RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 15 - Testo della trasmissione di lunedì 15 gennaio 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il dibattito internazionale sui cambiamenti climatici:
l’intervento di Giampiero Maracchi
CHIESA E SOCIETA’:
Messaggio
dei 13 leader religiosi di Gerusalemme per la fine delle lotte inter- palestinesi
Nasce, in Darfur,
il Movimento per la Liberazione del Grande Sudan
Dedicato
alla sessualità il numero di gennaio di “E-pilgrimage”,
newsletter della GMG di Sidney 2008
L’ingresso dei maoisti nel Parlamento del Nepal
pone termine a 10 anni di guerra civile
15 gennaio 2007
DA DOMANI A VENERDI’, IN TANZANIA, IL
PRIMO CONGRESSO PANAFRICANO SULL’EVANGELIZZAZIONE PER DISCUTERE SUI GRANDI TEMI
SOCIALI E RELIGIOSI
DEL
CONTINENTE, IN VISTA DEL SECONDO SINODO DEI VESCOVI.
IL
PAPA INVITA A NON DIMENTICARE L’AFRICA
-
Intervista con padre Carmine Curci -
Centosessanta persone, tra cardinali e vescovi, religiosi
ed esperti, daranno vita tra domani e venerdì prossimo al primo Congresso panafricano sull’evangelizzazione, ospitato dalla capitale
della Tanzania, Dar-es-Salaam.
L’appuntamento, oltre a collocarsi nella scia dell’Esortazione apostolica
post-sinodale di Giovanni Paolo II Ecclesia in Africa,
guarda al secondo Sinodo episcopale del continente, in corso di preparazione,
le cui grandi e gravi problematiche sono state oggetto di ampia riflessione da
parte di Benedetto XVI, nel recente discorso al Corpo Diplomatico accreditato
presso la Santa Sede. Nel suo intervento, il Papa ha posto in risalto, tra
l’altro, l’impotenza internazionale nella crisi del Darfour,
la ripresa delle ostilità nel Corno d’Africa, il dramma dei bambini-soldato in
Uganda, ma anche gli sviluppi positivi registrati nella regione dei Grandi
Laghi o in Costa d’Avorio. Prendendo spunto dalle parole del Pontefice,
Alessandro De Carolis ha domandato al direttore della rivista Nigrizia, il
padre comboniano Carmine Curci,
quale sia il grado di attenzione dei governi occidentali
al continente africano:
**********
R. - Il livello è di poca attenzione, soprattutto nelle
aree di grande crisi. Benedetto XVI ha ripetuto per due volte: non
dimentichiamo l’Africa. E dobbiamo anche riconoscere che non è la prima volta
che il Papa interviene sulle questioni africane. Sin dall’inizio del suo
Pontificato, ha richiamato la comunità internazionale a prendere a cuore quello
che sta succedendo in Africa. Il Papa parla anche degli aspetti positivi
dell’Africa quando dice che ci sono alcune istituzioni che la prendono a cuore,
ma anche tanta gente che ogni giorno si impegna attraverso dei progetti perché
questo sviluppo possa essere concreto nel continente.
D. - A questo proposito, al Congresso panafricano
che si apre domani in Tanzania uno dei temi di dibattito sarà quello
dell’autofinanziamento. Che prospettive ci sono in questo senso?
R. - A partire dal primo Sinodo dei vescovi africani,
nell’aprile del 1994, la Chiesa africana sta facendo questo grosso cammino nel
dire: noi non possiamo sempre e solo aspettare risorse che ci vengono da fuori.
Dobbiamo allora sempre più insistere verso l’autosufficienza, invitare la gente
a dare quel poco che ha, perché l’esperienza in Africa ci insegna che quando la
gente dà, si sente partecipe e noi riteniamo che ciò sia molto importante.
D. - Al Congresso panafricano si
parlerà anche dell’Esortazione post-sinodale Ecclesia in Africa. Sono trascorsi più di dieci anni dalla pubblicazione di
questo documento da parte di Giovanni Paolo II: com’è cambiato il continente in
questo lasso di tempo?
R. - Alcuni vescovi africani, quando Giovanni Paolo II nel
novembre del 2004 cominciò a parlare di un secondo Sinodo, dissero di non aver
ancora riflettuto a fondo sull’Esortazione post-sinodale. In realtà, parlare del
nuovo Sinodo voleva essere una spinta in più, da parte del Papa, a tradurre in
pratica i temi dell’Ecclesia in Africa, soprattutto il tema
dell’inculturazione. E’ chiaro, quindi, che non è stato fatto il cammino
sperato: però sono stati gettati i semi perchè questo secondo Sinodo possa crescere.
D. - Tra i temi che il Sinodo dovrà affrontare cosa
potremmo segnalare come principale?
R. - Innanzitutto il tema scelto è quello della giustizia,
della pace e della riconciliazione. In Africa, il termine riconciliazione ha
più il significato di “guarigione”, di guarigione interna. Quindi, il Sinodo
che verrà sottolineerà molto l’aspetto dell’impegno dei cristiani nel campo
della giustizia e della pace e appunto della riconciliazione.
**********
Il Congresso panafricano che
inizia domani avrà, tra i suoi ospiti, due membri della Curia Romana: il
cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per
l’Evangelizzazione dei popoli, e il cardinale Renato
Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace.
Ascoltiamo allora il punto sui temi principali che animeranno i lavori dal
nostro inviato a Dar-es-Salaam,
padre Josef Ballong.
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A dieci anni dalla pubblicazione dell’Esortazione
post-sinodale Ecclesia in Africa e alla vigilia della
celebrazione del secondo Sinodo africano, il Congresso si propone di fare il
bilancio sul progresso dell’evangelizzazione e dell’approfondimento della fede
cattolica in Africa e nelle isole, dove il messaggio del Vangelo deve
incarnarsi ogni giorno di più e farvi emergere una Chiesa famiglia di Dio. Il
Congresso deve esaminare e proporre delle soluzioni e delle strategie pastorali
per superare gli ostacoli e affrontare le sfide che impediscono oppure
rallentano il lavoro dell’opera evangelizzatrice nel continente e per
promuovere la collaborazione, il lavoro in rete, gli scambi di idee e di
esperienze pastorali, per un ministero e una testimonianza più effettiva a
tutti i livelli della Chiesa, dove il fedele ogni giorno è più consapevole di essere chiamato ad essere, per il mondo di oggi, sale
della Terra, luce e fermento di trasformazione della società.
