RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 2 - Testo della trasmissione di martedì 2 gennaio  2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Accolto con gioia dalla comunità cristiana di Terra Santa il nuovo appello di pace lanciato ieri da Benedetto XVI: la riflessione di padre Pierbattista Pizzaballa

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Reporter senza frontiere denuncia: sempre più a rischio la professione di giornalista. Il commento di Mimmo Càndito

 

L’impegno umano e finanziario della Caritas italiana dietro la ripresa post-tsunami nel sud-est asiatico: ce ne parla  don Vittorio Nozza

 

Tanti giovani a Lourdes per festeggiare il Capodanno tra musica e momenti di preghiera: intervista con padre Mario Biffi  

 

La Chiesa ricorda oggi San Basilio Magno e San Gregorio Nazianzeno, grandi riformatori della Chiesa in Oriente

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il presidente Giorgio Napolitano scrive al Papa affermando che il suo impegno per la pace  contribuirà alla costruzione di un futuro migliore per le giovani generazioni

 

Sudan: la cattedrale di Khartoum attaccata con bombe lacrimogene dalla polizia sudanese

 

Gesto di solidarietà a Napoli: il denaro destinato all’acquisto dei “botti” di Capodanno devoluto da molte persone in favore dei minori abbandonati

 

Nel primo giorno del 2007, nuovi sbarchi di immigrati irregolari sulle coste italiane e spagnole

 

Un sistematico dileggio culturale viola oggi una delle libertà basilari dell’uomo: quella di professare una fede. Lo ha affermato il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna

 

A Ginevra il 30.mo “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra”, promosso per il 2007 dalla Comunità di Taizé

 

Padre Giulio Albanese nominato responsabile del settore riviste della Direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie

 

24 ORE NEL MONDO:

Iraq: 12 mila i civili morti nel 2006.  Choc per un nuovo video sull’esecuzione di Saddam

 

Il presidente brasiliano Lula giura per il suo secondo mandato promettendo di continuare la lotta contro la povertà

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

2 gennaio 2007

 

ACCOLTO CON GIOIA DALLA COMUNITA’ CRISTIANA DELLA TERRA SANTA

IL NUOVO APPELLO DI PACE LANCIATO IERI DA BENEDETTO XVI

- Intervista con padre Pierbattista Pizzaballa -

 

“Dinanzi alle situazioni di ingiustizia e di violenza” che continuano a imperversare nel mondo, oggi più che mai è “necessario operare insieme per la pace”: è l’appello lanciato ieri da Benedetto XVI nella Basilica di San Pietro durante la Messa nella Solennità di Maria Madre di Dio e in occasione della Giornata Mondiale della Pace. Il Papa ha volto lo sguardo in particolare verso la Terra Santa elevando la sua “insistente preghiera” perché “si risolva definitivamente il conflitto in atto che – ha sottolineato – dura ormai da troppo tempo”. Ascoltiamo in proposito la riflessione del Custode di Terra Santa, il padre francescano Pierbattista Pizzaballa, raggiunto telefonicamente a Gerusalemme da Sergio Centofanti:

 

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R. – Non possiamo che condividere e ringraziare innanzitutto il Papa per questo suo interesse sempre molto vicino, molto concreto, per chiamare tutti a questa realtà che veramente sta logorando e lacerando la vita di tutte le persone.

 

D. – “Un accordo di pace - ha detto il Papa - per essere durevole deve poggiare sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona…”

 

R. – Questa è un’affermazione molto importante, soprattutto qui in Medio Oriente, in Terra Santa, dove molto spesso si  parla di confini, di spazi, di territori, ecc., e si mettono in secondo piano, magari involontariamente, le persone. Se pensassimo innanzitutto al bisogno della persona, della singola persona, forse le soluzioni sarebbero più vicine.

 

D. – Dove in Terra Santa vengono maggiormente violati questi diritti delle persone?

 

R. – Questo conflitto coinvolge la vita di tutte le persone, israeliani e palestinesi. Naturalmente c’è chi sta peggio: i palestinesi, è oggettivo questo, soffrono più di tutti gli altri a causa della situazione economica, delle divisioni interne, della mancanza di uno Stato. Ma la violenza colpisce anche gli israeliani in maniera indiretta: è una situazione che logora veramente la vita di quasi tutte le famiglie di questo Paese.

 

D. – Il 2007 può essere l’anno della ripresa del processo di pace in Terra Santa?

 

R. – Noi ci auguriamo di sì. Recentemente, poco prima di Natale, il presidente Abu Mazen e il premier israeliano Olmert si sono incontrati e anche se i risultati non sono stati straordinari, già in sé il fatto che si siano incontrati è positivo. C’è un nuovo clima, una nuova atmosfera molto timida, ancora molto precaria che speriamo nel 2007 venga incoraggiata.

 

D. -  … e quindi le prospettive per il dialogo interpalestinese e israelo-palestinese

 

R. – Prospettive… ma veramente con molto realismo non bisogna esagerare con gli entusiasmi e nemmeno fare i disfattisti. E’ una situazione molto instabile e molto incerta. Dobbiamo davvero insistere molto, soprattutto i leader di tutte le fazioni devono molto lavorare per diffondere in tutti i gruppi un atteggiamento più moderato e più costruttivo di quanto stia accadendo ora.

 

D.- “Cristo - ha detto il Papa - è la nostra pace, è Lui il grande pacificatore dell’umanità venuto ad abbattere il muro di separazione che divide gli uomini e i popoli…”

 

R. – Sì, per noi cristiani, dire questo ad ebrei e musulmani, qui è veramente difficile.  Siamo pochi … però è l’unica testimonianza che possiamo dare a Cristo e testimoniare con la nostra presenza, la nostra appartenenza a Cristo e soprattutto dimostrandolo con uno stile di vita diverso e sempre aperto e libero nei confronti di tutti. L’unica cosa che possiamo fare sono piccoli ponti, piccolissimi, però sempre necessari.

