RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 57 - Testo della trasmissione di lunedì 26 febbraio 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Da questa mattina a Venezia il capitolo provinciale dei
Cappuccini
La Corte internazionale di
giustizia dell'Aja ha definito «genocidio» il
massacro di Srebrenica, nel 1995 in Bosnia, in cui furono trucidati migliaia
di musulmani bosniaci, ma ha stabilito che la Serbia non è imputabile
26febbraio 2007
Mondo invisibile, conversione e senso cristiano
della morte
nelle prime meditazioni del cardinale Giacomo Biffi
agli esercizi spirituali della Quaresima in Vaticano alla presenza
del Papa
L’esistenza di un mondo invisibile, che rimanda
alla percezione delle creature divine ignorate dalla cultura del positivismo scientista, e il bisogno della conversione del cuore per
scegliere consapevolmente Dio piuttosto che il male. E, in quest’ottica, il
valore del pentimento in rapporto al senso del peccato e il valore della vita
vissuta con la speranza che vi sia un aldilà piuttosto che il nulla: sono
alcuni dei temi sui quali il cardinale arcivescovo emerito di Bologna, Giacomo
Biffi, ha articolato – tra ieri pomeriggio e stamattina - le prime tre
meditazioni degli esercizi spirituali della Quaresima, tenuti al cospetto del
Papa e della Curia Romana. Per una sintesi del loro contenuto, ascoltiamo il
servizio di Alessandro De Carolis.
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Per sua natura, l’uomo fatica a concepire
l’esistenza del “mondo invisibile”, l’ipotesi di un “altrove” esterno alla
percezione dei suoi sensi. Ma escludere pregiudizialmente l’esistenza di un aldilà
è anzitutto un atteggiamento irrazionale – perché l’uomo, che non è
onnisciente, non può pretendere di affermare con sicurezza ciò che non si vede
e tocca – ed è in sostanza una condanna a una vita di non senso. Aprirsi invece
alla possibilità di un mondo invisibile vuol dire al contrario affacciarsi a un
mondo in cui ogni sorpresa è possibile, a un mondo che non esclude, ad esempio,
la presenza degli angeli. E’ stata questa, in estrema sintesi, la premessa
dalla quale il cardinale Biffi ha fatto partire la sua prima meditazione
quaresimale, ieri pomeriggio, per arrivare ad affermare che anche per il
credente c’è il rischio di ridurre a misura della propria miseria l’ampiezza
delle cose divine. Il segno che si prende sul serio il mondo invisibile è che
si prende sul serio il mondo degli angeli, ha detto il porporato,
stigmatizzando la mentalità odierna per la quale la realtà nascosta degli
angeli è invece tra le più derise perché si è poco inclini a considerare “le
cose di lassù”. Se si hanno questi occhi, svanisce anche la paura di una Chiesa
piccolo gregge rispetto alle forze che la insidiano poiché,
ha osservato il cardinale Biffi, il credente la vede per ciò che è: parte di
una comunità affollatissima che vive fra terra e cielo.
Con le due meditazioni di stamattina, poi, il
predicatore degli esercizi spirituali al Papa e alla Curia Romana è entrato nel
merito di due aspetti sui quali la Quaresima riflette con particolare
attenzione: la conversione – e quindi il senso del peccato e del pentimento che
salva – e la morte in chiave redentiva. La liturgia
della Quaresima, ha affermato il cardinale Biffi nella prima riflessione di
stamani, è segnata da una frase che rappresenta l’esordio dell’annuncio
pubblico di Gesù: “Convertitevi e credete al Vangelo”. Questo periodo, dunque,
non è – ha sottolineato il predicatore - il tempo dato al credente per
verificare "se" vi sia qualcosa da cambiare in sé stesso, quanto
piuttosto "cosa" debba essere cambiato, cioè convertito da uno stato
di errore a uno di grazia. E la conversione - cioè cambio di direzione lungo il
cammino della vita - inizia dal cuore, dal pentimento interiore e se il
discepolo di Cristo deplora con fermezza la colpa, non toglie a nessuno la
certezza della divina misericordia, anche perché – ha proseguito il cardinale
Biffi – il frutto di un pentimento autentico ha come esito immancabile la
gioia. Oggi, ha notato il porporato, si dice che non vi sia pentimento perché
si è smarrito il senso del peccato. Tuttavia, ha soggiunto non senza ironia,
questo non è del tutto vero perché la nostra epoca è segnata dalle continue
denunce di malefatte, sui media e nei tribunali. Ciò
vuol dire allora che il senso del peccato esiste, ma il senso del peccato
altrui. Viceversa, il pentimento che salva sta nel riconoscere i propri errori,
perché dissociarsi dalla colpa avvicina per ciò stesso a Dio, che è l’antitesi
del male, e rende meglio percepibile l’imminenza del suo Regno.
Dall’imposizione delle Ceneri all’inizio della
Quaresima - e dalla frase che accompagna il rito (“Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai”) - il cardinale Biffi ha
tratto lo spunto per la terza meditazione. Nel mondo che non riconosce il mondo
invisibile, la morte è una disfatta. Una vita che, per certa mentalità, è
destinata a finire in nulla, rende vuoto anche quello che si fa
mentre si è in vita, per cui l’esistenza più perversa e quella più
generosa, secondo questa visione, finiscono, all’apparenza, per essere ripagate
alla stessa maniera. Tra l’altro, ha asserito l’arcivescovo emerito di Bologna,
la stessa mentalità nega quasi la morte evitando di parlarne: il moltiplicarsi
dei suicidi o le stesse morti di molti giovani che tornano dalla discoteca – e
il cardinale Biffi ha fatto riferimento anche ai fatti di cronaca italiana
delle ultime ore – sono l’emblema tragico di vite consumate senza senso. Ma
questo vuoto è assurdo per la mente umana. Ecco la profonda differenza del
messaggio evangelico. Il cristiano, ha detto il cardinale Biffi, non censura il
pensiero della morte, non ha vergogna di provarne sgomento, perché è lo stesso
sperimentato dal suo Signore. E qui, il porporato ha sollecitato gli stessi
pastori della Chiesa a sottrarsi a un certo condizionamento che impedisce una seria
riflessione sulla morte. Bisogna portare l’uomo non tanto a scegliere tra una
vita futura, della quale non sa niente, e una godibile vita presente, quanto a
scegliere tra una vita svuotata di senso che finisce nel nulla e la speranza di
un evento che verrà a darci un senso e un traguardo, cioè la Risurrezione. La
Risurrezione di Cristo è un fatto reale che si può opporre all’altro fatto
ineluttabile e sperimentabile della morte. Dunque, ha concluso il cardinale,
ecco perché le Ceneri non sono mai disgiunte dalla Pasqua. Esse simboleggiano
non tanto ciò che diventeremo, quanto ciò che potremmo diventare se non
aprissimo il cuore al mondo invisibile che racchiude l’evento della Salvezza.
