RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 56 - Testo della trasmissione di domenica 25 febbraio 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In Perú oggi colletta nazionale, indetta dai
vescovi, a favore delle vittime delle inondazioni
Nuovo attentato kamikaze a Baghdad: è strage all'Università
Italia: forse giovedì in Senato il voto di fiducia per il Governo Prodi
25febbraio 2007
Il Papa all’Angelus invita i fedeli, in questa
Quaresima, a guardare a Cristo, morto in croce per noi, e a lasciarci guardare dai suoi occhi misericordiosi
Guardare
il Dio dell’amore, morto in croce per noi, e nello stesso tempo lasciarsi
guardare dal suo sguardo misericordioso. E’ il programma che, oggi all’Angelus
in Piazza San Pietro, Benedetto
XVI ha proposto ai fedeli in questa 1a Domenica di Quaresima. Numerosi i
pellegrini, nonostante la giornata nuvolosa. Il servizio di Sergio
Centofanti:
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Il
Papa invita i fedeli a vivere questa Quaresima con un rinnovato “slancio
interiore per rispondere con generosità e gioia alla chiamata del Signore”, che
è morto in croce per noi. Si tratta di risvegliare “la volontà di preghiera, di
conversione e di penitenza”, vincendo le seduzioni del “Tentatore” per
intraprendere nella quotidianità “il cammino di una nuova libertà di fronte
alla schiavitù del peccato e della morte”. Ma per seguire “questo cammino di liberazione”
– afferma il Papa, ricordando il suo Messaggio per la Quaresima – occorre
rivivere l’esperienza di San Giovanni, il discepolo prediletto, che “insieme con Maria, la Madre di Gesù, ed altre donne sul
Calvario, fu testimone oculare del colpo di lancia” che, trapassando il costato
di Cristo, ne fece uscire “sangue ed acqua”:
“Quel
gesto compiuto da un anonimo soldato romano, destinato a perdersi nell’oblio,
rimase impresso negli occhi e nel cuore dell’Apostolo, che lo ripropose nel suo
Vangelo. Lungo i secoli quante conversioni sono avvenute proprio grazie
all’eloquente messaggio di amore, che riceve colui che volge lo sguardo a Gesù
Crocifisso!”
Il
Papa ricorda come nella sua Enciclica Deus caritas est
abbia voluto sottolineare che, “solo volgendo lo sguardo a Gesù, morto in Croce
per noi, può essere conosciuta e contemplata questa verità fondamentale, “Dio è
amore”:
“A partire da questo sguardo … il cristiano
trova la strada del suo vivere e del suo amare (Deus caritas est, 12).
Contemplando con gli occhi della fede il Crocifisso, possiamo comprendere in
profondità che cos’è il peccato, quanto tragica sia la sua gravità e, al tempo
stesso, quanto incommensurabile sia la potenza del perdono e della misericordia
del Signore”.
“Durante
questi giorni di Quaresima”, dunque – ha aggiunto il Papa - “non distogliamo il
cuore da questo mistero di profonda umanità e di alta spiritualità”:
“Guardando
Cristo, sentiamoci al tempo stesso guardati da Lui. Colui che noi stessi
abbiamo trafitto con le nostre colpe non si stanca di riversare sul mondo un
torrente inesauribile di amore misericordioso. Possa l’umanità comprendere che
soltanto da questa fonte è possibile attingere
l’energia spirituale indispensabile per costruire quella pace e quella felicità
che ogni essere umano va cercando senza sosta”.
Il
Papa, infine, affida il
cammino quaresimale “alla Vergine Maria, che fu trafitta nell’anima presso la
Croce del Figlio” perchè “ci aiuti a lasciare tutto ciò che ci distoglie
dall’ascolto di Cristo e della sua parola di salvezza”. E a Lei affida anche la
settimana di esercizi spirituali, che avrà inizio oggi pomeriggio, in Vaticano,
e a cui il Papa prenderà parte insieme con i
collaboratori della Curia Romana:
“Cari
fratelli e sorelle, vi domando di accompagnarci con la vostra preghiera, che
ricambierò volentieri nel raccoglimento del ritiro, invocando la potenza divina
su ciascuno di voi, sulle vostre famiglie e sulle vostre comunità”.
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Iniziano in Vaticano gli esercizi
spirituali alla presenza del Papa.
Sospese le udienze pontificie
Iniziano
con la celebrazione dei Vespri oggi alle 18.00 nella Cappella "Redemptoris Mater" in
Vaticano, gli esercizi spirituali con la partecipazione del Papa. Sarà il cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo emerito di Bologna, a
proporre le meditazioni che prenderanno spunto da un brano della Lettera di San
Paolo ai Colossesi: "Cercate le cose di lassù,
dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio: pensate alle cose di lassù, non
a quelle della terra". Da domani gli esercizi si svolgeranno dalle
9.00 alle 17.00, con tre meditazioni al giorno. La
conclusione sabato prossimo in mattinata. Nella
settimana degli esercizi spirituali vengono sospese
tutte le udienze, compresa l’udienza generale di mercoledì 28 febbraio. Ma
quando sono nati gli esercizi spirituali? Giovanni Peduto lo ha chiesto
a don Danilo Zanella, vicepresidente nazionale della Federazione
Italiana Esercizi Spirituali e direttore della Casa per Esercizi Villa
Immacolata di Torreglia, in diocesi di Padova:
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R. – Se guardiamo alla vita
di Cristo, possiamo dire che già Lui, andando nel deserto, lotta contro quelle
tre classiche idolatrie che attanagliano anche la nostra vita. Gesù si
contrappone a quella che è la logica della idolatria del potere, dell’avere e
del piacere. Possiamo, però, dire che Sant’Ignazio è il padre degli esercizi
spirituali nel ‘500, dopo la sua forte esperienza di
conversione a Manresa
D. – Quando si parla di
esercizi spirituali il pensiero va subito a Sant’Ignazio di Lojola. Ma ci sono
altre tradizioni nella storia della Chiesa inerenti a questa pratica?
