RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 59
- Testo della trasmissione di mercoledì
28 febbraio 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Gli esercizi spirituali nella tradizione
francescana: ai nostri microfoni, padre Gianluigi Pasquale
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Italia: stasera il governo
Prodi affronta la fiducia al Senato
27febbraio 2007
I misteri del Giovedì e del Venerdì Santo nelle meditazioni quaresimali
del
cardinale Biffi al Papa e alla Curia Romana
Il mistero del Giovedì
Santo, dove si affrontano l’amore più alto del dono eucaristico e la sofferenza
del tradimento, e gli eventi del Venerdì Santo, che mostrano non solo il dolore
redentivo di Cristo ma anche lo strazio trasfigurato di sua Madre: sono i due
temi attorno ai quali hanno ruotato le meditazioni quaresimali di stamattina,
svolte dal cardinale arcivescovo emerito di Bologna, Giacomo Biffi, davanti a
Benedetto XVI e alla Curia Romana. Ce ne parla Alessandro De Carolis.
**********
(canto)
L’azione decisiva della redenzione cristiana parte
da un banchetto e contiene un umanissmo appello alla memoria dell’uomo: “Fate
questo in memoria di me”. Durante l’Ultima Cena il Figlio di Dio chiede agli
uomini di non essere dimenticato. Da questi due spunti, la memoria e il
banchetto, il cardinale Biffi ha tratto alcuni pensieri sull’importanza del
Giovedì Santo. L’Eucaristia, ha affermato, è essenzialmente una memoria, capace
di risalire due millenni di storia, spesso dispersa e sbadata, dell’umanità per
rimettere il Figlio del Creatore fra le mani delle sue creature. E’ una memoria
provvidenziale, perché avverandosi per se stessa, consente all’uomo di
ricordarsi di Gesù anche quando è distratto. Ma è anche una memoria, ha
osservato il cardinale Biffi, che va tenuta desta. Esistere da cristiani,
allora, vuol dire portare quotidianamente qualche attenzione a ciò che Cristo
ha detto, ha fatto; a ciò che Egli è. E ciò, ha aggiunto il predicatore degli
esercizi spirituali, è fondamentale perché ricordarsi di Cristo permette
all’uomo di capire chi egli stesso sia e per quale obiettivo viva: se Cristo è
il Salvatore allora, ha notato il cardinale Biffi, noi non siamo degli autonomi
ma dei salvati. Questa consapevolezza cristiana è l’opposto dell’uomo del
nostro tempo, il quale ha proseguito
l’arcivescovo emerito di Bologna – è affetto dalla sottile angoscia di sapere
quale sia il suo posto nel vario mondo del Creato. Dal canto suo, l’aspetto
conviviale dell’Ultima Cena – riflesso dell’amicizia e della solidarietà che
sottendono l’atto umile e umano del pasto – diventano l’anticipazione del
banchetto celeste. Inoltre, la scena del Cenacolo comprende anche l’aspetto del
tradimento. Tra le tante che patisce, ha notato il cardinale Biffi, Gesù vive
anche la sofferenza amara e pungente dell’ingratitudine e dell’infedeltà. Ed ha
concluso: preghiamo perché fino all’ultimo istante della vita possiamo avere il
dono della perseveranza e di un cuore riconoscente.
(canto)
Dal Cenacolo al Getsemani. E' nel Giardino degli
Ulivi, ha ribadito il cardinale Biffi nella seconda meditazione della mattina,
che emerge l’umanità di Gesù: lo sentiamo vicino con l’intrinseca debolezza
della sua preghiera, la repulsione della sofferenza, che tuttavia si risolve in
un’offerta al Padre. E Cristo, a un passo dal consumare la sua Passione,
diventa così il primo sacredote che intercede per l’umanità. Nell’ora
dell’agonia, ha notato il predicatore degli esercizi spirituali, Gesù per
vincere la debolezza della prova ha pregato ancor più intensamente. E questo,
ha detto il cardinale Biffi, ci mostra come vada affrontata la sofferenza da
parte di un cristiano: non con la sterile ribellione, o il ricorso a filosofie
inconcludenti, né attraverso uno stoicismo coraggioso. La sofferenza va
affrontata invece con una confidente e appassionata ricerca di Dio nella
preghiera. E, un passo oltre, con una piena obbedienza a Dio Padre, che
certamente risponderà alle nostre giuste richieste ma con una sapienza più alta
delle nostre proposte e aspettative. Anche in questo caso, è Cristo a offrirne
l’esempio: Dio, ha affermato il predicatore quaresimale, non toglie al Figlio
la prova della morte ma fa sì che la morte diventi l’inizio della vita;
costringe quasi la morte ad arruolarsi sotto le bandiere della Risurrezione. Ma
per comprendere davvero in pienezza la Croce, ha concluso il porporato, bisogna
guardare al Calvario con gli occhi di Maria, che rimase coraggiosamente vicino
al supplizio sconvolgente di suo Figlio. La consapevolezza che il sacrificio di
Gesù acquistasse la redenzione per gli uomini non ridusse il suo strazio, ma
esso fu trasfigurato. Con quelli di Gesù, è stato l’invito del cardinale Biffi,
non vanno dimenticati i dolori della Madre.
(canto)
**********
Il Cristianesimo non va ridotto ad una serie
di valori condivisi da tutti:
è
l’ammonimento del cardinale Biffi, nella meditazione
dedicata al filosofo russo, Vladimir Solovev
Ieri pomeriggio, il cardinale Giacomo Biffi ha
offerto al Papa e alla Curia una testimonianza sul tema “L’ammonimento
profetico di Vladimir S. Solovev”. Per il porporato, l’insegnamento lasciatoci
dal grande filosofo russo è che il Cristianesimo non può essere ridotto ad un
insieme di valori. Al centro dell’essere cristiani c’è infatti l’incontro
personale con Gesù Cristo. Il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
Verranno giorni in cui nella cristianità si tenterà
di risolvere il fatto salvifico in una mera serie di valori. E’ un passaggio
chiave dell’ultima opera di Vladimir Solovev, I
tre dialoghi e il racconto dell'anticristo,
al centro delle riflessioni del cardinale Giacomo Biffi. Il filosofo russo,
morto nell’anno 1900, con grande acume aveva profetizzato le tragedie del XX
secolo. Nei Dialoghi, ha ricordato il porporato, l’anticristo si
presenta come pacifista, ecologista ed ecumenista. Convocherà un Concilio
ecumenico e cercherà il consenso di tutte le confessioni cristiane concedendo
qualcosa ad ognuno. Le masse lo seguiranno, tranne dei piccoli gruppetti di
cattolici, ortodossi e protestanti. Incalzati dall’anticristo, risponderanno:
“Tu ci dai tutto, tranne ciò che ci interessa, Gesù Cristo”. Questo racconto,
ha detto il cardinale Biffi, ci è di ammonimento. Oggi, infatti, corriamo il
rischio di avere un Cristianesimo che mette tra parentesi Gesù con la sua Croce
e Risurrezione.