La nostra vita senza Dio sarebbe, per l’appunto, una fiammata che finisce in un
pugno di cenere spenta.
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Volgere lo
sguardo a Cristo Crocifisso per cambiare la nostra vita:
all’Angelus e nell’incontro con i parroci romani,
l’invito del Papa a vivere intensamente la Quaresima
“Solo volgendo lo sguardo a Gesù, morto in Croce
per noi, può essere conosciuta e contemplata questa verità fondamentale, Dio
è amore”. E’ la riflessione offerta da Benedetto XVI all’Angelus di ieri,
nella prima domenica di Quaresima. Proprio a questo tempo forte per la vita di
ogni cristiano, il Pontefice ha dedicato ampio spazio nell’incontro con i
sacerdoti romani, tenutosi la settimana scorsa in Vaticano. Ce ne parla Alessandro
Gisotti:
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Nella Quaresima, “impariamo realmente l’amore per
il prossimo e la vita cristiana”. E’ la riflessione offerta da Benedetto XVI ai
parroci romani e con loro a tutti i fedeli. Il Papa ha messo l’accento sullo
spirito che deve animarci in questo cammino di conversione, che talvolta
diventa difficile:
“Non possiamo pensare di vivere subito una
vita cristiana al cento per cento, senza dubbi e senza peccati. Dobbiamo
riconoscere che siamo in cammino, che dobbiamo e possiamo imparare, che
dobbiamo anche convertirci man mano. Certo, la conversione
fondamentale è un atto che è per sempre. Ma la realizzazione della
conversione è un atto di vita, che si realizza nella pazienza di una vita. È un
atto nel quale non dobbiamo perdere la fiducia e il coraggio del cammino”.
Può capitare, ha riconosciuto, che ci si senta scoraggiati, “così da voler lasciare tutto e restare
in uno stato di crisi”. Ma, ha avvertito, “non ci si deve subito lasciar
cadere, ma con coraggio bisogna ricominciare”, senza lasciarsi schiacciare dal
male:
"Contro questo grande peso del male
che esiste nel mondo e che tira giù il mondo, il Signore pone un altro peso più
grande, quello dell'amore infinito che entra in questo mondo. Questo è il punto
importante: Dio è sempre il bene assoluto, ma questo bene assoluto entra
proprio nel gioco della storia; Cristo si rende qui presente e soffre fino in
fondo il male, creando così un contrappeso di valore assoluto. Il plus del male, che
esiste sempre se vediamo solo empiricamente le proporzioni, viene
superato dal plus immenso del bene, della sofferenza del Figlio di
Dio".
Il Signore, ha aggiunto, “è generoso e con il suo
perdono vado avanti, diventando anch'io generoso con gli altri". Dunque,
ha ribadito il Santo Padre, è questo vivere “per gli altri” il vero segno che
“abbiamo avuto l’incontro con Cristo”. E questa, ha detto, è una grande consolazione quando sembra rimanere poco tempo per la contemplazione:
“Ho riletto poco tempo
fa ciò che Sant'Agostino dice nel Libro X delle Confessioni: io
sono stato tentato e adesso capisco che era una tentazione di chiudermi nella
vita contemplativa, di cercare la solitudine con Te, Signore; ma tu me lo hai impedito,
mi hai tirato fuori e mi hai fatto sentire la parola di San Paolo: “Cristo è
morto per tutti. Così noi dobbiamo morire con Cristo e vivere per
tutti”.
Cristo è la luce, la chiave di tutto. Incontrare
Gesù, ha affermato, ci aiuta a conoscere Dio. D’altra parte, “conoscere Dio” ci
aiuta “a capire la grandezza del mistero di Cristo, che è il Volto di Dio”:
"Solo se riusciamo a capire che Gesù
non è un grande profeta, una delle personalità religiose del mondo, ma è il
Volto di Dio, è Dio, allora abbiamo scoperto la grandezza di Cristo e abbiamo
trovato chi è Dio. Dio non è solo un'ombra lontana, la «Causa prima», ma ha un
Volto: è il Volto della misericordia, il Volto del perdono e dell'amore, il
Volto dell'incontro con noi".
Nella Quaresima, è stata infine la sua esortazione,
non deve mancare la preghiera. E qui, ha sottolineato, ci viene in aiuto Maria,
che ha vissuto “in un colloquio permanente con la Parola di Dio e, così, con
Dio stesso”. Proprio dalla Madre impariamo “a parlare personalmente con il
Signore, ponderando e conservando nella nostra vita e nel nostro cuore le
parole di Dio, perché diventino nutrimento vero per ciascuno”.
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OGGI
SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - La Quaresima, il tempo dello
"sguardo" fisso al costato trafitto di Gesù: all'Angelus Benedetto
XVI invita a contemplare con gli occhi della fede il Crocifisso per attingere
al tesoro inesauribile del suo amore misericordioso.
Servizio estero - In evidenza l'Iraq: ancora
sangue, terrore e lutti segnano drammaticamente Baghdad.
Servizio culturale - Un articolo di Lydia Salviucci Insolera dal titolo
"Un raffinato esempio della pittura romana nel tardomedioevo":
restauri fanno emergere una nuova attribuzione per la "Madonna della strada"
nella Chiesa del Gesù a Roma.
Servizio italiano - In primo piano la situazione
politica.
