RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 6  - Testo della trasmissione di sabato 6 gennaio  2007

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nessuno abbia paura di Cristo e del suo messaggio: è l’esortazione di Benedetto XVI ai non cristiani, levata durante la Messa in San Pietro per la solennità dell’Epifania del Signore. All’Angelus, il Papa ribadisce che la manifestazione di Cristo ai Magi rappresenta anche l’epifania della Chiesa e della sua missione universale. Sulla solennità odierna, la riflessione ai nostri microfoni del Patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola

 

Si celebra oggi la Giornata mondiale dell’Infanzia missionaria, appuntamento che rinnova l’impegno dei bambini cristiani verso i più bisognosi: ce ne parla suor Maria Teresa Crescini

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Momenti di prova per la Chiesa polacca: dopo le dichiarazioni della Commissione storica-ecclesiastica, mons. Stanislaw Wielgus ammette le sue responsabilità nella collaborazione in gioventù con i servizi segreti del passato regime comunista polacco

 

Aspre polemiche intorno al caso di arbitraria manipolazione medica sul corpo di una bimba affetta da grave handicap mentale e fisico: intervista con il professor Francesco D’Agostino

 

Il commento di padre Rupnik al Vangelo di domani, solennità del Battesimo del Signore

 

CHIESA E SOCIETA’:

Mosca: stasera la Messa di Natale secondo il calendario giuliano. Nel suo discorso in occasione delle festività che celebrano la nascita di Cristo, il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II, invita gli ortodossi a partecipare attivamente alla vita sociale

 

I vescovi francesi invitano a vivere l’Epifania all’insegna della solidarietà con la Chiesa africana e ad aderire ad un progetto che prevede l’invio delle offerte raccolte durante le Messe alle realtà bisognose dell’Africa

 

Bisogna ascoltare la volontà del Signore per costruire comunità dove regni la comunione. Così il cardinale Camillo Ruini al convegno del Centro nazionale vocazioni che si è concluso ieri a Roma

 

La fondatrice del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich, ha lasciato mercoledì il Policlinico Gemelli. Era stata ricoverata per una insufficienza respiratoria

 

Rischia di diffondersi, in Kenya, la ‘febbre della Rift Valley’, che fino ad ora ha fatto registrare 64 morti nel nord-est del Paese. Aumentano le persone ricoverate con i sintomi della malattia

 

Il Premio Templeton 2006 al film della regista bosniaca Jasmila Zbanić, “Grbavica”. Racconta la storia di una dodicenne all’indomani della guerra nell’ex Jugoslavia

 

Cristiani e musulmani festeggiano insieme in Libia, in una serata organizzata dal colonnello Muamar Gheddafi, il Natale e l’Eid ul-Adha. Mons. Giovanni Martinelli: una bella esperienza di fraternità e di amicizia

 

24 ORE NEL MONDO:

Oltre 40 morti nello Stato indiano dell’Assam per una serie di attacchi da parte di ribelli separatisti, mentre nello Sri Lanka, 15 civili rimangono uccisi in un attentato attribuito alle Tigri Tamil

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

6 gennaio 2007

 

 

NESSUNO ABBIA PAURA DI CRISTO E DEL SUO MESSAGGIO:

E’ L’ESORTAZIONE DI BENEDETTO XVI AI NON CRISTIANI, LEVATA DURANTE LA MESSA

IN SAN PIETRO PER LA SOLENNITA’ DELL’EPIFANIA DEL SIGNORE.

ALL’ANGELUS, IL PAPA RIBADISCE CHE LA MANIFESTAZIONE DI CRISTO AI MAGI

RAPPRESENTA ANCHE L’EPIFANIA DELLA CHIESA E DELLA SUA MISSIONE UNIVERSALE

- Con noi, il cardinale Angelo Scola e Sergio Balestrino -

 

Anche i non cristiani si lascino avvolgere dall’amore di Cristo e non abbiano paura del suo messaggio: è la viva esortazione rivolta a tutta l’umanità da Benedetto XVI durante la Santa Messa nella Basilica Vaticana, per la solennità dell’Epifania del Signore. All’Angelus, in una piazza San Pietro gremita di fedeli, il Papa ha poi sottolineato che l’Epifania di Cristo è anche epifania della Chiesa, cioè manifestazione della sua missione universale ed ha rivolto gli auguri ai fedeli delle Chiese orientali, che celebrano domani il Santo Natale, secondo il calendario giuliano. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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(cori)

 

Nella Solennità dell’Epifania, celebriamo la “manifestazione di Cristo alle genti”, rappresentate dai Magi venuti dall’Oriente. Celebriamo Cristo, “meta del pellegrinaggio dei popoli in cerca di salvezza”. Benedetto XVI sottolinea con queste parole, il profondo significato dell’odierna solennità. Il Papa rileva che sono trascorsi 20 secoli da quando tale mistero “è stato rivelato e realizzato in Cristo”, ma “esso non è ancora giunto al suo compimento”. Una convinzione, questa, ben presente anche in Giovanni Paolo II, che, ricorda Benedetto XVI, nella Redemptoris Missio, constata come la missione della Chiesa sia ancora agli inizi. Il Papa torna, così, all’insegnamento dei Padri conciliari. Tutto il Concilio Vaticano II, è la sua riflessione, fu “mosso dall’anelito di annunciare all’umanità contemporanea Cristo, luce del mondo”.

 

“Nel cuore della Chiesa, a partire dal vertice della sua gerarchia, emerse impellente, suscitato dallo Spirito Santo, il desiderio di una nuova epifania di Cristo al mondo, un mondo che l’epoca moderna aveva profondamente trasformato e che per la prima volta nella storia si trovava di fronte alla sfida di una civiltà globale, dove il centro non poteva più essere l’Europa e nemmeno quelli che chiamiamo l’Occidente e il Nord del mondo”.

