RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 58 - Testo della trasmissione di martedì 27 febbraio 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Padre
Samir Khalil Samir: sempre più deboli e delusi i cristiani in Medio
Oriente
CHIESA E SOCIETA’:
Elezioni in
Nigeria: la Chiesa cattolica chiede un confronto politico meno aggressivo
Denutrizione
infantile in Etiopia: i dati incoraggianti dell’UNICEF accendono la speranza
Attentato
kamikaze nella base americana di Bagram, in Afghanistan:
è strage. Illeso il vicepresidente statunitense Dick Cheney
27 febbraio 2007
Il Cristianesimo è una novità senza
confronti nella storia dell'umanità:
così, il cardinale Giacomo Biffi, nella terza giornata
di esercizi spirituali
al Papa e alla Curia
Ogni uomo, anche il più lontano dal Vangelo, è
stato pensato e voluto in Cristo: è quanto sottolineato dal cardinale Giacomo
Biffi, arcivescovo emerito, nell’odierna terza giornata di esercizi spirituali,
tenuti al Papa e alla Curia Romana nella Cappella Redemptoris
Mater del Palazzo Apostolico. Il porporato si è
anche soffermato sulla novità senza confronti del Cristianesimo per la storia
dell’umanità. Ieri sera, invece, ha offerto una testimonianza sul Beato Schuster, arcivescovo di Milano per 25 anni. Per una
sintesi delle meditazioni del cardinale Biffi, il servizio di Alessandro
Gisotti:
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(canto)
Nella prima meditazione dopo la celebrazione delle
Lodi Mattutine, il cardinale Giacomo Biffi ha ricordato che per la prima
comunità cristiana, accanto al Dio di Israele c’è anche Gesù di Nazareth
Crocifisso e Risorto. Gli Apostoli, pur rimanendo ebrei coerenti e leali, sono
arrivati ad adorare il Figlio di Maria come il
dominatore dei tempi, come il centro di tutto. Il Cristianesimo, ha aggiunto,
va visto come un proseguimento dell’Ebraismo, nasce all’interno della fede di
Israele. Gli Apostoli non propongono, infatti, agli uomini una religione
diversa da quella in cui sono vissuti. Eppure il Cristianesimo è una novità
senza confronti nella storia dell’umanità. Non a caso la categoria della novità
connota tutta l’esperienza evangelica. Il fatto centrale ed onnicomprensivo, ha
detto il cardinale Biffi, è l’irruzione di Cristo e della sua opera redentrice.
Gli Apostoli si imbattono in un uomo che rompe ogni schema. Gesù in apparenza
non si distingue da loro: piange, si rallegra, si affatica. Anche Lui ha un paese
di origine e una tradizione famigliare. Ma gli Apostoli si rendono conto che è
un caso assolutamente inedito. Dopo la Pasqua di Risurrezione, ha rammentato,
gli Apostoli sono costretti a rileggere tutti gli episodi della vita di Cristo.
Sono costretti ad arrendersi, ad ammettere che sono entrati
in contatto con Qualcuno che sta sopra ogni essere. Di questo stato d’animo di
sorpresa degli Apostoli è pieno il Vangelo. Il porporato cita infine l’inno paolino nel primo capitolo della Lettera ai Colossesi, dove troviamo una meditazione altissima della
realtà trascendente di Gesù Cristo.
(canto)
Nella seconda meditazione, dopo la celebrazione
dell’Ora Terza, il cardinale Biffi ha affermato che fino a qualche decennio fa,
si pensava seguendo Sant’Agostino, che dal momento che il nome di Gesù è il
solo in cui si può avere la Salvezza, chi non arrivava ad onorarlo era posto
sulla strada della perdizione. Oggi invece, ha rilevato, credere nel valore
unico e indispensabile della Croce può farci apparire come uomini dalle vie
ristrette e dall’animo incapace di comprensione e aperture verso quanto di vero
e di buono c’è nel mondo extracristiano. C’è solo un modo per scampare a questo
baratro, è stato il suo richiamo: capire che i valori dovunque si trovino,
oggettivamente sono sempre suscitati da Cristo. Soltanto nella universale
centralità di Cristo si può superare l’antinomia tra l’identità cristiana e una
volontà irenica di apertura a tutti. Lo Spirito, ha aggiunto, sa cristianizzare
anche le realtà più remote e distanti dal Vangelo. San Tommaso, ha ricordato,
sostiene che ogni verità da chiunque venga detta viene
dallo Spirito Santo. Tutti gli uomini sono stati pensati e voluti in Cristo
Redentore, finalizzati a Lui, posti in radicale connessione con Lui. Per questa
ragione non c’è nel Cristianesimo il precetto di amare il credente, ma quello
di amare il prossimo, perché egli è già immagine di Cristo. Ogni vero valore è
dunque per se stesso cristiano e come tale va apprezzato dovunque si trovi:
nell’arte, nella ricerca, nella meditazione. D’altro canto, tutto ciò che
esiste in Cristo è valore: anche la sofferenza, l’insuccesso, la morte, che la
mentalità mondana giudica non valori. Ogni umanesimo separato dalla conoscenza
di Cristo o programmaticamente avverso alla fede
cristiana, ha concluso il cardinale Biffi, dà immancabilmente luogo ad una
società disumana e questa è la lezione tragica che ci ha impartito il secolo
XX.
(canto)
Nel pomeriggio di
ieri, il cardinale Biffi ha voluto ricordare la testimonianza luminosa del
Beato Alfredo Ildefonso Schuster, arcivescovo di
Milano per 25 anni, dal 1929 al 1954. E’ stato un maestro e un modello, ha
detto, perché era un testimone convincente del mondo invisibile. Attualizzava
con naturalezza il Mistero di Cristo. Il cardinale Schuster,
ha proseguito, dava grande importanza alle visite pastorali, che compiva nei
giorni feriali, mentre la domenica era sempre in duomo. Quindi, ogni milanese
poteva vederlo. Si è donato alla Chiesa, ed è sempre stato attento al suo
gregge. Romano di nascita, il cardinale Schuster fu
amatissimo dai milanesi. Era difficile farlo uscire dalla sua diocesi, ha
ricordato ancora il cardinale Biffi. In 25 anni di ministero alla guida della
diocesi milanese, non ha mai preso ferie, né si è rassegnato ad ammalarsi.
