RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 52  - Testo della trasmissione di mercoledì 21 febbraio 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI all’udienza generale del Mercoledì delle Ceneri: convertirsi è scegliere l’amore di Dio nella Croce, non la propria realizzazione - Questo pomeriggio il Papa presiede sull’Aventino i riti per l’inizio della Quaresima - “Spirituale vicinanza e fraterna comprensione”: la esprime il Papa a mons. Stanislaw Wielgus, dopo le dimissioni da arcivescovo di Varsavia - L'apprezzamento del Papa per la Campagna di Fraternità in Brasile in favore delle popolazioni dimenticate dell'Amazzonia - Testimoniare il primato di Cristo nella società armonizzando solitudine e comunione: così il Papa nel messaggio per i mille anni dalla nascita di San Pier Damiani - Lettera del cardinale Ignace Moussa I Daoud a tutti i pastori della Chiesa universale per sostenere le comunità cristiane in Terra Santa, che vivono tra inaudite sofferenze

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il cardinale Peter Erdö: si può vincere la secolarizzazione in Europa con la carità e la giustizia - Al via oggi Radioquaresima di Orizzonti Cristiani

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Eliminare insieme la povertà ed animare la famiglia con amore”: il messaggio per la Quaresima 2007 della diocesi di Hong Kong, in Cina - In occasione della Quaresima, i vescovi irlandesi lanciano un allarme sull’abuso di alcool - Nello Sri Lanka, una commissione speciale indagherà sulla scomparsa, avvenuta sei mesi fa nella penisola di Jaffna, di padre Jim Brown - I vescovi delle Filippine chiedono la pubblicazione del Rapporto sulle esecuzioni sommarie nel Paese - In india, un gruppo “anti-sociale” distrugge il Santuario di Santa Maria di Melathurai, appena ricostruito dopo la tragedia dello tsunami - Il centenario dello scoutismo: alla Radio Vaticana, la presentazione delle attività promosse dalla Federazione delle Guide e Scouts d’Europa Cattolici - Il prossimo 3 marzo, all’Auditorium Conciliazione di Roma, Ennio Morricone mette in musica le parole di Giovanni Paolo II - Oggi, Giornata mondiale della lingua madre. L’UNESCO lancia il progetto “Adotta una lingua”

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq altri 19 morti in attentati a Baghdad e Najaf. Regno Unito e Danimarca annunciano il ritiro graduale delle proprie truppe dal Paese

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 febbraio 2007

 

 

Benedetto XVI all’udienza generale del Mercoledì delle Ceneri: convertirsi

 è scegliere l’amore di Dio nella Croce, non la propria realizzazione

 

La Quaresima è la “stagione spirituale propizia per allenarsi” a cercare Dio “con maggior tenacia”: tralasciando gli effimeri progetti di successo personale e riscoprendo, invece, la forza dell’amore di Dio e della carità verso i deboli. Sono alcuni dei pensieri con i quali Benedetto XVI ha svolto l’udienza generale di oggi, interamente centrata sul periodo penitenziale che si apre con il Mercoledì delle Ceneri. Come accaduto talvolta nelle scorse settimane, prima di tenere la catechesi in Aula Paolo VI, il Papa è sceso nella Basilica di San Pietro, dove ha pregato e incontrato brevemente numerosi gruppi di scolaresche e di associazioni di giovani, invitati ad accogliere Gesù “con generosità”. La cronaca, nel servizio di Alessandro De Carolis:

 

Convertirsi a Dio perché l’uomo non è l’architetto assoluto del proprio destino e in quanto figlio di Dio può aspirare a molto di più della propria autorealizzazione. Riscoprire che dietro l’ombra della Croce c’è il “segreto della felicità”, che deve essere testimoniata in ogni ambiente della vita sociale. Come ogni Mercoledì delle Ceneri, l’udienza generale ha permesso al Papa di percorrere con i suoi insegnamenti i “sentieri spirituali” della Quaresima. E i primi ai quali ha voluto rammentare con particolare accortezza il senso di questo periodo liturgico sono stati i circa 8 mila giovani, che affollavano le navate di San Pietro:

 

“Cari giovani, sentite questo invito come se Cristo lo rivolgesse personalmente ad ognuno di voi e accoglietelo con generosità. Percorrendo fedelmente l’austero itinerario quaresimale, potrete prendere coscienza dei rischi a cui è esposta la vostra vita spirituale e sarete incoraggiati a realizzare con gioia la vostra vocazione cristiana”.

 

(applausi)

 

Dalla folla in San Pietro a quella dell’Aula Paolo VI: qui, insistendo più volte a braccio sui concetti-chiave della sua catechesi, Benedetto XVI ha detto che questo “itinerario di conversione evangelica non può limitarsi ad un periodo particolare dell’anno”, ma deve abbracciare “l’intero arco dell’esistenza, ogni giorno della nostra vita”. E in quest’ottica, dunque, ha osservato il Pontefice, “la Quaresima è la stagione spirituale propizia per allenarsi con maggior tenacia a cercare Dio, aprendo il cuore a Cristo”:

 

"Convertirsi non è uno sforzo per autorealizzare se stessi, perché l’essere umano non è l’architetto del proprio destino eterno. Non siamo noi che abbiamo fatto noi stessi. Perciò l’autorealizzazione è una contraddizione ed è anche troppo poco per noi. Abbiamo una destinazione più alta (...) Conversione consiste nell’accettare liberamente e con amore di dipendere in tutto da Dio, il vero nostro Creatore, di dipendere dall’amore. Questa non è dipendenza ma libertà. Convertirsi significa allora non inseguire il proprio successo personale - che è una cosa che passa - ma, abbandonando ogni umana sicurezza, porsi con semplicità e fiducia alla sequela del Signore perché per ciascuno Gesù diventi, come amava ripetere la beata Teresa di Calcutta, il mio tutto in tutto".

 

Già nel Messaggio per la Quaresima, Benedetto XVI aveva parlato diffusamente dell’amore presente nella “follia” della Croce. All’udienza generale ha dato voce a ciò che aveva scritto:

 

“Sì, cari fratelli e sorelle, la Croce è la definitiva rivelazione dell’amore e della misericordia divina anche per noi, uomini e donne di questa nostra epoca, troppo spesso distratti da preoccupazioni e interessi terreni e momentanei. Dio è amore, e il suo amore è il segreto della nostra felicità. Per entrare però in questo mistero di amore non c’è altra via se non quella della Croce”.