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26 febbraio 2007
Si accende il dibattito bioetico per la
paventata possibilità di legalizzare nel Regno Unito la manipolazione del DNA
degli embrioni
Manipolare si può a scopo di ricerca: sarebbe
questo lo spirito della nuova legge - annunciata sulla stampa nel Regno Unito,
allo studio del Governo Blair, che se approvata
permetterà di intervenire sul Dna degli embrioni per evitare – secondo i
promotori della normativa - il propagarsi di malattie genetiche. La questione
riapre l’acceso dibattito sui confini etici della scienza, che sembra
rincorrere il mito dell’uomo perfetto, contro il quale il Papa richiama le
coscienze a ribellarsi, paventando “una nuova ondata di eugenetica
discriminatoria, in nome di un presunto benessere degli individui”. Roberta
Gisotti ha intervistato la prof.ssa Maria Luisa Di Pietro, docente
di bioetica all’Università Cattolica di Roma, presidente dell’Associazione
“Scienza e vita”:
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D. - Prof.ssa Di Pietro, mentre infuriano le polemiche, qualcuno
getta acqua sul fuoco. Un noto quotidiano italiano cerca oggi di ridimensionare
l’allarme: tra isterie di massa – scrive - scenari horror e test di frontiera.
Sono davvero isterie le preoccupazioni espresse dagli stessi organismi etici
britannici?
R. –
Assolutamente no. Evidentemente, gli organismi etici
britannici riescono a vedere dove altri non vedono. Quello che si sta
proponendo di fare, mediante la manipolazione genetica di embrioni umani, è di
mettere in atto un vero e proprio progetto di tipo eugenistico,
dove eugenismo significa cercare di creare una razza
che risponda a determinati requisiti, tra cui quella di non essere affetta da
qualsiasi tipo di difetto. La persona malata va curata e quello che si sta
proponendo è di intervenire su un genoma umano, attraverso una terapia genica
in fase embrionale, tra l’altro su embrioni che verranno
eliminati e che verranno soppressi alla fine della ricerca. Questo pone tutta
una serie di interrogativi, e cioè se dietro alla cosiddetta proposta
terapeutica, come da alcuni viene chiamata, non si
stia nascondendo un programma di tipo eugenetico, e soprattutto non si continui
a portare avanti delle sperimentazioni selvagge, che già sono state oggetto di
critica e di condanna nei decenni passati.
D. – Prof.ssa, generalmente i fautori di ogni libertà nella
sperimentazione scientifica accusano chi vi si oppone ai vari livelli di essere
un retrogrado e di impedire la ricerca per contrastare malattie, e la gente
spesso dubita del proprio discernimento in materie che non conosce. Quanto è
giusto fare leva sui sentimenti di pietà verso chi soffre e fare apparire
cattivo chi ostacola la manipolazione genetica?
R. – Il
problema è che oggi si lavora più che sulla formazione delle coscienze – e soprattutto
sull’aiutare gli altri a sviluppare una capacità critica - sull’emozione. Chi
gestisce tutto questo sa bene che giocando sulle corde dell’emozione può attirare
a sé i favori e l’appoggio di tanti e non mette mai in evidenza un fatto fondamentale,
che questa libertà di ricerca la sta esercitando a danno di altri esseri umani,
e cioè di embrioni, i quali hanno lo stesso diritto di essere tutelati, di essere
rispettati e di poter vivere in maniera autonoma. E quello che invece si sta
facendo è avallare la possibilità che degli esseri umani possano essere strumentalizzati
ed usati per altri scopi che non quello del loro bene.
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Ai nostri microfoni il compositore Ennio Morricone,
insignito nella notte degli Oscar, del Premio alla carriera
Nella notte degli Oscar a Los Angeles ha trionfato
il regista italoamericano Martin
Scorsese: ha vinto il premio più importante per il
suo "The Departed", giudicato il miglior
film e la miglior regia. Miglior attore è Forest Whitaker, per l’Ultimo Re di Scozia”,
mentre la statuetta per la migliore attrice è andata a Helen Mirren per
l’interpretazione di “The Queen”. Premio alla
carriera al compositore romano Ennio Morricone,
celebre in tutto il mondo per le sue oltre 500 colonne sonore. Un Oscar che il
maestro ha voluto dedicare alla moglie. Ma cosa aggiunge questo premio? Padre
Vito Magno lo ha chiesto allo stesso Morricone:
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R. – Non aggiunge niente. Aggiunge qualcosa ai
premi, essendo un altro premio.
D. – Un premio in più, dunque, per le sue centinaia
di belle colonne sonore, oltre alla musica sinfonica e a quella da camera.
Pensa che abbia ricevuto un aiuto dall’alto in tanta mole di lavoro?
R. – Può darsi che ci sia stato…
Queste sono cose terrene e non so se l’Altissimo entri in queste faccende.
Diciamo la verità, di fronte al mistero delle cose grandi, della spiritualità
umana e del misticismo, queste sono cose piccolissime. Quindi, non so se centri
l’Altissimo. Il dono di Dio è soprattutto quello di avere il talento e di
portarlo avanti con coerenza.
D. – E lei ne ha ricevuto uno speciale, quello di
unire la scrittura musicale allo spirituale…
R. – Sì, è vero. Molti ritengono che io sia un
autore mistico, anche quando scrivo leggero, che io abbia questa sacralità
dentro l’anima.
D. – Ennio Morricone, mi
sbaglio se dico che la migliore colonna sonora l’ha fatta per il film “Mission”?
R. – Lei non sbaglia. E’ una delle più belle.
D. – Ci deve essere un motivo, perché è venuta
tanto bene…
R. – Forse è venuta bene perchè ho sentito molto
presente il sacrificio dei gesuiti insieme agli indios,
contro gli spagnoli e i portoghesi che li ammazzavano. Questo sacrificio,
questa comunione tra gli indios e i gesuiti l’ho
sentita profondamente e questa strage mi ha commosso profondamente.
D. – Invece, nel film “Nuovo Cinema Paradiso” di Tornatore cosa ha avvertito?
R. – Io lì ho avvertito il senso dell’amore umano,
bellissimo.
D. – Fu un’idea geniale anche quella che lei ebbe
nel film “Per un pungo di dollari” di Sergio Leone…
R. – L’idea ci deve essere sempre, altrimenti non
si può scrivere nulla.
