RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 52 - Testo della trasmissione di mercoledì 21 febbraio 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Benedetto
XVI all’udienza generale del Mercoledì delle Ceneri: convertirsi è scegliere
l’amore di Dio nella Croce, non la propria realizzazione - Questo pomeriggio il
Papa presiede sull’Aventino i riti per l’inizio della Quaresima - “Spirituale
vicinanza e fraterna comprensione”: la esprime il Papa a mons. Stanislaw Wielgus, dopo le
dimissioni da arcivescovo di Varsavia - L'apprezzamento
del Papa per la Campagna di Fraternità in Brasile in favore delle popolazioni
dimenticate dell'Amazzonia - Testimoniare il
primato di Cristo nella società armonizzando solitudine e comunione: così il
Papa nel messaggio per i mille anni dalla nascita di San Pier Damiani - Lettera del cardinale Ignace
Moussa I Daoud a tutti i
pastori della Chiesa universale per sostenere le comunità cristiane in Terra
Santa, che vivono tra inaudite sofferenze
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il cardinale Peter Erdö:
si può vincere la secolarizzazione in Europa con la carità e la giustizia - Al via oggi Radioquaresima di
Orizzonti Cristiani
CHIESA E SOCIETA’:
“Eliminare insieme la povertà ed animare la famiglia
con amore”: il messaggio per la Quaresima 2007 della diocesi di Hong Kong, in
Cina - In occasione della Quaresima, i vescovi irlandesi lanciano un allarme
sull’abuso di alcool - Nello Sri Lanka,
una commissione speciale indagherà sulla scomparsa, avvenuta sei mesi fa nella
penisola di Jaffna, di padre Jim
Brown - I vescovi delle Filippine chiedono la
pubblicazione del Rapporto sulle esecuzioni sommarie nel Paese - In india, un
gruppo “anti-sociale” distrugge il Santuario di Santa Maria di Melathurai, appena ricostruito dopo la tragedia dello tsunami - Il centenario dello scoutismo: alla Radio
Vaticana, la presentazione delle attività promosse dalla Federazione delle
Guide e Scouts d’Europa Cattolici - Il prossimo 3
marzo, all’Auditorium Conciliazione di Roma, Ennio Morricone
mette in musica le parole di Giovanni Paolo II - Oggi, Giornata mondiale della
lingua madre. L’UNESCO lancia il progetto “Adotta una lingua”
24 ORE NEL MONDO:
In Iraq altri 19 morti in attentati a Baghdad e
Najaf. Regno Unito e Danimarca annunciano il ritiro
graduale delle proprie truppe dal Paese
21 febbraio 2007
Benedetto XVI all’udienza generale del
Mercoledì delle Ceneri: convertirsi
è scegliere l’amore
di Dio nella Croce, non la propria realizzazione
La
Quaresima è la “stagione spirituale propizia per allenarsi” a cercare Dio “con
maggior tenacia”: tralasciando gli effimeri progetti di successo personale e
riscoprendo, invece, la forza dell’amore di Dio e della carità verso i deboli.
Sono alcuni dei pensieri con i quali Benedetto XVI ha svolto l’udienza generale
di oggi, interamente centrata sul periodo penitenziale che si apre con il
Mercoledì delle Ceneri. Come accaduto talvolta nelle scorse settimane, prima di
tenere la catechesi in Aula Paolo VI, il Papa è sceso nella Basilica di San
Pietro, dove ha pregato e incontrato brevemente numerosi gruppi di scolaresche
e di associazioni di giovani, invitati ad accogliere Gesù “con generosità”. La
cronaca, nel servizio di Alessandro De Carolis:
Convertirsi
a Dio perché l’uomo non è l’architetto assoluto del proprio destino e in quanto
figlio di Dio può aspirare a molto di più della propria autorealizzazione.
Riscoprire che dietro l’ombra della Croce c’è il “segreto della felicità”, che
deve essere testimoniata in ogni ambiente della vita sociale. Come ogni
Mercoledì delle Ceneri, l’udienza generale ha permesso al Papa di percorrere
con i suoi insegnamenti i “sentieri spirituali” della Quaresima. E i primi ai
quali ha voluto rammentare con particolare accortezza il senso di questo
periodo liturgico sono stati i circa 8 mila giovani, che affollavano le navate
di San Pietro:
“Cari giovani, sentite questo
invito come se Cristo lo rivolgesse personalmente ad ognuno di voi e
accoglietelo con generosità. Percorrendo fedelmente l’austero itinerario
quaresimale, potrete prendere coscienza dei rischi a cui
è esposta la vostra vita spirituale e sarete incoraggiati a realizzare con
gioia la vostra vocazione cristiana”.
(applausi)
Dalla
folla in San Pietro a quella dell’Aula Paolo VI: qui, insistendo più volte a
braccio sui concetti-chiave della sua catechesi, Benedetto XVI ha detto che
questo “itinerario di conversione evangelica non può limitarsi ad un periodo
particolare dell’anno”, ma deve abbracciare “l’intero
arco dell’esistenza, ogni giorno della nostra vita”. E in quest’ottica, dunque,
ha osservato il Pontefice, “la Quaresima è la stagione spirituale propizia per
allenarsi con maggior tenacia a cercare Dio, aprendo il cuore a Cristo”:
"Convertirsi non è uno
sforzo per autorealizzare se stessi, perché l’essere
umano non è l’architetto del proprio destino eterno. Non siamo noi che abbiamo
fatto noi stessi. Perciò l’autorealizzazione è una
contraddizione ed è anche troppo poco per noi. Abbiamo una destinazione più
alta (...) Conversione consiste nell’accettare liberamente e con amore di
dipendere in tutto da Dio, il vero nostro Creatore, di dipendere dall’amore.
Questa non è dipendenza ma libertà. Convertirsi significa allora non inseguire
il proprio successo personale - che è una cosa che passa - ma, abbandonando
ogni umana sicurezza, porsi con semplicità e fiducia alla sequela del Signore
perché per ciascuno Gesù diventi, come amava ripetere la beata Teresa di
Calcutta, il mio tutto in tutto".
Già
nel Messaggio per la Quaresima, Benedetto XVI aveva parlato diffusamente dell’amore
presente nella “follia” della Croce. All’udienza generale ha dato voce a ciò
che aveva scritto:
“Sì, cari fratelli e sorelle,
la Croce è la definitiva rivelazione dell’amore e della misericordia divina
anche per noi, uomini e donne di questa nostra epoca, troppo spesso
distratti da preoccupazioni e interessi terreni e momentanei. Dio è
amore, e il suo amore è il segreto della nostra felicità. Per entrare però in
questo mistero di amore non c’è altra via se non quella della Croce”.