Certo, ha
aggiunto il porporato, se ci limitassero a parlare di valori condivisibili
saremmo ben più accettabili nelle trasmissioni televisive come nei salotti. Ma
così avremmo rinunciato a Gesù, alla realtà sconvolgente della Risurrezione.
Questo, è stato il suo richiamo, è un pericolo che i cristiani corrono nei
nostri tempi. Il Figlio di Dio, ha proseguito, non è traducibile in una serie
di buoni progetti omologabili con la mentalità mondana dominante. Tuttavia, ha
precisato, ciò non significa una condanna dei valori, che tuttavia vanno
sottoposti ad un attento discernimento. Ci sono, infatti, valori assoluti come
il bene, il vero, il bello. Chi li percepisce e li ama, ama anche Cristo, anche
se non lo sa, perché Lui è la verità, la bellezza, la giustizia. Ci sono poi
valori relativi come la solidarietà, l’amore per la pace e il rispetto per la
natura. Se questi si assolutizzano, sradicandosi o perfino contrapponendosi
all’annuncio del fatto salvifico, allora questi valori diventano istigazioni
all’idolatria e ostacoli sulla strada della Salvezza. Dunque, ha concluso, se
il cristiano per aprirsi al mondo e dialogare con tutti, stempera il fatto
salvifico, preclude la sua connessione personale con Gesù e si ritrova dalla
parte dell’anticristo.
***********
Gli esercizi spirituali nella tradizione francescana
Oggi, a causa degli esercizi spirituali, non si è
svolta la consueta udienza generale del mercoledì. L’attività del Papa, lo
ricordiamo, è sospesa fino a sabato mattina, giorno conclusivo degli esercizi.
In questi giorni abbiamo parlato della tradizione dei ritiri spirituali nella
storia del cristianesimo, a partire da Gesù stesso che si ritirava nel deserto
per pregare, fino a giungere a Sant’Ignazio di Loyola che nel XVI secolo ha
praticamente codificato la metodologia degli esercizi: ma anche San Francesco
d’Assisi nel 1200 aveva dato in merito delle direttive ai suoi confratelli.
Qual è il metodo degli esercizi ispirato al Poverello d’Assisi? Giovanni
Peduto lo ha chiesto al padre cappuccino Gianluigi Pasquale, preside
dello Studio teologico ‘Laurentianum’ di Venezia:
**********
R. - Si può certamente affermare che San Francesco
ha improntato il metodo tipicamente francescano dell’orazione del cuore
quotidiana e, soprattutto, la contemplazione eremitica di Gesù crocifisso, sia
nella croce lignea, che nei poveri.
D. - C’è un
episodio particolare che ci racconta di San Francesco durante gli esercizi
spirituali?
R. - Il più noto è quello del grappolo d’uva preso
di notte nella vigna del convento. Durante un corso di esercizi spirituali
quaresimali, si narra di un frate che, preso dai morsi della fame, si recò di
notte nella vigna del convento per mangiare di nascosto un grappolo d’uva,
rompendo, così, il digiuno. San Francesco se ne accorse e, assai delicatamente,
lo raggiunse, mangiando assieme l’uva affinché il frate non si sentisse solo e
compiendo, pertanto, un autentico atto di comunione nella misericordia.
D. - Cosa suggerisce a chi intende seguire un corso
di esercizi spirituali?
R. - Suggerisco, innanzitutto, di fare gli esercizi
spirituali almeno una settimana all’anno. Quindi, di staccare qualsiasi
contatto con i mezzi di comunicazione e di privilegiare il legame con il
creato, la natura e, soprattutto, con il silenzio.
D. - Nella società odierna andiamo tutti di corsa
rischiando di banalizzare le cose più importanti: come riuscire a fermarci ogni
giorno per un momento di raccoglimento e di meditazione per evitare i pericoli
di alienazione?
R. - È semplice: dedicare almeno cinque minuti di
preghiera a Dio appena alzati e prima di coricarsi; valorizzare il tempo speso
gratuitamente in dialogo con gli amici, negli occhi dei quali brilla la luce di
quelli di Gesù Cristo.
**********
Nomine
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della prelatura di Coari, in Brasile, presentata da mons. Gutemberg
Freire Régis, redentorista, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto
Canonico. Gli succede mons. Joércio Gonçalves Pereira, anch’egli redentorista,
finora vescovo coadiutore della medesima prelatura.
Sempre in Brasile, il Papa ha accettato la rinuncia
al governo pastorale della diocesi di Santarém presentata da mons. Lino
Vomboemmel, dell’Ordine dei Frati Minori, in conformità al can. 401 § 2 del
Codice di Diritto Canonico. Il Papa ha nominato nuovo vescovo di Santarém mons.
Esmeraldo Barreto de Farias, finora vescovo di Paulo Afonso. Mons. Esmeraldo
Barreto de Farias è nato il 4 luglio 1949 a Santo Antônio de Jesus, diocesi di
Amargosa. È stato ordinato sacerdote il 9 gennaio 1977.
=======oo=======
OGGI
SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Una pagina dedicata alle
Lettere quaresimali dei vescovi italiani.
Servizio estero - Iraq: ancora sangue a Baghdad.
Gli Stati Uniti aprono a Siria ed Iran.
Servizio culturale - Per la rubrica
"Incontri", l'editore Florindo Rubbettino intervistato da Giuseppe
Costa.
Servizio italiano - In primo piano la situazione
politica.
=======oo=======
27 febbraio 2007
La pseudo scoperta della “tomba di Gesù” è
fanta-archeologia:
così, il prof. Fabrizio Bisconti, segretario della Pontificia Commissione
di Archeologia Sacra
L’annunciata scoperta della “tomba di Gesù” è un
fenomeno “tra fanta-archeologia, pubblicità e incassi”. E’ quanto afferma lo Studium
Franciscanum Biblicum di Gerusalemme. La Facoltà di Scienze Bibliche e
Archeologiche, riferisce l’agenzia Zenit, ha fornito questo commento dopo che
James Cameron, regista del film “Titanic”, ha presentato il documentario “The
Lost Tomb of Jesus”. Il centro di ricerca riporta in un comunicato il
parere di tutti gli archeologi israeliani che si sono pronunciati contro il
presunto ritrovamento. Di fanta-archeologia parla anche il prof. Fabrizio
Bisconti, segretario della Pontificia Commissione di
Archeologia Sacra, in questa intervista di Alessandro Gisotti:
**********
R. – Questa scoperta, a cui si fa riferimento, è
una scoperta ormai del 1980, in un quartiere di Gerusalemme, il quartiere di
Talpiot; la scoperta fu resa nota proprio dall’archeologo Amos Kloner, che
spiegò in maniera esemplare e molto congrua il tipo di scoperta che aveva
fatto, cioè la scoperta di una tomba – una tomba di famiglia – che conteneva
degli ossari con delle iscrizioni incise che facevano riferimento ai nomi, agli
antroponimi, di Gesù, di Marta, di Maria ... Sono degli antroponomi
estremamente diffusi nel I secolo dopo Cristo, a cui va riferito il complesso
archeologico che Kloner aveva individuato. E quindi, al tempo, ci fu una
reazione non così spettacolare come ora si vuole infondere alla scoperta.