Da Dar-es-Salaam,
Josef Ballong, Radio
Vaticana.
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Secondo i dati riportati nell’Annuario statistico della
Chiesa 2004, l’Africa conta una popolazione di circa 877 milioni di persone,
149 mila delle quali cattolici, ovvero il 17% del totale. I vescovi sono 630,
oltre 31.200 i sacerdoti, 7.800 i religiosi non sacerdoti e 57.500 le
religiose. In prepotente crescita rispetto al passato i missionari laici
(3.900) e più ancora i catechisti (380 mila). Anche le vocazioni sacerdotali
conoscono una buona fioritura con i circa 23 mila seminaristi. L’istruzione è
assicurata dalla Chiesa con oltre 11 mila scuole materne, 31 mila istituti
primari e 8 mila secondari. Il comparto sanitario in Africa, gestito da
strutture ecclesiali, dispone di 953 ospedali, circa 5 mila dispensari e 236
lebbrosari. Le case di assistenza per anziani, malati cronici, portatori di
handicap sono 638, 1.675 gli orfanotrofi.
UDIENZE
Il Santo
Padre ha ricevuto questa mattina alcuni presuli della Conferenza episcopale
della Regione Campania, in visita "ad
Limina", e il signor James T.
Morris, direttore esecutivo del Programma Alimentare
Mondiale, in visita di congedo.
Sabato
sera, il Papa aveva ricevuto l’arcivescovo Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio
Consiglio "Cor Unum”.
NOMINE
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Lae, in Papua Nuova
Guinea, presentata da mons. Henry Anthony
A. van Lieshout, della
Congregazione dei Missionari di Marianhill, per
raggiunti limiti di età.
Il Papa ha nominato nuovo vescovo di Lae
padre Christian Blouin,
della Congregazione dei Missionari di Marianhill,
Maestro dei Postulanti a Lae. Padre Christian Blouin è nato il 1°
novembre
In Bangladesh, il Papa ha nominato vescovo di Rajshahi il rev. Gervas Rozario, del clero di Rajshahi,
parroco di Rohanpur e amministratore diocesano. Il
rev. Gervas Rozario è nato
il 15 agosto
In Messico, il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare
di Culiacán il rev. Emigdio
Duarte Figueroa, rettore
del Seminario Diocesano di Culiacán, assegnandogli la
sede titolare vescovile di Bilta. Il Rev. Emigdio Duarte
Figueroa è nato il 5 maggio 1968, nella città di Guamuchil, nella diocesi di Culiacán
e nello Stato di Sinaloa. E’ stato ordinato sacerdote
il 29 giugno
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - "Le migrazioni: una grande
risorsa per il cammino dell'umanità"; Benedetto XVI, all'Angelus della
Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, chiede che la famiglia migrante
venga rispettata e possa rimanere unita per compiere
la sua missione di culla della vita e primo ambito di accoglienza e di
educazione.
Servizio estero - In
evidenza l'Iraq con un articolo dal titolo: "Il patibolo ancora strumento
di un crudele 'giustizialismo'": eseguita per impiccagione a Baghdad la
condanna a morte dei due coimputati di Saddam Hussein.
Servizio culturale - Due contributi,
rispettivamente di Marcello Filotei e di Antonio
Braga, sulla figura di Arturo Toscanini, del quale
ricorre il cinquantesimo anniversario della morte.
Servizio italiano - Governo; politica estera: aspra
polemica fra i poli. Berlusconi: "L'Esecutivo è
antiamericano".
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15 gennaio 2007
NON SI
FERMANO LE ESECUZIONI IN IRAQ:
L’UNIONE EUROPEA RIBADISCE IL NO ALLA PENA CAPITALE
-
Intervista con Riccardo Noury -
Il portavoce del governo iracheno Ali Debagh
ha confermato ufficialmente l’avvenuta esecuzione del fratellastro di Saddam Hussein, Barzan al Tikriti, e dell’ex
presidente del Tribunale rivoluzionario, Awad al Bander. La cronaca nel servizio di Eugenio Bonanata:
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“I due condannati sono stati impiccati”. Queste le parole
del portavoce dell’esecutivo di Baghdad che in una conferenza stampa ha fornito
altri dettagli dell’esecuzione. All’impiccagione, eseguita all’alba nello
stesso luogo dove morì l’ex rais, erano presenti anche due magistrati e un
medico. Al ristretto numero di partecipanti è stato chiesto formalmente di non
lasciarsi andare a dichiarazioni o a manifestazioni di alcun tipo. Tutto – ha
precisato ancora il funzionario - si sarebbe svolto in maniera perfettamente ordinata anche se non mancano dettagli macabri: la testa di
al Tikriti si è infatti staccata dal corpo durante
l’impiccagione. Un caso raro questo che è stato definito un evento che può
succedere. Il portavoce dell’esecutivo iracheno ha però insistito sul fatto che
nel corso dell’esecuzione “non ci sono state violazioni” e che i diritti dei
condannati sono stati rispettati. Intanto le famiglie di al
Tikriti e di al Bander –
che secondo i legali non erano state avvisate in anticipo - sono già state
contattate dalla autorità irachene per la consegna della salme. I due – lo
ricordiamo - sono stati giudicati colpevoli di crimini contro l’umanità per il
massacro di 148 sciiti avvenuto nel 1982. Inizialmente, la loro esecuzione era
stata fissata insieme a quella dell’ex rais per il 30
dicembre. Poi le autorità irachene avevano deciso un rinvio.
**********
In questo quadro la pena di morte è tornata al centro del
dibattito internazionale. Condanne sono giunte dal presidente della Commissione
europea Barroso, che si è detto pronto a lavorare con
l’ONU per abolire la pena capitale nel mondo. Stessa posizione del premier
italiano Prodi. E mentre per
**********
R. – La pena di morte doveva essere abolita nella nuova
Costituzione irachena. Sarebbe stato un segnale importante di rottura della
continuità con la tradizione saddamista di violazione
dei diritti umani. Anche queste due impiccagioni sono arrivate al termine di un
processo irregolare, sono state esecuzioni frettolose e non servono alla
giustizia. Fondamentalmente la negano a centinaia di migliaia di vittime che
attendevano di vedere processato Saddam Hussein e i suoi co-imputati in un processo che adesso
proseguirà senza di loro, che è quello per il tentato genocidio della popolazione
curda.