D. – Ennio Morricone, lei
che – come ha detto – è considerato il mistico tra i compositori, cosa pensa
del Canto Gregoriano?
R. – E’ fondamentale. Mi dispiace che in gran parte
sia stato abolito dalle funzioni liturgiche.
D. – Ma lei ci va spesso in Chiesa? E’ praticante?
R. – Sì.
D. – So che c’è una grande intesa fra lei e sua
moglie: le chiede consigli, quando ha finito di comporre?
R. – Le chiedo consiglio prima che al regista.
D. – Quindi, ha un buon orecchio?
R. – Ha la sensibilità giusta.
D. – Cambierà la sua vita, dopo questo Oscar?
R. – Per niente.
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300 anni fa nasceva a Venezia Carlo Goldoni,
il commediografo
che fece entrare il
mondo nel teatro
300 anni fa, il 26 febbraio 1707, nasceva a Venezia
il grande commediografo Carlo Goldoni. Laureato in
legge, abbandonò presto la carriera del giurista per darsi al teatro. Nelle sue
commedie, circa 150, fece entrare la realtà di tutti i giorni. Goldoni non ebbe vita facile, preso da beghe di
palcoscenico e da successi passeggeri. Morì in miseria. Tra i titoli più famosi
ricordiamo "Arlecchino servitore di due padroni", "La locandiera",
"Le baruffe chiozzotte" e "Il burbero benefico". Di Goldoni e del suo teatro Antonella Palermo ne ha
parlato con il prof. Carmelo Alberti, docente
di Discipline dello Spettacolo all’Università Ca’ Foscari,
direttore dell’Istituto Teatrale di Casa Goldoni:
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(musica)
R. – Venezia all’inizio del Settecento ha una
straordinaria vitalità sul piano teatrale, dobbiamo considerarla un vero e
proprio centro europeo su cui convergono spettatori, curiosi e avventurieri,
perché la lunga stagione del carnevale attrae per l’offerta
variegata e spesso anche sperimentale. Questa dimensione la dovremmo
considerare come quei comici, quei commedianti che recitano, danzano, mimano e
fanno – come si chiamava allora – la commedia dell’arte e tendono in qualche
modo a cambiar stato, ad affittarsi con i risparmi una sede teatrale per
cercare di diventare professionisti ed essere, quindi, sottoposti
all’attenzione di un pubblico più ampio. E Goldoni
incontrerà questi comici.
D. – Quale è stata l’idea riformatrice del Teatro
di Goldoni?
R. – Quando Goldoni
sceglie come professione quella teatrale, la prima cosa che tenta di fare è
quella di arginare un po’ l’anarchia delle maschere, che appunto recitavano in
genere senza seguire un preciso schema oppure arricchendo molto lo schema che
mettevano in scena e che presentavano con delle loro trovate, dei loro lazzi e
delle loro invenzioni. Era un po’ degenerato questo sistema, non era più l’età
aurea, quella della fine del Cinquecento. Erano, quindi, molto schematici e, a
volte, anche volgari. L’attenzione di Goldoni era
proprio quella di focalizzare quelli che lui chiamava i “caratteri”, quelli che
noi oggi chiamiamo personaggi. Questo cosa vuol dire?
Far sì che l’attore uscisse dal suo ruolo, dalla sua maschera e diventasse
direttamente riconoscibile come nome, con una modalità precisa, sempre
all’interno delle categorie dei comici.
D. – Uscire dalla caricatura per indossare gli
abiti di un personaggio vero?
R. – Proprio così, riconoscibile addirittura nella
vita quotidiana. Questo era veramente interessante. Tanto più che usando spesso
anche la lingua veneziana, c’era una allusione che noi
oggi tante volte non riusciamo a cogliere, ma c’erano delle allusioni
sicuramente dirette alla vita del suo tempo. Questa è la prima fase. C’è poi
l’altra, quella della moralità: attraverso il teatro – diceva Goldoni – si interpreta il mondo, si guarda alle vicende
del mondo. E’ un binomio inscindibile, come se sul palcoscenico di Goldoni la realtà entrasse da un lato, venisse
elaborata davanti a spettatori attenti, discussa, esaminata e poi rimandata
all’esterno. E’, quindi, una dimensione teatrale anche molto interessante, di
analisi e di riflessione. Questi sono un po’ i pilastri della sua riforma.
D. – Quindi, teatro e spontaneità?
R. – Attenzione, una spontaneità che passa
attraverso lo studio della parte. Quindi, in qualche modo, il testo dell’autore
è un punto di partenza. Non è che neghi, anzi spesso e volentieri sollecita,
l’invenzione dell’attore, ma l’invenzione dell’attore si fa sulle sue doti, non
sulle parole che deve dire, non sulle frasi fatte che spesso e volentieri si
usavano.
(musica)
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26 febbraio 2007
In Libano il patriarca maronita, cardinale Pierre Nasrallah Sfeir,
esprime
preoccupazione per il riarmo, come ai tempi della guerra
civile, dei partiti politici
Si raddoppino gli sforzi in modo da far
uscire il Libano dalla violenza. E’ l’appello lanciato ieri dal patriarca
maronita, cardinale Pierre Nasrallah Sfeir, durante la messa presieduta ieri a Bkerke alla presenza di molti fedeli provenienti da varie
aree del Paese. Il cardinale – riferisce l’Agenzia AsiaNews - ha criticato
anche quanti “asfissiano” la debole economia libanese con il sit in, promosso dall’opposizione, che “ha costretto molti
a licenziare impiegati a causa della chiusura forzata del centro commerciale di
Beirut”. “Ci troviamo di fronte ad un fenomeno molto grave, cioè al riarmo dei
partiti politici”, ha aggiunto il cardinale. Il patriarca ha rivolto poi un
appello perché, in questo tempo di Quaresima, ci siano gesti di solidarietà
verso i più bisognosi. La crisi libanese continua, intanto, ad essere al centro
di conferenze e dibattiti: ad Islamabad, in Pakistan,
i ministri degli Esteri di 7 Paesi partecipano ad una riunione per elaborare un
calendario di lavoro per il summit dei leader arabi in programma per il 28 ed
il 29 marzo. Il vertice si propone di esaminare i conflitti che agitano la
regione, dalla guerra in Iraq alla crisi libanese e al confronto sul nucleare
tra Iran e Occidente. (A.L.)
