RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 43  - Testo della trasmissione di lunedì 12 febbraio 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Senza il rispetto della legge naturale, la vita, la famiglia e la società sono vittime del relativismo etico: così Benedetto XVI ai partecipanti al Congresso internazionale sul diritto naturale, promosso dalla Lateranense

 

Dal Papa i vescovi delle Marche in visita ad Limina: intervista con l’arcivescovo Luigi Conti

 

Aumentano i cattolici nel mondo, soprattutto in Africa ed Asia. E’ questo il dato principale che emerge dall’Annuario Pontificio 2007, presentato stamane al Papa

 

Il saluto del Papa ai malati ieri pomeriggio nella Basilica Vaticana al termine della Messa presieduta dal cardinale Ruini in occasione della Giornata mondiale del malato

 

Con la prolusione del cardinale Ruini ha avuto inizio oggi a Roma il XV Convegno nazionale italiano teologico-pastorale dell’Opera Romana Pellegrinaggi sul tema dei Cammini d’Europa

 

Annunciare il Vangelo e diffondere il messaggio del Papa attraverso le nuove tecnologie: così, ai nostri microfoni, padre Lombardi nel 76.mo anniversario della Radio Vaticana

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

In Portogallo il referendum sulla depenalizzazione dell’aborto non raggiunge il quorum ma il premier socialista Socrates afferma che cambierà la legge: intervista con Luigi Geninazzi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Celebrata una Messa ieri, al Santuario romano del Divino Amore, in occasione della Giornata diocesana della famiglia

 

In Italia diminuiscono i matrimoni e aumentano le coppie di fatto: lo rivela un’indagine ISTAT

 

In Indonesia, una folla di musulmani costringe alla chiusura una chiesa “domestica” nella provincia di West Java

 

Almeno 96 morti in Burkina Faso nel solo mese di gennaio per un’epidemia di meningite

 

In Indonesia, almeno 80 morti e 500 mila sfollati per le gravi alluvioni abbattutesi su Giakarta

 

Con una lettera, il superiore di Comunione e Liberazione, don Carrón, invita i membri del movimento fondato da mons. Giussani a partecipare all’udienza particolare concessa loro da Benedetto XVI il prossimo 24 marzo

 

Entra nel vivo il 57.mo Festival di Berlino, con quattro film dedicati all’America dello spionaggio, all’Africa dell’Apartheid, al Giappone della II Guerra mondiale e alla Chiesa di oggi

 

24 ORE NEL MONDO:

Un attentato fa strage in un mercato a Baghdad: almeno 70 i morti

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

12 febbraio 2007

 

 

Senza il rispetto della legge naturale, la vita, la famiglia e la società

vittime del relativismo etico: così Benedetto XVI ai partecipanti

al Congresso internazionale sul diritto naturale,

promosso dalla Lateranense

 

Nel mondo contemporaneo, si assiste a una deriva relativistica che ferisce drammaticamente la società: a fare le spese del mancato rispetto che si deve alla “legge morale naturale” è in molti casi la stessa vita umana, spesso oggetto di arbitrii, come pure la famiglia fondata da Dio sull’amore coniugale. Sono alcuni dei concetti espressi questa mattina da Benedetto XVI nel corso dell’udienza concessa ai circa 200 partecipanti al Congresso internazionale sul diritto naturale, promosso dalla Pontificia Università Lateranense. Scienza e fede possono e devono dialogare, ha detto il Papa nel suo lungo e denso intervento, purché non si dimentichi mai che “non tutto ciò che è scientificamente fattibile è anche eticamente lecito”. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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C’è una tentazione in agguato dietro l’agire umano: quella di dimenticarsi dell’esistenza di Dio, di tradire quella legge “scritta nel cuore dell’uomo” che viene prima di ogni legge umana, di ogni sapere scoperto dalla scienza, e che risponde al primo e generalissimo principio di “fare il bene ed evitare il male”. Al contrario, il rispetto della vita, il diritto alla libertà, l’esigenza di giustizia e di solidarietà che scaturiscono da questo principio sono spesso violati da arbitrii di potere o manipolazioni ideologiche, frutto di una visione dell’uomo e del mondo che non ha alla base alcun codice etico ma che tende a idolatrare il progresso.

 

E’ questa, in sintesi, la piattaforma culturale e spirituale sulla quale Benedetto XVI ha articolato il suo intervento sul tema della “legge morale naturale”, davanti alla platea di teologi, giuristi e scienziati che partecipano Congresso internazionale sul diritto naturale, promosso dalla Pontificia Università Lateranense. Pur vivendo un momento di straordinario sviluppo nell’acquisizione di forme di vita tuttavia, ha riconosciuto il Papa all’inizio del suo discorso, emergono delle evidenti contraddizioni:

 

“Vediamo tutti i grandi vantaggi di questo progresso, ma vediamo sempre più anche le minacce di una distruzione del dono della natura per la forza del nostro fare. E c’è un altro pericolo, meno visibile, ma non meno inquietante: il metodo che ci permette di conoscere sempre più le strutture razionali della materia ci rende sempre più incapaci di vedere la fonte di questa razionalità, la Ragione creatrice”.

 

Ecco, dunque, l’“urgenza”, ha obiettato Benedetto XVI, di riflettere sul tema della legge naturale, quale sorgente di norme, che precedono qualsiasi legge umana e non ammettono interventi in deroga da parte di nessuno:

 

“Tale è il principio del rispetto per la vita umana, dal suo concepimento fino al suo termine naturale, non essendo questo bene della vita proprietà dell’uomo, ma dono gratuito di Dio. Tale è pure il dovere di cercare la verità, presupposto necessario di ogni autentica maturazione della persona. Altra fondamentale istanza del soggetto è la libertà, tenendo conto del fatto che la libertà umana è sempre una libertà condivisa con gli altri (...)  E come non menzionare l’esigenza di giustizia (...) Doveroso è infine almeno un accenno all’attesa di solidarietà che alimenta in ciascuno, specialmente se disagiato, la speranza di un aiuto da parte di chi ha avuto una sorte migliore di lui”.

 

Tale “dover essere” è invece distante dalla realtà odierna. Con grande realismo, il Papa ha denunciato i condizionamenti imposti dall’imperante “positivismo giuridico”, in base al quale, in sostanza, sono gli “interessi privati” ad essere “trasformati in diritti”, quando invece a fare da base a “ogni ordinamento giuridico sia interno che internazionale” è e resta oggi la lex naturalis:

 

“La legge naturale è in definitiva il solo, valido baluardo contro l’arbitrio del potere o gli inganni della manipolazione ideologica. La prima preoccupazione per tutti, e particolarmente per chi ha responsabilità pubblica, è quindi aiutare perché possa progredire la coscienza morale. Questo è il progresso fondamentale e senza questo progresso tutti gli altri progressi non sono veri progressi”.

 

Le “applicazioni concrete” di quanto affermato, Benedetto XVI le individua anzitutto nel rispetto della famiglia, intesa come “quell’intima comunità di vita e d’amore coniugale, fondata dal Creatore” e quindi un “vincolo sacro”, come afferma il Vaticano II, che “non dipende dall’arbitrio dell’uomo”:

 

“Nessuna legge fatta dagli uomini può perciò sovvertire la norma scritta dal Creatore, senza che la società venga drammaticamente ferita in ciò che costituisce il suo stesso fondamento basilare. Dimenticarlo significherebbe indebolire la famiglia, penalizzare i figli e rendere precario il futuro della società”.

