RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 42 - Testo della trasmissione di domenica 11 febbraio 2007
Sommario
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
La necessità dello sviluppo di cure palliative sottolineata
all’Angelus dal Papa. Nella Giornata Mondiale del Malato annuncia che nel
pomeriggio incontrerà malati e pellegrini dell’UNITALSI, nella Basilica
vaticana
La Messa in San Pietro, celebrata dal
cardinale Ruini, apre il XV
Convegno nazionale teologico-pastorale dell’Opera
Romana Pellegrinaggi: con noi mons. Liberio Andreatta ed Elisa Aloi
78 anni fa la firma dei Patti Lateranensi,
che hanno portato all’istituzione dello Stato vaticano e alla normalizzazione
dei rapporti tra Santa Sede e Italia
OGGI IN PRIMO PIANO:
Oggi in Portogallo il referendum sulla depenalizzazione
dell’aborto: intervista con Luigi Geninazzi
Il neo presidente dell’europarlamento, il cattolico Hans-Gert Pöttering, definisce il
nodo della costituzione come la “priorità delle priorità”: ai nostri microfoni,
spiega la necessità di riforme per un’Europa a 27 Paesi che vuole difendere i
propri valori
CHIESA E SOCIETA’:
Cerimonia di insediamento, ieri nella cattedrale di Palermo,
dell’arcivescovo metropolita, mons. Paolo Romeo
Riconciliazione, verità e giustizia: è quanto chiedono i
vescovi colombiani nel comunicato finale della loro 82.ma
Assemblea plenaria
Nasce, ad Addis Abeba, l’Università
cattolica etiope. Nei giorni scorsi, la cerimonia di posa della prima pietra
Esame obbligatorio di Corano, per
essere promossi a scuola o sposarsi: lo stabilisce
un’ordinanza della provincia di Sumatra ovest, in
Indonesia, approvata nei giorni scorsi
Le alluvioni in Angola danno nuovo impulso all’epidemia di
colera, in corso da quasi un anno
In Asia, quasi un miliardo di persone vive senza acqua pulita:
lo denuncia il programma per l’acqua e la sanità dell’Asia orientale e del
Pacifico
Al via a
marzo, presso la Pontificia Università della Santa Croce di Roma, il II corso di specializzazione in informazione religiosa
24 ORE NEL MONDO:
Dopo le accuse di Putin sull’unilateralismo della
politica americana, gli Stati Uniti invitano la Russia a collaborare in
materia di sicurezza internazionale
IL PAPA E LA SANTA SEDE
11 febbraio 2007
LA NECESSITA’ DELLO SVILUPPO DI CURE PALLIATIVE
SOTTOLINEATA ALL’ANGELUS
DAL
PAPA. NELLA GIORNATA MONDIALE DEL MALATO ANNUNCIA CHE NEL POMERIGGIO
INCONTRERA’ MALATI E PELLEGRINI DELL’UNITALSI, NELLA BASILICA VATICANA
La necessità dello sviluppo di
cure palliative e il legame esistente tra Lourdes e la sofferenza umana: nelle
parole del Papa che all’Angelus nella Giornata Mondiale del Malato esprime la
sua vicinanza a tutte le persone sofferenti, ricordando che la Giornata veniva istituita 15
anni fa da Giovanni Paolo II. Il servizio di Fausta Speranza:
**********
“E’ necessario sostenere lo
sviluppo di cure palliative che offrano un’assistenza integrale e forniscano ai
malati inguaribili quel sostegno umano e quell’accompagnamento
spirituale di cui hanno fortemente bisogno”. E’ la raccomandazione del Papa che
esprime a tutte le persone sofferenti la sua vicinanza:
“Soprattutto desidero manifestare la mia spirituale vicinanza e il mio
affetto ai nostri fratelli e sorelle ammalati, con un particolare ricordo per
coloro che sono colpiti da mali più gravi e dolorosi: ad essi,
in modo speciale, è diretta in questa Giornata la nostra attenzione”.
Oggi – ricorda il Papa - la Chiesa fa memoria della prima
apparizione della Vergine Maria a santa Bernardetta. Un evento prodigioso - lo
definisce - che ha fatto di quella località, situata sul versante francese dei
Pirenei, un centro mondiale di pellegrinaggi e di intensa spiritualità mariana.