Lo Stato americano della Virginia
chiede scusa, con una risoluzione
approvata ad unanimità dal Parlamento,
per la
schiavitù e per gli abusi ai nativi
Dopo
due secoli, una guerra civile, una modifica alla Costituzione e dure battaglie
dei movimenti civili, dal Sud degli Stati Uniti arriva un’ufficiale ammissione
di responsabilità per il dramma della schiavitù e per gli abusi sui nativi. Il
Parlamento dello Stato della Virginia ha approvato ad unanimità una risoluzione
con cui “si esprime profondo rammarico per il passato”. Le operazioni di voto
si sono svolte a Richmond, nell’edificio che ai tempi della guerra civile
americana (1861- 1865) era la sede del Congresso della Confederazione
schiavista del Sud. “La schiavitù – si legge nel testo – è una delle più
orrende violazioni dei diritti umani e degli ideali dei padri fondatori della
nostra storia”. Nel documento non si fa riferimento solo al traffico di schiavi
precedente alla guerra di secessione, ma anche al periodo successivo,
caratterizzato da leggi discriminatorie. Nella risoluzione si riconosce infatti che l’abolizione della schiavitù fu seguita “da
sistematiche discriminazioni, segregazioni forzate e da altre pratiche odiose
nei confronti degli americani di origine africana”. La Virgina
si è scusata anche per gli abusi sui nativi, gli indiani d’America che furono cacciati dalla regione e sterminati dopo l’arrivo dei
coloni. La risoluzione è stata approvata in coincidenza con l’inizio delle
celebrazioni del 400.mo anniversario dell’arrivo
nella città di Jamestown dei primi africani portati
in catene sulle navi che attraversavano l’Atlantico. Fino ad oggi nessuno Stato
del Sud aveva messo nero su bianco il proprio pentimento. (A
cura di Amedeo Lomonaco)
Sale a
dieci il numero dei morti causati dal ciclone Favio
in Mozambico.
I missionari presenti
nel Paese chiedono l’invio di aiuti
per affrontare
l’emergenza
Resta alta l’emergenza in Mozambico
dopo il passaggio, giovedì scorso, del ciclone ‘Favio’.
Secondo l’ultimo bilancio diffuso dalla Protezione civile sono morte almeno 10
persone. Ma i dati sono ancora provvisori e molte zone
sono isolate. Il passaggio del ciclone è stato seguito inoltre da una serie di
alluvioni che hanno reso impraticabili molte vie di comunicazione nel nord del
Paese. Le autorità del Mozambico hanno chiesto aiuto per affrontare
l’emergenza. L’Unione Europea ed il Sudafrica hanno già risposto alla richiesta
assicurando l’invio, nei prossimi giorni, di cibo e generi di prima necessità.
Ma la situazione resta difficile: “In questo momento quello che determina ‘lo
stato di calamità’ – ha detto all’Agenzia missionaria
MISNA, padre Alvarez Lopez,
missionario della Consolata a Maputo – è la
situazione di precarietà nella quale si trovano gli abitanti
e tutte le organizzazioni umanitarie”. In Mozambico – ha aggiunto il
missionario – ci sono molteplici priorità. E’ necessario - ha fatto notare
padre Alvarez Lopez - dare
da mangiare ai bambini, ricostruire le scuole, sostenere i giovani e
collaborare con il governo per la ricostruzione degli ospedali”. Nel Paese
africano, intanto, i servizi meteorologi seguono con attenzione un altro
ciclone, ‘Gamede’, che ieri
ha colpito le isole Mauritius e Reunion provocando la
morte di almeno due persone. (A.L.)
Uganda,
Burkina Faso e Sudan chiedono aiuti internazionali
per contrastare le
epidemie di meningite. I tre Paesi lamentano
un insufficiente numero
di dosi di vaccino
I governi di Uganda, Burkina
Faso e Sudan hanno chiesto aiuti alla Comunità internazionale
per far fronte alle epidemie di meningite, quest’anno
particolarmente virulente. Il ministro della Sanità ugandese ha fatto
notare, in particolare, che mancano dosi sufficienti a vaccinare 15 mila
persone. La situazione è difficile anche in Burkina Faso, teatro da metà gennaio di un’epidemia analoga che ha
causato la morte di almeno 260 persone. Il governo – riferisce l’Agenzia
missionaria MISNA - ha chiesto l’invio urgente di oltre 3 milioni di dosi di
vaccino per poter avviare una campagna di vaccinazione nelle 15 province del
Paese colpite dalla meningite. E’ preoccupante anche il quadro del sud Sudan,
dove la malattia ha provocato, a partire da gennaio, almeno 170 morti. I tre
Paesi si trovano nella cosiddetta “fascia della
meningite”, la zona a sud del Sahara che va dal Senegal all’Etiopia. In
quest’area vivono più di 300 milioni di persone. La meningite fa la sua
comparsa durante la stagione secca, quando, tra dicembre e gennaio, comincia a
spirare il caldo e secco vento Harmattan, principale
vettore dei germi responsabili di questa malattia. (A.L.)
Da questa mattina a Venezia il
capitolo provinciale dei Cappuccini
Da questa mattina a
giovedì prossimo 1° marzo, provenienti da diversi parti del mondo, sono riuniti
presso il celebre complesso palladiano del SS.mo Redentore in Venezia, di proprietà della Provincia
Veneta dei Frati Minori Cappuccini, gli 82 Capitolari delegati eletti al
Capitolo Provinciale Straordinario sul tema ‘La dimensione missionaria della
nostra vocazione’. L’assise,
che sarà presieduta dal vicario del Ministro Generale dell’Ordine dei Frati
Minori Cappuccini, padre Felice Cangelosi, si rivela,
questa volta, della massima importanza a motivo sia delle diversificate
motivazioni teologiche che contraddistinguono l’impulso missionario del cristianesimo
nella tipicamente umile forma francescana, sia delle delicate decisioni che
verranno prese per votazione entro giovedì a causa delle mutate risorse di
personale provenienti dal Nord del pianeta. Attualmente i Cappuccini nel mondo
sono 12.000 e quelli della Provincia veneta 380. Dalla Provincia veneta dei
Frati Minori Cappuccini dipendono molte altre delicatissime presenze
dell’Ordine Francescano, e del suo fondamentale carisma ecclesiale, all’estero,
sia in alcune zone ‘sensibili’ dell’Europa, come l’Ungheria e la Grecia, sia in
altre zone dove pulsa la Chiesa del terzo millennio: Angola, Capo Verde,
Brasile, senza dimenticare la Domus Ordinis a Gerusalemme, direttamente sottoposta all’autorità
dell’Ordinario dei Cappuccini di Venezia, padre Luciano Pastorello.
