RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 53 - Testo della trasmissione di giovedì 22 febbraio 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Dialogo
a tutto campo nell’incontro in Vaticano tra Benedetto XVI e i parroci romani.
Al centro del confronto: la trasmissione della fede e la pastorale giovanile -
Dal Papa un forte richiamo alla conversione a Dio durante la Messa del
Mercoledì delle Ceneri - Rispondere alle sfide del secolarismo e del
relativismo per restituire ai giovani il senso della vita - Presentata la
mostra “Tu es Petrus. Il
tempio di Pietro nelle medaglie dei Papi”, iniziativa per i 500 anni della
fondazione della Basilica vaticana - A Palazzo San Calisto, l’Assemblea del
Circolo di San Pietro, nel giorno della Festa della Cattedra petrina
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il governo iracheno si dice pronto al controllo del sud del Paese
dopo il ritiro dei soldati britannici - Consultazioni del capo dello Stato, in
Italia, dopo la crisi del governo Prodi - Da New York, a Parigi, a Roma, le
iniziative per celebrare i 100 anni degli Scout
CHIESA E SOCIETA’:
Celebrata ad inizio Quaresima, in Polonia, la Giornata di
preghiera e penitenza per il clero - Comunicato del presidente nazionale
dell'Azione Cattolica Italiana, Luigi Alici, sulla scelta religiosa dell'Associazione
- Trasferita da Baghdad
l’Università cattolica caldea. “Trasferimento doloroso” ma necessario secondo
mons. Jacques Isaac, del Patriarcato caldeo - “L’amore è l’unica
luce”. Con questo slogan parte la Colletta delle parrocchie statunitensi per le
Chiese dell'Europa Centrale ed Orientale - In
india, l’indice di malnutrizione tra bambini supera la media dei Paesi
dell’Africa subsahariana. A rivelarlo è il “Rapporto
nazionale sulla salute familiare” elaborato dall’UNICEF - Il Nobel per la pace, Mohammed
Yunus, annuncia la fondazione di un nuovo partito che
correrà per le prossime elezioni politiche del Bangladesh - Ricerca ISTAT: sei milioni le donne italiane vittime di
violenze domestiche e non - Inaugurata a Milano la 27.ma edizione della Bit-Borsa Internazionale del
Turismo. Domani il Convegno CEI sul turismo culturale religioso
24 ORE NEL MONDO:
Sulla cirsi
del nucleare con l’Iran, il segretario di Stato Usa ha dichiarato: “Useremo
tutti i mezzi per disinnescarla
22 febbraio 2007
Dialogo a tutto campo nell’incontro in Vaticano tra
Benedetto XVI
e i parroci romani. Al centro del confronto:
la trasmissione della fede e la pastorale giovanile
Un
dialogo sincero, ampio e fecondo all’insegna della gioia e della comunione che
unisce i sacerdoti romani al loro vescovo. Con questo spirito, si è svolto
stamani nell’Aula delle Benedizioni, l’incontro di Benedetto XVI con i
sacerdoti romani, guidati dal cardinale vicario, Camillo Ruini. Il Papa ha
risposto alle domande di nove sacerdoti su temi che hanno spaziato dalla
pastorale giovanile, all’importanza dei Santuari e ancora dai movimenti
ecclesiali all’arte sacra quale strumento di evangelizzazione. Ce ne parla Alessandro
Gisotti:
***********
Sono
contento di essere il vescovo “di una grande diocesi”, vedere tanti sacerdoti
mi dà “molto conforto”. E’ iniziato con questo riconoscimento, il dialogo tra
Benedetto XVI e i parroci romani. Un confronto sincero, in un clima
particolarmente cordiale, segnato da molti applausi e anche da momenti di
umorismo. Rispondendo ad un sacerdote del Santuario del Divino Amore, Benedetto
XVI ha sottolineato che luoghi come questo ci fanno vivere l’esperienza di una
preghiera di generazioni nei secoli. Ha messo così l’accento sul valore della pietà
popolare e dell’incontro con la devozione mariana. Per questo, i Santuari sono
fondamentali per la Chiesa. Ha rammentato, così, i pellegrinaggi nella sua
terra bavarese al Santuario di Altötting momenti in cui i giovani riscoprono la
propria coscienza cristiana. E proprio alla pastorale giovanile, il Papa ha
dedicato una parte significativa delle sue riflessioni. E’ importante, ha
avvertito, che i giovani siano accompagnati nel
cammino di conversione. Un cammino possibile e ragionevole, anche per la gioventù
di oggi:
“Sappiamo
che la gioventù deve essere veramente una priorità del nostro lavoro pastorale,
perché la gioventù vive in un mondo lontano da Dio. Trovare in questo nostro
contesto culturale l’incontro con Cristo, la vita
cristiana e la vita della fede è molto difficile. I giovani hanno bisogno di
tanto accompagnamento per poter realmente trovare questa strada”.
Guardando
alla Quaresima, ha aggiunto, bisogna riconoscere che ci vuole pazienza, fiducia
e coraggio nel perseverare sul cammino verso Gesù. Ai giovani, ha detto ancora,
bisogna far capire che Cristo non è un grande profeta. In lui, vediamo il Volto
di Dio, il Volto del perdono e dell’amore. Rispondendo ad un’altra domanda, il
Papa si è soffermato sull’importanza della lettura della Sacra Scrittura, a cui verrà dedicato il prossimo Sinodo. Una lettura che
deve essere integrale. La Bibbia va letta nella sua unità. E’ un cammino unico,
ha proseguito, in cui una parte spiega l’altra. D’altro canto, ha rilevato, in
Cristo troviamo la chiave di tutto. La Sacra Scrittura, è stata la riflessione
del Santo Padre, è un cammino che ha una direzione, porta alla Croce di Cristo.
Il Papa ha quindi ribadito che la Sacra Scrittura va sempre letta in una
dimensione non solo storica e cristologica, ma anche ecclesiologica,
perché tutti i suoi passi sono passi del popolo di Dio. E’ stata quindi la
volta del tema dei Movimenti ecclesiali. Serve un dialogo a tutti i livelli, ha
suggerito il Papa, ma "non bisogna spegnere i carismi":
“Se
il Signore ci dà nuovi doni, dobbiamo essere grati anche se
sono scomodi questi nuovi doni. E’ una bella cosa che nascano
senza un’iniziativa della gerarchia. Scaturiscono da una iniziativa
dal basso - come si dice – ma è anche un'iniziativa realmente dall’alto, cioè
dai doni dello Spirito Santo, che nascono nuove forme di vita della Chiesa come
sono nati in tutti i secoli”.
In
un’altra risposta, il Papa ha riconosciuto che la fede in Italia è ancora
profondamente radicata, anche se minacciata da molte sfide. Quindi, ha ribadito
che la Chiesa è innanzitutto una realtà spirituale:
“Possiamo
anche attirare il nostro popolo in questa visione, perché capiscano che la
Chiesa non è una grande struttura, uno di questi enti sovranazionali.
La Chiesa, pur essendo corpo, è corpo di Cristo e quindi un corpo spirituale,
come dice San Paolo. La Chiesa non è una organizzazione
sovranazionale, non è un corpo amministrativo, non è
un corpo di potere. Non è neanche una agenzia sociale,
benché faccia un lavoro sociale, ma è un corpo spirituale”.
E
sull’equilibrio personale nel vivere la dimensione spirituale e pastorale, il
Papa ha voluto rispondere con una battuta:
“I
Vangeli ci dicono: ‘Di giorno lavorava, di notte era
sul monte col Padre e pregava’. Io devo qui
confessare la mia debolezza, perché di notte non posso pregare, vorrei dormire
di notte, ma… (applausi) … tuttavia un po’ di tempo
libero per il Signore ci vuole realmente”.