 

Purtroppo, ha affermato il Papa, nella società contemporanea si è preferito confinare il riferimento alla legge naturale nel campo della speculazione filosofica, piuttosto che vederne le ricadute nella vita sociale. E questo con conseguenze etiche allarmanti:

 

“In proposito, sento il dovere di affermare ancora una volta che non tutto ciò che è scientificamente fattibile è anche eticamente lecito. La tecnica quando riduce l’essere umano ad oggetto di sperimentazione finisce per abbandonare il soggetto debole all’arbitrio del più forte. Affidarsi ciecamente alla tecnica come unica garante di progresso, senza offrire nello stesso tempo un codice etico, che affondi le sue radici in quella stessa realtà, che viene studiata e sviluppata, equivarrebbe a fare violenza alla natura umana, con conseguenze devastanti per tutti”.

 

         Poiché, comunque, la legge naturale resta imperfetta e bisognosa di approfondimenti, un ruolo decisivo - ha concluso Benedetto XVI - lo giocano in questo contesto gli uomini di scienza:

 

“Gli scienziati devono anche contribuire ed aiutare a capire in profondità la nostra responsabilità per l’uomo e per la natura affidatagli. Su questa base è possibile e necessario sviluppare un fecondo dialogo tra credenti e non credenti, tra teologi, filosofi, giuristi, uomini di scienza che possono fornire anche ai legislatori un materiale prezioso per il vivere personale e sociale”.

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Benedetto XVI incontra un primo gruppo di vescovi

marchigiani, in visita ad Limina

- Intervista con l’arcivescovo Luigi Conti -

 

Nell’ambito delle visite ad Limina dei vescovi italiani, Benedetto XVI ha ricevuto oggi in Vaticano il primo gruppo di presuli della Conferenza episcopale delle Marche. Una regione che, su un milione e mezzo di abitanti, può contare su 1560 sacerdoti, tra secolari e regolari, 79 diaconi permanenti e 823 parrocchie. Sulla visita ad Limina, Paolo Ondarza ha intervistato l’arcivescovo di Fermo, Luigi Conti, presidente della Conferenza episcopale marchigiana: 

 

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R. - In un certo senso veniamo come San Paolo, nella Lettera ai Galati, “videre Petrum”, a vedere Pietro. Abbiamo bisogno di questo incontro con il Papa per rafforzarci nel nostro ministero. Da tempo noi abbiamo impegnato le nostre comunità diocesane a pregare per questo evento: più di 10 mila persone si sono prenotate per la visita al Santo Padre. E’ molto forte poi tra la gente il desiderio di andare a pregare sulla tomba di Giovanni Paolo II.

 

D. – La qualità della vita nelle Marche è tra le più elevate in Italia. Molteplici le ragioni: turismo, industria, agricoltura. Come si riflette questa situazione di benessere nella vita della Chiesa marchigiana?

 

R. – Negli ultimi anni, ha fatto cronaca, il cosiddetto modello marchigiano di sviluppo fatto di artigianato e di piccole imprese diffuse su tutto il territorio. L’attuale benessere ha origini profonde nella cultura contadina della nostra gente. Noi, Chiesa marchigiana sentiamo di gioire di questo progresso, ma ne avvertiamo anche i rischi: il rapporto problematico con la vita di tanti nostri fedeli, l’invecchiamento della popolazione che è un dato visibile ed anche un po’ di fatica davanti alla nuove culture e davanti all’immigrazione recente.

 

D. – Fino al 1860 le Marche appartenevano allo Stato Pontificio, oggi quanto è viva la tradizione religiosa in questa regione?

 

R. – Le Marche hanno ben 165 santuari riconosciuti anche dal punto di vista civile e sono già una dimostrazione di quanto sia radicata e diffusa capillarmente nel territorio la presenza della Chiesa. E’ chiaro, poi, che questa presenza è data soprattutto dalle parrocchie: pur avendo difficoltà dal punto di vista delle vocazioni, abbiamo potuto garantire per ogni comunità – anche per le più piccole – la presenza di un sacerdote. Possiamo dire che l’identità popolare del prete italiano trova la sua incarnazione più caratteristica nella nostra regione. La pietà popolare è poi ancora un valore permanente, ma che possiamo rivitalizzare. Basti pensare al pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, promosso da Comunione e Liberazione e dalla diocesi di Macerata: aggrega più di 60 mila persone ogni anno. Ci sono sempre nuove presenze. La diocesi di Fermo accoglie inoltre il Centro internazionale del cammino neocatecumenale, Servo di Jahwè. Una cosa che da noi è davvero impressionante è l’amore all’Eucaristia. Le Marche sono la culla delle Quarant’ore, ci sono una miriade di confraternite dedicate al Santissimo Sacramento. Un’ultima cosa che poi connota un po’ la religiosità di questa regione è che le Marche sono la terra dei Fioretti, la terra anche di grandi Santi come San Giacomo della Marca, San Giuseppe da Copertino, Santa Veronica Giuliani, San Nicola da Tolentino, padre Matteo Ricci che è stato il grande evangelizzatore della Cina.

 

D. – Loreto è stata spesso meta per incontri giovanili e continua ad essere luogo di importanti manifestazioni per i giovani in Italia...

 

R. – A Loreto, nella Spianata di Montorso abbiamo visto grandi raduni, anche intorno a Giovanni Paolo II. Lui stesso ha voluto quel centro che oggi è intitolato a lui: il Centro internazionale giovanile. Siamo, tra l’altro, in attesa perché il 1° e il 2 settembre di quest’anno, nell’ambito del progetto Agorà,  le diocesi marchigiane accoglieranno i giovani delle altre chiese che sono in Italia proprio nella Spianata di Montorso e lì ascolteremo Benedetto XVI e con lui adoreremo l’Eucaristia.

 

D. – Eccellenza, lei non nascondeva i problemi che la Chiesa vive in questa Regione...

 

R. – Sarebbero tanti, ma ne posso citare due in modo particolare. Noi siamo la regione con il clero più anziano d’Italia: l’età media è intorno ai 65 anni. Peraltro le Marche sono una regione con tantissimi e piccoli borghi sparsi un po’ ovunque, in cui diventa un po’ difficile garantire la presenza stabile ed adeguata di un sacerdote. Il primo problema è quindi un problema vocazionale. L’altro problema riguarda, invece, l’emergenza educativa: questo è il problema, forse, più serio da affrontare, quello del mondo dei giovani e delle famiglie che fanno fatica ad esercitare il loro servizio formativo ed educativo. Abbiamo istituito dei luoghi di spiritualità familiare e sono sempre più frequentati.

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Aumentano i cattolici nel mondo, soprattutto in Africa ed Asia.

E’ questo il dato principale che emerge dall’Annuario Pontificio 2007,

 presentato stamane al Papa

 

Aumentano i cattolici nel mondo, soprattutto in Africa ed Asia. E’ questo il dato principale che emerge dall’Annuario Pontificio 2007, presentato stamane al Papa dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e da mons. Leonardo Sandri, sostituto alla Segreteria di Stato per gli Affari Generali. La redazione del nuovo Annuario è stata curata da mons. Vittorio Formenti, incaricato dell’Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa e dall’equipe dei collaboratori. Il complesso lavoro di stampa è stato invece curato da don Elio Torrigiani, da Antonio Maggiotto e da Giuseppe Canesso, rispettivamente direttore generale, direttore commerciale e direttore tecnico della Tipografia Vaticana. Il Papa ha ringraziato per l’omaggio esprimendo interesse per i dati illustrati. Il volume sarà prossimamente in vendita nelle librerie. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Secondo i dati dell’Annuario, riferiti al 2005, i cattolici sono aumentati rispetto all’anno precedente di 17 milioni arrivando a circa un miliardo 115 milioni.  Si tratta di una crescita relativa (1,5%) molto vicina a quella della popolazione mondiale (1,2%), per cui la presenza dei cattolici nel mondo risulta sostanzialmente invariata al 17,20%. L’analisi geografica mostra un aumento dei cattolici superiore a quello della popolazione in Africa (3,1% contro il 2.5%), Asia (2,71% contro l’1,18%) e America (1,2% contro lo 0,9%). Più lieve la crescita in Europa.