Quel Santuario è diventato meta di numerosi pellegrini ammalati, che – afferma
Benedetto XVI – “ponendosi in ascolto di Maria Santissima, sono incoraggiati ad
accettare i loro patimenti e ad offrirli per la salvezza del mondo, unendoli a
quelli di Cristo crocifisso”. E poi il Papa spiega che il cuore di questa
ricorrenza quest’anno è nella città di Seoul,
capitale della Corea del Sud, dove ha inviato a suo nome il cardinale Javier Lozano Barragán,
presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute.
“Rivolgo a lui e a quanti sono ivi radunati un cordiale saluto. Vorrei
estendere il mio pensiero agli operatori sanitari del mondo intero, ben
consapevole dell’importanza che riveste nella nostra società il loro servizio
alle persone malate”.
Ed è proprio il Papa a ricordare
che nel pomeriggio, nella Basilica di San Pietro, “si raccoglieranno numerosi
malati e pellegrini attorno al cardinale Camillo Ruini,
che presiederà la
Celebrazione eucaristica”, annunciando la sua presenza:
“Al termine della Santa Messa, avrò la gioia, come lo scorso anno, di
intrattenermi con loro, rivivendo il clima spirituale che si sperimenta presso la Grotta di Massabielle”.
Alla materna protezione della
Vergine Immacolata affida, con la preghiera dell’Angelus, i malati e i sofferenti nel corpo e nello spirito del
mondo intero”.
Tra i saluti in varie lingue, in
francese l’auspicio che ogni malato possa trovare presso i fratelli il sostegno
spirituale di cui ha bisogno per affrontare il tempo della prova e per guardare
a Dio con fiducia, nella certezza che tutta la vita e quella dei malati in
particolare è nelle sue mani. In inglese
un saluto particolare ai direttori di musica giunti dagli Stati Uniti in
rappresentanza dell’Associazione nazionale di musicisti pastorali. In polacco, l’invito a invocare Maria, quale
“Salute dei malati”, per riuscire a vedere sempre in tutti i malati il volto
stesso di Cristo sofferente.
In italiano, menziona tra i
pellegrini i giovani di Altamura e i fedeli
provenienti da Verona, Grottammare e Alberoro.
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LA MESSA CELEBRATA DAL CARDINALE RUINI
OGGI POMERIGGIO IN SAN PIETRO APRE IL XV CONVEGNO NAZIONALE TEOLOGICO-PASTORALE
DELL’OPERA
ROMANA PELLEGRINAGGI
-
Intervista con mons. Liberio Andreatta Elisa Aloi -
Come
annunciato dal Papa stesso, Benedetto XVI alle 17.30 incontrerà nella Basilica
vaticana gli ammalati dell’Unitalsi e i pellegrini
dell’Opera Romana Pellegrinaggi. Con la Santa Messa che sarà celebrata nel pomeriggio in
San Pietro dal cardinale vicario Camillo Ruini si
apre il XV Convegno nazionale Teologico-Pastorale
dell’Opera Romana Pellegrinaggi, quest’anno sul tema ‘Cammini d’Europa – Romei, Palmieri e Giacobei’.
Dedicato alle antiche vie devozionali verso Roma,
Gerusalemme e Santiago e al contributo dei pellegrinaggi alla costruzione
cristiana dell’Europa, i lavori del convegno si svolgeranno da domani al Torre Rossa Hotel di Roma. Giovanni Peduto ha chiesto a mons. Liberio Andreatta, amministratore
delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi, quale messaggio vuole dare il
convegno:
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Noi
vogliamo, attraverso i pellegrinaggi e quindi attraverso il cammino dei
pellegrini, riscoprire e riproporre quelle radici cristiane che sono alla base
della cultura europea. Oggi si parla molto di apertura, di pluralismo, di
tolleranza e di dialogo, ma il dialogo e l’apertura si fanno nella misura in
cui ciascuno è in grado di affermare fino in fondo la propria identità. La
proposta che facciamo quest’anno a tutti i nostri collaboratori e ai nostri
amici è quella di pellegrinaggi che consentano un cammino interiore, che
offrano un’occasione forte dentro la quale poter riscoprire la propria
identità, ma anche l’identità cristiana.
D. – A
proposito di pellegrinaggio, come collocarlo tra chi lo intende come una pia
pratica devozionale e chi lo intende come turismo
religioso?
R. – Io
direi né l’uno, né l’altro: il pellegrinaggio è una forma di evangelizzazione.