Infine,
il Pontefice ha offerto una sua riflessione sull’importanza dell’arte sacra,
definita una catechesi sempre viva, un tesoro di cui l’Italia è ricca in modo
inestimabile. Anche questa ricchezza artistica, ha affermato, dimostra che la
Chiesa, nonostante i suoi peccati e le sue debolezze, non è mai stata un corpo
di oppressione, ma sempre fonte di ispirazione.
Dal
canto suo, nell’indirizzo d’omaggio, il cardinale vicario, Camillo Ruini, ha
sottolineato l’importanza di questo appuntamento, nel quale i sacerdoti della
diocesi di Roma hanno potuto presentare liberamente al Papa “le proprie
domande, attese, speranze e difficoltà”. Il porporato ha inoltre messo
l’accento sul tema sviluppato quest’anno dalla pastorale diocesana, ovvero la
gioia della fede e l’educazione delle nuove generazioni. Un compito
particolarmente impegnativo pensando soprattutto ai giovani, maggiormente
esposti ai processi di secolarizzazione e scristianizzazione.
***********
Rinunce e nomine
In
Portogallo, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della
diocesi di Porto, presentata da mons. Armindo Lopes Coelho, per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato
suo successore mons. Manuel José Macário do
Nascimento Clemente, finora vescovo titolare di Pinhel
e ausiliare di Lisbona. Nato nel 1948, è stato ordinato sacerdote nel 1979.
Nominato vescovo ausiliare di Lisbona nel 1999, mons. Manuel José Macário do Nascimento Clemente, ha ricevuto l'ordinazione
episcopale il 2 gennaio 2000. All'interno della Conferenza episcopale
portoghese ricopre l'incarico di presidente della Commissione episcopale per la
Cultura, i Beni Culturali e le Comunicazioni Sociali.
In
Italia, il Papa ha nominato vescovo di Mazara del
Vallo mons. Domenico Mogavero, del clero
dell’arcidiocesi di Palermo, finora sottosegretario della Conferenza episcopale
italiana. Nato nel 1947, è stato ordinato sacerdote nel 1970. Già dal 1997
direttore dell’Ufficio Nazionale della Conferenza episcopale italiana per i
problemi giuridici, mons. Mogavero è dal 2001
sottosegretario della Conferenza episcopale italiana.
Sempre
in Italia, il Santo Padre ha nominato vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, mons.
Claudio Giuliodori, del clero dell’arcidiocesi di Ancona-Osimo, attualmente direttore dell’Ufficio delle
Comunicazioni Sociali della Conferenza episcopale italiana. Nato nel 1958, è
stato ordinato sacerdote nel 1983. Nel 1998 è stato nominato direttore
dell'Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della C.E.I. Dal 2002 è
cappellano di Sua Santità. Dall'ottobre dell’anno scorso è consultore del
Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.
Dal Papa un forte richiamo alla conversione a Dio
durante la Messa del Mercoledì delle Ceneri
“La
liturgia del Mercoledì delle Ceneri indica nella conversione del cuore a Dio la
dimensione fondamentale del tempo quaresimale”. Lo ha detto il Papa che, ieri
pomeriggio, ha presieduto la celebrazione eucaristica per il Mercoledì delle
Ceneri. Prima della Messa, si è tenuta la processione penitenziale dalla Chiesa
di Sant’Anselmo all’Aventino fino alla Basilica di Santa Sabina, luogo nel
quale è stata celebrata l’Eucaristia con il rito di benedizione e imposizione e
delle ceneri. Il servizio di Debora Donnini:
***********
“Ritornate
a me con tutto il cuore”. Nell’omelia il Papa ha richiamato le parole del
profeta Gioele della prima lettura per ricordare che la Quaresima è un tempo di
conversione che parte dal cuore. “Non esitiamo a ritrovare l’amicizia di Dio
perduta con il peccato; incontrando il Signore sperimentiamo la gioia del suo
perdono”:
"L’appello
alla conversione, alla penitenza, risuona quest’oggi con tutta la sua forza
perché la sua eco ci accompagni ogni momento della vita. La liturgia del
Mercoledì delle Ceneri indica così, nella conversione del cuore a Dio, la
dimensione fondamentale del tempo quaresimale".
La
processione penitenziale del Mercoledì delle Ceneri, guidata dal Papa e a cui hanno preso parte cardinali, vescovi monaci
Benedettini di Sant’Anselmo, padri Domenicani di Santa Sabina e alcuni fedeli,
è partita proprio da Sant’Anselmo all’Aventino per concludersi a Santa Sabina,
dove ha luogo la prima stazione quaresimale. Benedetto XVI ha voluto ricordare
che l’antica liturgia romana, attraverso le stazioni quaresimali, aveva
elaborato una “singolare geografia della fede”, partendo dall’idea che con
l’arrivo degli apostoli Pietro e Paolo e la distruzione del Tempio, Gerusalemme
si fosse trasferita a Roma. Questa "nuova
geografia interiore e spirituale", ha detto il Pontefice, non è "un
semplice ricordo del passato (…) al contrario intende aiutare i fedeli (…) a
percorrere il cammino della conversione e della riconciliazione per giungere
alla gloria della Gerusalemme celeste”. L’invito è dunque quello di prepararsi
per combattere “il male, le passioni cattive e i vizi”, ha affermato Benedetto
XVI richiamandosi al commento di San Giovanni Crisostomo: “Come al finir
dell’inverno il navigante trascina in mare la nave, il soldato ripulisce le
armi (…) così anche noi all’inizio di questo digiuno, come viandanti
riprendiamo il viaggio verso il cielo”. E per questo vi sono delle “armi
spirituali”: digiuno, preghiera ed elemosina:
"Il
digiuno al quale la Chiesa ci invita in questo tempo forte, non nasce certo da
motivazioni di ordine fisico, estetico, ma scaturisce dall’esigenza che l’uomo
ha di una purificazione interiore che lo disintossichi dall’inquinamento del
peccato e del male, lo educhi a quelle salutari rinunce che affrancano il
credente dalla schiavitù del proprio io, lo renda più attento e disponibile
all’ascolto di Dio e al servizio dei fratelli".
Nel
giorno considerato “Porta della Quaresima”, anche il Papa ha ricevuto le ceneri
e le ha successivamente imposte a cardinali, vescovi, monaci ed ad alcuni
fedeli. Nell’omelia, Benedetto XVI aveva anche ricordato il duplice richiamo
quando le ceneri vengono poste sul capo con il
rituale: “Convertitevi e credete al Vangelo”, per invitare al cambiamento
interiore, e con l'altra invocazione:
“Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai” per richiamare alla
"precarietà dell’ umana condizione”. E per perseverare in questo
itinerario di conversione fondamentale è poi l’Eucaristia cui il Papa ha
esortato ad attingere così come a chiedere a Maria di “accompagnarci
perché al termine della Quaresima possiamo contemplare il Signore risorto,
interiormente rinnovati e riconciliati con Dio e con i fratelli”.
***********
Rispondere alle sfide del secolarismo
e del relativismo per restituire
ai giovani il senso
della vita
“Giovani e cultura secolarizzata” è il tema del Convegno in
corso oggi a Roma nel Palazzo di San Calisto, ospitato dal Pontificio Consiglio
per i laici e promosso in collaborazione con l’Associazione internazionale
“Carità Politica” e l’Università Cattolica. Il servizio di Roberta Gisotti:
*********
Personalità
della politica, del mondo universitario, dell’economia, dei
media, dell’associazionismo e della Chiesa riuniti per questo Seminario
che ha puntato la sua attenzione sui giovani, prime vittime di un disagio
esistenziale, sempre più diffuso nelle società contemporanee occidentali,
pervase da un secolarismo che pone epocali sfide per il futuro dell’umanità.