 

(canto e applausi)

 

La sintesi delle catechesi, in sette lingue, è stata intervallata da applausi e brevi intermezzi musicali preparati dai fedeli. Ampio il saluto che Benedetto XVI ha riservato ai vescovi dell’Umbria, da qualche giorno in *Vaticano per la visita “ad Limina”. La missione della Chiesa, ha detto loro, ha il compito di illuminare “con la verità di Cristo” ogni “ambito della società”:

 

"Annunciando il messaggio evangelico, ogni comunità cristiana si pone a servizio dell’uomo e del bene comune. Consapevoli di questo mandato missionario, spronate sempre più i fedeli affidati alle vostre cure pastorali a proseguire nello sforzo di permeare gli spazi della cultura odierna con la linfa vitale della divina grazia. Si tratta certo di un compito non facile, ma indispensabile. La materna protezione della Vergine Santa vi incoraggi e renda fecondo l’impegno apostolico dell’intero Popolo di Dio che è in Umbria".

 

Il Papa ha poi benedetto, tra gli altri, le religiose Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, riunite in Capitolo generale, e i sacerdoti della diocesi di Milano che celebrano il 25.mo della loro ordinazione.

 

 

Questo pomeriggio il Papa presiede sull’Aventino i riti

per l’inizio della Quaresima

 

Questo pomeriggio, alle 16.30, il Papa si reca sull’Aventino per la processione penitenziale dalla Chiesa di Sant’Anselmo alla Basilica di Santa Sabina: qui presiederà la celebrazione eucaristica e il rito dell’imposizione delle Ceneri. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca dell’evento sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz.

 

 

“Spirituale vicinanza e fraterna comprensione”: la esprime il Papa

a mons. Stanislaw Wielgus, dopo le dimissioni da arcivescovo di Varsavia

 

“Spirituale vicinanza e fraterna comprensione”: esprime il Papa a mons. Stanislaw Wielgus, in una Lettera datata 12 febbraio, resa nota ieri dal nunzio apostolico mons. Józef Kowalczyk, nell’ambito del Consiglio permanente della Conferenza episcopale, riunito ieri a Varsavia, alla vigilia dell’odierna Giornata di preghiera e penitenza del clero polacco, nella ricorrenza del Mercoledì delle Ceneri, indetta dai vescovi con una Lettera pastorale del 12 gennaio scorso, dopo le dimissioni dell’arcivescovo di Varsavia. Il Servizio di Roberta Gisotti.

 

“La missione vescovile, oggi, come nel passato, è segnata dalla sofferenza. Che Nostro Signore non cessi di sostenerla con la sua grazia”: così Benedetto XVI scrive a mons. Stanislaw Wielgus, dimessosi – lo ricordiamo - il 7 gennaio scorso da arcivescovo di Varsavia, dopo aver prima negato e poi ammesso pubblicamente di aver collaborato con i Servizi segreti del passato regime comunista. Riferisce il Papa di una lettera inviatagli dello stesso mons. Wielgus all’indomani della rinuncia, nella quale il presule mostra “la dolorosa sofferenza del suo cuore” “conscio” – sottolinea il Santo Padre - che la situazione creatasi non gli permetteva di “iniziare il servizio episcopale con l’indispensabile autorità”. Da qui le sue dimissioni quale “atto di profonda sensibilità per il bene della Chiesa di Varsavia e della Polonia” ed anche segno della “sua umiltà e distacco dagli incarichi”. Rammenta il Papa le “eccezionali circostanze” nelle quali mons. Wielgus “svolgeva il suo servizio, quando il regime comunista in Polonia usava tutti i mezzi per soffocare le libertà dei cittadini e in modo speciale del clero”, sottolineando pure che egli “ha dato prova di grande pietà e del profondo amore per Gesù Cristo e per la Chiesa”, “come rettore dell’Università di Lublino e  come vescovo di Plock. Infine l’incoraggiamento “a proseguire con fiducia e serenità nel cuore” e a riprendere l’attività “a servizio di Cristo nella maniera in cui sarà possibile”, conclude Benedetto XVI la sua missiva.

        

Ed oggi nell’intera Polonia si prega e si fa penitenza perché “la santità dei sacerdoti – come ha chiesto il Papa all’Angelus, domenica scorsa – colmi tutti i fedeli dello spirito di perdono, di riconciliazione e di reciproca fiducia”. Secondo l’invito rivolto dai presuli polacchi, in tutte le chiese del Paese vengono celebrate Messe “per il perdono di errori e di debolezze nella proclamazione del Vangelo”.

 

 

L'apprezzamento del Papa per la Campagna di Fraternità in Brasile

in favore delle popolazioni dimenticate dell'Amazzonia

 

Il Papa esprime il proprio apprezzamento per la tradizionale Campagna di Fraternità che la Chiesa brasiliana promuove nel tempo della Quaresima, che si svolge quest’anno, a partire da oggi, sul tema “Fraternità ed Amazzonia” ed è accompagnata dal motto “Vita e missione in quella terra”. In un telegramma inviato a suo nome dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, al primate del Brasile, cardinale Geraldo Majella Agnelo, il Papa rileva la necessità di promuovere una “maggiore solidarietà” per le popolazioni dell’Amazzonia “nel rispetto delle esigenze etiche della giustizia e nel rispetto della vita” e dell’ambiente. Benedetto XVI incoraggia, inoltre, la Chiesa brasiliana a proseguire l’azione evangelizzatrice nella regione ed esprime la propria “gratitudine per tutti quei coraggiosi missionari”, che “per amore di Dio” e mettendo a rischio la propria vita, s’impegnano totalmente per l’annuncio del Vangelo. Ma sulla Campagna di Fraternità ascoltiamo mons. Odilo Pedro Scherer, segretario dell’Episcopato brasiliano, al microfono di Silvonei Protz:

 

R. – Anzitutto, è una campagna che chiama tutti i cristiani e tutta la società alla conversione e a vivere secondo il Vangelo, in particolare a vivere la dimensione della carità, dell’amore verso il prossimo, e per questo chiamiamo questa iniziativa Campagna di Fraternità. L’Amazzonia, è un grande territorio, quasi la metà del territorio brasiliano, è una regione immensa, dove forse manca la fraternità, o per lo meno ce ne vorrebbe di più, verso quelle popolazioni che la abitano. Ci sono tante tribù, tanti popoli, tante nazioni indigene, che a volte sono dimenticate. C’è poi il problema dell’ambiente, della biodiversità dell’Amazzonia, che è un patrimonio non solo del Brasile, ma di tutta l’umanità, che deve essere guardato non semplicemente con lo sguardo dell’interesse economico, dello sfruttamento delle ricchezze, delle risorse naturali, ma deve essere guardato con uno sguardo etico.