 

Aumenta anche il numero dei sacerdoti salito nel 2005 a 406.411, con una crescita  dello 0,13 % rispetto al 2004. Ma a fronte di importanti incrementi per l’Asia (+3,80%) e per l’Africa (+3,55) si registra una certa flessione negli altri continenti. Risulta infine in crescita  il numero totale dei seminaristi (dai 113.044 del 2004 ai 114.439 del 2005): l’aumento si registra in particolare in Africa (3,46%),  Asia (2,90%) e America (0,6%), mentre c’è un calo dell’1,9% in Europa: stabile il dato dell’Oceania.  Nel 2005 su 100 candidati al sacerdozio di tutto il mondo, 32 erano americani, 26 asiatici, 21 africani, 20 europei e 1 dell’Oceania.

 

Durante il 2006, infine, sono state erette dal Santo Padre 12 nuove Sedi Vescovili; sono state costituite 9 Sedi Metropolitane e un’Amministrazione Apostolica. In tutto, sono stati nominati 180 nuovi vescovi.

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Contemplando la vita di Maria il dolore e la sofferenza possono

 essere vissuti con più serenità ed una maggiore apertura alla speranza: così ieri il Papa nel suo discorso ai malati al termine della Messa

celebrata dal cardinale Ruini nella Basilica vaticana

 

Anche quando sembra svanire il senso della speranza e la certezza della guarigione, guardare a Maria insegna ad avere una visione più serena della vita. Questo il messaggio che Benedetto XVI ha rivolto nel pomeriggio ai malati al termine della Messa presieduta dal cardinale vicario Camillo Ruini nella Basilica Vaticana, per l’Opera Romana Pellegrinaggi e l’UNITALSI, in occasione della festa della Madonna di Lourdes e della XV Giornata mondiale del malato. Il Papa ha benedetto anche una statua della Vergine, realizzata con offerte raccolte nel pellegrinaggio a Lourdes dello scorso fine settembre, e che farà tappa in tutte le diocesi italiane. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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Sono i piccoli, i poveri, i prediletti di Dio, ed a loro è rivelato il mistero del Regno dei cieli: con queste parole Benedetto XVI ha spiegato la singolare esperienza di Bernardetta Soubirous, rivolgendosi poi, specialmente, a “quanti sono colpiti da malattie gravi e dolorose”. Citando l’Esortazione apostolica Marialis cultus di Paolo VI, il Santo Padre ha esortato a contemplare la vicenda evangelica della Vergine, perché guardando ad essa la speranza prevale sull’angoscia, la comunione sulla solitudine, la pace sul turbamento, la bellezza sul tedio e la nausea. E per le persone particolarmente provate il Papa ha aggiunto:

 

Ad essi vorremmo far sentire la vicinanza materiale e spirituale dell’intera comunità cristiana. E’ importante non lasciarli nell’abbandono e nella solitudine mentre si trovano ad affrontare un momento tanto delicato della loro vita”.

 

Ma Benedetto XVI ha voluto inoltre esprimere il suo pensiero a quanti con pazienza ed amore mettono” a servizio dei malati competenze professionali e calore umano:

 

Penso ai medici, agli infermieri, agli operatori sanitari, ai volontari, ai religiosi e alle religiose, ai sacerdoti che senza risparmiarsi si chinano su di essi, come il buon Samaritano, non guardando alla loro condizione sociale, al colore della pelle o all’appartenenza religiosa, ma solo a ciò di cui abbisognano”.

 

Nel volto di ogni essere umano – ha proseguito il Papa – ancor più se provato e sfigurato dalla malattia, brilla il volto di Cristo, il quale ha detto:Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me’”. Poi il Santo Padre ha voluto anche ricordare l’esperienza di tanti pellegrini a Lourdes, nella “grotta di Massabielle, dove si incrociano il dolore umano e la speranza, la paura e la fiducia”:

 

“Quanti pellegrini, confortati dallo sguardo della Madre, trovano a Lourdes la forza di compiere più facilmente la volontà di Dio anche quando costa rinuncia e dolore, consapevoli che, come afferma l’apostolo Paolo, tutto concorre al bene di coloro che amano il Signore”.

 

E nella sua omelia, durante la celebrazione che ha preceduto l’incontro dei membri dell’UNITALSI e degli operatori dell’Opera Romana Pellegrinaggi con Benedetto XVI, il cardinale vicario Camillo Ruini ha invitato i fedeli a ripensare alle parole che Maria ha affidato alla piccola Bernardetta Soubirous:

 

“È bello far riecheggiare in noi il suo messaggio, il suo invito, l’invito alla penitenza, alla conversione del cuore e della vita, l’invito alla preghiera, l’invito alla carità. Da questo invito di Maria è nato un grande movimento di vicinanza e di solidarietà verso gli ammalati, come sulla base di questo invito tanti ammalati si sono messi in viaggio, in cammino per Lourdes.

 

Al termine della Messa tanti malati hanno voluto rendere il loro omaggio alla Madonna accendendo delle fiaccole e a loro Benedetto XVI ha detto ancora:

 

La candela, che tenete accesa tra le mani, sia anche per voi, cari fratelli e sorelle, il segno di un sincero desiderio di camminare con Gesù, fulgore di pace che rischiara le tenebre e ci spinge, a nostra volta, ad essere luce e sostegno per chi ci vive accanto. Nessuno, specialmente chi si trova in condizioni di dura sofferenza, si senta mai solo e abbandonato.

 

Poi le luci della Basilica Vaticana si sono spente rendendo suggestivo il canto “aux flambeau” dei fedeli a Maria.

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E proprio ieri nella capitale della Corea del Sud, Seoul, si sono concluse le celebrazioni ufficiali della XV Giornata mondiale del malato. Il servizio di Gianfranco Grieco.

 

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La celebrazione della XV Giornata mondiale del malato voleva segnare per la Chiesa che è in Corea un nuovo inizio. Ne è fortemente convinto il cardinale Nicholas Cheong Jinsuk, arcivescovo di Seoul, il quale nell’ottobre del 2004 istituiva qui nella capitale il Comitato per la vita, con lo scopo di annunciare il Vangelo della vita. Questo Comitato promuove il Fondo denominato “Mistero della vita” e raccoglie 10 miliardi di won, che corrispondono a 10 milioni di dollari, per promuovere la ricerca. Tutti i fedeli dell’arcidiocesi fanno donazioni a questo Fondo con cento won, circa dieci centesimi al giorno. Il premio del Mistero della vita di 300 milioni di won, circa 300 mila dollari, viene consegnato a chi ha ottenuto i successi più significativi nella ricerca ispirata ai criteri della bioetica. “Nella cura pastorale, per tutelare i diritti umani, la Chiesa deve dare priorità alla difesa della dignità della vita umana”, sottolineava - a conclusione della XV Giornata mondiale del malato - il cardinale di Seoul. L’embrione umano è vita umana. Tutelare la dignità della vita umana è la missione storica della nostra Chiesa coreana. E la tre giorni di Seoul dava così al cardinale Cheong e alla Chiesa coreana nuovi stimoli e nuovi impegni per proclamare il Vangelo della vita, senza compromessi e senza accettare manipolazioni.