(canto e applausi)
La
sintesi delle catechesi, in sette lingue, è stata intervallata da applausi e
brevi intermezzi musicali preparati dai fedeli. Ampio il saluto che Benedetto
XVI ha riservato ai vescovi dell’Umbria, da qualche giorno in *Vaticano per la
visita “ad Limina”. La
missione della Chiesa, ha detto loro, ha il compito di illuminare “con la
verità di Cristo” ogni “ambito della società”:
"Annunciando
il messaggio evangelico, ogni comunità cristiana si pone a servizio dell’uomo e
del bene comune. Consapevoli di questo mandato missionario, spronate sempre più
i fedeli affidati alle vostre cure pastorali a proseguire nello sforzo di
permeare gli spazi della cultura odierna con la linfa vitale della divina
grazia. Si tratta certo di un compito non facile, ma
indispensabile. La materna protezione della Vergine Santa vi incoraggi e renda
fecondo l’impegno apostolico dell’intero Popolo di Dio che è in Umbria".
Il
Papa ha poi benedetto, tra gli altri, le religiose Ancelle del Sacro Cuore di
Gesù, riunite in Capitolo generale, e i sacerdoti della diocesi di Milano che
celebrano il 25.mo della loro ordinazione.
Questo pomeriggio il Papa presiede
sull’Aventino i riti
per l’inizio
della Quaresima
Questo
pomeriggio, alle 16.30, il Papa si reca sull’Aventino per la processione
penitenziale dalla Chiesa di Sant’Anselmo alla
Basilica di Santa Sabina: qui presiederà la celebrazione eucaristica e il rito
dell’imposizione delle Ceneri. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca
dell’evento sull’onda media di 585 kHz
e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz.
“Spirituale vicinanza e fraterna
comprensione”: la esprime il Papa
a mons. Stanislaw Wielgus, dopo le
dimissioni da arcivescovo di Varsavia
“Spirituale
vicinanza e fraterna comprensione”: esprime il Papa a mons. Stanislaw
Wielgus, in una Lettera datata 12 febbraio, resa nota
ieri dal nunzio apostolico mons. Józef Kowalczyk, nell’ambito del Consiglio permanente della
Conferenza episcopale, riunito ieri a Varsavia, alla vigilia dell’odierna
Giornata di preghiera e penitenza del clero polacco, nella ricorrenza del
Mercoledì delle Ceneri, indetta dai vescovi con una Lettera pastorale del 12
gennaio scorso, dopo le dimissioni dell’arcivescovo di Varsavia. Il Servizio di
Roberta Gisotti.
“La
missione vescovile, oggi, come nel passato, è segnata dalla sofferenza. Che
Nostro Signore non cessi di sostenerla con la sua grazia”: così Benedetto XVI
scrive a mons. Stanislaw Wielgus,
dimessosi – lo ricordiamo - il 7 gennaio scorso da arcivescovo di Varsavia,
dopo aver prima negato e poi ammesso pubblicamente di aver collaborato con i
Servizi segreti del passato regime comunista. Riferisce il Papa di una lettera
inviatagli dello stesso mons. Wielgus all’indomani
della rinuncia, nella quale il presule mostra “la dolorosa sofferenza del suo cuore”
“conscio” – sottolinea il Santo Padre - che la situazione creatasi non gli
permetteva di “iniziare il servizio episcopale con l’indispensabile autorità”.
Da qui le sue dimissioni quale “atto di profonda sensibilità per il bene della
Chiesa di Varsavia e della Polonia” ed anche segno
della “sua umiltà e distacco dagli incarichi”. Rammenta il Papa le “eccezionali
circostanze” nelle quali mons. Wielgus “svolgeva il
suo servizio, quando il regime comunista in Polonia usava tutti i mezzi per
soffocare le libertà dei cittadini e in modo speciale del clero”, sottolineando
pure che egli “ha dato prova di grande pietà e del profondo amore per Gesù
Cristo e per la Chiesa”, “come rettore dell’Università di Lublino e come vescovo di Plock. Infine l’incoraggiamento “a proseguire con fiducia e
serenità nel cuore” e a riprendere l’attività “a servizio di Cristo nella
maniera in cui sarà possibile”, conclude Benedetto XVI la sua missiva.
Ed
oggi nell’intera Polonia si prega e si fa penitenza
perché “la santità dei sacerdoti – come ha chiesto il Papa all’Angelus,
domenica scorsa – colmi tutti i fedeli dello spirito di perdono, di
riconciliazione e di reciproca fiducia”. Secondo l’invito rivolto dai presuli
polacchi, in tutte le chiese del Paese vengono
celebrate Messe “per il perdono di errori e di debolezze nella proclamazione
del Vangelo”.
L'apprezzamento del Papa per la Campagna
di Fraternità in Brasile
in favore delle popolazioni dimenticate
dell'Amazzonia
Il
Papa esprime il proprio apprezzamento per la tradizionale Campagna di
Fraternità che la Chiesa brasiliana promuove nel tempo della Quaresima, che si
svolge quest’anno, a partire da oggi, sul tema “Fraternità ed Amazzonia” ed è accompagnata dal motto “Vita e missione in
quella terra”. In un telegramma inviato a suo nome dal cardinale segretario di
Stato, Tarcisio Bertone, al primate del Brasile,
cardinale Geraldo Majella Agnelo,
il Papa rileva la necessità di promuovere una “maggiore solidarietà” per le
popolazioni dell’Amazzonia “nel rispetto delle
esigenze etiche della giustizia e nel rispetto della vita” e dell’ambiente.
Benedetto XVI incoraggia, inoltre, la Chiesa brasiliana a proseguire l’azione
evangelizzatrice nella regione ed esprime la propria “gratitudine per tutti
quei coraggiosi missionari”, che “per amore di Dio” e mettendo a rischio la
propria vita, s’impegnano totalmente per l’annuncio del Vangelo. Ma sulla
Campagna di Fraternità ascoltiamo mons. Odilo Pedro Scherer, segretario dell’Episcopato brasiliano, al
microfono di Silvonei Protz:
R. –
Anzitutto, è una campagna che chiama tutti i cristiani e
tutta la società alla conversione e a vivere secondo il Vangelo, in
particolare a vivere la dimensione della carità, dell’amore verso il prossimo,
e per questo chiamiamo questa iniziativa Campagna di Fraternità. L’Amazzonia, è un grande territorio, quasi la metà del
territorio brasiliano, è una regione immensa, dove forse manca la fraternità, o
per lo meno ce ne vorrebbe di più, verso quelle popolazioni che la abitano. Ci
sono tante tribù, tanti popoli, tante nazioni indigene, che a volte sono
dimenticate. C’è poi il problema dell’ambiente, della biodiversità
dell’Amazzonia, che è un patrimonio non solo del
Brasile, ma di tutta l’umanità, che deve essere guardato non semplicemente con
lo sguardo dell’interesse economico, dello sfruttamento delle ricchezze, delle
risorse naturali, ma deve essere guardato con uno sguardo etico.