 

D. – Che fotografia si può fare in questo momento della presenza della Chiesa in Amazzonia?

 

R. – Noi abbiamo ancora situazioni di grande fragilità della Chiesa in Amazzonia. Mancano i sacerdoti, mancano strutture per svolgere bene la missione, soprattutto rispetto ai nuovi problemi che vi si trovano: la crescita delle città, per esempio. La popolazione oggi vive in massima parte nelle città. La Chiesa in Amazzonia si confronta poi con tante situazioni di conflittualità, a causa dell’occupazione non regolare della terra che provoca violenza, sangue, morte per tante persone, missionari, sacerdoti, uomini e donne della Chiesa. La popolazione locale, inoltre, soprattutto gli indigeni, a volte viene dimenticata ed è vittima dei grandi interessi economici, relativi all’Amazzonia per lo sfruttamento della ricchezza, delle risorse naturali, dimentichi della popolazione amazzonica che poi finisce nella miseria. La Campagna di Fraternità vuole, dunque, essere una nuova chiamata della Chiesa a questi problemi, a queste situazioni, perché l’Amazzonia non diventi un terreno, un territorio di sangue, di odio, di violenza, ma sia culla di tanta vita, come il Creatore l’ha fatta, e rimanga un territorio di fratellanza, di pace e di giustizia.

 

 

Testimoniare il primato di Cristo nella società armonizzando solitudine

 e comunione: così il Papa nel messaggio per i mille anni

dalla nascita di San Pier Damiani

 

Una efficace testimonianza cristiana può svilupparsi nella tensione armonica fra solitudine e comunione. E’ uno degli insegnamenti di San Pier Damiani, dottore della Chiesa di cui oggi ricorre la memoria liturgica, che Benedetto XVI ha voluto ricordare in una Lettera. Nell’anno in cui si celebrano i mille anni dalla nascita del Santo, il Papa ha indirizzato una missiva alla Congregazione camaldolese dell’Ordine di San Benedetto, la famiglia religiosa nata sull’esperienza di San Romualdo di cui Pier Damiani è stato biografo. Ieri pomeriggio la Lettera è stata resa nota dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

“La mia grammatica è Cristo” soleva ripetere San Pier Damiani, personalità poliedrica, come lo ha definito Benedetto XVI, monaco, consigliere dei Papi e uomo dal grande zelo per la santità della Chiesa. Nella Lettera scritta ai camaldolesi e presentata ieri pomeriggio a Roma, al Monastero di San Gregorio al Celio, il Papa sottolinea il forte richiamo dell’eremita al primato di Cristo. E’ stato uno scrittore fecondo Pier Damiani, “con la penna e la parola … – ricorda Benedetto XVI - ai … confratelli eremiti domandava il coraggio di una donazione radicale al Signore e dagli ecclesiastici di alto rango esigeva un evangelico distacco da onori e privilegi nel compimento delle loro funzioni ecclesiali”, mentre “ai sacerdoti ricordava l’ideale altissimo della loro missione da esercitare coltivando la purezza dei costumi e una reale povertà personale”. “Fu l’anima della riforma gregoriana, che segnò il passaggio dal primo al secondo millennio, e della quale San Gregorio VII rappresenta il cuore e il motore - si legge nella Lettera del Papa - si trattò in concreto di attuare scelte di ordine istituzionale e di carattere teologico, disciplinare e spirituale, che permisero nel secondo millennio, una più grande “libertas ecclesiae”, recuperando il respiro della grande teologia con riferimento ai Padri della Chiesa”. Una riforma, quella di cui Pier Damiani è stato propulsore, ancora valida per la Chiesa di oggi, ha detto il cardinale Tarcisio Bertone intervenuto alla presentazione del quarto volume dell’Opera Omnia di Pier Damiani pubblicata da Città Nuova che raccoglie “Poesie e preghiere”:

 

R. - Penso che sia proponibile. C'è questo dinamismo tra solitudine e comunione, tra preghiera e azione ecclesiale, tra monachesimo - sappiamo la forza trainante del monachesimo, anche oggi, di certi monaci, pensiamo a un'eremita come Charles de Foucauld - e azione pastorale propriamente detta. Quindi mi sembra che San Pier Damiani conservi dei tratti, dei tesori, che sono molto produttivi, fecondi, anche per la Chiesa del terzo millennio.

 

Ma come leggere nel nostro tempo la “libertas ecclesiae” di cui è stato propugnatore San Pier Damiani? Ancora il cardinale Bertone:

 

R. - Il passaggio dal primo al secondo millennio sappiamo che è stato un passaggio difficile per la Chiesa, pensiamo alla nomina dei vescovi, la famosa lotta delle investiture di Gregorio VII che ha dato il sangue per la libertas ecclesiae, per liberare la Chiesa dalla prepotenza degli imperatori e dall'ingerenza del potere civile, proprio nella vita interna della Chiesa. Sappiamo che oggi la libertas ecclesiae si inserisce nel contesto più ampio della libertà religiosa, che vale non solo per la Chiesa come tale - certo in questi giorni si parla molto della libertà della Chiesa, dei vescovi, del loro poter parlare, esprimere il pensiero della Chiesa - ma che vale per tutti, per gli individui e per ogni confessione religiosa, per ogni minoranza religiosa. Abbiamo parlato anche nel colloquio di lunedì scorso con gli esponenti della politica italiana della necessità di tutelare, di salvaguardare le minoranze cristiane, specialmente nei Paesi del Medio Oriente, in modo che non fuggano, che non siano schiacciate in qualche nuovo ghetto.

 

E sugli spunti che nel giorno delle Ceneri offre la memoria liturgica di San Pier Damiani questa la risposta del porporato:

 

R. - San Pier Damiani ci invita a coltivare la solitudine anche nel tumulto dei rumori del nostro tempo, dei rumori delle nostre città, ma a non staccarci dalla città. Quindi ci invita anche a coltivare l'amore per le città, verso le attività cui siamo chiamati. San Pier Damiani partiva dalla solitudine, che pure amava, tanto è vero che ha rinunciato perfino al cardinalato per tornare alla vita eremitica. Però partiva dalla sua solitudine per mediare in tutte le controversie. Quindi la sua figura ci invita anche oggi a mediare, a non coltivare contrapposizioni, ma a mediare intelligentemente e sapientemente.