R. – Certamente, non abbiamo
soltanto la spiritualità ignaziana, che rimane un vero gioiello. C’è poi la
spiritualità Teresiana, da San Giovanni della Croce a Santa Teresa d’Avila. Così pure tutti quei filoni che da qui sono partiti
e da qui si sono ispirati. Certamente una bella purificazione e promozione è
venuta dal Concilio Vaticano II, dove è stato ricordato che la spiritualità
senza la teologia è cieca, ma la teologia senza la spiritualità è morta.
D. – Quale importanza
rivestono gli esercizi spirituali per la vita del cristiano?
R. - Nel frastuono e nella
frenesia, di cui un po’ tutti siamo vittime, diventa davvero importante
valorizzare – pensi che ci sono un migliaio fra monasteri, eremi, case di
accoglienza e case di esercizi spirituali disseminate un po’ in tutta Italia –
il fermarsi un attimo per mettere ordine nella nostra vita, liberarsi dalle
affezioni disordinate e soprattutto vincere noi stessi, come appunto ci
ricordava e ci ricorda Sant’Ignazio
D. – Il Santo Padre è il
primo a dare l’esempio praticando ogni anno gli esercizi spirituali …
R. – Il Santo Padre, così
come i suoi predecessori, dà un grande esempio, insieme a tutti i suoi
collaboratori. Lui che è il pastore universale, impegnatissimo in quella che è
la sua presenza nel mondo, ci dà un grande esempio e ci dice che si trova
sempre il tempo per fare le cose che si amano.
D. – Nella sua casa di
esercizi a Torreglia sono passati personaggi importanti?
R. – Papa Giovanni quando era
Patriarca di Venezia; Angelo Giuseppe Roncalli ha
lasciato un bellissimo esempio con la sua Sapentia Cordis, con la sua capacità esemplare di contemplazione. Io
ho poi avuto la fortuna di vedere proprio in diretta Papa
Luciani, con il suo passo da montanaro e la corona del Rosario, in piena
comunione con il Signore.
D. – E chi non ha la
possibilità di partecipare a un corso programmato di esercizi spirituali?
R. – Direi di far tesoro di
ciò che ci ha lasciato detto Giovanni Paolo II e cioè a dire che le nostre
parrocchie devono diventare scuola di preghiera e scuola di spiritualità.
Nell’itinerario quaresimale, quindi, non mancheranno gli appuntamenti delle
nostre parrocchie, comunità cristiane, gruppi, associazioni e movimenti. Ma non
mancano anche momenti di sosta contemplativi serali nella nostra vita
ordinaria. Noi stiamo, per esempio, portando avanti i “90 minuti con Dio”, cioè
dedichiamo 90 minuti nelle diverse parrocchie o zone pastorali per aiutare le
persone a coniugare l’attività del giorno con momenti di riflessione profonda alla sera.
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Numerose reazioni all’appello del
Papa a riscoprire alla luce della ragione
il diritto a vivere di tutti gli esseri umani senza
discriminazioni,
dai più forti ai più deboli, dai sani ai malati
Numerosi
commenti ha suscitato il
nuovo accorato appello lanciato dal Papa ieri nell’udienza alla Pontificia
Accademia per la Vita, che ha promosso in Vaticano un Congresso internazionale
sul tema della coscienza cristiana a sostegno del diritto alla vita. Benedetto
XVI ha invitato con forza a rispettare il diritto a vivere di tutti gli esseri
umani senza discriminazioni: dai più forti ai più deboli, dai più grandi ai più
piccoli, dai sani ai malati. Il Pontefice ha esortato in particolare a
riscoprire questo diritto universale alla luce della ragione e della coscienza
superando egoismi e utilitarismi. Ma perché oggi è così difficile capire che il
diritto alla vita spetta a tutti e non solo ad alcuni? Giovanni Peduto
lo ha chiesto a mons. Maurizio Calipari, della Pontificia Accademia per
la Vita:
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R. –
Ma, forse, è perchè viviamo, soprattutto nelle nostre società occidentali, in
una cultura che spesso si dà troppo all’immagine. In questo tipo di cultura chi
non riesce a dare immagine di sé, sembra quasi che o non esista o non abbia un
grande valore. Molte volte la vita nella sue fasi più deboli
acquista queste caratteristiche: penso, ad esempio, ai primi stadi dello
sviluppo della vita umana; penso all’embrione; penso tante volte anche alle
situazioni terminali della vita, che non sono capaci di manifestare da sole, di
proporre da sole il loro valore e, se non siamo attenti a riconoscerlo noi,
rischiamo di negare questo diritto a tutti.
D. –
Il Papa fa appello alla ragionevolezza di questo diritto …
R. –
Assolutamente, nel senso che non è necessario soltanto far riferimento ad una impostazione di fede e, quindi, a trovare le ragioni in
una impostazione religiosa. Il diritto alla vita è un qualcosa che può essere
tranquillamente riconosciuto con la ragionevolezza umana, qualora si liberi da
ogni pregiudizio ideologico e sia disposta, con sincerità, a guardare al valore
di ciascuna persona così come si presenta e si manifesta nella vita di ogni
giorno.