 

Emergeva così l’esigenza di elaborare non solo un nuovo ordine politico ed economico, ma al tempo stesso spirituale e culturale. Anzi è il suo richiamo, nessun nuovo ordine può funzionare se non ci avviciniamo a Dio. All’inizio del terzo millennio, prosegue il Pontefice, ci troviamo “nel vivo di questa fase della storia umana”, “tematizzata intorno alla parola “globalizzazione”. Una sfida difficile, avverte, “proprio perché si è coinvolti in essa: un rischio fortemente rafforzato dall’immensa espansione dei mass-media”, che talvolta “sembrano indebolire le nostre capacità di una sintesi critica”. E, ancora una volta, torna con il pensiero al Concilio Vaticano II, alla sua conclusione, quando i Padri conciliari indirizzarono all’umanità alcuni Messaggi. Il primo rivolto ai governanti, il secondo agli uomini di scienza. Benedetto XVI aggiunge una terza categoria di persone, richiamando la dichiarazione conciliare Nostra Aetate:

 

“Mi riferisco alle guide spirituali delle grandi religioni non cristiane. A distanza di duemila anni, possiamo dunque riconoscere nelle figure dei Magi una sorta di prefigurazione di queste tre dimensioni costitutive dell’umanesimo moderno: la dimensione politica, quella scientifica e quella religiosa. L’Epifania ce le mostra in stato di ‘pellegrinaggio’, cioè in un movimento di ricerca che, in definitiva, ha il suo punto d’arrivo in Cristo”.

 

         Anche Dio, afferma il Papa, è a sua volta in pellegrinaggio verso l’uomo. Gesù è venuto incontro all’umanità. “Per amore Egli si è fatto storia nella storia”. Invita, dunque, con forza i rappresentanti delle grandi tradizioni religiose non cristiane a confrontarsi con la luce di Cristo, “che è venuto non ad abolire, ma a portare a compimento quanto la mano di Dio ha scritto nella storia religiosa delle civiltà, specialmente nelle grandi anime che hanno contribuito a edificare l’umanità con la loro sapienza e i loro esempi di virtù”.

 

“Cristo è luce, e la luce non può oscurare, ma solo illuminare, rischiarare, rivelare. Nessuno pertanto abbia paura di Cristo e del suo messaggio! E se nel corso della storia i cristiani, essendo uomini limitati e peccatori, hanno talora potuto tradirlo con i loro comportamenti, questo fa risaltare ancor di più che la luce è Cristo e che la Chiesa la riflette solo rimanendo unita a Lui”.

 

Proprio l’esempio di Magi, prosegue, ci viene in aiuto. I Magi avevano visto la stella, ma questa non sarebbe bastata se non fossero state persone “intimamente aperte alla verità”. Erano “protesi verso la meta della loro ricerca”. Ecco allora che, come i Magi, siamo chiamati “ad aprire le menti e i cuori a Cristo e offrirgli i doni della loro ricerca”:

 

“A tutti gli uomini del nostro tempo, vorrei quest’oggi ripetere: non abbiate paura della luce di Cristo! La sua luce è lo splendore della verità. Lasciatevi illuminare da Lui, popoli tutti della terra; lasciatevi avvolgere dal suo amore e troverete la via della pace”.

 

(cori)

 

All’Angelus, il Papa ribadisce l’importanza dell’Epifania: la manifestazione di Cristo ai Magi segna, infatti, l’inizio dell’adesione dei popoli pagani alla fede in Cristo, “secondo la promessa fatta da Dio ad Abramo”. I Magi, afferma, sono le primizie delle genti, “chiamate anch’esse a far parte della Chiesa, nuovo popolo di Dio, basato non più sulla omogeneità etnica, linguistica o culturale, ma solo sulla fede” in Gesù:

 

“L’Epifania di Cristo, perciò, è nello stesso tempo epifania della Chiesa, cioè manifestazione della sua vocazione e missione universale. In questo contesto sono lieto di indirizzare il mio cordiale saluto agli amati fratelli e sorelle delle Chiese Orientali che, seguendo il Calendario Giuliano, celebreranno domani il Santo Natale”.

 

         Il Papa ricorda, inoltre, che si celebra oggi la Giornata Mondiale dell’Infanzia Missionaria, la festa dei bambini cristiani “che vivono con gioia il dono della fede e pregano perché la luce di Gesù arrivi a tutti i fanciulli del mondo”. Ai bambini della “Santa Infanzia”, presente in 110 Paesi, è andato il sentito ringraziamento del Papa e l’invito ad essere “preziosi cooperatori del Vangelo e apostoli della solidarietà cristiana verso i più bisognosi”. Ancora, il Santo Padre incoraggia gli educatori “a coltivare nei piccoli lo spirito missionario”, affinché siano “testimoni della tenerezza di Dio e annunciatori del suo amore”.

 

(canti)

 

La recita dell’Angelus si è svolta in un clima di gioia festosa: tanti i fedeli raccolti in piazza San Pietro, riscaldata da un tiepido sole. Tantissimi i bambini venuti ad ascoltare il Papa in un giorno di festa a loro particolarmente caro. Al momento dei saluti, Benedetto XVI ha rivolto un pensiero speciale agli oltre 1500 partecipanti al corteo storico-folcloristico “Viva la Befana” dedicato quest’anno al territorio viterbese dei Monti Cimini.

 

(canti)

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Con la solennità dell’Epifania celebriamo, dunque, la manifestazione di Cristo che è luce e salvezza per tutti i popoli. La Tradizione ci insegna che nei Magi, di cui ci parla il Vangelo di Matteo, è possibile identificare tutte le genti della terra, alle quali Dio si rende visibile. Ma cerchiamo di capire meglio il senso del gesto compiuto dai Magi, che dall’Oriente giungono a Betlemme per adorare Gesù, nell’intervista al patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola, realizzata da Tiziana Campisi.

 

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R. – I Magi che vengono dall’Oriente rappresentano l’attrattiva che la nascita di Gesù possiede perché parla al cuore di tutti gli uomini, erige la loro libertà e la mobilità verso quel compimento al quale tutti noi aneliamo. E questo è di tutti gli uomini, è nel cuore di tutti gli uomini, da sempre: a qualunque cultura, razza, ceto appartengano! I Magi sono il simbolo di questo fatto. I doni che loro portano consistono nel riconoscimento della signorìa straordinaria di questo bambino.

 

D. – Se l’episodio dei Magi possiamo considerarlo un po’ il simbolo e la manifestazione della chiamata alla salvezza dei popoli pagani, in che modo oggi porgersi a chi è lontano, far conoscere Cristo a chi non lo conosce?

 

R. – Bisogna essere una eco di quel fatto, di quell’avvenimento meraviglioso che è la nascita di Gesù, dentro tutte le situazioni dell’umana esistenza. I Magi si muovono da lontano, quindi da situazioni diversi, da culture diverse, da sensibilità diverse, perché è l’esempio così potente e straordinario che li attira. Allora, bisogna che ognuno di noi che ha incontrato Cristo – come dice il Santo Padre nella Deus caritas est, quando afferma che il fatto cristiano è anzitutto l’avvenimento dell’incontro personale con Cristo dentro la comunità cristiana – bisogna che chiunque di noi abbia incontrato Cristo sappia riprodurre il fascino del suo rapporto con Gesù in tutti i rapporti che vive ogni giorno: non c’è altra strada per comunicare un evento che essere a nostra volta un evento, cioè testimoni.