Tra
le conseguenze più gravi, il relativismo imperante, come ha evidenziato il
cardinale Paul Poupard,
presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, nella sua relazione di cui
è stata data lettura nell’impossibilità del porporato di presiedere l’incontro.
Ha lamentato, il cardinale Poupard, “un ondata di illuminismo e laicismo che ci vuole rinchiudere
nei limiti dello sperimentabile e calcolabile, mentre nella prassi la libertà
individuale viene eretta a valore fondamentale, al quale tutti gli altri
dovrebbero sottostare”. Dunque, “credere
è più difficile, specialmente per i giovani - secondo il porporato - in un
mondo che si presenta autosufficiente: Dio sembra superfluo ed estraneo”. A
diffondere poi questa visione del mondo è la “globalizzazione mediatica”, che veicola l’idolatria del consumo e del
possesso, della supremazia dell’uno sull’altro. Ecco i giovani smarrire il
senso della vita e della vera gioia – ha sottolineato il prof. Alfredo Luciani,
presidente dell’Associazione “Carità Politica” – per lanciarsi nella corsa
esasperata verso l’autoaffermazione e il successo, i falsi divertimenti, i
paradisi artificiali delle droghe e ogni forma di alienazione.
Che
fare? In questo Seminario si rilancia il tentativo di riscoprire la carità
intellettuale, la famiglia e la via della bellezza, quale recupero del vero e
del bello. Tanti i relatori, anche di quel mondo imprenditoriale e
pubblicitario sovente accusati di ‘mercificare’ l’uomo. Tra i politici l’on. Giovanna Melandri, fino a ieri ministro delle Politiche
giovanili che ha paventato una radicalizzazione delle
dimensioni secolare e spirituale, che coesistono nell’originale
struttura della realtà umana.
*********
Presentata la mostra “Tu es
Petrus. Il tempio di Pietro nelle medaglie
dei Papi”, iniziativa per i 500 anni della fondazione
della Basilica vaticana
Raccontare
la storia della Basilica Vaticana, attraverso le medaglie che ne hanno
illustrato le fasi di costruzione: è questo l’intento della mostra “Tu es Petrus. Il tempio di Pietro
nelle medaglie dei Papi”, promossa dalla Biblioteca Apostolica Vaticana e dalle
Collezioni Numismatiche di Roma, in occasione del 500.mo
anniversario della fondazione della Basilica di San Pietro. L’esposizione, che verrà inaugurata domani a Villa Chiassi a Roma dal cardinale
Jean-Louis Tauran,
bibliotecario e archivista di Santa Romana Chiesa, è stata presentata stamani
in Sala Stampa Vaticana. Per noi c’era Roberta Moretti:
**********
Una
mostra di medaglie papali “architettoniche”, che dal 1506 hanno accompagnato,
per oltre 150 anni, i momenti più significativi della costruzione della
Basilica Vaticana, sorta sul precedente sito della Basilica Costantiniana.
Alla realizzazione di ogni nuova parte dell’edificio, veniva
coniata una medaglia commemorativa, che generalmente era posta nelle
fondamenta. Ambrogio M. Piazzoni, vice prefetto della
Biblioteca Apostolica Vaticana:
R. -
Solo per citare qualche esempio, abbiamo la medaglia di fondazione che reca il
progetto, in realtà poi non realizzato, del Bramante, la medaglia con il
progetto del San Gallo, quella con il progetto di Michelangelo, quella con la
Cupola, quella con la facciata del Maderno, quella
con il baldacchino e la cattedra del Bernini, quelle
con il colonnato sempre del Bernini e così via. Il
completamento della costruzione non ha significato il completamento dei lavori,
che costantemente sono continuati in tutti questi 500 anni. Tutto, ancora e
sempre, testimoniato dalle medaglie, dalla costruzione della sacrestia, dalla
realizzazione di vari monumenti all’interno della Basilica, fino alla recente
bella medaglia coniata da Giovanni Paolo II per l’anno del Grande Giubileo,
quando la Basilica fu interamente ripulita e restaurata.
Una
raccolta di esemplari realizzati dai più grandi medaglisti al servizio dei
Papi. Veri e propri “documenti metallici”, che rappresentano spesso le uniche
testimonianze rimaste di cambiamenti di progetto in corso d’opera, come spiega
Giancarlo Alteri, direttore del Dipartimento Numismatico della Biblioteca
Apostolica Vaticana:
R. -
Questo è il caso tipico della medaglia più famosa della Basilica di San Pietro,
la medaglia fatta da un grande artista del 1500, il Caradosso,
che riprodusse su questa medaglia uno dei primi progetti del Bramante. Quando questa
medaglia fu posta nelle fondazioni, il progetto che
questa medaglia raccontava già era stato superato. L’unico alzato di questo
progetto del Bramante, ce lo offre proprio questa
medaglia.
Il
prossimo 22 aprile la Mostra si trasferirà presso il museo dell’Hermitage di San Pietroburgo, dove rimarrà per due mesi.
Un’occasione importante di scambio interculturale – affermano gli organizzatori
– visto che è la prima volta che i documenti della Biblioteca Apostolica
Vaticana vengono esposti in Russia.
**********
A Palazzo San Calisto, l’Assemblea del
Circolo di San Pietro,
nel giorno
della Festa della Cattedra petrina
Nell'odierna
Festa della Cattedra di San Pietro, si svolgerà nel pomeriggio a Roma, nel
Palazzo San Calisto, l’Assemblea solenne del Circolo di San Pietro, un antico
sodalizio sorto nel 1869, ai tempi di Pio IX, per aiutare il Pontefice nelle
sue necessità e soprattutto nel sostenere la carità del Papa verso i bisognosi.
L’anno scorso, ricevendo l’Associazione, Benedetto XVI aveva ricordato che “la
motivazione principale dell’agire dev’essere sempre
l’amore di Cristo” e “che la carità è più che semplice attività, e implica il
dono di sé”. Tra le iniziative più note del Circolo, vi è la raccolta del
cosiddetto Obolo di San Pietro. Ascoltiamo in proposito il prof. Alberto Bochicchio, uno dei membri del Circolo, al microfono di
Giovanni Peduto:
***********
R. -
E’ la testimonianza dell’amore dei cittadini di Roma verso il Santo Padre, che
si occupa della carità nella sua diocesi.
D. -
Lei, professor Bochicchio, è da tanti anni impegnato
nel Circolo San Pietro, del quale ha rivestito anche la carica di segretario
generale …
R. -
Sono entrato nel Circolo di San Pietro nel 1969, cioè nell’anno del primo
centenario. Ricordo con grande emozione la testimonianza che i soci anziani,
come si chiamano da noi, mi hanno dato, e posso dire che sono stato arricchito
nella fede e nell’impegno in questo Circolo che, come tutti sanno, si occupa di
dare la minestra ai poveri, soccorso agli infermi, una
casa ai malati terminali. Io faccio anche il volontario proprio fra i malati
terminali. Quindi, alla luce dell’insegnamento di Benedetto XVI, posso dire a
proposito dell’eutanasia che se i malati terminali sono curati con amore e con
gli espedienti adatti a lenirne il dolore, l’eutanasia non sarebbe più invocata
così improvvidamente da tante persone.
D. -
Nella sua esperienza al Circolo di San Pietro, c'è qualche episodio particolare
che l’ha colpita?
R. -
Gli episodi più eclatanti nascono dalla gratitudine dei poveri: lei pensi che
il povero preferisce spesso venire alle mense del Circolo di San Pietro perché
noi non poniamo ostacoli, non chiediamo documenti - senza voler criticare per questo altre forme associative di beneficenza. E ogni
giorno, direi, c’è un segnale di questa gratitudine che ha fatto nella storia
chiamare queste mense “la minestra del Papa”.