D. –
Benedetto XVI ha sottolineato il fatto che “la coscienza talora sopraffatta dai
mezzi di pressione collettiva non dimostra sufficiente vigilanza circa la
gravità dei problemi in gioco ed il potere dei più forti indebolisce e sembra
paralizzare anche le persone di buona volontà”…
R. –
E’ un grosso rischio ed è già più che un rischio nella nostra attuale
situazione. E’ vero che il protrarsi e il ripetersi di episodi di attacco, in
qualche modo, alla dignità della vita umana e che vanno contro la sua integrità,
ci mettono tutti nella situazione di quasi abituarci a queste cose, fino a non
permettere più alla coscienza di reagire in maniera forte di fronte a questi
attacchi alla vita umana. Dobbiamo, tutti quanti, capire che è importante
ribellarci a questo e, quindi, ripartire nella direzione del servizio alla
vita.
D. –
C’è ancora un passo del discorso in cui si rileva la crescita dell’interesse
"per la ricerca biotecnologia più raffinata, per instaurare sottili ed
estese metodiche di eugenismo, fino alla ricerca
ossessiva del figlio perfetto” …
R. –
Sì, questa è una sottolineatura particolare nel discorso del Papa che mette in
evidenza uno fra i tanti rischi possibili ed oggi presenti in particolare sul
versante del sorgere della vita umana. Vi è questo desiderio, poiché vi è la
possibilità tecnica, quasi - direi - di “produrre” un figlio secondo alcune
aspettative. Non esageriamo però queste possibilità, nel senso di credere di
poterlo proprio costruire come si vuole. Ma è già sufficiente quello che oggi
si fa per poter dire che non viene più rispettata la
vita, la vita come un dono che viene accolta e che viene, quindi, amata per
quello che è e non per quello che noi desideriamo che sia.
D. –
Il Papa chiama i cristiani nel caso di una violazione del diritto alla vita ad
una coraggiosa obiezione di coscienza. Ma diventa sempre più eroico fare oggi
obiezione di coscienza …
R. –
Direi proprio talvolta sì, talvolta è necessario. In alcuni Paesi chi ha il
coraggio di operare questa obiezione di coscienza a favore della vita, si
ritrova davvero a pagare di persona. Persino sul piano professionale e talvolta
anche sul piano della propria libertà personale, perché viene o emarginato o
addirittura punito in qualche modo per il semplice fatto di aver assunto posizioni
a favore della vita. Tuttavia se ciascuno di noi non è disposto a pagare
qualcosa di personale, allora appare difficile riuscire a ricostruire una
società nuova, che metta al centro anzitutto il diritto alla vita, come il
fondamentale di tutti i diritti della persona.
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25 febbraio 2007
Fede e ragione dopo la Lectio
Magistralis di Benedetto XVI a
Ratisbona:
se ne è parlato ieri alla Lateranense
“Genealogia,
ontologia, morfologia della razionalità: Fede e ragione dopo Ratisbona”. E’ il
tema del seminario che si è tenuto ieri a Roma, presso la Pontificia Università
Lateranense. Il convegno, organizzato dall’ Ufficio
per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma, si è svolto in
preparazione all’Incontro europeo dei
docenti universitari, che si terrà in giugno nella capitale e che avrà come
tema “Un nuovo Umanesimo per l’Europa: il ruolo delle Università". Il servizio di Marina Tomarro:
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Il
rapporto tra fede e ragione è un tema che ha la massima importanza per il
cristianesimo, per la società e per le Università. La fede è amica
dell’intelligenza, infatti, non agire secondo ragione è contrario alla natura
di Dio. Cosi il cardinale vicario Camillo Ruini ha
aperto ieri il seminario di studi dei docenti universitari, dedicato alla
celebre Lectio magistralis
fatta da Benedetto XVI all’Università di Ratisbona. Ascoltiamo Alessandro Finazzi Agrò, rettore
dell’Università degli studi di Tor Vergata:
“Il
discorso di Ratisbona è un discorso di una tale profondità che tocca veramente
le corde più intime dell’Università. Il Papa ha parlato da professore
universitario e ha messo in evidenza degli aspetti assolutamente cruciali: in
primis, la disgregazione del sapere, che si è avuta negli ultimi due secoli nel
sistema universitario in tutto il mondo e, poi, ha individuato – in modo molto
lucido – quali sono state le sfide, che ha definito ‘le ondate che hanno
tentato di travolgere la barca di Pietro’, in questi
ultimi tre secoli. Francamente si tratta di un discorso che andrebbe diffuso
molto di più e non solo per i credenti, ma per qualsiasi persona che, in buona
fede, sia alla ricerca della verità”.
Continuando
sul pensiero di Papa Ratzinger a Ratisbona, il
cardinale Ruini ha spiegato come, allargando gli
spazi della nostra razionalità, diventa possibile coniugare tra loro la
teologia, la filosofia e le scienze, nel pieno rispetto dei loro metodi e della
reciproca autonomia. Ascoltiamo Cesare Mirabelli,
presidente del Comitato dei Docenti Universitari:
“La
ragione aiuta a capire, ha una logica sua propria, non
contraddice la fede e la fede usa la ragione per la comprensione. Non sono due
realtà lontane nella vita dell’uomo, ma entrambe devono aiutare. Questo vale
anche per la comprensione che fede e ragione possono dare nel dialogo con le
scienze, le scienze che la tecnologia, la biologia, la fisica pongono in primo
piano;ma anche
come superare una linea di scientismo che in realtà è a-scientifica e
come valutare il metodo scientifico come amore per la verità, laddove anche la
fede è amore per la verità, si fonda sulla verità. Allora non c’è conflitto”.