 

D. – Dopo l’Epifania del Signore, la Chiesa torna al tempo ordinario. Come fare tesoro della celebrazione delle festività natalizie e rientrare nella ordinarietà dei giorni?

 

R. – Anche qui bisogna imitare i Magi, che tornarono per un’altra via: è come se la grande memoria oggettiva del nostro Salvatore ci abbia aperto un’altra via dentro la normalità della vita. Materialmente, ciò che dobbiamo fare è ciò che abbiamo sempre fatto, cioè riprendere il lavoro, riprendere la trama del ritmo quotidiano con gli elementi di ripetitività che tante volte ci sembrano scontati. Ma abbiamo una novità nel cuore: la novità nel cuore è l’amore che questo bambino ci porta, che ci ha riaperto la prospettiva del nascere, del vivere, del crescere, dell’amare, del soffrire, del donare, del gioire, del morire, del risorgere. Quindi, rinnovati nei nostri affetti e nella nostra energia di edificazione – questa è l’altra via dei Magi – dobbiamo rientrare con semplicità, pieni di gioia perché sorpresi da questo evento, nell’esistenza di tutti i giorni. Non cambieranno le circostanze esteriori, ma cambiamo noi, siamo cambiati noi!

 

D. – Quali insegnamenti di Benedetto XVI, in particolare, relativamente alle parole che il Papa ci ha donato durante le festività natalizie, dobbiamo conservare nel cuore e anche sforzarci di mettere in pratica?

 

R. – Secondo me, due sono le categorie-chiave. La categoria dell’avvenimento che ci sorprende, cioè del dono, e ciò che da questo avvenimento scaturisce: dono e gioia sono le due categorie fondamentali che ci permettono un’apertura a 360 gradi, a tutto campo, come il Santo Padre ha dimostrato nel viaggio in Turchia: dono e gioia. Dal dono scaturisce la gioia, e dalla gioia scaturisce la speranza. Ma per essere felici bisogna avere avuto un grande dono, e noi l’abbiamo avuto: Dio che si è fatto bambino.

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La giornata di oggi è stata particolarmente festosa in Piazza San Pietro, grazie al corteo folcloristico “Viva la Befana”. Sul significato di questa iniziativa, Emanuela Campanile ha intervistato il promotore, Sergio Balestrino, presidente dell’associazione Europa e Famiglia / Famiglie libere associate d’Europa:

 

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R. – Noi vogliamo che i valori di questa festività, i valori religiosi, vengano tramandati ai nostri figli e che i nostri figli capiscano che non è soltanto la Befana che porta i regali. Quindi, siamo parecchi genitori, nonni che si dedicano a questa manifestazione proprio perché la nostra associazione ha, tra i suoi fini principali, quello di tutelare i valori della famiglia e poi anche le tradizioni popolari che sono legate alle radici di un popolo e quindi alle radici, anche, delle famiglie italiane.

 

D. – La manifestazione è unica nel suo genere. Vogliamo spiegare perché?

 

R. – E’ unica nel suo genere perché i miei predecessori, insieme a me, hanno avuto l’idea di inventare questa manifestazione proprio per celebrare l’universalità della famiglia e della Chiesa. In questo senso, ogni anno si immagina che Gesù nasca in un luogo diverso. Quindi, è come se quest’anno Gesù fosse nato nel viterbese e quindi tutti i Re Magi provengano, anziché dall’Oriente, come è tradizione, da quel territorio. Il bello di questa cosa è che in onore e in omaggio a Sua Santità portiamo doni che ovviamente non sono doni a carattere personale, sono doni che rappresentano simbologie; preziosi per noi non per il valore veniale che possano avere, ma per la laboriosità e l’affetto con cui sono stati realizzati e confezionati.

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Domani, in occasione della festa del Battesimo del Signore, la nostra emittente seguirà in radiocronaca diretta la Santa Messa con amministrazione del Sacramento del Battesimo, presieduta dal Papa, nella cappella Sistina. La radiocronaca avrà inizio a partire dalle ore 9.50, con commenti in italiano, inglese, francese e spagnolo e portoghese sulle consuete lunghezze d’onda.

 

 

UNA VITA DEDICATA ALLA TESTIMONIANZA DELLA FEDE, NELLA REALIZZAZIONE DELL’AMORE VERSO L’UOMO E LA CHIESA: COSI’, BENEDETTO XVI RICORDA IN UN

 MESSAGGIO IL CARDINALE CROATO, FRANJO ŠEPER, GIA’ PREFETTO DELLA

CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE,

NEL 25.MO ANNIVERSARIO DELLA MORTE

 

         Un uomo al servizio della Chiesa che ha testimoniato la fede e l’amore verso la verità: con queste parole, Benedetto XVI tratteggia la figura del cardinale croato Franjo Šeper, nel 25.mo anniversario della morte. In un messaggio inviato ai partecipanti alla commemorazione, avvenuta ieri a Zagabria, il Papa ricorda il grande teologo che presiedette la Congregazione per la dottrina della Fede dal 1968 al 1981, quando fu sostituito dall’allora cardinale Joseph Ratzinger. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“Dalla conoscenza della personalità e dell’opera del cardinale Šeper – scrive Benedetto XVI – emerge la testimonianza di una vita dedicata soprattutto alla testimonianza della fede nella realizzazione dell’amore verso l’uomo nel servizio alla Chiesa”. Il Papa lo ricorda come “pastore e teologo”, capace di “coniugare la bontà, la semplicità e la risolutezza”. Nel messaggio, si mette l’accento sul suo impegno pastorale, in particolare da presidente della conferenza episcopale della Jugoslavia. Il Papa ne sottolinea l’impegno instancabile per il popolo croato “nei momenti esigenti e difficili del totalitarismo comunista”. Altrettanto importante, prosegue, fu “il suo servizio sicuro e saggio nella guida della Congregazione per la dottrina della fede durante tre pontificati”. E’ in questo ruolo che il porporato croato realizzò “la riforma e la riorganizzazione del dicastero all’interno della Chiesa, in conformità con le esigenze del Concilio Vaticano Secondo”. Benedetto XVI offre anche un ricordo personale del cardinale Šeper di cui rammenta “l’atteggiamento sapiente e di profondo rispetto verso le persone che incontrava”.

