RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 54 - Testo della trasmissione di venerdì 23 febbraio 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Alla presenza del Papa, si è tenuto il Concistoro per la canonizzazione di 5 Beati, “umili e pazienti costruttori del Regno di Dio”

 

Il diritto all'obiezione di coscienza per un cristiano al centro del Congresso internazionale promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita: intervista con il vescovo Elio Sgreccia

 

Il cardinale Tarcisio Bertone: la diplomazia vaticana al servizio del vero bene dell'uomo

 

Nei Giardini Vaticani, posa del segnale del Primo Meridiano d’Italia, alla presenza dell'arcivescovo Lajolo: ai nostri microfoni Tullio Aebischer

 

Mons. Agostino Marchetto alla BIT: ieri il pellegrinaggio, oggi il turismo l'elemento-ponte fra culture e popoli

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Cinque anni fa, in Colombia, le FARC rapivano Ingrid Betancourt, candidata alle presidenziali: ce ne parla Ivana Borsotto

 

I Nobel Rigoberta Menchu e Muhammad Yunus candidati alle presidenziali in Guatemala e Bangladesh: intervista con Sergio Marelli

 

Inaugurazione, a Roma, dell'Anno Accademico della LUMSA: ai nostri microfoni il cardinale Carlo Furno e il rettore Giuseppe Dalla Torre

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il ricordo del cardinale Dionigi Tettamanzi di don Luigi Giussani, nella Messa celebrata ieri sera nel Duomo di Milano, a due anni dalla morte del fondatore di “Comunione e Liberazione”

 

La proposta in Ungheria di legalizzare le foto pornografiche di minori tra i 14 e i 18 anni consenzienti suscita sdegno e vibrate proteste delle comunità cristiane ed ebraiche

 

Intervento della Corte Costituzionale spagnola sulla questione degli insegnanti di religione nella Scuola pubblica.

 

Il presidente dei vescovi pachistani condanna l'uccisione del ministro per gli Affari sociali del Punjab

 

Incontro a Milano organizzato dall’Associazione medici cattolici sui simboli religiosi nei luoghi pubblici

 

Sud Sudan: non accenna ad arrestarsi l’epidemia di meningite: oltre 100 le vittime

 

Pellegrinaggi in ripresa nella Terra Santa: in arrivo il Consiglio permanente della Conferenza episcopale tedesca

 

24 ORE NEL MONDO:

Crisi di governo in Italia. Berlusconi dice no ad un Prodi bis ma per Mastella la maggioranza ha i numeri

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 febbraio 2007

 

Alla presenza del Papa, si è tenuto il Concistoro per la canonizzazione

di 5 Beati, “umili e pazienti costruttori del Regno di Dio”

 

Cinque testimoni del Vangelo, che in epoche diverse si sono lasciati attrarre dall’amore di Cristo: si è svolto stamani, nel Palazzo Apostolico alla presenza del Papa, il Concistoro ordinario per la canonizzazione di 5 Beati. A presentare le figure dei nuovi Santi al Papa è stato il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il servizio di Alessandro Gisotti: 

 

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Ecclesia, Sanctorum mater, semper gaudet cum in filiis suis

 

“La Chiesa, madre dei Santi, gioisce sempre quando nei suoi figli vede splendere l’immagine di Cristo, esempio di perfezione divina”. E’ quanto sottolineato dal cardinale José Saraiva Martins, che, nell’illustrare la vita e l’opera dei 5 nuovi Santi, ha messo l’accento sul loro essere attratti dalla “verità e carità” di Gesù:

 

Unusquisque, suo in ambitu ac tempore

 

“Ognuno di loro – ha affermato – nel suo tempo e nel suo ambito fu un umile e paziente costruttore del Regno di Dio”. Tra i nuovi Santi, c’è il sacerdote maltese Giorgio Preca, vissuto nel secolo scorso, autore di una vera rivoluzione nella Chiesa di Malta. Si distinse, in particolare, nella promozione del ruolo dei laici nell’apostolato. Nella Messa per la sua Beatificazione, nel 2001, Papa Wojtyla sottolineò che al centro della sua spiritualità c’era l’Incarnazione. Nei suoi scritti sulla mitezza, don Giorgio esortava i suoi amici cristiani “a seguire l’esempio del Signore Crocifisso, perdonando ogni offesa”. Verrà canonizzato anche il Frate minore polacco, Simone da Lipnica, vissuto nel XV secolo e noto come “predicatore ferventissimo”. Morì di peste, male che contrasse proprio mentre, incurante del pericolo, portava conforto agli appestati di Cracovia.

 

Tra i nuovi Santi, il Frate minore alcantarino brasiliano Antonio di Sant’Anna, vissuto tra il 1700 e il 1800, fondatore del Monastero delle Concezioniste. C’è anche una nuova Santa: si tratta della francese Maria Eugenia di Gesù, vissuta nel 1800, fondatrice dell’Istituto delle Suore dell’Assunzione della Beata Maria Vergine. Fu beatificata da Paolo VI nel febbraio del 1975, la prima beatificazione di quell’Anno Giubilare. Papa Montini definì la sua figura e il suo messaggio “di palpitante attualità”. La sua - sottolineò - è “l'immagine suadente che la santità” è “non solo possibile a umane forze, ma reale, ma vera, ma presente in mezzo al mondo, nascosta, forte e benefica”. Infine, tra i nuovi Santi, il passionista olandese Carlo di Sant’Andrea, anch’egli vissuto nel 1800, particolarmente impegnato sul fronte dell’ecumenismo e instancabile confessore. “Il Beato Carlo – affermò Giovanni Paolo II nella Messa per la sua beatificazione, il 16 ottobre 1988 - richiama tutti i cristiani ad essere una sola cosa nell’unità per la quale Cristo ha pregato nell’Ultima Cena”. La cerimonia di canonizzazione del Beato Antonio di Sant’Anna si terrà l’11 maggio 2007, quella degli altri 4 nuovi Santi, il 3 giugno 2007. Proprio ieri, nell’incontro con i sacerdoti romani, Benedetto XVI aveva sottolineato il ruolo dei Santi nella crescita della nostra fede. Ascoltiamo:

 

“Naturalmente ci accompagnano i Santi. Sono figure che hanno vissuto con tanti problemi, vere interpretazioni vive della Sacra Scrittura e naturalmente ognuno ha il suo Santo, dal quale può meglio imparare che cosa è vivere da cristiano, soprattutto i Santi del nostro tempo. Sempre e naturalmente Maria rimane la Madre della Parola. Scoprire Maria ci aiuta ad andare avanti nella santità”.

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Altre udienze e nomine

 

Nel pomeriggio il Papa riceverà in udienza l’arcivescovo Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.