***********
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio
vaticano - Mercoledì delle Ceneri: omelia del Papa a Santa Sabina.
Servizio
estero - Medio Oriente: il "Quartetto" ribadisce le condizioni per
revocare le sanzioni all'AP.
Servizio
culturale - Un articolo di Fernando Salsano dal
titolo "Roma e Firenze, scoperte di gioventù": emozioni e magie che
segnano la memoria.
Servizio
italiano - In primo piano le dimissioni di Romano Prodi.
=======ooo=======
22 febbraio 2007
Il governo iracheno si dice pronto al
controllo del sud del Paese
dopo il ritiro dei soldati britannici
In
Iraq, almeno 3 persone sono morte per l'esplosione a Baghdad di un ordigno
chimico. E' la prima volta che la guerriglia usa questo tipo di arma che
rilascia sostanze tossiche subito dopo la deflagrazione. Il governo iracheno di
Nouri al Maliki, non
nasconde comunque il proprio ottimismo dopo l’annuncio del ritiro, a breve
termine, di gran parte delle truppe britanniche. L'esecutivo di Baghdad – ha
dichiarato al Maliki - è pronto ad assumere la
responsabilità della sicurezza nel sud dell'Iraq, anche se ha poi specificato
l’importanza del sostegno inglese nel processo di transizione. Ma come verrà accolta dagli iracheni la notizia della smobilitazione
inglese? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a mons. Philip Najeem, procuratore
apostolico per i Caldei:
*********
R. –
Il ritiro dei soldati è la dimostrazione di come siano
veramente venuti a liberare l’Iraq e a offrire agli iracheni la libertà
di scegliere il proprio futuro e costruire il proprio Paese. Dunque, appare
davvero necessario ora che queste truppe tornino nel
loro Paese. Rimane però da vedere – e questo non lo so – se vi sia un esercito
iracheno stabile e in grado di difendere il Paese e per ricreare una situazione
più pacifica.
D. –
In particolare, pesano sull’Iraq le inimicizie tra le diverse componenti del
Paese, che il governo attuale non sembra a riuscire a tenere del tutto sotto
controllo?
R. –
Il popolo iracheno oggi soffre e continua a soffrire, perché vuole la sua
libertà per poter orientare il Paese verso una vita nuova. Il governo attuale
sta incontrando grosse difficoltà per poter realizzare questa sicurezza e
questa vita prosperosa per un popolo che aspetta ormai da anni di vivere almeno
una normale vita quotidiana.
D. –
Quanto pesano sui cristiani iracheni le inimicizie interne all’Iraq?
R. –
Veramente, ciò che pesa sui cristiani, su tutti i cristiani in Iraq, è quello
che pesa su tutto il popolo iracheno, perché i cristiani in Iraq fanno parte
del popolo iracheno, sono una parte integrante e molto importante del Paese
stesso. Noi parliamo di una nazione a prescindere delle etnie, a prescindere
dalle denominazioni che esistono in Iraq.
D. –
I cristiani in Iraq sono sempre meno, perché vanno via sempre di più. C’è
pericolo che la popolazione cristiana dell’Iraq sia in
qualche modo discriminata?
R. –
E’ discriminata. Non possiamo negarlo. E questo come tutte le altre etnie in
Iraq, perché c’è una forza anomala, c’è una forza oscura che vuole creare
questa situazione anormale, creare degli ulteriori problemi al popolo iracheno.
E si approfitta di qualsiasi occasione per creare instabilità, rallentare il
processo di pace, il processo per un raggiungimento di una vita normale nel
Paese. Quindi, i cristiani emigrano: emigrano come tutti gli altri che lasciano
l’Iraq, per riuscire a svolgere una vita quotidiana pacifica. In Iraq non
trovano più pace.
**********
Consultazioni del capo dello Stato, in
Italia, dopo la crisi del governo Prodi
Il
presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha cominciato questa
mattina le consultazioni per risolvere la crisi politica apertasi ieri sera con
le dimissioni del premier, Romano Prodi. Dimissioni dovute alla bocciatura in
Senato della politica estera del governo. I primi a salire al Quirinale sono
stati i presidenti di Senato e Camera, Franco Marini e Fausto Bertinotti. Ce ne parla Giampiero Guadagni:
**********
Una
soluzione della crisi in tempi rapidi. E’ l’obiettivo del capo dello Stato,
preoccupato che gli imminenti e importanti appuntamenti internazionali trovino un governo forte e autorevole. Al via, dunque, questa
mattina, le consultazioni, a partire dai presidenti di Senato e Camera. Gli
scenari possibili sono molti. L’Unione per il momento punta ad un reincarico
per Prodi, che ieri sera si è detto disponibile solo a patto di avere il pieno
appoggio di tutti i partiti della coalizione. Ma nel centrosinistra si ipotizza
anche un allargamento dell’attuale maggioranza a singoli parlamentari del Polo.
L’UDC fa sapere di essere interessata ad un governo di tregua, ma senza
trasformismi. Dunque, non una semplice "stampella" all’attuale
esecutivo. Tutta l’opposizione di centrodestra è nettamente contraria ad un
reincarico a Prodi. Ma le posizioni sono piuttosto articolate. La Lega chiede
esplicitamente elezioni anticipate. Berlusconi, forte anche dei sondaggi, sembra
tentato da questa ipotesi, ma non esclude un governo tecnico di larghe intese.
In questo caso, i candidati più gettonati sarebbero l’attuale presidente del
Senato, Franco Marini, e il ministro dell’Interno, Giuliano Amato. Un governo
istituzionale, fanno notare molti osservatori, che avrebbe come compito
principale quello di approvare una nuova legge elettorale che garantisca vera
governabilità. Le elezioni dello scorso anno avevano dato al centrosinistra una
maggioranza assai ristretta al Senato, che in questi 281 giorni di legislatura
si è retta spesso solo grazie al voto dei senatori a
vita. E ieri, nella votazione, seguita all’intervento del ministro degli
Esteri, Massimo D’Alema, sulle linee di politica
estera, si sono astenuti – il che a Palazzo Madama equivale a voto contrario -
i senatori a vita, Giulio Andreotti e Sergio Pininfarina. Ed è venuto meno anche l’appoggio di due
senatori della sinistra radicale, Rossi e Turigliatto.
E proprio la presa di posizione complessiva di quest’ala della coalizione sembra
essere il vero motivo della caduta del governo Prodi.
Così, come peraltro accadde già nel 1998.
**********
Il
Quirinale parla dunque di situazione particolarmente complessa. Ma quale
scenario potrebbe verificarsi con maggiore probabilità? Debora Donnini lo ha chiesto a Marco Tarquinio,
editorialista di “Avvenire”:
**********
R. –
Allo stato delle cose, tenendo presente che il Quirinale è determinato ad avere
una gestione attiva della crisi che si è aperta, credo sia difficile
prefigurare uno sbocco qui e ora. I segnali che stanno arrivando dalle
segreterie politiche e dai gruppi parlamentari sono ambivalenti. La sensazione
è che un evento annunciato da lungo tempo abbia colto alla fine di sorpresa un
po’ tutti.
D. –
Alcune persone del centrosinistra e dell’Unione chiedono l’apertura ad alcuni
parlamentari della CDL, ma questa è un’ipotesi secondo
lei possibile?