 

Da Seoul, padre Gianfranco Grieco, per la Radio Vaticana.

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Con la prolusione del cardinale Camillo Ruini

ha avuto inizio questa mattina a Roma il XV Convegno nazionale italiano teologico-pastorale dell’Opera Romana Pellegrinaggi

sul tema dei Cammini d’Europa

 

Autorevoli esponenti del mondo della Chiesa, della cultura e della politica, sono presenti al XV Convegno teologico-pastorale dell’Opera Romana Pellegrinaggi in corso a Roma fino a mercoledì sul tema dei Cammini d’Europa. Presenti anche delegazioni di alcuni Paesi europei. A margine dei lavori il cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana, rispondendo alle domande dei giornalisti in merito al disegno di legge sui DICO ha sottolineato che su questa questione “sono già state dette da parte nostra tante cose importanti e, credo, che tutto ciò era necessario”. Il porporato ha quindi affermato che a questo proposito “potrà essere importante una parola meditata, ufficiale, che sia impegnativa per coloro che accolgono il Magistero della Chiesa e che possa essere chiarificatrice per tutti”. Sui lavori del Convegno, che si svolgono al Torre Rossa Park Hotel, ascoltiamo il servizio di Giovanni Peduto:

 

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Quei pellegrini, che come leggiamo in Dante (Vita Nova, XL) si dirigevano a Roma, i Romei, a Santiago de Compostela, i Giacobei, ed infine a Gerusalemme, i Palmieri, ispirano quest’anno il tema del Convegno che suona così “Cammini d’Europa. Romei, Palmieri, Giacobei”, convegno realizzato in collaborazione con la Regione Lazio, la Provincia ed il Comune di Roma. Dopo l’introduzione dell’amministratore delegato, mons. Liberio Andreatta, ha salutato i convegnisti il sindaco di Roma Veltroni dicendo, fra l’altro, che volentieri aderirà, a nome di tutta la città di Roma, al progettato viaggio dell’Opera Romana Pellegrinaggi a Trebisonda per onorare la memoria di don Andrea Santoro. Il cardinale vicario Camillo Ruini ha quindi con la prima relazione in programma aperto i lavori di questo tradizionale appuntamento. Il tema di quest’anno ruota attorno a quei Cammini che hanno connesso o quasi formato la geografia di questa Europa. Se una “famiglia” europea, nonostante le guerre e le divisioni, è tuttavia riconoscibile, ciò lo si deve anche, o forse innanzitutto, alle reti che il pellegrino vi ha disegnato per secoli. A tessere la rete, oltre ai passi dei nostri antichi padri, l’identità cristiana. Per questo motivo oggi come non mai ripercorrere questi Cammini è un’occasione preziosissima di sperimentare con mano ciò che diceva Goethe L’Europa è nata in Pellegrinaggio e la sua lingua materna è il Cristianesimo”. “Proprio così il cristianesimo, il rafforzamento delle radici cristiane, può aiutare l’Occidente – ha detto il porporato – a riannodare i fili di quel nuovo e positivo incontro con le altre culture e religioni di cui oggi il mondo ha estremo bisogno, ma che non può realizzarsi sulla base di un radicale secolarismo, che estranierebbe le altre culture da loro stesse … Il pellegrinaggio in questo contesto ridiventa oggi un’occasione per conoscere, toccare e sperimentare la vita, la storia umana e i valori dei popoli europei che, pur essendo molto diversi fra loro, hanno la comune caratteristica di essere stati segnati dal cristianesimo … I Cammini d’Europa rappresentano dunque un’occasione per ritrovare un’identità che sembra offuscarsi”. Durante questi giorni si avvicenderanno al tavolo degli oratori il vescovo Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense; mons. Ravasi, biblista e prefetto della Biblioteca Ambrosiana; il vescovo Piacenza, presidente della Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa; mentre i cardinali Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e Bertone, Segretario di Stato, presiederanno le celebrazioni eucaristiche di questa sera e di domani. A rappresentare il mondo accademico sono presenti le professoresse Scaraffìa e Morra ed il professor Rusconi. Numerose anche le presenze politiche: il presidente della Provincia di Roma Gasbarra e il presidente della Regione Lazio Marrazzo. Previsto l’intervento del ministro Rutelli e la partecipazione dell’on. Adornato alla tavola rotonda conclusiva che sarà moderata dal direttore de Il sole 24 ore, Ferruccio De Bortoli. Le conclusioni saranno tratte dal direttore dell’Opera Romana Pellegrinaggi, padre Cesare Atuire.

 

Dal Torre Rossa Park Hotel, Giovanni Peduto, Radio Vaticana.

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Annunciare il Vangelo e diffondere il messaggio del Papa

attraverso le nuove tecnologie: così, padre Lombardi

nel 76.mo anniversario della Radio Vaticana

        

Con un radiomessaggio in latino di Pio XI, nasceva 76 anni fa la Radio Vaticana. “Invenzione marconiana”, la definì nell’occasione Papa Ratti. E, in effetti, la prima stazione radio pontificia fu realizzata proprio grazie a Guglielmo Marconi, che mise il suo genio al servizio della Santa Sede. Il 75.mo anno di vita della Radio ha avuto come momento culminante la visita di Benedetto XVI. Nel suo discorso, tenuto a Palazzo Pio il 3 marzo dell’anno scorso, il Papa ha esortato quanti lavorano alla Radio Vaticana a promuovere il dialogo della verità, sottolineando l’importanza dell’emittente per collegare il centro della cattolicità con i diversi Paesi del mondo. Per una riflessione sul significato della ricorrenza odierna e sulle sfide più importanti per la Radio Vaticana, Alessandro Gisotti ha intervistato il direttore generale della nostra emittente, padre Federico Lombardi:

 

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R. – E’ la conclusione del 75.mo, un anno in cui noi abbiamo lavorato e riflettuto molto sulla nostra missione e sulla sua attualità. E’ un anno che è stato poi solennizzato dalla visita del Santo Padre, come evento centrale. Per quanto riguarda la nostra riflessione sulla Radio Vaticana e sulla sua attualità, per noi è assolutamente chiaro che il fatto di collegare il cuore della Chiesa a tutta la sua realtà universale, mettere a disposizione di tutti la parola del Santo Padre e il suo Magistero come orientamento e come proposizione di grandi valori dell’umanità di oggi, è una missione che è sempre attualissima. Noi, come Radio Vaticana, non siamo legati nello svolgere questa missione ad una sola tecnologia particolare; noi siamo, anzitutto, una grande realtà che cerca di tradurre i messaggi del Santo Padre e della Chiesa universale in tante lingue diverse – noi ne usiamo più di 40 – e far capire, quindi, ad uditori, a pubblici di culture, di collocazioni, di composizione molto varia, che si trovano in tutto il mondo, qual è questo messaggio. Ecco da Roma svolgiamo questo servizio di traduzione multiculturale del messaggio della Chiesa per tutto il mondo. Questa è la nostra funzione fondamentale, che si traduce poi tecnicamente in modi diversi per raggiungere questi nostri ascoltatori, questi nostri interlocutori. Tradizionalmente c’è stata la tecnologia della Radio, con le sue Onde Corte, con le sue Onde Medie, con la Modulazione di Frequenza, ma oggi ci sono moltissime altre tecnologie: oggi c’è Internet; ci sono i satelliti; c’è il podcast; l’email… Noi ci siamo così attrezzati nel tempo per utilizzare tutte queste tecnologie per svolgere al meglio la sua missione. Per capire, quindi, che cos’è veramente la Radio Vaticana, credo che bisogna mettere un po’ tra parentesi la parola Radio, non esserne cioè troppo condizionati o legati e pensare a questa grande realtà che genera continuamente informazione, a partire dal cuore della Chiesa e dal Ministero del Santo Padre. La genera in tante lingue e culture differenti e la mette a disposizione con le tecnologie più appropriate per il mondo di oggi. Questo è un po’ il messaggio che noi, a 76 anni di età, vogliamo dare per chi ci chiede di capire qual è effettivamente la nostra realtà e il nostro servizio.