 

D. – Come la comunità cristiana ha vissuto queste festività natalizie?

 

R. – Quest’anno le festività sono state in tono abbastanza dimesso soprattutto a causa della mancanza di pellegrini: erano pochissimi i pellegrini, cioè, qualcuno c’era, non voglio fare anche qui il disfattista ma molto meno rispetto agli anni passati.  Al di là di questo però, Natale è sempre Natale e il clima era sereno tra tutti.

 

D. – Vuole lanciare un appello dai microfoni della Radio Vaticana?

 

R. – La mia preghiera è che soprattutto i leader, tutti i leader israeliani e palestinesi, ma anche i leader religiosi, sappiano con coraggio aiutare tutte le popolazioni a guardare avanti con un atteggiamento più positivo e più di fiducia nei confronti dell’altro: non bisogna mai stancarsi di cercare l’altro!

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ERETTA IN INDIA LA NUOVA EPARCHIA DI MAVELIKARA DEI SIRO MALANKARESI

 

In India, Sua Beatitudine Cyril Mar Baselios Malancharuvil, arcivescovo maggiore di Trivandrum dei siro-malankaresi, con il consenso del Sinodo dei Vescovi e dopo aver consultato la Sede Apostolica, ha eretto a norma del can. 85 § 1 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali l’eparchia di Mavelikara dei siro-malankaresi, con territorio dismembrato dall’arcieparchia di Trivandrum dei siro-malankaresi, rendendola suffraganea della medesima arcieparchia. Sua Beatitudine Cyril Mar Baselios Malancharuvil, con il consenso del Sinodo dei Vescovi ha trasferito a norma del can. 85 § 2 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali mons. Joshuah Mar Ignathios Kizhakkeveettil da vescovo titolare di Nigizubi ed ausiliare dell’archieparchia di Trivandrum dei siro-malankaresi a primo vescovo di Mavelikara dei siro-malankaresi.

 

Mons. Joshuah Mar Ignathios è nato a Kizhakketheruvu nell’arcieparchia di Trivandrum il 24 maggio 1950. E’ stato ordinato sacerdote il 2 aprile 1978. Giovanni Paolo II il 15 aprile 1998 lo ha nominato vescovo ausiliare di Trivandrum dei siro-malankaresi, attribuendogli la sede titolare di Nigizubi. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 29 giugno 1998.

 

L’eparchia di Mavelikara si estende principalmente nella parte nord ovest dell’attuale arcieparchia di Trivandrum, nello Stato indiano del Kerala. Ha 30.825 fedeli di rito siro-malankarese cattolico su una popolazione di circa 3 milioni di abitanti, di cui 269 mila malankaresi non cattolici e 598 mila appartenenti ad altre confessioni cristiane.

 

Le parrocchie sono 92, i sacerdoti diocesani nativi 63, religiosi sacerdoti 12, religiosi fratelli 3 e suore 102. Esistono inoltre 34 Istituti di educazione e 4 di carità. La Cattedrale della nuova eparchia è la “St. Mary’s Church”, Punnamoodu di Mavelikara.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano – “Ogni persona di buona volontà, uncanale di pace’”: Benedetto XVI all’inizio del nuovo anno auspica che la Comunità internazionale congiunga gli sforzi perché si costruisca un mondo in cui i diritti dell’uomo siano da tutti rispettati.

 

Servizio estero - In evidenza l’Iraq con un articolo dal titolo: “La spettacolarizzazione delle pena di morte espressione di una ‘ubris’ politica”; le immagini della fine di Saddam Hussein.

 

Servizio culturale - Per la rubrica “Incontri”, lo storico Paolo Siniscalco intervistato da Mario Spinelli.

Per l’“Osservatore libri” un articolo di Francesco Licinio Galati dal titolo “Una vita passata ad indagare lungo il confine tra i diversi saperi”: “La mistica e l’anima russa” di Pavel A. Florenskij, sacerdote-scienziato fucilato da sovietici.

 

Servizio italiano - In primo piano il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

2 gennaio 2007

 

 

LIBERTA’ DI STAMPA NEL MONDO: UN BILANCIO SEMPRE PIU’ ROSSO.

 CENTINAIA I GIORNALISTI ED OPERATORI DEI MEDIA

UCCISI, RAPITI, ARRESTATI, CENSURATI

- Intervista con Mimmo Cándito -

        

Tra gli anni più sanguinosi per gli operatori dei media, il 2006, secondo l’associazione internazionale “Reporter senza frontiere” ha registrato la morte di 81 giornalisti e di 32 persone dei loro staff e l’arresto di altri 871, oltre a 1472 casi di aggressione o minacce, 56 rapimenti e 912 testate censurate, tutto ciò è accaduto in 21 Paesi svolgendo il proprio lavoro o esprimendo le proprie opinioni. Un bilancio ancora più rosso, secondo la Federazione internazionale dei giornalisti, con sede Bruxelles, che documenta nell’anno passato 155 vittime tra reporter e loro collaboratori a vario titolo. L’Iraq in cima alla lista nera con 39 vittime seguito da Messico e Filippine. Il mestiere di giornalista sempre più a rischio sui tanti fronti di guerra. Roberta Gisotti ne ha parlato con Mimmo Candito, inviato e commentatore politico de “La Stampa”, presidente per l’Italia di “Reporter senza frontiere”:

 

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R. – Ormai, le guerre non sono più quelle di una volta, con un fronte che divide nettamente due campi di battaglia, ma le guerre ormai stanno all’interno delle società civili, quindi sicuramente i giornalisti che muoiono sono vittime di un processo di acquisizione della centralità dell’informazione nelle forme di sviluppo della società contemporanea.

 

D. – Giornalisti perseguitati non solo in Paesi in guerra, ma anche in Europa: quattro di loro hanno perso la vita in Russia, tra cui la nota Anna Politovskaya; ma ci sono segnali inquietanti pure in altri Paesi come l’Italia, dove l’identità del giornalista è messa a dura prova nella sua autonomia dai poteri economici e politici ...

