RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 13 - Testo della trasmissione di sabato 13 gennaio 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il commento di padre Marko Ivan Rupnik al Vangelo di
domani
CHIESA E SOCIETA’:
Rilasciati in Cina due dei nove sacerdoti cattolici arrestati nel
dicembre scorso
Violato il sito web del
Consiglio delle Chiese del Medio Oriente
In Angola si continua
a morire a causa del colera. Oltre 2.700 le vittime dell’epidemia
Il tasso di
inflazione più alto del mondo appartiene allo Stato africano dello Zimbabwe
In Somalia,
il Parlamento approva l’imposizione della legge marziale
13 gennaio 2007
RATIFICARE GLI STRUMENTI GIURIDICI INTERNAZIONALI
PER FAVORIRE I RICONGIUNGIMENTI E LA TUTELA DELLE
FAMIGLIE IMMIGRATE:
LO CHIEDE BENEDETTO XVI NEL MESSAGGIO PER LA
GIORNATA MONDIALE
DEL MIGRANTE
E DEL RIFUGIATO, CHE SI CELEBRA DOMANI
Le donne che emigrano - per
lavoro, incolumità, spinte dalla disperazione – sono oggi il 49% dei 200
milioni di immigrati totali che attualmente si spostano nel mondo. La cifra rappresenta
la nuova “punta” di un fenomeno una volta prevalentemente a carattere maschile.
Una donna che lascia il proprio Paese vuol dire precarietà anche per i figli,
che normalmente la seguono, vuol dire maggiore instabilità per la famiglia.
Questo è il quadro nel quale si colloca il Messaggio di Benedetto XVI per la
Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che si celebra domani,
intitolata appunto alla “Famiglia migrante”. Il servizio di Alessandro De
Carolis.
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“Già molto si sta lavorando per
l'integrazione delle famiglie degli immigrati, anche se tanto
resta da fare”, osserva il Papa nel suo Messaggio, reso noto a metà
dello scorso novembre. “Esistono - scrive - effettive difficoltà connesse ad
alcuni ‘meccanismi di difesa’ della prima generazione
immigrata, che rischiano di costituire un impedimento per un'ulteriore maturazione
dei giovani della seconda generazione. Ecco perché si rende necessario
predisporre interventi legislativi, giuridici e sociali per facilitare tale
integrazione”. Negli ultimi tempi, prosegue Benedetto XVI, è aumentato il
numero delle donne che lasciano il proprio Paese d'origine alla ricerca di
migliori condizioni di vita, in vista di più promettenti prospettive
professionali. E dunque, sottolinea il Pontefice, “non poche
però sono quelle donne che finiscono vittime del traffico di esseri
umani e della prostituzione”. A questo dramma, che non risparmia neanche i minori,
si aggiunge quello dei difficili ricongiungimenti familiari, addirittura laceranti quando i membri di una stessa famiglia sopravvivono
nei campi di accoglienza.
Nell’incoraggiare la ratifica
della Convenzione Internazionale del 2003 per la protezione dei diritti di
tutti i lavoratori migranti, che parla esplicitamente anche dei membri delle
loro famiglie, Benedetto XVI esorta in particolare gli organismi della Chiesa a
farsi carico dell’assistenza umana e pastorale verso gli immigrati, nel cui
novero vanno considerati pure gli studenti stranieri. Lo spirito di questo
servizio, reso a chi parte in cerca di una nuova patria, deve ispirarsi, indica
il Papa, alla contemplazione di Gesù, Maria e Giuseppe, costretti alla fuga in
Egitto. In questo dramma, dice Benedetto
XVI, “intravediamo la dolorosa condizione di tutti i migranti, specialmente dei
rifugiati, degli esuli, degli sfollati, dei profughi, dei perseguitati. Intravediamo
le difficoltà di ogni famiglia migrante, i disagi, le umiliazioni, le
strettezze e la fragilità di milioni e milioni di migranti, profughi e
rifugiati. La Famiglia di Nazaret riflette l'immagine
di Dio custodita nel cuore di ogni umana famiglia, anche se sfigurata e
debilitata dall'emigrazione”.
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UDIENZE
Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina un altro gruppo
di presuli della Conferenza episcopale della Regione Campania, in visita "ad Limina", il cardinale Jorge
Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires e
presidente della Conferenza episcopale argentina, con i due vice-presidenti,
mons. Luis Héctor Villalba, arcivescovo di Tucumán,
e mons. Agustín Roberto Radrizzani,
vescovo di Lomas de Zamora,
e con il segretario generale, mons. Sergio Alfredo Fenoy,
vescovo di San Miguel; quindi ah ricevuto il sig. Guillermo León Escobar-Herrán, ambasciatore di Colombia, in visita di
congedo. Il Papa riceverà questo
pomeriggio il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per
i Vescovi.
COMPIE 50 ANNI IL FORUM ECUMENICO DELLA CONFERENZA
DEI SEGRETARI
DELLE
COMUNIONI CRISTIANE MONDIALI. IL PAPA: L’UNITA’ DEI CRISTIANI
E’
NECESSARIA PER DARE RAGIONE AL MONDO DELLA SPERANZA CHE E’ IN NOI
-
Intervista con l’arcivescovo Brian Farrell -
Quest’anno ricorre il 50.mo
anniversario dalla costituzione della Conferenza
dei Segretari delle Comunioni Cristiane Mondiali: si tratta di un forum che
riunisce le comunità ecclesiali di tutto il mondo con lo scopo di promuovere
l’unità dei cristiani. Ogni anno l’organismo tiene una riunione: quest’anno i
partecipanti sono stati ricevuti dal Papa. In quest’occasione, Benedetto XVI ha
affermato con forza che, nonostante le difficoltà, non si può tornare indietro
sulla via dell’ecumenismo. Su queste riunioni annuali ascoltiamo l’arcivescovo
Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio
per la promozione dell’unità dei cristiani, al microfono di Giovanni Peduto:
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R. – Quest’anno abbiamo tenuto la riunione annuale di
questo gruppo qui a Roma. Si tratta di
un gruppo che per sua natura, per metodo di lavoro, non richiama l’attenzione
su di sé. Si tratta di una riunione in cui quelli che si chiamano Segretari generali delle Comunioni si
radunano per poter parlare in tutta libertà delle difficoltà, delle tensioni,
ma anche dei possibili punti di lavoro e di collaborazione insieme e del modo
di superare le difficoltà nel cammino ecumenico.
D. – Qual è il loro metodo operativo, quali risultati
scaturiscono da questi incontri?