(A cura di Giovanni Peduto).
Giovani volontari, che si ispirano alla
spiritualità degli Oblati
di Maria Immacolata, portano per le strade di Vittoria, in Australia,
speranza ed amore ai senza tetto e agli emarginati
“E’ un
annuncio fatto di non-giudizio, di cura e di accoglienza dell’altro” quello che
giovani volontari portano nella città di Vittoria, Stato australiano del Queensland. I giovani, che si ispirano alla spiritualità
degli Oblati di Maria Immacolata, vanno per le strade, anche di notte, per
mostrare un segno di amicizia e di amore a vagabondi e senzatetto; fra questi,
tanti sono i ragazzi, orfani o fuggiti dalle loro famiglie, spesso vittime
delle reti della criminalità e della prostituzione. I volontari portano cibo,
bevande, coperte cercando di stabilire un dialogo, una relazione, annunciando
loro, con piccole testimonianze di solidarietà, l’amore di Dio. L’iniziativa
della missione di strada, riferisce l’Agenzia Fides, è stata lanciata nel 1974
da padre Tom Shortall,
missionario degli Oblati di Maria Immacolata, prima a Victoria, poi a Melbourne(nei
primi anni ’80), successivamente sulla costa del Queensland.
Oggi vi operano almeno 500 volontari, divisi in 8 centri, ed è divenuta un
punto di riferimento per poveri, emarginati, persone sole, che hanno necessità
materiali e spirituali. (E.L.)
In Giappone al via le culle
pubbliche contro gli aborti. L’iniziativa segue
un provvedimento simile già avviato la scorsa settimana in
India
In Giappone il ministero della Salute ha approvato
la decisione di un ospedale di Kunamoto di collocare
una “culla pubblica” per salvare la vita dei neonati non voluti. La decisione
arriva all’indomani del ritrovamento in Italia di un bambino di 4 mesi in una
nuova ruota per figli abbandonati da mamme in difficoltà. Secondo i
rappresentanti del ministero giapponese, “il programma non solo non viola alcuna
legge ma va appoggiato perché protegge la salute anche dei figli non desiderati”.
Il governo nipponico ha fatto sapere inoltre che sono previsti aiuti per gli
altri ospedali che intendano seguire questa iniziativa. Un’iniziativa già
lanciata la scorsa settimana in India per contrastare il drammatico fenomeno
dell’aborto e dei feticidi femminili. Lo scopo del
ministero indiano per lo Sviluppo delle donne e del bambino è quello di porre
un freno al critico squilibrio numerico tra la popolazione maschile e quella
femminile. Il feticidio è infatti
molto diffuso in India a causa dell’obbligo della dote e dell’impegno economico
che comporta il matrimonio di una figlia. (A.L.)
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26 febbraio 2007
- A cura di Fausta
Speranza –
-
Nell'attentato di questa mattina al ministero dei Lavori Pubblici di Baghdad,
il vice presidente, Adel Abdul
Mahdi, e il ministro dei Lavori Pubblici, Riad Gharib, sono rimasti
leggermente feriti, contrariamente a quanto avevano affermato in un primo momento diverse
fonti, secondo cui i due alti esponenti sciiti erano rimasti illesi. Sul numero
delle vittime permane, peraltro, ancora una certa confusione. Si parla di una
decina di morti, tra cui ci sarebbe il direttore generale del ministero, Saad Banyoun, e una trentina di
feriti. L'esplosione è avvenuta mentre Adel Abdul Mahdi,
uno dei massimi esponenti del partito sciita Sciri,
stava consegnando i premi a funzionari in una cerimonia pubblica.
- Sempre
in Iraq, i militari statunitensi affermano di aver trovato vicino alla cittadina
di Baquba, a nord di Baghdad, nuove armi di
fabbricazione iraniana usate dagli insorti contro i soldati statunitensi,
compresi proiettili anticarro ad alta penetrazione usati dai ribelli per
fabbricare nelle micidiali mine artigianali sul ciglio delle strade. Washington, che accusa l'Iran di fomentare la
rivolta e la violenza fra sciiti e sunniti in Iraq - Teheran
da parte sua smentisce
- è particolarmente preoccupata dalle "bombe ad alta penetrazione'',
mine artigianali di fabbricazione iraniana che i ribelli nascondono lungo le
strade, capaci di perforare anche corazze spesse e che dal 2004 hanno causato
la morte di ben 170 militari americani.
- Il
massacro di Srebrenica fu genocidio: lo afferma la
sentenza emessa oggi dalla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja letta dal presidente, l'inglese Rosalyn Higgins. Ma la stessa sentenza fa dei distinguo importanti.
Il nostro servizio:
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Fu genocidio ma lo Stato serbo non può essere ritenuto
responsabile. Questo il significato del pronunciamento. Il principale organo
giurisdizionale dell'ONU ha, infatti, riconosciuto che il massacro di Srebrenica fu un genocidio, aggiungendo anche che Belgrado
ha la colpa di non averlo impedito. Ma gli stessi giudici hanno respinto, allo
stesso tempo, la denuncia presentata dalla Bosnia contro la Serbia, accusata di
genocidio per ''uccisioni, saccheggi, violenze,
torture, sequestri, detenzione illegale e sterminio'',
commessi durante la guerra dei Balcani. Il complesso dispositivo della
sentenza, la cui lettura ha preso oltre due ore, rileva che ''la Serbia non ha
fatto nulla per rispettare i suoi obblighi di prevenire e punire il genocidio
di Srebrenica'' ed ''ha
fallito nel cooperare pienamente con il Tribunale penale internazionale per la
ex Jugoslavia, che ha incriminato i responsabili''. Ma aggiunge che ''la Serbia non puo'
essere considerata direttamente responsabile di questo genocidio'',
in quanto le azioni di coloro che hanno commesso il genocidio a Srebrenica ''non possono essere direttamente attribuite
all'accusato'', cioè lo Stato serbo.