 

Nelle Filippine, il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Tuguegarao  il rev. Ricardo Lingan Baccay, del clero della medesima arcidiocesi, finora rettore del Seminario minore di "S. Jacinto", assegnandogli la sede titolare vescovile di Gabala. Il rev. Ricardo Lingan Baccay è nato a Tuguegarao il 3 aprile 1961. E' stato ordinato sacerdote il 10 aprile 1987 per l’arcidiocesi di Tuguegarao.

 

 

Il diritto all'obiezione di coscienza per un cristiano

al centro del Congresso internazionale

 promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita

 

Formare la propria coscienza è "un dovere fondamentale" per ogni persona e specialmente per un cristiano, che è chiamato a modellarla sugli insegnamenti del Magistero ecclesiale per poi testimoniarne gli effetti nella vita quotidiana . E' l'assunto dell'ampia riflessione svolta dal cardinale Javier Lozano Barragán al Congresso internazionale intitolato "La coscienza cristiana a sostegno del diritto alla vita". Il presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute ha introdotto i lavori del Congresso promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita, in concomitanza con la sua XIII Assemblea generale. Oggi e domani, scienziati, docenti e teologi si interrogano, nell'Aula Nuova del Sinodo Vaticano, su temi etici di grande attualità, tra i quali il diritto a ricorrere all'obiezione di coscienza da parte di un credente nel caso in cui la vita umana sia messa a rischio. Sulle finalità complessive del Congresso, Giovanni Peduto ha sentito il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, il vescovo Elio Sgreccia: 

 

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R. – L’obiettivo del Convegno è duplice. In primo luogo si vuole sottolineare l’identità di una coscienza cristiana e, quindi, cosa vuol dire essere cristiani ed avere un giudizio capace di orientare la vita quotidiana, specialmente sui problemi della difesa della vita nel contesto di oggi. Il secondo obiettivo è quello di fare una rassegna dei problemi nuovi che esigono l’obiezione di coscienza. Finora conoscevamo due tipi di obiezione di coscienza: quello verso il servizio militare e la guerra e quello verso l’aborto ed anche la sterilizzazione. Ora, però, i casi si moltiplicano. C’è ora, ad esempio, tutta la questione dell’aborto chimico, della pillola del giorno dopo RU486 e di tutti gli altri strumenti impiegati anche nel terzo mondo come i vaccini. Tutta questa prassi di tipo intercettivo che impedisce l’impianto dell’embrione oppure di tipo abortivo è materia di obiezione di coscienza. Coloro che sono chiamati come operatori a diffondere queste cose o a fare gli esecutori di questi tipi di interventi - è chiaro -  si trovano di fronte ad una obiezione della coscienza cristiana. C’è poi il problema nuovo dell’eutanasia e ci sono problemi che riguardano anche la famiglia. Già in Spagna ci si è posto il problema di un ufficiale civico che viene chiamato a celebrare – diciamo così – un matrimonio fra due persone omosessuali e la domanda che ci si pone è se, come credente, possa farlo. C’è una coscientizzazione da fare sulle novità in questo campo. Se pensiamo – in conclusione – che la coscienza sia la carta di identità, la bussola di una persona e che nel pluralismo attuale, nel contrasto e nella confusione anche di idee, non è facile farsi una coscienza cristiana che è l’ultima difesa in una democrazia, penso che risulti allora l’attualità e l’importanza di questo Convegno.

 

D. – Eccellenza, in Gran Bretagna dovrebbe entrare in vigore una legge che obbligherebbe anche le associazioni cattoliche a dare l’avallo all’adozione di bambini per coppie omosessuali…

 

R. – In Europa si sta profilando questo rischio e si va omogeneizzando una mentalità laicista per cui la legge e le strutture operative finiscono per imporre e sovrapporsi anche alla libertà religiosa, alla libertà delle coscienze. Non per niente tutte le raccomandazioni, tutte le direttive che escono dall’Europa cominciano sempre con la dicitura ‘Si invitano i governi ad uniformare le leggi su questo punto’ e si va anche a toccare questi argomenti. Ora io mi auguro che nella democratica Inghilterra, che è stata l’antesignana delle democrazie in Europa, questo venga avvertito come una offesa grave alla coscienza degli operatori  cristiani. Non si può imporre a loro quello che primariamente non è consentito per la loro coscienza cristiana. E’ un po’ curioso che, mentre si è giustamente sensibili a non imporre agli immigrati dei comportamenti che offendono la loro sensibilità religiosa, in qualche nazione si fa perfino imposizione sul vestiario o sulle immagini di carattere religioso esposte in pubblico , a questo riguardo si imponga addirittura di abdicare a ciò che c’è di essenziale nel proprio giudizio morale.

 

D. – Di fronte alla difesa della vita e di altri principi di carattere etico, i cristiani non rischiano anche nel democratico Occidente di trovarsi sempre di più di fronte a forme più o meno sottili di persecuzione?

 

R. – Se con persecuzione si intende la morte violenta, questo capita raramente nei regimi democratici. E’ capitato recentemente in Turchia. Quello che viene praticato è, invece, più sottile. Si tratta dell’emarginazione, dell’esclusione dall’attività professionale, il non poter esercitare il proprio lavoro con tutta la dignità, con il proprio credo, in una società che, essendo democratica, deve dare a tutti lo spazio per operare secondo scienza e coscienza. Questo rischio di emarginazione e di persecuzione sottile è prevedibile e in qualche parte attivo.

 

D. – Quale contributo si aspetta dai partecipanti a questa Assemblea?

 

R. – Il contributo immediato sarà quello di una presa di coscienza di ciò che comporta per la coscienza cristiana operare nel mondo della sanità oggi per le varie categorie coinvolte e non soltanto quella medica. In secondo luogo rappresenta un impegno per una formazione delle coscienze, perché credo che oggi l’emergenza maggiore sia la formazione delle coscienze. Se non abbiamo coscienze e coscienze rette, vere e certe, siamo omogeneizzati, siamo sepolti e qualche volta anche confusi. Questo è il rischio di questo momento. 

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Il cardinale Tarcisio Bertone: la diplomazia vaticana

al servizio del vero bene dell'uomo

 

“Gli interessi che la Santa Sede e la Chiesa perseguono non sono a vantaggio proprio, ma cercano il vero bene dell’uomo”: così il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, intervenuto ieri pomeriggio a Roma, all’Istituto Luigi Sturzo, all’incontro sul tema “Le rappresentanze diplomatiche della Santa Sede: storia, ricerche e attualità”. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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Sono 177 le nazioni con le quali oggi la Santa Sede intrattiene relazioni diplomatiche, 33 le organizzazioni e gli organismi intergovernativi internazionali presso le quali ha rappresentanze stabili, 10 quelli regionali. Ma quale il contributo che la diplomazia pontificia vuole offrire alla società civile? Il cardinale Tarcisio Bertone:

 

"Mi pare che quella che viene chiamata la diplomazia della Santa Sede contribuisce, con i mezzi suoi propri, a quel dialogo e a quella sana collaborazione con la comunità civile, con le sue autorità, che deve servire al bene integrale della persona che è al tempo stesso membro della comunità civile e membro della Chiesa. Gli interessi che la Chiesa e la Santa Sede perseguono, non sono a vantaggio proprio; essi cercano solo il vero bene dell’uomo e dell’umanità, svolgendo una missione di insegnamento, di santificazione e guida dei battezzati. Dall’altro, promuovendo ovunque quel diritto fondamentale che è il diritto alla libertà religiosa".