 

 

Altre udienze

Il Santo Padre ha ricevuto ieri il padre domenicano Wojciech Giertych, teologo della Casa Pontificia.

 

Lettera del cardinale Ignace Moussa I Daoud a tutti i pastori della Chiesa universale per sostenere le comunità cristiane in Terra Santa,

che vivono tra inaudite sofferenze

 

Un appello urgente a sostenere i cristiani della Terra Santa, dove si registrano ogni giorno inaudite sofferenze: a lanciarlo è il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, il cardinale Ignace Moussa I Daoud, nella Lettera tradizionalmente rivolta nel Tempo della Quaresima a tutti i pastori della Chiesa universale per promuovere la cosiddetta “Collecta  pro Terra Sancta”. Il servizio di Sergio Centofanti: 

 

Si tratta di una iniziativa che si svolge ogni anno per mandato pontificio: la prima Colletta risale a Papa Martino V, che stabilì nel 1421 le norme circa la raccolta delle offerte per tale scopo. “La Congregazione per le Chiese Orientali – scrive il cardinale Daoud - è erede di questa premura e si sente sempre solidale con i cristiani della Terra Santa e di tutta la regione mediorientale, ove la crisi politica ed economica non è ancora risolta e si registrano ogni giorno inaudite sofferenze”. Il porporato ricorda “l'universale e urgente bisogno di sostenere i fratelli e le sorelle di quella Terra in qualsiasi modo, e particolarmente invocando per essi la pace che viene dall’Alto”.

 

“E’ grave – sottolinea, infatti - la responsabilità che incombe sulla Chiesa universale a riguardo della Chiesa Madre di Gerusalemme. A tutti i cattolici del mondo si fa, dunque, dovere di accompagnare con la preghiera e la solidarietà anche economica le comunità cristiane di quella Terra benedetta, che, tra mille difficoltà, offrono quotidianamente e in silenzio un’autentica testimonianza al Vangelo”.

 

Le offerte vengono devolute in modo particolare alle comunità cristiane che vivono in Israele e Palestina, ma sostengono anche le necessità dei cristiani di Libano, Siria, Iraq, Giordania ed Egitto. Una speciale attenzione viene data alle Istituzioni scolastiche, quali l’Università di Betlemme e le scuole cattoliche dei vari livelli.

 

Il grazie più sentito” per quanto viene annualmente raccolto – conclude il cardinale Daoud – “viene dal Santo Padre”, che “accompagna con la preghiera e la benedizione”  tutte le Chiese e  tutti i benefattori della Terra del Signore”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - La catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

Servizio estero - Iraq: la Gran Bretagna annuncia l'inizio del graduale ritiro delle truppe.

Servizio culturale - Un articolo di Giuseppe Degli Agosti dal titolo "Tra le maglie del tessuto religioso, storico e artistico di Milano": un volume dedicato alle chiese del capoluogo lombardo.

Servizio italiano - In rilievo il tema delle liberalizzazioni.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

21 febbraio 2007

 

Il cardinale Peter Erdö: si può vincere la secolarizzazione in Europa

con la carità e la giustizia

 

Domenica scorsa si è chiusa a Wittenberg, in Germania, la terza tappa dell’Assemblea ecumenica europea che avrà luogo a Sibiu, in Romania, dal 4 all’8 settembre 2007. L’incontro, che ha visto la partecipazione di 150 delegati delle Chiese, delle Conferenze episcopali, degli organismi e movimenti ecumenici del continente, si è svolto sul tema dell’evangelizzazione in una Europa sempre più secolarizzata. Il cardinale Péter Erdö, Primate d’Ungheria e presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) è stato co-presidente dell’incontro insieme al presidente della Conferenza delle Chiese Europee (KEK), pastore Jean-Arnold de Clermont. Al cardinale Peter Erdö, Márta Vertse, del Programma ungherese della nostra emittente, ha chiesto come i movimenti ecumenici possano rispondere alle grandi sfide che pone l’Europa:

 

R. – Ci sono molte sfide nel continente europeo, una delle quali è sicuramente la secolarizzazione. Di fronte alla secolarizzazione, noi cerchiamo di trasmettere la tradizione autentica di Gesù Cristo e della fede cristiana. Questa tradizione comporta una forza liberatrice dal peccato.

 

D. – Quali sono le esperienze e le preoccupazioni di oggi nel continente?

 

R. – Ci sono preoccupazioni di tipo profondamente religioso, soprattutto riguardo al rispetto della natura umana e della creazione intorno a noi. La distruzione dell’ambiente, i cambiamenti climatici, richiedono da tutti noi un comportamento molto più serio, molto più responsabile: il superamento dell’egoismo. Esiste anche un’altra grande sfida, che è la sfida della giustizia e dell’ingiustizia nel nostro continente, perchè dopo i cambiamenti politici di 18 anni fa la parte ex comunista del continente europeo ha subito dei cambiamenti sociali molto grandi. In questo contesto, bisogna sottolineare uno dei valori europei principali, che è la solidarietà, in altri termini, la carità cristiana, la carità verso il prossimo.

 

D. – Uno degli argomenti più attuali dell’incontro è stata la riconciliazione in Europa e nello stesso momento è stato lanciato il decennio per sconfiggere la violenza nel nostro continente. Cosa significa questo, in pratica?

 

R. – La violenza si sconfigge soprattutto con la giustizia, perché la violenza come tale è soltanto una forma del comportamento umano. Ma bisogna guardare anche al contenuto, alla realtà oggettiva della natura delle cose e - se possiamo usare questa parola - la natura umana e i bisogni fondamentali dell’essere uomo. Quindi, in base a questa realtà possiamo cercare una società migliore, una vita migliore per tutti. Se prendiamo sul serio questo impegno allora possiamo sperare che la violenza diminuisca.