R. - Si tratta di una riunione che ha dato negli anni
grandi frutti, perchè in un clima di crescente mutua fiducia si è potuto dare
inizio a diversi dialoghi importanti, bilaterali. Qui si tratta, però, di
quello che si chiama ‘ecumenismo multilaterale’, visto
che in queste riunioni partecipano praticamente tutte quelle comunioni
cristiane, quei gruppi, Chiese che sono internazionali e vanno da quelli che
sono meno strutturati, meno liturgici, come i quaccheri, l’esercito della
salvezza, passando per i metodisti, gli anglicani, i luterani, gli evangelici e
i pentecostali, fino ai più strutturati, come siamo noi cattolici e gli
ortodossi. Tutti partecipiamo, tutti parliamo con grande franchezza, libertà. E
tutti, con quella mutua stima che caratterizza i dialoghi ecumenici, cerchiamo
di trovare un cammino per migliorare i rapporti anche nelle situazioni locali
in cui continuano sempre ad esserci delle tensioni e delle difficoltà.
D. – Dal momento che l’ultimo incontro si è svolto a Roma,
vi è stata anche una udienza con il Santo Padre ….
R. - In questa occasione il Santo Padre ha ricevuto il
gruppo, ha avuto con loro uno scambio di idee, insistendo in particolare, sul
fatto che malgrado alle volte sembri che il progresso
sia lento, che le difficoltà continuino e alle volte aumentino, non possiamo
tornare indietro. Lui, infatti, ha parlato del fatto che tutti i cristiani sono
convinti che il mondo abbia bisogno di una nuova evangelizzazione e sono
coscienti del fatto che le nostre divisioni debilitano questo sforzo. Pertanto,
abbiamo tutti una grande responsabilità, nel cercare
un cammino in avanti. La posta in gioco, ha detto il Papa, è troppo alta per
tornare indietro. Sappiamo che se i cristiani devono dare ragione della
speranza che è in noi al mondo di oggi - è il cuore della nostra fede - dobbiamo cercare
questa unità.
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PIU’
COOPERAZIONE CONTRO IL TERRORISMO E UN PIU’ RAZIONALE
USO
DELLE
RISORSE: AL CENTRO DELLA RELAZIONE PER L’INAUGURAZIONE
DELL’ANNO
GIUDIZIARIO IN VATICANO. POSITIVO IL BILANCIO PER IL 2006:
SMALTITI PRATICAMENTE TUTTI I PROCEDIMENTI SOPRAVVENUTI
“Aver richiamato l’attenzione sullo stato attuale della
giustizia vaticana e sulla necessità di evitare rischi di involuzione”: è lo
scopo dichiarato della relazione presentata questa mattina dal promotore di
giustizia Nicola Picardi all’apertura dell’Anno
giudiziario 2007 del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Tra le
priorità emerse, nuove forme di cooperazione contro il terrorismo internazionale,
con un’apertura alla possibilità di aderire all’accordo di Schengen.
Il servizio di Fausta Speranza:
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“La giustizia vaticana, durante il 2006, è stata in grado
di smaltire un numero di procedimenti sostanzialmente equivalenti a quelli
sopravvenuti” per il tribunale e del 99,2 % per
l’Ufficio del promotore di giustizia. Si parla di 341 procedimenti civili e 486
procedimenti penali esaminati. Tutto ciò grazie anche alla nomina, alla fine
del 2005, di un promotore di giustizia aggiunto. Nomina
seguita a fine 2006 da quella di un giudice aggiunto, che darà ulteriori
frutti positivi. Sono i primi dati emersi in relazione all’anno
appena concluso. C’è poi lo sguardo ad un periodo più lungo che può far
emergere una tendenza. Considerando gli ultimi 8 anni, per quanto riguarda i
procedimenti civili c’è un incremento del 19,40% (che cresce se lo sguardo
arriva al dopo 1972). Per quanto riguarda i procedimenti penali, si segnala un
decremento del carico del giudice unico, per effetto della depenalizzazione
decisa con legge del 1994, ma per il promotore di giustizia il carico è salito
sul lungo corso dal 1972. In definitiva, in generale è “progressivo l’aumento
del carico del lavoro dei diversi uffici” e quindi più che opportune le nomine
già dette.
Restano osservazioni per garantire l’efficienza, cioè per
continuare a lavorare al meglio, sottolineando l’esigenza di evolversi in correlazione con le mutate situazioni politico-sociali” e
sottolineando anche un aumento, anche se lieve, della durata dei procedimenti
penali avanti il Tribunale: nel 2005 era in media di 320, nel 2006 è aumentata
a 365 giorni. Ma va detto anche che le istruttorie sommarie presso il Promotore
di giustizia hanno segnato invece una diminuzione: richiedevano in media 270,6
giorni, oggi durano 177,9 giorni.
Questi i suggerimenti: “un più
razionale utilizzo delle risorse disponibili”, in particolare continuando a
lavorare su un alleggerimento delle attribuzioni del giudice unico e sulle
funzioni degli ausiliari di giustizia. Per alcuni casi è citato come modello di
riferimento il Cantone di Zurigo. Ed è poi auspicata “una diversa ripartizione
del volume di affari fra tribunale e giudice unico, al fine di ottenere migliori
livelli di produttività”.
Ci sono poi le considerazioni legate alla realtà sempre più
globale. “Il fenomeno del terrorismo internazionale – si legge - sembra
richiedere forme nuove di cooperazione finalizzate alla conciliazione della
libertà di circolazione delle persone con il perfezionamento di misure a tutela
della sicurezza”. “Sotto questo profilo si torna a sottolineare, in questa
sede, l'opportunità di esaminare, con ogni possibile ponderazione, l'eventuale
adesione dello Stato della Città del Vaticano all'Accordo di Schengen del 14 giugno 1985 e alla relativa Convenzione del
19 luglio 1990, aperti anche a Stati non aderenti all'Unione Europea”.
Inoltre, “le cause assumono una maggiore complessità e
travalicano, sempre più spesso i confini statuali”. Dunque si auspica “la
stipula di adeguati accordi bilaterali ovvero con l’adesione a convenzioni
plurilaterali”, al fine di migliorare la cooperazione. Cooperazione che
dovrebbe estendersi non solo in ambito processuale ma anche a quello
informativo, investigativo e di polizia. Il tutto “salvaguardando le
peculiarità dell’ordinamento giuridico vaticano”.
“La dimensione territoriale della Città del Vaticano – viene sottolineato nella relazione di Picardi
– “sembra imporre quanto meno un adeguamento agli standard comunitari”, per
informazioni e misure di polizia ma anche in tema di passaporti. A questo
proposito, si esprime soddisfazione per la “partecipazione della Gendarmeria
vaticana, a novembre scorso, al primo incontro per i capi delle strutture di
polizia dei 56 Paesi aderenti all’OSCE, ma lo si
definisce un “primo passo per futuri fruttuosi incontri”.