R. –
Ovviamente, il centrosinistra è nelle condizioni, anche per il mandato ricevuto
dagli elettori, di poter tentare un nuovo governo con lo
stesso Prodi o, come qualche esponente dei DS ha ventilato già da ieri
sera, con altre soluzioni. Io credo che da questo punto di vista non si possa
non prendere atto del dato ormai certificato, che l’attuale maggioranza abbia
un’insufficienza cronica in uno dei due rami del Parlamento, vale a dire al
Senato, mentre punta su numeri solidi alla Camera dei deputati. Questo è un
punto che non può non essere al centro della riflessione, tanto che proprio per
questo motivo il presidente della Repubblica aveva chiesto una verifica dopo il
primo incidente grave in tema di politica estera e di difesa, che si era
verificato un paio di settimane fa. Dal punto di vista delle dinamiche
parlamentari, credo che operazioni di reclutamento di singoli parlamentari - soluzioni-tampone
tendenti cioè ad acquisire consensi al di fuori di quelle che sono state le
proposte fatte agli elettori - verrebbero accolte
malissimo dall’opinione pubblica e non garantirebbe alcuna stabilità al quadro
politico.
D. -
Se l’Unione dimostra una debolezza, come si può leggere però il fatto che il
centrodestra non stia chiedendo con forza elezioni anticipate?
R. –
Probabilmente, tutti sono stati presi abbastanza di sorpresa dal precipitare
degli eventi. Credo che comunque ci sia una vasta consapevolezza nei palazzi
della politica, almeno tanto quanto nell’opinione pubblica, che con gli attuali
strumenti, se dovessimo tornare al voto in tempi rapidissimi – e quando parlo
di strumenti mi riferisco soprattutto alla legge elettorale – non ci sarebbe
alcuna garanzia di avere un quadro più stabile di quello nel quale ci
ritroviamo attualmente. Credo ci sia, dunque, una grande preoccupazione - nel
caso in cui il pasticcio che si è creato dovesse aggravarsi - di creare le
condizioni perché un eventuale ritorno alle urne avvenga, quando si sarà
rimesso mano al sistema delle regole: canalizzare il consenso e definire il
quadro di governo del Paese.
**********
Da New York, a Parigi, a Roma,
le iniziative per celebrare i 100 anni
degli Scout
Cento
anni di scoutismo. Questa mattina, in Campidoglio, a Roma, sono state
presentate le iniziative della Federazione Italiana Scout. Ieri, invece, presso
la nostra emittente, l’Unione Internazionale Guide e Scouts d’Europa Cattolici ha reso noto il calendario
delle proprie attività. In Sala, anche il cardinale Ersilio
Tonini. Il servizio di Francesca Fialdini:
**********
Si
comincia oggi, 22 febbraio, con la consueta giornata del ricordo o Cerimonia
del Penny, nella quale ogni scout si impegna a
sostenere lo sviluppo dello scoutismo nei Paesi più poveri. Si continua il 23
aprile, con la festività di San Giorgio, patrono degli Scouts
e delle Guide. E ancora, a maggio, con il centenario in piazza, per concludere
in grande ad agosto. Il primo, con il rinnovo eccezionale della Promessa da
parte di ogni scout del mondo; il 4, il 5 e il 6 con tre giorni di cammino sui
Monti Tatra, nel cuore dell’Europa, quando 5.000
ragazzi cattolici, ortodossi, protestanti, provenienti da dieci Paesi diversi,
si metteranno in marcia dalla cittadina di Levocà, in
Slovacchia, fino al Santuario polacco di Czestochowa.
Ma a cento anni dalla sua nascita, cosa ha da dire ancora la formula dello
scoutismo alle giovani generazioni? Il cardinale Ersilio
Tonini:
R. –
La Chiesa vive nel tempo e la si misura sul tempo e in
particolare sul futuro. Ecco allora che gli scout entrano in questo discorso,
perché lo scoutismo aiuta il ragazzo a progettarsi, nello spirito della
libertà. Per fortuna, lo scoutismo ha indovinato la formula giusta, perché contribuisce
a dare a un bambino il gusto della propria assistenza, il dono della vita,
l’adorazione, lo stupore. E aiuta poi il ragazzo a scoprire le proprie capacità
interiori.
Giovanni
Franchi dè Cavalieri, presidente federale dell’Unione
Internazionale delle Guide e Scouts d’Europa,
racconta in concreto come si viva da scout:
R. –
Si vive insieme, si cresce insieme e crescendo ognuno passa qualcosa a quelli
che stanno dopo. Certo, in questo momento, probabilmente, le realtà virtuali
che si vivono sui computer, in televisione, al cinema, allontanano un po’ i
ragazzi dallo scoprire con i propri occhi e con i propri piedi le strade, i
boschi. Noi cerchiamo di far vivere questi ragazzi all’aperto, nella natura, in
un ambiente che ormai molti conoscono poco. Li aiutiamo a costruire con le loro
mani le comodità. Ci sono dei ragazzi entusiasti di poter mangiare sopra ad un
tavolo che si sono costruiti, o poter mangiare la pasta asciutta che si sono
cucinati con la legna raccolta da loro nel bosco e sul fuoco che hanno acceso
da soli. Queste sono cose che comunque ai ragazzi piacciono, perché a loro
piace essere protagonisti.
Con
la fine della Guerra Fredda, prima, e l’allargamento dell’Unione Europea, poi,
il Movimento dello Scoutismo sta conoscendo una crescita di adesioni nei Paesi
dell’Est europeo. Una sfida, ma anche una nuova fonte di opportunità, come
spiega il padre gesuita Cyril Vasil’,
assistente federale dell’Unione:
R. –
E’ certamente una sfida per i ragazzi dell’Europa dell’Est quella di avere la
possibilità di incontrarsi con i propri coetanei dell’Occidente, che hanno una
diversa storia, una diversa formazione nella loro crescita, diverse difficoltà
e diverse problematiche da affrontare. Per i ragazzi francesi o italiani,
venire in Slovacchia significa scoprire un Paese che per loro è magari poco
conosciuto. Così come per i giovani slovacchi e polacchi vedere tanti giovani
(italiani, francesi, tedeschi, spagnoli, etc.) venire nel loro Paese
rappresenta anche un atto di incoraggiamento concreto circa le possibilità di
integrazione nell’Unione Europea e per confrontarsi con i giovani occidentali
che si interessano e che vogliono conoscere ed apprezzare la loro cultura.
**********
E
come abbiamo detto in precedenza, stamani a Roma, in Campidoglio, sono state
presentate le iniziative della Federazione Italiana dello Scoutismo, in
occasione del centenario del movimento. C’era per noi Isabella Piro.
**********
(musica ed effetti sonori)
Tantissimi
ragazzi riuniti in cerchio, ai piedi della statua di Marco Aurelio, e
tantissimi palloncini colorati per scrivere nel cielo “un mondo, una promessa”:
lo slogan del centenario del movimento scout. Ma cosa significa per i giovani
portare al collo il "fazzolettone"?
Ascoltiamo le loro voci:
R. –
Essere uno scout significa, anzitutto, dare il proprio esempio ai ragazzi del
mio quartiere, perché hanno bisogno di un punto di riferimento.
D. –
Quanto conta la preghiera in tutto questo?
R. –
La fede è un punto molto importante per noi e ci accompagna sempre. Il nostro
simbolo è, infatti, il lumino che rappresenta proprio la fede ed è una luce che
ci illumina sempre la strada e ci è sempre accanto.
D. –
Cosa vuoi dire a chi vuole iscriversi agli scout?
R. –
Che è un mondo da vivere a piene mani per portare in
giro questa favola fantastica che è l’ambiente della giungla nei lupetti.