 

E quali i compiti cui sono chiamate le rappresentanze diplomatiche della Santa Sede? Mons. Antonio Filippazzi autore del volume “Rappresentanze e rappresentanti pontifici” pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana:

 

"Primo rendere forti i legami fra le Chiese particolari e il Romano Pontefice, quindi la comunione intraecclesiale e secondo è quello di perseguire quei grandi valori che l’umanità sta cercando di costruire come la pace, la vita, la lotta contro i grandi problemi come la fame e così via".

 

Ma come è cresciuta nel corso degli anni la diplomazia pontificia? Risponde mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati:

 

"La diplomazia pontificia ha seguito l’evoluzione della comunità internazionale passando da una diplomazia prevalentemente bilaterale alla diplomazia multilaterale che è la rappresentanza e la partecipazione alla vita delle organizzazioni internazionali. Il numero delle nunziature apostoliche e il numero degli Stati che mantengono relazioni diplomatiche con la Santa Sede è aumentato, in particolare dopo la caduta del muro di Berlino. D’altra parte, la presenza della Santa Sede in seno alle organizzazioni internazionali, si è anche sviluppata moltissimo e cito in particolare le grandi conferenze degli anni ’90 su popolazioni e sviluppo, sulla condizione della donna, sullo sviluppo sociale nelle quali la Santa Sede ha potuto sviluppare e far conoscere meglio la dottrina sociale della Chiesa".

 

Sono 17 i Paesi con i quali la Santa Sede non intrattiene ancora relazioni diplomatiche, quali tempi sono ipotizzabili perché queste possano istaurarsi? Ancora mons. Mamberti:

 

"La risposta dipende certamente da vari fattori e verrebbe data caso per caso. Ciò che voglio sottolineare è che anche se non ci sono relazioni diplomatiche formali con un certo numero di Stati, ciò non impedisce che ci siano contatti o a livello informale oppure nell’ambito precisamente delle organizzazioni internazionali".

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Nei Giardini Vaticani, posa del segnale del Primo Meridiano d’Italia,

alla presenza dell'arcivescovo Lajolo

 

Il Signore Gesù,Stella del mattino’, risponde alla generale necessità di orientamento nei tortuosi sentieri della vita: così, l’arcivescovo Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, intervenendo stamani, presso il monumento di San Pietro nei Giardini Vaticani, alla posa del segnale del Primo Meridiano d’Italia, indicato dalla Torre di Padre Secchi, costruita su Monte Mario nel 1870 per la misura del grado europeo. L’iniziativa è stata patrocinata dal Governatorato della Città del Vaticano, su proposta del Centro di ricerca topografica “Studium Urbis” e dell’Università di Roma “La Sapienza”. Ce ne parla, al microfono di Roberta Moretti, Tullio Aebischer, ideatore del progetto per “Studium Urbis”:

 

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R. – Il Primo Meridiano d’Italia è uno dei tantissimi meridiani che collegano il Polo Nord al Polo Sud e, in particolare, questo primo meridiano fu quello utilizzato per la cartografia di tutta la penisola italiana.

 

D. – Come si è arrivati alla sua definizione?

 

R. – Padre Angelo Secchi, che era il direttore dell’Osservatorio Astronomico del Collegio Romano, con il suo lavoro geodetico definì questo punto su Monte Mario che, dopo l’arrivo degli italiani a Roma, fu accettato completamente. Quindi, gli italiani decisero di far passare il meridiano per questa Torre ed utilizzarlo per la cartografia italiana, fino alla fine del secolo passato, quando poi si passò all’altro sistema di localizzazione che si chiama GPS, la localizzazione con i satelliti. Oggi vogliamo mettere in rilievo il fatto che questo Primo Meridiano non esiste più e quindi bisogna rivalutarlo dal punto di vista storico, geografico ed anche culturale. Inoltre, la figura di padre Angelo Secchi era molto conosciuta nel secolo passato e oggi è completamente dimenticata.

 

D. – Perché avete scelto di mettere una targa che segni la linea del Primo Meridiano d’Italia proprio qui in Vaticano?

 

R. – Perché per pura fortuna il Primo Meridiano d’Italia passa anche nello Stato vaticano e volevamo fare un raccordo con questa attività di padre Angelo Secchi che fu iniziata quando c’era il Primo Meridiano che passava per la Cupola di San Pietro e che lui invece spostò a Monte Mario per fare la cartografia dello Stato Pontificio.  

 

D. – Perché questo cambiamento?

 

R. – La Cupola di San Pietro è molto prestigiosa, ma dal punto di vista scientifico aveva due problemi: non si aveva un orizzonte completamente libero in tutte le sue direzioni e poi era praticamente impossibile mettere uno strumento sulla Cupola di San Pietro, in corrispondenza della croce.

 

D. – Abbiamo nominato tante volte padre Angelo Secchi, cui è dedicata la Torre di Monte Mario. Chi era?

 

R. – Era un gesuita che si interessò di matematica, meteorologia, geodesia, astronomia. In particolare, fondò l’astrofisica, cioè applicò la fisica allo studio del cielo. Fu nominato direttore dell’Osservatorio Astronomico del Collegio Romano e a quell’epoca ebbe grandi riconoscimenti non solo nello Stato Pontificio, ma anche in tutto il mondo.

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Mons. Agostino Marchetto alla BIT: ieri il pellegrinaggio, oggi il turismo l'elemento-ponte fra culture e popoli

 

Cresce l’incidenza del turismo cultural-religioso, un turismo d’alto profilo, istruito e consapevole, spirituale e solidale. La sfida è ora quella di saper indirizzare un turismo che è anche motore di sviluppo economico in una sintesi di popoli e culture aperti alla solidarietà, alla reciproca convivenza, alla tolleranza e alla pace. Se ne dice convinto l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli itineranti, nel messaggio inviato all’annuale convegno promosso nell’ambito della BIT, la Borsa Internazionale del Turismo. Il servizio di Fabio Brenna.