Dunque, un pastore che non conobbe riposo. Negli ultimi giorni della sua vita,
volle incontrare i seminaristi e disse loro: “La gente pare che non si lasci
più convincere dalla nostra predicazione, ma di fronte alla santità ancora
crede, ancora si inginocchia e prega. Non dimenticate che il diavolo non ha
paura dei nostri campi sportivi e dei nostri cinematografi, ma ha paura della
nostra santità”.
(canto)
***********
A causa degli esercizi spirituali, non ci sarà
l'udienza generale
del mercoledì. Il priore di Bose Enzo Bianchi: silenzio e meditazione
Il Papa e la Curia Romana, dunque, sono in ritiro.
Tutte le udienze pontificie sono sospese. Anche la consueta udienza generale
del mercoledì domani non ci sarà. Ma quanto è importante per un cristiano
interrompere le sue attività per dedicare un tempo specifico a Dio, magari
anche con dei veri e propri esercizi spirituali? Giovanni Peduto lo ha
chiesto al priore della Comunità monastica di Bose, Enzo
Bianchi:
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R. – E’ decisivo nella vita spirituale. Noi non
dobbiamo dimenticare che Gesù stesso durante la sua vita – e questo lo
testimoniano i Vangeli – si ritirava in disparte, in solitudine per pregare,
per meditare, per tessere quel dialogo con le Scritture e con il Padre. Nella
storia cristiana questa esigenza è sempre stata vissuta, perché noi nella
nostra vita quotidiana, abituale, ad un certo punto allentiamo la nostra presa,
lasciamo che le nostre forze si esauriscano. Ci vogliono allora dei momenti di
ripresa in cui, proprio come dice la parola, con i ritiri e gli esercizi
spirituali, noi ci dedichiamo in modo particolare all’ascolto della Parola,
alla revisione della vita, alla preghiera, in modo tale che veramente la nostra
vita spirituale venga rinvigorita.
D. – Il grande maestro degli esercizi è Sant’Ignazio
di Loyola, ma sin dagli albori del cristianesimo la pratica del ritiro
spirituale era vissuta in diversi modi. Pensiamo al monachesimo, ma anche a San
Francesco, ai Carmelitani e via dicendo …
R. – Certamente Sant’Ignazio di Loyola è quello che
ha fissato gli esercizi spirituali con un metodo ben preciso. Ma già prima si
parlava di ritiro spirituale e tutta la storia del monachesimo testimonia
questa tradizione. In sostanza si tratta di attuare
soprattutto quel consiglio che i Padri del deserto davano: “Fuge,
tace, quiesce”: ritirati in disparte, mettiti in
silenzio, ritrova la pace. All’interno di questo allora la meditazione
della Scrittura e la preghiera diventano la maniera con cui noi ridiamo
veramente forza spirituale al nostro cammino verso il Regno. Il
monachesimo individuava soprattutto, come ritiro, solitudine ed esercizio di
preghiera; San Francesco pure come esercizio di preghiera; mentre, all’interno
degli esercizi spirituali - come li ha fissati Sant’Ignazio – ha molto peso la
meditazione; all’interno della via del ritiro spirituale carmelitano c’è la
contemplazione. Sono accenti diversi, ma che ci dicono sempre la
necessità di questa assiduità con Dio, di questa conversione, di questo trovare
la linfa per la nostra vita spirituale nella Parola di Dio.
D. – Chi non può lasciare il mondo come il monaco,
come può trovare momenti di raccoglimento nella nostra chiassosa e spesso
stressante vita quotidiana?
R. – Io credo che sia questione di volontà e di
scelte primarie. Noi continuiamo a dire che la nostra vita è chiassosa,
velocizzata e stressante: questo è certamente vero. Ma è altrettanto vero che
noi in questa vita stressante e chiassosa diamo delle priorità. Il problema
sarebbe quello di riuscire a dare una priorità ad un tempo durante la giornata,
in cui ritirarci in una stanza, dove non squilla il telefono, dove non ci
giungono le grida degli altri, e metterci lì davvero davanti a Dio, con
semplicità, cercando di ascoltare la sua Parola, cercando di capire cosa la
Parola di Dio ci richiede nella nostra vita, affinché possiamo
convertirci e tornare a Lui. Non è un’operazione difficile e molti che vivono
all’interno di una vita in città, fatta di lavoro e di impegni, riescono a
farla. Ma si tratta di dare il primato a questo. Magari alzandoci prima, magari
un’ora prima al mattino, quando la città dorme, tutto
è silenzio, i telefonini non squillano, e trovare quel tempo. Io credo che
basterebbe, trovare questo tempo, almeno in tempo di Quaresima, una volta alla settimana per un’ora, oppure un quarto d’ora ogni
mattina, e la nostra vita sarebbe certamente modificata da questa preghiera, da
questo contatto con il Signore, che noi mettiamo come vero ritiro per ascoltare
Lui.
D. – Il Papa ha invitato i fedeli per questa
Quaresima a guardare a Cristo Crocifisso, ma soprattutto a lasciarsi guardare
dal suo sguardo misericordioso. Una sua riflessione …
R. – Anche questa volta Benedetto XVI nel suo
Messaggio della Quaresima ci ha dato un messaggio sempre ed estremamente
ispirato alla Scrittura e in questo caso al Vangelo. Ci chiede di stare sotto
la Croce, come Maria e Giovanni, ma di essere attirati dal suo sguardo, tenendo
lo sguardo fisso su di Lui, guardando Lui che ci narra Dio, ci narra il Padre,
ma ci narra anche la vera umanità, il vero uomo come Dio stesso lo ha pensato.
Credo che questo sia davvero l’esercizio degli esercizi cristiani: tenere fisso
lo sguardo su Gesù in Croce. Noi, in quel tenere lo sguardo fisso, come dice il
Papa, possiamo rinnovare la fede, rinnovare la vita ed avere una grande
speranza da poter comunicare poi a tutti gli uomini.