Questi antroponimi a cui si fa riferimento, specialmente quello di Jeshua bar Joseph,
Gesù figlio di Giuseppe: è un antroponimo, questo, che è diffuso e che si può
contare almeno una settantina di volte. Quindi, assolutamente non può essere
identificato con Gesù.
D. – Ecco. Peraltro, non è la prima volta che,
guardando a modesti reperti archeologici, viene invece proposta una scoperta
clamorosa ...
R. – Sì! In passato si ritenne di aver trovato
l’Arca di Noè, altre scoperte così ... “fantasmagoriche” ... Io credo che il
fenomeno vada inquadrato nel momento storico, no? Ora è il momento dei grandi
“scoop”, delle grandi ricostruzioni, restituzioni pseudo-storiche, ma si tratta
di fanta-archeologia! Questo fenomeno di dire altro rispetto alla verità
storica, è un fenomeno che incomincia con il cristianesimo, praticamente.
Quindi, dobbiamo abituarci a queste false scoperte, a queste false notizie ...
D. – In questo caso, gli archeologi – e non solo
gli archeologi cristiani: lei citava Kloner, quindi archeologi israeliani –
sono tutti concordi nel parlare di speculazioni, di assurdità. Però, questo
ritrovamento ha un grande successo a livello mediatico perché viene
riecheggiato da un documentario del regista Cameron, famoso per il film
“Titanic” ...
D. – Sì. Io ritengo che tutti gli archeologi si
siano pronunciati in questo senso, gli archeologi conoscono bene quale valore
dare a questi rinvenimenti. E’ chiaro che il regista Cameron vuole ricostruire
attorno a queste scoperte che gli vengono consegnate dall’archeologia, e che
lui naturalmente rielabora attraverso gli strumenti ed i mezzi dei media, viene
offerto appunto a questo regista lo spunto per uno “scoop” di estrema
risonanza, e questo è un fatto che naturalmente poi investe l’orbita del
commercio e della divulgazione, che è altra cosa rispetto alle fasi
scientifiche su cui si basano gli archeologi.
**********
Il prof. Antonio Cassese ai nostri microfoni: la comunità
internazionale
si ribelli di fronte ai crimini commessi in
Darfur
I crimini commessi in Darfur non devono
restare impuniti. E’ l’auspicio delle molte organizzazioni per i diritti umani,
dopo la decisione presa ieri dal procuratore della Corte Penale Internazionale,
Luís Moreno Ocampo, di incriminare i responsabili degli eccidi commessi nella
regione. Spiccati i primi mandati di comparizione, con l’accusa di crimini di
guerra e contro l’umanità, per l'ex ministro degli Interni del Sudan e un capo
della milizia dei famigerati janjaweed. Quattro anni di guerra in Darfur sono
costati sinora la vita ad almeno 200 mila persone. Sulle decisioni della Corte
Penale Internazionale, Fabio Colagrande ha intervistato Antonio
Cassese, docente di Diritto internazionale all'Università di Firenze, fondatore
del Tribunale penale per l’ex Jugoslavia e già presidente della Commissione
internazionale d'inchiesta dell’ONU sui crimini commessi in Darfur:
**********
R. – Devo dire che non si tratta di un grande
passo, non si tratta di un passo molto significativo: il procuratore ci ha
messo 20 mesi per compiere queste indagini e avrebbe, quindi, potuto benissimo
incriminare personaggi anche molto più importanti, che sono al vertice di
Khartoum. Si tratta di due mandati di comparizione diretti all’ex ministro
degli Interni che è ora addirittura agli Affari Umanitari (e figuriamoci che è
accusato di crimini gravissimi), e di un ex leader dei janjaweed, che è ora un
assistente poliziotto. Non sono, quindi, stelle di prima grandezza. La
Commissione internazionale di inchiesta, creata da Kofi Annan e dal Consiglio
di Sicurezza e che io ho presieduto tra il 2004 e il 2005, aveva elencato in un
documento segreto ben 51 persone, con nomi, cognomi e fatti loro attribuiti, e
tra queste persone vi erano personaggi di altissimo livello. Sarebbe stato,
quindi, più drammatico e più incisivo agire proprio contro questi personaggi.
Dunque si tratta di un passo, un piccolo, piccolissimo passo, ma certamente è
un passo che va nella giusta direzione. Spero che tra breve il procuratore
faccia degli altri importanti passi per incriminare altre persone, perché
purtroppo dal gennaio 2005, quando noi consegnammo il Rapporto a Kofi Annan, la
situazione non è solo migliorata, ma si è addirittura aggravata: crimini
orribili contro quei poveri sudanesi del Darfur vengono commessi ogni giorno ed
ogni giorno vengono violentate donne, uccisi bambini, uccisi civili; vengono
massacrate intere popolazioni. E’ bene che la Comunità internazionale si
ribelli, si indigni verso quello che continua ad avvenire.
D. – Un’incriminazione che potrebbe avere anche dei
risvolti dal punto di vista internazionale?
R. – Certo, perché è chiaro che Khartoum ha già
detto che naturalmente non eseguirà mai i mandati di cattura, se verranno
chiesti. Io spero che la Corte emetta dei mandati di cattura e se non verranno
eseguiti, la Corte si dovrà rivolgere al Consiglio di Sicurezza, affinché si
faccia qualcosa di serio contro questi due signori ed imponga al Sudan di
catturarli e di consegnarli alla Corte Penale Internazionale. Speriamo che
tutto questo scuota le coscienze, perché bisogna ribellarsi contro queste cose
indegne che avvengono in Darfur. Le grandi potenze si devono finalmente dar da
fare per imporre al Sudan di agire, anche se purtroppo il Sudan ha l’aiuto,
considerevolissimo, della Cina perchè il 60 per cento del petrolio del Sudan va
in Cina. Ci sono, quindi, interessi economici che naturalmente per la Cina
prevalgono sul rispetto dei diritti umani.