 

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Viaggiare per incontrare l’uomo, "evitando l’uso improprio delle risorse senza rispettare l’ambiente e le popolazioni locali". Questa l’esigenza evidenziata da mons. Marchetto, che chiede agli operatori di rendere il turismo un’opportunità per tutti, per chi accoglie e per chi è accolto: un turismo dove tutti possano far parte di un’unica famiglia umana in una sorta di "globalizzazione della solidarietà".

 

Nel corso del convegno, dopo un’analisi di tipo quali-quantitativo del turismo religioso, mons. Carlo Mazza, della Conferenza episcopale italiana, ha cercato di evidenziare i nuovi contenuti che occorre dare a questo comparto. P.Lucio Abrami, missionario della Consolata, ha focalizzato l’attenzione sull’impatto che il turismo ha sui destinatari, specie nelle fasce più povere del mondo. Nel suo intervento conclusivo, mons. Erminio De Scalzi vescovo delegato della Conferenza episcopale lombarda, ha osservato come i cammini di Compostela formarono nel Medioevo il tessuto unitario della nascente Europa: nell’epoca del villaggio globale, è il turismo che può fungere da tessuto connettivo fra i popoli e le culture diverse.

 

Da Milano, per la Radio Vaticana, Fabio Brenna.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizo vaticano - Il sacerdote è il pastore che "precede" il popolo di Dio sulla strada della preghiera, del perdono, della carità: l'incontro di Benedetto XVI con i parroci e il Clero della Diocesi di Roma all'inizio della Quaresima.

Servizio estero - Nucleare: l'Iran ignora le richieste del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e aumenta le attività di arricchimento dell'uranio.

Servizio culturale - Un articolo di Susanna Paparatti dal titolo "Colori e riflessi nei tessuti di personaggi senza tempo": la pittura di Antonio Donghi in una mostra monografica al Vittoriano.

Servizio italiano - Politica: il centrodestra appoggia Prodi; trattative per acquisire altri senatori. Le consultazioni al Quirinale. Elezioni anticipate chieste solo dalla Lega.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

23 febbraio 2007

 

 

Cinque anni fa, in Colombia, le FARC rapivano Ingrid Betancourt,

candidata alle presidenziali

 

Cinque anni fa, il 23 febbraio del 2002, veniva rapita a Florencia, 600 km a sud di Bogotà, Ingrid Betancourt, all’epoca candidata dei Verdi alle presidenziali in Colombia. A sequestrarla i guerriglieri delle FARC, il Fronte armato rivoluzionario. Mentre il presidente Uribe ha ordinato una nuova offensiva contro i ribelli, rimangono senza risultato i contatti tra rapitori, autorità colombiane e familiari della Betancourt, che aveva ottenuto con il matrimonio anche la cittadinanza francese. Ma perché Ingrid Betancourt venne sequestrata? Risponde Ivana Borsotto, responsabile dei progetti per la Colombia del Movimento Laici America Latina, intervistata da Giada Aquilino:

 

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R. - Sicuramente perché è sempre stata una voce scomoda e non per ragioni economiche o perché aveva ottenuto la cittadinanza francese. È stata rapita dalle FARC, che per il suo rilascio hanno chiesto la liberazione di 500 guerriglieri dalle carceri colombiane. Avrebbe potuto essere veramente una voce forte per una nuova Colombia, nel senso che è sempre stata una nemica convinta della corruzione e soprattutto, nei suoi programmi politici, voleva mettere fine alla violenza, vero dramma che tuttora insanguina la Colombia. Il Paese, da 40 anni, soffre per una lotta che vede intrecciarsi la guerriglia contro lo Stato, la violenza dell’esercito, la criminalità dei narcotrafficanti, il terrorismo dei paramilitari. La corruzione politica, per la Betancourt, era la malattia della democrazia colombiana. Il conflitto interno, in questi anni, ha causato più di 70 mila vittime. Purtroppo, la pratica del sequestro è molto diffusa. Si calcola che ci siano almeno 4 mila persone vittime in questo momento di sequestri. I rapimenti sono, da un lato, un’industria, perché molti sono fatti a scopi economici, ma purtroppo sono anche uno strumento politico, come il sequestro della Betancourt e della sua collaboratrice, Clara Rojas.

 

D. – Guerriglia, corruzione, narcotraffico: la Colombia oggi che Paese è?

 

R. – E’ un Paese che ha appena rieletto il presidente Alvaro Uribe, che tra l’altro si è anche impegnato per il rilascio dei sequestrati. E’ comunque un Paese in cui la violenza è all’ordine del giorno e, di fatto, è totalmente occupato da gruppi militari.

 

D. – A quali sigle si riferisce?

 

R. – Le FARC sono i guerriglieri. Poi ci sono i paramilitari: Amnesty International e molte organizzazioni hanno spesso denunciato chi fa il lavoro sporco di violazione dei diritti umani, di occupazione del territorio. Noi lavoriamo nelle periferie di Bogotà, occupate dai desplazados, che sono quelle famiglie o intere comunità costrette da un giorno all’altro, con la violenza, a lasciare le loro terre, perché appetibili economicamente. Si tratta degli sfollati interni. L’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati ha riconosciuto intere comunità – si parla di 4 milioni di persone – costrette ad abbandonare le loro proprietà e che si trovano senza nulla, sperando in nuovi orizzonti di vita.

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I Nobel Rigoberta Menchu e Muhammad Yunus

 candidati alle presidenziali in Guatemala e Bangladesh

 

Due Premi Nobel per la Pace entrano in politica. Sono l'inventore del microcredito, Muhammad Yunus, e la paladina per i diritti umani, Rigoberta Menchu, che si candidano rispettivamente alle presidenziali in Bangladesh e in Guatemala. Il primo punta a fare uscire Dacca dalla grave crisi in cui è precipitata lo scorso ottobre, quando l'attuale presidente, Ahmed, impose lo stato d'emergenza. La Menchu, in Guatemala, punta a dare voce agli indigeni. Ce ne parla Sergio Marelli, presidente delle ONG italiane, intervistato da Salvatore Sabatino:

 

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R. – E’ sicuramente un fenomeno positivo, che è soprattutto un indicatore del fatto che le ONG e le Associazioni fanno politica, quella politica con la “P” maiuscola, quella che,  preoccupandosi del servizio che essi svolgono, esige che i governi si preoccupino anche delle povertà non solo a livello nazionale, ma anche internazionale. Quindi un indicatore che dice che proprio questo è il prioritario impegno delle Associazioni che si occupano dei diritti, delle povertà e della lotta alla fame nel mondo.

 

D. – Secondo lei, si può parlare di una vera e propria sfida del sociale alla politica?

 

R. – Io penso che ci sia sicuramente una sfida nel senso dell’impellenza e dell’urgenza, che oramai in molti riconosciamo, a che la politica ritorni ad essere legata e vicina ai cittadini, legata e vicina ai bisogni dei propri cittadini e, in particolare, di quelli più emarginati, di quelli più poveri e svantaggiati.