 

 D’altro canto, aggiunge, grazie al cardinale Šeper, le attività della Congregazione, della Pontificia commissione biblica e della Commissione teologica internazionale miravano ad “una presentazione più positiva e aggiornata della dottrina cattolica”. Determinante fu dunque il suo ruolo “in numerosi ed importanti documenti di carattere dottrinale e morale pubblicati, sotto la sua guida, dalla Congregazione e da altri due organismi sopramenzionati”. “Dalla sua vita e dal suo esempio – conclude Benedetto XVI - è evidente che il cardinale Franjo Šeper portava il desiderio vivo e fervente di testimoniare la fede e l’amore verso la verità, sostenendo i Papi nel loro servizio e nella guida di tutto il popolo cristiano. La sua personalità rimane una chiara testimonianza di una figura brillante della Chiesa universale nel XX secolo”.

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PROGETTI DI EDUCAZIONE SCOLASTICA, AULE DI CATECHISMO,

CAMPAGNE DI SENSIBILIZZAZIONE ALLA VITA: SONO ALCUNE DELLE OPERE

REALIZZATE, IN TUTTO IL MONDO, GRAZIE AI RISPARMI DI TANTI BAMBINI.

A PROMUOVERLE E’ LA PONTIFICIA OPERA DELL’INFANZIA MISSIONARIA

 

         Si celebra oggi la Giornata mondiale dell’infanzia missionaria. Voluta nel 1843 dal vescovo francese, mons. Forbin Janson, è organizzata dalla Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria (POIM), e dal 1950, su invito di Pio XI, viene celebrata nel giorno della festa dell’Epifania. La POIM è nata per sensibilizzare i bambini alle problematiche dell’infanzia e li invita ad offrire contributi per realizzare progetti in tutto il mondo. Al microfono di Tiziana Campisi, suor Maria Teresa Crescini, incaricata dell’animazione missionaria della POIM a livello internazionale ci descrive quali opere sono state portate a termine, nell’anno appena trascorso, grazie alla solidarietà dei più piccoli:

 

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R. –Nell’anno appena trascorso, i bambini di tutto il mondo sono riusciti ad offrire al Fondo comune di solidarietà oltre 20 milioni di dollari. Con questo Fondo di solidarietà siamo riusciti a finanziare progetti di formazione cristiana, per esempio aule di catechismo, fornitura di libri, di sussidi per l’evangelizzazione dei bambini: più di mille progetti di educazione scolastica. Poi, più di 700 progetti di protezione della vita.

 

D. – Lei è appena tornata dal Camerun. Quali progetti in particolare sono stati realizzati in questo Paese?

 

R. – Piccoli progetti di solidarietà per la protezione della vita, per l’educazione scolastica, eccetera. Ho trascorso il Natale con i bambini di Ebolowa-Kribi. Il vescovo, mons. Jean Mbarga, ha organizzato un pranzo per i bambini dei quartieri poveri; ho assistito con questi bambini, che saranno stati 400, alla Messa. Quel giorno si sono battezzati tre bambini e due adulti e gli adulti hanno fatto anche, nella stessa Eucaristia, la prima comunione. Dopo la celebrazione della Messa, nella stessa sala dove i bambini avevano assistito alla Messa, è stata organizzata una tavola. Questi bambini, finito il pranzo, si sono messi a cantare, a danzare con una gioia che ci riempie il cuore, ma che riempie soprattutto il cuore di queste creature.

 

D. – Lei ha conosciuto diversi bambini. Come reagiscono questi bambini di fronte alle problematiche che vengono loro presentate?

 

R. – Contribuiscono, devo dire, molto; se vogliamo fare una classifica, i primi sono i bambini tedeschi, poi ci sono i bambini spagnoli, i bambini italiani, i bambini degli Stati Uniti ... I bambini sono molto sensibili alle problematiche dei bambini nel mondo, e sono capaci anche di fare sacrifici. Sappiamo che i bambini non possono risolvere i problemi che sono tanti, dalla povertà allo sfruttamento, ai bambini soldato, ai bambini accusati di stregoneria, ai bambini malati di AIDS ... l’Infanzia missionaria insegna che i problemi non li deve risolvere il bambino: il bambino li deve assumere e presentarli a Gesù Cristo. E’ Lui, la Salvezza del mondo.

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OGGI IN PRIMO PIANO

6 gennaio 2007

 

MOMENTI DI PROVA PER LA CHIESA POLACCA:

DOPO LE DICHIARAZIONI DELLA COMMISSIONE STORICA-ECCLESIASTICA,

MONS. STANISLAW WIELGUS AMMETTE LE SUE RESPONSABILITA’

NELLA COLLABORAZIONE, IN GIOVENTU’, CON I SERVIZI SEGRETI

DEL PASSATO REGIME COMUNISTA POLACCO

 

Momenti di prova per il nuovo arcivescovo di Varsavia, mons. Stanislaw Wielgus, ma anche per tutta la Chiesa polacca, dopo la pubblicazione ieri in Polonia di una dichiarazione della Commissione storica ecclesiastica, presieduta dal prof. Wojciech Łaczkowski, nella quale si ammette che, in gioventù, mons. Wielgus collaborò con i servizi segreti polacchi anche se in base e quei documenti “non si può affermare che tale collaborazione abbia provocato conseguenze a persone o istituzioni”. Mons. Wielgus, che ieri ha preso possesso canonico della diocesi, domani, domenica, entrerà ufficialmente nella cattedrale di san Giovanni Battista di Varsavia. Il servizio di Roberto Piermarini:

 

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La Commissione ha accertato che esistono effettivamente numerosi documenti che confermano la disponibilità ad una cosciente e segreta collaborazione dall’allora don Stanislaw Wielgus con gli organi di sicurezza della Polonia. Dai documenti risulta che tale collaborazione – pur se proibita dall’episcopato – c’è stata. Nella documentazione dell’Istituto della Memoria Nazionale sono contenuti i giudizi dei funzionari dei servizi segreti che indirettamente mostrano che l’attività di don Stanisław Wielgus nell’ambiente di Lublino poteva danneggiare diverse persone della Chiesa, ma l’analisi dei documenti non permette di stabilire chiaramente se le informazioni date da don Stanislaw Wielgus abbiano potuto recare danno a qualcuno. La Commissione non esclude che in futuro possano emergere nuovi materiali riguardanti questo argomento e che, se sarà necessario, verranno analizzati e valutati.