       

 

Al via oggi Radioquaresima di Orizzonti Cristiani

 

Da questa mezzanotte inizia Radioquaresima 2007, il ciclo che ogni anno la nostra redazione di Orizzonti Cristiani propone agli ascoltatori per accompagnarli nella riflessione in un tempo così particolare come quello quaresimale. La trasmissione che si compone di due cicli, andrà in onda quotidianamente a mezzanotte, con replica alle 7.20 di mattina, sulla modulazione di frequenza di 93.3 e 105MHz e in onda media di 585 kHz, mentre il giovedì, il venerdi e il sabato la messa in onda sarà anche alle 14.30, alle 17.30 e alle 23.00. Al responsabile di Orizzonti Cristiani, Marco Cardinali, Massimiliano Menichetti ha chiesto come è composta la Radioquaresima di quest’anno:

 

R. - Da due cicli scritti appositamente per la Radio Vaticana e pubblicati in due volumi. Il primo ciclo è composto dalle meditazioni quotidiane, dal titolo “La preghiera. Gratuità necessaria dell'amore”, pubblicato dall’Editrice Rogate e coordinato da padre Vito Magno, che ha per autori esperti e teologi conosciuti a livello internazionale. Il secondo ciclo è quello della nostra fascia più ampia di trasmissione pomeridiano-serale ed ha per titolo “Chiamati per nome. Il Battesimo incontro con Cristo”, di don Ferruccio Bortolotto, edito dalla Lateran University Press.

 

D. - Perché la scelta di quest'anno è caduta su questi temi?

 

R. - Nel pensare ai nostri ascoltatori e al modo migliore di accompagnarli in questo tempo di grazia che ci introdurrà al termine del cammino direttamente nella gioia della Pasqua di Risurrezione, abbiamo pensato che la preghiera fosse un tema opportuno. Molti nel nostro tempo, specie i giovani, hanno il forte desiderio della ricerca dell'Assoluto. La preghiera è un modo privilegiato di entrare in contatto più profondo con se stessi e soprattutto con Dio. Bisogna, però, imparare a pregare, affinché la preghiera non sia, come troppo spesso è, un coprire la voce di Dio con le nostre parole. Le meditazioni, dunque, vogliono essere un aiuto in questo periodo per far sì che veramente la preghiera diventi, per tutti noi, una forza quotidiana e un entrare in relazione col Cristo.

 

D. - Per quanto riguarda il ciclo dedicato al Battesimo?

 

R. - Accanto alla preghiera si deve necessariamente andare alla fonte della nostra vita da cristiani, che è appunto il Sacramento del Battesimo, mediante il quale ‘veniamo sepolti con Cristo e con lui risorgeremo’, come ci dice San Paolo. L'autore Ferruccio Bortolotto, ci accompagna alla scoperta di tutti i segni e i significati profondi della fede che ritroviamo nella celebrazione del Sacramento stesso. Non dimentichiamo poi che la Quaresima era e rimane il periodo privilegiato in cui i catecumeni si preparavano attraverso vari scrutini, a ricevere il Sacramento dell'iniziazione Cristiana. L'intento di queste trasmissioni è offrire a chi ci ascolta la possibilità di andare all'essenza del nostro essere cristiano in una possibilità di incarnarlo nella vita di ogni giorno.

 

 

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CHIESA E SOCIETA’

21 febbraio 2007

                       

“Eliminare insieme la povertà ed animare la famiglia con amore”:

 il messaggio per la Quaresima 2007 della diocesi di Hong Kong, in Cina

 

“Eliminare insieme la povertà ed animare la famiglia con amore”: è il tema indicato dalla Commissione per la preparazione quaresimale della diocesi di Hong Kong, su cui si sofferma il messaggio per la Quaresima, lanciato dal vescovo di Hong Kong, il cardinale Joseph Zen Ze-kiun. Un messaggio – riferisce l’agenzia Fides – legato alla realtà sociale della città. “La differenza tra i ricchi e poveri della nostra società – afferma il porporato – è grave. Aiutare i poveri risulta un impegno urgente. La famiglia è una comunità di amore, ma ad Hong Kong si continuano a constatare tragedie domestiche”. E aggiunge: “Se non consideriamo i vicini come nostri fratelli, come possiamo costruire la grande famiglia sul fondamento che è l’Amore di Cristo? L’egoismo interiore dell’uomo rifiuta la missione dell’amore. E troviamo sempre scuse: anche io sono povero, anche io ho tanti problemi, non sono in grado di aiutare gli altri”. Ma esiste una soluzione, secondo il cardinale Zen Ze-kiun: “Se potessimo fissare il nostro sguardo su Gesù in Croce, non potremmo mai più fuggire da tale impegno. Questo mi fa ricordare la mamma di San Giovanni Bosco – scrive il cardinale Zen – che ha già iniziato il processo di beatificazione. I bambini accolti da don Bosco avevano distrutto il suo orto, sporcato i vestiti appena lavati. Un giorno che non ce la faceva più, chiese al figlio che la lasciasse tornare in campagna. Ma don Bosco non disse una parola e indicò soltanto la Croce. Di fronte a Gesù sulla Croce non gli rimase altro che arrendersi. Infatti, lei rimase ad accudire i bambini irrequieti”. E conclude: “Avete in casa una Croce grande? Se ancora non c’è, la Quaresima di questo anno potrebbe essere un’ottima opportunità per comprarne una. Auguro a tutti di raccogliere i frutti abbondanti della Quaresima”. (R.M.)

 

 

In occasione della Quaresima, i vescovi irlandesi lanciano un allarme sull’abuso di alcool

 

In Irlanda, il boom economico ha portato, insieme col benessere, un preoccupante aumento del consumo di alcolici. Negli ultimi dieci anni esso è cresciuto del 40 per cento, mentre in altri Paesi europei è in calo. A lanciare l’allarme sono i vescovi irlandesi, che al problema hanno dedicato la loro Lettera pastorale per la Quaresima, intitolata: “Alcool, la sfida della moderazione”. Il documento è stato pubblicato nella Giornata di preghiera per la moderazione, il 18 febbraio, e presentato a Dublino in occasione del 150.mo anniversario della morte di padre Theobold Matthew, fondatore del Movimento per la moderazione in Irlanda, che dedicò la vita alla lotta all’alcolismo. L’obiettivo dell’iniziativa – ha spiegato il vescovo ausiliare di Dublino, mons. Eamonn Oliver Walsh – è “di aprire nel Paese un dibattito che permetta di capire cosa stia accadendo e di cambiare le cattive abitudini al consumo di alcool”. Secondo i vescovi, la diffusione di questo fenomeno sfida il popolo irlandese, la Chiesa cattolica e il governo ad agire. “L’alcool – scrivono nella lettera - ci pone di fronte alla nostra fragilità e debolezza, ma anche coloro che non sono dipendenti hanno bisogno del sostegno degli amici, della famiglia e di Dio. C’è molta gente intorno a noi che ha bisogno del nostro aiuto”. I presuli propongono quindi che gli irlandesi si impegnino a ridurre di un terzo il consumo di alcool e che lo Stato faccia del finanziamento della cura e dei centri di recupero una priorità. Invitano poi i fedeli ad “astenersi dall’alcool durante la Quaresima” e a incoraggiare familiari e amici a bere meno. “Se promuoviamo l’astinenza o la moderazione e creiamo atteggiamenti verso il consumo di alcool che conducano a uno stile di vita migliore e più sano  conclude la lettera – lasceremo una meravigliosa eredità alle nuove generazioni”. (L.Z.)