 

D. – Nel suo compito di evangelizzazione e di informazione la Radio Vaticana, chiaramente non è sola, guardando anche agli altri mezzi di comunicazione del Vaticano…

 

R. – Infatti, quando dico che la Radio non è più soltanto una radio, perché usa tante e diverse tecnologie, dico allo stesso tempo che entra in un contesto di comunicazione globale, in cui deve sempre più collaborare strettamente con tanti altri media e strumenti di comunicazione sia a livello di Chiesa universale, con tutti coloro che ritrasmettono i nostri programmi, radio e televisioni che prendono da noi l’audio e i commenti delle celebrazioni del Santo Padre, ma  anche nella realtà vaticana stessa, in cui abbiamo la stampa (L’Osservatore Romano), con cui coltiviamo molte forme di collaborazione; il Centro Televisivo Vaticano (CTV), con cui siamo veramente ad un livello di sinergia molto, molto approfondito; il sito web del Vaticano (Vatican.va), con cui siamo in certo senso complementari con quello che noi forniamo via web; naturalmente il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, con cui ci sono pure molte forme di intesa, di scambio di informazioni e di collaborazioni; la Sala Stampa, a cui forniamo audio e forme di documentazione, che possono essere utili anche per i giornalisti accreditati. Ci sentiamo, quindi, veramente parte di un contesto ampio e ricco in cui, con l’evoluzione delle forme di comunicazione sociale, dobbiamo intenderci e collaborare sempre più profondamente.

 

D. – Come lei accennava, il 75.mo anno di vita della Radio Vaticana ha avuto come evento culmine la visita del Santo Padre Benedetto XVI a Palazzo Pio. Quale importanza riveste oggi nell’attività quotidiana della Radio Vaticana quella visita del Papa?

 

R. – Un incontro personale con il Papa è, naturalmente, per tutti noi – sia come comunità, sia come singoli – un momento assolutamente fondamentale, anche proprio di incoraggiamento per sentirci in comunione con colui che noi, ogni giorno, vogliamo servire nel suo ministero per la Chiesa. Il fatto che egli abbia passato con noi un’ora e mezzo, abbia girato per tutti i nostri uffici, per le nostre regie e i nostri studi, abbia visto i nostri posti di lavoro, si sia intrattenuto così gentilmente ed abbia accettato i nostri saluti ed i nostri piccoli doni, abbia pregato con noi… questo è un qualcosa che rimane assolutamente indimenticabile ed è veramente una pietra miliare del nostro cammino. Ci siamo sentiti incoraggiati, capiti, vorrei dire veramente capiti ed ascoltati in quello che è il nostro desiderio di servirlo nel modo migliore per il servizio dell’annuncio del Vangelo e della Chiesa.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - "Nel volto di ogni essere umano, ancor più se provato e sfigurato dalla malattia, brilla il volto di Cristo": l'incontro di Benedetto XVI con gli ammalati nella Basilica Vaticana nel giorno della memoria della Beata Vergine di Lourdes, XV Giornata mondiale del malato.

 

Servizio estero - In evidenza l'Iraq: settanta morti in un attentato compiuto in un centro commerciale.

 

Servizio culturale - Un articolo di Marco Testi dal titolo "Giosuè Carducci e i suoi limiti ottocenteschi": nel centenario della morte un giudizio critico al di là delle convenzioni.

 

Servizio italiano - In primo piano la violenza negli stadi.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

12 febbraio 2007

 

 

In Portogallo il referendum sulla depenalizzazione dell’aborto

non raggiunge il quorum, ma il premier socialista Socrates

sulla scia della vittoria dei  “sì” annuncia: cambieremo la legge

- Intervista con Luigi Geninazzi -

 

 

Il Portogallo si prepara a una nuova fase del dibattito politico per  la depenalizzazione dell’aborto. Nonostante il referendum di domenica non abbia raggiunto il quorum del 50%, il premier socialista José Socrates ha annunciato che seguirà comunque la volontà di coloro che hanno optato per il sì, e cioè circa il 58% dei votanti. La legge portoghese del 1984 è considerata una delle più restrittive d’Europa e prevede che si possa abortire soltanto in caso di malformazione del feto, violenza carnale o rischio grave per la salute della madre. Gli aborti considerati illegali invece vengono puniti con pene fino a tre anni sia per la donna che interrompe la gravidanza sia per il personale medico. Per una riflessione sull’esito del referendum portoghese, Stefano Leszczynski ha intervistato Luigi Geninazzi, inviato del quotidiano Avvenire.

 

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R. - La riflessione è come se si fosse svolto un sondaggio: si contano i ‘sì’ e i ‘no’ e i ‘sì’, in questo caso, hanno vinto. Di fatto il premier socialista José Socrates aveva già detto, alla vigilia della consultazione popolare, che avrebbe tenuto conto del voto anche se non si fosse raggiunto il quorum e questo ha un po’ disincentivato gli elettori ma soprattutto ha fatto già capire che il governo socialista, che ricordiamo in Parlamento gode della maggioranza assoluta, è deciso a modificare questa che è una delle leggi più severe, in fatto di aborto, in tutta Europa.

 

D. – La modifica di questa legge sarà una modifica che terrà conto anche della grande quantità di pareri negativi o sarà uno stravolgimento totale di quanto previsto oggi?

 

R. – Io credo che siccome c’è già un testo di legge pronto, si cercherà dentro il Parlamento di portare avanti questa legge che dovrebbe però introdurre delle modifiche rispetto al quesito referendario. Il quesito referendario poneva solo una domanda sulla depenalizzazione senza dire quali saranno le conseguenze oltre alla modifica del codice penale. Qui, come fanno osservare molti del fronte delno’, c’è stato un po’ un equivoco, un gioco ambiguo nel senso che si è chiesto alla gente di esprimersi sulla depenalizzazione ed è chiaro che la maggioranza non vuole che una donna, dopo aver abortito, vada in carcere ma nello stesso tempo è chiaro che con questo passa una vera e propria liberalizzazione e anche qui, tutti i sondaggi d’opinione, rivelano che in Portogallo la stragrande maggioranza è contro la permissività sull’aborto. Quindi è un difficile passaggio che però il Parlamento potrà risolvere secondo una linea, non diciamo “zapaterista” ma certo radical-socialista. Cambierà questa legge, introdurrà delle piccole modifiche nel senso che dirà che prima di abortire la donna avrà un colloquio con il medico e con lo psicologo ma di fatto si allineerà a quello che avviene nella maggior parte dei Paesi europei.

 

D. – La Conferenza episcopale portoghese non si è ancora espressa ufficialmente...

 

R. – Il fatto che ci sia un così alto astensionismo significa che la maggioranza dei portoghesi non vedeva la necessità di cambiare questa legge. I vescovi quindi si sono espressi già molto tempo prima del referendum di ieri e in questi giorni hanno una riunione già stabilita da tempo a Fatima e credo che la Conferenza episcopale emetterà un comunicato fra pochi giorni, quando appunto finirà questa riunione.