 

R. – Si ha sempre l’impressione che quando si tocca questo argomento, in qualche modo si faccia una battaglia di tipo corporativo, cioè che si vogliano difendere non so quali privilegi che possano esserci all’interno di questo lavoro. In realtà, come lei stessa accennava, tutti – credo – siamo consapevoli in una società democratica che il ruolo dell’informazione del giornalismo è fondamentale per un sano sviluppo di questa società. Ora, quanto più si tenda a limitare l’intervento del giornalismo nel suo compito di esternazione, di verifica della realtà e di denuncia dei poteri, quando essi non rispettano le regole della legittimità democratica e della legittimità giuridica, tanto più si fa riferimento ad un problema generale delle società democratiche che in questo momento sono, evidentemente, in crisi dappertutto, non soltanto in Italia o in altri Paesi, perché appare evidente che questi sistemi democratici oggi abbiano qualche difficoltà ad esprimere compiutamente quel processo di rappresentanza legittima del consenso che l’opinione pubblica esprime verso le istituzioni. Ecco: all’interno di questo processo di crisi, non v’è dubbio che l’informazione, la stampa e il giornalismo in generale ha avuto ed ha il compito, di attivare processi cognitivi, perché ci rendiamo conto che oggi tutto quello che noi diciamo come nostra conoscenza passa al 90 per cento all’interno dei mezzi di comunicazione di massa. Ecco, allora si capisce bene come la difesa della possibilità di svolgere ancora questo ruolo non sia affatto un problema di ordine corporativo, ma investa l’interesse stesso di tutta la società.

 

D. – C’è un nuovo fronte aperto contro la libertà di stampa, quello su Internet: secondo un Rapporto del “Comitato per la tutela dei giornalisti” di New York, un giornalista arrestato su tre lavora in Rete, un mezzo che fa paura ai regimi autoritari …

 

R. – Certo, perché si ha l’impressione – in realtà, è ancora soltanto una impressione e non una certezza consolidata – che all’interno della Rete si possa sfuggire a quel controllo censorio che i regimi autoritari possono applicare più liberamente, più facilmente sui mezzi di comunicazione di massa tradizionali, siano radio, televisione, giornali. Per esempio in Cina, noi sappiamo quanto alcuni motori di ricerca – Google, per esempio – abbiano ceduto alle pressioni del governo cinese inserendo dei filtri che impediscono che i fruitori dei servizi di Rete, i navigatori possano accedere ad alcune parole chiave, ad esempio “democrazia”. Questo lascia capire che il fronte della lotta che i giornalisti stanno conducendo in ogni parte del mondo, vale quale che sia il mezzo di comunicazione di massa proprio perché gli strumenti tecnologici che potenzialmente darebbero maggiori possibilità di sviluppo dell’esercizio della libertà d’espressione, nello stesso tempo possano diventare strumento di un maggiore e sofisticato controllo su questa libertà.

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IMPEGNO UMANO E FINANZIARIO DELLA CARITAS ITALIANA

DIETRO LA RIPRESA POST-TSUNAMI NEL SUD-EST ASIATICO:

A DUE ANNI DI DISTANZA DALLA CATASTROFE, DECINE DI MIGLIAIA DI PERSONE

ASSISTITE E PROGETTI DI RICOSTRUZIONE IN ATTO

- Intervista con don Vittorio Nozza -

 

L’onda devastatrice si è ritirata, ma non quella della solidarietà : 24 mesi dopo i terribili giorni dello tsunami del sudest asiatico, la rete attivata dalla Caritas italiana ha ottenuto risultati importanti: 700 mila persone sostenute con aiuti d'urgenza, 11.500 alloggi temporanei allestiti, 19 mila abitazioni ricostruite e altre 12 mila quasi ultimate, 6 mila imbarcazioni donate ai pescatori. Tra le fasce più deboli, hanno beneficiato di aiuti oltre 50 mila tra bambini, anziani e disabili, mentre assistenza psicologica è stata fornita a più di 26 mila persone. L’attività di formazione professionale ha riguardato 15 mila giovani, mentre uno specifico iter formativo ha coinvolto anche 36 mila animatori di comunità. Don Vittorio Nozza, direttore di Caritas Italia, ha fatto il punto della situazione al microfono di Eliana Astorri:

 

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R. – Il primo dato è l’ampia generosità che nell’arco del primo anno, tantissime persone hanno messo a disposizione della Caritas italiana ben 32 milioni di euro. Questo ci ha permesso di stare dentro sia alla prima fase, quella di emergenza immediata con il sostegno alle popolazioni fortemente colpite, per andare poi a partecipare in maniera molto intensa alla seconda fase, quella della ricostruzione e della messa a disposizione degli strumenti di lavoro, in modo particolare barche e reti, che hanno permesso – tutte queste azioni – di riattivare l’attività lavorativa di queste popolazioni. Stiamo in pratica concludendo questa seconda fase e siamo entrati nella terza fase, quella più legata allo sviluppo. Finora abbiamo impegnato 22 milioni di euro, ci restano a disposizione per la terza fase ben 10 milioni di euro.

 

D. – Don Vittorio, noi vediamo questi Paesi – l’Indonesia, la Thailandia, le Maldive – come posti di vacanza: pensiamo alle spiagge e alle palme ... Questa tragedia, invece, è stato anche un modo per far conoscere questi Paesi e la povertà di questi Paesi ...

 

R. – Solitamente, si colgono questi territori per il momento di svago. Questa grande tragedia, ma già anche progetti precedentemente assunti all’interno di questi territori ci hanno portato invece a contatto con popolazioni a cui mancano le cose più necessarie, a cui manca soprattutto la possibilità di investire in progetti che li rendano autonomi, che li rendano capaci di cooperazione e di sviluppo. Ed è soprattutto ciò su cui noi stiamo investendo in questa terza fase: ci abbiamo tenuto e ci teniamo a far sì che al di là del momento dell’immediata emergenza e della fase di ricostruzione e di riabilitazione si stia per un po’ di anni dentro tutta una serie di molteplici progetti che sanno soprattutto di sviluppo, perché sono popolazioni estremamente povere.