D. –
Ma come è cambiato in cento anni il movimento degli scout? Ci risponde Chiara Sapigni, presidente della Federazione italiana dello
scoutismo:
R. –
Ci siamo adeguati alle esigenze dei ragazzi, perché i ragazzi in questi cento
anni sono cambiati. Ma quello che è importante è che cerchiamo sempre di dare
loro la possibilità di essere protagonisti, di dare
loro un ruolo attivo. Nelle nostre attività, tutti i ragazzi hanno modo di essere
propositivi, di acquisire competenze. Quindi, il metodo scout è un modo di far
uscire direttamente da loro le proposte ed i pensieri e poi ci si lavora
insieme.
(musica)
**********
=======ooo=======
=======ooo=======
22 febbraio 2007
Celebrata ad inizio Quaresima, in
Polonia
, la Giornata di preghiera e penitenza per
il clero
La
Chiesa di Polonia ha celebrato ieri, nel Mercoledì delle Ceneri, la giornata di
preghiera e penitenza dell’intero clero. Voluta dall’episcopato, l’iniziativa è
stata annunciata dopo la rinuncia alla carica di arcivescovo di Varsavia da
parte di mons. Wielgus, in seguito alle rivelazioni
sulla sua presunta collaborazione con i servizi segreti polacchi di epoca
comunista. “Vi è fra di noi troppo spirito di
inimicizia e troppo poco di perdono”, ha detto il primate di Polonia, il
cardinale Josef Glemp,
nella cattedrale di San Giovanni Battista, dove ha celebrato la cerimonia
penitenziale dell’arcidiocesi di Varsavia. Nell’omelia, Glemp,
così come diversi altri vescovi, ha fatto riferimento alla lettera di Benedetto
XVI a mons. Wielgus, resa pubblica in Polonia due
giorni fa. “L’arcivescovo Wielgus non ha fatto del
male, non ha accusato nessuno, ma nonostante questo ha subito diverse
sofferenze” ha affermato il primate polacco, invitando a riflettere sulle
parole del Papa. Il portavoce dell’episcopato, padre Jozef Kloch, ha precisato ieri, a Varsavia, che la lettera
di Benedetto XVI era la risposta a quella mandata in Vaticano l’8 gennaio
scorso da mons. Wielgus stesso. Secondo Kloch, la risposta del Pontefice non ha cambiato la
posizione giuridica di mons. Wielgus. Per il
cardinale Dziwisz, che ha celebrato il rito
penitenziale nella cattedrale del Wavel, a Varsavia,
nella Chiesa universale "non vi è mai stato posto per la
rappresaglia". Secondo il porporato che è stato segretario di Giovanni Paolo
II, nella Chiesa e nella società polacca "urge il bisogno del perdono e
della riconciliazione". “Alimentare i sospetti e provocare le divisioni -
ha osservato il cardinale Dziwisz - è la vittoria post mortem
del sistema disumano nel quale siamo stati costretti a vivere per decenni”. (A cura di Tadeusz Konopka)
Comunicato del presidente nazionale
dell'Azione Cattolica Italiana, Luigi Alici, sulla scelta religiosa dell'Associazione
**********
Ci
impegniamo ad accompagnare il tempo della Quaresima con il digiuno del
silenzio, confermando la nostra piena fedeltà al magistero della Chiesa e in
totale comunione con i nostri pastori. E’ quanto si legge in un comunicato
diffuso ieri pomeriggio, a firma del presidente nazionale dell’Azione Cattolica
Italiana, Luigi Alici. Alcuni articoli, comparsi negli ultimi giorni sulla
stampa nazionale, definivano la scelta religiosa operata dall’Azione Cattolica
nel dopo Concilio come un tradimento mascherato della fede, che in cambio di un
intimismo ipocrita avrebbe lasciato le mani libere per una politica di
spregiudicata doppiezza. Il presidente Alici ha dichiarato che tali
affermazioni offendono il senso più elementare della verità storica sull’Azione
Cattolica e più ancora sulla Chiesa italiana, che ha sempre autenticato e
accompagnato il cammino dell’Associazione. L’Azione Cattolica, che nel 2008
celebrerà il suo 140.mo anniversario di vita,
continuerà – ha proseguito Alici – a spendersi concretamente nell’impegno
formativo in favore della vita e della famiglia, nelle parrocchie e nel Paese,
a studiare e a mettere in pratica la dottrina sociale della Chiesa, i cui
orientamenti, secondo l’insegnamento di Benedetto XVI, devono essere affrontati
nel dialogo con tutti coloro che si preoccupano seriamente dell’uomo e del suo
mondo. L’interesse della stampa italiana nei confronti dell’Azione Cattolica
era emerso anche in seguito ad un altro documento, reso noto dalla presidenza
nazionale dell’associazione nelle scorse settimane, in cui veniva
definito come un provvedimento non prioritario il disegno di legge del governo
sui DICO, in quanto – si legge nel documento – oltre ad indebolire l’istituto
del matrimonio, esporrebbe i giovani al pericolo di un’ambigua equiparazione
tra forme di relazioni affettive radicalmente diverse. (A
cura di Ada Serra)
**********
Trasferita da Baghdad l’Università
cattolica caldea.
“Trasferimento doloroso” ma necessario secondo
mons. Jacques Isaac,
del Patriarcato
caldeo
A
causa delle crescenti difficoltà incontrate a Baghdad, il Babel
College, l’unica Università teologica dell’Iraq, è stato trasferito dalla
capitale irachena ad Ankawa nel Kurdistan. Lo rende
noto l’agenzia del PIME, AsiaNews, che ha raccolto la testimonianza del rettore
dell’ateneo mons. Jacques Isaac, del Patriarcato caldeo. “Inizialmente abbiamo avuto dei problemi a trovare
una sede, ma non potevamo permetterci di chiudere” spiega il rettore
sottolineando che “il Babel è una fonte di speranza e
un punto d’incontro non solo per la Chiesa caldea, ma anche per quella siro-ortodossa, assira e per
tutte le altre denominazioni presenti in Iraq”. Tuttavia, mons. Isaac ritiene
che, sebbene il trasferimento sia stato molto doloroso, si possono già cogliere
diversi aspetti positivi sulla comunità locale di Ankawa. Questo ha spinto la comunità caldea a
prendere in esame l’ipotesi di mantenere la sede di Ankawa
del Babel College anche quando la situazione sarà
normalizzata, e ad aprirne di nuovo un’altra a Baghdad. Infine, mons. Isaac
tiene a precisare che non è pure lontanamente previsto un trasferimento del
Patriarcato dalla capitale irachena, dichiarando che “abbandonare i fedeli
rimasti e che coraggiosi affollano le Messe, sarebbe dare un colpo mortale al
morale di tutta la comunità. E’ adesso che dobbiamo rimanere, partecipare alle
loro sofferenze, adesso c’è bisogno di noi e se dobbiamo morire con loro, come
sacerdoti o vescovi, siamo pronti a farlo”. (M.G.)
In india, l’indice di malnutrizione tra
bambini supera
la media dei Paesi dell’Africa subsahariana.
A rivelarlo è il “Rapporto nazionale
sulla salute familiare”
elaborato dall’ UNICEF
L’India ha più bambini malnutriti che l’Africa subsahariana.
A far emergere questo
dato è il “Rapporto nazionale sulla salute familiare” (National
Family Health Survey-111) elaborato dall’Unicef e dal Programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite
(Undp) secondo cui circa il 47% dei bambini indiani è
sottopeso, mentre la media degli stati dell’Africa subsahariana
è del 35%. La malnutrizione indiana è solo lievemente calata nei sette anni
presi in esame dal rapporto dell’Unicef, dato che
sorprende alla luce di un’economia nazionale che ha un ritmo di crescita
annuale del Pil del 8%. Esigui anche i progressi sul
fronte delle vaccinazioni, dove si è passati appena al 44% dal 42% di sette
anni fa. Nello stesso periodo è invece addirittura peggiorato il tasso di
anemia tra le donne (sposate e nella fascia di età 15-49) e tra i bambini di
età tra i 3 e i 6 anni. A preoccupare gli esperti dell’ONU non è la mancanza di
cibo a disposizione, ma la scarsità nella frequenza dell’alimentazione e nella
qualità del cibo, sia nei bambini che nelle donne. La situazione è stata
definita come “un problema di priorità nazionale e una vergogna” da Shiv Kumar, economista e
consigliere del governo, precisando che “malgrado la
crescita economica per la quale l’India è sempre più apprezzata, non si sono
fatti sforzi per migliorare la salute di madri e bambini”. (M.G.)