Il Concilio Vaticano II ha rivalutato molto questa forma pastorale, questa
forma di evangelizzazione, che aiuta l’uomo in un cammino interiore a
riscoprire dentro di sé quella verità e quella luce di cui parla Sant’Agostino, e dà l’opportunità di incontrare il mistero
che è nel divino, attraverso l’esperienza nei santuari. Quindi, è una forma
molto forte di evangelizzazione, ma diventa - nella capacità del sacerdote,
dell’animatore, della guida - anche un’utile, e direi inedita, occasione di
catechesi, di cui l’uomo moderno ha molto bisogno. Visto che ci sono sempre più
persone che vengono nei nostri pellegrinaggi e non frequentano o frequentano
poco le parrocchie, credo che al di là della forma della devozione, della
pietà, al di là dell’incontro con l’arte, la storia, le bellezze naturali e
turistiche, che si incontrano lungo il cammino, sia fondamentale e molto
importante riscoprire invece l’aspetto dell’evangelizzazione e della catechesi.
D. – Il
suo consiglio a come prepararsi ad un pellegrinaggio…
R. –
Innanzitutto, prepararsi ad un pellegrinaggio vuol dire chiedersi “Dove vado?”
e “Perché vado? Perché mi metto in moto?”. Si tratta comunque di una libera
scelta, le motivazioni possono essere diverse, legate ad un cammino interiore,
o al desiderio di un incontro con gli altri, con lo Spirito, con il divino e
quindi l’incontro con Dio.
D. – Mons. Andreatta, possiamo dire che i pellegrinaggi hanno
contribuito a costruire l’Europa cristiana?
R. –
Certamente. C‘è una bellissima frase di Goethe, un
europeista laico: “L’Europa è nata in pellegrinaggio e la sua lingua materna è
il cristianesimo”. Attraverso il cammino dei pellegrini si sono incontrati gli
uomini, si sono incontrate le culture, è nato il dialogo, si è costruita
l’Europa, che come suo DNA ha proprio il cristianesimo.
D. – A
proposito di pellegrinaggio, parliamo della Terra Santa. Oggi tanta gente ha
paura di andarci. Come stanno le cose? Come aiutare le comunità cristiane in
Terra Santa?
R. –
Dobbiamo aiutarle con la nostra presenza. Io non mi stanco mai di ripetere che
non solo è possibile andare, ma si deve andare. Io vorrei dire: “Abbiate un po’
di coraggio. Abbiate un po’ di fiducia”. Vi possiamo assicurare che
l’itinerario del pellegrinaggio in Terra Santa è tranquillo e sereno, non vi è
alcun pericolo. Lo garantisce l’Opera Romana Pellegrinaggi che con molta
responsabilità, tutte le volte che c’erano dei pericoli, ha sospeso gli
itinerari. Dobbiamo andare, soprattutto per incoraggiare i nostri fratelli
delle comunità che sono in Terra Santa. Per i nostri fratelli ebrei e musulmani
diventa invece una grande testimonianza, una forma di solidarietà, perché è nel
pericolo o nelle difficoltà che si vedono i veri amici o, comunque, i veri
fratelli.
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E ascoltiamo adesso la
testimonianza di una tra le ultime persone miracolosamente guarite a Lourdes.
Si tratta di Elisa Aloi, messinese,
che soffriva di una forma di tubercolosi osteo-articolare,
scomparsa durante il suo pellegrinaggio in Francia nel 1957. L’ha intervistata
per noi Isabella Piro:
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R. – Da 15 anni sono stata
costretta a vivere a letto a causa di una tubercolosi
ossea multipla fistolosa. Mi ammalai all’età di 14 anni: incominciai con una
tumefazione al ginocchio. Pensavano di amputarmi la gamba. Da qui, il male si
diffuse verso l’anca e per questo avevo bisogno di interventi continui:
raschiamenti e poi venivo drenata con tubi e garza per
la fuoriuscita della secrezione. Pregavo con le preghiere che può fare una bambina di 14 anni, praticamente per
tradizione. Poi, man mano che gli anni crescevano e cresceva anche la mia
croce, perché il male si diffuse anche alla gamba sinistra, mi incontrai faccia
a faccia con Lui che mi ha creata, Cristo Gesù. Quindi, la mia vita si svolse
sotto questo segno di spiritualità, di amore verso Dio, verso la Madonna.