 

D. – Stiamo ovviamente parlando del Guatemala e del Bangladesh, due Paesi molto particolari e complessi, come possono influire queste due candidature sulle situazioni sociali di questi due Paesi?

 

R. – Io penso che la sfida che, in qualche modo, raccolgono la Menchu e Yunus sia una sfida molto difficile. Sappiamo che gli interessi che sono in campo nella politica, mediamente parlando, sono tutt’altro che quelli dei piccoli, dei poveri e degli emarginati. Una scommessa, questa, difficile che non si può se non augurare che abbia proprio un impatto importante anche per convincere della necessità che senza la giustizia ed i diritti per tutti non c’è politica sostenibile.

 

D. – Ci sono stati anche precedenti importanti di Premi Nobel che hanno avuto ruoli di primo piano nella politica internazionale, pensiamo a Gorbaciov, a Rabin, a Mandela. La Menchu e Yunus potranno contribuire – secondo lei – in maniera importante a cambiare la politica del futuro?

 

R. – C’è sicuramente questo fenomeno interessante di una – diciamo – coalizione informale tra personalità di spicco della società civile internazionale, che sempre più stanno tessendo una rete proprio per richiamare l’importanza a tutti, a coloro i quali hanno la responsabilità di governare, di preoccuparsi dell’universalità della giustizia o della solidarietà e della solidarietà internazionale, ma comunque di un sentimento che riporti alla responsabilità etica della politica. Penso, quindi, che sia ormai tracciata una strada per la quale sicuramente il contributo della società civile, e in particolare di alcuni dei suoi leader, diventerà sempre più determinante.

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Inaugurazione, a Roma, dell'Anno Accademico della LUMSA

 

Ieri pomeriggio, presso l’Aula Magna “Santa Caterina da Siena”, si è tenuta l’inaugurazione dell’Anno Accademico 2006-2007 della LUMSA, la Libera Università Maria Santissima Assunta di Roma, che è giunta quest’anno al 68.mo anno di fondazione. Alla cerimonia erano presenti il cardinale Carlo Furno, presidente del Consiglio d’Amministrazione della LUMSA, il prof. Giuseppe Dalla Torre, Magnifico Rettore e il prof. Luigi Nicolais, ministro per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione, oltre a numerosi studenti e docenti. All’inaugurazione c’era per noi Francesco Vitale:

 

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“La Madonna Santissima Assunta continui a far crescere e fruttificare questo albero promettente della ragione e della fede”.

 

Con queste parole di affidamento alla Vergine Maria, il cardinale Carlo Furno, presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Università LUMSA, ha aperto la cerimonia d'inaugurazione dell’Ateneo per l’Anno Accademico 2006-2007. La LUMSA non ha voluto nemmeno quest’anno mancare al tradizionale incontro con docenti, studenti e con tutti coloro che vivono all’interno di questo edificio, per un piccolo bilancio del passato, ma anche e soprattutto per un grande sguardo verso il futuro. Nella sua relazione, il prof. Giuseppe Dalla Torre, Magnifico Rettore della LUMSA, ha rivolto un pensiero filiale a Benedetto XVI, che quest’ateneo si onora di annoverare tra i propri laureati honoris causa in Giurisprudenza ed ha, inoltre, sottolineato l’importanza di promuovere l’educazione integrale della persona secondo i principi cristiani nella tradizione cattolica. Ma sui criteri formativi di questa Università ascoltiamo il prof. Giuseppe Dalla Torre:

 

R. - La nostra Università ha la pretesa non solo di formare persone e professionisti di grande spessore nella loro attività lavorativa, ma anche di educare le persone. Riteniamo che nella nostra società vi sia un deficit di educazione, di educazione a vivere insieme agli altri, di educazione ad essere solidali con gli altri, di educazione – in sostanza – ad essere cittadini a pieno titolo.

 

D. – Ci sono tante difficoltà che spesso le Università non statali incontrano. Quali sono queste difficoltà che incontra la LUMSA, ma anche i tentativi e gli sforzi per cercare di rimediare in questo percorso?

 

R. – La maggior difficoltà è quella, forse, di una incomprensione: di non rendersi conto del grande contributo educativo, formativo, ma anche scientifico che il complesso delle Università non statali – che sono ormai circa un quinto di tutto il sistema universitario nazionale – dà alla crescita e al sistema universitario nazionale.

 

Un’attenzione quindi all’educazione e alla formazione, come anche sottolineato dal cardinale Carlo Furno:

 

“Una formazione completa che va da quella che è la natura, fino a quello che il Signore ha voluto aggiungere e cioè il grande dono della Rivelazione. La natura è quella che sostiene il fondamento del pensiero”.

 

Inizia un nuovo anno: tante saranno le iniziative e gli eventi di natura scientifica e umanistica. Quello che caratterizza gli studenti della LUMSA è un senso di appartenenza e di dialogo tra giovani e corpo docente, come spiega lo stesso prof. Dalla Torre:

 

R. – Torniamo a quella che è l’origine dell’Università, come comunità di studenti e di docenti che, insieme, attraversano una meravigliosa esperienza intellettuale.

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CHIESA E SOCIETA’

23febbraio 2007

                       

Il ricordo del cardinale Dionigi Tettamanzi di don Luigi Giussani,

 nella Messa celebrata ieri sera nel Duomo di Milano,

a due anni dalla morte del fondatore di “Comunione e liberazione”

 

 

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Un amore appassionato a Cristo e alla Chiesa, ha contrassegnato la vita di don Luigi Giussani: il ricordo del cardinale Dionigi Tettamanzi, che ieri sera ha presieduto una Santa Messa nel Duomo di Milano, in memoria del fondatore del movimento Comunione e Liberazione, a due anni dalla sua morte. “Lo sentiamo vivo in tutta la sua forte paternità anche nello scorrere del tempo”, ha esordito nella sua omelia l’arcivescovo di Milano, tracciando il ritratto di don Giussani ed esaltando quell’eredità preziosa del suo insegnamento ed opera educativa, del suo ministero sacerdotale, della sua vita e spiritualità: anzitutto “la passione per Cristo” . “Cristo conosciuto, amato e servito – ha spiegato il cardinale Tettamanzi - come criterio dei nostri giudizi e delle nostre scelte nella vita personale e sociale: nella Chiesa e nel mondo”. “Il criterio di giudizio” è dunque “la fede, il criterio di scelta è l’amore”, cosi come lo stile di vita di Gesù. Poi la passione di don Giussani per la Chiesa generata e sostenuta dall’amore di Cristo: “una Chiesa costitutivamente e dinamicamente missionaria”, ha sottolineato il porporato rivolto ai fedeli che gremivano il Duomo, tra questi il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni ed il vice Sindaco di Roma Maria Pia Garavaglia. Rinnovando quindi l’invito del Papa alla Chiesa lombarda di continuare a testimoniare il Vangelo in ogni ambito della società, l’arcivescovo di Milano ha espresso “gratitudine per la passione missionaria” che la contraddistingue, “non solo nei più diversi ambienti di vita - perché Dio non rimanga escluso dalla cultura e dalla vita pubblica - ma anche e in vari modi nelle comunità parrocchiali” della diocesi, chiedendo infine “di rendere più salda, e perciò più credibile ed efficace”, la comunione tra tutti i credenti e le realtà della Chiesa, vista “l’urgenza sempre più acuta della missione – ha sottolineato il cardinale Tettamanzi - nell’attuale contesto sociale ed ecclesiale”. (Servizio di Roberta Gisotti)