**********
Regno Unito: sconcerto per la decisione del
governo Blair
di non
opporsi alla creazione di embrioni uomo-animale
Il governo britannico non si opporrà alla creazione
di embrioni uomo-animale da utilizzare per la ricerca sulle staminali: lo ha
scritto il Times sottolineando che inizialmente
Londra voleva mettere al bando questi esperimenti, ma ha fatto marcia indietro
dopo le proteste degli scienziati. Si tratterebbe di realizzare un embrione
composto al 99,9 per cento da materiale genetico umano e allo 0,1 per cento da
materiale animale, da cui verrebbero tratte cellule staminali. Sentiamo al
microfono di Debora Donnini il commento del genetista Bruno Dalla
Piccola:
**********
R. – Fa parte di questa liberalizzazione che è
stata adottata ormai da anni dal Regno Unito, dove praticamente non sono più
posti dei limiti sostanziali a nessun esperimento che riguardi l’uomo.
D. – Questo embrione che si vuole creare sarebbe
composto da una parte umana e da una parte bovina…
R. – E’ un’idea che non è affatto nuova, quella di
fare queste mostruosità, perché la fusione di soggetti diversi è una
mostruosità. Non dimentichiamoci che esperimenti di questo tipo furono fatti
con una certa enfasi per alcuni mesi negli Stati Uniti nel 1999. Il governo
americano di allora li bandì. Quale potrebbe essere la valenza di tutto questo?
Soltanto, probabilmente, quella di capire, in condizioni del tutto atipiche,
del tutto patologiche, certi processi di biologia cellulare. Non penso
assolutamente che esperimenti di questo tipo possano avere delle valenze di
tipo terapeutico. Ritengo che interventi di questo tipo vadano contro quello
che abbiamo imparato dalla Convenzione di Oviedo. La Convenzione di Oviedo ha
vietato espressamente questi tipi di manipolazioni, in senso generale, degli embrioni.
Fa specie di essere in presenza di un’Europa che dichiara di voler fare
un’Europa unita e poi di fatto ognuno va avanti da solo e prende degli atteggiamenti
che vanno contro quello che è stato sottoscritto, che vanno contro un documento
che ha un’importanza fondamentale, come è il documento di Oviedo.
D. – Il Papa recentemente ha ribadito il “no”
all’eugenetica. Ma la scienza di per sé non dovrebbe porsi dei limiti?
R. – Io ritengo che non tutto ciò che tecnicamente
è possibile fare, vada fatto. Ritengo che il ricercatore sia, nella sostanza,
libero, ma quando c’è di mezzo l’uomo e la possibile distruzione dell’uomo, la
libertà debba essere vigilata. A fronte di coloro che si sono sorpresi del
forte pensiero che su questo tema ha espresso il Santo Padre nei giorni scorsi,
io dico che effettivamente sono delle persone miopi. Basta guardare episodi
come quello di cui stiamo parlando in questo momento. Ma quello che sta
capitando in alcuni settori della genetica, dove si sta pensando di
discriminare un embrione sulla base delle sue caratteristiche di suscettibilità,
non di malattia, ma di predisposizione a malattie che potrebbero eventualmente
venire nella vita adulta, questo capita già in Inghilterra e in Spagna. Di
fronte a scenari di questo tipo, penso che l’eugenetica sia già in mezzo a noi.
Quindi, non ci dobbiamo stupire che qualcuno riaffermi la necessità di vigilare
su una scienza che è impazzita.
**********
Appello di un gruppo di giuristi italiani a
difesa della famiglia
Non c’è spazio nella Costituzione italiana per
unioni diverse dalla famiglia. E' quanto afferma un gruppo di noti costituzionalisti
in un documento reso noto ieri dal titolo ''La famiglia nella Costituzione''.
In particolare i giuristi sostengono la propria contrarietà al disegno di legge
sulle unioni di fatto, i cosiddetti DICO, che dovrebbe iniziare l'iter
parlamentare entro le due prossime settimane. Massimiliano Menichetti ha
intervistato a questo proposito Antonio Baldassarre, presidente emerito
della Corte Costituzionale e tra i firmatari del documento:
**********
R. – In questo ambiguo disegno di legge abbiamo
visto che c’era una formazione che non era la famiglia, ma avendo gli stessi
diritti della famiglia poteva essere considerata una previsione legislativa in
frode della Costituzione, perchè la Costituzione prevede un’unica formazione
sociale che abbia come fine la riproduzione sociale, la trasmissione dei valori
e così via. Tutto questo, quindi, ci sembrava un aggiramento del principio
costituzionale, che invece prevede a questi fini soltanto un’istituzione, cioè
la famiglia.
D. – Quindi in questo senso si mette in pericolo la
Costituzione?
R. – Si mette in pericolo un principio fondante
della Costituzione, perchè non va dimenticato che l’art. 29, cioè quello che
parla appunto della famiglia e dei diritti della famiglia, è stato classificato
dalla Corte costituzionale non una volta, ma ormai con giurisprudenza costante,
come un pilastro immodificabile della nostra Costituzione. Nemmeno con una
legge di revisione costituzionale questo potrebbe essere modificato.
D. – Oggi ci sono degli attacchi sempre più forti dal punto di vista giuridico alla
famiglia ...
R. – Questa è un’epoca in cui si celebra
l’individuo e l’individualismo. E’ chiaro che chi cavalca questa tigre lotta
contro tutte le formazioni sociali, tipo la famiglia, che impone – ricordiamoci
– più doveri che diritti. Ma io mi domando: “Qual è il futuro che si collega a
questa ideologia?” E’ una società frammentata, in cui non c’è più alcun dovere,
non c’è più alcuna responsabilità, ma ogni più strano desiderio diventa un
diritto. E’ una "non società", non è una società. Noi, invece,
pensiamo proprio il contrario, che in un momento di difficoltà dei gruppi
sociali, delle formazioni sociali come la famiglia, vanno difese queste contro
le pretese individualistiche di distruzione dei vincoli sociali.
**********
=======ooo=======
27 febbraio 2007
Appello dell’Iniziativa dei cristiani per l’Europa
a riscoprire il ruolo dell’Unione Europea nella costruzione di un mondo più
giusto e pacificato
Un appello a tutti i cittadini dell’Unione Europea
perché prendano coscienza del progetto comunitario avviato 50 anni fa con il
Trattato di Roma è stato lanciato questa mattina durante una conferenza stampa
a Bruxelles dal Gruppo “Iniziativa dei cristiani per l’Europa”. Lo rende noto
l'agenzia SIR. Si tratta di un Manifesto, che sarà pubblicato sulla grande
stampa nel prossimo mese di marzo, promosso congiuntamente dalla Fondazione
delle Settimane Sociali di Francia e dal Comitato centrale dei cattolici
tedeschi. Il manifesto, dal titolo “Ritroviamo il senso della costruzione
europea”, invita l’Europa a riscoprire il proprio ruolo nel mondo per essere
fattore di pace, giustizia e solidarietà di fronte a una realtà internazionale
che vede crescere conflittualità, individualismi e povertà delle popolazioni
già emarginate dallo sviluppo. Tutti i cittadini europei sono invitati a
firmare il documento. (S.C.)