D. – Nell’aprile del ’56 lei si
recò a Lourdes per la prima volta. L’anno successivo, a maggio del ’57, lei
andò a Lourdes per la seconda volta ...
R. – Arrivai a Lourdes con la
febbre alta. Era il penultimo giorno della nostra permanenza. Ho detto: “Andiamo
alle piscine”. Come poggiarono la barella sui bordi della piscina, sentii
qualcosa che girava dentro di me e pensai: sto morendo. Signore, aiutami perché
sto morendo. Sentivo le gambe che si muovevano dentro il gesso. Passa il
capo-medico del treno bianco, alza le coperte e si accorge che le ferite sono
chiuse, la garza ed i tubi di drenaggio che avevo erano messi accanto alle
gambe, pulite ...
D. – Poi, che cosa accadde?
R. – Qui a Messina, mi portano,
naturalmente con la barella, all’ospedale. La prima cosa che io chiedo è di
avere tagliato il gesso. Il professore, vista la repentina guarigione, mi fa
fare le radiografie e mi dice: “Il nostro radiologo mi dice che tu non hai
assolutamente niente, neanche tracce di decalcificazione”. Mi metto in piedi,
senza necessità di fisioterapia né niente. Dopo cinque anni la scienza
riconobbe “guarigione inspiegabile”, e dopo sette anni si pronuncia la Chiesa: “guarigione
miracolosa”. Era il 25 maggio del 1965. Il 26 settembre mi sono sposata, dopo
un mese di matrimonio aspettavo il mio primo figlio. Oggi, grazie a Dio, ho
quattro figli e sono nonna di due nipotini. Quindi, non c’è che da dire “grazie
alla Madonna” e un merito a tutti coloro che hanno pregato con me e di quel
Gesù che si è preso tanta cura di me ... e non ci siamo lasciati mai più: né
con Lui, né con la
Vergine Maria che guarda e sorride. E’ giusto che siano lì a
testimonianza.
D. – Cosa si sente di dire a tutti
gli ammalati nel mondo?
R. – Bisogna saper vivere con
gioia e con serenità. E vorrei dire a tutti, veramente, di vivere questa festa
della Madonna di Lourdes in santità di vita.
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78 ANNI FA LA
FIRMA DEI PATTI LATERANENSI, CHE HANNO PORTATO ALL’ISTITUZIONE DELLO STATO
VATICANO E ALLA NORMALIZZAZIONE DEI RAPPORTI
TRA SANTA
SEDE E ITALIA
Si
celebra oggi il 78.mo anniversario dei Patti Lateranensi, che hanno portato all’istituzione dello Stato
Vaticano e alla normalizzazione dei rapporti tra l’Italia e la Santa Sede, dopo
gli eventi del 1870, con la caduta di Roma e la sua proclamazione a
capitale d’Italia. Firmati l’11 febbraio del 1929 dal cardinale Pietro Gasparri per la Santa Sede e da Benito Mussolini
come capo del governo italiano, i Patti Lateranensi
sancivano la netta distinzione delle rispettive competenze e della diversa
natura della potestà civile e di quella ecclesiastica. Erano costituiti da tre
atti distinti: un Trattato, una
Convenzione finanziaria e un Concordato. Il Trattato ha decretato
la nascita dello Stato della Città del Vaticano, restituendo così al Papa e ai
suoi organi di governo apostolico la piena e visibile indipendenza. La Convenzione finanziaria impegnava
l’Italia a riparare i danni inferti alla Santa Sede con l’occupazione di Roma
nel 1870. Il Concordato regolava questioni riguardanti la vita della Chiesa
nell’ambito dello Stato italiano, quali la piena libertà religiosa, la vita
delle istituzioni cattoliche, il riconoscimento del matrimonio religioso e
l’insegnamento della religione nelle scuole. Il 18 febbraio del 1984 è stato
firmato, inoltre, un accordo tra Santa Sede e Repubblica Italiana per la
revisione del Concordato Lateranense, in base al
quale si considera non più in vigore il principio, originariamente richiamato
dai Patti Lateranensi, della religione cattolica come
sola religione dello Stato italiano.
Come
sottolinea l’Osservatore Romano di oggi, quest’anno la ricorrenza dei Patti Lateranensi coincide con i 60 anni dall’approvazione “a
larghissima maggioranza”, il 25 marzo 1947, da parte dell’Assemblea Costituente
della Repubblica italiana, della formula dell’art. 7 della Costituzione, “nel
quale quei Patti sono richiamati come strumento naturale e necessario per
rendere effettiva ed operante la solenne dichiarazione, posta in premessa,
secondo cui ‘lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine,
indipendenti e sovrani’”.