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CHIESA E SOCIETA’

12 febbraio 2007

 

 

La famiglia, “base della società umana”, va “apprezzata e sostenuta”

davanti al mondo che vorrebbe “organizzarsi senza tenerne conto”:

così, il vice gerente di Roma, arcivescovo Luigi Moretti, durante la Messa,

 ieri al Santuario del Divino Amore,

 in occasione della Giornata diocesana della famiglia

 

ROMA. = “L’uomo e la donna sono stati creati per unirsi e tornare come carne unica, nel disegno che è di Dio”. Questo, il cuore del messaggio dell’arcivescovo Luigi Moretti, vicegerente di Roma, durante l’omelia della Messa celebrata ieri al santuario romano del Divino Amore, in occasione della Giornata diocesana della famiglia. Come riferisce l’AGI, l’arcivescovo ha affermato che è compito delle istituzioni religiose trasmettere il Vangelo dell’amore in ogni società e in ogni condizione. La famiglia – ha sottolineato il presule – non è un “problema”, ma “la possibilità” che Dio offre agli uomini di vivere in pienezza e in libertà la loro vita. Secondo mons. Moretti, la famiglia è estrinsecazione dell’amore divino e “base della società umana”, che va “apprezzata e sostenuta” davanti a ciò che le è contrario, davanti al mondo che vorrebbe “organizzarsi senza tenerne conto” e davanti agli “atteggiamenti, alle mentalità e alle scelte di vita che distruggono ciò che ne costituisce il nucleo”. Il presule ha quindi richiamato la comunità cristiana a “ricostituire una grande rete di solidarietà tra i vari nuclei familiari” e a riflettere sulla necessità di riuscire a “trasmettere il valore della famiglia e le modalità di vivere l’amore” alle generazioni future, ricordando anche ai vari membri del nucleo familiare di rinnovare l’impegno a pregare insieme, nonché ai genitori di “aprire i Vangeli insieme ai propri figli”. (R.M.)

 

 

In Italia diminuiscono i matrimoni e aumentano le coppie di fatto:

lo rivela un’indagine ISTAT, secondo cui nel 2005

sono state 250 mila le nozze rispetto a 500 mila libere unioni

 

ROMA. = In Italia ci si sposa sempre di meno (un dato in calo dal 1972), sempre più in età matura e si sceglie al contrario di formare la famiglia al di fuori del vincolo del matrimonio: è quanto emerge da un’indagine ISTAT, secondo cui nel 2005 sono stati celebrati poco più di 250 mila matrimoni, a fronte di oltre 500 mila coppie di fatto. “Un fenomeno – precisa l’ISTAT – in rapida espansione (solo 10 anni fa erano meno della metà), anche se in Italia le libere unioni non sono ancora così frequenti come in altri Paesi europei". Dallo studio, emerge inoltre che “accanto alle convivenze prematrimoniali cresce l’accettazione sociale della convivenza come modalità di formazione della famiglia alternativa al matrimonio”. La conferma di questo mutato atteggiamento arriva anche dalle informazioni sulle nascite rilevate dall’ISTAT: l’incidenza di bambini nati al di fuori del matrimonio è, attualmente, intorno al 15%, cioè quasi 80 mila nati all’anno, quasi il doppio rispetto a 10 anni fa, quando questo valore era pari all’8%. Si è rafforzata poi la tendenza alla posticipazione delle nozze verso età più mature: gli sposi alle prime nozze hanno un’età media intorno ai 32 anni e le spose intorno ai 30, quattro anni in più dell’età che avevano in media i loro genitori al primo matrimonio. E c’è da dire che la tendenza alla diminuzione dei matrimoni e alritardo’ delle nozze è diffusa in tutto il Paese, anche se il fenomeno presenta delle importanti differenze territoriali: ci si sposa infatti più al Sud e nelle Isole che al Nord. (R.M.)

 

 

In Indonesia, una folla di musulmani costringe alla chiusura

 una chiesa domestica nella provincia di West Java

 

JAKARTA. = Nella provincia indonesiana di West Java, una folla di musulmani ha costretto ieri alla chiusura una chiesa domestica nella reggenza di Bandung. Un centinaio di persone, tra residenti locali e membri della Divisione anti-apostasia del Forum degli Ulema islamici (FUUI), ha fatto irruzione nella casa di Tayung, nel villaggio di Padawulun, usata settimanalmente come luogo di preghiera dagli aderenti al Gruppo Bethel Church (GBI), costringendo i presenti a lasciare l’edificio. A quanto riferiscono gli organizzatori della violenta manifestazione anti-cristiana, citati da AsiaNews, “in passato già erano state inviate rimostranze ai responsabili della GBI sulle attività religiose nella casa di Tayung, ma senza ricevere risposta”. Gli abitanti e alcuni estremisti contestano il fatto che l’abitazione sia stata illegalmente convertita in una chiesa e, per di più, che questa si trovi nei pressi di una moschea. “La dura reazione della folla – spiega Omay Komarudin, capo del villaggio – è giustificata, in quanto i nostri avvertimenti non sono mai stati presi in considerazione”. La zona di Bandung è stata già teatro di simili incidenti. Dal 2005 si assiste ad un crescendo delle violenze contro le cosiddette chiese domestiche illegali. Per rispondere al problema, il governo centrale un anno fa ha varato l’attesa revisione del Decreto ministeriale che regola la costruzione di luoghi di culto. Tuttavia, le lunghe procedure e difficoltà per ottenere i permessi ad edificare costringono ancora numerose comunità religiose a praticare la propria fede nell’illegalità. (R.M.)

 

 

Almeno 96 morti in Burkina Faso nel solo mese di gennaio

 per un’epidemia di meningite. Il governo cerca di correre ai ripari

e lancia una campagna di vaccinazione di massa

 

OUAGADOUGOU. = Nel solo mese di gennaio, 96 persone sono morte in Burkina Faso per un’epidemia di meningite, che ha fatto registrare anche 789 casi sospetti di contagio: lo riferisce l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), precisando che le zone maggiormente colpite sono i distretti di Ouargaye, Banfora, Batie e Sapouy. Come riferisce l’agenzia MISNA, il governo ha avviato nei giorni scorsi una campagna di vaccinazione di massa nel distretto di Ouargaye, in cui si è registrato il maggior numero di casi. Per le autorità locali, l’epidemia sarebbe da ricondurre ad una campagna di vaccinazione incompleta condotta l’anno scorso, che non sarebbe riuscita a coprire l’intero Paese. Secondo i dati dell’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite (OCHA), circa un migliaio di persone sarebbero morte per la stessa malattia nel corso del solo 2006. Il Burkina Faso, infatti, si trova nella cosiddetta “fascia della meningite”, ovvero quell’area del continente africano a sud del Sahara che va dal Senegal all’Etiopia. La malattia fa la sua comparsa durante la stagione secca, tra dicembre e gennaio, quando comincia a spirare il vento Harmattan, principale vettore dei germi della meningite. (E.L.)

 

 

In Indonesia, almeno 80 morti e 500 mila sfollati per le gravi alluvioni

abbattutesi sulla capitale, Jakarta.