D. – Secondo molti analisti le esecuzioni di oggi possono
essere interpretate come una sfida alla Comunità internazionale. E’ d’accordo?
R. – Le parole del primo ministro Al Maliki,
di una settimana fa, fanno pensare che questa interpretazione sia corretta. Certo
è un gesto di sfida ma una dimostrazione di grande impunità, perché alla fine
le condanne non saranno così forti e il rischio è che queste non siano le
ultime esecuzioni purtroppo.
D. – E a questo punto
R. – Il grande problema è che lo Stato che segue più da
vicino e da dentro le vicende irachene, cioè gli Stati Uniti, ha approvato
queste due come la precedente esecuzione. Quindi è difficile avere una grande
alleanza abolizionista nei confronti dell’Iraq. Però occorre che l’Unione
Europea, con i Paesi che stanno dentro, penso alla Gran Bretagna, quei Paesi
che hanno comunque un ruolo nel futuro dell’Iraq, faccia sentire la sua voce e
lo faccia alzandola, perché le dichiarazioni del primo ministro Al Maliki di una settimana fa e cioè che sarebbero stati rivisti
i rapporti diplomatici e politici con i Paesi che protestavano per l’uso della
pena di morte, sono dichiarazioni inaccettabili che fanno riferimento a una
tradizione politica di arroganza, che era quella del deposto regime. Da questo
punto di vista purtroppo le cose nei modi, nei metodi e nei fatti non sembrano
molto cambiate.
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LA
SLOVENIA E’ DA OGGI IL 13.MO PAESE AD ADOTTARE
L’EURO: GLI EFFETTI SULL’AREA DELL’OTTIMO SVILUPPO DEL PAESE E L’IMPORTANZA
DELLA MONETA UNICA EUROPEA SCELTA PER IL 25% DELLE RISERVE VALUTARIE MONDIALI
- Con
noi Mario Mauro e Alberto Quadrio Curzi -
La Slovenia è formalmente da oggi il 13.mo
Paese di 'Eurolandia'. A mezzanotte sono finite le
due settimane di transizione durante le quali era
ancora possibile pagare in entrambe le
valute e dunque Lubiana è il primo dei 10 nuovi Paesi entrati nel 2004 ad
introdurre l'euro. Grazie a controlli serrati, non si sono registrati
aumenti di prezzi significativi. Il servizio di Fausta Speranza:
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Il tallero dopo soli 15 anni di vita passa nella storia.
Introdotto nell'autunno 1991, a pochi mesi dalla proclamazione della secessione
della Slovenia dalla Jugoslavia, ha svolto un ruolo cruciale nella difesa
dell'economia della Repubblica dalla galoppante inflazione del dinaro jugoslavo
nei giorni del disfacimento. Il Paese non aveva una tradizione di sovranità
monetaria propria e per il nome, ‘tolar’
in sloveno, si pensò alle monete dell'imperatrice asburgica
Maria Teresa: retaggio storico significativo. Negli ultimi dieci anni Lubiana
ha bruciato le tappe: dall'adesione alla Nato e
all’UE, all'adozione dell’euro, fino
all'ormai prossimo ingresso nell'area Schengen.
Da gennaio 2008 sarà presidente di turno dell’Unione
stessa. Sugli effetti di tutto ciò sull’area, ascoltiamo il commento di Mario
Mauro, vicepresidente del Parlamento europeo con delega per il Sud est europeo:
“E’ un importante segno di speranza, perchè questo dà la possibilità
agli altri Paesi dell’area, soprattutto all’area sud-ovest dei Balcani, che in questo momento è la più interessata ed anzi
ha più problemi, a comprendere come l’Europa sia l’unica strada possibile per
la soluzione di questi problemi. Quindi, lo è non solo per il conseguimento del
risultato della stabilità nell’area, ma anche per l’ottenimento di quei
benefici in termini di pace e sviluppo che soli possono garantire il futuro di
questi popoli”.
Sembra anche che l’UE stia riscattando l’onta e il dolore
degli Anni ’90, quando si è compiuta alle sue porte, quasi nel cuore
dell’Europa, la tragedia del sanguinoso conflitto dei Balcani.
Ancora Mario Mauro:
“E’ stato un fenomeno che veramente ha rischiato di
compromettere definitivamente il senso politico del progetto Unione Europea. Il
fatto, quindi, che l’Unione Europea abbia preso un
poco alla volta il coraggio e abbia compreso quanto grande sia la propria
responsabilità, rispetto a questo angolo del continente, ci dà la misura del
fatto che non tutto è perduto per la conservazione dell’esperienza pensata e
progettata dai padri fondatori dell’Unione”.
Prossimi appuntamenti per l’area: elezioni generali in
Serbia (il 22 gennaio) e presentazione, subito dopo, del rapporto dell'inviato
dell'ONU, Marthi Athisaari,
sullo status finale del Kosovo.
In ogni caso, il governo sloveno festeggia oggi con la
manifestazione chiamata “Addio tallero benvenuto euro”: invitati il cancelliere
tedesco Angela Merkel, presidente di turno dell'UE;
il presidente della Commissione europea Barroso; il
governatore della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet; il presidente dell'Eurogruppo
e primo ministro
del Lussemburgo Jean-Claude Junker. Si discute dei
primi cinque anni dell'euro, partendo dal fatto che in euro è già il 25% delle
riserve valutarie mondiali. L’economista Alberto Quadrio Curzio:
“Si tratta di un successo dell’euro, che ben difficilmente
poteva essere prefigurabile, quando l’euro nacque nel 1999 e ancor più nel
2001. La ragione è che evidentemente i mercati valutari internazionali stanno
considerando questa valuta come una solida alternativa al dollaro, anche perché
l’Europa ha un’inflazione molto bassa, più bassa – circa la metà – di quella
degli Stati Uniti e una bilancia commerciale sostanzialmente in pareggio a
fronte di un gigantesco deficit commerciale degli Stati Uniti, che quest’anno
oscilla tra il 6 e 7 per cento del prodotto interno lordo. Ed è vero che gli
Stati Uniti crescono di più dell’Europa, ma evidentemente i mercati valutari
stanno apprezzando di più la bassa inflazione e la bilancia commerciale europea
in pareggio”.