Concludendo,
il cardinale Ruini ha messo in evidenza come per il
Santo Padre sia importante un atteggiamento positivo
verso le altre culture e le altre religioni, perché solo così il cristianesimo
può davvero aiutare l’Occidente ad annodare i fili della pace e del dialogo tra
i popoli.
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L'Iran pronto alla guerra pur di non
fermare il suo programma nucleare
Nonostante
le pressioni internazionali, l’Iran non ha intenzione di interrompere il suo
programma nucleare. Lo ha ribadito ancora una volta il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad che oggi è intervenuto a Teheran. Eugenio Bonanata:
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Il
programma nucleare iraniano e’ irreversibile. Nel suo ultimo proclama il
presidente Ahmadinejad usa una metafora molto chiara. L’Iran – ha detto –
“procederà come un treno senza freni e senza retromarcia”. L’obiettivo – ha
ripetuto – è quello di produrre combustibile nucleare, ma nonostante le
rassicurazioni del regime iraniano, resta viva la preoccupazione nella comunità
internazionale che dietro il programma nucleare di Teheran
si nascondano finalità militari. Ad accentuare il
braccio di ferro anche le dichiarazioni del vicepresidente statunitense, Cheney, secondo il quale per risolvere la questione
rimangono in piedi tutte le opzioni, compresa quella
militare. Una possibilità che non preoccupa gerarchia iraniana che, attraverso
il vice ministro degli Esteri, si è detta pronta “anche ad una guerra”. In
realtà la Repubblica islamica è scettica nei confronti di un attacco
statunitense. Il ministro degli Esteri di Teheran, Mottaki, – che ha invitato Washington a risolvere la
questione attraverso il dialogo – ha detto di ritenere l’America incapace, agli
occhi dei suoi cittadini, di sostenere un’altra guerra nella regione.
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Intanto
proprio domani a Londra è in programma, la riunione del Consiglio di Sicurezza
dell’ONU, più la Germania, che potrà decidere sanzioni
contro l’Iran. Ma come verrebbe accolta dalla
Repubblica islamica un’altra dura presa di posizione della comunità
internazionale? Giancarlo La Vella lo ha
chiesto ad Alberto Zanconato, responsabile
dell’Ansa di Teheran:
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R. –
Nella Repubblica islamica, c’è grande preoccupazione tra la popolazione per
quelle che potrebbero essere le conseguenze di nuove sanzioni
e questa volta non solo il divieto di importazione di tecnologia
nucleare missilistica, come nella risoluzione del 23 dicembre scorso, ma anche
sanzioni economiche. Il fatto che anche nel regime ci siano più voci non è un
fatto nuovo. Ci sono sicuramente delle contrapposizioni su come portare avanti
questo braccio di ferro. Si tratta però anche di interventi di tipo tattico. Va
ricordato che l’Iran ha avuto tre anni e mezzo quasi per rendere completamente
trasparente il proprio programma. Quindi vuol dire che qualcosa l’Iran non l’ha
fatto vedere o comunque che qualcosa non ha funzionato in questa cooperazione.
D. –
Come si guarda in Iran invece ai progressi fatti nell’altra crisi nucleare,
quella della Corea del Nord, che ormai sembra avviata verso una fase
decisamente positiva?
R. –
Effettivamente, quello della Corea del Nord non è un buon esempio per l’Iran,
se si punta ad una soluzione pacifica del problema, perchè la Corea del Nord ha
dimostrato che sfidando apertamente per molti anni l’Occidente, addirittura
dotandosi di ordigni nucleari e facendo esplodere un ordigno nucleare, alla
fine ha costretto in sostanza le grandi potenze a sedersi ad un tavolo e a discutere.
Quindi, da questo punto di vista, la Corea del Nord, può essere appunto presa
dall’Iran come un esempio, ma non un esempio positivo dal punto di vista della
comunità internazionale, che vuole risolvere questo problema diplomaticamente.
D. –
Rimane in piedi – questa è la paura di tutta la comunità internazionale –
l’opzione militare. Come si sta vivendo a Teheran e
in tutto il Paese questa ipotesi?
R. –
Ovviamente, c’è una certa tensione, ma va anche ricordato che in Iran per 28
anni, da quando è nata la Repubblica islamica, o si è vissuto in stato di
guerra con l’Iraq o si è sempre parlato di una possibilità di attacchi
stranieri. Quindi, questa tensione c’è, sperando che non succeda nulla.
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La Chiesa celebra i mille anni di San Pier Damiani:
il monaco camaldolese insegna ancora oggi
a vivere la fede senza
compromessi
La
Chiesa celebra i mille anni della nascita di San Pier Damiani:
monaco camaldolese, teologo, vescovo, cardinale e diplomatico al servizio del
Papa. Il Santo mostra una felice sintesi fra l'azione e la contempalzione. Diverse le celebrazioni che, aperte domenica
scorsa a Faenza, dove Pier Damiani è morto nel 1072,
si protrarranno fino all’anno prossimo per ricordarne
la personalità. Ma che cosa insegna oggi la figura di questo Santo? Tiziana Campisi lo ha chiesto a padre Guido Innocenzo
Gargano, priore del monastero di San Gregorio al Celio di Roma:
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R. – Non si può essere teologi
senza un’esperienza profonda di fede e di preghiera nella fede. Questo è un primo
messaggio. Il secondo messaggio è che riflettere teologicamente significa anche
lasciarsi spingere oltre, oltre lo scibile. E proprio perché ci si sente spinti
oltre lo scibile, la poesia può essere il modo più efficace di
fare teologia ed anche di testimoniare la fede. Un linguaggio che faccia
affacciare l’uomo al mistero, che gli crei dentro la consapevolezza
dell’ineffabilità di Dio, della non scibilità delle
cose di Dio, pur sforzandosi, per quanto si può, di rendere in qualche modo
scibile ciò che non lo è.