 

 

Nello Sri Lanka, una commissione speciale indagherà sulla scomparsa, avvenuta sei mesi fa nella penisola di Jaffna, di padre Jim Brown

 

La scomparsa del sacerdote cattolico, padre Jim Brown, avvenuta esattamente sei mesi fa nella penisola cingalese di Jaffna, sarà oggetto di un’indagine da parte di una speciale Commissione di inchiesta per gli abusi dei diritti umani, istituita dal presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapakse. Lo rende noto l’agenzia del PIME, AsiaNews. Il 20 agosto scorso, mentre infuriavano gli scontri tra ribelli Tamil e militari governativi, il sacerdote e il suo assistente, Vimalathas, sono scomparsi nei pressi di un check point militare ad Allaipiddy, zona sotto il controllo dell’esercito nazionale. Nonostante i numerosi appelli da parte di leader ecclesiastici e di organizzazioni per i diritti umani, fino a poco tempo fa le autorità non hanno fatto nulla per rintracciarli. Il nunzio apostolico in Sri Lanka, mons. Mario Zenari, ha seguito in prima persona la vicenda, visitando i familiari dei due cattolici e informandone il Papa stesso, “visibilmente toccato dalla triste notizia”. “Mahinda Samarasinghe, ministro per i Disastri e i Diritti umani – ha riferito mons. Zenari – mi ha assicurato che il caso di padre Jim verrà posto all’esame di una speciale Commissione di inchiesta voluta dal presidente Rajapakse”. “Le autorità con cui sono in contatto – ha aggiunto il rappresentante vaticano – hanno mostrato volontà e personale preoccupazione per la vicenda. Speriamo di conoscere la verità nei prossimi mesi”. (R.M.)

 

 

I vescovi delle Filippine chiedono la pubblicazione del Rapporto

 sulle esecuzioni sommarie nel Paese

 

Il presidente della Conferenza episcopale filippina, mons. Angel N. Lagdameo, ha sollecitato il governo di Manila a rendere pubblico il Rapporto della Commissione Melo, incaricata di indagare sulle centinaia di esecuzioni sommarie avvenute nel Paese negli ultimi anni. Le conclusioni della Commissione sono state presentate alla presidente delle Filippine, Gloria Macapagal Arroyo, lo scorso 30 gennaio, ma il contenuto è stato mantenuto segreto. “Il rapporto deve essere pubblicato per rispetto e solidarietà con i familiari delle vittime, che fino adesso hanno brancolato nel buio”, ha dichiarato mons. Lagdameo dai microfoni di Radio Veritas. Un appello in questo senso era stato rivolto nei giorni scorsi anche dal vicepresidente della stessa Conferenza episcopale, mons. Antonio J. Ledesma, e da mons. Oscar V. Cruz, arcivescovo di Lingayen-Dagupan.  Secondo organizzazioni della società civile, sono state almeno 830 le persone uccise (politici, giornalisti, operatori di base e attivisti di sinistra) per lo più in circostanze mai chiarite,  da quando la Arroyo si è insediata nel 2001. Teatro della maggior parte degli omicidi sono le zone rurali, dove politici e notabili viaggiano con guardie del corpo armate. L’ultimo è avvenuto lunedì, nella regione di Cotabato North, sull’Isola di Mindanao. La vittima era Hernani Pastolero, redattore capo del settimanale locale Lighting Courier, ucciso con due colpi di pistola alla nuca da uno sconosciuto davanti alla sua abitazione. In questi giorni, nel Paese è in corso la visita di un team speciale inviato dall’Alto Commissariato ONU per i diritti umani per indagare sugli omicidi. (L.Z.)

 

In India, un gruppo “anti-sociale” distrugge il Santuario di Santa Maria

di Melathurai, appena ricostruito dopo la tragedia dello tsunami

 

Nello Stato indiano del Tamil Nadu, un gruppo di ignoti assalitori ha distrutto la notte del 17 febbraio scorso il Santuario di Santa Maria di Melathurai, nella diocesi di Kottar, colpito dallo tsunami del 26 dicembre del 2004 e quasi del tutto ricostruito. Secondo AsiaNews, il segretario del Consiglio parrocchiale ha informato la polizia che l’attacco è avvenuto ad opera di “elementi anti-sociali”, che lavorano “per distruggere la pace e fomentare i contrasti etnici e religiosi nella zona”. Nella denuncia, si chiede alle autorità “di arrestare immediatamente i colpevoli di tale atto: altrimenti, si rischiano scontri violenti anche nel nostro pacifico distretto di Kanyakumari”. Si afferma poi che “il governo dovrebbe ricostruire il Santuario dedicato alla Vergine”. Per padre Stephen Dominic, parroco di Pillaithopu (che ha in cura il luogo di devozione), “l’assalto è stato ben pianificato, portato a termine in una notte senza luna da un gruppo di persone preparate e motivate”. “La struttura del nostro Santuario – ha spiegato – non poteva essere danneggiata così gravemente solo da 2 o 3 persone”. (R.M.)