 

D. – E questa è la sfida della Caritas, a cominciare dal 2007 ...

 

R. – Sì. A noi piace molto non mancare nel momento dell’immediata emergenza, non mancare nella fase di ricostruzione e riabilitazione, ma soprattutto esserci laddove la vita, sviluppandosi nell’ordinarietà e nella quotidianità, ha bisogno però di supporti, di costanti accompagnamenti, di ri-progettazione, di rilancio e di attivazione di tutta una serie di concrete attività, pur piccole, ma che sono il concreto appoggio su cui queste popolazioni centrano il loro futuro.

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TANTI GIOVANI A LOURDES PER FESTEGGIARE IL CAPODANNO

TRA MUSICA E MOMENTI DI PREGHIERA

- Intervista con padre Mario Biffi -

 

Un migliaio di persone, in prevalenza giovani, ha partecipato alla festa di capodanno organizzata dalla diocesi di Lourdes nel luogo dove nel 1858 alla pastorella Bernadette apparve la Madonna. Cinque ore di musica pop-rock con il gruppo Exo, momenti di preghiera e la Messa di Mezzanotte celebrata dall’arcivescovo Jacques Terrier davanti alla grotta, meta di sei milioni di pellegrini ogni anno. Il servizio di Antonella Palermo:

 

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Un’alternativa per festeggiare l’arrivo del nuovo anno, proponendo ai giovani un divertimento senza alcool e senza droghe, in un’atmosfera densa di spiritualità. Così La “Discoteca di Dio”, come gli organizzatori l’hanno definita, ha raccolto fino alle due di notte un migliaio di giovani dai Pirenei, dalla Germania e anche dall’Italia. Sentiamo padre Mario Biffi, Oblato di Maria Immacolata, da quattro anni impegnato nelle attività pastorali del Santuario di Lourdes:

 

R. - Un messaggio quasi da sogno, giocando un poco sulle parole che si usano abitualmente per questa circostanza e cioè il famoso rave party, noi abbiamo usato il termine “reve” francese ossia sogno: un sogno di speranza, un sogno di benedizione. Lourdes non è solo un luogo dove vengono i malati, ma un anche il luogo di vero incontro, grazie a Maria, con Dio.

 

D. – Lei è stato testimone di qualche guarigione?

 

R. – Lourdes non è un luogo dove si cerchi l’occasione di vedere. Non è questo il luogo dove si viene a cercare una grazia di un recupero di salute, ma di un recupero di sicurezze. Quindi sì guarigioni avvengono, se ne sentono e si ascoltano anche delle testimonianze di fatti non spiegabili, che noi abitualmente chiamiamo miracoli, ma certamente è la gioia che predomina, quella gioia di incontrare la luce e per re-incontrare la speranza.

 

D. – La vita di Bernadette, quello che  le è capitato in maniera sorprendente ed imprevista, che cosa dice ai giorni di oggi?

 

R. - Per coloro che sono alla ricerca, Bernadette diventa un esempio di testimonianze. Bernadette non è stata premiata da Dio con le visioni e le apparizioni della Madonna, ma Bernadette era attesa alla Grotta da Maria che veniva a portare la luce di Dio.

 

D. – Si parla spesso della Francia come Paese sempre più secolarizzato, dove la pratica religiosa sta venendo un po’ meno. Dal suo punto di vista è reale questa situazione?

 

R. – Indubbiamente nella gioventù ci sono tanti messaggi che sono quasi completamente sconosciuti e questo proprio perché non sono stati raccontati dai padri. Appare, quindi, chiaro che i giovani si trovano digiuni e ci si dimentica il famoso “Ricorda Israele”: questo è quello che oggi manca enormemente!

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MEMORIA LITURGICA DEI SANTI DI CAPPADOCIA, BASILIO E GREGORIO NAZIANZENO:

VESCOVI E DOTTORI DELLA CHIESA, SEGNARONO LA STORIA DELLA CHIESA D’ORIENTE

 

Uomo di azione, l’uno, uomo di contemplazione, l’altro: e amici come fossero “un’anima sola in due corpi”. E’ la dinamica che segnò la relazione dei due grandi Santi dell’antichità che la Chiesa ricorda oggi: Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno. Il loro profilo e l’importanza del loro impegno pastorale e dottrinale, nel servizio di Alessandro De Carolis.

 

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A separarli, un solo anno di età - Basilio nato nel 429, Gregorio nel 430 - e la scarsa distanza geografica - Cesarea di Cappadocia, l’uno, Nazianzo, l’altro: circostanze che favorirono il loro incontro sin dall’adolescenza, sodalizio rinnovatosi più tardi ad Atene durante gli studi. Già a quel tempo il reciproco rispetto è tanto saldo da far scrivere a Gregorio: “Ci guidava la stessa ansia di sapere (…) eppure fra noi nessuna invidia, si apprezzava invece l’emulazione. Questa era la nostra gara: non chi fosse il primo, ma chi permettesse all’altro di esserlo”. Basilio, colto e profondamente cristiano – i suoi nonni erano stati dei martiri – rimane affascinato dall’esperienza monastica. Si fa monaco lui stesso, sebbene avverta un’esigenza in più rispetto all’ideale eremitico: l’amore assoluto per Dio, sì, ma fondamentale è anche esercitare l’amore per il prossimo. Su questa base, a soli 28 anni, Basilio fonda un cenobio, scrivendo le regole della vita in comune che faranno di lui il Benedetto di quest’area della Chiesa, il padre del monachesimo orientale.

