti. Durante la sua omelia, il cardinale Dias ha innanzitutto espresso la gioia di ritrovarsi nella terra natale del primo cardinale africano, Laurent Rugambwa, patria anche del grande leader politico, Julius Nyerere, primo presidente del Paese e fervido cristiano, il cui processo di beatificazione è già in corso. Riferendosi al progresso straordinario della Chiesa in Africa negli ultimi 100 anni, il cardinale Dias ha sottolineato che la crescita dei fedeli, delle vocazioni sacerdotali e della vita religiosa, il fervore dei cristiani e le numerose opere nel campo dell’educazione, della sanità e della promozione sociale, sono il segno della sua vitalità, che prefigura anche un buon futuro per la Chiesa in Africa. Però, non mancano le molte sfide che danno importanza e attualità a questo Congresso panafricano. Queste sfide moderne vanno dal primo annuncio del Vangelo fino all’impegno in favore della pace, dello sviluppo e della liberazione dei popoli. Ed anche l’inculturazione e l’evangelizzazione dei diversi settori degli areopaghi del mondo di oggi, come ha sottolineato fortemente Giovanni Paolo II nella sua enciclica “Redemptoris Missio”. Il Congresso terminerà i suoi lavori giovedì sera, per lasciare spazio alla IV Assemblea plenaria del SECAM.

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DA OGGI A NAIROBI, IN KENYA, TRE GIORNATE DI STUDIO DELLA FAMIGLIA IGNAZIANA PER OFFRIRE UN CONTRIBUTO ORIGINALE DI RIFLESSIONE IN VISTA

DEL WORLD SOCIAL FORUM, CHE SI APRIRA’ IL 20 GENNAIO ALL’INSEGNA

DEL MOTTO “LOTTA DEI POPOLI, ALTERNATIVE DEI POPOLI”

 

NAIROBI. = Si è aperta oggi a Nairobi la riunione della Famiglia Ignaziana presente ai lavori del World Social Forum (WSF), che giunto alla 7ª, edizione si svolgerà nella capitale del Kenya dal 20 al 25 gennaio, all’insegna del motto “Lotta dei popoli, alternative dei popoli”. I Gesuiti e i loro collaboratori, raccolti nella Famiglia Ignaziana, intendono discutere su come rafforzare l’apostolato sociale in Africa, avviando una più stretta collaborazione a livello mondiale. Per questo in apertura e in chiusura delle tre giornate del pre-Forum di Nairobi si terrà una sessione plenaria aperta a tutti i partecipanti, che saranno poi suddivisi in vari gruppi di studio, dedicati a sviluppare i vari temi di attualità, da portare all’attenzione del World Social Forum. Tra questi: “Libertà di movimento”, “L’HIV/AIDS”, “Conflitto, guerra e pace”, “Debito, scambi commerciali e potere”; “Gestione ed esaurimento delle risorse naturali”. Per facilitare lo scambio di idee la documentazione dei gruppi di studio è reperibile sul sito web del Segretariato per la giustizia sociale: www.sjweb.info/sjs. La Famiglia Ignaziana già partecipe ai precedenti tre Forum di Bombay in India, di Porto Alegre in Brasile e di Caracas in Venezuela, in tutte queste occasioni ha promosso livelli di vita migliori per le popolazioni meno sviluppate e per la trasformazione di quelle strutture sociali, economiche e politiche ingiuste che continuano ad arricchire i ricchi e a impoverire i poveri. I grandi temi quest’anno all’esame del World Social Forum sono la costruzione di un mondo di pace e di giustizia, basato sulla sovranità e l’autodeterminazione dei popoli, il diritto universale al cibo, alle cure sanitarie, all’istruzione e al lavoro, l’eliminazione di ogni forma di discriminazione, la partecipazione popolare alle decisioni politiche ed economiche. (R.G.)