 

 

Il centenario dello scoutismo: alla Radio Vaticana, la presentazione delle attività promosse dalla Federazione delle Guide e Scouts d’Europa Cattolici

 

Alla vigilia della “Giornata del ricordo”, dedicata a Lord Baden Powell, fondatore dello scoutismo, l’Associazione italiana delle guide e scouts d’Europa cattolici ha presentato stamani, presso la Sala Marconi della Radio Vaticana, il calendario degli appuntamenti più significativi in agenda nel 2007, anno in cui lo scoutismo internazionale compie 100 anni. Ad aprire le attività sarà la Cerimonia del Penny, grazie alla quale milioni di giovani contribuiranno allo sviluppo del percorso educativo di Powell nei Paesi più poveri del mondo. Alla presenza del cardinale Ersilio Tonini e del presidente federale dell’Unione internazionale delle guide e scouts d’Europa, Giovanni Franchi Cavalieri, è stato annunciato, tra l’altro, l’ Euromoot”: una tre giorni di cammino sui Monti Carpazi, che migliaia di ragazzi protestanti, cattolici e ortodossi, di dieci nazionalità diverse, affronteranno dal 4 all’11 agosto prossimi, fino al Santuario di Czestochowa. Obiettivo: far rivivere ai rover e alle scolte, i valori, i luoghi, la storia dell’Europa cristiana. (A cura di Francesca Fialdini)

 

 

Il prossimo 3 marzo, all’Auditorium Conciliazione di Roma, Ennio Morricone mette in musica le parole di Giovanni Paolo II

 

Dopo i due concerti americani all’Assemblea generale dell’ONU e al Radio City Music Hall, dopo l’Oscar alla carriera, Ennio Morricone regala al pubblico di Roma il suo omaggio alla grande figura di Giovanni Paolo II. Verrà eseguita il prossimo 3 marzo, all’Auditorium Conciliazione, la prima mondiale de “Il canto del Dio nascosto”, cantata per baritono, coro e orchestra composta dal maestro romano, autore di celeberrime colonne sonore, su testi tratti da poesie, omelie ed encicliche di Papa Wojtyla. Le parole de “Il canto del Dio nascosto”, dal titolo di una poesia di Giovanni Paolo II, spaziano dal 1939 a tutto il suo Magistero, includendo anche la Redemptor Hominis, la Mulieris dignitatem e il discorso ai giovani per la GMG di Parigi del 1997. In programma, anche le colonne sonore dei film “C’era una volta in America”, “The Mission”, “Gli intoccabili”, “Vittime di guerra”, “La leggenda del pianista sull’Oceano” (R.M.)

 

 

Oggi, Giornata mondiale della lingua madre. L’UNESCO

 lancia il progetto “Adotta una lingua”

 

Adottare una lingua minoritaria o in via di estinzione, per evitarne la scomparsa: questo, l’intento di “Adotta una lingua!”, il progetto presentato dalla Commissione nazionale italiana per l’UNESCO, in occasione dell’odierna Giornata mondiale della lingua madre. L’iniziativa vuole incoraggiare le facoltà di lingue e le istituzioni pubbliche e private che si occupano di studi linguistici a sostenere una delle lingue “in pericolo”, “attraverso opportune azioni di sviluppo e conservazione del patrimonio culturale di cui esse sono depositarie”. Più del 50% delle 6700 lingue parlate nel pianeta è oggi a rischio di estinzione: un dato che fa riflettere, se pensiamo che ogni lingua che muore porta con sé un’intera visione del mondo. Secondo l’UNESCO, infatti, la lingua madre è l’unico mezzo capace di esprimere pienamente ogni necessità di comunicazione: non è un semplice veicolo di messaggi, ma è l’espressione di valori culturali e sociali, di tradizioni e di conoscenze, e per questo va salvaguardata e trasmessa alle generazioni future. E c’è di più: il 96% delle lingue esistenti è parlato soltanto dal 4% della popolazione mondiale: in Africa, ad esempio, si parlano un terzo delle lingue del mondo, ma la maggior parte di esse non viene utilizzata nel settore educativo, amministrativo, giudiziario e giornalistico. A livello globale, infatti, sono poco più di un centinaio, le lingue cui è stato dato un posto d’onore nel sistema educativo e in quello pubblico, e meno di 100 quelle presenti nel mondo digitale. La lingua madre – afferma nel suo messaggio per la Giornata il direttore generale dell’UNESCO, Koichiro Matsuura – è il fondamento sul quale ogni essere umano sviluppa la propria personalità. Essa ci insegna a rispettare noi stessi, la nostra storia e cultura, ma anche e soprattutto gli altri e la loro diversità”. (A cura di Roberta Moretti)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

21 febbraio 2007

 

- A cura di Amedeo Lomonaco ed Eugenio Laurenzi -

        

- In Iraq almeno 19 persone sono morte per nuovi attacchi a Najaf e a Baghdad. Comincia a delinearsi, intanto, il piano per il disimpegno delle Forze della coalizione: gli Stati Uniti annunciano di “voler lasciare il Paese arabo con onore” e la Gran Bretagna ha reso noto che nelle prossime settimane avvierà il graduale ritiro delle proprie truppe. Anche la Danimarca ha annunciato il ritiro dei suoi soldati dall’Iraq. Il nostro servizio:

 

L’Amministrazione statunitense ribadisce il proprio impegno in Iraq ma comincia anche a far intravedere la possibilità di una prossima conclusione del proprio intervento militare nel Paese arabo: durante un discorso pronunciato a bordo di una portaerei statunitense vicino a Tokyo, il vice presidente americano, Dick Cheney, ha affermato che gli Stati Uniti vogliono “porre fine alla loro missione militare in Iraq”. “Gli attacchi terroristici – ha aggiunto Cheney - sono sollecitati dalla percezione di una debolezza”. Sul terreno, intanto, la mancanza di un’adeguata scurezza ha dato la possibilità ad un kamikaze di compiere una nuova strage: un attentatore suicida si è fatto saltare in aria a Najaf provocando la morte di almeno 16 persone, tra cui diversi civili. A Baghdad sono rimaste uccise altre tre persone per l’esplosione di una bomba. In questo drammatico scenario si profila poi l’inizio di un graduale disimpegno del Regno Unito dall’Iraq: il primo ministro Tony Blair ha annunciato che il numero dei soldati britannici impegnati in Iraq scenderà “nei prossimi mesi” da oltre 7.000 a 5.500. Annuncio simile anche a Copenaghen, dove il primo ministro Anders Fogh Rasmussen ha dichiarato che i soldati danesi in Iraq, circa 470, saranno rimpatriati entro agosto. Le decisioni di Gran Bretagna e Danimarca di avviare il ritiro dei propri contingenti arrivano poche settimane dopo quella di Washington di inviare 21.500 uomini a sostegno dei 138 mila soldati statunitensi già dislocati in Iraq.