Il parlamento spagnolo ha bocciato la
proposta del Forum delle Famiglie sul riconoscimento del matrimonio
come unione esclusiva fra uomo e donna
Il parlamento spagnolo ha detto ieri “no” al
riconoscimento del matrimonio come unione esclusiva fra uomo e donna chiesto
dal Forum delle Famiglie. La proposta era stata presentata attraverso
un’iniziativa legislativa popolare sottoscritta da un milione e mezzo di
persone. A bocciarla, tutti i partiti di sinistra e i nazionalisti della
Galizia, ad appoggiarla il partito popolare e l’ala centrista della formazione
catalana CiU. Il Forum delle Famiglie chiedeva una modifica degli articoli 44 e
175 del Codice civile per specificare rispettivamente che “l’uomo e la donna hanno
diritto di contrarre il matrimonio” e che “al di fuori dell’adozione da parte
di marito e moglie, nessuno può essere adottato da più di una persona”. Il
Codice civile spagnolo è stato modificato in materia di matrimonio ed adozione
tre anni fa, quando il governo ha eliminato tutti i riferimenti al sesso dei
coniugi e dei genitori. Il segretario del Forum, Benigno Blanco, ha annunciato
altre iniziative a difesa della famiglia. “Vogliamo – ha affermato – che si
torni a stabilire come istituzione specifica il matrimonio fra uomo e donna,
realtà maggioritaria nella nostra società”. (T.C.)
Colombia: l’arcivescovo di Bogotà, il
cardinale Pedro Rubiano Sáenz,
appoggia la decisione del governo di procedere con
le operazioni militari
per il rilascio degli ostaggi in mano alle Forze
armate rivoluzionarie
In un’intervista rilasciata a Radio Caracol
l’arcivescovo della capitale colombiana Bogotà, il cardinale Pedro Rubiano
Sáenz, ha affermato di essere favorevole alla decisione del governo di
procedere con le operazioni militari per ottenere il rilascio degli ostaggi in
mano alla guerriglia delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC).
Il porporato, riferisce l’agenzia MISNA, ha invitato le parti in conflitto a
cercare una soluzione negoziata per arrivare alla pace, sostenendo che finora è
mancata la volontà politica per portare a termine una trattativa. Nei giorni
scorsi, il presidente della Conferenza episcopale colombiana, mons. Luis
Augusto Castro Quiroga, aveva insistito sulla necessità di cercare un ‘accordo
umanitario’ per il rilascio dei rapiti – se ne contano un centinaio – senza
mettere a rischio la loro incolumità. (T.C.)
La Chiesa
del Venezuela lancia la Campagna Condividere 2007, sul tema: “La vita non si trasformi
in un campo di battaglia e di insicurezza”
“La
vita non si trasformi in un campo di battaglia e di insicurezza”: è il tema
della Campagna "Condividere 2007", presentata in questi giorni dalla
Chiesa del Venezuela. Secondo il vescovo di El Vigía-San Carlos del Zulia,
mons. José Luis Azuaje Ayala, presidente della Commissione episcopale della
pastorale sociale e di Caritas Venezuela, “la campagna ha come preoccupazione
fondamentale quella di riflettere ed elaborare proposte che aiutino a far
diminuire la violenza quotidiana nelle comunità e creare una cultura di pace e
giustizia, di fronte alla situazione di pericolo quotidiano e di insicurezza”.
Il presule – riferisce l’agenzia Fides - ha sottolineato, inoltre, l’esigenza
di “politiche pubbliche che favoriscano nel Paese una vita sicura e degna,
evitando morti e violazioni della proprietà pubblica e privata”. Nell’ambito
della Campagna, il prossimo 25 marzo, V Domenica di Quaresima, la Chiesa
venezuelana promuoverà una colletta per aiutare le vittime della violenza,
rafforzare le attività delle vicarìe sul tema dei diritti umani e sviluppare
programmi per creare una cultura di pace e di riconciliazione. (E.L.)
Cristiani e dalit dello Stato indiano
dell’Himachal Pradesh
decidono di appellarsi all’Alta Corte. Chiedono la
tutela
delle minoranze religiose che non sarebbe garantita
dalla legge anti-conversione appena entrata in
vigore
Dopo l’entrata in vigore, nello Stato indiano
dell’Himachal Pradesh, della legge anti-conversione, cristiani e dalit hanno
deciso di appellarsi all’Alta Corte. Approvata dal parlamento il 19 dicembre
2006, scrive l’agenzia AsiaNews, la normativa punisce chi converte persone
“usando mezzi fraudolenti”. La pena prevista arriva a due anni di carcere che
possono essere accompagnati o sostituiti da una multa di 25 mila rupie. Se il
convertito è un dalit, un tribale o un minore, le pene sono raddoppiate. Se
qualcuno vuole cambiare fede, deve darne informazione “30 giorni prima” alle
autorità distrettuali: per chi trasgredisce è previsto un mese di carcere e/o
mille rupie di multa. Chi, invece, riabbraccia la religione precedente, non
viola la legge. Rakesh Bahadur, membro per l’India settentrionale della Conferenza
nazionale delle organizzazioni Dalit, ha detto che la legge viola i diritti
fondamentali di ogni cittadino, previsti dall’art. 25 della Costituzione
indiana e dall’art. 18 della Dichiarazione universale dei diritti delle Nazioni
Unite. Intanto a Hubli, nella diocesi di Belgaum, in Karnataka, nell’India del
sud, alcuni cristiani hanno manifestato per chiedere maggiore sicurezza alle
autorità dopo alcuni episodi di violenza a loro danno. La protesta, svoltasi
lunedì scorso, è stata organizzata dall’associazione Dharwad District Minority
Christian Welfare. Da mesi forze fondamentaliste operano frequenti assalti
contro i cristiani. Mons. Derek Fernandes, vescovo di Karwar e di Belgaum, ha
raccontato ad AsiaNews che “nel novembre 2006, ignoti hanno bruciato la
porta della chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Nirmal Nagar,
nella città di Dharwad, durante la notte”. “Le violenze anti-cristiane – spiega
Sajan George, presidente del Consiglio globale degli indiani cristiani –
crescono con molta rapidità e questo causa preoccupazione per la loro vita e le
loro proprietà. Nelle molte aree agricole dell’Hubli-Dharwad e nelle altre zone
del Karnataka – ha aggiunto – i pastori cristiani sono percossi con regolarità,
gli incontri di preghiera sono interrotti e spesso piccole chiese e sale di
preghiera subiscono danni”. (T.C.)