Pessime le previsioni meteorologiche per i prossimi giorni

 

JAKARTA.= E’ di 80 morti e 500 mila sfollati il bilancio, ancora provvisorio, delle gravi alluvioni che si sono abbattute nei giorni scorsi sulla capitale indonesiana, Jakarta, e sui vicini distretti di Belasi, Karawang e Tangerang: lo rivela il “Jakarta crisis center”, che fa parte del coordinamento delle forze dell’ordine della capitale, citato dall’agenzia MISNA. “In più zone alluvionate della città le acque si sono ritirate, ma bisogna cercare di convincere gli sfollati ad andare nei rifugi, prima che riprendano con forza le piogge”, ha affermato Laksmita Novera, dell’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari dell’ONU (OCHA), ricordando le pessime previsioni meteorologiche per i prossimi giorni. “La gente – ha aggiunto – fa molta resistenza a lasciare e ad allontanarsi dalle abitazioni perché teme atti di sciacallaggio, per questo resta accampata lì intorno nonostante le condizioni precarie e il pericolo”. Il fenomeno delle inondazioni a Jakarta ha un ciclo quinquennale, ma – ha precisato Novera – quest’anno la situazione è più grave che in passato. Secondo alcuni esperti, il peggioramento rispetto all’alluvione del 2002, ricordata come la più drammatica nella storia della città, sarebbe da imputare non solo all’aumento delle precipitazioni, ma anche alla distruzione delle foreste di mangrovie, tagliate per far posto alla costruzione di quartieri residenziali. (E.L.) 

 

 

Con una lettera, il superiore di Comunione e Liberazione,

don Juliá Carrón, invita i membri del Movimento,

 fondato da mons. Luigi Giussani a partecipare all’udienza particolare concessa loro da Benedetto XVI il prossimo 24 marzo

 

CITTA’ DEL VATICANO. = Il movimento di Comunione e Liberazione (CL) ha invitato i suoi membri a partecipare all’udienza particolare concessa loro da Benedetto XVI il prossimo 24 marzo. La convocazione – riferisce l’agenzia Zenit – è stata presentata attraverso una lettera, datata 30 gennaio 2007, indirizzata da don Julián Carrón, superiore della realtà ecclesiale fondata da mons. Luigi Giussani. L’udienza avrà luogo in occasione del 25.mo anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione, avvenuto con un decreto del Pontificio Consiglio per i Laici dell’11 febbraio 1982. “Tutti noi siamo ben consapevoli dell’importanza della figura del Successore di Pietro per la vita della Chiesa – afferma don Carrón nella lettera –. In lui abbiamo il punto di riferimento incrollabile della nostra fede, senza il quale essa decadrebbe in una delle tante varianti ideologiche che dominano il mondo”. “Papa Benedetto – aggiunge – ha avuto e ha un legame così singolare con la nostra storia che lo sentiamo particolarmente vicino. Ci conosce bene, così come conosceva bene don Giussani: tutti abbiamo avuto occasione di vederlo al suo funerale”. E sottolinea: “Tutti sappiamo che cosa ha significato per la nostra esperienza il mandato di Papa Giovanni Paolo II, in occasione dell’udienza per il trentennale del movimento, nel 1984:Andate in tutto il mondo a portare la verità, la bellezza e la pace, che si incontrano in Cristo Redentore’”. “Prepariamoci – invita infine don Carrón – a incontrare Benedetto XVI domandando alla Madonna, nell’Angelus quotidiano, e a don Giussani, una disponibilità tutta tesa ad ascoltarlo e a seguirlo”. CL, che conta circa 50 mila membri in 64 Paesi, sintetizza la convinzione che l’avvenimento cristiano, vissuto nella comunione, è il fondamento dell’autentica liberazione dell’uomo. (R.M.)

 

 

Entra nel vivo il 57.mo Festival di Berlino,

con quattro film dedicati all’America dello spionaggio, all’Africa dell’Apartheid,

 al Giappone della II Guerra mondiale e alla Chiesa di oggi

- A cura di Luciano Barisone –

 

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BERLINO.= L’America dello spionaggio, l’Africa dell’Apartheid, il Giappone della II Guerra mondiale e la Chiesa di oggi: esplorando questi territori e questi tempi storici, il 57.mo Festival del cinema di Berlino entra nel vivo della competizione con quattro film di grande respiro, ma dai differenti esiti qualitativi. “The good shepherd”, di Robert De Niro, racconta 40 anni di storia attraverso la nascita e la formazione del servizio segreto americano. Pur avendo a disposizione una storia avvincente, buoni attori e un budget di rilevanti proporzioni, il film spreca tutto, buttandosi in una messa in scena didascalica, sovente noiosa e prevedibile, senza alcun guizzo di recitazione o di regia. “Goodbye Befana” di Bille August mostra, invece, la prigionia dei detenuti politici nel Sudafrica degli anni ‘60 e, in particolare, il rapporto tra Nelson Mandela e il suo carceriere. Costruito sulla base di una robusta drammaturgia, il film afferma con forza il potere di convincimento degli atti e delle parole, creando le premesse per un positivo ribaltamento delle coscienze. Meglio di August e di De Niro fa poi Clint Eastwood con “Letters from Iwo Jima”, che illustra con competenza e rispetto la disperata resistenza giapponese all’invasione americana in un’isola trasformata in un bunker, senza acqua, cibo e munizioni. Film bellico, più attento alla dignità umana che agli aspetti spettacolari, “Letters from Iwo Jima” emana una nobiltà d’animo rara nel cinema contemporaneo e lascia commossi ed ammirati. Un quarto film, tutto sul versante della contemporaneità, ha tuttavia calamitato l’attenzione del pubblico e della stampa: “In memoria di me” di Saverio Costanzo. Il giovane regista italiano, già segnalatosi per “Private”, film centrato sul conflitto israelo-palestinese, si immerge ora nei conflitti interiori che accompagnano il cammino verso la fede di un giovane seminarista, attraverso il cui sguardo conosciamo i tempi e i modi che precedono l’ordinazione sacerdotale, ma anche la sottile dialettica che da millenni oppone all’interno della Chiesa passione e ragione.

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24 ORE NEL MONDO

12 febbraio 2007

 

 

- A cura di Roberta Gisotti -

 

Prosegue inesorabile la carneficina di civili in Iraq, dove stamane un attentato dinamitardo nel cuore di Baghdad, nella zona del mercato all’ingrosso di Shorja, ha provocato almeno 70 morti e 120 feriti. Secondo le prime ricostruzioni, la strage sarebbe stata provocata da tre autobomba. E, sulla guerra in Iraq è intervenuto oggi il presidente iraniano Ahmadinejad dichiarando - in un'intervista alla rete americana ABC - che la pace tornerà quando se ne andranno i soldati statunitensi e le altre truppe straniere. Intanto prosegue il lavoro dell'Alta Corte irachena che ha condannato a morte per impiccagione Taha Yassin Ramadan, l'ex vice presidente sotto il regime di Saddam Hussein, per il suo ruolo nel massacro di 148 sciiti nel 1982 a Dujail.

 

Spiragli di distensione in Terra Santa, dopo la decisione del sindaco di Gerusalemme di sospendere i lavori archeologici alla Spianata delle Moschee, dopo l’avvio della costruzione di un ponte metallico, dalla piazza del Muro del Pianto fino alla porta del Magreb, seguita da numerose proteste da parte palestinese ed araba. Ma a frenare l’entusiasmo è stato il rabbino della Spianata del Muro del Pianto, Rabinovic, che alla Radio militare ha chiarito che i lavori interrotti riguardano solo il ponte, mentre proseguono i sondaggi archeologici nella massicciata. Attesa nel pomeriggio una delegazione araba-israeliana, nella zona contesa, per un sopralluogo. Ma qual è la valenza politica di questa diatriba? Luca Collodi lo ha chiesto al padre francescano David Jaeger, esperto di questioni religiose e politiche del Medio Oriente:

 

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R. - I sospetti dei musulmani sono che le autorità israeliane possano avere qualche disegno di nuocere alle moschee o di allargare una presenza, un’attività, un dominio israeliano, rispetto ad esse. Non ho alcuna ragione per dubitare della buona fede del governo e delle sue assicurazioni che non si tratti di alcuna impresa del genere. D’altra parte però, c’è la questione della percezione di questi lavori da parte della popolazione musulmana, ma anche israeliana, oltre che dei Paesi vicini. Quindi, la questione che si pone è di opportunità proprio per non infiammare la situazione già così delicata e fragile.