 

 

L’UNIVERSITÀ NON PUÒ ELUDERE UNA POSIZIONE CRITICA RIGUARDO

LE POLITICHE DI INGIUSTIZIA E DI DISUGUAGLIANZA: E’ IL MONITO

DEL CARDINALE RODRÍGUEZ MARADIAGA, ARCIVESCOVO DI TEGUCIGALPA,

 IN HONDURAS, CHE IERI, A URBINO, HA RICEVUTO LA LAUREA

AD HONOREM IN SCIENZE POLITICHE

 

URBINO.= E’ stata conferita ieri mattina, presso l’Aula magna del Rettorato dell’Università “Carlo Bo” di Urbino, la laurea ad honorem in Scienze politiche al cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, in Honduras. Ad investire del titolo il porporato, il rettore Giovanni Bogliolo alla presenza dell’arcivescovo Francesco Marinelli, del preside della Facoltà di Scienze Politiche, Vincenzo Parlato e dei docenti. “Considero un inganno l’idea che l’educazione universitaria possa essere apolitica, priva di ideologia o semplicemente neutrale” così il Cardinale salesiano ha aperto la sua lectio magistralis sul tema “Educare oggi all’impegno per una politica a servizio del cittadino:
la sfida ed il ruolo dell’Università”. “L’impegno dell’Università – ha aggiunto il porporato - non può eludere una posizione critica riguardo alle politiche di ingiustizia e di disuguaglianza”.
Nato a Tegucigalpa, in Honduras, il 29 dicembre 1942, il cardinale Rodríguez Maradiaga è divenuto arcivescovo di Tegucigalpa nel 1993 e cardinale nel Concistoro nel 2001. Il porporato non solo si è distinto per l'autorevolezza all'interno della comunità cattolica honduregna, ma è riconosciuto come una personalità di primo piano nella Chiesa cattolica latino-americana. A conferma della profonda passione nutrita dal primate di Tegucigalpa verso l’istituzione universitaria e verso il peso che essa ricopre nella società, sta la fondazione dell’Università di Honduras. “Il compito del docente – ha concluso il cardinale - va ben oltre il suo ruolo di insegnante”. “E’ necessario personalizzare il rapporto pedagogico dentro l’Università” che deve puntare “in un mondo sempre più vuoto di valori spirituali, a riscattare l’essere umano, quello che è dentro ogni studente, ogni docente”. (A.D.F.)

 

 

 

POVERTA’ E CRIMINALITA’ I PRINCIPALI PROBLEMI NELLO STATO

DEL SALVADOR ANCHE A 15 ANNI DI DISTANZA DALLA FINE DELLA GUERRA CIVILE, QUESTE LE CONCLUSIONI DI UNO STUDIO DELL’UNIVERSITÀ CENTROAMERICANA

 (UCA), ATENEO DEI GESUITI

 

SAN SALVADOR.= A 15 anni dalla firma degli accordi di pace tra le forze governative e la guerriglia, che ha messo fine ad un lungo conflitto interno, costato oltre 75.000 morti, nello Stato del Salvador continuano a proliferare criminalità e povertà. Sono le conclusioni di uno studio dell’Università centroamericana (Uca), ateneo dei Gesuiti, secondo cui al silenzio delle armi è seguito un nuovo progressivo aumento della violenza. Povertà e criminalità – riferisce l’agenzia MISNA - sono problemi che riguardano ben 6,9 milioni di salvadoregni e si registra una media di oltre 10 omicidi al giorno.“I salvadoregni - si legge nel documento della Uca - sono molto preoccupati per la delinquenza e il prevalere, tra l’opinione pubblica, di una percezione pessimista rispetto al futuro del Paese”. Col disarmo di circa 8.000 guerriglieri e 30.000 soldati “si è messo fine alla guerra, ma non è stata costruita la pace sociale” ha affermato Elías Antonio Saca, presidente della Repubblica del Salvador. Una situazione di insicurezza perenne che spinge la popolazione ad emigrare, soprattutto negli Stati Uniti, dove oggi risiedono 2 milioni e mezzo di salvadoregni. “Per conquistare una pace stabile – ha dichiarato mons. Rodrigo Orlando Cabrera, vescovo di Santiago de María - è necessaria una lotta decisa contro la povertà, che colpisce il 34% degli abitanti, maggiori investimenti nell’istruzione, nell’accesso all’acqua potabile e all’elettricità, oltre a una sanità efficiente per tutti”. (A.D.F.)

 

IN FORTE CALO I DELITTI VOLONTARI IN ITALIA, DIMINUITI DEL 65 PER CENTO

NEGLI ULTIMI 15 ANNI. PREOCCUPA INVECE L’AUMENTO DEI DELITTI MATURATI

IN FAMIGLIA, BEN 6 OMICIDI SU 10 AVVENGONO TRA LE MURA DOMESTICHE.