D. –
Che fotografia si può fare in questo momento della presenza della Chiesa in Amazzonia?
R. –
Noi abbiamo ancora situazioni di grande fragilità della Chiesa in Amazzonia. Mancano i sacerdoti, mancano strutture per
svolgere bene la missione, soprattutto rispetto ai nuovi problemi che vi si
trovano: la crescita delle città, per esempio. La popolazione oggi vive in
massima parte nelle città. La Chiesa in Amazzonia si
confronta poi con tante situazioni di conflittualità, a causa dell’occupazione
non regolare della terra che provoca violenza, sangue, morte per tante persone,
missionari, sacerdoti, uomini e donne della Chiesa. La popolazione locale,
inoltre, soprattutto gli indigeni, a volte viene
dimenticata ed è vittima dei grandi interessi economici, relativi all’Amazzonia per lo sfruttamento della ricchezza, delle
risorse naturali, dimentichi della popolazione amazzonica che poi finisce nella
miseria. La Campagna di Fraternità vuole, dunque, essere una nuova chiamata
della Chiesa a questi problemi, a queste situazioni, perché l’Amazzonia non diventi un terreno, un territorio di sangue,
di odio, di violenza, ma sia culla di tanta vita, come il Creatore l’ha fatta,
e rimanga un territorio di fratellanza, di pace e di giustizia.
Testimoniare il primato di Cristo
nella società armonizzando solitudine
e comunione: così il
Papa nel messaggio per i mille anni
dalla nascita
di San Pier Damiani
Una efficace testimonianza cristiana può svilupparsi
nella tensione armonica fra solitudine e comunione. E’ uno degli insegnamenti
di San Pier Damiani, dottore della Chiesa di cui oggi
ricorre la memoria liturgica, che Benedetto XVI ha voluto ricordare in una
Lettera. Nell’anno in cui si celebrano i mille anni dalla nascita del Santo, il
Papa ha indirizzato una missiva alla Congregazione camaldolese dell’Ordine di
San Benedetto, la famiglia religiosa nata sull’esperienza di San Romualdo di
cui Pier Damiani è stato biografo. Ieri pomeriggio la
Lettera è stata resa nota dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Il servizio di Tiziana Campisi:
“La
mia grammatica è Cristo” soleva ripetere San Pier Damiani,
personalità poliedrica, come lo ha definito Benedetto XVI, monaco, consigliere
dei Papi e uomo dal grande zelo per la santità della Chiesa. Nella Lettera
scritta ai camaldolesi e presentata ieri pomeriggio a Roma, al Monastero di San
Gregorio al Celio, il Papa sottolinea il forte richiamo dell’eremita al primato
di Cristo. E’ stato uno scrittore fecondo Pier Damiani,
“con la penna e la parola … – ricorda Benedetto XVI - ai … confratelli eremiti
domandava il coraggio di una donazione radicale al Signore e dagli
ecclesiastici di alto rango esigeva un evangelico distacco da onori e privilegi
nel compimento delle loro funzioni ecclesiali”, mentre “ai sacerdoti ricordava
l’ideale altissimo della loro missione da esercitare coltivando la purezza dei
costumi e una reale povertà personale”. “Fu l’anima della riforma gregoriana,
che segnò il passaggio dal primo al secondo millennio, e della quale San
Gregorio VII rappresenta il cuore e il motore - si legge nella Lettera del Papa
- si trattò in concreto di attuare scelte di ordine istituzionale e di carattere
teologico, disciplinare e spirituale, che permisero nel secondo millennio, una
più grande “libertas ecclesiae”,
recuperando il respiro della grande teologia con riferimento ai Padri della
Chiesa”. Una riforma, quella di cui Pier Damiani è
stato propulsore, ancora valida per la Chiesa di oggi, ha detto il cardinale
Tarcisio Bertone intervenuto alla presentazione del
quarto volume dell’Opera Omnia di Pier Damiani
pubblicata da Città Nuova che raccoglie “Poesie e preghiere”:
R. -
Penso che sia proponibile. C'è questo dinamismo tra solitudine e comunione, tra
preghiera e azione ecclesiale, tra monachesimo - sappiamo la forza trainante
del monachesimo, anche oggi, di certi monaci, pensiamo a un'eremita come Charles de Foucauld - e azione
pastorale propriamente detta. Quindi mi sembra che San Pier Damiani
conservi dei tratti, dei tesori, che sono molto produttivi, fecondi, anche per
la Chiesa del terzo millennio.
Ma
come leggere nel nostro tempo la “libertas ecclesiae” di cui è stato propugnatore San Pier Damiani? Ancora il cardinale Bertone:
R. -
Il passaggio dal primo al secondo millennio sappiamo che è stato un passaggio
difficile per la Chiesa, pensiamo alla nomina dei vescovi, la famosa lotta
delle investiture di Gregorio VII che ha dato il sangue per la libertas ecclesiae, per liberare
la Chiesa dalla prepotenza degli imperatori e dall'ingerenza del potere civile,
proprio nella vita interna della Chiesa. Sappiamo che oggi la libertas ecclesiae si inserisce
nel contesto più ampio della libertà religiosa, che vale non solo per la Chiesa
come tale - certo in questi giorni si parla molto della libertà della Chiesa,
dei vescovi, del loro poter parlare, esprimere il pensiero della Chiesa - ma
che vale per tutti, per gli individui e per ogni confessione religiosa, per
ogni minoranza religiosa. Abbiamo parlato anche nel colloquio di lunedì scorso
con gli esponenti della politica italiana della necessità di tutelare, di
salvaguardare le minoranze cristiane, specialmente nei Paesi del Medio Oriente,
in modo che non fuggano, che non siano schiacciate in qualche nuovo ghetto.