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Proseguono i lavori per la preparazione del nuovo Sinodo per l'Africa:
la Chiesa del Continente rivela un
"grande dinamismo"
La Chiesa cattolica in Africa sta rivelando un
“grande dinamismo”: è quanto sottolinea il comunicato reso noto oggi dal
Consiglio speciale per l’Africa della Segreteria generale del Sinodo dei
Vescovi. Il Consiglio ha tenuto in Vaticano la 16.ma riunione il 15 e 16 febbraio scorsi in
preparazione della Seconda Assemblea speciale sinodale per l’Africa.
Nell’introdurre i lavori, l’arcivescovo Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei Vescovi,
si è soffermato, in particolare, sul tema della riconciliazione, così attuale
nel Continente africano. Durante il Consiglio sono stati presentati dati
aggiornati sulle vicende che riguardano la vita della Chiesa e della società in
Africa. “È stato rilevato il grande dinamismo della Chiesa cattolica con un
aumento del 3,1% dei cattolici, crescita più alta di quella della popolazione
(2,5%), che interessa tutte le categorie dei fedeli, sacerdoti, religiosi,
religiose e catechisti”.
I membri del Consiglio Speciale hanno poi riferito,
ognuno secondo il proprio ambito pastorale, sullo sviluppo della riflessione a
partire dai Lineamenta, resi pubblici nel
giugno 2006, già in atto nelle diverse realtà ecclesiali in Africa. Per
favorire la diffusione, il testo è stato tradotto in alcune lingue locali, tra
cui lo swahili. I vescovi – prosegue il comunicato -
stanno favorendo incontri di preghiera e di studio, in particolare presso i
centri universitari, sul tema del Sinodo, in preparazione alla sua
celebrazione. “In modo speciale si cerca di coinvolgere i laici presenti nel
campo sociale e politico, disposti a impegnarsi per un
miglioramento delle condizioni di vita di ogni africano dal punto di vista
integrale: economico, culturale, sanitario e soprattutto spirituale. È stata
anche considerata l’opportunità di coinvolgere in questo processo presinodale rappresentanti di altre religioni per cercare
di rispondere, possibilmente insieme, alle sfide del momento storico nel
Continente che cerca una società più giusta e pacifica, in virtù di una sempre
maggiore riconciliazione”.
I lavori del Consiglio Speciale si sono concentrati
poi, secondo l’ordine del giorno, sull’elaborazione dei criteri di
partecipazione da sottoporre alla decisione del Santo Padre in vista della
convocazione ufficiale alla Seconda Assemblea speciale per l’Africa. I membri
del Consiglio, dopo aver fissato la data della prossima riunione, che si
svolgerà il 27 e 28 novembre 2008, hanno posto termine alla riunione invocando
la benedizione del Signore attraverso l’intercessione della Beata Vergine
Maria, Nostra Signora dell’Africa, sui lavori presinodali
come pure sulla Chiesa e sull’intero Continente africano.
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OGGI
SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Una pagina dedicata alle
Lettere quaresimali dei vescovi italiani.
Servizio estero - In rilievo l’Iraq con un articolo
dal titolo “Ramadi: anche un’ambulanza per seminare morte e panico”: è stata imbottita di esplosivo da uomini
della guerriglia. La deflagrazione ha provocato quattordici morti.
Servizio culturale - Un articolo di Agnese
Pellegrini dal titolo “Desiderio di pace, ideale di semplicità”: le “Elegie” di
Tibullo in una nuova, elegante traduzione.
Per l’“Osservatore libri” un
articolo di Claudio Toscani dal titolo “I due Tiepolo
tra Venezia e l'Europa”: frenetico ed ironico il padre, amaro ed introverso il
figlio.
Servizio italiano - In primo piano la situazione
politica.
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27 febbraio 2007
Padre Samir Khalil Samir:
sempre più deboli e delusi
i cristiani in Medio Oriente
In Medio Oriente, è bloccato il percorso di pace
tra Israele e Palestina. Un problema politico che la Comunità internazionale
non riesce a risolvere, nonostante 60 anni di incontri e dialoghi. Una
situazione che costringe i cristiani ad un futuro incerto, privo di una
prospettiva di giustizia e di vita, soprattutto per i giovani, che abbandonano
la Terra Santa. Luca Collodi ha chiesto a padre Samir
Khalil Samir, gesuita,
docente di Teologia orientale presso l’Università Saint Joseph di Beirut e docente presso il Pontificio Istituto Orientale
di Roma, perché il processo di pace israelo-palestinese non decolli:
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R. – Ognuna delle due parti ha il suo progetto, il
fatto è che l’ uno è opposto a quello dell’altro. Da
una parte, Israele occupa una gran parte della Palestina e dice di riconoscere
la Palestina, ma in realtà occupandola non la riconosce; dall’altra parte
alcuni gruppi palestinesi si sono sempre più radicalizzati
e compiono atti di terrorismo, perché non vogliono riconoscere Israele, neppure
in relazione alle frontiere internazionali riconosciute. C’è un non
riconoscimento, quindi, da entrambe le parti, che si esprime in violenza e che
non porterà a nessun frutto. Anzi non fa che aumentare l’odio nel cuore di
entrambe le parti. Si tratta allora di riuscire a rovesciare tutto questo,
proponendo una soluzione che sia basata esclusivamente sul diritto sociale e
solo su questo. Si devono riconoscere i principi e poi cercare di lavorare
insieme per cercare di realizzarli, anche se per farlo saranno necessari 20
anni. Ma tutto deve essere sotto un controllo internazionale, che venga riconosciuto dalle parti.
D. – Purtroppo padre Samir
la situazione sembra bloccata anche in Libano…
R. – E’ bloccata, in realtà, per motivi soprattutto
interni, ma anche perché ci sono influenze sia della Siria, sia dell’Iran che
non permettono una libertà di scelta all’interno. Ma è bloccata anche perché in
questa ultima guerra tra Libano ed Israele, in realtà non era una guerra tra
Libano ed Israele, ma tra Hezbollah ed Israele, laddove Hezbollah è apparso e
si è presentato come l’eroe vittorioso che è riuscito a tener testa malgrado
anche i sacrifici enormi della popolazione libanese. Si presenta, dunque, come
il vero potere in Libano; mentre il potere legittimo è delegittimato con
l'accusa di non aver fatto
nulla.