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Intanto, sul fronte di guerra, come quasi ogni giorno, sono stati lanciati razzi da miliziani palestinesi appostati nel nord della Striscia di Gaza, stamane, verso la città israeliana di Sderot, nonostante il cessate il fuoco concordato oltre due mesi fa.

 

Il segretario alla Difesa americano, Gates, giunto oggi in Pakistan, ha assicurato il presidente Musharraf, che gli Stati Uniti non permetteranno ai talebani di riprendere il controllo in Afghanistan. Parlando dalla base militare di Chaklaka, nella città di Rawalpindi,  Gates ha spiegato che l'America ha assorbito la lezione degli anni Ottanta e Novanta, quando commise l'errore di lasciare che l'Afghanistan precipitasse nel caos dopo aver sostenuto i ribelli islamici e la loro Jihad per un decennio in funzione antisovietica. “Gli Stati Uniti - ha dichiarato il segretario alla Difesa USA - hanno pagato un prezzo per questo: l'11 settembre 2001. Non faremo di nuovo quello sbaglio”.

 

Intanto, almeno 700 guerriglieri talebani sono entrati attraverso il Pakistan in Afghanistan per attaccare un'importante diga, fra le principali fonti di elettricità del Paese. Secondo la denuncia del governatore della provincia di Helmand, gli infiltrati sarebbero cittadini pakistani, uzbeki e ceceni, in collegamento con al Qaeda. Nonostante le accuse di Afghanistan e Stati Uniti, il Pakistan ha sempre negato di sostenere i talebani, dai quali la NATO si attende, in primavera con il disgelo, una violenta offensiva. Intanto nella stessa provincia di Helmand le Forze della Coalizione a guida USA si sono scontrate con guerriglieri talebani, uccidendone numerosi. Il 2006, con circa 4.000 morti, è stato l'anno più sanguinoso in Afghanistan dalla caduta del regime dei talebani, nell'autunno del 2001.

 

Non si spengono le polemiche tra Mosca e Washington, dopo che il presidente russo, Putin, dal palco della Conferenza internazionale sulla sicurezza, a Monaco di Baviera, ha definito gli USA una potenza mondiale pericolosa e destabilizzante. La risposta americana non si è fatta attendere. Il segretario alla Difesa, Robert Gates, nello stesso consesso, ha tentato di abbassare i toni, dichiarando che “una guerra fredda basta e avanza”. Ma cosa sta cambiando nei rapporti tra Mosca e Washington? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana, esperto di politica russa:

 

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R. - Credo che si intersechino due fenomeni, uno di medio periodo e l’altro di breve periodo. Il fenomeno di medio periodo è la “rinascita delle ambizioni russe” di giocare un ruolo a livello di politica mondiale. Questa rinascita va di pari passo con la rinnovata fiducia che la Russia ha nel proprio ruolo sia a causa degli incassi copiosi che arrivano dalla vendita del petrolio e del gas, sia dal fatto che la Russia sta tessendo tutta una serie di alleanze, soprattutto in Asia, che le danno abbastanza fiducia nelle proprie possibilità. E qui si interseca appunto la questione russa con un fenomeno di più breve periodo che potremmo definire la “questione americana” e cioè questo atteggiamento di politica estera molto aggressivo o comunque molto attivo, molto affermativo, che è stato tipico della presidenza Bush. Gates ha scherzato sulla guerra fredda dicendo: “Non abbiamo bisogno di un’altra Guerra Fredda”. Tuttavia, è anche vero che è più un gesto da Guerra Fredda installare armamenti in Polonia ed in Cecoslovacchia, come hanno fatto appunto gli Stati Uniti, che non fare un discorso polemico come ha fatto Putin a Monaco.

 

D. – Concretamente quali scenari potrebbero aprirsi dopo questa dura presa di posizione di Mosca?

 

R. – Io credo che gli scenari non cambieranno affatto. La Russia sta giocando appunto sulla propria ricchezza energetica usandola anche in senso politico e gli Stati Uniti continueranno a fare la loro politica almeno fino al 2008 anche se mi pare che i recenti cambiamenti nel governo americano, la maggioranza democratica al Congresso ed altri fattori, stiano comunque spegnendo lo slancio che era stato tipico dei primi anni della presidenza Bush.

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Violenza anche Mogadiscio, almeno tre i morti e diversi i feriti. La minaccia delle Corti islamiche di scatenare anche in Somalia una guerriglia in stile iracheno sta diventando realtà. Non passa infatti giorno che in Somalia non vi siano scontri soprattutto nella capitale, da quando i governativi hanno strappato il controllo del Paese ai guerriglieri islamici. Ieri a Chisimaio un'esplosione durante una cerimonia militare ha provocato quattro vittime.

 

Consiglio, oggi a Bruxelles, dei ministri degli Esteri della Unione Europea, per discutere il piano Ahtisaari per il nuovo status del Kosovo alla presenza dell'inviato speciale dell'ONU. In agenda anche l'Afghanistan, la situazione in Medio e l'Iran. L’UE ha dato il via libera formale alle sanzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU contro Teheran, lasciando aperta la possibilità di irrigidire le misure restrittive, ma anche di avviare nuovi negoziati. Approvata pure una missione UE in Afganistan per addestrare la Polizia locale impegnata nella lotta alla corruzione e al traffico di droga.

 

E’ entrata nel vivo la campagna elettorale francese. “Cento proposte per una Francia più giusta e più forte”. Questo lo slogan della candidata socialista, Segolene Royal, che ieri ha presentato il suo programma per conquistare la fiducia degli elettori e diventare la prima donna a capo dell’Eliseo. Pubblicato su Internet il “patto presidenziale” in 100 punti, stilato dalla 53.enne affascinante signora Royal, punta soprattutto su politica sociale, economia, l’istruzione ed aiuto ai giovani. In particolare, propone l’aumento del 5 per cento delle pensioni minime ed un alloggio per tutti, ma anche di rinegoziare e rafforzare le 35 ore lavorative e di aumentare il salario minimo, e di riformare il sistema scolastico per abolire i ghetti e favorire l’integrazione all’interno degli istituti.

          

Ultimo giorno di colloqui, oggi, a Pechino per i rappresentanti dei sei Paesi chiamati a confrontarsi sul disarmo nucleare della Corea del Nord, oltre le due Coree, la Cina, il Giappone, gli Stati Uniti e la Russia. Se si dovesse arrivare ad un accordo, sulla base della bozza di intesa presentata venerdì scorso dal governo di Pechino, si potrebbe arrivare a disattivare la centrale di Yongbyon entro due mesi. Ma non c’è ottimismo se non per la notizia ufficiosa che il negoziato potrebbe proseguire fino a domani.

 

Elezioni presidenziali ieri nella Repubblica ex sovietica del Turkmenistan, dove si è registrato un afflusso record di oltre il 98,5 per cento degli aventi diritto. Scontato l’esito del voto, che dovrebbe assegnare una vittoria di larga misura a Berdymukhammedov che ha preso il posto del dittatore Niyàzov, recentemente scomparso. Domani i risultati ufficiali.

 

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