Il Nobel per la pace, Mohammed Yunus, annuncia la
fondazione
di un nuovo partito che correrà per
le elezioni politiche del Bangladesh
previste nei prossimi mesi
“Nagarik Shakti”,
che significa “Potere ai cittadini”, è la nuova formazione politica fondata da Mohammed Yunus, l’economista che
ha inventato il microcredito, che correrà per le elezioni generali del
Bangladesh previste nei prossimi mesi. Fonti Fides riferiscono che il partito
del Premio Nobel per la Pace 2006 cercherà di coagulare un ampio consenso
popolare, partendo dalla base, dai piccoli villaggi. Il programma del nuovo
partito pone inoltre l’accento sulla lotta alla corruzione e all’ingiustizia sociale,
sullo sviluppo economico e la lotta alla povertà. La scesa in campo di Yunus, personalità molto in vista nel Paese e stimata a
livello internazionale, è destinata a dare uno scossone alla scena politica bengalese, che da mesi versa in una fase di stallo, lo
stesso leader del movimento ha infatti dichiarato di
essere determinato nella sua decisione “di scendere in politica con una nuova
formazione che presenti una rinnovata cultura democratica alla nazione e che
trovi candidati onesti”, aggiungendo che “la gente ne ha abbastanza della
politica della divisione nel paese”. Intanto il Paese asiatico vive
nell’incertezza e, finchè il governo transitorio non
fisserà una data per le elezioni, proseguirà la crisi politica innescata dallo
scontro fra le due coalizioni principali: quella del Partito nazionale del
Bangladesh, guidato dall’ex premier Khaleda Zia, e la
“Awami League”, con a capo Hasina Wajed. Crisi che rischia di far sprofondare ulteriormente
l’economia e le condizioni di vita dei circa 140milioni d’abitanti di una delle
nazioni più povere del mondo. (M.G.)
Ricerca ISTAT: sei milioni le donne
italiane vittime
di violenze domestiche e non
Oltre
6 milioni di donne italiane sono state oggetto di violenza nel corso della
vita. E’ quanto emerge dalla ricerca ISTAT: “La violenza e i maltrattamenti
contro le donne dentro e fuori la famiglia” presentata ieri a Roma. Il reporter
commissionato dal Ministero per le Pari opportunità ha preso in esame un
campione di 25 mila donne fra i 16 e i 70 anni. Un milione e
150 mila donne, nell’ultimo anno, hanno subito violenza fisica, sessuale
o psicologica. Le risposte delle donne italiane parlano di spintonamenti,
braccia piegate, minacce, anche con armi ma anche di costrizioni sessuali, di
stupri, di intimidazioni, ricatti economici ed isolamento. "Le cose che mi
hanno colpito sono tante", ha riferito Linda Laura Sabadini,
direttore centrale ISTAT. "Intanto, il dato che emerge sulle bambine e le
ragazze, cioè il fatto che un milione e mezzo di donne ci abbia detto di aver
subito violenza prima dei 16 anni e che questa violenza viene per un quarto dai
parenti e soltanto per un quarto dagli estranei. La seconda cosa è quanto pesino i partner sul totale degli stupri che è la forma di
violenza sessuale peggiore. Siamo al 67 per cento di stupri, che sono opera dei
partner. La terza cosa è che abbiamo un quinto delle violenze nelle quali
addirittura le donne hanno temuto per la loro vita". Un universo di
sofferenza da combattere che rimane però nel silenzio anche per paura e
vergogna, il più del 96 per cento dei casi. A far riflettere anche un’altra
percentuale, quella delle donne che pur ritenendo violenza gli atti subiti, non
pensano a queste azioni in termini di reato. "Il fatto che l’autore sia
così vicino alla vittima - ha detto ancora la Sabadini
- fa sì anche che si arrivi a questo, e non è un problema italiano, è un
problema generale che hanno tutti i Paesi, in tutte le ricerche internazionali
che sono state portate avanti. Questo emerge soprattutto nei confronti della
violenza da partner. (A cura di Massimiliano Menichetti)
Inaugurata a Milan la 27.ma
edizione della Bit-Borsa Internazionale
del Turismo. Domani il
Convegno CEI sul turismo culturale religioso
**********
Il
mondo si allarga nella nuova fiera di Milano. La 27.ma edizione della Bit-Borsa Internazionale del
turismo sbarca per la prima volta nel polo esterno di Rho
con oltre 5 mila espositori e 105 mila operatori professionali attesi insieme a
150 mila visitatori nelle quattro giornate di apertura, di cui due per il
pubblico, sabato e domenica prossimi. A tagliare il nastro è intervenuto il
vicepresidente del Consiglio Francesco Rutelli “solo
per parlare di turismo” ha detto ai molti giornalisti che gli chiedevano della
crisi di governo. Rutelli ha presentato il nuovo
portale italiano del turismo insieme al marchio destinato a promuovere il paese
nel mondo, una “IT” stilizzata con i tre colori della bandiera nazionale.
Molteplici le presentazioni, convegni e appuntamenti legati al settore. Tornerà
anche in questa edizione, domani, il convegno promosso dalla Cei sul turismo culturale religioso. Sabato invece, toccherà all’Arcivescovo di
Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, essere il testimonial
del primo appuntamento dell’Agorà dei giovani, l’incontro con Benedetto XVI a
Loreto il prossimo 1 e 2 settembre. Due gli eventi di rilievo: la prima
edizione del premio Bit Tourism Award
e il secondo rapporto sulla visibilità dell’Italia nei media
internazionali. A questo proposito BitLab,
l’osservatorio permanente di Bit sui trend turistici, ha messo in luce che
l’Italia è il paese più citato all’estero come meta turistica. Nella sezione
estera di Bit, debutto quest’anno per Azerbaijan e
Myanmar. (A cura di Fabio Brenna)
**********
21 febbraio 2007
- A cura di
Amedeo Lomonaco ed Eugenio Laurenzi -
- In Iran, centinaia di giovani hanno partecipato
ad una manifestazione davanti alle ambasciate di Italia, Gran Bretagna e
Francia per sostenere il programma nucleare della Repubblica islamica. Molti giovani
hanno anche scandito slogan in difesa dell’Islam davanti alla nunziatura
apostolica a Teheran. L’iniziativa ha comunque
conservato il suo spirito pacifico e non ci sono stati incidenti. A Berlino,
durante un incontro con i ministri degli Esteri di Germania e Russia, il
segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha assicurato intanto il massimo impegno per
disinnescare la crisi iraniana. Il nostro servizio:
***********
Condoleezza Rice ha dichiarato che la comunità internazionale ricorrerà
al Consiglio di sicurezza dell’ONU e a tutti i canali possibili per far
interrompere all’Iran il suo programma nucleare. L’obiettivo è anche quello di
far tornare la Repubblica islamica sulla strada del negoziato. Ma gli ostacoli
non mancano: un rapporto delle Nazioni Unite, che sarà presentato oggi,
dovrebbe confermare infatti che l’Iran invece di
diminuire, ha intensificato le proprie attività nucleari. Per questo,
potrebbero essere più aspre, in futuro, le sanzioni già in atto contro l’Iran.