 

Per carattere, Gregorio è più portato di Basilio alla solitudine e alla meditazione. Aderisce al cenobio, ma poi se ne distacca preferendo una vita più ritirata. Un ideale che inseguirà a lungo, invano: suo padre, vescovo di Nazianzo, lo ordina sacerdote. E dieci anni più tardi, l’amico Basilio, vescovo di Cesarea a 40 anni, conferirà anche a Gregorio l’ordinazione episcopale. Sono tempi duri, l’eresia ariana imperversa con l’appoggio di alcuni imperatori bizantini dell’epoca. Basilio la affronta con la spavalda energia che gli è propria. All’imperatore Valente, seguace di Ario, che lo minaccia perché a suo dire mai nessuno aveva tenuto un atteggiamento ribelle contro l’imperatore, Basilio replica: “Forse perché non ti sei mai imbattuto in un vescovo. Muore nel 379 e la sua santità potrebbe essere condensata in questa sua frase: “L’uomo è una creatura che ha ricevuto da Dio l’ordine di diventare Dio per grazia”.

 

Gregorio vivrà altri dieci anni vincendo la naturale ritrosia dell’indole con la sua grande facondia spirituale. Come vescovo di Costantinopoli, pronuncia discorsi di grande dottrina che gli varranno, alla pari di Basilio, il titolo di dottore della Chiesa. Terminerà la propria esistenza in quella solitudine che aveva tanto inseguito tra il 389 e il 390. Disse: “Ho lasciato tutto il resto a chi lo vuole, la ricchezza, la nobiltà, la gloria, la potenza (...) abbraccio solo la Parola”.

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CHIESA E SOCIETA’

2 gennaio 2007

 

 

IL SUO IMPEGNO PER LA PACE PENETRERA’ LE COSCIENZE CONTRIBUENDO

ALLA COSTRUZIONE DI UN FUTURO MIGLIORE PER LE GIOVANI GENERAZIONI:

COSI’ IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, GIORGIO NAPOLITANO,

IN UNA LETTERA INDIRIZZATA A BENEDETTO XVI

IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

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ROMA.= Il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, condivide “pienamente” la centralità assegnata dal Papa alla persona umana e alla sua dignità quale imprescindibile punto di riferimento di ogni azione in favore della pace. In una lettera indirizzata a Benedetto XVI, resa nota ieri pomeriggio, Napolitano ribadisce che la pace è un compito da adempiere quotidianamente “con tanto maggiore impegno quanto più grandi sono le responsabilità che la vita pubblica assegna ad ognuno di noi”. Il capo dello Stato auspica, dunque, che il richiamo del Pontefice nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, “trovi piena rispondenza in tutti coloro le cui decisioni influenzano le sorti del nostro pianeta”. D’altro canto, si dice convinto che l’impegno del Papa per la pace “penetrerà le coscienze” contribuendo “alla crescita ed alla diffusione nel mondo della cultura della pace”, presupposto “di un futuro migliore per tutti, innanzitutto per le giovani generazioni”. In particolare, Napolitano cita il passo in cui Benedetto XVI richiama alla necessità di rimuovere le disuguaglianze nell’accesso ai beni essenziali e le persistenti discriminazioni”, così “come l’invito per garantire l’equilibrio ecologico”. Napolitano ribadisce l’impegno dell’Italia contro la pena di morte e contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa. Ieri, all’Angelus, Benedetto XVI ha ringraziato il presidente Napolitano per gli auguri rivoltigli durante il discorso di fine anno alla nazione. Il Papa ha inoltre assicurato un ricordo speciale nella preghiera per il popolo italiano. Lo scorso 20 novembre, il primo incontro in Vaticano tra il Papa e Giorgio Napolitano, eletto alla massima carica dello Stato italiano il 10 maggio del 2006.

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LA CATTEDRALE DI KHARTOUM ATTACCATA CON BOMBE LACRIMOGENE DALLA

POLIZIA SUDANESE. L’INCURSIONE PROVOCA IL FERIMENTO DI SEI FEDELI

 

KHARTOUM.= Alcuni agenti della polizia sudanese hanno lanciato delle bombe lacrimogene contro la cattedrale di Khartoum durante la Messa di San Silvestro. L’incursione, riferisce oggi l’agenzia France Presse citando un religioso, ha provocato sei feriti tra i fedeli, tuttora ricoverati in ospedale. Secondo il quotidiano Al-Soudani, che cita fonti dei servizi di sicurezza, la polizia stava cercando un individuo che aveva ferito un passante con un coltello. Venti minuti dopo l’inizio della Messa, ha dichiarato padre Sylvestre Thomas alla France Presse, è iniziato l’attacco della polizia. Almeno 9 bombe lacrimogene sono state lanciate contro gli oltre 500 fedeli raccolti nella Cattedrale. Padre Thomas, che stava officiando la Messa, ha riferito che la polizia ha aggredito con dei bastoni i fedeli che si ammassavano alla porta per lasciare la Cattedrale. (A.G.)

 

 

BEL GESTO DI SOLIDARIETA’ A NAPOLI: IL DENARO DESTINATO

ALL’ACQUISTO DEI “BOTTI” DI CAPODANNO DEVOLUTO DA MOLTE PERSONE

IN FAVORE DEI MINORI ABBANDONATI. LA GRATITUDINE DEL SUPERIORE

DEI PASSIONISTI DELLA CITTA’, PADRE RUNGI

 

NAPOLI. = La patria dei “botti” trasforma il petardo di capodanno in un gesto di solidarietà. Accade a Napoli, dove in molti hanno devoluto le somme risparmiate per l’acquisto dei fuochi d’artificio a sostegno specialmente dell’infanzia abbandonata. “Sono state tante le persone buone e generose che nel silenzio e nella riservatezza hanno voluto iniziare il nuovo anno con un gesto di amore e solidarietà verso i più poveri e bisognosi”, malgrado “le difficoltà economiche di tante famiglie di nostri concittadini e corregionali”. Lo ha affermato il teologo, padre Antonio Rungi, superiore provinciale dei Passionisti di Napoli, da anni impegnato nella lotta contro i rischi dei botti di San Silvestro. “Sono particolarmente lieto – ha aggiunto il religioso, secondo quanto riferito dall’agenzia SIR - che il clima di festa per il passaggio al nuovo anno non sia stato contrassegnato, almeno finora, da morti e feriti gravi in numero elevato”. Padre Rungi ha voluto esprimere gratitudine “a quanti, Forze dell’Ordine, sacerdoti, educatori, genitori, persone responsabili e gli stessi rivenditori di botti che hanno collaborato perché questo Capodanno 2007 non si trasformasse in una carneficina, anche se ci addolora il fatto - ha concluso - che comunque ci sono stati feriti a Napoli ed in Campania come pure nel resto d’Italia”. (A.D.C.)