A proposito della situazione particolare di enclave va
sottolineato un dato: sono 492 le persone che effettivamente abitano in
Vaticano (cittadini sono 527, di cui però 287 sono
diplomatici e membri di rappresentanze pontificie all’estero e dunque non
residenti ma ci sono poi i 252 residenti non cittadini). Se si rapporta il
numero di procedimenti civili e penali a queste 492 persone il carico sale
rispettivamente al 69% e al 98,7%. Dati anomali che però vanno spiegati con il
fatto che ogni anno in Vaticano transitano 18 milioni di pellegrini e di turisti
e con la considerazione che il Vaticano ha rapporti con tutto il mondo. Dunque
ad esempio molti furti riguardano persone di passaggio o procedimenti istaurati
nello Stato del Vaticano riguardano parti residenti all’estero o contratti
stipulati all’estero. Quanto alla tipologia di reati, “nel 2006 la stragrande
maggioranza dei procedimenti riguarda furti per i quali è ancora alta la percentuale
dei casi in cui i responsabili rimangono ignoti, anche perchè per lo più si
rifugiano in Italia e pertanto subentra la giurisdizione del giudice italiano,
ai sensi dell'art. 22 del Trattato Lateranense”. Dopo i furti, “altri reati
registrati di frequente sono le appropriazioni indebite, le truffe, i falsi e i
peculati''.
Gli “aggiustamenti prospettati ed i problemi segnalati
costituiscono soltanto prime ipotesi di lavoro”, si legge nelle considerazioni
conclusive a firma di Picardi. Obiettivo ultimo è –
sottolinea – “mantenere un apparato giudiziario agile ed armonico nella sua
organicità, in grado di amministrare una giustizia sempre equa, tempestiva ed autorevole.
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LE NUOVE SFIDE DEI
POPOLI ASIATICI ALLA LUCE DELLA DOTTRINA SOCIALE
DELLA CHIESA SARANNO DISCUSSE IN UNA CONFERENZA
CONTINENTALE PROMOSSA
DAL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE,
DALLA FEDERAZIONE
DELLE CONFERENZE
EPISCOPALI DELL’ASIA
E DALLA CONFERENZA EPISCOPALE THAILANDESE, A BANGKOK,
DAL
25 AL 27 GENNAIO PROSSIMI
“Tra antiche e nuove forme di povertà disumanizzante
e insensata violenza, come pure di individualismo materialista ed edonista, nel quadro di una emergente straordinaria
crescita economica, si dibattono oggi i popoli asiatici in cerca di un
necessario equilibrio che assicuri al Continente giustizia e pace. Per
La Conferenza che avrà luogo nel Centro di promozione
pastorale “Baan Phu Waan”, a Sampran, nei pressi
della capitale thailandese, sarà introdotta dal presidente del dicastero,
cardinale Renato Raffaele Martino, con il saluto augurale dell’arcivescovo di
Bangkok, cardinale Michael Michai
Kitbunchu, e del presidente della Federazione delle
Conferenze episcopali asiatiche, arcivescovo Orlando B. Quevedo.
Tra i numerosi relatori della
Conferenza, che si articolerà sui fronti del contesto ecclesiale,
socio-economico, socio-politico, familiare e internazionale, figurano: il capo
della Divisione degli Studi Cristiani dell’Università di Madras, in India, Felix Wilfred; la segretaria
generale della Commissione Giustizia e Pace di Hong Kong, Lina Chan; il mass-mediologo indiano, Allwyn Fernandes; la direttrice
dell’Istituto Pastorale di Singapore, Wendy Louis e ben 16 presidenti di Conferenze episcopali
asiatiche, dal Bangladesh a Hong Kong, dall’Indonesia alla Corea, al Giappone,
all’India, dalla Mongolia al Pakistan, al Vietnam e alle Filippine.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Un articolo di Andrea Riccardi dal titolo "La pace è il vero realismo":
il discorso di Benedetto XVI al Corpo Diplomatico.
Servizio estero - Somalia: migliaia di bambini
"in ostaggio" dell'atroce logica della guerra.
Servizio culturale - Un articolo di Maria Maggi dal titolo "Siccità e ritiro dei ghiacciai
mettono a rischio il futuro del pianeta": allarme della Commissione Europea
per i gravi rischi derivanti dal surriscaldamento dell'atmosfera dovuto alle
emissioni gassose.
Servizio italiano - Governo; fondi per il
Sud e presto le riforme. Il bilancio del vertice di Caserta.
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13 gennaio 2007
I
VESCOVI POLACCHI CHIEDONO DI ESSERE ESAMINATI
SUL LORO PASSATO DURANTE IL REGIME
COMUNISTA.
ATTENZIONE ALLA CONTRAFFAZIONE DEI
DOCUMENTI
CON MIRE DESTABILIZZANTI
Tutti i vescovi polacchi si sottoporranno ad una verifica
sul loro passato durante il regime comunista. E’ quanto è stato deciso durante
la riunione straordinaria dell'Episcopato polacco ieri a Varsavia.
Un’operazione di trasparenza che segue alle dimissioni dell’arcivescovo di
Varsavia Stanislaw Wielgus
dopo aver ammesso le sue responsabilità nella collaborazione con i servizi
segreti del passato regime comunista polacco. Durante la riunione è stato
sottolineato come gli immensi archivi dell’ex regime, che risultano anche
manipolati, siano stati utilizzati finora solo per aggredire personalità
ecclesiastiche. Da Varsavia, Giuseppe d’Amato:
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Tutti i vescovi polacchi hanno chiesto di essere esaminati
dalla Commissione storica ecclesiastica nazionale. In tutte le diocesi del
Paese verranno
create delle commissioni locali a cui i sacerdoti potranno rivolgersi. Queste
le principali decisioni adottate in seno alla Conferenza episcopale polacca. In
marzo verrà costituita una ulteriore Commissione
storica ecclesiastica nazionale, allargata anche a storici e giuristi. L’IPN,
l’Istituto per la memoria nazionale, quello che gestisce tutti gli archivi,
fornirà l’ausilio necessario. L’esito delle verifiche verrà
successivamente trasmesso alla Santa Sede. I sacerdoti che vorranno rivolgersi
alla giustizia civile, lo potranno fare come semplici cittadini polacchi. In
un’affollatissima conferenza stampa il vescovo Piotr
Libera, segretario generale della Conferenza episcopale, ha dichiarato che
Da Varsavia, per
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E sulle vicende che in questi giorni
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R. – Sono contento. La comunicazione è essenziale. Il
deficit di comunicazione in tutti i campi è dannoso, è micidiale, e impedisce
di prendere delle decisioni maturate, fondate anche, e di avere un
discernimento soprattutto sulla autenticità o sulla contraffazione dei cosiddetti
documenti. E voglio sottolineare l’importanza di questo per tutti, non solo per
gli ecclesiastici, ma per chiunque sia implicato in atteggiamenti del passato
collaborativi con qualsiasi tipo di regime. Bisogna poter operare un
discernimento della documentazione tra ciò che è autentico e ciò che è
invenzione, ciò che è contraffazione, e che mira a delle strategie
destabilizzanti che non sono accettate in nessun campo. Sarei contento che questo screening si
facesse – io l’ho già mandato a dire alle autorità competenti – anche per tutti
i funzionari non solo dei partiti, ma dell’amministrazione pubblica o per i funzionari
che hanno ruoli politici nella società polacca e anche altrove, negli altri
Paesi dell’Europa orientale.