D. - Ma gli scritti di Pier Damiani come sono rileggibili oggi?
R. – San Pier Damiani
ha toccato moltissimi campi. Oggi, forse, potrebbe essere molto forte
l’incidenza della richiesta di autenticità spirituale, di autenticità morale,
di coerenza di vita, che c’è dentro il messaggio di San Pier Damiani. Ma anche la capacità di non giocare con il sacro,
non giocare con il mistero, non giocare con la fede. La fede si prende tutta
fino in fondo.
D. – E quanto a Pier Damiani consigliere dei Papi?
R. – San Pier Damiani
è un uomo anche dell’attenzione all’altro, della mediazione, ma anche
dell’esigenza del Vangelo. Non è un uomo di compromessi, è un uomo di
mediazione e la mediazione non significa compromesso. Se la grammatica è
Cristo, è Lui il centro, è di fronte a Lui che dobbiamo prendere posizione,
dobbiamo avere il coraggio di scegliere.
D. – Pier Damiani
ha condannato più volte alcuni atteggiamenti sbagliati, anche all’interno della
Chiesa…
R. – Tantissimi ... per esempio,
quando lui lottava contro i simoniaci, quando se la prendeva con chi viveva la
propria appartenenza alla Chiesa come un carrierismo, quando diventava molto
esigente nei confronti dei preti che volevano salvare capra e cavoli, essere
nello stesso tempo uomini di Dio e uomini della carne. Lui diceva: “Queste cose
non si fanno”. Bisogna avere il coraggio di fare una scelta senza compromessi,
e fare la scelta della centralità di Dio nella tua vita, della centralità di
Cristo nella tua vita, della centralità della Parola di Dio, rispetto a tutte
le possibili parole dell’uomo.
D. – Quindi, una figura da
riscoprire, che ancora oggi ci parla…
R. – Assolutamente. Io credo che
sia molto, molto moderna. Purtroppo, può far paura a qualcuno. Può fare molta
paura, perchè mette con le spalle al muro. Non è un uomo di mezze misure. La
scelta per Cristo è scelta per Cristo e per Cristo si dà anche la vita.
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25febbraio 2007
“Impegnati per il Vangelo e per il Perù”: è il titolo del
messaggio rivolto dalla Conferenza Episcopale Peruviana a tutti i cittadini del
Paese affinché dimostrino la loro solidarietà a favore delle vittime delle
inondazioni, avvenute un mese fa nei Dipartimenti di San Martin,
Huanuco e Junìn. In
particolare, i presuli sollecitano per oggi, prima domenica di Quaresima, una
grande colletta nazionale per contribuire alla ricostruzione delle zone
disastrate. “Solidarietà in azione è la nostra consegna – si legge nel
messaggio – Il Perù è compito di tutti e le sue necessità sono nostre”. Nel
documento, presentato in una conferenza stampa presieduta da mons. Héctor Miguel Cabrejos
Vidarte, OFM, arcivescovo di Tujillo
e presidente della Conferenza Episcopale Peruviana, i presuli lanciano anche un
appello a tutti i cittadini in difesa della famiglia, considerandola il nucleo
della società e ricordando che “è necessario proteggerla da tutto quello che
attenti alla sua natura, alla sua stabilità e alla sua protezione giuridica”
perché “non esiste istituzione alcuna, per buona che sia, capace di
sostituirla”. I vescovi ribadiscono quindi “il rispetto per la dignità umana e
l’amore alla vita, dal momento del concepimento fino alla morte naturale” e
rinnovano il loro impegno nella costruzione di “una nuova società più solidale,
giusta, fraterna e democratica”. Infine, la Conferenza Episcopale Peruviana
sottolinea l’importanza della vocazione dei laici nella Chiesa come
“costruttori del mondo e chiamati alla santità”. (I.P.)
In Darfur, cresce il
numero degli sfollati,
mentre continuano le violazioni dei diritti
umani:
l’ONU e la Croce Rossa Internazionale lanciano l’allarme
Oltre 46mila sfollati nel solo mese di gennaio: sono i drammatici
dati rilevati in Darfur dall’Ufficio del coordinamento umanitario dell’ONU
(OCHA). Nella regione occidentale del Sudan ormai da quattro anni è in corso un
sanguinoso conflitto etnico. Secondo l’OCHA, la fuga dei civili dai villaggi è
avvenuta soprattutto nel Nord Darfur, uno dei 3 Stati che compongono la regione
omonima, estesa quasi quanto la Francia. L’accesso
agli aiuti umanitari, denuncia anche il Comitato Internazionale della Croce
Rossa (CICR), continua ad essere fortemente limitato, tanto che poco più del
60% del territorio è raggiungibile. Inoltre, secondo Jacob
Kellenberger, presidente del CICR, il governo
sudanese e i gruppi armati ribelli commettono continuamente violazioni dei
diritti umani contro la popolazione locale. Come riferisce l’agenzia MISNA, la
Corte Penale Internazionale dell’Aja ha annunciato,
per i prossimi giorni, la presentazione di prove relative a crimini di guerra e contro l’umanità commessi in Darfur. Il
ministero della Difesa di Khartoum ha già comunque escluso la consegna, da parte
del suo governo, di qualsiasi persona sospettata, sottolineando la capacità del
sistema giudiziario sudanese. Ieri, intanto, il presidente del Sudan Omar El-Bashir ha accusato i mass-media occidentali di
accrescere in modo esagerato i dati sulle vittime e gli sfollati in Darfur, che
secondo l’ONU ammonterebbero, rispettivamente, a 200mila e 2,5 milioni.