Per l’adozione dell’euro l’UE chiede standard economici
precisi che ancora alcuni Paesi non riescono a soddisfare e c’è poi la scelta
precisa della Gran Bretagna. Ancora Quadrio Curzio:
“E’ una scelta di tipo politico, oltre che economico. La
sterlina è legata alla piazza finanziaria di Londra. La piazza finanziaria di
Londra è molto attratta dalla piazza finanziaria di New York. L’ingresso
nell’euro potrebbe determinare talune questioni nelle relazioni transatlantiche
tra Regno Unito e Stati Uniti”.
E intanto qualcuno parla di euro e di sviluppo in Africa:
“La mia impressione è che l’euro andrà acquisendo
significativa rilevanza nell’area dei Paesi mediorientali e alla fine diventerà
una valuta concorrente del dollaro per i pagamenti del petrolio. Per quanto
riguarda l’Africa, la questione è più complessa, perché bisognerà vedere il
comportamento della Cina in Africa, dove questa grande
potenza economica mondiale sta svolgendo una politica di inserimento assai
significativa”.
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AL CENTRO
DEL DIBATTITO INTERNAZIONALE
-
Intervista con il prof. Giampiero Maracchi -
Prosegue nella comunità internazionale il dibattito sui
cambiamenti climatici e in particolare sull’aumento della temperatura media
globale. Il segretario esecutivo dell’ONU, Yvo de Boer, chiede un vertice mondiale sull’argomento. Il
direttore dell’Osservatorio astronomico di San Pietroburgo,
Jabibuló Abdusamátov,
contrariamente alle organizzazioni ambientaliste, ha affermato oggi che il
surriscaldamento del Pianeta Terra non è dovuto
all’attività umana ma a quella del sole.
D’altra parte proprio in questi giorni negli Stati Uniti è arrivata
un’ondata di freddo record, in particolare in California, dove è stata
decretata l’emergenza. Tempeste di neve e alluvioni hanno causato la morte nel
Paese di 13 persone, in gran parte nell’Oklahoma. Ma sulla questione dei
cambiamenti climatici ascoltiamo il prof. Giampiero Maracchi,
direttore dell’Istituto di Biometeorologia del CNR di Firenze, al microfono di
Eliana Astorri:
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R. – La temperatura media del Pianeta è già aumentata di
0,6 gradi ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti a partire dagli ultimi
15 anni. I primi
segnali di cambiamento si sono visti intorno al ’90 e da lì sono successe molte
cose. Voglio ricordare soltanto un dato: in Italia abbiamo pagato tutti gli
anni 4 miliardi di euro, circa 8 mila miliardi delle vecchie lire e cioè il 10
per cento della manovra finanziaria, solo per i danni causati da esondazioni in gran parte dovute a questa nuova struttura
del clima.
D. – Ricordiamo, poi, gli orsi che non sono andati in
letargo e gli uccelli che sbagliano a migrare…
R. – Esatto. Ci sono, infatti, i migratori che si
trattengono nelle zone di origine, proprio perché non ci sono più le condizioni
per una partenza; ci sono dei veri e propri spostamenti di aree: un uccello
molto comune che tutti conoscono, lo storno, fino a qualche decennio fa o
meglio fino a qualche anno fa, il limite nord per la sua migrazione era
considerato il Lazio e Roma, mentre oggi – secondo un Rapporto compiuto da un
Istituto specializzato svizzero, che è il maggior centro di ornitologia europeo
– gli storni svernano sul lago di Ginevra e quindi ad una distanza dell’ordine
di mille chilometri.
D. – Quindi una vera e propria rivoluzione. Cosa sta
succedendo allora?
R. – Sta succedendo che il Pianeta si scalda e si
modifica, quindi, la macchina del clima. La proiezione sul riscaldamento
globale è abbastanza certa, ma sugli effetti del riscaldamento globale le
conseguenze possono essere anche molto diverse: lo scioglimento dei ghiacci può
provocare una diminuzione di salinità dell’Oceano Atlantico e questo può
modificare la velocità della Corrente del Golfo ed anche il punto in cui questa
corrente va in profondità. Attualmente questo succede vicino alla Groenlandia e
il braccio freddo della corrente lambisce in profondità la costa degli Stati
Uniti e questo comporta notoriamente che una città alla stessa latitudine di
Londra, durante i mesi invernali, ha una temperatura che è di 5-6 ed anche 7
gradi più bassa di quella di Londra. Le conseguenze locali possono essere poi
diversificate. E questo lo dico, perchè nella percezione comune ormai il fatto
che si parli di riscaldamento del Pianeta viene fatto
una sorta di equazione: il Pianeta si riscalda, farà caldo dappertutto. Questo,
invece, non è vero.
D. – Invece può succedere esattamente il contrario?
R. – Sì, può succedere esattamente il contrario. Così come
quest’anno in cui la neve è molto poca, si dice subito che allora non nevicherà
più. Certamente la tendenza è quella di una forte diminuzione delle nevicate
invernali, ma voglio a questo riguardo ricordare anche il
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SI CHIAMA H2O PERCHÉ
VUOLE ESSERE ACQUA VIVA NEL MONDO
DELLA COMUNICAZIONE. È UN NUOVO SERVIZIO DI INFORMAZIONE
CATTOLICA
CHE SARÀ OFFERTO DA UN GRUPPO DI PROFESSIONISTI:
PARTIRÀ IN PRIMAVERA
E PRODURRÀ BREVI NOTIZIARI TELEVISIVI
- Intervista con Jesus Colina -
Vuole offrire notiziari sulla vita della Chiesa con un
formato che possa trovare spazio su Internet – in
particolare nei siti di informazione cattolica - ma anche nelle televisioni che
intendono fornire news sulle attività della Santa Sede. Si chiama H2O
ed è un servizio di informazione che partirà in primavera. Tra i suoi promotori
Jesus Colina, direttore dell’agenzia di informazione
cattolica Zenit. Tiziana Campisi gli ha chiesto in
che modo sarà organizzato questo nuovo servizio:
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R. - H2O è un servizio audiovisivo di notizie,
è un’idea che nasce prendendo spunto dal lavoro che io faccio a Zenit da ormai
dieci anni. E’ un nuovo progetto che nasce indipendentemente da Zenit, io partecipo ma ci sono altri professionisti di grandissimo livello,
c’è un produttore cinematografico, ci sono grandi giornalisti. E’ un progetto
internazionale e cominceremo in sei lingue. L’idea nasce dal fatto che non c’è
oggi un’agenzia di notizie in video di carattere religioso che si possa
distribuire sia alle tv cattoliche che su quelle non cattoliche e ai portali
Internet. In pratica noi vogliamo offrire delle notizie - in media 4, 5 al giorno - che parlino della Santa Sede, della Chiesa nel
mondo, delle notizie che i cattolici non possono sapere, in formato molto
breve, di un minuto e mezzo ogni notizia e che possano servire per qualsiasi
formato tecnologico e per Internet in particolare per i siti cattolici o per i
siti che comunque sono interessati alla voce del Papa e della Chiesa.