D. – Ma lei non critica la stampa per aver fatto il suo
dovere …
R. – Certo è stupefacente che i documenti, i dossier,
siano accessibili facilmente ai giornalisti e meno accessibili a chi ne avrebbe
il diritto sacrosanto.
D. – E’ possibile dire da adesso quali sono i tempi della
nomina del nuovo arcivescovo di Varsavia?
R. – Ma scusate, questo è “in mente Dei”! Come fare a dire
i tempi! Non posso dire ancora i tempi. Io sto pregando, sto riflettendo con il
Santo Padre e con i collaboratori e così si vedrà…
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IL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO
TARCISIO BERTONE HA VISITATO IERI A ROMA
LA SEDE DELLA PRESIDENZA NAZIONALE
DELL’AZIONE CATTOLICA ITALIANA.
IL PRESIDENTE LUIGI ALICI: VOGLIAMO
IMPEGNARCI
CON UNA PRESENZA PIÙ ATTIVA NELLA
CHIESA
- Intervista con Luigi Alici -
Nell’anno dedicato alla comunicazione, il secondo di un
triennio che punta al rinnovamento del progetto formativo, l’Azione Cattolica
Italiana ha presentato ieri pomeriggio a Roma la sua nuova rivista mensile
Segno. Alla conferenza stampa ha preso parte il cardinale segretario di Stato
Tarcisio Bertone, invitato ad inaugurare la nuova cappella della Presidenza
dell’Azione Cattolica dedicata ai santi e ai beati dell’associazione che
quest’anno celebra 140 anni dalla nascita dei suoi primi due circoli. Il
servizio di Tiziana Campisi:
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Punta alla formazione dei responsabili diocesani, alla
ristrutturazione dei suoi mezzi di comunicazione anche con forum nel nuovo
portale dialoghi.net e all’apertura a nuovi soci, l’Azione Cattolica Italiana:
lo ha sottolineato ieri il presidente nazionale Luigi Alici, che ritiene essenziale nel mondo
di oggi la presenza di laici che assicurino vitalità alla Chiesa. A lui abbiamo
chiesto a quali orizzonti guarda oggi l’Azione Cattolica:
“L’Azione Cattolica è nata come un’esperienza in cui
doveva accogliere al suo interno, formare, organizzare, qualificare il laicato
cattolico. Oggi, essenzialmente, questo compito che resta nel suo codice
genetico, dev’essere integrato da una nuova stagione
missionaria. L’Azione Cattolica che nasce per accogliere i cristiani che la
Chiesa le affida oggi ha il grande compito di portare alla Chiesa tutta quella
galassia un po’ complessa di non credenti, di semi-credenti, di persone che
hanno voglia di riscoprire la loro fede. L’Azione Cattolica deve andare verso
queste persone. Non deve soltanto coltivare e formare da un punto di vista di
servizio alla catechesi le persone che gravitano nella comunità cristiana. C’è
bisogno di un fortissimo capovolgimento del baricentro dell’Azione Cattolica”.
E sul ruolo dei laici nella Chiesa, questo il commento del
cardinale Bertone:
“La mia presenza esprime una stima
dell’Azione Cattolica e un auspicio certamente di un rilancio dell’Azione
Cattolica; poi, l’apprezzamento, l’ascolto e il rilancio del laicato in tutte
le sue espressioni, in tutte le sue forme, è un dato ormai accolto, consolidato
nella Chiesa universale, anche presso la Santa Sede – io spero di dare anche
qualche ulteriore segnale – di presenza di laici, uomini e donne anche, perché
nel laicato a volte viene un po’ oscurata la presenza femminile ... Spero di
dare dei segnali, anche della presenza ulteriore di uomini e donne nella vita
della Chiesa anche nelle realtà di Roma, della Curia Romana; ma auspico che
questo sia fatto a livello di tutte le Chiese locali”.
Ma su quali
fronti l’Azione Cattolica può offrire una forte testimonianza? Ancora il
cardinale Bertone:
“Il settore della preghiera, della
contemplazione, della comunione, della comunione ecclesiale e della comunione
entro le realtà vitali – famiglia e vita, non solo scienza e vita; quindi
pensiamo al dialogo fede e ragione che è stato portato da grandi uomini
dell’Azione Cattolica; fede e politica; e pensiamo anche al settore della
missione in questi nuovi areopaghi di cui parlava Giovanni Paolo II, e anche
nelle cinque aree che sono state così sottolineate dal Convegno di Verona”.
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GRANDE COMMOZIONE AI FUNERALI DI UNA
DELLE VITTIME DELLA STRAGE DI ERBA.
AI NOSTRI MICROFONI IL PARROCO DON
PAGANINI:
IL PERDONO DEI PARENTI E’
L’EFFICACIA DELLA FEDE
“A fronte del disprezzo della vita
barbaramente manifestato da menti e mani assassine, il Signore ci chiede di
rinnovare il nostro ‘si’ incondizionato alla vita e al
suo rispetto in ogni caso, nella convinzione che essa è dono di Dio”. Lo ha
detto il vicario episcopale per la zona di Lecco, mons. Bruno Molinari, durante i funerali di Paola Galli, mamma
di Raffaella Castagna e nonna del piccolo Youssuf,
una delle quattro vittime della strage provocata da Olindo e Rosa Romano. Ma
quale è la realtà di Erba, la cittadina in cui è avvenuta la strage? Luca
Collodi lo ha chiesto a don Antonio Paganini, parroco
di Santa Maria Nascente, chiesa in cui si sono svolti i funerali:
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R. – Io sono parroco da dieci anni e non penso che Erba
sia una realtà così difficile dove confluiscono disvalori
con esplosioni della portata che sappiamo. Mi pare che qui si respiri quell’atmosfera culturale che è un po’ dilagante, ma la
realtà erbese è di grande tradizione cristiana.