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OGGI IN PRIMO PIANO
11 febbraio 2007
OGGI
IN PORTOGALLO IL REFERENDUM SULLA DEPENALIZZAZIONE DELL’ABORTO
-
Intervista con Luigi Geninazzi -
Otto milioni e mezzo di portoghesi
sono chiamati oggi alle urne per decidere la depenalizzazione o meno
dell’aborto. I seggi si sono aperti stamani e chiuderanno in
serata. Solo dopo le 20.00 saranno disponibili i primi exit poll.
I sondaggi danno favorito il ‘sì’ tra il 53 e il 58% con
il 12% circa di indecisi e una possibile astensione tra il 40 e il 44%. Nel
referendum del 1998 sullo stesso tema vinse il 'no'
alla depenalizzazione ma il voto non fu vincolante perché non si raggiunse il
quorum del 50%. Tuttavia ora il governo socialista di Josè
Socrates, che promuove il ‘sì’,
ha lasciato intendere di essere pronto a tener conto del risultato anche se non
si raggiungesse il quorum. Sui punti principali di questa consultazione Stefano
Leszczynski ha intervistato Luigi Geninazzi
inviato del quotidiano Avvenire in Portogallo:
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R. - Diciamo che in Portogallo,
insieme con l’Irlanda e la Polonia, c’è una legge
molto severa che punisce l’aborto fino a tre anni di carcere. I movimenti di
sinistra, soprattutto il partito socialista con a capo
il premier José Socrates,
vogliono cambiare questa legge, depenalizzare l’aborto che però, in realtà,
diventa una liberalizzazione, una legalizzazione dell’aborto in quanto non
sarebbero più poste alcune condizioni: basta la volontà della donna di abortire
entro le prime dieci settimane e l’aborto può essere eseguito.
D. – Com’è il dibattito nella
società?
R. – Diciamo che è una campagna
referendaria un po’ strana. La prima osservazione da fare è che mentre sul
fronte del ‘no’ all’aborto si sono mobilitati
soprattutto i movimenti di base - ovviamente i cattolici in prima fila che
provengono dai movimenti per la vita, ma anche tante altre realtà più laiche –
sul fronte del ‘no’ sono soprattutto i partiti. In effetti
i partiti di sinistra si sono impegnati molto. La seconda osservazione da fare
è che mentre a livello di giornali, di mass-media, di televisione, sui blog, si parla molto di questo referendum, la gente non
sembra partecipare a questo dibattito, c’è come una sorta di antico pudore in
Portogallo per cui l’aborto è una questione molto
intima, un dramma che tocca la persona.
D. – L’opposizione della Chiesa
portoghese è di preoccupazione per quello che sta succedendo, non solo in
Portogallo ma forse in diversi Paesi europei…
R. – Certo. La Chiesa portoghese
si era mossa molto in anticipo, in questo caso nel senso che aveva già fatto un
comunicato molto netto di giudizio - cinque ragioni per dire ‘no’ all’aborto - quando nell’ottobre scorso il governo socialista
aveva deciso di indire il referendum. La preoccupazione c’è, perché già
qualcuno teme, pensa, che Socrates possa seguire
l’esempio del vicino Zapatero
in Spagna.
D. – Come mai in Portogallo si è
decisi di arrivare fino al referendum e non si è pensato invece ad una
riformulazione della legge esclusivamente seguendo l’iter parlamentare?
R. – Il fronte del ‘no’ vorrebbe cambiare questa legge nel senso di mantenere
il punto che l’aborto è un crimine, però di prevedere in un certo modo che non
venga punita la donna, magari più il medico. Bisogna dire che nessuna donna
portoghese è in carcere per questo reato. Di fatto i giudici si comportano
sempre con molta clemenza, però, è un reato e quindi ci sono stati dei
procedimenti penali. Il fatto è che il governo socialista, credo per motivi
appunto ideologici, non vuole arrivare ad una modifica di questa legge ma vuole arrivare ad un grosso strappo, cioè arrivare
alla liberalizzazione dell’aborto e non essendo riuscito a farlo con una legge,
ci prova attraverso il referendum.