D. – Quanto soffrono i cristiani in Terra Santa e
in Libano per questa situazione?
R. – I cristiani soffrono perché soprattutto in
Terra Santa sono una minoranza, ma anche in Libano stanno diventando una forte
minoranza. Una minoranza per definizione è più debole. Ci sono poi delle
pressioni esterne: in Terra Santa è chiaro che il cristiano non ha nessun
potere di decisione e tutto è nelle mani dei musulmani e degli israeliani. I
cristiani sono, dunque, diventati passivi. In Libano, invece, c’è una grande
disillusione da parte dei cristiani che fa sì che molti lascino il Paese,
dicendo: “Questo non è più il Libano che abbiamo conosciuto e non vogliamo più
lasciar vivere e crescere i nostri figli in una situazione che sta peggiorando”.
L’emigrazione quindi cresce sempre più.
D. – Padre Samir, il
fondamentalismo islamico quanto è responsabile della mancanza di pace in Terra
Santa e in Medio Oriente in generale?
R. – Il fondamentalismo va molto oltre la Terra
Santa, perché è diventato un movimento di massa: partendo dall’Arabia Saudita è
passato in Egitto e in tutto il mondo arabo negli anni Settanta, arrivando poi
in Africa e in Asia ed anche in quei Paesi musulmani come l’Indonesia, che
era considerato il Paese più liberale. Negli anni Novanta è arrivato in Europa con un suo progetto,
un grande progetto, ben palese. E usa tutti i mezzi: economici, politici,
giuridici, culturali. In Europa i fondamentalisti approfittano della debolezza
del pensiero occidentale, del relativismo, anche di quei lati positivi
dell’Occidente che dicono “vogliamo una società aperta” e loro rispondono: “Eccoci!”.
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Il mondo
cattolico in Italia si mobilita a sostegno della famiglia
Il mondo cattolico italiano si mobilita
a sostegno della famiglia fondata sul matrimonio: il Forum delle Famiglie sta
organizzando “il Family Day”, una grande
manifestazione popolare a sostegno delle politiche familiari e contro il
disegno di legge sulle unioni di fatto, i DICO. A questo proposito Fabio
Colagrande ha intervistato la vicepresidente del
Forum, Paola Soave:
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R. – La difesa della famiglia non è un problema
soltanto cattolico, ma la difesa della famiglia è un problema sociale, un
problema antropologico e sociologico forte ed è giunto il momento che anche le
famiglie si mobilitino.
D. – Come procede la preparazione di questa
manifestazione?
R. – Stiamo valutando sia il modo di farla, sia la
data. Certo è che se il pericolo dovesse rientrare, la
manifestazione allora verrà fatta per chiedere politiche a favore della famiglia.
D. – A questo proposito, presidente Soave, secondo
lei, ci sono mai state vere e proprie politiche a sostegno della famiglia in
Italia?
R. – No, fare famiglia oggi è penalizzante. Le
scelte familiari oggi non sono in alcun modo promosse
e sostenute. Sono anni, anni ed anni, che noi chiediamo sia a livello
nazionale, sia a livello regionale e municipale, delle politiche che siano di
autentica promozione della famiglia, come dice l’articolo 31 della nostra
Costituzione. In realtà si sono susseguite negli anni
politiche più o meno assistenziali - soprattutto per le fasce deboli, ci
sono state politiche contro la povertà, che nel nostro Paese ci sono sempre
state ed è giusto che ci siano – ma la politica familiare è un’altra cosa.
D. – Il presidente del Consiglio
Prodi ha presentato dodici punti e non si fa nessun riferimento ai Dico,
si parla di sostegno alla famiglia, ma proprio ieri è stato annunciato dal
ministro delle Pari Opportunità, Pollastrini, che la
discussione sul disegno di legge sui Dico dovrebbe iniziare entro i prossimi 15
giorni in Commissione al Senato. Qual è allora la valutazione del Forum su
queste dichiarazioni?
R. – Quell’accenno ad un sostegno alla famiglia è
qualcosa di quanto più vago esista. C’è anche detto che sarebbe
stata una finanziaria per la famiglia e si è visto tutto il mese di
febbraio e su tutti i giornali cosa dicono le tabelle di penalizzante per la
famiglia. Il riferimento quindi “a sostegno della famiglia” non ci ha creato
alcuna illusione, così come il fatto che non ci fossero neppure i Dico e questo
perché il governo, o meglio il compito del governo di presentare una proposta
di legge sui Dico, è stato assolto. Ora il tutto è rimandato alla discussione
parlamentare. Per questo non ci sono i Dico nei dodici punti, perché sono già
stati fatti. Adesso bisognerà seguire il dibattito parlamentare e vedere se
veramente vogliono correre il rischio di andare sotto un’altra volta sui Dico.
Noi ci auguriamo che i voti per dire sì a questa legge non ci siano.
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27 febbraio 2007
In Pakistan, minacce di morte al vescovo di Faisalabad, mons. Coutts,
e a due musulmani impegnati nel
dialogo interreligioso
In Pakistan, il vescovo cattolico di Faisalabad,
mons. Joseph Coutts, e due
musulmani, un giornalista e uno studioso, hanno ricevuto minacce di morte per
aver partecipato, lo scorso dicembre, a un incontro interreligioso in una madrassah della zona. Lo ha reso noto l’agenzia del
PIME, AsiaNews, secondo cui a rivendicare le telefonate e le lettere minatorie,
in cui i tre vengono chiamati “infedeli”, è stato uno
sconosciuto gruppo estremista, che si autodefinisce “Fronte dei soldati
islamici”. Negli ultimi anni, Faisalabad ha vissuto
un positivo sviluppo delle relazioni tra cristiani e musulmani, grazie anche
all’impegno in prima persona di mons. Coutts
all’interno di comitati locali, che vedono la partecipazione di diversi
esponenti musulmani. Ma vi sono anche numerose ONG, che lavorano insieme per
promuovere il dialogo e il rispetto reciproco. Tuttavia, gli ultimi incidenti mostrano
la dura opposizione che tali iniziative incontrano da parte di estremisti e
fanatici. “Non ci faremo spaventare da queste intimidazioni – ha subito assicurato
mons. Coutts – continueremo con le nostre attività
interreligiose a favore dell’armonia sociale e della pace del Paese”. (R.M.)