E
sugli spunti che nel giorno delle Ceneri offre la memoria liturgica di San Pier
Damiani questa la risposta del porporato:
R. -
San Pier Damiani ci invita a coltivare la solitudine
anche nel tumulto dei rumori del nostro tempo, dei rumori delle nostre città,
ma a non staccarci dalla città. Quindi ci invita anche a coltivare l'amore per
le città, verso le attività cui siamo chiamati. San Pier Damiani
partiva dalla solitudine, che pure amava, tanto è vero che ha rinunciato
perfino al cardinalato per tornare alla vita eremitica. Però partiva dalla sua
solitudine per mediare in tutte le controversie. Quindi la sua figura ci invita
anche oggi a mediare, a non coltivare contrapposizioni, ma a mediare intelligentemente
e sapientemente.
Altre udienze
Il
Santo Padre ha ricevuto ieri il padre domenicano Wojciech
Giertych, teologo della Casa Pontificia.
Lettera del cardinale Ignace Moussa I Daoud a tutti i pastori della Chiesa universale per
sostenere le comunità cristiane in Terra Santa,
che vivono
tra inaudite sofferenze
Un
appello urgente a sostenere i cristiani della Terra Santa, dove si registrano
ogni giorno inaudite sofferenze: a lanciarlo è il prefetto della Congregazione
per le Chiese Orientali, il cardinale Ignace Moussa I Daoud, nella Lettera
tradizionalmente rivolta nel Tempo della Quaresima a tutti i pastori della
Chiesa universale per promuovere la cosiddetta “Collecta pro Terra Sancta”. Il servizio di Sergio Centofanti:
Si
tratta di una iniziativa che si svolge ogni anno per
mandato pontificio: la prima Colletta risale a Papa Martino V, che stabilì nel
1421 le norme circa la raccolta delle offerte per tale scopo. “La Congregazione
per le Chiese Orientali – scrive il cardinale Daoud -
è erede di questa premura e si sente sempre solidale con i cristiani della
Terra Santa e di tutta la regione mediorientale, ove la crisi politica ed
economica non è ancora risolta e si registrano ogni giorno inaudite
sofferenze”. Il porporato ricorda “l'universale e urgente bisogno di sostenere
i fratelli e le sorelle di quella Terra in qualsiasi modo, e particolarmente
invocando per essi la pace che viene dall’Alto”.
“E’
grave – sottolinea, infatti - la responsabilità che incombe sulla Chiesa
universale a riguardo della Chiesa Madre di Gerusalemme. A tutti i cattolici
del mondo si fa, dunque, dovere di accompagnare con la preghiera e la
solidarietà anche economica le comunità cristiane di quella Terra benedetta,
che, tra mille difficoltà, offrono quotidianamente e in silenzio un’autentica
testimonianza al Vangelo”.
Le
offerte vengono devolute in modo particolare alle
comunità cristiane che vivono in Israele e Palestina, ma sostengono anche le
necessità dei cristiani di Libano, Siria, Iraq, Giordania ed Egitto. Una
speciale attenzione viene data alle Istituzioni
scolastiche, quali l’Università di Betlemme e le scuole cattoliche dei vari
livelli.
“Il grazie più sentito” per quanto viene annualmente raccolto
– conclude il cardinale Daoud – “viene dal Santo
Padre”, che “accompagna con la preghiera e la benedizione” tutte le Chiese e tutti i benefattori della Terra del Signore”.
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - La catechesi e la cronaca
dell'udienza generale.
Servizio estero - Iraq: la Gran Bretagna annuncia
l'inizio del graduale ritiro delle truppe.
Servizio culturale - Un articolo di Giuseppe Degli
Agosti dal titolo "Tra le maglie del tessuto religioso, storico e
artistico di Milano": un volume dedicato alle chiese del capoluogo
lombardo.
Servizio italiano - In rilievo il tema delle
liberalizzazioni.
=======ooo=======
21 febbraio 2007
Il cardinale
Peter Erdö: si può vincere
la secolarizzazione in Europa
con la carità e la giustizia
Domenica scorsa si è chiusa a Wittenberg,
in Germania, la terza tappa dell’Assemblea ecumenica europea che avrà luogo a Sibiu, in Romania, dal 4 all’8 settembre 2007. L’incontro,
che ha visto la partecipazione di 150 delegati delle Chiese, delle Conferenze
episcopali, degli organismi e movimenti ecumenici del continente, si è svolto
sul tema dell’evangelizzazione in una Europa sempre
più secolarizzata. Il cardinale Péter Erdö, Primate d’Ungheria e presidente del Consiglio delle
Conferenze Episcopali Europee (CCEE) è stato co-presidente
dell’incontro insieme al presidente della Conferenza delle Chiese Europee
(KEK), pastore Jean-Arnold de Clermont.
Al cardinale Peter
Erdö, Márta Vertse, del Programma ungherese della
nostra emittente, ha chiesto come i movimenti ecumenici possano rispondere alle
grandi sfide che pone l’Europa:
R. – Ci sono molte sfide nel continente europeo,
una delle quali è sicuramente la secolarizzazione. Di fronte alla
secolarizzazione, noi cerchiamo di trasmettere la tradizione autentica di Gesù
Cristo e della fede cristiana. Questa tradizione comporta una forza liberatrice
dal peccato.
D. – Quali sono le esperienze e le preoccupazioni
di oggi nel continente?
R. – Ci sono preoccupazioni di tipo profondamente
religioso, soprattutto riguardo al rispetto della natura umana e della
creazione intorno a noi. La distruzione dell’ambiente, i cambiamenti climatici,
richiedono da tutti noi un comportamento molto più
serio, molto più responsabile: il superamento dell’egoismo. Esiste anche
un’altra grande sfida, che è la sfida della giustizia e dell’ingiustizia nel
nostro continente, perchè dopo i cambiamenti politici di 18 anni fa la parte ex
comunista del continente europeo ha subito dei cambiamenti sociali molto
grandi. In questo contesto, bisogna sottolineare uno dei valori europei
principali, che è la solidarietà, in altri termini, la carità cristiana, la
carità verso il prossimo.
D. – Uno degli argomenti più attuali dell’incontro
è stata la riconciliazione in Europa e nello stesso momento è stato lanciato il
decennio per sconfiggere la violenza nel nostro continente. Cosa significa
questo, in pratica?
R. – La violenza si sconfigge soprattutto con la
giustizia, perché la violenza come tale è soltanto una forma del comportamento
umano. Ma bisogna guardare anche al contenuto, alla realtà oggettiva della
natura delle cose e - se possiamo usare questa parola - la natura umana e i
bisogni fondamentali dell’essere uomo. Quindi, in base a questa realtà possiamo
cercare una società migliore, una vita migliore per tutti. Se prendiamo sul
serio questo impegno allora possiamo sperare che la violenza diminuisca.