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La proposta in Ungheria di legalizzare le foto pornografiche di minori

tra i 14 e i 18 anni consenzienti suscita sdegno e vibrate proteste

 delle comunità cristiane ed ebraiche

 

Sdegno in Ungheria per la proposta di depenalizzare il reato di scattare foto pornografiche a minori fra i 14 ed i 18 anni consenzienti. Vibrate proteste per il paventato vergognoso emendamento al Codice Penale sono state rivolte dalle comunità cristiane ed ebraiche del Paese. "Questo emendamento non condanna la depravazione, la pedofilia, ma lascia spazio alla perversione", denunciano in una nota i rappresentanti delle Chiese cattolica, luterana e calvinista, insieme alla Federazione delle Comunità ebraiche in Ungheria. "Con l'emendamento – si legge nel testo riportato dall’agenzia cattolica Magyar Kurir - si spalanca la strada a chi sfrutta la curiosità dei bambini, e si dà spazio a chi in un modo non comprovabile estorcerà il loro consenso". "In nessun modo fa parte della sana maturazione sessuale dei bambini riprenderli in foto pornografiche", sottolineano i firmatari della nota. "Riteniamo preoccupante inoltre il fatto che i prodotti con contenuti apertamente - e spesso in modo osceno – sessuali, siano raggiungibili quasi senza difficoltà a chiunque, ed i bambini, gli adulti ci si imbattano anche senza volerlo, nelle edicole e negli scaffali dei negozi". Per questo i firmatari insistono perché "come negli altri Paesi europei, anche in Ungheria siano controllate maggiormente le pubblicazioni a sfondo sessuale e la loro distribuzione”, per difendere i minori “dall'incontro incauto con tali prodotti". (R.G.)

 

 

Importante sentenza della Corte Costituzionale spagnola

sugli insegnanti di religione nella Scuola pubblica

 

In Spagna, la Corte Costituzionale ha confermato il diritto della gerarchia cattolica, attraverso i vescovi locali, a decidere sui contratti di lavoro con gli insegnanti di religione anche nella Scuola pubblica. La questione è scoppiata quando ad una professoressa di religione della Scuola pubblica non è stato rinnovato il contratto di lavoro annuale,  perche la sua situazione matrimoniale era contraria ai principi della morale cattolica. Secondo alcune voci critiche, qui entrano in conflitto il diritto al lavoro sancito dalla Costituzione spagnola nel 1978, e gli accordi tra Governo e Chiesa cattolica firmati nel 1979 e che riconoscono alla Chiesa, nel caso specifico dell’insegnamento della religione nella Scuola, il diritto ad intervenire sui contenuti da offrire e sulla scelta degli insegnanti. La sentenza della Corte Costituzionale afferma che l’ insegnamento della religione, per la sua specificità sul piano educativo può comportare certi requisti da parte degli educatori. Questa particolare missione è diversa da altri contratti di lavoro, e può richiedere da parte degli insegnanti l’adesione a determinati principi dottrinali ed una testimonianza di vita cristiana. La sentenza della Corte Costituzionale dà risposta ai conflitti che negli ultimi anni sono sorti in simili circostanze ma riapre una polemica molto delicata tra i diritti dei lavoratori ed il diritto-dovere dei vescovi a garantire un vero piano educativo sulla religione cattolica anche nella Scuola pubblica. (A cura di Ignazio Arregui)

 

 

Il presidente dei vescovi pachistani condanna l'uccisione del ministro

 per gli Affari sociali del Punjab,

 quale atto di violenza insensata verso le donne

 

“Atto di violenza insensata”, così mons. Lawrence John Saldanha, presidente della Conferenza episcopale del Pakistan, ha qualificato l’omicidio di Zil-e-Huma Usman, ministro donna per gli Affari sociali del Punjab. L’omicidio è avvenuto martedì scorso, quando un “fanatico”, come  lo ha definito la polizia dopo averlo arrestato, ha ucciso il  ministro, 37 anni, in procinto di aprire un comizio a Gujranwala. Mercoledì si sono svolti i funerali a Rahwali Cantt. Mons. Saldanha ha espresso le proprie condoglianze alla famiglia del ministro e, nel contempo, ha auspicato che il governo pachistano “controlli e metta fine a questa intolleranza verso le donne, a cui bisogna dare la libertà e il diritto di scelta”. “L’ho uccisa - ha infatti dichiarato l’assassino - perché conduceva una vita non islamica e diffondeva un’influenza negativa sulle altre donne”. (A.M.)

 

 

Incontro a Milano organizzato dall’Associazione medici cattolici

sui simboli religiosi nei luoghi pubblici

 

Nessuna guerra sul crocefisso. Ma anzi, una sfida per i laici cristiani a fare in modo che i valori che incarna e rappresenta, riconosciuti anche dalle sentenze della Giustizia amministrativa italiana, siano condivisi con le altre persone. E’ questa la raccomandazione emersa al termine dell’incontro organizzato dalla sezione milanese dell’Associazione dei medici cattolici, e che ha avuto come protagonisti il presidente del Tribunale di Como, Giuseppe Anziani e padre Bartolomeo Sorge, direttore di “Aggiornamenti Sociali”. Padre Sorge ha ricordato come la questione centrale non sia esporre il crocefisso, quanto viverlo. In termini pratici per padre Sorge bisogna evitare che diventi uno strumento di divisione: ogni caso va valutato a sé, utilizzando il criterio di eguaglianza stabilito dalla Costituzione. La questione del crocefisso ripropone il tema del rapporto Stato-Chiesa: è inevitabile che il futuro sia solo di collaborazione, con dei laici cristiani sempre meglio formati per essere capaci di vivere nella società i valori evangelici riuscendo a condividerli con tutti. (A cura di Fabio Brenna)

 

 

Sud Sudan: non accenna ad arrestarsi l’epidemia di meningite,

oltre 100 le vittime

 

E’ salito a 117 morti e 1477 casi di contagio il bilancio dell’epidemia di meningite dall’inizio del 2007 in Sud Sudan. Lo riferisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), precisando che la malattia si sta diffondendo, sopratutto fra bambini e giovani, in 8 dei 10 Stati del Sud Sudan e che le aree più colpite sono quelle di Warrap, Yambio, Maridi e Mundi. Per gli esperti, nonostante la campagna di vaccinazione avviata nelle scorse settimane, l’epidemia si arresterà verosimilmente solo a maggio/giugno con l’arrivo delle prime piogge. Le epidemie di meningite si possono contenere rapidamente solo se si è in possesso di dati affidabili sull'andamento della malattia, ma l’OMS continua a sottolineare le difficoltà nel raccogliere tali informazioni. Il Sud Sudan si trova nella cosiddetta “fascia della meningite”, quell’area del continente africano a sud del Sahara che va dal Senegal all’Etiopia in cui vivono circa 300 milioni di persone. La malattia fa la sua comparsa quando, tra dicembre e gennaio, comincia a spirare il caldo e secco vento Harmattan, principale vettore dei germi della meningite. (E.L.)