 

Immediata l’ammissione di responsabilità di mons. Wielgus. “Guidato dal desiderio di fare degli studi importanti per la mia specializzazione scientifica, (fuori dalla Polonia n.d.r.), mi sono fatto coinvolgere in tali contatti senza la necessaria prudenza, il coraggio e la decisione di romperli. Confesso questo sbaglio”, afferma l’arcivescovo alla vigilia del suo ingresso nella cattedrale di Varsavia, in una dichiarazione che sarà resa nota oggi pomeriggio nella capitale polacca. “Non so se i documenti presentatimi dalla Commissione Storica sono gli unici o se ne appariranno altri – prosegue il presule – ma oggi affermo con piena convinzione che non ho fatto delazione su nessuno e che ho cercato di non far del male a nessuno”. Mons. Wielgus ammette però che il suo coinvolgimento con i servizi segreti ha fatto male alla Chiesa.

 

(parole in polacco)

 

“Ho fatto del male di nuovo quando negli ultimi giorni, di fronte alla febbrile campagna mediale, ho negato i fatti di questa collaborazione. Questo ha messo a rischio la credibilità delle affermazioni delle persone della Chiesa, fra le quali anche quei vescovi che sono solidali con me. So che per molti di voi questo scostarsi dalla verità, è un fatto non meno doloroso di quel coinvolgimento di tanti anni fa”.  Mons. Wielgus conclude la sua dichiarazione chiedendo con cuore pentito di voler essere accolto nella diocesi come un “fratello che desidera unire e non dividere, pregare e unire la gente della Chiesa, nella Chiesa dei santi e dei peccatori, quali siamo tutti”.

 

(parole in polacco)

 

Infine il presule dichiara di sottomettersi con umiltà a qualsiasi decisione venga presa dal Santo Padre.

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ASPRE POLEMICHE INTORNO AL CASO DI ARBITRARIA MANIPOLAZIONE MEDICA

SUL CORPO DI UNA BIMBA AFFETTA DA GRAVE HANDICAP MENTALE E FISICO.

VIOLATI I CONFINI DELL’ETICA E DELLA DEONTOLOGIA PROFESSIONALE

- Intervista con il prof. Francesco D’Agostino -

 

Un altro drammatico caso umano, quello di una bambina americana, handicappata fisicamente e mentalmente, interroga le coscienze e interpella la comunità scientifica sull’opportunità o meno di determinati interventi medici. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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Ashley, 9 anni e mezzo, ha il cervello di un neonato di 3 mesi, non cammina, non parla, non deglutisce, è alimentata attraverso un sondino gastrico, soffre di “encefalotapia statica”, una malattia rara e misteriosa. Nel luglio 2004, ai primi segni della pubertà, la decisione dei genitori, d’accordo con i medici ed il Comitato etico dell’ospedale di Seattle, dove la bimba era stata ricoverata, di bloccare lo sviluppo fisico di Ashley, asportandole utero, ghiandole mammarie ed appendice e  sottoponendola ad una terapia di estrogeni. Obiettivo: ridurre del 20 per cento la crescita di altezza, del 40 per cento l’aumento di peso e del 100 per cento la maturazione sessuale. Ashley, che oggi pesa 34 chili, è alta un metro e 30, resterà sempre così. Tutto ciò per facilitare le cure e l’assistenza più agevoli in un corpo minuto e mettere al riparo Ashley da eventuali complicazioni sessuali. Una volta reso noto, il caso ha suscitato aspre critiche nella comunità scientifica, aprendo anche un sofferto dibattito nella società civile. Al nostro microfono è il prof. Francesco D’Agostino, presidente onorario del Comitato di Bioetica.

 

D. – Professore, in molti - medici e non - hanno gridato allo scandalo e definito gli interventi sulla piccola Ashley riprovevoli esperimenti di eugenetica ma altri hanno invece, se non approvato, giustificato le motivazioni umane dei genitori, che dire?

 

R. – Anche se le intenzioni dei genitori di Ashley fossero davvero buone, sta di fatto che queste loro buone intenzioni si sono concretizzate attraverso pratiche enormemente invasive, mutilanti a carico del corpo di questa bambina, che, oltretutto, le ha fatto subire dei rischi di tipo medico biologico, che potrebbero addirittura essere paragonati ai rischi che si volevano evitare con questi interventi. Credo davvero che ci troviamo di fronte ad una situazione che, in se stessa, è terribilmente tragica, ma che eticamente desta veramente un senso di orrore. 

 

D. – Ma è un bene che il caso sia venuto alla luce della pubblica opinione mondiale per evitare che si ripetano tali pratiche, se la condanna fosse unanime…

 

R. – Sembra che il rilievo che è stato dato al caso, non è tanto per stigmatizzarlo e per impedire che si possa ripetere in futuro, ma per creare una sorta di protocollo di trattamento di bambini in situazioni analoghe a quelle di Ashley. Temo, in altre parole, che ci troviamo di fronte, ancora una volta, all’illusione per cui la medicina può intervenire in maniera manipolatoria a tutto campo sul corpo di un essere umano. Se questa ideologia prendesse piede, tutti gli handicappati mentali potrebbero correre il rischio di essere sterilizzati da bambini, per anticipare possibili, ma spesso non probabili né reali, complicazioni future.

 

D. – Si è anche precluso alla piccola Ashley di beneficiare in futuro di possibili cure di questa misteriosa malattia…

 

R. – Non c’è alcun dubbio che sia così. Ma, indipendentemente da quali possano essere le possibilità terapeutiche a favore della piccola Ashley, esiste un principio etico fondamentale, quello del rispetto assoluto per il corpo umano, che deve essere garantito dai medici. In questo caso, mi sembra, i medici, anziché operare per curare una malattia, hanno semplicemente operato per prevenirla, mutilando arbitrariamente il corpo della bambina. Credo che questo vada contro ogni deontologia medica.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, domenica 7 gennaio, festa del Battesimo del Signore, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Giovanni afferma davanti al popolo che, mentre lui battezza con acqua, il Cristo “battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Quindi anche Gesù riceve il battesimo. Allora il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo:

 

«Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto».

 

Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Cristo, vero Dio e vero Uomo, non aveva bisogno di essere battezzato. Dunque, nel suo battesimo va cercato un significato salvifico per noi, uomini. Nel suo battesimo si nasconde la grazia per tutto il genere umano. Già i Padri dicevano che Lui è entrato nel Giordano per santificare le acque affinché noi, a nostra volta, potessimo essere battezzati. L’iconografia, dipingendo Cristo nel Giordano, nudo, sottolinea questa divina solidarietà con l’umanità peccatrice. Quando invece lo raffigura con il perizoma, come siamo abituati a vederlo sulla Croce, vuole rivelare il nesso tra il battesimo e la sua morte e Risurrezione. La discesa dell’amore di Dio non si fermerà fino a quando non raggiungerà l’ultimo uomo e con il battesimo dello Spirito Santo renderà ognuno figlio nel figlio, facendolo passare dalla morte alla vita.