Al via oggi Radioquaresima
di Orizzonti Cristiani
Da questa mezzanotte inizia Radioquaresima
2007, il ciclo che ogni anno la nostra redazione di Orizzonti Cristiani propone
agli ascoltatori per accompagnarli nella riflessione in un tempo così
particolare come quello quaresimale. La trasmissione che si compone di due
cicli, andrà in onda quotidianamente a mezzanotte, con replica alle 7.20 di
mattina, sulla modulazione di frequenza di 93.3 e 105MHz e in onda media di 585
kHz, mentre il giovedì, il venerdi e il sabato la messa in onda sarà anche alle 14.30,
alle 17.30 e alle 23.00. Al responsabile di Orizzonti Cristiani, Marco Cardinali, Massimiliano Menichetti ha
chiesto come è composta la Radioquaresima di
quest’anno:
R. - Da due cicli scritti appositamente per la
Radio Vaticana e pubblicati in due volumi. Il primo ciclo è composto dalle
meditazioni quotidiane, dal titolo “La preghiera. Gratuità necessaria
dell'amore”, pubblicato dall’Editrice Rogate e coordinato
da padre Vito Magno, che ha per autori esperti e teologi conosciuti a livello
internazionale. Il secondo ciclo è quello della nostra fascia più ampia di
trasmissione pomeridiano-serale ed ha per titolo
“Chiamati per nome. Il Battesimo incontro con Cristo”,
di don Ferruccio Bortolotto, edito dalla Lateran University Press.
D. - Perché la scelta di quest'anno è caduta su
questi temi?
R. - Nel pensare ai nostri ascoltatori e al modo
migliore di accompagnarli in questo tempo di grazia che ci introdurrà
al termine del cammino direttamente nella gioia della Pasqua di Risurrezione,
abbiamo pensato che la preghiera fosse un tema opportuno. Molti nel nostro
tempo, specie i giovani, hanno il forte desiderio della ricerca dell'Assoluto.
La preghiera è un modo privilegiato di entrare in contatto più profondo con se
stessi e soprattutto con Dio. Bisogna, però, imparare a pregare, affinché la
preghiera non sia, come troppo spesso è, un coprire la voce di Dio con le
nostre parole. Le meditazioni, dunque, vogliono essere un aiuto in questo
periodo per far sì che veramente la preghiera diventi, per tutti noi, una forza
quotidiana e un entrare in relazione col Cristo.
D. - Per quanto riguarda il ciclo dedicato al
Battesimo?
R. - Accanto alla preghiera si deve necessariamente
andare alla fonte della nostra vita da cristiani, che è appunto il Sacramento
del Battesimo, mediante il quale ‘veniamo sepolti con Cristo e con lui risorgeremo’, come ci dice San Paolo. L'autore Ferruccio Bortolotto, ci accompagna alla scoperta di tutti i segni e
i significati profondi della fede che ritroviamo nella celebrazione del
Sacramento stesso. Non dimentichiamo poi che la Quaresima era e rimane il
periodo privilegiato in cui i catecumeni si preparavano attraverso vari
scrutini, a ricevere il Sacramento dell'iniziazione Cristiana. L'intento di
queste trasmissioni è offrire a chi ci ascolta la possibilità di andare
all'essenza del nostro essere cristiano in una possibilità di incarnarlo nella
vita di ogni giorno.
=======ooo=======
21 febbraio 2007
“Eliminare insieme la povertà ed
animare la famiglia con amore”:
il messaggio per la
Quaresima 2007 della diocesi di Hong Kong, in Cina
“Eliminare insieme la povertà ed animare la famiglia con
amore”: è il tema indicato dalla Commissione per la preparazione quaresimale
della diocesi di Hong Kong, su cui si sofferma il messaggio per la Quaresima,
lanciato dal vescovo di Hong Kong, il cardinale Joseph
Zen Ze-kiun. Un messaggio – riferisce l’agenzia Fides
– legato alla realtà sociale della città. “La differenza tra i ricchi e poveri
della nostra società – afferma il porporato – è grave. Aiutare i poveri risulta
un impegno urgente. La famiglia è una comunità di amore, ma ad
Hong Kong si continuano a constatare tragedie domestiche”. E aggiunge: “Se non
consideriamo i vicini come nostri fratelli, come
possiamo costruire la grande famiglia sul fondamento che è l’Amore di Cristo?
L’egoismo interiore dell’uomo rifiuta la missione dell’amore. E troviamo sempre
scuse: anche io sono povero, anche io ho tanti problemi, non sono in grado di
aiutare gli altri”. Ma esiste una soluzione, secondo il cardinale Zen Ze-kiun: “Se potessimo fissare il nostro sguardo su Gesù in
Croce, non potremmo mai più fuggire da tale impegno. Questo mi fa ricordare la
mamma di San Giovanni Bosco – scrive il cardinale Zen – che ha già iniziato il
processo di beatificazione. I bambini accolti da don Bosco avevano distrutto il
suo orto, sporcato i vestiti appena lavati. Un giorno che non ce la faceva più,
chiese al figlio che la lasciasse tornare in campagna. Ma don Bosco non disse
una parola e indicò soltanto la Croce. Di fronte a Gesù sulla Croce non gli
rimase altro che arrendersi. Infatti, lei rimase ad accudire i
bambini irrequieti”. E conclude: “Avete in casa una Croce grande? Se ancora non
c’è, la Quaresima di questo anno potrebbe essere un’ottima opportunità per
comprarne una. Auguro a tutti di raccogliere i frutti abbondanti della
Quaresima”. (R.M.)
In occasione della Quaresima, i vescovi irlandesi
lanciano un allarme sull’abuso di alcool
In
Irlanda, il boom economico ha portato, insieme col benessere, un preoccupante
aumento del consumo di alcolici. Negli ultimi dieci anni esso è cresciuto del 40
per cento, mentre in altri Paesi europei è in calo. A lanciare l’allarme sono i
vescovi irlandesi, che al problema hanno dedicato la loro Lettera pastorale per
la Quaresima, intitolata: “Alcool, la sfida della moderazione”. Il documento è
stato pubblicato nella Giornata di preghiera per la moderazione, il 18
febbraio, e presentato a Dublino in occasione del 150.mo anniversario della morte di padre Theobold Matthew, fondatore del
Movimento per la moderazione in Irlanda, che dedicò la vita alla lotta all’alcolismo.