 E’ QUANTO EMERGE DAL RAPPORTO EURES-ANSA 2006

 ''L'OMICIDIO VOLONTARIO IN ITALIA''

 

ROMA. = Un morto ogni due giorni, 1.200 vittime in cinque anni: la famiglia italiana uccide più della mafia, della criminalità organizzata straniera e di quella comune. E quello che dovrebbe essere il luogo più sicuro, la casa, si trasforma invece nel posto a più elevato rischio: su 10 omicidi avvenuti nel 2005 nella sfera familiare, 6 sono stati commessi tra le mura domestiche. La fotografia emerge dal rapporto Eures-Ansa 2006 ''L'omicidio volontario in Italia''. I dati però mettono in luce che nel Paese il numero di omicidi volontari è calato del 65% negli ultimi 15 anni passando dai 1.695 del 1990 ai 601 del 2005. Il Sud si conferma l’area più pericolosa per i delitti volontari (57,6%), con capofila Napoli, seguito dal Nord (29%) e, con un ampio scarto, dal centro (4,7%), mentre al Nord si registra la più alta concentrazione degli omicidi famigliari. “Una vita più stressata, meno comunicazione e tolleranza che portano a vedere l'altro con diffidenza”, così il criminologo Carmelo Lavorino ha motivato il preoccupante dato che interessa l’Italia settentrionale. A livello europeo la classifica dei Paesi che registrano il numero più elevato dei delitti volontari, tra il 2000 e il 2004, è guidata dalla Finlandia e dalla Svezia mentre la Grecia rappresenta la Nazione più sicura d’Europa. In generale, secondo il rapporto, si uccide molto più nei Paesi del nord Europa e negli Stati Uniti che in Italia.(A.D.F.)

 

 

OGGI, NELLA SEDE DELL’EUROPARLAMENTO A STRASBURGO, CONCERTO

 DEL CANTAUTORE MICHELE PAULICELLI DAL TITOLO “ORA ET LABORA.

STORIE E MIRACOLI DI SAN BENEDETTO”

 

STRASBURGO. = “Far conoscere, ai rappresentanti dei cittadini d’Europa, la figura e l’insegnamento di un santo che ha lasciato un’impronta profonda nella cultura e nella spiritualità dell’intero continente”. Con questo obiettivo e per celebrare il cinquantesimo anniversario dei Trattati istitutivi della CEE – rende noto l’agenzia SIR - viene presentato oggi a Strasburgo, nella sede dell’Europarla-mento, “Ora et Labora. Storie e miracoli di San Benedetto”, concerto del cantautore italiano Michele Paulicelli, dedicato appunto al santo patrono d’Europa. Presente all’evento l’abate primate dell’Ordine dei Benedettini, padre Nokter Wolf, che accompagnerà al flauto traverso lo stesso Paulicelli, nella presentazione di tre canzoni. (R.G.)

 

 

“RADIO BAKHITA”: LA PRIMA EMITTENTE RADIOFONICA APERTA NELLA CITTA’ DI JUBA, NEL SUD SUDAN, INTITOLATA ALLA PRIMA SANTA DEL PAESE AFRICANO,

INIZIERA’ LE SUE TRASMISSIONI NEL GIORNO DELLA SUA FESTA L’8 FEBBRAIO

- A cura di Antonio Mancini -

 

JUBA. = La Chiesa cattolica nel sud Sudan dispone della prima stazione radio. L’emittente – come riporta l’agenzia FIDES – si chiama Radio Bakhita dal nome di Josephine Bakhita, la prima santa del Sudan. La sede di Radio Bakhita si trova a Juba, la capitale della regione autonoma del sud Sudan. Le trasmissioni inizieranno regolarmente l’8 di febbraio, nella festa proprio di Santa Bakhita. Per ora vengono coperte ogni giorno due ore di trasmissioni sulla frequenza di 91Mhz. Le prime, comunque, sono andate in onda a Natale. Sono stati trasmessi messaggi e celebrazioni liturgiche, come la Santa Messa di mezzanotte dalla cattedrale di Santa Teresa, in Kator, presieduta da mons. Paulino Lukudo Loro, arcivescovo di Juba. L’arcivescovo ha accolto con entusiasmo l’avvio delle emissioni di Radio Bakhita ed ha ringraziato i Comboniani per “il regalo di Natale alla Chiesa cattolica del sud Sudan”. L’emittente è la “stazione madre” della rete radiofonica cattolica del Sudan. Il segnale copre un’estensione di oltre 30 chilometri da Juba ed ha un pubblico potenziale di più di 500mila ascoltatori. La rete radiofonica cattolica del Sudan è un’opera intrapresa congiuntamente dalle varie realtà Comboniane. La rete è stata fondata per celebrare la canonizzazione di Daniele Comboni ed è stata offerta alla Conferenza episcopale del Sudan. Quando sarà terminata, la rete avrà otto stazioni radiofoniche, una in ogni diocesi nel Sudan del sud, più una sulle montagne Nuba.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