 

 

NEL PRIMO GIORNO DEL 2007, NUOVI SBARCHI DI IMMIGRATI IRREGOLARI SULLE COSTE ITALIANE E SPAGNOLE. ALMENO UNA PERSONA MUORE NELLA TRAVERSATA DALL’AFRICA

ALLE CANARIE, DOVE IERI SONO SBARCATI 84 MIGRANTI CLANDESTINI

 

MADRID.= Sul fronte dell’immigrazione clandestina, il 2007 si apre come l’anno appena concluso. Ieri, un nuovo gruppo di 84 immigrati irregolari è arrivato sull’isola di Gran Canaria, nell’arcipelago spagnolo delle Canarie. Purtroppo, uno dei migranti è deceduto nella traversata. Il suo corpo è stato ritrovato sulla barca utilizzata per il tragitto. D’altro canto, la radio spagnola Cadena Ser riferisce che il bilancio sarebbe ancora più grave: uno degli immigrati avrebbe, infatti, dichiarato che due passeggeri sarebbero morti durante il viaggio e i loro corpi sarebbero stati gettati in mare. Nel solo 2006, almeno 31 mila immigrati clandestini sono arrivati sulle coste delle Canarie. Secondo il governo regionale delle isole, almeno 6000 persone sarebbero morte nel rischioso viaggio dalle coste dell’Africa occidentale all’arcipelago spagnolo. Nuovi sbarchi si registrano anche sulle coste dell’Italia meridionale. Tra Teulada e Sant’Anna Arresi, nel cagliaritano, sono sbarcati 38 immigrati irregolari. Quasi tutti algerini, i clandestini sono arrivati sulle coste sarde su piccole barche di legno da 4-5 metri. Anche in Sicilia si è registrato, nella giornata di ieri, uno sbarco di clandestini. Si tratta di sei cittadini di nazionalità tunisina, intercettati sull’isola di Pantelleria da una pattuglia della Guardia Costiera. (A.G.)

 

 

UN SISTEMATICO DILEGGIO CULTURALE VIOLA OGGI UNA DELLE LIBERTA’

BASILARI DELL’UOMO: QUELLA DI PROFESSARE UNA FEDE.

LO HA AFFERMATO IL CARDINALE CAFFARRA, ARCIVESCOVO DI BOLOGNA,

ALL’OMELIA DELLA MESSA PER LA GIORNATA DELLA PACE

 

BOLOGNA. = “La sapienza che guida l'uomo è dono di Dio, quando l'uomo non prende se stesso a esclusiva misura di se stesso. Ogni visione riduttiva dell'uomo mette in questione la pace. Ma la mette in questione, come sottolinea il Santo Padre, anche l’indifferenza per ciò che costituisce la vera natura dell'uomo: una visione ‘debole’ della persona, che lasci spazio ad ogni anche eccentrica concezione, solo apparentemente favorisce la pace”. E’ uno dei passaggi dell’omelia pronunciata dal cardinale arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra, durante la Messa per la Giornata mondiale per la pace, celebrata nel pomeriggio nella cattedrale di S. Pietro. Il porporato ha ricordato che “esiste una grammatica morale”, un insieme di regole dell'agire individuale e del reciproco rapportarsi delle persone, rispettando le quali “nel deserto prenderà dimora il diritto e nel giardino regnerà la giustizia ed effetto della giustizia è la pace”. Sono tre - ha proseguito il cardinale Caffarra - “le esigenze fondamentali dal cui rispetto dipende in larga misura la trasformazione del deserto in dimora del diritto: il diritto alla vita, il diritto alla libertà religiosa, l’uguaglianza di natura di tutte le persone”. E la libera scelta ed espressione della propria fede, ha sottolineato, “è in un certo senso la base di ogni diritto, poiché assicura nell’uomo e nella società uno spazio invalicabile da chiunque. Questo diritto basilare è violato anche da un sistematico dileggio culturale nei confronti delle credenze religiose, soprattutto se compiuto nei confronti dei giovani”. (A.D.C.)

 

 

A GINEVRA IL 30.MO “PELLEGRINAGGIO DI FIDUCIA SULLA TERRA”,

PROMOSSO PER IL 2007 DALLA COMUNITA’ DI TAIZE’: L’ANNUNCIO, IN QUESTI GIORNI,

A ZAGABRIA DURANTE IL MOMENTO DI PREGHIERA DEI GIOVANI EUROPEI,

DEFINITO “UN SEGNO DI SPERANZA” DA BENEDETTO XVI

 