D. - Chi produce H2O?
R. - Stiamo creando una nuova società di professionisti
cattolici impegnati nella comunicazione. Contiamo sul sostegno morale del
Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali e siamo in collaborazione con
il Centro Televisivo Vaticano, come è il caso anche di altre iniziative di
comunicazione televisiva, però siamo dei professionisti che creiamo una nuova
società che si chiama H2O.
D. - Perchè questo nome?
R. - Vogliamo essere acqua viva. La parola del Papa nel
panorama informativo mondiale è diventata veramente un punto di riferimento.
Noi vogliamo tentare di dare un piccolo contributo perché la Parola del Santo
Padre e la vita dei cattolici possa anche navigare anche nel formato audiovisivo
sulle nuove autostrade della comunicazione.
R. - Quale messaggio vuole dare H2O?
D. - Noi crediamo, come ci ha insegnato Benedetto XVI, che
il cristianesimo sia qualcosa di bello, di propositivo. Vogliamo presentare
questa acqua viva, senza la quale la persona umana non può vivere perché non
possiamo vivere di materialismo. Vogliamo trasmettere questa
corrente, questo fiume per farlo scorrere nell’ambito dell’informazione
generale. Pertanto vogliamo diffondere l’essenza del Vangelo, in pratica la Deus caritas est di Benedetto
XVI fatta comunicazione.
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15 gennaio 2007
UN
ACCORDO TRA HAMAS E FATAH, “PER LAVORARE SULL’INDIPENDENZA E OFFRIRE
AI
POPOLI DELLA TERRA SANTA, CRISTIANI, EBREI E MUSULMANI, SICUREZZA E PACE”:
È
QUANTO CHIEDONO 13 LEADER RELIGIOSI DI GERUSALEMME,
IN UN
MESSAGGIO AL POPOLO PALESTINESE
GERUSALEMME. = Preoccupati per il peggioramento delle
relazioni tra le due principali fazioni palestinesi, Fatah
e Hamas, 13 leader religiosi di Gerusalemme hanno
inviato oggi un messaggio al popolo palestinese nel quale affermano che “è
giunto il tempo per un accordo tra le parti, per lavorare sull’indipendenza e
per offrire ai popoli di questa Terra Santa, cristiani, ebrei e musulmani,
sicurezza e pace”. “Tutti i tentativi di mediazione sono falliti – si legge nel
messaggio, citato dall’agenzia SIR – e le accuse e le minacce hanno provocato
una violenza che ora è difficile fermare”. Secondo il capi
religiosi, “lo stesso linguaggio minaccioso dei leader delle due fazioni
non ha precedenti. Tutto ciò non fa altro che portare a una guerra civile con
il risultato di oscurare le vere esigenze del popolo palestinese”. “Lotte e
rapimenti – continuano – non abbatteranno il muro di separazione e nemmeno
metteranno fine all’embargo”. Serve, dunque, “un cambiamento, specialmente per
la salvezza dei bambini e dei giovani, che meritano un futuro migliore”. I firmatari
si dicono “pronti a fare la loro parte anche come mediatori o in qualsiasi
altro ruolo necessario per aiutare il nostro popolo”. “E’ vitale – concludono –
ridare unità al Governo, compattare le forze di sicurezza, rimuovere le armi
dalle strade e incoraggiare palestinesi e israeliani a tornare al tavolo dei negoziati”.
(R.M.)
INAUGURATI
AD ANKAWA, NEL KURDISTAN IRACHENO, IL SEMINARIO MAGGIORE
DI SAINT PETER ED IL BABEL COLLEGE, L’UNICA
FACOLTÀ TEOLOGICA CRISTIANA
IN IRAQ. LE DUE ISTITUZIONI CALDEE SONO STATE
TRASFERITE DA BAGHDAD
PER
RAGIONI DI SICUREZZA
ANKAWA. = E’ stato inaugurato l’11 gennaio, ad Ankawa, nel Kurdistan iracheno, il Seminario maggiore caldeo di Saint Peter e il Babel College, l’unica facoltà teologica cristiana in Iraq,
gestita dalla Chiesa caldea. Come riferiscono
l’agenzia Sir e AsiaNews,
le due istituzioni caldee sono state trasferite da
Baghdad, loro sede originaria, dopo essere rimasti chiusi per mesi a causa
della crescente insicurezza. L’inizio dell’anno accademico è stato segnato
dalla celebrazione di una Messa nella chiesa caldea
di Mar Eliya, presieduta dal rettore, mons. Jacques Isaac. Tra i fedeli, anche il Patriarca vicario caldeo, mons. Andraous Abouna, e Sarkis Aghajan, ministro delle Finanze del governo regionale curdo che, come cristiano, ha voluto partecipare “per
segnalare l’ospitalità che il governo curdo è
disposto a offrire ai cristiani”. Secondo quanto riporta il sito Baghdadhope, il college registra già l’iscrizione di
studenti sia nella sezione teologica che in quella filosofica, oltre ai 35
seminaristi. Fonti di AsiaNews a Baghdad, che mantengono l’anonimato, raccontano che ormai i cristiani rimasti in città
sono solo i più poveri, le famiglie che non possono permettersi di trasferirsi
altrove. “Per il resto – aggiungono – sono tutti fuggiti”. Il quartiere storico
dei cristiani, Dora, è in mano alle milizie sunnite e
muoversi all’interno della capitale diventa sempre più difficile e pericoloso:
“Se si vuole entrare o uscire da un quartiere – racconta la fonte –
bisogna chiedere il permesso alle milizie che lo controllano, altrimenti si è
certi di finire rapiti o uccisi”. (R.M.)