Il vero timore resta quello di un eventuale attacco: il primo ministro
britannico, Tony Blair, ha comunque ribadito, in
un’intervista concessa alla BBC, che non è stato pianificato alcun intervento
militare contro l’Iran. Una soluzione diplomatica della crisi sulle attività
nucleari - ha aggiunto Blair - è l’unica risposta
“sensata e fattibile”. Anche il Pentagono continua a negare l’ipotesi di
un’operazione militare ma i timori non sembrano
infondati: il quotidiano britannico “The Guardian” ha
citato nei giorni scorsi fonti bene informate a Washington, secondo cui i
preparativi degli Stati Uniti per un attacco aereo contro l’Iran sono ad un
livello avanzato. Le autorità russe hanno inoltre espresso preoccupazione per i
progetti americani di difesa antimissile, che prevedono la realizzazione di
basi in Polonia e in Repubblica Ceca. Ieri, il segretario di Stato americano ha
sottolineato che questi progetti hanno l’obiettivo di “sventare eventuali
pericoli provenienti dall’Iran”. Ma il governo di Mosca considera questo piano,
previsto nel cuore dell’Europa, come un attentato alla propria sicurezza.
***********
- Il segretario generale della
NATO, Jaap de Hoop Scheffer, ed il comandante supremo delle forze alleate in
Europa, il generale John Craddock, sono in visita a
Kabul per fare il punto della situazione con i comandanti delle forze
dell’Alleanza presenti in Afghanistan. L’Australia intanto si prepara, secondo
il quotidiano The Australian, al dispiegamento di
altri 450 militari in Afghanistan. Nel Paese asiatico sono dislocati, al
momento, 550 militari australiani ma il governo
sarebbe pronto a sottoscrivere un piano di rafforzamento già il mese prossimo.
Il Ministero della difesa spagnolo ha confermato, poi, che una soldatessa spagnola è rimasta uccisa in seguito ad un “attacco
contro un convoglio militare”.
- Una pattuglia della polizia libanese ha trovato
questa mattina materiale esplosivo e diversi detonatori all’ingresso di un
tunnel nel quartiere cristiano di Beirut. Fonti locali hanno comunque riferito
che i detonatori, nascosti in un cassonetto della spazzatura, non erano stati
innescati. Intanto, nel sud del Libano, la contraerea libanese ha aperto ieri
il fuoco contro aerei israeliani che sorvolavano alcune aree del Paese. Si
tratta del primo attacco di questo tipo dal dispiegamento di truppe libanesi
nel sud del Libano. I sorvoli violano la risoluzione dell’ONU,
ma Israele ha reso noto che continueranno fino alla liberazione dei due
soldati israeliani, sequestrati a luglio, da guerriglieri Hezbollah.
- Le truppe siriane e quelle israeliane si
trovano faccia a faccia sulle alture del Golan, ma il
governo israeliano non ritiene comunque realistico il rischio di un confronto
armato. “Nessuna informazione – fa sapere il Ministero della difesa israeliano
- lascia pensare che i siriani stiano preparando un attacco”. La rassicurante
dichiarazione dell’esecutivo dello Stato ebraico arriva dopo l’inquietante
notizia, data dal quotidiano israeliano Haaretz, di
movimenti di truppe siriane, senza precedenti, al confine con Israele. Secondo
il giornale israeliano, la Siria può contare anche su “generosi finanziamenti”
da parte dell’Iran.
- In Nepal, i guerriglieri maoisti continuano ad
arruolare bambini-soldato nonostante l’accordo di pace. Lo denuncia un rapporto
dell’ONU, che chiede ai leader maoisti di restituire i bambini alle loro
famiglie. Per oltre un decennio, i maoisti hanno combattuto contro l’esercito
di re Gyanendra per creare una Repubblica comunista.
Dopo le dimissioni del re, i maoisti hanno aderito all’accordo politico dei
principali partiti del Paese e hanno accettato di liberare i bambini-soldato.
Ma, fino ad oggi, solo pochi di questi bambini sono tornati a casa.
- Nello Sri Lanka la
situazione è drammatica. Dopo lo tsunami abbiamo
ricevuto la solidarietà di tutto il mondo ma adesso la popolazione si sente
dimenticata. Lo ha detto il nunzio nel Paese asiatico, mons. Mario Zenari, nel quinto anniversario del cessate-il-fuoco
tra governo di Colombo e ribelli delle Tigri Tamil.
La guerra civile in Sri Lanka è iniziata nel 1983,
quando si sono radicalizzate le posizioni della
minoranza tamil. Da allora, i ribelli hanno assunto
il controllo di aree nel nord ovest del Paese. Il 22 febbraio del 2002, le
parti hanno trovato un'intesa per una tregua, anche grazie alla mediazione
internazionale. Ma la violenza nel Paese non si è arrestata. Si stima che in
oltre 20 anni di guerra siano morte circa 80 mila
persone.
- Tragedia in Indonesia: sedici persone sono
morte per un incendio a bordo di un traghetto. Il rogo si è sviluppato quando
lo scafo, partito dal porto di Giakarta e diretto all’isola di Bangka, si trovava a circa 80 chilometri dalla costa. E’
difficile, al momento, fare un bilancio dei dispersi. Secondo alcune fonti, a
bordo del traghetto c’erano circa 200 persone.
- Si riaccende la speranza per una rapida
liberazione dei due ostaggi italiani in mano al Movimento per l’emancipazione
del Delta del Niger (MEND), dopo il rilascio ieri di un tecnico libanese. Il
gruppo di dipendenti dell’ENI è stato rapito da un commando lo scorso 7
dicembre. Il 18 gennaio era stato liberato per motivi di salute Roberto Dieghi. Cosma Russo e Francesco Arena,
invece, non sono ancora stati rilasciati dai ribelli.
- Rimane tesa la situazione in Somalia: il
sindaco di Mogadiscio, Hussein Adde Gabow, ha dato la notizia della morte di due amministratori
locali, rimasti uccisi la notte scorsa in seguito a due agguati. Si tratta di Muyadin Hassa, responsabile del
quartiere di Yaqshiid, nel nord della capitale
somala, e di Abdi Omar Gogooye,
viceresponsabile di quello di Wadajir,
nel sud ovest. Pur non essendo chiari i motivi, dietro questi attentati ci
sono, secondo gli inquirenti, gruppi islamici integralisti. Intanto, il
Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha votato ieri all’unanimità una risoluzione
per autorizzare l’Unione Africana (UA) ad inviare una forza di pace nel Paese.
Dopo sei mesi, questo contingente potrebbe essere sostituito da Caschi Blu
delle Nazioni Unite.
- Durante una conferenza stampa in Guatemala il
premio Nobel per la pace, Rigoberta Menchù, ha annunciato la sua candidatura alle elezioni
presidenziali in programma il prossimo 9 settembre. Concorrerà con il partito
“Incontro per il Guatemala” (EG), guidato dall’attivista per i diritti umani, Nineth Montenegro. Con lei, il Nobel per la Pace firmerà un
“patto fra donne”, per stabilire i termini dell’alleanza
politico-elettorale fra l’EG e il partito creato dalla Menchù.
- In Colombia, almeno cinque soldati
dell’esercito sono morti ed altri due sono rimasti feriti
mentre attraversavano accidentalmente un campo minato in una zona sud
orientale del Paese. Una fonte militare ha precisato che si tratta di 2
sottoufficiali e di 3 soldati appartenenti alla terza brigata dell’esercito.
Presumibilmente gli ordigni sono stati sistemati dalle Forze armate
rivoluzionarie della Colombia (FARC).
=======ooo=======