Nuovi sfollati in Ciad: appello dell’ONU per
un finanziamento straordinario dei programmi di protezione ed assistenza
L’Alto Commissariato delle Nazioni
Unite per i Rifugiati (ACNUR) ha lanciato, ieri, un ulteriore appello per
finanziare i programmi di protezione e assistenza in favore delle decine di
migliaia di sfollati nel Ciad orientale. Servono infatti altri 6,2 milioni di
dollari. La Nazione africana, che già accoglie circa 220 mila rifugiati
provenienti dal Darfur e altri 46 mila profughi centrafricani, ora deve far
fronte anche a circa 120 mila sfollati interni. L’ONU ha evidenziato che gli
scontri attualmente in atto nella zona orientale del Paese hanno dato vita ad
un contesto poco sicuro per le migliaia di sfollati, e che le violenze
“rispecchiano le modalità di quelle che stanno interessando la regione sudanese
del Darfur”. Gli attacchi sarebbero perpetrati soprattutto da gruppi ciadiani,
con il coinvolgimento anche di miliziani sudanesi janjaweed di etnia araba.
Nell’appello, l’ACNUR riconosce la “difficoltà di svolgere attività umanitaria
in un contesto di crescente insicurezza”, le agenzie preposte alla
distribuzione di aiuti, infatti, sono costrette ad operare in un ambiente
particolarmente difficile che ha limitato il loro accesso alla popolazione
sfollata. (E.L.)
Sarà presente
anche il cardinale Zen, arcivescovo di Hong Kong,
alla festa per Don Bosco della Pontificia
Università Salesiana di Roma,
in programma il primo marzo
Alla festa per don Giovanni Bosco della Pontificia
Università Salesiana di Roma, che sarà celebrata domani in occasione della
ripresa dell’attività accademica, dopo la pausa per gli esami, parteciperà
quest’anno anche il cardinale Joseph Zen Ze-Kiuh, arcivescovo di Hong Kong. Il
porporato proporrà una riflessione su “L’educazione preventiva in Cina”. Il suo
intervento, riferisce l’agenzia SIR, si inserisce in un seminario di studio sul
sistema preventivo di don Bosco, cui prenderanno parte anche Carlo Nanni e Aldo
Girando. Dopo l’accoglienza della Croce, che dal 21 febbraio, Mercoledì delle
Ceneri, sta visitando le Università Pontificie romane in preparazione alla
veglia mariana con il Papa del prossimo 10 marzo, V Giornata europea degli
universitari, il cardinale Zen Ze-Kiuh presiederà una celebrazione eucaristica
nella chiesa parrocchiale di Santa Maria della Speranza. Il giorno della veglia
con il Santo Padre, l’arcivescovo guiderà la preghiera dei giovani cattolici
cinesi, in collegamento satellitare da Hong Kong. All'incontro si collegheranno
anche altre università, tra cui quelle di Calcutta, Praga, Cracovia,
Manchester, Manila, Coimbra, Tirana, Islamabad e Bologna. (R.M.)
Il cardinale
Justin Francis Rigali, arcivescovo di Philadelphia, invia messaggi quaresimali
sul sito web di video “YouTube” con messaggi sulla Quaresima
Il cardinale Justin Francis Rigali, arcivescovo di
Philadelphia, sta inviando, in occasione della Quaresima, un ciclo di messaggi
sul sito web di video “YouTube”. In un
primo video di due minuti e mezzo, riferisce l'agenzia ZENIT, inviato il Mercoledì
delle Ceneri e intitolato “Vivere la Quaresima: la Prima Domenica”, il porporato
spiega i benefici del digiuno, commenta il Vangelo domenicale ed esorta gli
ascoltatori a unirsi a un gruppo di studio sulla Bibbia. Donna Farrell,
portavoce dell’arcidiocesi, ha raccontato al “Philadelphia Inquirer” che
il cardinale Rigali “non sapeva niente di YouTube” finché il suo staff
non gli ha proposto di sperimentarlo. “Faremo qualsiasi cosa è nelle nostre
possibilità per raggiungere le persone ovunque esse siano - ha detto il
porporato - siamo nel business dell’evangelizzazione’”. Farrell ha
riferito, infine, che il cardinale progetta di continuare a inviare messaggi
nel corso della Quaresima. Fino a ieri, il video è stato visionato oltre 4.500
volte. (R.M.)
“Un ponte per Betlemme”: è il tema della giornata
di preghiera
prevista domani in Terra Santa contro il muro
che separa Betlemme da Gerusalemme
Domani in Terra Santa
si prega contro il muro che separa Betlemme da Gerusalemme. Promotori della
giornata di sensibilizzazione sul tema “Un ponte per Betlemme” sono, tra gli
altri, alcuni sacerdoti e laici italiani, Pax Christi Italia, Cipax, il Centro
Al-Liqa’ per il dialogo interreligioso, il seminario diocesano e le suore del
"Baby Hospital" di Betlemme. La prima pietra per la costruzione di
quel “vergognoso muro di distruzione” (come lo chiama il patriarca latino di
Gerusalemme, mons. Michel Sabbah), riferisce l'agenzia SIR, è stata posta il 1°
marzo 2004. La giornata di preghiera intende “gettare un ponte di amicizia e
solidarietà soprattutto con i bambini che cercano di raggiungere l’ospedale
nonostante i check-point e il muro”, come spiegano le suore del “Charitas Baby
Hospital”, che ogni venerdì, da un anno e mezzo, camminano avanti e indietro
sotto al muro e pregano perché “crolli quella mostruosità”. “Ci sono momenti di povertà e
debolezza – dice mons. Rodolfo Cetoloni, vescovo di Chiusi-Montepulciano-Pienza
– come quando senti di confrontarti con qualcosa di troppo grande o di pesante
ed ingiusto. È l’impressione che ferisce ogni volta che mi è capitato di
passare attraverso il muro che separa Betlemme da Gerusalemme. Dedicare il
primo marzo alla preghiera per la pace serve a creare una coscienza che rifiuti
queste divisioni”. (T.C.)
=======ooo=======
27 febbraio 2007
- A cura di
Fausta Speranza –
- Un’autobomba ha provocato oggi la morte di dieci
persone ed il ferimento di altre sette in un mercato di Baghdad. L’esplosione è
avvenuta nel quartiere di Bayaa, nella parte meridionale della capitale
irachena. E intanto, arrivano smentite sulla strage di cui si è parlato ieri.