SYED SHAHABUDDIN, EX DEPUTATO E PRESIDENTE
DELL’UNIONE DEI MUSULMANI
INDIANI, DICE “NO” ALLA LEGGE ANTI-CONVERSIONE PRESENTATA AL GOVERNO DELL’HIMACHAL
PRADESH. “PRODURRÀ UN EFFETTO NEGATIVO IN TUTTA L’UNIONE”, SCRIVE IN UNA LETTERA
A SONIA GANDHI
DELHI. = Syed Shahabuddin, ex deputato e presidente
dell’Unione dei musulmani indiani, invita a fare marcia indietro
sulla legge anti-conversione presentata in questi giorni al governo dell’Himachal Pradesh. In una lettera
aperta indirizzata a Sonia Gandhi, il leader
musulmano ha chiesto espressamente
l’abrogazione della legge che prevede pene severe per chi
costringe o induce alla conversione. “Produrrà un effetto negativo in tutta
l’Unione – ha affermato – e non è giustificata da alcun dato attendibile, viste
le piccole dimensioni della comunità cristiana ed il suo egregio
comportamento”. Come riferisce AsiaNews, Shahabuddin ha chiesto alla presidente del Congresso
indiano di intervenire “affinché il governo dell’Himachal Pradesh non presenti
il testo al suo governatore, per essere firmato: esso deve morire di morte
naturale”. Sullo stesso argomento si è espresso anche Abraham Mathai, segretario generale dell’All India Christian Council
che, sempre a Sonia Gandhi, scrive: “E’ necessario
intervenire contro una legge che cerca di strangolare lo spirito di libertà dei
cittadini indiani”. (A.D.F.)
È VIVO
E STA BENE PADRE LUCIO BOLA, IL MISSIONARIO CATTOLICO SCOMPARSO
IL 31
DICEMBRE A MINDANAO, NELLE FILIPPINE. NE È “QUASI
CERTO”
IL SINDACO DI CAGAYAN DE ORO, IMPEGNATO NELLE INDAGINI,
CHE ESCLUDE UN COINVOLGIMENTO DEI RIBELLI COMUNISTI DEL NEW PEOPLE’S ARMY
CAGAYAN DE ORO. = È vivo ed è al sicuro padre Lucio Bola, il missionario cattolico sparito lo scorso 31
dicembre a Mindanao, nel sud delle Filippine. A
sostenerlo è Vicente Emano, sindaco di Cagayan De Oro, nella provincia orientale di Misamis, che ieri ha dichiarato di essere “quasi certo che
il sacerdote è vivo e sta bene e non è nelle mani del New People’s Army”, il
braccio armato del Partito comunista delle Filippine. Sulla base di fonti che
non ha voluto rivelare – riferisce AsiaNews - Emano
si è detto “quasi certo” anche del luogo in cui si trova padre Bola, suggerendo di indagare meglio nel passato della
famiglia per trovare una pista investigativa. Il fratello del missionario è
stato assassinato nel 1980, perché sospettato di essere membro del movimento
comunista. Padre Bola, che lavora presso il seminario
scalabriniano nel villaggio di Pardo a Talisay, Cebu, nelle Filippine
Centrali, era tornato dalla sua famiglia a Mindanao,
per trascorrere le feste. L’ultima volta è stato visto il 31 dicembre
sull’autostrada di Balingasag, probabilmente in attesa dell’autobus che lo doveva portare in un’altra
città. Il primo cittadino di Cagayan De Oro ha
spiegato che l’ultimo contatto con il missionario risale a pochi giorni dopo la
sua scomparsa: il 2 gennaio avrebbe infatti telefonato
al seminario scalabriniano di Cebu.
(R.M.)
LA PREVISTA CRESCITA ECONOMICA IN AFRICA DEL 5,6% È INSUFFICIENTE
PER RIDURRE LA POVERTÀ E MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI VITA NEL CONTINENTE:
LO RIVELA IL RAPPORTO ONU
SULLA ‘SITUAZIONE ECONOMICA
MONDIALE E PROSPETTIVE’ 2007
NEW YORK. = La prevista crescita economica in
Africa di circa il 5,6% nel 2007 rappresenta una “svolta importante rispetto ai
precedenti decenni di stagnazione”, ma è “insufficiente
per raggiungere gli obiettivi di sviluppo che ridurrebbero sensibilmente la
povertà e migliorerebbero le condizioni di vita nel continente”. Lo sostiene il
Rapporto annuale ONU sulla ‘Situazione economica mondiale e prospettive’,
secondo cui “la maggior parte dei Paesi africani non sono stati capaci di
sostenere sufficientemente sul medio termine gli alti tassi di crescita”. Il documento,
citato dall’agenzia Misna, riferisce che, tra il 1998
e il 2006, solo 7 nazioni sulle 52 monitorate dalla Commissione economica per
l’Africa delle Nazioni Unite (ECA) hanno conseguito una crescita media del
prodotto interno lordo superiore al 7%. Questo aumento, tuttavia, non è stato
sempre convertito in maggiori posti di lavoro, uno dei requisiti indispensabili
per dimezzare la povertà. “La situazione deve cambiare e gli Stati africani
devono sviluppare le loro industrie di trasformazione”, ha osservato Hakim Ben Hammouda, direttore
dello sviluppo economico, finanziario ed economico dell’ECA. Anche la mancanza
di infrastrutture efficienti ostacola il conseguimento di tassi di crescita
alti e sostenibili. Secondo lo studio, l’Africa ha una densità stradale
inferiore a sette chilometri ogni 100 chilometri quadrati, mentre in America
latina è di 12 e in Asia 18. Inoltre, – si legge – “nonostante una sostanziale
dotazione di risorse energetiche, meno del 30% della popolazione africana ha
accesso all’elettricità”. Dati che, conclude il Rapporto, costituiscono a loro
volta “una condizione critica per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo
nazionali”. (R.M.)