L’obiettivo dell’iniziativa – ha spiegato il vescovo ausiliare di Dublino,
mons. Eamonn Oliver Walsh – è “di aprire nel Paese un dibattito che permetta di
capire cosa stia accadendo e di cambiare le cattive abitudini al consumo di
alcool”. Secondo i vescovi, la diffusione di questo fenomeno sfida il popolo
irlandese, la Chiesa cattolica e il governo ad agire. “L’alcool – scrivono
nella lettera - ci pone di fronte alla nostra fragilità e debolezza, ma anche
coloro che non sono dipendenti hanno bisogno del sostegno degli amici, della
famiglia e di Dio. C’è molta gente intorno a noi che ha bisogno del nostro
aiuto”. I presuli propongono quindi che gli irlandesi si impegnino a ridurre di
un terzo il consumo di alcool e che lo Stato faccia del finanziamento della
cura e dei centri di recupero una priorità. Invitano poi i fedeli ad “astenersi
dall’alcool durante la Quaresima” e a incoraggiare familiari e amici a bere
meno. “Se promuoviamo l’astinenza o la moderazione e creiamo atteggiamenti
verso il consumo di alcool che conducano a uno stile di vita
migliore e più sano – conclude la
lettera – lasceremo una meravigliosa eredità alle nuove generazioni”. (L.Z.)
Nello Sri Lanka, una commissione speciale indagherà sulla scomparsa,
avvenuta sei mesi fa nella penisola di Jaffna, di
padre Jim Brown
La
scomparsa del sacerdote cattolico, padre Jim Brown, avvenuta esattamente sei mesi fa nella penisola
cingalese di Jaffna, sarà oggetto di
un’indagine da parte di una speciale Commissione di inchiesta per gli
abusi dei diritti umani, istituita dal presidente dello Sri
Lanka, Mahinda Rajapakse. Lo rende noto l’agenzia del PIME, AsiaNews. Il 20 agosto scorso, mentre infuriavano gli
scontri tra ribelli Tamil e militari governativi, il
sacerdote e il suo assistente, Vimalathas, sono
scomparsi nei pressi di un check point
militare ad Allaipiddy, zona sotto il controllo
dell’esercito nazionale. Nonostante i numerosi appelli da parte di leader
ecclesiastici e di organizzazioni per i diritti umani, fino a poco tempo fa le
autorità non hanno fatto nulla per rintracciarli. Il nunzio apostolico in Sri Lanka, mons. Mario Zenari, ha seguito in prima persona la vicenda, visitando i
familiari dei due cattolici e informandone il Papa stesso, “visibilmente
toccato dalla triste notizia”. “Mahinda Samarasinghe, ministro per i Disastri e i Diritti umani –
ha riferito mons. Zenari – mi ha assicurato che il
caso di padre Jim verrà
posto all’esame di una speciale Commissione di inchiesta voluta dal presidente Rajapakse”. “Le autorità con cui sono in contatto – ha
aggiunto il rappresentante vaticano – hanno mostrato volontà e personale
preoccupazione per la vicenda. Speriamo di conoscere la verità nei prossimi
mesi”. (R.M.)
I vescovi delle Filippine chiedono la pubblicazione
del Rapporto
sulle esecuzioni sommarie nel Paese
Il
presidente della Conferenza episcopale filippina, mons. Angel
N. Lagdameo, ha sollecitato il governo di Manila a
rendere pubblico il Rapporto della Commissione Melo, incaricata di indagare
sulle centinaia di esecuzioni sommarie avvenute nel Paese negli ultimi anni. Le
conclusioni della Commissione sono state presentate alla presidente delle
Filippine, Gloria Macapagal Arroyo,
lo scorso 30 gennaio, ma il contenuto è stato mantenuto segreto. “Il rapporto
deve essere pubblicato per rispetto e solidarietà con i familiari delle
vittime, che fino adesso hanno brancolato nel buio”, ha dichiarato mons. Lagdameo dai microfoni di Radio Veritas.
Un appello in questo senso era stato rivolto nei giorni scorsi anche dal
vicepresidente della stessa Conferenza episcopale, mons. Antonio J. Ledesma, e da mons. Oscar V. Cruz,
arcivescovo di Lingayen-Dagupan. Secondo organizzazioni
della società civile, sono state almeno 830 le persone uccise (politici,
giornalisti, operatori di base e attivisti di sinistra) per lo più in
circostanze mai chiarite, da quando la Arroyo si è insediata nel 2001. Teatro della maggior parte
degli omicidi sono le zone rurali, dove politici e notabili viaggiano con
guardie del corpo armate. L’ultimo è avvenuto lunedì, nella regione di Cotabato North, sull’Isola di Mindanao. La vittima era Hernani Pastolero, redattore capo del settimanale locale Lighting Courier, ucciso con due
colpi di pistola alla nuca da uno sconosciuto davanti alla sua abitazione. In
questi giorni, nel Paese è in corso la visita di un team speciale inviato
dall’Alto Commissariato ONU per i diritti umani per indagare sugli omicidi. (L.Z.)
In India, un gruppo “anti-sociale” distrugge il
Santuario di Santa Maria
di Melathurai, appena
ricostruito dopo la tragedia dello tsunami
Nello
Stato indiano del Tamil Nadu,
un gruppo di ignoti assalitori ha distrutto la notte del 17 febbraio scorso il
Santuario di Santa Maria di Melathurai, nella diocesi
di Kottar, colpito dallo tsunami
del 26 dicembre del 2004 e quasi del tutto ricostruito. Secondo AsiaNews, il segretario del Consiglio parrocchiale ha
informato la polizia che l’attacco è avvenuto ad opera
di “elementi anti-sociali”, che lavorano “per distruggere la pace e fomentare i
contrasti etnici e religiosi nella zona”. Nella denuncia, si chiede alle
autorità “di arrestare immediatamente i colpevoli di tale atto: altrimenti, si
rischiano scontri violenti anche nel nostro pacifico distretto di Kanyakumari”. Si afferma poi che “il governo dovrebbe
ricostruire il Santuario dedicato alla Vergine”. Per padre Stephen
Dominic, parroco di Pillaithopu
(che ha in cura il luogo di devozione), “l’assalto è stato ben
pianificato, portato a termine in una notte senza luna da un gruppo di persone
preparate e motivate”. “La struttura del nostro Santuario – ha spiegato – non
poteva essere danneggiata così gravemente solo da 2 o 3 persone”. (R.M.)