Basterebbe pensare alle numerose case di spiritualità, case anche religiose;
proprio in Erba si contano più di 120 associazioni di volontariato. Si è
trattato di un fatto estraneo alla realtà erbese e si
è provato ancor più sconcerto dato che gli autori sono persone arrivate da
fuori. Sappiamo che questo clima generale di conflittualità va contrastato.
L’impegno che ci assumiamo come parrocchie e anche come istituzioni civili,
riflettendo su quello che è capitato, è di coltivare uno stile di convivenza
diverso; bisogna rifarsi allo stile evangelico di reciproca accoglienza e di
reciproco affetto e stima. Credo che la realtà erbese
abbia bisogno di essere difesa da questa ombra.
D. – Don Antonio, Carlo Castagna, il papà di Raffaella, il
marito di Paola Galli e il nonno del bambino ucciso, ha avuto la forza di
perdonare; questo è un elemento che vorremmo sottolineare anche con lei…
R. – E’ la testimonianza più bella che dimostra
l’efficacia della fede; in certi momenti, se manca questa forza interiore,
anche il perdono diventa una cosa impossibile. Ma se la fede è profonda e ben
radicata rende capace di questi atteggiamenti interiori che sembrerebbero
impossibili.
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“RISPONDERE ALL’APPELLO DEL PAPA A
PREGARE PER LA PACE E CONDIVIDERE,
CON LE POPOLAZIONI CRISTIANE E NON, SOFFERENZE E SPERANZE”:
QUESTO, IL SIGNIFICATO DEL
PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA DELL’UCSI,
L’UNIONE CATTOLICA DELLA STAMPA ITALIANA
- Con noi, Angelo Sferrazza -
“Un pellegrinaggio nella terra della Notizia”: è lo slogan
che accompagna fino al 15 gennaio i partecipanti al pellegrinaggio in Terra
Santa dell’UCSI, l’Unione Cattolica della Stampa Italiana. Un’iniziativa cui
hanno aderito trenta giornalisti “per rispondere all’appello del Papa a pregare
per la pace e condividere, con le popolazioni cristiane e non, sofferenze e
speranze”. Tra i numerosi incontri che finora hanno caratterizzato il pellegrinaggio,
quello a Betlemme con il ministro palestinese del Turismo, Joudeh Morkos. Ce ne parla, al microfono di Roberta Moretti,
il vicepresidente dell’UCSI, Angelo Sferrazza:
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R. – Il ministro ha manifestato due preoccupazioni. Una
certamente di politica generale, che è rappresentata dai problemi con Israele e
soprattutto i problemi relativi al muro che divide, che imprigiona la città di
Betlemme. Naturalmente il ministro ha anche chiesto la solidarietà per il popolo palestinese e
la necessità di spiegare a tutti quale sia la vera situazione, per esempio, di
Betlemme che - ovviamente al di là di Gaza -
fra i territori è quello che soffre maggiormente la situazione del muro.
La presenza dei pellegrini, infatti, praticamente si è annullata: rispetto agli
anni passati siamo al 10 per cento. E soprattutto non è immaginabile che il
flusso dei pellegrini possa aumentare nei prossimi mesi, se non c’è
sicurezza. Il ministro ha fatto
intravedere una prerogativa positiva: ha detto che, forse, addirittura entro
giugno probabilmente si riuscirà a trovare un accordo con Israele e quindi i
Territori potranno entrare nella piena autorità dell’Autorità Palestinese.
D. – Ci può raccontare qualche altro episodio
significativo?
R. – Nella Chiesa della Natività si sono radunate alcune
centinaia di bambini cristiani provenienti dalle varie città dei Territori,
insieme ai loro maestri, ai loro parroci, e c’è stato l’incontro con alcuni
vescovi europei, organizzato dalla Fondazione cristiana ed ecumenica in Terra
Santa. In questa occasione è stata manifestata da parte tutti
i partecipanti la grande volontà di pace per la loro terra. E’ stato veramente
un episodio molto, molto toccante.
D. – Quale può essere il ruolo dei giornalisti e più in
generale dei mezzi di comunicazione per il raggiungimento della pace in Medio
Oriente?
R. – Il vero problema è quello di raccontare la verità,
senza essere influenzati da scelte politiche o da altro. E la verità è questa:
una grande volontà di pace da parte del popolo palestinese, una grande
incertezza ed una situazione economica veramente preoccupante. Assai
improbabile per tempi ravvicinati la soluzione del problema stesso. Questo sarà
il nostro compito quando torneremo in Italia. Abbiamo,
anzi, l’intenzione come UCSI di lanciare un progetto di collegamento con i
giornalisti palestinesi per uno scambio di informazioni. I palestinesi hanno,
infatti, difficoltà a far conoscere all’esterno la loro realtà. L’altro
obiettivo è quello di creare uno stato di attenzione nei confronti dei
cristiani, che abbandonano le zone della Palestina e soffrono di una situazione
che – si potrebbe banalmente dire – fra incudine e martello.
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Domani, 14 gennaio, 2a Domenica del Tempo Ordinario,
«Tutti servono da
principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu
invece hai conservato fino ad ora il vino buono».
Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento del
teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:
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“Non hanno più vino” è praticamente la dichiarazione della
fine di una religione. Nei testi sapienziali possiamo scoprire che il vino
significa la gioia, l’amore, ciò che dà sapore alla vita. Maria quindi dice
“Non hanno più l’amore” e perciò l’iconografia ci testimonia che gli sposi sono
tristi. Dal Cantico dei Cantici sappiamo che lo sposo e la sposa significano il
rapporto tra l’uomo e Dio. “Non hanno più l’amore” vuol dire, dunque, che una
religione si è fossilizzata solo nei precetti e nelle prescrizioni. I Padri
della Chiesa vedevano, infatti, nelle sei giare il simbolo della legge, che si
è pietrificata e prosciugata. Cristo rappresenta la novità dell’alleanza
fondata e realizzata nell’amore, che include anche la legge. Infatti, il modo
retto di comprendere la legge è l’amore verso Dio e verso gli uomini.
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13 gennaio 2007
LIBERI IN CINA DUE SACERDOTI
ARRESTATI NEL DICEMBRE SCORSO.