NASCE,
IN DARFUR, IL MOVIMENTO PER LA LIBERAZIONE DEL GRANDE SUDAN
(GSLM), FORMAZIONE POLITICO-MILITARE DELL’ALA DISSIDENTE
DEL
“MOVIMENTO PER LA LIBERAZIONE DEL SUDAN” (SLM)
KHARTOUM.= A causa di forti tensioni e contrasti
all’interno del principale gruppo ribelle del Darfur,
il “Movimento per la liberazione del Sudan” (SLM), un’ala dissidente ha dato origine a una nuova formazione politico-militare, che si è
autodefinita “Movimento per la liberazione del Grande Sudan” (GSLM). Al centro
della disputa – riferisce l’agenzia MISNA - l’accordo di pace che l’SLM ha firmato nel maggio del 2006 ad Abuja,
in Nigeria, col governo di Khartoum. In un ampio
proclama, il GSLM annuncia che continuerà la “campagna politica e militare
contro il regime di Khartoum”, sostenendo che la
strategia del governo centrale “è quella di distorcere le componenti
demografiche” del Darfur, attraverso “politiche di
pulizia etnica, persecuzione ed espulsione nei Paesi vicini, per creare nuove
realtà sul terreno”. Il GSLM ha inoltre accusato l’Unione Africana (UA) di non
essere riuscita “ad ottenere nulla in Darfur, né sul
piano della sicurezza e della stabilità, né su quello dei risultati politici ai
negoziati di Abuja”. In un comunicato proveniente da
Londra, inoltre, il neo-nato movimento critica la comunità internazionale,
rappresentata a suo dire dal Consiglio di sicurezza dell’ONU, che “ha fallito
nella protezione delle popolazioni del Darfur dalle
atrocità commesse dal regime sudanese”. Le rivendicazioni politiche, come
accade dall’inizio della crisi nel 2003, riguardano la “centralizzazione” del
potere politico da parte delle autorità di Khartoum e
la conseguente “marginalizzazione” di gran parte dei
sudanesi, cui è negato “l’esercizio del potere, l’accesso alle ricchezze e
soprattutto la sottomissione a un’egemonia culturale”. (A.D.F.)
DA UN GRUPPO DI RICERCATORI SCOZZESI, LE PRIME GALLINE
TRANSGENICHE
CHE PRODUCONO UOVA-FARMACO ANTICANCRO
EDIMBURGO. = Un gruppo di ricercatori del Roslin Institute di Edimburgo, in
Scozia, lo stesso in cui nacque la prima pecora
clonata, Dolly, sono riusciti a ottenere galline geneticamente
modificate che depongono delle uova contenenti proteine utilizzabili in futuro
per la messa a punto di farmaci anticancro “in quantità e a basso costo”.
Nell’arco di 15 anni, nell’istituto scozzese sono state allevate cinque
generazioni di galline transgeniche, per un totale di
500. Alcune galline sono state sottoposte a modificazione genetica affinché deponessero
uova contenenti nell’albume miR25, un anticorpo che ha
il potenziale per curare il melanoma cutaneo; altre hanno deposto uova con
interferone umano b-1a, che può essere usato per impedire ai virus di
moltiplicarsi nelle cellule. Il Roslin Institute ha avvertito che le ricerche potrebbero
richiedere altri cinque anni perché comincino gli esperimenti sui pazienti e 10
perché vengano prodotti medicinali ad hoc. (R.M.)
DEDICATO
ALLA SESSUALITA’ IL NUMERO DI GENNAIO DI
“E-PILGRIMAGE”,
NEWSLETTER
DELLA GMG DI SIDNEY 2008
ROMA.= Il tema della sessualità al centro dell’edizione di
gennaio di “e-pilgrimage”, la newsletter del comitato
organizzatore della Giornata mondiale della gioventù di
Sidney 2008. “Nel mondo moderno – scrive mons. Anthony
Fisher, che firma l’editoriale,
citato dall’agenzia Sir - l’importanza del sesso è
spesso sopravvalutata, come se non fosse possibile essere felici senza aver
avuto rapporti sessuali, oppure sminuita, resa volgare e banale, come se il
sesso fosse una qualunque delle funzioni umane”. “Sappiamo bene – prosegue
mons. Fisher - che il corpo, la sessualità e la
fertilità sono beni preziosi e importanti, attraverso i quali esprimere gli
aspetti più nobili dei rapporti umani, che però possono anche essere utilizzati
per ferire e sfruttare”. Per indirizzare la riflessione dei giovani sul tema e
la loro preparazione in vista della GMG a Sidney, la newsletter propone delle
lezioni di Giovanni Paolo II sul dono e il significato della sessualità. Il
numero di gennaio presenta, inoltre, l’amore fisico nella tradizione cattolica,
“dal Canto dei Cantici della Bibbia all’Enciclica di Benedetto XVI ‘Dio è amore’, per arrivare a far conoscere Luigi e Maria Beltrame
Quattrocchi, la prima coppia moderna di sposi beatificati”. (A.D.F.)
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15 gennaio 2007
- A cura di
Eugenio Bonanata -
Ore decisive per la soluzione della crisi israelo-palestinese. Il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, impegnata in una
lunga missione in Medio Oriente, stamani ha incontrato il premier israeliano, Ehud Olmert. Al termine del
colloquio la stessa Rice è partita alla volta
dell’Egitto, per un incontro con il presidente Mubarak.
Ce ne parla Giancarlo
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Un faccia a faccia riservatissimo di oltre tre ore tra
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Nonostante le sanzioni del Consiglio di Sicurezza
dell’ONU, l’Iran intende proseguire nell’installazione di 3.000 centrifughe per
l’arricchimento dell’uranio. Lo ha confermato un portavoce del governo di Teheran secondo il quale si avvia a completamento il
progetto iraniano per la produzione di combustibile nucleare.
Giornata storica oggi in Nepal. Il Parlamento ad interim,
riunito per la prima volta a Kathmandu, ha approvato
una nuova Costituzione, in vista delle elezioni democratiche di giugno. Un
appuntamento che segue decenni di monarchia assoluta in uno dei Paesi più
poveri al mondo e dopo scontri tra maoisti e fedelissimi del re Gyanendra, con un bilancio di oltre 13.000 morti. Dopo
l’estromissione del monarca, i guerriglieri del leader Prachanda
hanno scelto ora di deporre le armi e sedere in Parlamento. Ma la loro forza
politica cosa rappresenta per il futuro del Nepal? Da Kathmandu,
risponde Valeria Tanisi, della ONG Gruppo Relazioni Transculturali:
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R. - Oggi i maoisti rientrano in un processo democratico,
nel senso che da oggi sono riconosciuti come partito politico. Quindi è un
momento importante perché è quello che si era prospettato come soluzione.