Il centenario dello scoutismo: alla Radio Vaticana,
la presentazione delle attività promosse dalla Federazione delle Guide e Scouts d’Europa Cattolici
Alla
vigilia della “Giornata del ricordo”, dedicata a Lord Baden
Powell, fondatore dello scoutismo, l’Associazione
italiana delle guide e scouts
d’Europa cattolici ha presentato stamani, presso la Sala Marconi della Radio Vaticana, il calendario degli
appuntamenti più significativi in agenda nel 2007, anno in cui lo scoutismo
internazionale compie 100 anni. Ad aprire le attività sarà la Cerimonia del Penny, grazie alla quale milioni di giovani contribuiranno
allo sviluppo del percorso educativo di Powell nei
Paesi più poveri del mondo. Alla presenza del cardinale Ersilio
Tonini e del presidente federale dell’Unione
internazionale delle guide e scouts d’Europa,
Giovanni Franchi dè Cavalieri, è stato annunciato,
tra l’altro, l’ “Euromoot”:
una tre giorni di cammino sui Monti Carpazi, che migliaia di ragazzi
protestanti, cattolici e ortodossi, di dieci nazionalità diverse, affronteranno
dal 4 all’11 agosto prossimi, fino al Santuario di Czestochowa.
Obiettivo: far rivivere ai rover e alle scolte, i
valori, i luoghi, la storia dell’Europa cristiana. (A cura di Francesca Fialdini)
Il prossimo 3 marzo, all’Auditorium Conciliazione di
Roma, Ennio Morricone mette in musica le parole di
Giovanni Paolo II
Dopo
i due concerti americani all’Assemblea generale dell’ONU e al Radio City Music
Hall, dopo l’Oscar alla carriera, Ennio Morricone
regala al pubblico di Roma il suo omaggio alla grande figura di Giovanni Paolo
II. Verrà eseguita il prossimo 3 marzo, all’Auditorium
Conciliazione, la prima mondiale de “Il canto del Dio nascosto”, cantata per
baritono, coro e orchestra composta dal maestro romano, autore di celeberrime
colonne sonore, su testi tratti da poesie, omelie ed encicliche di Papa Wojtyla. Le parole de “Il canto del Dio nascosto”, dal
titolo di una poesia di Giovanni Paolo II, spaziano dal 1939 a tutto il suo
Magistero, includendo anche la Redemptor Hominis, la Mulieris dignitatem e il discorso ai giovani per la GMG di Parigi
del 1997. In programma, anche le colonne sonore dei film “C’era una volta in
America”, “The Mission”, “Gli intoccabili”, “Vittime
di guerra”, “La leggenda del pianista sull’Oceano” (R.M.)
Oggi, Giornata mondiale della lingua madre. L’UNESCO
lancia il progetto “Adotta una lingua”
Adottare
una lingua minoritaria o in via di estinzione, per evitarne la scomparsa:
questo, l’intento di “Adotta una lingua!”, il progetto presentato dalla
Commissione nazionale italiana per l’UNESCO, in occasione dell’odierna Giornata
mondiale della lingua madre. L’iniziativa vuole incoraggiare le facoltà di
lingue e le istituzioni pubbliche e private che si occupano di studi
linguistici a sostenere una delle lingue “in pericolo”, “attraverso opportune
azioni di sviluppo e conservazione del patrimonio culturale di cui esse sono
depositarie”. Più del 50% delle 6700 lingue parlate nel pianeta è oggi a
rischio di estinzione: un dato che fa riflettere, se pensiamo che ogni lingua
che muore porta con sé un’intera visione del mondo. Secondo l’UNESCO, infatti,
la lingua madre è l’unico mezzo capace di esprimere pienamente ogni necessità
di comunicazione: non è un semplice veicolo di messaggi, ma è l’espressione di
valori culturali e sociali, di tradizioni e di conoscenze, e per questo va
salvaguardata e trasmessa alle generazioni future. E c’è di più: il 96% delle
lingue esistenti è parlato soltanto dal 4% della popolazione mondiale: in
Africa, ad esempio, si parlano un terzo delle lingue del mondo, ma la maggior
parte di esse non viene utilizzata nel settore
educativo, amministrativo, giudiziario e giornalistico. A livello globale,
infatti, sono poco più di un centinaio, le lingue cui è stato dato un posto
d’onore nel sistema educativo e in quello pubblico, e meno di 100 quelle
presenti nel mondo digitale. La lingua madre – afferma nel suo messaggio per la
Giornata il direttore generale dell’UNESCO, Koichiro Matsuura – è il fondamento sul quale ogni essere umano
sviluppa la propria personalità. Essa ci insegna a rispettare noi stessi, la
nostra storia e cultura, ma anche e soprattutto gli altri e la loro diversità”.
(A cura di Roberta Moretti)
=======ooo=======
21 febbraio 2007
- A cura di
Amedeo Lomonaco ed Eugenio Laurenzi -
- In
Iraq almeno 19 persone sono morte per nuovi attacchi a Najaf
e a Baghdad. Comincia a delinearsi, intanto, il piano per il disimpegno delle
Forze della coalizione: gli Stati Uniti annunciano di “voler lasciare il Paese
arabo con onore” e la Gran Bretagna ha reso noto che nelle prossime settimane
avvierà il graduale ritiro delle proprie truppe. Anche la Danimarca ha
annunciato il ritiro dei suoi soldati dall’Iraq. Il nostro servizio:
L’Amministrazione
statunitense ribadisce il proprio impegno in Iraq ma
comincia anche a far intravedere la possibilità di una prossima conclusione del
proprio intervento militare nel Paese arabo: durante un discorso pronunciato a
bordo di una portaerei statunitense vicino a Tokyo, il vice presidente
americano, Dick Cheney, ha
affermato che gli Stati Uniti vogliono “porre fine alla loro missione militare
in Iraq”. “Gli attacchi terroristici – ha aggiunto Cheney
- sono sollecitati dalla percezione di una debolezza”. Sul terreno, intanto, la
mancanza di un’adeguata scurezza ha dato la possibilità ad un kamikaze di
compiere una nuova strage: un attentatore suicida si è fatto saltare in aria a Najaf provocando la morte di almeno 16 persone, tra cui
diversi civili. A Baghdad sono rimaste uccise altre tre persone per
l’esplosione di una bomba. In questo drammatico scenario si profila poi
l’inizio di un graduale disimpegno del Regno Unito dall’Iraq: il primo ministro
Tony Blair ha annunciato che il numero dei soldati
britannici impegnati in Iraq scenderà “nei prossimi mesi” da oltre 7.000 a
5.500. Annuncio simile anche a Copenaghen, dove il primo ministro Anders Fogh Rasmussen
ha dichiarato che i soldati danesi in Iraq, circa 470, saranno rimpatriati
entro agosto. Le decisioni di Gran Bretagna e Danimarca di avviare il ritiro
dei propri contingenti arrivano poche settimane dopo quella
di Washington di inviare 21.500 uomini a sostegno dei 138 mila soldati
statunitensi già dislocati in Iraq.