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IL NEO
PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO, IN VISITA A ROMA, DEFINISCE
IL
NODO DELLA COSTITUZIONE COME LA “PRIORITA’ DELLE PRIORITA’”,
MENTRE,
ALLA VIGILIA DEL VOTO IN FRANCIA, SI RIACCENDE IL CONFRONTO
IN
EUROPA SULLE NECESSARIE RIFORME PER UN’EUROPA ORMAI A 27 PAESI
-
Intervista con Hans-Gert Pöttering
-
E’ il nodo della Costituzione “la
priorità delle priorità” dell'Unione Europea: è quanto ha ribadito durante una
visita, in questi giorni a Roma, il neo presidente del Parlamento europeo, Hans-Gert Pöttering. Fausta Speranza lo ha incontrato:
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Avvocato, eurodeputato
dal 1979, Pöttering appartiene al partito dei
cristiani-sociali e ha preso il posto da gennaio del socialista Borrell. Ha preso le redini del Parlamento europeo in un momento
decisivo per l’Unione: si deve uscire dalla fase di stallo che si è aperta
ormai quasi due anni fa con i ‘no’ ai referendum francese e olandese alla
Costituzione, che nel frattempo ha avuto l’approvazione di 18 Paesi membri.
Priorità assoluta, dunque, -
afferma Pöttering - è la difesa della sostanza del
Trattato costituzionale, spiegando che l’attuazione delle riforme necessarie,
previste nel Trattato, è qualcosa che riguarda direttamente l’Europa dei
cittadini e i valori europei. Tra le priorità indicate c’è anche il dialogo tra
le culture, in particolare con il mondo arabo e islamico.
Parlando di impegno a difendere i
valori europei, Pöttering fa un bilancio a 50 anni
dal Trattato di Roma, che dava il via alla moderna avventura europea:
I believe
that 50 years…
“Credo che questi 50 anni siano
stati pieni di grandi successi: siamo riusciti a superare la divisione
all’interno dell’Europa. Il 1 maggio 2004 tre Paesi che erano stati occupati
dall’Unione Sovietica – Estonia, Lettonia e Lituania
– sono diventati membri dell’Unione Europea, e poi a seguire i Paesi del Patto
di Varsavia – Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia –, e poi
ancora il 1 gennaio 2007, Bulgaria e Romania. Ma c’è anche la riunificazione della Germania nell’ottobre del 1990: stanno a dimostrare
che i valori europei sono molto convincenti e molto attraenti. Ma, consideriamo
anche altre questioni: il mercato unico, il libero scambio di persone,
capitali, servizi, la valuta europea, l’euro... tutto questo è molto
importante! Abbiamo ora un Parlamento europeo forte. Nessuno avrebbe previsto
tutti questi risultati 50 anni fa. Ma non dobbiamo limitarci a guardare al
passato: dobbiamo guardare al futuro che ci riserva nuove sfide. E queste sfide
possiamo affrontarle soltanto come europei, tutti insieme”.
A proposito di futuro prossimo,
c’è l’importante tappa del voto in Francia:
I hope that the new French president and the new
French Assembly…
“Io spero tanto che il nuovo
presidente francese e la nuova Assemblea francese manifestino lo stesso impegno
europeo avuto dalla Francia in passato; spero che,
dopo le elezioni presidenziali e parlamentari francesi, al vertice del 21 e 22
giugno, possiamo trovare una soluzione per un programma d’azione sul Trattato
costituzionale”.
Spesso ricordiamo le personalità
che 50 anni fa hanno dato il via al sogno europeo: il francese
Jean Monnet, il franco-tedesco
Robert Schuman, gli italiani Altiero
Spinelli
e Alcide
De Gasperi, il tedesco Konrad Adenauer, ma anche
il belga
Paul-Henri Spaak. Li ricordiamo
spesso come veri leader e capita di chiedersi se ci siano
oggi personalità altrettanto propositive. Al cancelliere tedesco, Angela Merkel, va dato atto dell’impegno assunto in prima persona
e con determinazione in occasione della presidenza di turno tedesca dell’UE, Pöttering non si sbilancia:
All political leaders in the European Union
have the chance to improve, and I …
“Tutti i
leader politici nell’Unione Europea hanno la possibilità di migliorare, e io
spero che tutti possano migliorare e che quindi possiamo ottenere buoni
risultati”.
Tra le
popolazioni, al dibattito sulla Costituzione si è affiancato o sovrapposto
quello sull’allargamento, in particolare intorno alla prospettiva dell’ingresso
della Turchia. Su questo
Pöttering chiarisce:
I think one thing is clear: there will not be further
enlargements without ...