 

 

Pellegrinaggi in ripresa nella Terra Santa: in arrivo il Consiglio permanente della Conferenza episcopale tedesca

 

“Un segno evidente di solidarietà con i cristiani in Terra Santa”: questo lo spirito del pellegrinaggio che i membri del Consiglio permanente della Conferenza episcopale tedesca si accingono a compiere, tra il 26 febbraio e il 4 marzo nella regione. Il programma del viaggio prevede un incontro con il vice premier israeliano, Shimon Peres, il presidente dell’autorità palestinese, Mahmud Abbas, il Patriarca di Gerusalemme, Michel Sabbah ed i vescovi delle Chiese unite. I principali luoghi toccati dal pellegrinaggio saranno Nazareth, Gerusalemme e Betlemme. I presuli tedeschi avranno inoltre modo di conoscere da vicino le tante attività delle istituzioni cristiane, come la Scuola delle Salvatoriane a Nazareth, l’Università cattolica di Betlemme e l’Ospedale pediatrico della Caritas. Altro momento  significativo sarà la visita al memoriale dell’Olocausto Yah Vashem e alla stele del cardinale Josef Höffner nel Viale dei Giusti. (E.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

23 febbraio 2007

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

- L’Iran sempre più intransigente sul proprio programma nucleare: all’indomani del Rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), che denuncia il mancato rispetto del termine fissato dalle Nazioni Unite per sospendere i processi di arricchimento dell’uranio, il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ribadisce l’intenzione della Repubblica islamica di continuare le proprie attività nucleari. A Londra, intanto, si teme che la questione atomica iraniana possa sfociare in un drammatico conflitto. Il nostro servizio:

 

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Il Regno Unito considera la guerra contro la Repubblica islamica un’ipotesi purtroppo realistica: un alto funzionario governativo ha rivelato al quotidiano “Times” che l’esecutivo britannico teme un intervento militare statunitense contro l’Iran il prossimo anno, prima della fine del secondo mandato del presidente, George Bush. Ieri, il premier britannico, Tony Blair, ha espresso la propria contrarierà all’ipotesi di un intervento armato contro la Repubblica islamica. Ma la questione nucleare iraniana continua ad essere intricata e aperta a varie opzioni: il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha detto ieri che saranno usati tutti i canali disponibili per far sospendere il programma atomico della Repubblica islamica. Sull’altro fronte, il presidente iraniano, Ahmadinejad, continua a ribadire di voler portare avanti il programma nucleare. Sul Paese incombe intanto la minaccia di nuove restrizioni economiche da parte della comunità internazionale. Il Consiglio di Sicurezza valuterà già lunedì prossimo la possibilità di inasprire le sanzioni contro il governo di Teheran. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) ha già diffuso un Rapporto in cui si afferma che l’Iran non ha sospeso le attività di arricchimento dell’uranio, come richiesto dall’ONU. Fonti dell’AIEA, citate dal quotidiano britannico The Guardian, hanno anche riferito che gran parte delle informazioni di intelligence raccolte dalle agenzie americane sugli impianti nucleari iraniani e trasmesse agli ispettori delle Nazioni Unite si sono rivelate inattendibili. Secondo queste fonti, in molti siti militari iraniani non c’era traccia di attività nucleari vietate come invece indicato dai servizi segreti statunitensi.

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- La Corea del Nord sarebbe pronta ad interrompere la produzione di plutonio ma la strada da percorrere verso un completo abbandono del suo programma nucleare è ancora lunga. Lo ha detto stamani un inviato speciale sudcoreano per la questione nucleare nordcoreana. In seguito ad un accordo raggiunto recentemente, la Corea del Nord ha accettato di porre i sigilli al suo principale reattore nucleare, in cambio di 50 mila tonnellate di carburante e aiuti.

 

- La crisi nucleare iraniana, la situazione in Medio Oriente ma anche i contrasti legati all’azienda aeronautica europea "Airbus" sono al centro del vertice franco-tedesco di oggi in Germania. Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, riceve in un castello del Brandeburgo, presso Berlino, il presidente francese, Jacques Chirac. Le relazioni fra i due Paesi, vivono una fase di relativo stallo anche per le divergenze sulla Costituzione europea.

 

- In Iraq, hanno ricevuto vasta eco nuovi casi di violenza contro due donne: nel primo, una donna sunnita ha accusato di violenza sessuale tre agenti delle Forze di sicurezza, composte soprattutto da sciiti. Al Qaeda e gruppi estremisti sunniti hanno subito minacciato di intensificare gli attacchi contro le forze statunitensi e irachene per vendicare questo episodio. Un soldato americano è stato condannato inoltre a 100 anni di prigione per aver preso parte a violenze sessuali e all’omicidio di una giovane irachena di 14 anni. Il militare, un sergente di 24 anni, si è dichiarato colpevole e non rischia di essere condannato a morte.

 

- Il Regno Unito si prepara ad inviare oltre mille soldati in Afghanistan per contrastare l’offensiva dei taleban prevista per i prossimi mesi. Lo rende noto il quotidiano britannico The Guardian. La decisione di inviare nuove truppe in Afghanistan, se confermata, segue l’annuncio dato lo scorso 21 febbraio dal primo ministro, Tony Blair, di voler ridurre di oltre 1000 uomini il contingente britannico dislocato in Iraq. In Afghanistan, intanto, 25 mila persone hanno manifestato a Kabul in favore di un progetto di amnistia per i crimini di guerra durante gli ultimi 25 anni di conflitti.

 

- Sperimentato, in Pakistan, un nuovo missile a lungo raggio: l’ordigno ha una gittata di duemila chilometri, è capace di trasportare una testata nucleare ed è in grado di raggiungere obiettivi a 2000 chilometri di distanza. Commentando il test, il capo di Stato maggiore pakistano, il generale Ehsanul Haq, ha detto che “la strategia del Pakistan di una credibile deterrenza minima è una garanzia di pace nella regione”.