Parlando in videoconferenza con i fedeli di una moschea di Detroit, El-Bashir ha quindi ammesso l’esistenza di “un problema”
nel Paese, ricordando che i gruppi ribelli non hanno sottoscritto gli accordi
di pace con Khartoum, risalenti al maggio 2006. (I.P.)
Polemiche nel Regno Unito per un possibile disegno
di legge
sulla manipolazione genetica degli embrioni
per ottenere il figlio perfetto
Continuano a suscitare molte critiche le decisioni del governo
britannico in campo bioetico: dopo la disponibilità
ad autorizzare la compravendita di ovuli da utilizzare nel business della
fecondazione artificiale, questa volta tocca alla manipolazione genetica degli
embrioni umani. Secondo alcune anticipazioni della stampa locale, ossia il ‘Daily Telegraph’
e il ‘Daily Mail’, infatti,
l’esecutivo Blair sta mettendo a punto un disegno di
legge in sostituzione dello ‘Human Fertilisation and Embryology Act’, risalente al 1990. In base alle nuove norme, sembra
che diverrà possibile intervenire al livello genetico sugli embrioni. Il
nulla-osta alla manipolazione sarà concesso a titolo puramente sperimentale,
assicura il ministero britannico della Sanità, poiché gli embrioni
geneticamente modificati dovranno essere distrutti al massimo dopo 14 giorni di
vita. Inoltre, rimarrà vietato l’uso dei più sofisticati strumenti di
ingegneria genetica su sperma ed ovuli. Confermato anche il divieto di
procedere ad alterazioni genetiche degli embrioni a scopo riproduttivo, ma solo
per “il prevedibile futuro”, fino a quando non saranno messe a punto procedure
“sicure ed efficaci”. Le associazioni etiche insorgono ed esprimono le loro
preoccupazioni: secondo David King, direttore dello ‘Human Genetics Alert’, il pubblico “rimarrà orripilato quando saprà che
il governo britannico, primo al mondo, vuole sviluppare la tecnologia per la
modificazione genetica degli esseri umani”. Per King,
l’ovvia meta finale di queste ricerche è la creazione di ‘designer babies’, bambini cioè progettati a tavolino, grazie ad
interventi sul DNA degli embrioni. Sulla stessa linea anche Josephine Quintavalle, membro del ‘Comment on Repruiductive Etchics’, per la quale questo è “il primo passo verso una
direzione in cui nessuno dovrebbe andare”. Secondo il ‘Bullettin of Medical Etchics’, infine, il governo Blair
va fermato: “Tutti i Paesi hanno proibito per legge questo tipo di ricerca –
afferma la rivista di deontologia medica – Se si rompono i ranghi con la comunità
internazionale, si può creare la percezione che la Gran Bretagba
è un rifugio per scienziati avidi e irresponsabili”. (A
cura di Isabella Piro)
Il Vicariato di Roma ricorda oggi il cardinale Ugo Poletti,
a
dieci anni dalla sua scomparsa.
Guidò la Chiesa dell’Urbe dal 1973 al 1991.
Nel pomeriggio, Santa Messa di suffragio a San
Giovanni in Laterano
“Ricordatevi
dei vostri capi, i quali hanno annunziato la parola di Dio: considerando
attentamente l’esito del loro tenore di vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è
lo stesso di ieri, oggi e sempre”. Con questo passo, tratto dalla Lettera agli
Ebrei (Eb 13, 7-8), il cardinale Camillo Ruini, vicario del Papa per la diocesi di Roma e presidente
della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) invita tutta la comunità diocesana a
partecipare alla Santa Messa di suffragio per il cardinale Ugo Poletti, scomparso dieci anni fa. Guidò la Chiesa dell’Urbe
dal 1973 al 1991. La celebrazione si terrà alle 16.45, nella Basilica di San
Giovanni in Laterano e sarà presieduta dallo stesso cardinale Ruini. Nato ad Omegna, in
provincia di Novara, il 14 aprile 1914, il cardinale Poletti
fu ordinato sacerdote nel 1938 e vent’anni più tardi divenne vescovo. Nel 1973,
Papa Paolo VI lo volle come suo vicario in Roma,
creandolo cardinale nel Concistoro del 5 marzo dello stesso anno. In questa
veste, il porporato si adoperò per una profonda riforma della diocesi
capitolina, stabilendo un contatto diretto con la popolazione. Nel 1985, Papa
Giovanni Paolo II lo volle come presidente della CEI, dove rimase per sei anni,
fino alle sue dimissioni canoniche. Fu nominato arciprete della Basilica di
Santa Maria Maggiore, dove oggi è sepolto. “Una figura
serena, aperta, un vescovo che sentiva il dolore della gente”, lo ricorda lo
storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di
Sant’Egidio. Il suo nome rimarrà sempre legato al Convegno del 1974 sulle
“attese di giustizia e carità”, passato poi alla storia come quello “sui mali
di Roma”. (I.P.)
"La Chiesa ha bisogno
dell'entusiasmo dei ragazzi":
così il cardinale Tettamanzi, presentando
ieri l'Agorà dei giovani
alla BIT di Milano
L'Italia
deve tornare a fare sistema per essere venduta sui mercati turistici del mondo.