SONO STATI RILASCIATI PER MOTIVI DI
SALUTE
ROMA. = Due sacerdoti cattolici, padre Wen
Daoxiu e padre Li Yongshun, arrestati in Cina, nella regione dell’Hebei, il 27 dicembre scorso, sono stati rilasciati per
problemi di salute. A darne notizia è l’agenzia Asianews
che riferisce di altri 7 sacerdoti arrestati ancora in prigione. Fonti locali
sostengono che i sacerdoti
sono stati arrestati perché hanno preso parte ad un raduno “illegale”. Il
gruppo era riunito per studiare, in una località a circa 30 chilometri a sud di
Baoding. Fonti di Asianews
affermano che il motivo dell’arresto è che i sacerdoti si sono radunati in un
luogo non registrato dal governo. L’Hebei è la
regione cinese con il più alto numero di cattolici (1,5 milioni). Secondo dati
dell’agenzia, almeno 6 vescovi, nell’Hebei, sono
detenuti o scomparsi. (T.C.)
LUTTO NELLA CHIESA CATTOLICA IN
CINA: È SCOMPARSO, ALL’ETÀ DI 103 ANNI, MONS. JOSEPH MENG ZIWEN. AVEVA
TRASCORSO DIVERSI ANNI AI LAVORI FORZATI
ROMA. = È morto il 7 gennaio scorso a Nanning,
in Cina, a causa di un cancro al fegato, il vescovo cattolico Joseph Meng Ziwen.
Il presule, riferisce l’agenzia Asianews, aveva 103
anni ed era il più anziano di tutta la Cina. Padre Giancarlo Politi, missionario del Pontificio Istituto
Missioni Estere, lo ricorda come un “pastore umile e straordinario, che ha
dedicato la sua vita alla comunità in cui viveva con un’energia ed una vitalità
fuori dal comune”. “Ancora 3 anni fa, a 100 anni, - ha raccontato padre Politi – diceva Messa ogni domenica in 3 parrocchie diverse,
senza mai risparmiarsi”. I funerali del presule saranno celebrati domani dal
suo coadiutore, mons. John Baptist Tan Yanchuan. Nato il 19 marzo
del 1903 in una famiglia non-cattolica di Hengling,
mons. Meng Ziwen è entrato
in un seminario minore all’età di 18 anni. Ha studiato teologia e filosofia nel
seminario maggiore di Penang, in Malaysia, ed è stato
ordinato sacerdote a Nanning nel 1935. Accusato di
collaborazionismo con il Kuomintang, nei primi anni
‘50 mons. Meng Ziwen è
stato mandato in un laogai (“campo di riforma tramite
il lavoro”). Rilasciato nel 1957, ha aperto una clinica sfruttando i suoi studi
giovanili di medicina: l’anno dopo, accusato di “curare i nemici della
Rivoluzione”, è stato arrestato nuovamente per poi tornare in libertà nel ‘70.
Quello di “portare Cristo al mondo” è stato lo scopo principale di tutta la sua
vita. (T.C.)
CONSEGNATO IERI A ROMA AL CARDINALE
RENATO RAFFAELE MARTINO L’INTERNATIONAL LIFE AWARDS DELL’AGEING SOCIETY-
OSSERVATORIO DELLA TERZA ETA’. IL RICONOSCIMENTO AL PORPORATO
PER IL SUO INSTANCABILE IMPEGNO PER
LA DIFESA DELLA DIGNITÀ UMANA
ROMA.= È stato consegnato ieri pomeriggio a Roma, al cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del
Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, l’International
Life Award. L’onorificenza, che riconosce
i contributi offerti nell’ambito della ricerca scientifica, della solidarietà e
del volontariato, è stata conferita dall’Ageing
Society – Osservatorio della terza età. Si tratta di un premio che viene assegnato a quanti si impegnano perché, in ogni
momento dell’esistenza venga garantita “una qualità della vita adeguata alla
dignità umana”. Ad aprire la cerimonia, l’intervento del prof. Emilio Mortilla, presidente dell’Ageing
Society, sulla necessità, da parte delle istituzioni internazionali, di
tenere sotto controllo il processo di invecchiamento della popolazione, una
“rivoluzione silenziosa” in rapida crescita, soprattutto nei Paesi in via di
sviluppo. Tra i partecipanti alla premiazione il senatore a vita Francesco Cossiga, l’ex ministro dell’Agricoltura, Gianni Alemanno,
il garante per le Comunicazioni, Corrado Calabrò e il
ricercatore Jan Frazer. Il
cardinale Martino, premiato in qualità di rappresentante della Santa Sede
all’ONU e che nell’Assemblea mondiale delle Nazioni Unite sull’invecchiamento
ha difeso le ragioni del rispetto della dignità umana, ha ricevuto il
riconoscimento per la sua opera “instancabile”. “Tutte le mie giornaliere
incombenze – ha detto il porporato - trovano il loro momento di sintesi e il
punto di irradiazione a partire dalla persona umana, creata ad immagine e
somiglianza di Dio e restituita alla sua piena dignità dal Signore Gesù”. (A.D.F.)
VIOLATO IL SITO WEB DEL CONSIGLIO
DELLE CHIESE DEL MEDIO ORIENTE
BEIRUT. = Attaccato il sito web
del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, organismo regionale del Consiglio
Mondiale delle Chiese che raggruppa tutte le Chiese cristiane in Medio Oriente.
Ne dà notizia oggi il quotidiano libanese di lingua araba As-Safir.
Il giornale aggiunge che il sito (www.mec-churches.org)
è stato violato e il suo intero contenuto cancellato e sostituito con slogan e
materiale di propaganda integralista che nulla ha a che vedere con la lunga
tradizione di dialogo islamo-cristiano del Consiglio.
L’indirizzo web è tuttora inagibile, a parte
IN ANGOLA SI CONTINUA A
MORIRE A CAUSA DEL COLERA. SONO 2.755 LE VITTIME DELL’EPIDEMIA E 68.585 I
CONTAGI, SECONDO L’ULTIMO BILANCIO DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÁ
DELLO STATO AFRICANO
LUANDA.=
Crescono le vittime del colera in Angola. É quanto emerso dall’ultimo bilancio
diffuso dalla sede dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel Paese.