“Credo che un
fatto sia ben chiaro: non ci saranno ulteriori allargamenti senza una riforma
dell’Unione Europea. Senza un approfondimento, sarebbe irresponsabile accettare
ulteriori allargamenti. Continuo a ribadire che la priorità delle priorità ora
è quella di trovare una soluzione alla sostanza del Trattato costituzionale. Le
riforme necessarie ed i valori compresi nel Trattato devono ricevere una loro
forma legale. L’Unione Europea è basata sui valori, e questo dobbiamo rendere
ben chiaro alla gente. E’ questo che unisce gli europei, ed inizia con la
dignità dell’essere umano, con il rispetto della vita, il rispetto dei diritti
umani, la solidarietà, la sussidiarietà ... Tutto questo è molto importante per creare il senso
dell’unità tra noi europei”.
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11 febbraio
2007
CERIMONIA DI INSEDIAMENTO, IERI NELLA CATTEDRALE DI
PALERMO, DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA, MONS. PAOLO
ROMEO.
NOMINATO LO
SCORSO 19 DICEMBRE DA BENEDETTO XVI
- A cura di
Alessandra Zaffiro -
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PALERMO. =
Con una cerimonia alla quale hanno partecipato migliaia di persone, si è
insediato ieri il nuovo arcivescovo metropolita di Palermo, mons. Paolo Romeo.
Come da tradizione, nominato lo scorso 19 dicembre da Benedetto XVI, ha
iniziato la cerimonia a piazza Pretoria, davanti alla
sede del Comune di Palermo e poi, sotto una pioggia incessante, ha raggiunto in
corteo, circondato da una folla di fedeli, la cattedrale gremita dove, alla
presenza di tutti i vescovi della Sicilia e di altri provenienti dalle diocesi
italiane, del clero palermitano e delle autorità civili e militari, si è svolta
la cerimonia solenne. “Come Pastore di questa comunità diocesana - ha detto il
110.mo arcivescovo di Palermo nella sua omelia –
presterò particolare attenzione e sollecitudine nell’intento di far crescere la
comunione fra i diversi carismi, in modo tale che tutte le iniziative ‘siano ricondotte a un’attività concorde’”.
Dunque, una pastorale unitaria, ma sinfonica. Nella
Chiesa, Dio vuole la varietà, ma vuole anche e soprattutto l’unità. E l’unità
della Chiesa viene concretamente vissuta in una serie
di comportamenti che San Paolo indica con i verbi della reciprocità: stimarsi a
vicenda, accogliersi gli uni gli altri, servirsi a vicenda, edificarsi,
sostenersi, correggersi, confortarsi. Reciprocità significa essere gli uni con
gli altri, gli uni per gli altri. Su Palermo, l’arcivescovo Romeo ha aggiunto:
“Il male, nelle sue mille forme personali e strutturali, individuali e
territoriali, è ancora presente in noi e fra noi. Non è conclusa la sfida del
pastore Davide contro il gigante guerriero. Ancora oggi c’è fame, pianto,
emarginazione”. “Nel tempo della Chiesa – ha concluso il presule – che è il
tempo della presenza risorta di Gesù fra noi, per vincere Golia, emblema e
simbolo di ogni forma di prevaricazione, violenza e corruzione, non dobbiamo
usare più le pietre e la fionda, ma i Salmi del pastore-cantore: con la nostra
santificazione saneremo anche la nostra terra; con l’immissione potente di
linfa evangelica tornerà a fiorire il deserto”.