È la convinzione che emerge da questa 27ma edizione della
BIT- Borsa Italiana del Turismo, ospitata per la prima volta nel nuovo
polo esterno della Fiera di Milano. 105mila operatori di 120 Paesi si sono dati
appuntamento nei 60mila metri quadrati dei 9 padiglioni per mettere in mostra tutte le novità in tema di viaggi e vacanze. Gli
ultimi dati elaborati dall'ISTAT evidenziano una ripresa degli arrivi e dei
soggiorni in Italia, con un +2,7%. Ma non basta più affidarsi alla fama e ai
monumenti delle città d'arte o alle centinaia di chilometri di costa.
Un'indagine dell'ISNART (Istituto nazionale per le ricerche turistiche)
dimostra che è solo una piccolissima frazione dei turisti che vanno oltre
frontiera, in mercati che si credevano sicuri come quello tedesco, che scelgono
l'Italia. Per meglio veicolare l'offerta turistica del ‘sistema
Paese’ sono stati presentati il nuovo portale
turistico nazionale www.italia.it e il logo tricolore, una IT stilizzata.
Accanto al tradizionale convegno sul turismo culturale-religioso
promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana e dal Pontificio Consiglio per i
Migranti e gli Itineranti, il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di
Milano, ha presentato la prima tappa dell'Agorà dei giovani che si terrà a
Loreto l'1 e il 2 settembre prossimi, sul tema "Come io
vi ho amato. La missione come ascolto". I giovani a Loreto incontreranno
il Papa. Il cardinale Tettamanzi ha ricordato che la Chiesa ha bisogno
dell’entusiasmo dei giovani e che è necessario creare sinergie tra i diversi
soggetti educativi, come la parrocchia, la famiglia e la scuola, perché “i
ragazzi hanno bisogno di avvertire la solidarietà tra tutte queste componenti
della loro vita”. Buona l'accoglienza anche per due manifestazioni collaterali
all'esordio nella BIT: “Travel
& Motion” dedicato alla vacanza all'aria aperta e
"Boat Village" riservato alla nautica. Assegnati quest'anno i BIT Tourism Awards. In cima al
gradimento del pubblico figurano Roma come città; la Toscana come regione e la
Sicilia come meta di viaggio. Vincitrice come destinazione da sogno, invece, la
Polinesia. (A cura di Fabio Brenna)
A Roma, primo neonato lasciato nella
‘ruota’ messa a disposizione
delle mamme in difficoltà dal Policlinico Casilino.
Sta bene il neonato abbandonato ieri sera nella ‘ruota’ messa a
disposizione delle mamme in difficoltà dal Policlinico Casilino
di Roma. Si tratta del primo caso che si verifica da quando
il servizio, intitolato ‘Non abbandonarlo, affidalo a noi’,
è entrato in funzione dallo scorso dicembre. Il piccolo, 4 mesi, è attualmente
ricoverato nel reparto di Patologia neonatale e gode
di ottima di salute. Il Comune di Roma ha già fatto sapere che, se non si
dovesse trovare in tempi brevi una famiglia adottiva, il bambino sarà intanto
ospitato in una casa famiglia del Municipio. La ‘ruota degli esposti’, nata in Italia con Papa Innocenzo III, è oggi un
piccolo prefabbricato, accogliente e riscaldato, che permette alle madri in
difficoltà di depositare il loro bambino in condizioni di totale anonimato.
All’interno della struttura, è situata una culla tecnologica che, grazie ai
sensori, avverte immediatamente il personale del Pronto soccorso della presenza
di un neonato. La ‘ruota’ è situata tra via Tucani e
via della Casilina, in una zona in cui vivono, tra
l’altro, molti immigrati e sono presenti alcuni campi rom. (I.P.)
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25 febbraio 2007
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A cura di Eugenio Bonanata
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Ennesima strage in Iraq. E’ di almeno 40 morti e decine di feriti il bilancio
dell’attentato compiuto all’Università di Baghdad da un kamikaze, che si è
fatto esplodere dopo aver tentato inutilmente di entrare nella facoltà di
Economia. In mattinata altri due attentati hanno
colpito la capitale irachena: alcuni colpi di mortaio, caduti sul quartiere
sciita di Abu Dashir, hanno
causato la morte di almeno dieci persone, mentre un’autobomba è esplosa davanti
all’ambasciata iraniana ha provocato due morti. Il tutto avviene all’indomani
del camion bomba che ha fatto 40 morti fra i fedeli in uscita dalla moschea
sunnita di Habaniya, nella turbolenta provincia di al Anbar. Intanto l’esercito
americano ha smentito di aver condotto ieri sera raid aerei contro obiettivi
terroristici nella zona sud est di Baghdad. Un portavoce delle forze
statunitensi, il capitano Curtis Kellog,
ha parlato di un’operazione compiuta con artiglieria pesante, in risposta a un attacco da parte degli insorti.
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Ricercati palestinesi nel mirino dell’esercito israeliano che oggi a Nablus, in Cisgiordania, ha avviato una massiccia
operazione anti terrorismo. Nella cittadina, dove si
registrano diversi scontri, è stato imposto il coprifuoco. La presidenza
dell’Autorità Nazionale Palestinese ha condannato l’operazione, parlando di
“brutale aggressione”. In un comunicato si denuncia la volontà di sabotare gli
accordi della Mecca tra al Fatah
e Hamas e la violazione delle intese del recente incontro a Gerusalemme tra il
premier israeliano Ehud Olmert,
il presidente palestinese Abu Mazen
e il segretario di stato americano, Condoleezza Rice.
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Iraq, Medio Oriente, terrorismo ed estremismo al centro del vertice dei Paesi
islamici che si apre oggi in Pakistan. Il summit riunisce i ministri degli
esteri di Egitto, Indonesia, Giordania, Malaysia, Arabia Saudita, Turchia e
Pakistan. Presente anche il segretario generale dell'Organizzazione della Conferenza
Islamica, che raggruppa 57 Paesi.