D. - Eppure non tutti i ribelli hanno seguito il leader Prachanda, sulla via del disarmo. Ci sono pericoli?
R. - Non tutti i ribelli hanno consegnato le armi e ancora
ci sono delle trattative in corso perché secondo alcuni ribelli maoisti, il
consegnare le armi dovrebbe essere una cosa da ambo le parti. Chiedono anche
all’esercito nepalese di deporre le armi. Dopo di che, tutto ancora è
possibile, perché ci sono depositi di armi dei maoisti ancora non conosciuti.
D. - Con le elezioni di giugno a cosa si dovrà puntare?
R. - Ora il processo avviato è un processo democratico.
Per i nepalesi, per la società civile potrebbe rappresentare davvero una
possibilità di aprirsi al mondo di oggi?
D. - Il Nepal è uno dei Paesi più poveri al mondo. Quali
sono le emergenze oggi?
R. - I problemi sono tanti, con la monarchia assoluta non
è stato possibile affrontare problemi riguardanti la sopravvivenza della gente.
I problemi sono vari, la scuola, l’istruzione, il lavoro, le condizioni
primarie di vita. Per cui è un momento di gran fermento ma di gran lavoro,
anche rispetto alla parte legislativa. Ci sono tanti gruppi che ora sono al
lavoro per proporre leggi e tutele di base di diritti civili.
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La Cina e l’ASEAN, l’Associazione dei
Paesi del Sudest asiatico, hanno siglato un’intesa in vista della creazione
della più grande area di libero scambio al mondo. Secondo il Financial Times, l’accordo
riguarda settori come le banche, la sanità, la scuola e i trasporti. Sul fronte
della sicurezza energetica, prevista l’apertura dei mercati, la riduzione dei
consumi e il taglio delle emissioni di gas serra. L’accordo, che entrerà in
vigore a luglio, è stato raggiunto a margine del vertice regionale
dell’Associazione in corso a Cebu, nelle Filippine.
Il ministro dell’Interno francese, Nicolas Sarkozy, è stato candidato ufficialmente dal suo partito,
l’Unione per un Movimento Popolare, alle presidenziali di primavera. Tra i
punti del programma di Sarkozy, designato con il
98.1% dei voti degli iscritti al partito, l’opposizione all’ingresso della
Turchia nell’UE. Alle presidenziali, che si svolgeranno il 22 aprile e il 6
maggio, Sarkozy dovrà affrontare la socialista Ségolène Royal. Ce ne parla
Francesca Pierantozzi:
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Nessuna nota stonata alla solenne cerimonia di investitura
di Nicolas Sarkozy. Il ministro degli
Interni francese è stato ufficialmente designato candidato del partito
neogollista alle presidenziali di aprile, davanti a 80.000 militanti in festa e
forte di un 98, 1 % di gradimento ottenuto alle primarie. I rischi di qualche
stonatura c’erano, viste le spaccature che ancora dividono
i neogollisti. Il presidente Jacques Chirac è rimasto estraneo e rigorosamente assente
dall’evento, anche se Sarkozy ha tenuto a
ringraziarlo in apertura del suo discorso. Sorrisi e strette di mano anche col
primo ministro Dominique De Villepin
che non ha votato per Sarkozy, ma è comunque rimasto
al congresso per ben 35 minuti. Per Nicolas Sarkozy è
ora il momento del “rassemblement”. Il candidato ha
evitato di citare il nome della sfidante socialista, Ségolène
Royal, e ha preferito mettere l’accento sul
programma. Se la parola d’ordine è rottura tranquilla, all’ordine del giorno
c’è la lotta contro l’immigrazione clandestina, il servizio civile obbligatorio
per sei mesi, un tetto di imposizione fiscale abbassato al 50%, il no alla
Turchia in Europa e un trattato semplificato da sostituire alla costituzione
europea. Sarkozy ha ora meno di 100 giorni per convincere.
I sondaggi continuano a darlo in testa a testa con la sua rivale Ségolène Royal.
Francesca Pierantozzi, da
Parigi, per
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L’accordo per risolvere la disputa sull’energia tra Russia
e Bielorussia è stato un buon compromesso e Minsk ha
ottenuto un sussidio pari a 5,8 miliardi di dollari per il 2007. Lo ha detto il
presidente russo, Vladimir Putin, che secondo
l’agenzia russa RIA, ha precisato che il supporto della Russia aiuterà la
transizione della Bielorussia verso l'economia di mercato.
Il governo somalo ha deciso la sospensione delle
trasmissioni delle tre principali radio locali ed ha intimato ad al Jazira, l’emittente
televisiva araba satellitare, che ha un grande ufficio a Mogadiscio, di non
effettuare più alcun servizio relativo alla Somalia. Intanto, all’indomani
della proclamazione dello stato d’emergenza e della legge marziale per tre
mesi, la situazione sembra tranquilla a Mogadiscio. E’ tuttavia ancora incerto
il bilancio della sparatoria avvenuta la scorsa notte nella capitale contro un
convoglio di soldati etiopici. Il lungo combattimento avrebbe causato almeno
tre morti e decine di feriti.
Gli ostaggi italiani stanno bene, ma le trattative sono in
stallo. Lo ha fatto sapere il MEND, il Movimento per l’emancipazione del Delta
del Niger, che, dallo scorso 7 dicembre, detiene tre tecnici italiani e uno libanese, sequestrati in un impianto petroliferero
della compagnia italiana ENI.
Il leader emblematico del separatismo in Casamance, nel sud del Senegal, l’abate Augustin
Diamacoune Senghor, è morto
in ospedale a Parigi, dove era ricoverato dallo scorso mese di ottobre. Il
religioso aveva firmato il 30 dicembre 2004 un “accordo generale di pace” con
le autorità di Dakar per porre fine a un conflitto indipendentista in Casamance che, dal
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