Messico: i vescovi non
vogliono ingerenze dello Stato nel decidere
la sospensione dall’esercizio del ministero per i religiosi
accusati
di abusi sessuali sui minori
Decidere se un religioso che si è macchiato di
abusi sessuali sui minori dovrà sospendere l'esercizio del suo ministero spetta
alle autorità ecclesiastiche: è quanto affermano i vescovi messicani in un comunicato
ufficiale pubblicato all’indomani del varo della riforma del Codice di
procedura penale e del Codice penale. I presuli segnalano un evidente conflitto tra la
nuova normativa e quella vigente sulle associazioni religiose e sul pubblico
culto, che proibisce espressamente l’intervento delle autorità istituzionali
nelle questioni che riguardano i gruppi religiosi. Nella riforma, il governo
sottolinea l’importanza di “difendere i bambini, in particolar modo le vittime
di abusi e gli ostaggi delle reti di prostituzione infantile”, e precisa che,
“se a commettere tali delitti sono i ministri del culto, loro stessi dovranno
rispondere dinanzi alle autorità, poiché il loro status non concede loro
alcun privilegio”. “Ma – commentano i vescovi messicani – la sospensione
dall’esercizio del ministero di un religioso è una questione che riguarda solo
ed esclusivamente l’istituzione alla quale appartiene. Nel nostro caso, una
volta accertata la colpevolezza, parte l’immediata sospensione. Successivamente
viene avviato un processo interno, che culminerà con
il definitivo allontanamento”. L’auspicio dei vescovi messicani è che le leggi
“siano chiare e non presentino imprecisioni” per poter “camminare insieme, con
passo fermo, verso una società più giusta”. Con tali premesse, “tutte le
decisioni in materia di giustizia, volte a condannare le gravi offese arrecate
ai danni dei più piccoli, saranno sempre ben accolte. Sono delitti contro
l’umanità – concludono i presuli – e come tali devono essere perseguiti”. (D.D.)
“Luci di speranza” in Guinea Conakry, dopo la decisione del presidente, Conté, di nominare un nuovo primo ministro
al posto del contestato Camara
In Guinea Conakry, dopo la decisione del
presidente, Lansana Conté,
di nominare un nuovo primo ministro al posto del contestato Eugène
Camara, “si è accesa una luce di speranza”: ad
affermarlo è stato padre Come Traoré, incaricato per
le Comunicazioni sociali dell’arcidiocesi di Conakry,
citato dalle agenzie Fides e Sir. L’intesa è stata
raggiunta dopo lunghi colloqui tra rappresentanti dei sindacati e della società
civile, il presidente e i mediatori della Comunità economica degli Stati
dell’Africa occidentale (CEDEAO). Nelle ultime settimane, gli scontri tra forze
dell’ordine e manifestanti avevano causato oltre 120 vittime in tutto il Paese.
Venerdì scorso, poi, il Parlamento aveva votato contro la richiesta di Conté di prolungare la legge marziale imposta alcuni giorni
prima. Dopo la decisione di nominare un nuovo premier, i sindacati hanno
annullato lo sciopero generale previsto per oggi. “Chiediamo alla comunità
internazionale di tenere viva questa speranza – ha esortato padre Traoré – entro pochi giorni avremo un nuovo governo che
dovrà impegnarsi per una politica trasparente che serva il bene comune”.
“Oramai il processo di rinnovamento del Paese è avviato – ha aggiunto - la
popolazione è oramai decisa a ottenere un miglioramento delle proprie
condizioni di vita attraverso una vera giustizia sociale”. (A.M.)
Elezioni in Nigeria: la Chiesa
cattolica chiede
un confronto politico meno aggressivo
La Chiesa cattolica
nigeriana ha esortato ieri il presidente, Olusegun Obasanjo, e il vice-presidente, Atiku
Abubakar, a risolvere le loro differenze, ponendo
fine ad atteggiamenti aggressivi l’uno contro l’altro, mentre il Paese si
prepara al delicato appuntamento elettorale del 21 aprile per la scelta del
nuovo capo di Stato che sostituirà Obasanjo dopo due
mandati consecutivi, ma anche per rinnovare il parlamento e i 36 governatori
federali. “Il Paese ha bisogno di un miglioramento nella leadership politica e
di consolidare i risultati ottenuti dall’amministrazione democratica”, si legge
in un comunicato diffuso dal Segretariato per le comunicazioni sociali della
Chiesa cattolica, citato dall’agenzia MISNA. I vescovi della Nigeria – ha
dichiarato ai giornalisti il direttore del Segretariato, Ralph
Madu – chiedono a tutti i nigeriani, in particolare i
politici, di mantenere un linguaggio civile e di fare sì che le elezioni si
svolgano in modo libero e trasparente, così che il Paese possa godere di pace e
stabilità. L’appuntamento elettorale giunge in un clima di forte battaglia
politica, non solo per le polemiche sulle candidature di politici accusati di
corruzione, che dovrebbero essere sostituiti dalle liste dei concorrenti dei
partiti, secondo la recente decisione della Commissione elettorale, ma anche
per lo scontro tra il presidente Obasanjo e l’ex
alleato e compagno di partito, Abubakar, oggi
all’opposizione. Dopo l’intervento della Commissione, non è chiaro se anche Abubakar, che risulta tra i politici sotto inchiesta di un
organismo anticorruzione, debba ritirare la sua candidatura. (R.M.)
Denutrizione infantile in Etiopia: i dati
incoraggianti dell’UNICEF
accendono la speranza
La
situazione della malnutrizione infantile in Etiopia è “considerevolmente migliorata”:
ad annunciarlo è stata la direttrice del Fondo delle Nazioni Unite per
l’Infanzia (UNICEF), Ann Venemann,
al termine di una visita di quattro giorni nel Paese. Venemann
- riferisce l’agenzia MISNA - ha rilevato, infatti, che “il numero di bambini
denutriti che cercano di accedere ai centri di aiuto alimentare è considerevolmente
diminuito”. Secondo i dati dell’UNICEF, il tasso di mortalità infantile in
Etiopia è passato dai 204 decessi su 1000 del 1990 agli attuali 123.