 

- In Italia, seconda e ultima giornata di consultazioni del capo dello Stato per risolvere la crisi di governo. Questa mattina, il presidente Giorgio Napolitano ha incontrato i leader dell’opposizione di centrodestra e quelli dei partiti di maggioranza. La chiusura stasera con i tre ex presidenti della Repubblica, Cossiga, Scalfaro e Ciampi. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Napolitano stringe i tempi. Questa mattina gli incontri con i leader di opposizione e maggioranza. Articolata la posizione del centrodestra: Forza Italia con Silvio Berlusconi ha detto no alla riedizione di questo esecutivo, che, osserva, al Senato non ha mai potuto contare su una maggioranza autosufficiente. Sulla stessa linea Gianfranco Fini, leader di AN, per il quale una maggioranza non deve più contare sui senatori a vita. L’UDC propone un governo di responsabilità nazionale affidato ad un’alta personalità, con l’obiettivo principale di approvare una legge elettorale sul modello tedesco. Per la Lega invece, l’unica strada sono le elezioni anticipate. Da parte loro, i leader dell’Unione hanno chiesto al capo dello Stato il rinvio di questo stesso governo Prodi alle Camere per avere la fiducia. In un vertice notturno, Romano Prodi ha presentato ai suoi alleati le condizioni per accettare il reincarico. La premessa è dura: il comportamento di ministri e forze politiche, ha scritto Prodi, ha oggettivamente logorato tutto il governo. Tra i punti non negoziabili: il rispetto degli impegni internazionali, a partire dal decreto sul rifinanziamento della missione in Afghanistan. E ancora: la realizzazione della TAV Torino-Lione, il riordino del sistema previdenziale, il rilancio delle politiche a sostegno della famiglia. Nel testo non si fa menzione dei DICO, che dovrebbero essere rinviati all’esame del Parlamento. Prodi inoltre ha chiesto e ottenuto l’autorità di esprimere in maniera unitaria la posizione del governo stesso in caso di contrasto. Nello stesso tempo, il centrosinistra lavora per allargare la maggioranza al Senato a singoli parlamentari del Polo. Offerta che finora non ha avuto risposte positive. E l’UDC intanto definisce intollerabili le minacce e violenze subite in treno da Ferdinando Rossi, il dissidente che ha votato contro Prodi, da parte del segretario del Comunisti italiani (PDCI), Mino Frosini, segretario regionale del PDCI della Toscana.

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- Ad Oslo, le delegazioni di 46 dei 49 Paesi che partecipano alla Conferenza internazionale per la messa al bando delle munizioni a grappolo, le cosiddette "cluster bomb", hanno raggiunto un accordo per vietare l'uso di queste armi che causano vittime soprattutto civili. Le "cluster bomb" sono ordigni che nell'impatto disseminano diverse centinaia di munizioni più piccole: molte restano inesplose nel terreno e scoppiano se vengono urtate. Secondo i rapporti delle principali organizzazioni umanitarie, il maggior numero di vittime provocate da questi ordigni sono civili, in particolare bambini.

 

- Tragedia in Lettonia: almeno 26 persone sono morte a causa di un incendio scoppiato nella notte in una casa di riposo per anziani e disabili ad Alsunga, 200 chilometri ad ovest della capitale Riga. Le autorità non hanno ancora stabilito le cause dell’incendio ma l’ipotesi più probabile, al momento, è quella di un cortocircuito elettrico.

 

- Sempre alta l’emergenza maltempo in Bolivia: secondo l’ultimo bilancio fornito dalle autorità locali, sono 35 le persone uccise dalle inondazioni che hanno devastato la zona tropicale dell’est del Paese sudamericano in queste ultime settimane. La situazione resta critica in diversi distretti e sono almeno 69 mila le famiglie in pericolo. L’ONU ha lanciato un appello chiedendo l’intervento della comunità internazionale: servono immediatamente aiuti per oltre 7 milioni di euro.

 

- Il maltempo imperversa anche in Mozambico: almeno 4 persone sono morte ed oltre 40 mila sono rimaste senzatetto a causa del passaggio di un ciclone tropicale. Lo ha reso noto il Centro nazionale emergenze precisando che le zone più colpite si trovano sulla costa meridionale del Paese. Il servizio meteo ha annunciato l’arrivo, nei prossimi giorni, di un secondo ciclone.

 

- Bombe contro l’aeroporto di Mogadiscio: uomini armati hanno attaccato l’aeroporto della capitale lanciando numerosi ordigni. Secondo le prime informazioni fornite dalle autorità locali, non ci sarebbero vittime. L’episodio è un ulteriore segnale del peggioramento delle condizioni di sicurezza nella capitale somala, a quasi due mesi dalla cacciata delle milizie delle Corti islamiche. Un consigliere del primo ministro etiope, Meles Zenawi, ha smentito intanto un articolo del New York Times, secondo cui le Forze armate statunitensi hanno usato l’Etiopia lo scorso gennaio come base per bombardamenti in Somalia contro presunti rifugi di alcuni esponenti di al Qaeda.

 

- L’ostaggio libanese sequestrato nella Nigeria meridionale insieme con tre tecnici italiani dell’AGIP non è stato liberato, ma è fuggito. Lo afferma il Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (MEND), smentendo le notizia del rilascio organizzato dai rapitori, diffusa ieri dalle agenzie di stampa. Il gruppo accusa la compagnia petrolifera italiana e le autorità locali di aver orchestrato la fuga dell’ostaggio. Il MEND minaccia anche di far “pagare un prezzo molto alto”. Due italiani sono ancora nelle mani dei sequestratori.

 

- Il primo ministro del Ciad, Pascal Yoadimnadji, è morto stamani a Parigi a causa di un’emorragia cerebrale. Yoadimnadji aveva 56 anni e, dopo essere stato ministro dell’Agricoltura, era stato designato premier nel 2005, dal presidente Idriss Deby salito al potere con un colpo di Stato nel 1990. Il Ciad è uno dei Paesi più poveri del mondo e con l’indice di sviluppo fra i più bassi dell’Africa, nonostante importanti giacimenti di petrolio.

 

- Condannato a quattro anni di prigione per aver scritto, nel suo blog, parole di critica contro il fondamentalismo islamico e nei confronti del presidente egiziano Hosni Mubarak. Protagonista della vicenda è Abdel Karim Suleiman, ragazzo egiziano di 22 anni. Il suo caso ha suscitato forti clamori e polemiche. “E’ un nuovo capitolo di abuso sulla libertà di espressione, in quel Paese”, sottolinea in un comunicato Amnesty International. L’associazione Reporter senza frontiere ha definito inoltre “una disgrazia” la condanna.

 

 

 

 

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