17 gennaio 2007

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

In Iraq, un camion imbottito di esplosivo e lanciato da un kamikaze contro una stazione di polizia di Kirkuk ha causato, secondo fonti locali, la morte di almeno 7 persone. Si deve registrare, poi, un nuovo sequestro: nel Kurdistan iracheno è stato rapito un imprenditore russo. E’ inoltre di almeno 105 morti il bilancio complessivo, ma ancora provvisorio, degli attentati condotti ieri a Baghdad, in un mercato rionale, nei pressi di una moschea e davanti all’Università. L’attacco sferrato nelle vicinanze di un campus universitario ha provocato in particolare almeno 60 morti, in gran parte studenti. Sulla sempre più difficile realtà irachena, il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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La gravità della situazione in Iraq è confermata anche dall’ultimo rapporto delle Nazioni Unite: l’ONU ha reso noto, infatti, che nel solo 2006 attacchi, scontri e attentati hanno causato la morte di almeno 34.500 civili iracheni. Si continua a discutere, poi, sui possibili effetti delle condanne a morte, eseguite nei giorni scorsi nel Paese arabo: secondo il presidente americano, George Bush, l’esecuzione dell’ex capo di Stato iracheno, Saddam Hussein, è sembrata “un assassinio per vendetta”. Bush ha anche ammesso, in un’intervista concessa ad una emittente televisiva americana, che la strategia adottata in Iraq fino alla decisione di inviare rinforzi era destinata ad “un lento fallimento”. Per questo, ha aggiunto il capo della Casa Bianca, saranno inviati rinforzi per aiutare il governo di Baghdad a garantire un’adeguata cornice di sicurezza. Ma i continui scontri tra sciiti e sunniti, l’esecuzione di Saddam Hussein e di suoi due stretti collaboratori, possono alimentare, secondo l’arcivescovo caldeo di Kirkuk, mons. Luois Sako, insanabili fratture e portare ad uno sbriciolamento dell’Iraq. Per i cristiani, in particolare, c’è il rischio di vivere in una regione ghetto. La cosa migliore – dichiara mons. Sako in un’intervista rilasciata all’agenzia Asia News – sarebbe quella di  garantire uguale libertà di religione in tutte le aree del Paese arabo.

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Restiamo in Iraq, dove l’ex vice presidente iracheno Tareq Aziz ha chiesto asilo al governo italiano e al Vaticano. Aziz, ha detto uno dei suoi avvocati, è detenuto dal 2003 in un carcere a Baghdad ma contro di lui non è stata sollevata alcuna accusa formale. Nel Paese arabo, intanto, sono forti i timori di un deterioramento dei rapporti, già molto tesi, tra sciiti, sunniti e curdi. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Alberto Negri, inviato speciale del Sole 24 Ore:

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R. – Credo che, tra qualche tempo, potremmo assistere al moltiplicarsi dei problemi iracheni. Non sono difficili solo i rapporti tra sunniti e sciiti, ormai degradati al livello di un conflitto per il potere molto forte. Sono molto tesi i rapporti anche all’interno dello stesso schieramento sciita. 

 

D. – Ci potrà essere un ruolo, non solo istituzionale, per curdi e sunniti nel nuovo Iraq gestito dagli sciiti?

 

R. – L’attuale leadership irachena è molto influenzata e condizionata dalle fazioni più radicali; non può fare a meno di venire a patti ad esempio con lo sciita al Sadr, a capo del cosiddetto esercito del Maadi composto da migliaia di uomini, che possono essere mobilitati. Quindi, questo condizionamento molto forte da parte dell’estremismo islamico influenzerà anche i rapporti, in primo luogo, con i sunniti, ma anche con gli stessi curdi.