-
Nuovo blitz israeliano nei Territori Palestinesi: un’unità speciale
dell’esercito dello Stato ebraico ha ucciso il capo del braccio militare della Jihad islamica a Jenin, nel nord
della Cisgiordania. I rappresentanti
del Quartetto per il Medio Oriente composto da Stati
Uniti, Unione Europea, Russia e Nazioni Unite si apprestano intanto a riunirsi
a Berlino per una nuova serie di colloqui tesi a rilanciare il processo di pace
tra israeliani e palestinesi. Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, aggiornerà le
delegazioni sui risultati del summit, tenutosi lunedì scorso a Gerusalemme, con
il premier israeliano, Ehud Olmert,
ed il presidente palestinese Abu Mazen.
- Prosegue il braccio di ferro tra Iran e Comunità internazionale
sul programma nucleare della Repubblica islamica: il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha ribadito che l’Iran continuerà il proprio
programma atomico anche se dovesse “rinunciare a
qualsiasi altro progetto per i prossimi 10 anni”. La dichiarazione del
presidente iraniano arriva nel giorno in cui scade l’ultimatum dell’ONU
all’Iran per la sospensione dei processi di arricchimento dell’uranio. A Roma,
intanto, la questione nucleare iraniana sarà al centro dell’incontro previsto
oggi tra il capo negoziatore iraniano, Ali Larijani,
ed il presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi.
- “Solo restando in Afghanistan l’Italia può continuare ad
esercitare il suo ruolo e l’azione per la pace a Kabul nella comunità internazionale”.
Lo ha detto il ministro degli Esteri italiano, Massimo
D'Alema, intervenendo stamani al Senato. E’ una
scelta difficile – ha spiegato D’Alema
- ma solo rimanendo “possiamo chiedere di essere relatori per le
missioni in Afghanistan nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite e
batterci per la Conferenza internazionale di pace”. Il
ministro degli Esteri ha poi sottolineato che “c’è
una profonda diversità tra l’operazione militare in Afghanistan approvata
dall’ONU, in base all'accertato fatto che ci fossero delle basi di Al Qaeda, e
quella in Iraq, basata
sulla menzogna dell’esistenza di armi di distruzione di massa”.
- Sono stati diffusi gli identikit di due dei probabili
attentatori, che nella notte tra domenica e lunedì avrebbero fatto esplodere
sul “treno dell'amicizia”, in viaggio tra India e Pakistan, le bombe che hanno
causato almeno 68 vittime. Oltre a questo nuovo attacco si devono comunque
registrare anche nuovi passi verso la riconciliazione: i governi dei due Paesi
hanno avviato nuovi colloqui di pace e firmato un accordo per ridurre i rischi
di incidenti legati alle armi nucleari.
- Sono ripresi oggi a Vienna i negoziati sul futuro status
del Kosovo. Partecipano esponenti serbi e kosovari, sotto la presidenza dell’Inviato speciale
dell’ONU, Martti Ahtisaari.
E’ stato intanto rivendicato intanto dall’UCK, l’Esercito di liberazione del Kosovo, l’attentato compiuto ieri notte a
Pristina contro tre autoveicoli della missione
ONU di amministrazione ad interim della provincia del Kosovo.
Sulle aspettative degli abitanti della regione, Stefano Leszczynski ha
intervistato Lush Gjergji,
parroco di Binca e vicario generale
dell’amministrazione di Prizren:
R. –
Siamo fiduciosi che si riesca a trovare finalmente una soluzione per soddisfare,
per quanto sia possibile, ambedue le parti, e per dare un segnale di democrazia
vera e propria anche con la gestione internazionale.
D. –
Tuttavia ci sono stati recentemente alcuni disordini, alcune manifestazioni…
R. –
Sicuramente, ci sono delle difficoltà ma questo non ha
rilevanza politica. Si tratta di un gruppo di giovani e giovanissimi che
cercano di esprimere il loro malcontento in questa maniera, purtroppo anche
violenta.
D. –
Qual è l’impegno della Chiesa per favorire la riconciliazione in Kosovo?
R. –
La nostra Chiesa ha cercato e cerca tuttora di essere una Chiesa-ponte
tra due realtà. Quindi cerchiamo di avere un dialogo ecumenico con la Chiesa
sorella e un dialogo interreligioso con la comunità islamica. La nostra
funzione è sia storica, sia provvidenziale, in questo momento.
D. –
La presenza internazionale viene ancora vissuta come
un elemento di tranquillità in Kosovo?
R. –
Sicuramente, e ne avremo bisogno a lungo, soprattutto della presenza militare.
Il passaggio dei poteri deve essere un passaggio graduale e sicuro, per dare a
tutti quanti la certezza che il Kosovo non è né degli
albanesi, né dei serbi, ma di tutti i cittadini, e che vuole essere un modello
di pace, di convivenza e, soprattutto, di riconciliazione e di perdono.
-
Nuovi spiragli di pace per la Somalia: il Consiglio di
sicurezza dell’ONU ha approvato, ad unanimità, una risoluzione per autorizzare
l’Unione Africana (UA) a dispiegare una forza di pace nel Paese africano. Nella
risoluzione si precisa che dopo un periodo di sei mesi il contingente dell’UA
potrebbe essere sostituito da una Forza composta da
Caschi Blu delle Nazioni Unite. La
Somalia negli ultimi mesi è stata
teatro di scontri tra miliziani delle Corti islamiche e soldati del governo
provvisorio appoggiati da truppe inviate dall’Etiopia. I guerriglieri islamici
si sono ritirati e le truppe governative hanno ripreso il controllo del
territorio ma attacchi e violenze non sembrano avere fine: ieri almeno 16
persone, in gran parte civili, sono rimaste uccise a Mogadiscio in seguito al
lancio di razzi contro postazioni di soldati etiopi. Secondo il governo somalo,
l’offensiva è stata lanciata da miliziani islamici rimasti nella capitale.
- In
Sudan un responsabile del principale gruppo ribelle ha rivelato stamani che
almeno 20 persone sono rimaste uccise ieri in un attacco sferrato dalle milizie
janjaweed nella parte meridionale della tormentata
regione del Darfur. L’attacco non è stato confermato
dall’Unione Africana; l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite aveva tuttavia
segnalato la massiccia presenza di miliziani arabi nella zona. Intanto, dal
Palazzo di Vetro, il segretario generale dell’ONU, Ban
Ki-Moon, sollecita il dispiegamento di una Forza
internazionale, da 6.000 a 11.000 uomini, nell’est del Ciad e nel nord-est
della Repubblica Centrafricana, per proteggere i
civili coinvolti nel conflitto in Darfur.
=======ooo=======