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CHIESA E SOCIETA’

6 gennaio 2007

 

 

A MOSCA, STASERA LA MESSA DI NATALE SECONDO IL CALENDARIO GIULIANO.

NEL SUO DISCORSO IN OCCASIONE DELLE FESTIVITÀ CHE CELEBRANO LA NASCITA

DI CRISTO, ALESSIO II INVITA GLI ORTODOSSI

A PARTECIPARE ATTIVAMENTE ALLA VITA SOCIALE

- A cura di Chiaretta Zucconi -

 

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MOSCA. = Senza neve, in un clima insolitamente mite, che non si registrava da 200 anni, Mosca si prepara a festeggiare il Natale. Una festività che i russi ortodossi, fedeli al calendario giuliano, celebrano il 7 gennaio, 13 giorni dopo rispetto al gregoriano. Nel suo discorso di Natale, il patriarca Alessio II di Mosca e di tutte le Russie ha esortato gli ortodossi a partecipare in modo attivo alla vita sociale, come testimoni della parola di Cristo. “Sono sempre più numerosi i russi – ha detto il patriarca – che stanno tornando alla fede dei loro padri; le chiese sono piene di fedeli di ogni età”. Alessio II ha anche sottolineato i progressi compiuti a favore dell’unificazione della Chiesa locale con la Chiesa ortodossa all’estero, esprimendo poi preoccupazione per i tragici eventi in Terra Santa, dove duemila anni fa nacque il Salvatore. E a tale proposito, il patriarca ha ricordato l’esortazione dei leader religiosi mondiali nel corso della Conferenza svoltasi a Mosca l’estate scorsa, affinché i credenti si rispettino l’un l’altro, nonostante le differenze nazionali e di fede. Alessio II parlerà ai fedeli anche questa sera, durante la solenne Messa di Natale nella cattedrale di Cristo Salvatore.

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I vescovi francesi invitano a vivere l’epifania all’insegna della solidarietà con la chiesa africana E AD ADERIRE AD UN progetto CHE prevede L’INVIO

DELle offerte raccolte durante le messe alle realtà bisognose dell’africa

 

PARIGI. = Epifania di solidarietà con le Chiese dell’Africa. L’iniziativa è della Chiesa francese che si è impegnata ad inviare le offerte raccolte durante le Messe di domenica 7 gennaio alle Chiese africane. A darne notizia è l’agenzia SIR, che riporta un comunicato della stessa Conferenza episcopale francese in cui sono citate le parole del direttore nazionale della colletta pontificia dell’Epifania per l’Africa, padre Jean-Marie Aubert. “Le Chiese africane - si legge - attendono la solidarietà delle Chiese degli altri continenti. Il loro autofinanziamento non è ancora una realtà nonostante gli sforzi compiuti. Esse contano ancora su di noi per la vita delle loro diocesi e la realizzazione dei progetti pastorali. I catechisti hanno bisogno di una solida formazione. Sono in stretto contatto con le comunità cristiane nei villaggi che svolgono una vera missione”. I movimenti giovanili, racconta padre Aubert, hanno bisogno di educatori e animatori. I villaggi lontani dal centro delle parrocchie sperano di poter celebrare in luoghi decorosi, da qui la necessità di piccole cappelle di villaggio. Il religioso invita dunque “i cristiani, nel giorno dell’Epifania, a manifestare, con un gesto di solidarietà, il loro sostegno all’evangelizzazione in Africa”. (E. B.)

 

 

BISOGNA ASCOLTARE LA VOLONTÀ DEL SIGNORE PER COSTRUIRE COMUNITÀ

DOVE REGNI LA COMUNIONE. COSÌ IL CARDINALE CAMILLO RUINI AL CONVEGNO

DEL CENTRO NAZIONALE VOCAZIONI, CHE SI E’ CONCLUSO IERI A ROMA

- A cura di Mimmo Muolo -

 

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ROMA. = La sfida delle vocazioni, pure impegnativa e difficile, si può risolvere con esiti positivi: il cardinale Camillo Ruini rivolge così un messaggio di incoraggiamento a tutti coloro che si occupano della pastorale vocazionale. Il presidente della CEI, concludendo infatti il Convegno annuale del Centro nazionale delle vocazioni (CNV), ha esortato sacerdoti, religiosi e religiose, e naturalmente anche i laici, a mettersi in ascolto della volontà del Signore e a costruire comunità in cui davvero regni la comunione. “E’ in questo terreno che nascono le vocazioni”, ha detto. Importante è anche l’accompagnamento: uno dei temi maggiormente sottolineati nel corso del convegno. I sacerdoti – è stato ribadito a più riprese – devono curare le confessioni e la direzione spirituale, ma anche le famiglie possono fare molto per le vocazioni. La pastorale vocazionale, ha ricordato mons. Italo Castellani, presidente del CNV, non è qualcosa in più, ma è l’anima trasversale di tutta l’azione della comunità.

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LA FONDATRICE DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI CHIARA LUBICH HA LASCIATO

MERCOLEDÌ IL POLICLINICO GEMELLI. ERA STATA RICOVERATA

PER UNA INSUFFICIENZA RESPIRATORIA

 

ROMA. = Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, è stata dimessa mercoledì pomeriggio dal Policlinico Agostino Gemelli ed ha fatto ritorno nella sua abitazione a Rocca di Papa, in provincia di Roma, dove ha sede il centro internazionale del Movimento. Ricoverata nel reparto di terapia intensiva il 2 novembre scorso per una insufficienza respiratoria causata da un episodio infettivo polmonare, Chiara Lubich ha voluto ringraziare in una lettera il personale dell’ospedale romano e quanti l’hanno sostenuta con la loro preghiera. In questi mesi sono state innumerevoli le espressioni di solidarietà espresse alla fondatrice del Movimento dei Focolari. Ad inviarle un messaggio anche Benedetto XVI ed il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e ancora personalità di varie Chiese, amici ebrei, musulmani, buddisti e indù. Ed ha voluto porgerle di persona gli auguri di Natale il presidente del Pontificio Consiglio per i laici, mons. Stanislao Rylko, che ha ringraziato Chiara Lubich per i frutti del suo impegno per la comunione tra i movimenti ecclesiali. (T.C.)

 

 

RISCHIA DI DIFFONDERSI, IN KENYA, LA ‘FEBBRE DELLA RIFT VALLEY’ CHE FINO AD ORA HA FATTO REGISTRARE 64 MORTI NEL NORD-EST DEL PAESE.