Scoppiata un anno fa a Luanda, capitale dello Stato africano, l’epidemia si è
progressivamente estesa in diverse regioni. Finora sono 2.755 quanti hanno
perso la vita e 68.585 le persone contagiate dal
virus. Le principali cause della diffusione del colera – riferisce l’agenzia
MISNA – sono la mancanza di acqua potabile e l’assenza di strutture fognarie,
soprattutto nelle bidonville di Luanda, dove, nel
febbraio dello scorso anno, si sono registrati i primi casi di colera. La
capitale è anche l’area più colpita con 24.306 malati e 321 morti, cui si aggiungono
84 nuove persone infette e 2 decessi negli ultimi giorni. “É molto strano che
un’epidemia di colera duri così a lungo” ha detto Andrea Atzori,
coordinatore dell’organizzazione Medici per l’Africa-CUAMM che sta portando avanti progetti sanitari e di
sostegno alle istituzioni mediche locali. “Ciò fa pensare – ha aggiunto Atzori – ad un problema nel sistema di vigilanza
epidemiologico e ad una rete ancora incompleta di servizi sanitari sul
territorio; una situazione che è la conseguenza di 27 anni di guerra”. Il
governo angolano, insieme con le autorità sanitarie, sta utilizzando ogni mezzo
a disposizione per contenere la minaccia del contagio. (A.D.F.)
IL TASSO
DI INFLAZIONE PIÙ ALTO DEL MONDO APPARTIENE ALLO STATO AFRICANO DELLO ZIMBABWE.
METÀ DELLA POPOLAZIONE DIPENDE DAGLI AIUTI INTERNAZIONALI
E CIRCA L’80 PER CENTO NON HA
UN’OCCUPAZIONE
HARARE.= È di 1.281,1 per cento il tasso d’inflazione più
alto del mondo e appartiene allo Stato africano dello Zimbabwe. E in questi
ultimi mesi, riferisce l’agenzia Fides, le condizioni economiche del Paese sono
ulteriormente peggiorate. Lo ha denunciato l’associazione locale dei
consumatori secondo la quale i costi più alti si
registrano nel settore dell’educazione (più 261,9 per cento) e in quello
alimentare: pane (più del 179,7 per cento), zucchero (più del 166,7 per cento)
e olio da cucina (più del 78,3 per cento). La mancanza di alimenti-base nello
Zimbabwe ha obbligato la popolazione - di cui la metà sopravvive grazie ad
aiuti internazionali mentre l’80 per cento non ha
un’occupazione - a sostituirli con prodotti più costosi. Il Paese, un tempo
definito il “granaio dell’Africa australe”, nel 2000 ha subito anche la redistribuzione, da parte del presidente Robert Mugabe, di terre
appartenenti a 4 mila agricoltori europei a migliaia di suoi sostenitori africani.
Il governo non ha però accompagnato, a tale disposizione, un adeguato provvedimento
di distribuzione di sementi, di fertilizzanti e di attrezzature. Il Paese, in
questo momento, si trova, inoltre, a dover far fronte all’ondata di scioperi di
medici e infermieri che chiedono un aumento salariale dell’8
mila per cento, indispensabile per sopravvivere. La protesta degli
operatori del settore sanitario rischia di estendersi ad altre categorie e di
generare una forte protesta sociale. (A.D.F.)
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13
gennaio 2007
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
In Somalia, le forze governative e l’esercito
etiopico hanno preso il controllo del villaggio di Ras Kamboni,
ultima roccaforte delle milizie islamiche. Sul versante politico, il Parlamento ha dichiarato lo stato di emergenza per tre
mesi e i deputati hanno anche approvato la proposta del presidente, Abdullahi Yusuf, per
l’imposizione della legge marziale nel Paese africano. Il provvedimento segue
la decisione, presa ieri dai cosiddetti “signori della guerra”, di consegnare
le armi delle loro milizie al governo transitorio.
Svolta nella crisi
politica in Bangladesh: il presidente Iajuddin Ahmed, dopo giorni di violente manifestazioni di piazza,
che hanno causato almeno 35 morti a Dacca, ha
accettato le richieste dell’opposizione e rinviato le elezioni generali che
avrebbero dovuto tenersi il 22 gennaio. E’ stato anche nominato nuovo capo del
governo provvisorio l’ex governatore della Banca centrale del Paese asiatico, Fakhruddin Ahmed. A questo punto
quali sono i maggiori problemi politici che potrebbe vivere il Bangladesh nel
prossimo futuro? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al
direttore dell’agenzia di stampa “Lettera
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R. – Il problema è che si è creato
una sorta di vuoto di potere: praticamente non c’è un governo e la situazione è
in mano ai militari e questo è piuttosto pericoloso in un Paese di tradizioni
democratiche piuttosto fragili e con una polarizzazione, più che attorno a due
programmi, attorno a due figure, quella della signora Sheikh
Hasina e quella della signora Khaleda
Zia.Questa è una
situazione pericolosa.
D. – Il peso politico di questo
Paese quanto può influire nell’area asiatica?
R. – Ci sono forti preoccupazione,
anche perché noi dobbiamo tener conto del fatto che il Bangladesh si trova ai
confini dell’India, Paese in questo momento in grande crescita e che ha ai suoi
confini una serie di situazioni conflittuali gravi. Basti pensare a quella
dello Sri Lanka o a quella del
Nepal, che sembra essere l’unica in via di risoluzione positiva; e adesso c’è
anche la situazione del Bangladesh che ha ormai delle forti frizioni con
l’India. Anche perché c’è un fatto che forse pochi sanno: recentemente in Assam, una regione nel nord-est dell’India, ci sono stati
diversi omicidi mirati e il Bangladesh è stato accusato, in realtà, di favorire
la guerriglia assamese e di ospitarne le basi,
creando un elemento di fortissima tensione con New Delhi, perché gli omicidi
mirati hanno ucciso circa 70 persone. Questa è la situazione
quadro, per cui la preoccupazione – soprattutto dell’India – è piuttosto
comprensibile. E questo perché avere ai suoi confini uno Stato, in questo
momento, praticamente senza potere, governato dalla legge marziale e dal
coprifuoco è sicuramente un elemento di preoccupazione forte.
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Ennesima sciagura in una miniera
in Cina: l’esplosione in un impianto minerario di grisu
nel nord del Paese ha provocato la morte di almeno 13 persone. Lo riferisce
l’agenzia “Nuova Cina” aggiungendo che la tragedia è avvenuta ieri. Secondo il
“China Labour Bullettin”,
gli incidenti mortali nelle miniere cinesi sono diminuiti del 20 per cento nel
2006. Ma la situazione rimane grave: le persone rimaste uccise in seguito ad
incidenti avvenuti nelle miniere sono state, lo scorso anno, più di 4700. La causa
principale degli incidenti è la mancata applicazione delle misure di sicurezza.
La Francia e Timor Est hanno sottoscritto il
patto di non-aggressione dell'Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico
(ASEAN), volto a rafforzare le relazioni diplomatiche e commerciali con i Paesi
membri. L’accordo è stato raggiunto in apertura del vertice annuale
dell’organizzazione regionale, iniziato stamani a Cebu,
nelle Filippine.