 

D. – A proposito di questo si parla dell’utilizzo di squadre armate di peshmerga, curdi a Baghdad?

 

R. – Non è una novità, perché all’indomani della caduta del regime di Saddam Hussein per diversi mesi i peshmerga erano inseriti nei check-point, nei posti di blocchi intorno e dentro la capitale irachena. Certo che questo ritorno dei peshmerga, per essere utilizzati in chiave di ordine pubblico ed eventualmente per essere schierati in azioni antiguerriglia, costituisce un interrogativo, perché l’etnia curda è malamente sopportata dai sunniti e non troppo tollerata neppure in realtà dagli sciiti, loro alleati.

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In Israele, a causa dell’andamento delle operazioni militari israeliane in Libano, sì è dimesso il comandante delle Forze armate, Dan Halutz. Un’inchiesta interna sulla guerra di quest’estate infatti ha parlato di mancato raggiungimento degli obiettivi strategici nel Paese dei cedri, come la liberazione dei soldati israeliani rapiti e la sconfitta degli Hezbollah.

 

Abu Sulaiman, uno dei leader dell’organizzazione  terroristica filippina “Abu Sayyaf”, è stato ucciso in combattimenti con l’esercito in una zona montuosa dell’isola di Jolo. La conferma viene da un portavoce dell’esercito. L’uomo era nella lista dei maggiori ricercati stilata da Washington: il suo gruppo è infatti tra i principali referenti di Al Qaeda in Estremo Oriente.

 

I maoisti del Nepal hanno cominciato a consegnare le armi sotto il controllo delle Nazioni Unite. La deposizione delle armi fa parte di un accordo di pace globale firmato il 21 novembre scorso da esponenti maoisti e del governo per mettere fine a dieci anni di guerra civile costata la vita ad oltre 12 mila persone.

 

Sono almeno 51 i morti causati da una violenta ondata di maltempo che ha colpito otto Stati americani, dal Maine alla California. Le strade gelate e la caduta di alberi sotto il peso di ghiaccio e neve sono la causa del gran numero di vittime. Centinaia di migliaia di cittadini sono rimasti senza elettricità. Il governatore della California, Arnold Schwarzenegger, ha decretato lo stato d’emergenza.

 

“Mi adopererò per definire una tabella di marcia per il nuovo trattato costituzionale. Conclusa la fase di riflessione, è nell’interesse dell’UE, che il processo si concluda entro le prossime elezioni europee”. Con queste parole il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha illustrato al Parlamento europeo la priorità del suo programma nel semestre di presidenza di turno dell’UE. Angela Merkel ha chiesto coesione per avanzare nel processo di pace in Medio Oriente, un approfondimento di partenariato con gli Stati Uniti e sottolineato la necessità di un nuovo accordo con la Russia sull’energia.

 

In Italia, il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, è intervenuto stamani sul caso dell’ampliamento della base americana a Vicenza. “Il problema in questa fase del mondo – ha detto Bertinotti - è la conquista da parte dell’Europa, e dell’Italia in Europa, di un’autonomia dell’UE da altre potenze mondiali”. “Mi pare - ha aggiunto Bertinotti - che l’Europa si stia incamminando su questa strada e ogni atto che va in direzione della pace, compreso quello con cui si impediscono nuove forme di presenza e organizzazione militare siano una buona cosa”. Il leader del Partito dei comunisti italiani, Oliviero Diliberto, ha chiesto inoltre l’indizione di un referendum. Ieri il primo ministro, Romano Prodi, ha dichiarato che il governo non si oppone all'ampliamento della base americana a Vicenza precisando, però, che la decisione è stata presa dall’esecutivo precedente e dal Comune veneto.

 

Il presidente del Parlamento di transizione somalo, Sharif Hassan Sheikh Aden, è stato sfiduciato dai deputati riuniti a Baidoa, sede anche del governo ad interim. La destituzione è stata decisa dopo i contrasti con il premier, Ali Mohamed Gedi, e con il presidente ad interim, Abdullah Yusuf.  Sharif Hassan Sheikh Aden è stato criticato, in particolare, di aver intrapreso un’iniziativa autonoma di negoziato di pace con le milizie delle Corti islamiche mentre l'esercito stava preparando la controffensiva.

 

 

 

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