AUMENTANO LE PERSONE RICOVERATE CON I SINTOMI DELLA MALATTIA

 

NAIROBI. = Sono 64 in Kenya le vittime dell’epidemia che ha colpito il nord-est del Paese. Secondo quanto riferisce l’agenzia MISNA, sono sempre più numerose le persone che negli ospedali vengono ricoverate con i sintomi della malattia: febbre alta, dolori e rigetto di sangue. La ‘febbre della Rift Valley’, che prende il nome dalla grande spaccatura delle placca tettonica africana che taglia in due il continente da sud e termina tra il Kenya e l’Etiopia, è stata diagnosticata per la prima volta a metà dicembre. Fino ad ora ha colpito circa 200 persone e ora, ha dichiarato Omar Ahmed, responsabile dei servizi sanitari della regione più colpita, minaccia di propagarsi, dalle province della Costa e della Rift Valley al resto del Paese. La febbre viene trasmessa all’uomo dagli animali da allevamento, come capre e mucche, soprattutto attraverso la puntura di insetti infetti, o per ingestione d’acqua contaminata dal bestiame portatore del virus. Il diffondersi della malattia coincide solitamente con il periodo di forti piogge che, in questa regione del Kenya, dalla metà di ottobre hanno provocato alluvioni, decine di morti e migliaia di sfollati. (T.C.)

 

 

IL PREMIO TEMPLETON 2006 AL FILM DELLA REGISTA BOSNIACA JASMILA ŹBANIĆ,

“GRBAVICA”. RACCONTA LA STORIA DI UNA DODICENNE

ALL’INDOMANI DELLA GUERRA NELL’EX JUGOSLAVIA

 

BERLINO. = Per aver espresso un punto di vista umano in linea con il messaggio delle Scritture ed aver sensibilizzato gli spettatori a questioni spirituali e sociali, è stato assegnato al film della regista bosniaca Jasmila ŹbanićGrbavicail Premio europeo Templeton 2006. Scelto da una giuria ecumenica tra una lista di sei film selezionati, “Grbavica” (in italiano tradotto con “Il segreto di Esma”), scrive l’agenzia SIR, ha già vinto anche l’Orso d’oro e il Premio ecumenico del Festival di Berlino 2006. Il film racconta la storia di Sara, una ragazza di 12 anni, che vive con la madre Esma a Grbavica, periferia di Sarajevo, in un clima sereno e amorevole, nonostante le difficoltà economiche. I problemi sopraggiungono quando la giovane, credendo che il padre è morto durante la guerra degli anni novanta, viene a sapere che i figli degli “eroi di guerra” possono fare un viaggio scolastico gratuitamente. C’è bisogno di un certificato che lo attesti, ma la madre non può provarlo. E qui si rivela, in una scena molto commovente, il segreto di Esma, legato agli stupri etnici. Il film, spiega la Conferenza delle Chiese europee (CEC/KEK), “riflette i veri dilemmi successivi ad un conflitto tragico, i problemi economici che devono affrontare i genitori soli, le divisioni sociali che ancora persistono e l’amore indissolubile tra genitori e figli”. La premiazione avrà luogo l’11 febbraio a Berlino. (T.C.)

 

 

CRISTIANI E MUSULMANI FESTEGGIANO INSIEME IN LIBIA, IN UNA SERATA

ORGANIZZATA DAL COLONNELLO GHEDDAFI, IL NATALE E L’EID UL-ADHA.

MONS. GIOVANNI MARTINELLI: UNA BELLA ESPERIENZA DI FRATERNITÀ E DI AMICIZIA

 

TRIPOLI. = Oltre 500 persone hanno preso parte, il 29 dicembre scorso, a Tripoli alla serata organizzata dal colonnello Muamar Gheddafi per la vigilia della festa musulmana del sacrificio, (o del “legamento” di Ismaele), conosciuta come Eid ul-Adha. La festa commemora le prove superate da Abramo e dalla sua famiglia nel luogo in cui sarebbe sorta poi la Mecca e anche per questo i musulmani, almeno una volta nella vita, vi si recano in pellegrinaggio. Un pellegrinaggio durante il quale vengono compiuti alcuni riti che simbolizzano i concetti essenziali della fede islamica. Alla serata sono state invitate anche le comunità cristiane con i loro pastori e il vescovo cattolico, mons. Giovanni Martinelli, che ha ringraziato il colonnello Gheddafi per aver concesso ai cristiani che vivono in Libia di poter liberamente praticare il loro credo. Il colonnello Gheddafi ha detto che il messaggio delle fede musulmana e della fede cristiana deve impegnare le due comunità ad un vero dialogo che aiuti la società di oggi a ritrovare il senso di Dio ed un orientamento per il rispetto dei diritti dell’uomo. “Ci è sembrato che il colonnello Gheddafi abbia voluto offrire alle comunità cristiana e musulmana di Tripoli la possibilità di vivere un’esperienza di amicizia e convivialità nel contesto delle celebrazioni del Sacrificio e del Natale – ha detto mons. Martinelli – mettendo in evidenza la ricchezza del messaggio delle due fedi e la necessità del rispetto vicendevole”. Il colonnello Gheddafi ha detto inoltre che “l’uomo di oggi non sa vedere Dio, non sa fare posto a Lui nella sua vita perché è ripieno di materialismo ed egoismo che non consentono di contemplare il volto di Dio”, quindi ha invitato l’imam e mons. Martinelli a formulare una preghiera comune. Il presule, che ha recitato il “Padre Nostro” in arabo, ha affermato che la preghiera ha sigillato una esperienza di fraternità e di amicizia in una terra in cui cristiani e musulmani lavorano insieme per il progresso del Paese con la forza delle fede che si misura quotidianamente nella sfida dell’amore vicendevole. (T.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

6 gennaio 2007

- A cura di Amedeo Lomonaco

 

In India, ribelli separatisti dello Stato dell’Assam hanno ucciso a colpi di arma da fuoco almeno 43 persone, in maggioranza lavoratori e commercianti, in diversi attacchi compiuti in vari distretti. Secondo la polizia, lo scopo di queste violenze è quello di creare un’atmosfera di paura. Un sondaggio effettuato nei giorni scorsi nello Stato dell’Assam ha rivelato che gran parte della popolazione è contraria ad una separazione dall’India.

        

Orrore e violenza anche nel sud dello Sri Lanka, dove almeno 15 civili sono morti per un attentato compiuto a bordo di un autobus. La polizia ha riferito di aver trovato il corpo di una sospetta donna kamikaze. Gli inquirenti ritengono che l’attentato sia stato pianificato da ribelli delle Tigri Tamil.