“L’obiettivo – ha dichiarato la direttrice dell’UNICEF – è di arrivare a 58 su
1000 entro il 2015”. Nonostante quasi un milione e mezzo di bambini soffrano di
una grave forma di malnutrizione, - ha concluso Venemann
- l’Etiopia ha
oramai imboccato una strada che apre “molte speranze di un continuo miglioramento”.
(E.L.)
I missionari di San Carlo
(Scalabriniani) celebrano a
Roma il loro Capitolo generale nel X anniversario della beatificazione del
fondatore,
Giovanni Battista Scalabrini
Per la prima volta, è un sacerdote di origini non
italiane il superiore generale della Congregazione dei Missionari di San Carlo
(Scalabriniani). Padre Sérgio
Olivo Geremia, nato a Dois Lageados,
in Brasile, nel 1944, è stato eletto a Roma, durante
il XIII Capitolo generale della Congregazione, organizzato in coincidenza con
il X anniversario della beatificazione del fondatore, Giovanni Battista Scalabrini. La necessità di riscoprire e rinnovare la vita
comunitaria e la spiritualità – riferisce l’agenzia Fides – viene
sottolineata nel documento finale del Capitolo. Il testo riafferma con vigore
l’impegno della Congregazione scalabriniana nel campo
della mobilità umana, con particolare attenzione a quelle situazioni in cui il
fenomeno delle migrazioni presenta aspetti critici e disumani. I Missionari di
San Carlo si impegnano, nei prossimi sei anni, a dare nuova vitalità e nuovo
impulso missionario alla consacrazione religiosa, integrati nelle Chiese locali
a servizio di quanti vivono drammaticamente la mobilità. (R.M.)
A 10 anni dalla morte, il
cardinale vicario di Roma, Camillo Ruini,
commemora il suo predecessore, il cardinale Ugo Poletti:
ha servito la diocesi “con fedeltà e amore”
“Un servitore di Cristo e della Chiesa. Sollecito,
instancabile, si è fatto carico di tutto e di tutti”: con queste parole,
domenica, il cardinale Vicario per la diocesi di Roma, Camillo Ruini, ha ricordato durante la Messa di suffragio,
celebrata in San Giovanni in Laterano, il predecessore, cardinale Ugo Poletti, scomparso 10 anni fa. Come riferisce il quotidiano
Avvenire, il cardinale Ruini ha ripercorso il lungo
ministero ecclesiale del cardinale Poletti e, in
particolare, gli anni vissuti da Vicario di Roma “facendo crescere la realtà
della diocesi” e servendola “con fedeltà e amore”. Nell’omelia, il porporato si
è anche soffermato sul significato della Quaresima, invitando tutti a “non
ritardare il tempo della conversione a Dio”, perché “non bisogna abusare della
misericordia del Signore che non ci dispensa, ma ci sollecita alla
conversione”. Nato a Omegna, in provincia di Novara,
nel 1914, il cardinale Poletti è stato vicario di
Roma dal 1972 al 1991, al fianco di tre Pontefici: Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo
II. Morì il 25 febbraio del 1997. (R.M.)
Al via, stasera a Padova, il ciclo di
incontri quaresimali su
“Le opere di misericordia spirituali” di Sant’Antonio
Dopo il successo delle scorse edizioni, riprende
anche quest’anno a Padova, in preparazione alla Pasqua, l’iniziativa “Se
Antonio tornasse...”, promossa dai Volontari della Corsia del Santo, in
collaborazione con la diocesi. L’obiettivo della rassegna, al via da stasera
per cinque martedì, presso la sala dello Studio teologico della Basilica del
Santo, è “rendere attuale, in forma di incontro tra esperti delle attività
religiose e sociali, i Sermoni di Sant’Antonio”. Gli incontri, sul tema “Le
opere di misericordia spirituali al Santo”, sono rivolti “a religiosi e laici
credenti e non credenti, ma ispirati dall’esempio antoniano
di fronte alle domande impellenti della società di oggi”. In particolare, il
tema dell’appuntamento di questa sera sarà: “Insegnare agli ignoranti.
Alfabetizzazione: diritti e doveri; che cosa è necessario conoscere nella
vita”. (R.M.)
Sconcerto per la decisione del governo
britannico di non opporsi
alla creazione in laboratorio di embrioni uomo-animale
che verranno utilizzati per le ricerche sulle cellule
staminali
A rivelare la sconcertante decisione è
il quotidiano Times, il quale sottolinea che
l’esecutivo, che inizialmente voleva mettere al bando questi esperimenti, ha
fatto marcia indietro dopo una rivolta degli scienziati contro ogni divieto. A
gennaio, l’Autorità britannica per la fertilizzazione e l’embriologia (HFEA)
aveva rinviato all’autunno la sua decisione sulla creazione di cosiddetti
“embrioni-chimera”, affermando che sul tema fosse necessario un ampio dibattito
pubblico, prima di passare alla fase in cui si esaminano specifiche richieste
di autorizzazione. Le richieste già avanzate riguardano un embrione fatto di
parti di specie diverse, una umana, l’altra bovina. Verrebbe realizzato unendo cellule umane e ovuli di animali,
hanno detto gli scienziati del King’s College di
Londra e del North East England Stem Cell
Institute (Nesci), nel richiedere il via libera
all’HFEA. L’embrione che ne risulterà sarà composto al 99,9% da materiale
genetico umano e allo 0,1% di materiale animale. La scelta di usare ovuli
animali, è stato detto, è nata dalla scarsità di ovuli umani residui dai
trattamenti di fertilizzazione in vitro. Da questi embrioni verrebbero
tratte le cellule staminali che potrebbero curare gravi malattie come
l’Alzheimer e il morbo di Parkinson. Nei giorni
scorsi, l’associazione Scienza e Vita aveva già condannato duramente il
progetto di legge allo studio in Gran Bretagna sulla manipolazione genetica
degli embrioni umani. (A cura di Roberta
Moretti)
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27 febbraio 2007
- A cura di Fausta
Speranza –
- Un'esplosione ha causato 20 morti - tutti
lavoratori afghani e tre ''soldati stranieri'' di cui
non è stata resa nota la nazionalità - mentre il
vicepresidente americano, Dick Cheney,
è rimasto illeso: è il bilancio dell’attentato avvenuto a Bagram,
in Afghanistan. I talebani hanno rivendicato l'attacco suicida. Il vice
presidente americano Cheney ha poi raggiunto Kabul
per incontrare il presidente afghano Hamid Karzai.