- Ci
spostiamo in Italia. Giovedì prossimo a Palazzo Madama e venerdì a
Montecitorio. Sono queste le date più probabili per i voti di fiducia al
Governo, dopo la decisione, presa ieri dal capo dello Stato, Giorgio
Napolitano, di respingere le dimissioni di Prodi e rinviarlo alle Camere,
risolvendo in questo modo la crisi apertasi mercoledì scorso con la bocciatura
in Senato delle linee di politica estera dell’esecutivo. Una decisione, quella di Napolitano, salutata
naturalmente con favore dal centrosinistra, con rispetto ma dissenso dal
centrodestra. Servizio di Giampiero Guadagni:
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Il
rinvio alle Camere di Romano Prodi da parte del capo dello Stato ha risolto la
crisi dal punto di vista formale, ma non ancora da quello politico. Prodi,
infatti, si presenterà al Senato senza la certezza di ottenere la fiducia. La
situazione è ben compresa da Napolitano che, motivando la sua decisione, ha spiegato che era l’unica possibile, in assenza di una
alternativa concreta e condivisa da tutta l’opposizione. Napolitano ha chiesto
all’Unione garanzie sulla tenuta di una maggioranza politica. E qui sta il
punto decisivo. Al Senato, infatti, il quorum è di 161 voti. Il centrosinistra
al momento dispone con certezza di 157 voti, ai quali si aggiungeranno
sicuramente quelli di quattro senatori a vita. Un contributo costituzionalmente
riconosciuto, che permetterebbe a Prodi di ottenere la fiducia, sia pure per un
soffio, ma che non sembra del tutto rispondere alle richieste del capo dello
Stato. Anche in vista di importanti appuntamenti, nei quali si verranno con
tutta probabilità a creare maggioranze variabili. E’ il caso, ad esempio, del
voto sul rifinanziamento della missione in Afghanistan. In queste ore si guarda
con apprensione, da una parte e dall’altra, alle scelte di alcuni senatori
ancora incerti. Decisivo potrebbe essere l’atteggiamento di Luigi Pallaro, il senatore eletto nella circoscrizione estero,
che finora ha appoggiato Prodi, ma che stavolta sembra propenso a negare la
fiducia. Aspre polemiche, invece, sulla scelta già annunciata da Marco Follini, ex segretario dell’UDC, di passare nello
schieramento di centrosinistra. Un tradimento dell’elettorato, affermano Casini
e Berlusconi. E l’ex premier parla apertamente di
mercato dei voti. DS e Margherita sperano, invece, che la scelta di Follini apra la strada all’allargamento della coalizione.
Anche perché, ha detto ieri D’Alema, certa sinistra
radicale non serve al Paese. Una posizione quella del ministro degli Esteri
destinata a non rimanere senza conseguenze nel dibattito interno
all’Unione.
**********
-
Sbarco di immigrati in Calabria. Centotrenta persone di etnia curda sono giunti
ieri sulla costa reggina, nel comune di Bianco, a bordo di un motopeschereccio.
I migranti, in buone condizioni di salute, hanno raccontato di essere partiti
una settimana fa da un piccolo porto della Turchia. Gli investigatori,
intercettati una quindicina di immigrati che si erano allontanati dopo lo
sbarco, sono al lavoro per individuare gli scafisti.
- In
Senegal si sono aperti stamattina i circa 11 mila seggi per le elezioni
presidenziali. Quindici i candidati in lizza, tra cui il capo di Stato uscente,
Abdoulaye Wade che punta al secondo mandato dopo la vittoria del 2000. I cinque
milioni di elettori, in un Paese giovanissimo di 12 milioni di abitanti,
avranno tempo fino alle 18, ora locale, per recarsi alle urne. A vigilare sulle
operazioni di voto, ci sono oltre 1.500 osservatori nazionali e 500
internazionali. La tornata elettorale secondo molti commentatori, avrà valore
di test nell’unico Paese dell’Africa occidentale a non aver mai conosciuto un
colpo di Stato e che è considerato come una “vetrina” di democrazia in tutto il
continente.
- Le
autorità di Mogadiscio hanno smentito l’esodo di migliaia di persone dalla
capitale somala a
causa delle violenze, riportato da alcuni organi di informazione. Il sindaco
della città ha definito “calma” la situazione, dopo che nella settimana scorsa
si sono verificati i combattimenti più violenti dalla caduta delle Corti
islamiche.
- La
Gran Bretagna rischia di subire un attacco terroristico da parte di islamici
residenti ne- l Paese. Lo riferisce il Sunday Telegraph che cita un
rapporto segreto del governo secondo cui oltre duemila terroristi potenziali,
vicini alla rete di al Qaeda, starebbero preparando
attacchi suicidi.
-
Atteso per domani il verdetto della Corte internazionale di giustizia, la più
alta istanza giudiziaria delle Nazioni Unite, che domani chiarirà se la Serbia abbia
commesso un genocidio in Bosnia durante la guerra nell’ex Jugoslavia negli anni
Novanta.
-
Comincia ad entrare nel vivo in Francia la corsa all’Eliseo.
Stop all’immigrazione, abbandono dei trattati europei sull’immigrazione, tagli
alle tasse. Sono alcuni punti del programma elettorale in vista delle elezioni
del 22 aprile, che il leader dell’estrema destra, Jean-Marie
Le Pen, ha illustrato oggi all’assemblea dei suoi
sostenitori riunita a Lille.
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