ROMA.= Sarà Ginevra la sede del 30.mo “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra”, iniziativa promossa dalla comunità ecumenica di Taizè per l’anno 2007. La città svizzera, che si prepara ad accogliere migliaia di giovani di tutta Europa, è stata proposta su invito congiunto delle Chiese protestanti e cattoliche locali del Canton Vaud. La scelta è stata resa nota durante il momento di preghiera comunitario svoltosi in questi giorni a Zagabria. Il 29.mo Incontro europeo dei giovani, apertosi il 28 dicembre scorso e conclusosi ieri nella capitale croata, è stato definito “un segno di speranza” da Benedetto XVI in un messaggio - a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone – inviato ai partecipanti. Durante il raduno internazionale a Zagabria, a cui hanno partecipato 40 mila giovani, sono stati annunciati, inoltre, gli importanti appuntamenti che, nei prossimi mesi, vedranno impegnata la comunità ecumenica di Taizè. Il primo incontro avverrà a fine mese, il 30 gennaio, nella cattedrale di Bruxelles per recitare la preghiera “Per l’Europa, aprire delle strade di fiducia”, mentre dal 27 al 29 aprile si svolgerà a Stoccolma, in Svezia, un incontro sul tema “Lasciare lo scoraggiamento, trovare un nuovo slancio”. La comunità di Taizè, fondata da Frère Roger nel 1940 è coinvolta inoltre in una serie di eventi intercontinentali. A maggio la città canadese Montreal ospiterà un incontro dal titolo “Scegliere d’amare, scegliere la speranza”. In Bolivia, e precisamente a Cochabamba, dal 10 al 14 ottobre avrà luogo un raduno per la gioventù latinoamericana. Infine, l’Asia che, dopo il meeting di ottobre a Calcutta, sarà sede di numerosi appuntamenti dopo quelli recenti ad Hong Kong, in Cambogia, Thailandia e Indonesia. (A.D.F.)

 

 

PADRE GIULIO ALBANESE NOMINATO RESPONSABILE DEL SETTORE RIVISTE

DELLA DIREZIONE NAZIONALE DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE

 

ROMA. = La Presidenza della Fondazione Missio (l’organismo della Conferenza Episcopale Italiana che sovrintende alle opere missionarie nazionali) ha affidato a padre Giulio Albanese, primo direttore della MISNA, la responsabilità del settore riviste della Direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie. “Con il prossimo gennaio 2007 - riferisce la stessa MISNA - padre Giulio, missionario comboniano, giornalista, già collaboratore di varie testate giornalistiche tra cui Giornale Radio Rai, Avvenire e Vita, corrispondente dall’Africa di Radio Vaticana e direttore del News People Media Centre di Nairobi - assumerà quest’importante responsabilità, grazie anche alla grande esperienza professionale e missionaria che ha dimostrato nella direzione della nostra agenzia di informazione. A padre Giulio i più sentiti auguri di buon lavoro”. (A.D.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

2 gennaio 2007

 

- A cura di Amedeo Lomonaco  -

 

In primo piano l’Iraq, da dove arrivano notizie di un ennesimo attentato a Baghdad, di drammatici bilanci riferiti al 2006 e di uno scioccante video sull’uccisione dell’ex presidente iracheno, Saddam Hussein. Il nostro servizio:

 

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In Iraq, almeno tre iracheni sono rimasti uccisi per l’esplosione di una bomba a Baghdad. Il ministero degli Interni iracheno ha reso noto, poi, che sono stati almeno 12 mila i civili morti nel 2006 a causa di scontri e violenze. Il mese più sanguinoso è stato quello di dicembre, con 1930 vittime. Secondo stime delle Nazioni Unite, le vittime lo scorso anno sono state, mediamente, circa 120 al giorno. Quest’ultimo dato comprende, oltre ai civili, anche agenti e soldati. Negli Stati Uniti, il quotidiano ‘New York Times’ ha pubblicato, inoltre, sul proprio sito, le immagini e le storie dei 3 mila soldati americani morti nel Paese arabo dopo quasi quattro anni di guerra. Su Internet è stato diffuso, intanto, un nuovo video sull’uccisione di Saddam Hussein, realizzato probabilmente di nascosto da un testimone con un cellulare. Tra insulti contro l’ex rais e grida in favore dell’estremista sciita, Moqtada Al Sadr, si sente anche in sottofondo una preghiera recitata dall’ex presidente iracheno poco prima dell’apertura della botola. Il governo iracheno ha subito aperto un’inchiesta. “Il filmato – ha dichiarato il consigliere per la sicurezza nazionale - arreca gravi danni su tutti i fronti, su quello della riconciliazione nazionale, del dialogo, della politica dei Paesi arabi verso la guerriglia e della violenza di matrice confessionale”. Le prime ripercussioni sembrano riguardare, per il momento, solo la politica interna irachena. Il quotidiano britannico “Times” ha rivelato, in particolare, che un gruppo sunnita ha deciso di sospendere il negoziato condotto finora con il governo. Ma le preoccupazioni riguardano l’intera regione. Per questo, il direttore del dipartimento Affari internazionali del ministero per il Dialogo, ha annunciato di volersi recare nei vicini Paesi arabi per spiegare il perché dell’esecuzione di Saddam Hussein, a poche ore dalla festa musulmana del sacrificio, tradizionale tempo del perdono.

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Il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha ribadito che l’Iran continuerà il proprio programma nucleare, nonostante la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che ha imposto sanzioni contro la Repubblica islamica. La risoluzione – ha detto Ahmadinejad – è “priva di validità” perché contraddice la Carta delle Nazioni Unite e discredita “lo status del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di difensore degli Stati e della pace nel mondo”.

 

Otto miliziani di Hamas e tre di Al Fatah sono stati sequestrati ieri sera nel nord della Striscia di Gaza. Lo riferisce il sito on line del giornale Haaretz che non specifica le circostanze dei rapimenti, né se vi siano collegamenti fra questi sequestri e quello di un fotografo della France Presse. Sul terreno, intanto, un colpo di mortaio, sparato da estremisti palestinesi verso lo Stato ebraico, ha provocato il ferimento di un camionista israeliano.