Arrivato ieri sera in Afghanistan proveniente dal Pakistan, ha passato la notte
a Bagram perché una bufera di neve gli aveva impedito
di proseguire per Kabul. La guerriglia sta, dunque, alzando il tiro in
Afghanistan. Ma l’attacco di questa mattina è più un atto dimostrativo o si
tratta di una vera e propria sfida nei confronti dei vertici statunitensi?
Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Loretta Napoleoni, esperta di terrorismo di
matrice islamica:
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R. – Secondo me, è una sfida aperta nei confronti
del potere e questo è un fenomeno che fa parte dell’“al-qaedismo”,
questo movimento anti-imperialista insurrezionale che
è nato dalle ceneri di al Qaeda dopo la distruzione
del regime talebano, ed è – diciamo – della stessa
matrice che ha portato avanti gli attacchi a Madrid, a Londra ad Istanbul e nel
resto del mondo.
D. – Il Pentagono proprio in questi giorni stava
insistendo molto su questa nuova strategia di al
Qaeda, soprattutto dei talebani; si aspettava un attacco di primavera. Può
essere considerato questo uno dei primi attacchi di questa nuova fase?
R. – Sicuramente ci sarà una campagna primaverile,
e questo è legato alla strategia tipica dei gruppi jihadisti
nelle zone del Centro-Asia, che l’inizio delle
ostilità annuali è sempre la primavera date le condizioni climatiche
dell’inverno. Che questo sia uno dei primi attacchi, è possibile ...
D. – Il numero due della Casa Bianca, Dick Cheney, è rimasto illeso:
era giunto ieri proprio in Afghanistan per spingere il governo di Kabul ad un
maggiore impegno contro i talebani. Ora, secondo te, che cosa cambia dal punto
di vista politico, anche nei rapporti tra i due Paesi?
R. – Io credo che molto poco
cambierà, nel senso che gli americani si trovano in una situazione di stallo,
in Afghanistan, e quello che sta succedendo oggi è la conseguenza di un errore
strategico che si è verificato subito dopo l’inizio dell’invasione
dell’Afghanistan, ed è stato – appunto – la decisione di non troncare
completamente la leadership storica di al Qaeda, cioè di non seguire quindi Bin Laden ed Al Zawiri ed i loro seguaci all’interno del Pakistan. In più,
la maggior parte del territorio afghano è sotto il controllo dei "signori
della guerra": abbiamo Kabul che è controllata dal presidente eletto e le
zone limitrofe; tutto il resto è terra di nessuno!
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- L’ambasciatore italiano e quello americano in Sri lanka sono rimasti
leggermente feriti in un attacco in una zona calda dell’est. Non colpiti gli
altri diplomatici che facevano parte di una missione internazionale. Sulle
reazioni e le dichiarazioni di rivendicazione ma anche di rammarico da parte
dei responsabili dell’attacco, il nostro servizio:
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Dell'ambasciatore italiano Pio Mariani è stato detto che "è in buone condizioni", di quello
americano Robert Blake che
non ha avuto nemmeno bisogno del ricovero in ospedale. La presidenza tedesca
dell'Unione Europea condanna l'attacco armato da parte dei ribelli Tamil.
In una nota diffusa a Berlino, il ministero degli Esteri tedesco ha parlato di
"incidente grave", e ha invitato governo e ribelli a porre fine alla
contrapposizione armata. L'Unione Europea - aggiunge la nota - si appella alle
parti a tornare al più presto al tavolo della trattativa per cercare di
giungere a una soluzione negoziata del conflitto. La UE
- conclude la presidenza tedesca - resta disponibile a sostenere il processo di
pace in Sri Lanka.
Le Tigri per la
liberazione dell'Eelam tamil
(LTTE), subito accusate dell'attacco, hanno espresso rammarico per l'accaduto,
ma hanno a loro volta accusato il governo dello Sri Lanka di negligenza. Secondo
il portavoce, infatti, i ribelli non erano stati avvertiti dell'arrivo della
delegazione straniera, contrariamente alla prassi consolidata. L'attacco è
avvenuto con un bombardamento di artiglieria mentre una delegazione di
ambasciatori - oltre a quelli italiano, tedesco e americano, c'erano gli
ambasciatori di Francia e Unione Europea - stava scendendo da un elicottero
militare nella base aerea di Batticaloa. La regione è
in preda a forti combattimenti fra ribelli tamil e
forze governative. Gli ambasciatori sono arrivati per una missione esplorativa
per valutare i bisogni di migliaia di rifugiati costretti a fuggire dai loro
luoghi di residenza a causa della guerra civile. Negli ultimi 15 mesi in cui
sono riprese con vigore le violenze legate alla ribellione separatista dei tamil, sono state uccise circa 4 mila persone.
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- Nel Darfur sono stati commessi crimini di guerra
e contro l'umanità ed i responsabili vanno processati. Questa la richiesta
presentata da Luis Moreno Ocampo,
procuratore della Corte Penale Internazionale (CPI). Il procuratore ha accusato
di crimini di guerra l'ex ministro degli interni sudanese
Ahmed Haroun e il capo di
una milizia, Ali Muhammad Ali Abd-al
Rahaman, conosciuto come Ali Kushayb,
e ha invitato i giudici ad emettere un mandato di comparizione contro di essi. Haroun è attualmente ministro degli Affari umanitari del
Sudan. Nel Darfur, secondo le Nazioni Unite, almeno 200 mila persone sono morte
in conseguenza della guerra civile che ha causato, dal 2003, anche circa 2,5
milioni di profughi. Ocampo ha presentato oggi ai
giudici della Corte i risultati dell'inchiesta, cominciata nel giugno del 2006.