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-
Settimana decisiva per il Governo Prodi. Oggi alle 15.00 è convocata la conferenza
dei capigruppo del Senato per stabilire il calendario della discussione e del
voto sulla fiducia, dopo la decisione di sabato scorso del capo dello Stato,
Giorgio Napolitano, di rinviare Prodi alle Camere. Il premier in queste ore sta
preparando il suo intervento a Palazzo Madama, dove il risultato è ancora
incerto. Il servizio di Giampiero Guadagni:
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Rispetto
degli impegni internazionali, riforma delle pensioni, misure a favore delle
famiglie. Saranno questi con tutta probabilità i cardini dell’intervento di
Prodi in Parlamento. Che ricalcherà dunque i punti del nuovo patto
programmatico sottoposti dal premier ai suoi alleati come condizione per
accettare il reincarico. In più ci sarà spazio per la riforma della legge
elettorale, esplicitamente citata dal Capo dello Stato nel momento in cui ha
rinviato Prodi alle Camere. E sulla legge elettorale il centrosinistra apre al
dialogo con l’opposizione. Dialogo non facile. Il clima è ancora più teso dopo
l’annunciato appoggio al centrosinistra di Marco Follini,
ex segretario UDC. Il centrodestra parla di tradimento degli elettori e Berlusconi paventa una compravendita di voti. Prodi non ha
ancora la certezza dei numeri. Ultima novità: il senatore a vita Andreotti, che in occasione del voto sulle linee di
politica estera si era astenuto contribuendo all’apertura della crisi, sembra
ora propenso a concedere la fiducia, anche perché tra le priorità del Governo
sono stati accantonati i Dico. Ma a proposito di senatori a vita è da
registrare la posizione dell’ex capo dello Stato Scalfaro,
che conferma il suo sì ma avverte: se il governo Prodi
si salvasse solo con il sostegno dei senatori a vita sarebbe un problema
politico e toccherebbe allora al premier tirare le somme. Del resto, aggiunge Scalfaro, rileggendo la motivazione con la quale il Capo
dello Stato ha spiegato come ha risolto la crisi si direbbe che il presidente
del Consiglio si sia assunto un impegno in questo senso. Decisivi per una
maggioranza politica saranno allora i voti di due indecisi: Turigliatto,
il dissidente della sinistra radicale; e Pallaro, il
senatore eletto nella circoscrizione estero. Il primo sembra orientato al sì,
il secondo al no. La riserva sarà sciolta dopo
l’intervento di Prodi a Palazzo Madama, probabilmente mercoledì prossimo. Il
voto di fiducia è
atteso per il giorno seguente.
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- Dopo lo
scrutinio di circa la metà
dei voti espressi nelle elezioni presidenziali tenute domenica, il partito socialista del Senegal
contesta le valutazioni fornite dal campo governativo e prevede che si andra' al
ballottaggio fra il proprio candidato, Ousmane Tanor Dieng, e il presidente uscente, Abdulaye
Wadé, che si ripresenta. Secondo i dati forniti dai
sostenitori del presidente uscente, Abdulaye Wade, ha ottenuto il 55% dei suffragi sul 60% delle schede
scrutinate. Nessun risultato ufficiale, neppure parziale, é stato finora reso noto, ma Tall ha riferito che se Wade si proclamerà vincitore ''la gente non lo accetterà” e
si scenderà in piazza. Cinque milioni di elettori sono stati chiamati alle urne
per scegliere il nuovo capo dello Stato tra 15 candidati e sette anni dopo
un'alternanza politica storica, che ha condotto al potere l'attuale presidente.
I circa 11 mila seggi, in questo Paese a maggioranza musulmana, con 11 milioni di abitanti,
sono rimasti aperti fino alle 18.00 di ieri, sotto il controllo di oltre 1.500
osservatori nazionali e 500 internazionali. Il Senegal è l'unico Paese dell'Africa
occidentale a non aver mai conosciuto un colpo di Stato ed è stato considerato
una "vetrina"
di democrazia in tutto il continente.
-
Torniamo in Medio Oriente: il capo del movimento radicale palestinese Hamas, Khaled Meshaal, spera nell'aiuto
della Russia per la rimozione delle sanzioni ai Territori palestinesi dopo
l'accordo con al Fatah per
un governo di unità nazionale e auspica che il Quartetto (USA-Russia-UE-ONU)
di mediatori internazionali sul Medio Oriente negozi con Israele perché
riconosca il diritto dei palestinesi ad avere
un proprio Stato. Lo ha dichiarato il leader di Hamas, arrivato oggi a Mosca,
come riferiscono le agenzie, per una visita di due giorni durante la quale dovrebbe incontrare anche
il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov. Meshaal ha riferito che a
Mosca discuterà gli accordi raggiunti alla Mecca tra al
Fatah e Hamas, ''accordi - ha sottolineato - che sono un passo importante e
che dovrebbero mettere fine al blocco''. Quella di Meshaal é la seconda visita a Mosca dopo la vittoria di
Hamas alle legislative palestinesi dello scorso anno.
- Nuovo
consulto oggi a Londra tra le
principali potenze del pianeta su come convincere l'Iran a
rinunciare alle sue controverse ambizioni in campo atomico e a obbedire ai
richiami dell'ONU. L'amministrazione Bush,
rappresentata dal segretario di Stato aggiunto, Nicholas
Burns, dovrebbe proporre un inasprimento delle
sanzioni commerciali e militari ma non è chiaro se troverà d'accordo gli altri
cinque Paesi del 'Sestetto' (Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna e Germania). Russia e
Cina appaiono particolarmente riluttanti. Un portavoce del Foreign
Office ha spiegato che si tratta dell'inizio di una discussione informale e che non ci saranno
decisioni o annunci. Le
conclusioni del meeting saranno discusse con i ministri nelle
rispettive capitali. Intanto, il ministro degli Affari Esteri russo, Serghei Lavrov, ha espresso
preoccupazione in merito alle previsioni e supposizioni di un eventuale attacco
degli USA all'Iran. ''Si sono moltiplicate, e questo
ci preoccupa, le previsioni e supposizioni sul fatto che l'Iran potrebbe essere
colpito'', ha dichiarato, citato dall'agenzia
Interfax.