 

- Nuovo blitz israeliano nei Territori Palestinesi: un’unità speciale dell’esercito dello Stato ebraico ha ucciso il capo del braccio militare della Jihad islamica a Jenin, nel nord della Cisgiordania. I rappresentanti del Quartetto per il Medio Oriente composto da Stati Uniti, Unione Europea, Russia e Nazioni Unite si apprestano intanto a riunirsi a Berlino per una nuova serie di colloqui tesi a rilanciare il processo di pace tra israeliani e palestinesi. Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, aggiornerà le delegazioni sui risultati del summit, tenutosi lunedì scorso a Gerusalemme, con il premier israeliano, Ehud Olmert, ed il presidente palestinese Abu Mazen.

 

- Prosegue il braccio di ferro tra Iran e Comunità internazionale sul programma nucleare della Repubblica islamica: il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha ribadito che l’Iran continuerà il proprio programma atomico anche se dovesse “rinunciare a qualsiasi altro progetto per i prossimi 10 anni”. La dichiarazione del presidente iraniano arriva nel giorno in cui scade l’ultimatum dell’ONU all’Iran per la sospensione dei processi di arricchimento dell’uranio. A Roma, intanto, la questione nucleare iraniana sarà al centro dell’incontro previsto oggi tra il capo negoziatore iraniano, Ali Larijani, ed il presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi.

 

- “Solo restando in Afghanistan l’Italia può continuare ad esercitare il suo ruolo e l’azione per la pace a Kabul nella comunità internazionale”.  Lo ha detto il ministro degli Esteri italiano, Massimo D'Alema, intervenendo stamani al Senato. E’ una scelta difficile – ha spiegato D’Alema - ma solo rimanendo “possiamo chiedere di essere relatori per le missioni in Afghanistan nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite e batterci per la Conferenza internazionale di pace”. Il ministro degli Esteri ha poi sottolineato che “c’è una profonda diversità tra l’operazione militare in Afghanistan approvata dall’ONU, in base all'accertato fatto che ci fossero delle basi di Al Qaeda, e

quella in Iraq, basata sulla menzogna dell’esistenza di armi di distruzione di massa”.

 

- Sono stati diffusi gli identikit di due dei probabili attentatori, che nella notte tra domenica e lunedì avrebbero fatto esplodere sul “treno dell'amicizia”, in viaggio tra India e Pakistan, le bombe che hanno causato almeno 68 vittime. Oltre a questo nuovo attacco si devono comunque registrare anche nuovi passi verso la riconciliazione: i governi dei due Paesi hanno avviato nuovi colloqui di pace e firmato un accordo per ridurre i rischi di incidenti legati alle armi nucleari.

 

- Sono ripresi oggi a Vienna i negoziati sul futuro status del Kosovo. Partecipano esponenti serbi e kosovari, sotto la presidenza dell’Inviato speciale dell’ONU, Martti Ahtisaari. E’ stato intanto rivendicato intanto dall’UCK, l’Esercito di liberazione del Kosovo, l’attentato compiuto ieri notte a Pristina contro tre autoveicoli della missione ONU di amministrazione ad interim della provincia del Kosovo. Sulle aspettative degli abitanti della regione, Stefano Leszczynski ha intervistato Lush Gjergji, parroco di Binca e vicario generale dell’amministrazione di Prizren:

 

R. – Siamo fiduciosi che si riesca a trovare finalmente una soluzione per soddisfare, per quanto sia possibile, ambedue le parti, e per dare un segnale di democrazia vera e propria anche con la gestione internazionale.

 

D. – Tuttavia ci sono stati recentemente alcuni disordini, alcune manifestazioni…

 

R. – Sicuramente, ci sono delle difficoltà ma questo non ha rilevanza politica. Si tratta di un gruppo di giovani e giovanissimi che cercano di esprimere il loro malcontento in questa maniera, purtroppo anche violenta.

 

D. – Qual è l’impegno della Chiesa per favorire la riconciliazione in Kosovo?

 

R. – La nostra Chiesa ha cercato e cerca tuttora di essere una Chiesa-ponte tra due realtà. Quindi cerchiamo di avere un dialogo ecumenico con la Chiesa sorella e un dialogo interreligioso con la comunità islamica. La nostra funzione è sia storica, sia provvidenziale, in questo momento.

 

D. – La presenza internazionale viene ancora vissuta come un elemento di tranquillità in Kosovo?

 

R. – Sicuramente, e ne avremo bisogno a lungo, soprattutto della presenza militare. Il passaggio dei poteri deve essere un passaggio graduale e sicuro, per dare a tutti quanti la certezza che il Kosovo non è né degli albanesi, né dei serbi, ma di tutti i cittadini, e che vuole essere un modello di pace, di convivenza e, soprattutto, di riconciliazione e di perdono. 

 

- Nuovi spiragli di pace per la Somalia: il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha approvato, ad unanimità, una risoluzione per autorizzare l’Unione Africana (UA) a dispiegare una forza di pace nel Paese africano. Nella risoluzione si precisa che dopo un periodo di sei mesi il contingente dell’UA potrebbe essere sostituito da una Forza composta da Caschi Blu delle Nazioni Unite. La Somalia negli ultimi mesi è stata teatro di scontri tra miliziani delle Corti islamiche e soldati del governo provvisorio appoggiati da truppe inviate dall’Etiopia. I guerriglieri islamici si sono ritirati e le truppe governative hanno ripreso il controllo del territorio ma attacchi e violenze non sembrano avere fine: ieri almeno 16 persone, in gran parte civili, sono rimaste uccise a Mogadiscio in seguito al lancio di razzi contro postazioni di soldati etiopi. Secondo il governo somalo, l’offensiva è stata lanciata da miliziani islamici rimasti nella capitale.

 

- In Sudan un responsabile del principale gruppo ribelle ha rivelato stamani che almeno 20 persone sono rimaste uccise ieri in un attacco sferrato dalle milizie janjaweed nella parte meridionale della tormentata regione del Darfur. L’attacco non è stato confermato dall’Unione Africana; l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite aveva tuttavia segnalato la massiccia presenza di miliziani arabi nella zona. Intanto, dal Palazzo di Vetro, il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, sollecita il dispiegamento di una Forza internazionale, da 6.000 a 11.000 uomini, nell’est del Ciad e nel nord-est della Repubblica Centrafricana, per proteggere i civili coinvolti nel conflitto in Darfur.

 

 

 

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