Secondo il procuratore ci sono stati casi di persecuzioni, torture, violenze e
morte, sufficienti per giustificare l'accusa di crimini di guerra e contro
l'umanità. Il suo gruppo ha fatto 70 missioni in 17 Paesi, esaminato i casi di
centinaia di vittime e raccolte numerose testimonianze. La Corte penale
internazionale, costituita a Roma, è il primo tribunale permanente incaricato
di giudicare i crimini di guerra e contro l'umanità quando i giudici di un
Paese non possono e non vogliono procedere.
- La polizia di Baghdad ha reso noto che, nelle
ultime 24 ore, sono stati ritrovati in zone diverse della città almeno 25
cadaveri, gettati in strada o nelle discariche. Gran parte dei morti avevano le
mani legate dietro la schiena e mostravano evidenti segni di tortura, oltre a
letali ferite di arma da fuoco alla testa o al torace, hanno detto le stesse
fonti, aggiungendo che con ogni probabilità si tratta di vittime della violenza
interconfessionale che insanguina il Paese. Da due settimane è in corso a
Baghdad una massiccia operazione antiterrorismo denominata 'Imporre la Legge', a cui partecipano circa 90
mila uomini, tra forze di sicurezza irachene e soldati americani. Ieri, fonti
militari USA hanno detto che "è ancora presto" per tracciare un
bilancio, ma hanno anche affermato che ora "gli assassinii di carattere
interconfessionale sono al livello più basso da un anno".
- L'Iran ha ribadito che non sospenderà
l'arricchimento dell'uranio, nonostante ieri a Londra le Grandi Potenze si
siano accordate per lavorare a una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza
dell'ONU nei confronti di Teheran. "Ogni
richiesta di sospensione è illegale e illegittima (...) e non verrà mai accettata", ha affermato il ministro degli Esteri,
Manuchehr Mottaki, citato
dall'agenzia ufficiale Irna. "L'Iran non intende
ignorare il diritto del suo popolo ad avere una tecnologia nucleare
pacifica", ha aggiunto il capo della diplomazia di Teheran.
Il Consiglio di Sicurezza, con la risoluzione 1737 approvata il 23 dicembre
scorso, aveva introdotto prime, simboliche sanzioni contro la Repubblica
islamica e le aveva dato altri 60 giorni per sospendere l'arricchimento. Il
presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha definito
"carta straccia" la risoluzione e la Repubblica islamica, lungi
dall'accettare la richiesta di sospensione, ha accelerato le attività di
arricchimento.
- In Italia, oggi alle 17, Romano Prodi si
presenterà al Senato per il suo discorso programmatico. Domani il voto di
fiducia. Dopodomani, alle 21.30 l'aula di Palazzo Madama si esprimerà sulla
fiducia. Giovedì invece il dibattito passerà alla Camera. L'attenzione rimane
tutta sui numeri: la maggioranza dovrebbe esserci anche considerando il senatore eletto
all’estero Pallaro, che nelle ultime ore si è detto
"orientato verso il sì".
- Almeno 15 milioni di persone hanno sofferto per
la scarsità d'acqua provocata dalla siccità lungo il corso dello Yangtze, o Fiume Azzurro, nel sud della
Cina. Lo afferma oggi il quotidiano China Daily.
"Se il livello dell'acqua nel fiume e nel suo affluente superiore Jialing continuerà a scendere, allora ci troveremo di
fronte ad una vera crisi", ha detto un tecnico della compagnia "Shapingba Waterworks",
citato dal giornale. La scorsa estate la valle dello Yangtze
ha sperimentato la siccità più grave degli ultimi 50 anni. L'avvicinarsi della
primavera non ha portato le attese piogge, e la situazione è ulteriormente
peggiorata. Il livello dell'acqua nel lago artificiale creato dalla gigantesca
diga delle Tre Gole, che si trova al centro della zona colpita dalla siccità, è
"normale", secondo fonti della "Three Gorges Project Corporation",
la compagnia che gestisce la diga. Il livello dell'acqua si è però abbassato
sull'alto corso del fiume, provocando seri problemi alla navigazione. "Lo Yangtze soffre di siccità tutte le primavere, ma quella di
quest'anno è la peggiore che io ricordi, in alcuni punti l'acqua non è più alta
di un metro", ha dichiarato un marinaio interpellato dal giornale.
- I membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite potrebbero raggiungere "rapidamente" l'accordo su una seconda
risoluzione sull'Iran che dovrebbe prevedere sanzioni economiche, ha sostenuto
il ministro degli Esteri francese, Philippe Douste-Blazy. Parlando al canale televisivo LCI, il
ministro ha ricordato che alti funzionari di Gran Bretagna, Russia, Cina,
Germania e Francia si sono incontrati ieri a Londra e che ora vi sono
"buone possibilità" che venga adottata una
seconda risoluzione anche perché il direttore generale dell'Agenzia
Internazionale dell'Energia Atomica (AIEA), Mohamed El Baradei, ha scritto un
rapporto nel quale afferma che Teheran "è molto
lontana" dal conformarsi alla risoluzione 1737.
- Tre persone, che vanno ad aggiungersi alle altre
sei dei giorni scorsi, sono state arrestate in Myanmar in seguito ad una
protesta per denunciare il peggioramento delle condizioni di vita a Yangon, capitale commerciale dell'ex Birmania. La
manifestazione, caso raro nel Paese, dove vige la legge marziale, è avvenuta
venerdì con toni pacifici, ma è stata definita dai media
locali un tentativo di rivolta, per cui "si attendono nuovi
arresti", ha detto una fonte delle autorità. Circa 25 persone hanno
sfilato nel centro della città e si sono fermate davanti alla principale
stazione degli autobus del Paese per una mezz'ora. I manifestanti portavano
cartelli e slogan che chiedevano miglioramenti nel sistema sanitario, nella
scuola e nella rete elettrica, in una città quotidianamente soggetta a
blackout. Il Myanmar è governato da un regime militare dal 1962. Nonostante le
grandi riserve di petrolio, gas e minerali di cui dispone, i suoi 52 milioni di
abitanti sono fra i più poveri del mondo. L'opposizione, guidata dalla Lega
Nazionale per la Democrazia (LND), ha chiesto la liberazione degli arrestati,
sottolineando che la protesta è stata "un'espressione pacifica dell'opinione
pubblica".
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