- E in
Iran due generali delle forze speciali iraniane e altri 12 militari sono morti quando l'elicottero su cui si trovavano venerdì scorso
si è schiantato durante combattimenti con miliziani di un gruppo separatista curdo. Quest'ultimo ha affermato che il velivolo è stato
abbattuto, mentre le forze iraniane non precisano le cause dello schianto. Il
fatto, scrive oggi l'agenzia Isna, è avvenuto venerdì
nei pressi della città
di Khoi, nel nord-ovest dell'Iran, non
lontano dalla frontiera con la Turchia. Un'area in cui sono stati registrati
negli ultimi anni diversi scontri tra le forze di sicurezza iraniane e membri
del Pejak, un'organizzazione curda iraniana vicina al
Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) turco. I miliziani separatisti
compiono normalmente incursioni dopo essersi infiltrati nel territorio iraniano
provenienti dalla stessa
Turchia o dall'Iraq.
- Pur
apprezzando gli sforzi di Islamabad contro il
terrorismo islamico, il Pakistan potrebbe fare di più contro i talebani
afghani, che hanno basi e
rifugi sul suo territorio: é la sostanza di quanto il
vicepresidente americano, Dick Cheney,
che ha visitato a sorpresa il Pakistan,
ha detto oggi al presidente, Musharraf, secondo fonti
governative. A sua volta Musharraf
''ha chiarito con Cheney che il Pakistan sta
facendo del suo meglio, che l'estremismo e la
violenza sono problemi dell'Afghanistan e che le sue radici sono là e
non in Pakistan''. La visita a sorpresa di Cheney, di ritorno da un viaggio che lo ha portato fra l'altro a Tokyo e
Sydney, è coinciso con quella del ministro
degli Esteri britannico, Margaret Beckett.
E c’è da dire che, dopo il Pakistan il vicepresidente americano, Dick Cheney, ha raggiunto a
sorpresa anche l'Afghanistan, dove è previsto un incontro con il presidente, Hamid Karzai.
- Il
premier giapponese, Shinzo Abe,
ha in progetto una visita in Medio Oriente tra un paio di mesi, con lo scopo di
sottolineare l'interesse di Tokyo per la regione da cui proviene gran parte
delle sue importazioni di petrolio. Lo hanno resto noto oggi a Tokyo fonti del
ministero degli Esteri citate dall'agenzia 'Kyodo', secondo
le quali il viaggio potrebbe avvenire sulla scia di una prospettata visita del
premier negli Stati Uniti, tra la fine di aprile e l'inizio di maggio. Le fonti
non hanno fornito precisazioni sui Paesi che l’attuale premier potrebbe visitare.
Lo scorso luglio il predecessore di Abe, Koizumi, ha fatto una visita in Medio Oriente.
- In
Corea del Nord il potere é saldamente in mano al suo leader, Kim Jong-Il, e non esistono
fazioni dissidenti nel gruppo dirigente che lo supporta alla guida del
Paese. E' quanto scrive oggi l'agenzia sudcoreana 'Yonhap', che riporta le parole
del numero uno dell'intelligence del Sud Kim Man-Bok: ''Kim sta mantenendo uno
stretto controllo sull'apparato di potere nordcoreano
- ha detto l'ufficiale - e non ci sono
divisioni nella classe dirigente del regime''. Le
dichiarazioni del capo dei servizi segreti di Seul arrivano dopo che il mese scorso
l'agenzia giapponese 'Jiji' aveva diffuso la notizia,
rivelatasi poi infondata, che dava conto di un complotto ordito ai danni di Kim Jong-Il da una fazione a lui
avversa. Ulteriore conferma della sintonia tra il leader nordcoreano
e la sua classe
dirigente e' arrivata domenica dall'agenzia sudcoreana
'Yonhap', che ha riferito fonti diplomatiche anonime
provenienti da Pechino secondo le quali Kim Jong-Il starebbe pensando di introdurre, in previsione
della propria uscita di scena, una leadership collettiva su base militare
anziché confermare la successione di padre in figlio.
- Gli
attivisti per i diritti dei
profughi hanno accusato il governo conservatore australiano
di voler impedire ad un gruppo di boat
people dello Sri Lanka di
far domanda di asilo in Australia. Gli 85 uomini, 83 di Sri
Lanka e due marinai indonesiani, erano stati tratti
in salvo la settimana scorsa da una nave della marina australiana in acque
internazionali vicino all'isola australiana di Christmas,
a metà fra il continente
australiano e l'Indonesia. I profughi sono ora rinchiusi nel
centro di detenzione dell'isola
e sottoposti a controlli. Si tratta del primo carico consistente di boat people
intercettato al
largo dell'Australia in 5 anni. Il governo avrebbe già concluso un accordo
segreto con l'Indonesia
e Sri Lanka per rimpatriare
i profughi. In clima preelettorale, sarebbe il segno
di un approccio ancora più duro della cosiddetta Pacific
Solution, introdotta nel 2001 dopo l'episodio della Tampa, il cargo norvegese che aveva tratto in salvo 433
naufraghi ed a cui il governo impedì di entrare in acque australiane. I richiedenti asilo vengono mandati in centri di detenzione
in isole del Pacifico e le loro domande
di asilo sono esaminate da enti internazionali. L’Indonesia non é firmataria
della convenzione dell'ONU sui profughi, e quindi i cittadini di Sri Lanka non potrebbero
presentare domanda di asilo. Il senatore del partito democratico Andrew Bartlett ha esortato il governo Howard
a non rimandare gli uomini in Sri Lanka,
dove infuria da anni la guerra civile.
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