 

Per l’Unione Europea si apre una fase decisiva. Alla luce del recente ingresso di Bulgaria e Romania, dell’adesione all’Euro della Slovenia e della nuova presidenza di turno tedesca, si fa impellente la definizione ufficiale della Costituzione europea. Quali le difficoltà sulla strada del varo della carta fondamentale dell’Unione? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Federico Eichberg, analista internazionale:

 

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R. – Il punto è molto chiaro e cioè due referendum hanno bocciato il Trattato costituzionale e, quindi, la strada da intraprendere ora può essere quella o di riscrivere un “trattatino” - come lo ha chiamato Sarkozy - o emendare il Trattato costituzionale e risottoporlo alle volontà popolari. E’ fuor di dubbio che l’esito dell’Eliseo deciderà molto su quale strada intraprendere.

 

D. – Si è ancora in tempo per ridiscutere l’inserimento delle radici giudiaco-cristiane dell’Europa nel testo?

 

R. – Sono sempre di più i Paesi a chiederlo, compresi quelli di recente adesione. Lo scenario è significativamente mutato rispetto a quel clima che portò alla bocciatura dell’inserimento, nella parte relativa ai principi, del riferimento alle radici giudaico-cristiane. Lo scenario è cambiato anche perché probabilmente si farà strada l’idea di un Trattato Costituzionale che identifichi alcuni principi, più che entrare in una pletora di nuovi diritti infiniti. In questa logica c’è da ritenere che significativamente si aprirà un nuovo dibattito sull’inserimento del riferimento alle radici giudaico-cristiane.

 

D. – L’ingresso di Romania e Bulgaria così come l’allargamento dell’area euro alla Slovenia creano ancora di più una differenza, allarga ancora di più la forbice tra i Paesi fondatori ed i Paesi appena entrati?

 

R. – E’ una forbice che non identificherei solamente né primariamente come una forbice riferita al benessere, al livello di produzione, al prodotto interno lordo, quanto alla loro politica di vicinato e quindi il tema dei visti concessi da questi Paesi e le questioni doganali con gli Stati limitrofi. Da questo punto di vista sarà importante trasferire quel positivo Know-how che l’area Schengen ha allargato a questi nuovi Paesi.

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Quindici civili sono rimasti uccisi nello Sri Lanka in seguito ad un raid aereo delle forze governative nella parte occidentale del Paese. Secondo fonti locali, l’aviazione srilankese ha bombardato una base navale delle Tigri Tamil e, successivamente, una postazione dei ribelli.

 

In Indonesia, è stato smentito il ritrovamento, nella notte, dell’aereo scomparso ieri dai radar: le autorità locali avevano precedentemente riferito che resti del velivolo, con a bordo 102 persone, erano stati trovati in una regione montagnosa della provincia di Sulawesi. L’Indonesia è già stata colpita, nei giorni scorsi, da una terribile sciagura: sabato scorso è affondato, infatti, un traghetto con a bordo quasi 600 persone. Si sono salvate solo 191 persone.

 

E’ morto in Giappone uno dei primi dirottatori della storia dell’aviazione mondiale, Yoshimi Tanaka. Nel marzo 1970, quando aveva 22 anni, Tanaka fu tra i nove membri di un gruppo nipponico di estrema sinistra responsabile del dirottamento, in Corea del Nord, di un aereo della compagnia di bandiera ‘JAL’. Fu una delle prime azioni del genere compiute per motivi politici dopo l’inizio dell’era dei dirottamenti aerei con il gesto solitario dell’italo-americano Raphael Minichiello, nell’ottobre 1969.

 

In Somalia, prosegue l’avanzata delle forze governative appoggiate da soldati etiopi e il ritiro delle milizie islamiche. Il governo del Kenya ha chiuso la frontiera per impedire l’ingresso dei guerriglieri islamici. Intanto, il primo ministro dell’Etiopia ha annunciato che “le forze armate etiopi potrebbero ritirarsi entro due settimane”. Secondo molti osservatori, è necessario che alle truppe etiopi subentri, in futuro, un contingente dell’Unione Africana. E’ questa l’opinione anche del vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio, mons. Giorgio Bertin, intervistato da Charles Collins:

 

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Per il momento, il governo di transizione ha certamente bisogno della presenza militare etiopica però questa presenza deve essere molto discreta e deve essere veramente limitata nel tempo. Circa un mese fa, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva accettato l’idea di inviare una forza di pace in Somalia per sostenere il governo di transizione. Io penso che sia necessario che questa forza africana venga il prima possibile in Somalia per sostituire la forza etiopica che è ben vista solo da una parte della popolazione somala.

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In Brasile, il presidente Ignacio Lula da Silva ha giurato per il suo secondo mandato e ha promesso di continuare a lottare per altri 4 anni contro la fame e la miseria. Il servizio di Luis Badilla:

 

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 “Governare per tutti è il mio cammino, ma difendere gli interessi dei più poveri è ciò che mi guida in questa camminata”. Così, ieri, il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, si è espresso durante la cerimonia del suo insediamento alla presidenza per altri quattro anni. Nessuna festa come quattro anni fa. Tutto molto misurato e discreto. Nessun ospite straniero, tranne il ministro degli Affari esteri italiano, Massimo D’Alema. Il presidente Lula è consapevole che il suo Paese affronterà un periodo difficile, poiché il nuovo anno si presenta, dal punto di vista economico, abbastanza incerto. Tutte le previsioni parlano di una crescita di poco superiore al 2 per cento. Gli investimenti, sia nel settore pubblico sia in quello privato, sono deboli; l’inflazione è sempre in agguato; le infrastrutture si modernizzano troppo lentamente e, soprattutto, il governante non ha più il sostegno incondizionato del Parlamento dopo che il suo partito è stato fortemente ridimensionato dagli elettori. Non è ancora chiaro, poi, l’atteggiamento che prenderanno i centristi del maggioritario Partito del movimento democratico. Ad ogni modo, il secondo mandato, ha sottolineato il presidente, servirà a consolidare “le molte conquiste sociali ed economiche perché io mai mi dimenticherò da dove vengo: ho mantenuto, mantengo e manterrò – ha detto Lula - il mio impegno di curare prima coloro che hanno bisogno”.

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