Il consigliere per la sicurezza nella provincia di al Anbar ha spiegato che la
notizia della strage di bambini a Ramadi era falsa ed è nata dalla confusione
con un attentato che il giorno prima nella stessa città aveva provocato la
morte di alcuni bambini. Per tutta la giornata di ieri, si erano intrecciate
notizie e smentite su un’esplosione avvenuta vicino ad un campo di calcio. Due
fratelli di un importante esponente del maggiore partito politico sunnita sono
stati uccisi in un attentato terroristico nella cittadina di Moqdadiya, ad una
sessantina di km ad est di Baghdad.
- Il governo iracheno ha approvato
intanto la legge sulle risorse petrolifere, che dovrà ora passare al vaglio del
Parlamento e che prevede, tra le altre cose, che tutti i proventi del petrolio
siano depositati su un unico conto del governo e poi redistribuiti alle
provincie in base alla popolazione. E’, inoltre, sancita la supervisione da
parte di una nuova entità centrale, il Consiglio federale per il gas e il petrolio,
che dovrà vigiliare sul rispetto di determinati standard. In programma anche
l'apertura alle compagnie straniere, alle quali è offerta la riesportazione esentasse
del 20 per cento dei proventi derivanti dalle vendite all’estero. Ma chi
saranno i più favoriti? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Alberto Negri,
inviato speciale de “Il Sole 24 ore”:
**********
R. – Io direi che i più favoriti, in questo
momento, siano proprio gli iracheni, perchè questa legge stabilisce un
principio di eguaglianza, rispetto alla maggiore risorsa del Paese. Stabilisce
il principio che i proventi del petrolio verranno distribuiti in maniera mirata
e soppesata a tutta la popolazione irachena. Sarebbe stata questa una legge da
approvare subito, appena dopo la caduta del regime di Saddam Hussein. Forse non
avrebbe evitato tutti i guai dell’Iraq, ma avrebbe comunque aperto la strada
davvero ad un nuovo Iraq. Poi, per quanto riguarda la presenza delle compagnie
multinazionali, naturalmente la norma favorirà quasi sicuramente quelle
americane, che sono quelle più sostenute sul territorio, sostenute dal governo
iracheno, sostenute dagli americani, che spingeranno perchè le loro compagnie
sbarchino in Iraq. Su questo non c’è dubbio.
D. – Ma non c’è il rischio che, sul lungo termine,
l’Iraq sia depredato dagli investitori stranieri?
R. – L’Iraq può diventare un vero banco di prova,
non soltanto per il Paese, ma per tutta l’area del Medio Oriente, perché gli
americani stanno spingendo per avere dei contratti petroliferi che, in qualche
modo, diano maggiore libertà di movimento alle imprese petrolifere,
scardinando, in qualche modo, quel cartello dell’OPEC che rende omogenei quasi
tutti i Paesi del Medio Oriente dell’area. Quindi, proprio dall’Iraq parte, sia
pure in maniera surrettizia, un attacco al cartello petrolifero.
**********
- L’Iran prenderà parte ad una conferenza
internazionale a Baghdad sulla situazione in Iraq, alla quale saranno presenti
anche gli USA, “se ciò è nell'interesse dell’Iraq”. Lo ha detto oggi Ali
Larijani, segretario del Supremo consiglio per la Sicurezza nazionale iraniana,
annunciando che il ministro degli Esteri, Hoshiyar Zebari, ha già invitato alla
Conferenza il suo collega iraniano Manuchehr Mottaki.
- Due agenti di polizia
iraniani sono stati uccisi e altri quattro rapiti ieri sera da ribelli nel
sud-est dell’Iran, vicino al confine con il Pakistan. Il capo della polizia,
Esmail Ahmadi-Moqaddam, ha detto che i sequestrati sono stati trasportati in
territorio pakistano, e ha accusato Islamabad di non fornire sufficiente cooperazione
nella lotta che Teheran conduce contro un gruppo separatista sunnita attivo in
quest’area da circa due anni, che ha rivendicato diverse operazioni armate
contro le Forze di sicurezza iraniane. Tra queste, un attentato compiuto lo
scorso 21 febbraio nella città di Zahedan contro un autobus dei Pasdaran
(Guardiani della rivoluzione), che ha provocato 13 morti e una trentina di
feriti.
- Sono riprese oggi
con intensità le operazioni in Cisgiordania dell’esercito israeliano, che a
Jenin ha ucciso tre membri della Jihad Islamica ed è ritornato in forze a
Nablus. Un portavoce militare ha confermato le operazioni che, ha detto,
intendono “colpire infrastrutture del terrorismo”.
- A Gerusalemme est la
polizia israeliana ha impedito lo svolgimento di una conferenza stampa di
attivisti islamici con la motivazione che era stata organizzata da Hamas,
organizzazione che Israele considera terroristica. Gli agenti hanno consegnato
l’ordine di divieto della riunione nell’albergo in cui era stata inizialmente
programmata la conferenza stampa e quando questa è stata poi spostata in un
altro albergo, anche lì hanno consegnato un analogo ordine. Alla conferenza
stampa dovevano parlare, contro i controversi scavi che Israele sta attuando a
ridosso della Spianata delle Moschee, il leader dell’ala nord del movimento
islamico israeliano, Raed Salah, che guida le manifestazioni di protesta, e
altri esponenti islamici.
- E’ arrivato il giorno della verità per il governo
guidato da Romano Prodi. Stasera è infatti in programma il voto di fiducia al
Senato, dove la maggioranza di centrosinistra è ancora in bilico. Dopo
l’intervento di ieri del premier, questa mattina a Palazzo Madama è iniziato il
dibattito nel quale Unione e Polo hanno ribadito le rispettive posizioni. Tra i
punti più dibattuti, la riforma elettorale. Servizio di Giampiero Guadagni.
***********
Non ho mai parlato di una Bicamerale per discutere
di riforma elettorale, la sede naturale è il Parlamento. Romano Prodi precisa
il senso della proposta lanciata ieri nell’intervento a Palazzo Madama, quando
ha fatto sua l’esigenza posta dal capo dello Stato e ha chiesto all’opposizione
di lavorare insieme per un sistema di voto che garantisca la governabilità rafforzando
al tempo stesso il bipolarismo. Non è stata questa l’unica mano tesa da Prodi
al centrodestra. Perché il presidente del Consiglio ha anche riconosciuto per
la prima volta che la ripresa economica non è solo merito dell’attuale
esecutivo. Così come ha ammesso che la crisi di questi giorni è politica e non
un semplice incidente di percorso. Il Polo si dice disponibile al dialogo sulla
legge elettorale, ma per il resto definisce vuoto e ambiguo il discorso di
Prodi tutto teso, viene detto, a non scontentare nessuno della sua maggioranza.