Il piano annunciato dal presidente
americano George Bush per l’Iraq “rappresenta una
visione comune e un’intesa tra i governi iracheno e
statunitense”. E’ quanto si legge in una nota diramata dall'ufficio del
primo ministro iracheno, Nouri Al Maliki.
Negli Stati uniti, intanto, il capo della Casa bianca ha ammonito l’opposizione
democratica contro ogni tentativo di tagliare i fondi per sostenere le
operazioni militari in Iraq. Coloro che si oppongono al nuovo piano – ha
aggiunto Bush - devono mettere sul tavolo una
proposta alternativa. Il segretario di Stato americano, Condoleezza
Rice, ha esortato poi i Paesi arabi moderati a “reintegrare
l’Iraq nel mondo arabo” per contenere l’influenza dell'Iran nella regione.
Il primo ministro palestinese, Ismail Haniyeh, ha accusato
Israele e Stati Uniti, a poche ore dall’arrivo del segretario di Stato
americano Condoleezza Rice
nella regione mediorientale, di “spingere i palestinesi alla guerra civile”.
Secondo Haniyeh, i due Paesi “stanno cercando di
trasformare il conflitto israelo-palestinese in uno
tra palestinesi e vogliono prevenire la costituzione di un’unità nazionale
palestinese”. Il premier si è anche appellato ai palestinesi perché termini
“ogni forma di conflitto interno” e perché cessino i sanguinosi scontri tra
sostenitori di Hamas e di al Fatah.
In Spagna, dopo l’attentato
dell’ETA, del 30 dicembre scorso all’aeroporto di Madrid, costato la vita a due
persone, oggi sarà il giorno delle grandi manifestazioni contro il terrorismo
per l’affermazione degli ideali di pace e convivenza. Ma non mancano le
polemiche. Dalla Spagna, padre Ignacio Arregui:
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Sarebbe dovuta essere una giornata
di unione di tutte le forze politiche e sociali, di difesa unanime degli stessi
valori fondamentali ma non sarà così. Come ha confessato il presidente della
regione basca, “noi responsabili politici non siamo sempre all’altezza delle
circostanze”. Le due grandi manifestazioni avranno luogo oggi pomeriggio, una a
Madrid e l’altra a Bilbao. Quella di Madrid è stata convocata dalle
associazioni degli immigrati ecuadoregni presenti in Spagna e dai due sindacati
confederali nazionali; lo slogan sarà “per la pace contro il terrorismo”. I
dirigenti del partito popolare hanno deciso di non partecipare alla
manifestazione perché da parte del governo non c’è una rinuncia definitiva al
dialogo con l’ETA. A Bilbao la manifestazione è stata convocata, invece, dal
governo nazionalista moderato della regione basca; in questo caso lo slogan era
“per la pace e il dialogo” ma dato che anche Batasuna,
il braccio politico dell’ETA, era pronto a partecipare alla manifestazione,
allora lo slogan è stato modificato aggiungendo, “esigiamo dall’ETA la fine
della violenza”. In questo modo il movimento di Batasuna
ha rinunciato alla sua partecipazione. A Bilbao sarà assente il partito
popolare. L’intolleranza e i calcoli politici impediranno il clima di concordia
che avrebbe dovuto caratterizzare una giornata in
favore della pace, della solidarietà e contro il terrorismo.
Per la Radio Vaticana, Ignacio Arregui
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In Spagna, il giudice Juan del Olmo ha accolto la richiesta della procura e decretato
la messa in libertà dell'ex presidente argentina, Isabel
Peron, considerando la sua età e il fatto che non c'é
pericolo di fuga. Isabel Peron
era stata arrestata ieri sera in Spagna da agenti dell’Interpol con
l’accusa di coinvolgimento nella scomparsa di un giovane
avvenuta a Mendoza nel 1976.
In Italia, il vertice di Caserta,
che si è chiuso ieri dopo due giorni di lavori, ha fissato le priorità
dell’azione di governo per il 2007: dal Sud, allo Stato sociale al federalismo
fiscale. Ma è sulle questioni delle liberalizzazioni e della riforma delle
pensioni che si è avuto tra le diverse anime della maggioranza il confronto più
serrato, destinato a proseguire nelle prossime settimane. Il
premier Prodi si è comunque mostrato soddisfatto per l’esito del vertice,
mentre per l’opposizione l’incontro ha
segnato la sconfitta dei riformisti. Il servizio di Giampiero Guadagni:
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Le attese e gli obiettivi del
vertice di Caserta erano molti e non del tutto coincidenti. L’ala riformista
dell’Unione chiedeva una svolta immediata: una fase due del governo dopo la
legge finanziaria, con un nuovo pacchetto di liberalizzazioni e una revisione
del sistema previdenziale. La sinistra radicale propugnava il rispetto del
programma elettorale, ad esempio con la riforma della legge Biagi
sul mercato del lavoro e più risorse per lo stato sociale. Il
premier Romano Prodi, che nega una contrapposizione all’interno della
maggioranza, ha cercato di fare una sintesi delle diverse esigenze. Ha
assicurato che le riforme andranno avanti, ma ha spiegato che quella delle
pensioni va accompagnata e sostenuta da una messa a punto di tutto lo stato
sociale, a partire da nuovi ammortizzatori sociali. Ha preso poi in mano in
prima persona la partita delle liberalizzazioni. E intanto ha fatto approvare
dal Consiglio dei ministri, il primo nella storia della Repubblica a svolgersi
lontano da Roma, un piano di rilancio per il Mezzogiorno, al quale nei prossimi
sette anni saranno destinati cento miliardi di euro. Il premier scommette sulla
tenuta del suo governo per l’intera legislatura. Ma certamente già da oggi
dovrà lavorare per mantenere l’equilibrio nella sua coalizione. Alla
soddisfazione della sinistra radicale fanno infatti da
contrappunto le perplessità, quando non i malumori, dei riformisti. Il ministro
dell’Economia Padoa-Schioppa auspicava un impegno più
chiaro sulle pensioni. Il ministro per lo Sviluppo economico Bersani teme una frenata sulla strada delle
liberalizzazioni. Sullo sfondo, la costruzione del Partito democratico che agli
occhi di alcuni osservatori sembra ora essersi complicata a causa delle
tensioni tra DS e Margherita proprio sul tema liberalizzazioni.
Dall’opposizione arrivano forti critiche: il vertice di Caserta, viene sottolineato, segna la definitiva sconfitta dei
riformisti e la conseguente irreversibile crisi del Governo.
Giampiero Guadagni, per la Radio
Vaticana.
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