        

Tragico incidente in Bangladesh, dove 50 persone sono morte per un incidente in cui è rimasto coinvolto un autobus che ha preso fuoco dopo lo scontro con una vettura.

        

L’esecuzione di Saddam Hussein, definita ‘barbara’ dal presidente egiziano Hosni Mubaraq e avvenuta con modalità ‘poco dignitose’ secondo il capo di Stato americano George Bush, “è un affare interno dell’Iraq” che riguarda “solo il popolo iracheno”. E’ quanto ha dichiarato il premier iracheno, Nouri al Maliki, respingendo le critiche sull’esecuzione e, in particolare, sulle modalità con cui è stata eseguita la pena capitale inflitta all’ex rais. Le immagini di Saddam Hussein insultato poco prima di morire, girate con i telefoni cellulari da due persone successivamente arrestate, hanno sollevato polemiche in tutto il mondo.  Sul terreno, intanto, sono stati ritrovati a Baghdad, nelle ultime 24 ore, 47 cadaveri in diversi quartieri della città con evidenti segni di tortura.

        

Negli Stati Uniti, il Pentagono ha reso ufficiali le anticipazioni della stampa americana sul cambio dei vertici militari in Iraq e in Medio Oriente. Al generale George Casey subentra il generale David Petraeus, che diventa il nuovo comandante delle forze statunitensi in Iraq. L’ammiraglio William Fallon prende poi il posto del generale John Abizaid alla guida del Comando centrale (CENTCOM) che sovrintende le operazioni in Medio Oriente.

        

In Spagna, è stato trovato stamani il cadavere della seconda vittima dell’attentato dello scorso 30 dicembre all’aeroporto di Madrid, rivendicato dall’ETA. La polizia ha rivelato che l’azione terroristica era stata presumibilmente programmata per il 24 dicembre, ma la scoperta di un deposito di armi ha indotto, secondo gli inquirenti, il gruppo indipendentista a rinviare la data dell’attentato. Il governo spagnolo ha ammesso, poi, di essere entrato in contatto con interlocutori probabilmente non adatti. La stampa spagnola ha anche riferito che, una settimana prima dell’attentato all’aeroporto di Madrid, rappresentanti del governo e dell’ETA si erano riuniti confermando la tregua permanente proclamata dall’organizzazione basca lo scorso 22 marzo. Ieri, intanto, si sono fortunatamente rivelati falsi due allarmi bomba all’aeroporto di Bilbao e su un aereo diretto a Tenerife.

 

In Italia, dopo l’invito al dialogo da parte del capo dello Stato nel suo messaggio di Capodanno, è la riforma della legge elettorale a tenere banco in questi giorni. In campo ci sono diverse ipotesi da discutere in Parlamento, anche per evitare l’annunciato referendum. Intanto, altre questioni cruciali si presentano di fronte al governo, dalla riforma delle pensioni alle unioni di fatto. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Le parole di Napolitano sembrano aver colto nel segno: sulla necessità cioè di approfittare di una fase lontana dalle sempre tormentate campagne elettorali e far riflettere entrambi gli schieramenti sulle cose necessarie all’interesse comune, come ad esempio la riforma della legge elettorale. Quella attuale, lo hanno dimostrato le ultime elezioni politiche, non garantisce la formazione di sicure maggioranze. Soluzioni alternative ce ne sono diverse, ma i due poli sono divisi anche al loro interno. C’è intanto la prospettiva di un referendum che ha come principale obiettivo quello di eliminare il premio di maggioranza alla coalizione sostituendolo con quello alla lista che ottiene più voti. Ma in molti vorrebbero evitare il referendum, lasciando spazio all’azione delle Camere. Tra le proposte in campo, quella del ministro per i rapporti col Parlamento, Vannino Chiti, che pensa ad una intesa sul modello adottato in Italia per regioni e comuni. La priorità è quella di trovare una soluzione che accontenti sia chi vuole mantenere il sistema bipolare sia chi preferisce il sistema proporzionale. Nelle ultime ore a far discutere è anche l’idea avanzata dal ministro dell’interno, Giuliano Amato, di una “Convenzione” dei due poli nominata da senatori e deputati e allargata anche a non parlamentari. La proposta, almeno per il metodo, è apprezzata da Berlusconi e da quasi tutta l’opposizione. Ma è accolta con freddezza proprio dalla maggioranza. E il premier Prodi, pur giudicando quella di Amato una idea intelligente, ricorda che il governo ha dato incarico al ministro Chiti di fare una esplorazione tra tutti i partiti. Insomma, il confronto sulla legge elettorale è tutto in salita. Così come peraltro quello su due altre questioni spinose che saranno affrontate in queste settimane: e cioè la riforma delle pensioni e la legge sulle unioni di fatto. Questioni sulle quali il centrosinistra è profondamente diviso. E sulle quali, a detta di molti osservatori, il governo rischia davvero molto. 

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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Centinaia di persone hanno manifestato stamani a Mogadiscio per protestare contro il piano di disarmo e la presenza delle truppe etiopi, inviate in Somalia per appoggiare le forze governative nella campagna militare contro le Corti islamiche. I guerriglieri islamici, fuggiti dalla capitale e in fuga verso il sud del Paese, hanno comunque annunciato che continueranno a combattere. Il confine meridionale della Somalia è presidiato anche da truppe del Kenya: il governo di Nairobi teme che tra i profughi si nascondano miliziani islamici. Le Nazioni Unite, intanto, hanno reso noto di essere pronte a far rientrare gli operatori umanitari nel Paese africano. Gli Stati Uniti hanno annunciato inoltre un finanziamento di circa 40 milioni di dollari per aiutare il governo di transizione somalo.

 

Sono in buone condizioni di salute i tre italiani e il tecnico libanese rapiti in Nigeria lo scorso 7 dicembre da ribelli del sedicente ‘Movimento per la liberazione del Delta del Niger’ (MEND). Lo rende noto il ministero degli Esteri italiano precisando che “le autorità nigeriane lavorano con il massimo impegno per una soluzione positiva e più rapida possibile della vicenda”. Sono ore di angoscia anche per cinque cinesi rapiti, ieri, nel Paese africano da uomini armati. Il presidente cinese, Hu Jintao, ed il premier, Wen Jiabao, hanno invitato il ministero degli Esteri e l’ambasciata cinese in Nigeria “a fare tutto il possibile per liberare gli ostaggi”.

 

 

 

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