Ma se avrà la fiducia, sottolinea Berlusconi, durerà pochissimo. Un’ampia parte
del suo intervento di ieri, Prodi lo ha dedicato alla politica estera, tema sul
quale il governo era stato bocciato in Senato una settimana fa. Il premier ha
confermato l’impegno dell’Italia in Afghanistan, spiegando che la presenza
militare da sola non basta. Quanto ai temi sociali, Prodi ha promesso l’aumento
delle pensioni minime e misure per famiglie e giovani. L’Unione sembra essersi
ricompattata e stasera anche il dissidente Franco Turigliatto darà il suo
sofferto sì. Mentre torna incerta la posizione, che potrebbe risultare
decisiva, di Luigi Pallaro, il senatore eletto nella circoscrizione estero, che
ieri mattina aveva annunciato il suo appoggio, ma ha poi espresso nuovi dubbi
perché aspettava l’esplicita esclusione dei DICO, Il disegno di legge sulle
coppie di fatto, tra le priorità del governo. Per lo stesso motivo, il senatore
a vita Andreotti sembra ora propenso a votare contro. Sui DICO, Prodi potrebbe
fare chiarezza nella sua replica prevista alle ore 18. Subito dopo le
dichiarazioni di voto. L’esito finale dovrebbe conoscersi intorno alle 21, 30.
***********
- Incartamenti vuoti
per le questioni politiche, ma traboccanti per quelle economiche e
tecnologiche, in occasione di una visita conclusa oggi a Tokyo dal premier
russo Mikhail Fradkov. In due giorni di colloqui con il capo del governo
giapponese, Shinzo Abe, l’ospite ha deciso di aprire una nuova era di collaborazione
in settori chiave come l’energia nucleare, gli idrocarburi, le tecnologie di
punta, l’industria automobilistica. Circa gli idrocarburi, si tratta di un
rilancio dello sfruttamento congiunto dei giacimenti di gas nella grande isola
russa di Sakhalin, a nord dell’arcipelago giapponese, garantendo al Sol levante
una maggiore quantità di risorse di quanto lasciato finora al Giappone dalla
concorrenza sino-americana. A Tokyo è stata accolta con molto favore anche l’intenzione
di ultimare fino al Pacifico il gasdotto della Siberia orientale. Si è discusso
molto anche di nuovi investimenti economici e tecnologici nipponici in Russia.
- E sempre il Giappone
sta per riavviare i contatti bilaterali con la Corea del Nord per la prima
volta dopo le sanzioni proclamate da Tokyo contro Pyongyang sulla scia della
crisi missilistico-nucleare dello scorso anno. Secondo fonti diplomatiche
citate oggi dall’agenzia giapponese Kyodo, i contatti potrebbero riprendere fra
una settimana a Hanoi, nell’ambito di uno dei gruppi di lavoro previsti
dall'accordo internazionale a sei sul disarmo atomico nordcoreano, concluso il
13 febbraio scorso a Pechino. Sarà il primo contatto bilaterale da oltre un
anno dopo che - sullo sfondo della crisi e delle sanzioni nipponiche, più ampie
e rigorose di quelle della comunità internazionale - le relazioni erano
ripetutamente precipitate al livello di invettive. Rispetto agli altri cinque
firmatari dell’accordo di Pechino (le due Coree, USA, Cina e Russia), Tokyo si
è “chiamata fuori” dall'impegno a garantire forniture energetiche a Pyongyang
in cambio della disattivazione e quindi dello smantellamento del reattore
nucleare di Yongbyon. Tali forniture sono state sottoposte dal Giappone alla
condizione di una previa soluzione di un’annosa controversia su una serie di
rapimenti. Il premier nipponico Abe, criticato da più parti in patria per “mancanza
di autorevolezza”, ha tenuto a mostrare verso la Corea del Nord un
atteggiamento assai più rigido del predecessore, Junichiro Koizumi.
- Il vice primo
ministro e ministro delle finanze thailandese, Pridiyathorn Devakula, ha
annunciato a sorpresa le dimissioni adducendo divergenze con l’amministrazione ad
interim sulla gestione dell’economia in sofferenza negli ultimi mesi. Ex
governatore della Banca centrale della Thailandia, Pridiyathorn, 59 anni, era
stato nominato ministro delle Finanze dopo il colpo di Stato che aveva rovesciato
il governo di Thaksin Shinawatra nel settembre scorso.
- Sempre
più teso il clima sociale e politico a Timor Est nell’imminenza delle elezioni
generali. L’Indonesia ha chiuso i confini con il piccolo Stato, dopo che un
gruppo di ribelli lo scorso 25 febbraio ha assalito un posto di polizia a
Maliana, vicino alla frontiera, razziando decine di armi automatiche. Oggi, il
contingente internazionale presente sull’isola ha dato il via ad una vera e
propria caccia all'uomo: si sospetta che dietro l’operazione ci sia la mano di
Alfredo Reinado, ex capo della polizia militare, tra i responsabili degli
scontri di maggio scorso fra forze governative e soldati disertori. Arrestato
dopo questi episodi, che hanno costretto alle dimissioni il premier, Mari
Alkatiri, Reinado è poi riuscito a fuggire di prigione. E secondo analisti la
tensione a Timor est potrebbe ulteriormente salire con l’avvicinarsi delle
elezioni presidenziali e parlamentari del prossimo 9 aprile. Alla corsa per la
poltrona presidenziale corre anche l’attuale primo ministro, Ramos Horta.
Premio Nobel per la pace 1996, Ramos Horta è anche uno dei fondatori del
Fretel, Fronte rivoluzionario per l'indipendenza di Timor Est.
- Le “madri di piazza
Tiananmen” – un’associazione di donne che hanno perso i figli nel massacro del
4 giugno 1989 - hanno chiesto ai deputati dell’Assemblea del Popolo cinese di “dire
la verità” su quella vicenda. In una lettera aperta diffusa oggi dall’organizzazione
umanitaria “Human Rights in China”, le donne affermano che a 18 anni dai
fatti la “la vera storia deve ancora vedere la luce del giorno”. L’Assemblea
del Popolo - il Parlamento completamente controllato dal Partito comunista -
terrà la sua sessione annuale a partire da lunedì prossimo. La rivolta
studentesca del 1989 è stata definita un “moto controrivoluzionario” dal
Partito. Nella notte tra il 3 ed il 4 giugno di quell’anno, l’Esercito di Liberazione
Popolare mise fine con un violento all’attacco all’occupazione della piazza
centrale della capitale da parte degli studenti che reclamavano la democrazia.
Migliaia di abitanti di Pechino cercarono invano di fermare i carri armati che
marciavano sulla piazza. Non si è mai avuto un conto preciso delle vittime, che
si ritiene siano state centinaia. L’associazione delle madri di piazza
Tiananmen è stata fondata dall'insegnante in pensione Ding Zili, e oggi ha 128
membri.
=======ooo=======