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RICONCILIAZIONE, VERITÀ E GIUSTIZIA: È QUANTO CHIEDONO I
VESCOVI COLOMBIANI NEL COMUNICATO FINALE DELLA LORO 82.MA
ASSEMBLEA PLENARIA, DAL TITOLO:
“L’IMPEGNO
DELLA CHIESA DI FRONTE ALLE SFIDE DELLA REALTÀ NAZIONALE”
- A cura di Luis Badilla -
BOGOTA’. = La principale sfida del popolo colombiano oggi è “la
riconciliazione con Dio, con se stessi, con gli altri e con il Creato”. È
quanto affermano i vescovi della Colombia, nel comunicato
finale della loro 82.ma
Assemblea plenaria, dal titolo: “L’impegno della Chiesa di fronte alle sfide
della realtà nazionale”. I presuli ricordano che il Paese ha “fatto progressi
positivi, ma che resta aperto il grande anelito della pace”. La menzogna,
secondo l’episcopato colombiano, “è una delle cause di ogni conflitto e al
tempo stesso l’ostacolo principale per portare a termine una negoziazione
politica”. “Occorre entrare nel cammino della verità – affermano i vescovi –
per ridare dignità alle vittime, protagonisti principali della riconciliazione
e titolari privilegiati della grazia del perdono”. “Esigiamo anche la verità
necessaria – aggiungono – per chiarire una sistematica persecuzione, da più
settori, gruppi e persone, contro i valori che la Chiesa difende, che traggono
origine dal Vangelo e che si fondano nel rispetto della vita, della dignità
umana e della famiglia”. Oltre a sottolineare i progressi economici della
Colombia, i vescovi ricordano che i grandi problemi della miseria e
dell’ingiustizia sociale non sono stati risolti; anzi – precisano – in molti
casi le violenze incrociate che devastano la nazione hanno creato nuove e
pesanti emergenze sociali. In questo contesto, ribadiscono ancora una volta la
loro solidarietà verso gli sfollati e anche verso i tanti ostaggi nelle mani di
gruppi armati e della delinquenza comune. L’episcopato chiede a tutte le parti
il raggiungimento di un accordo umanitario per ridare la libertà ai
sequestrati, evitando l’uso della forza: “Siamo disponibili ad accompagnare
ogni processo di pace che conduca la Colombia alla riconciliazione e alla pace,
sottolineano i presuli. Perciò, esortiamo le FARC a facilitare tutti gli spazi
possibili per le trattative e il dialogo. Esprimiamo il nostro incoraggiamento
– aggiungono – anche al processo che si anticipa tra il governo e l’Esercito di
liberazione nazionale (ELN) per un possibile negoziato. Al tempo stesso,
invitiamo gli smobilitati dei gruppi di autodifesa (paramilitari) a proseguire
con coraggio e trasparenza il percorso iniziato. Dall’altra parte – concludono
– denunciamo con preoccupazione, esprimendo il nostro rifiuto, la formazione di
gruppi armati emergenti”.
NASCE, AD
ADDIS ABEBA, L’UNIVERSITÀ CATTOLICA ETIOPE.
NEI GIORNI
SCORSI, LA CERIMONIA DI POSA DELLA PRIMA PIETRA
ADDIS ABEBA.
= “Oggi, con la Grazia di Nostro Signore Gesù Cristo, il nostro sogno di avere
un’istituzione di studi superiori, chiamata Università cattolica etiope,
s’incammina a diventare realtà”: è quanto ha affermato, il 27 gennaio scorso
Addis Abeba, l’arcivescovo della città, mons. Abune Berhaneyesus Souraphiel, durante
la cerimonia di posa della prima pietra della futura Università cattolica
d’Etiopia. Alla cerimonia hanno partecipato, tra gli altri, il presidente
etiope, Girma Woldegiorghis,
ministri e il sindaco della capitale. Risale al 13 settembre del 2005 la firma
del protocollo per l’erezione dell’ateneo. “L’accordo – si legge in una nota
del Segretariato cattolico etiope (www.ecs.org.et), diffusa dall’agenzia
nazionale ENA – è un riconoscimento da parte del governo del notevole
contributo della Chiesa al sistema educativo del Paese. Le centinaia di scuole
cattoliche distribuite in tutto il Paese sono una risorsa preziosa per la
Chiesa e per il Paese stesso. La nascente università cattolica si appoggerà su
questa rete di scuole cattoliche”. “Il nuovo ateneo – continua il comunicato – verrà costituito attraverso un processo graduale di
potenziamento della struttura educativa esistente. A una sede centrale ad Addis Abeba, si affiancheranno infatti strutture
periferiche nate dal potenziamento di alcuni istituti superiori già operanti”.
(A.M.)
ESAME
OBBLIGATORIO DI CORANO, PER ESSERE PROMOSSI A SCUOLA O
SPOSARSI:
LO STABILISCE
UN’ORDINANZA DELLA PROVINCIA DI SUMATRA OVEST, IN INDONESIA, APPROVATA NEI
GIORNI SCORSI
JAKARTA. = Nella provincia indonesiana di Sumatra ovest, tutti gli studenti, dalle elementari alle superiori, e le coppie che vogliano sposarsi dovranno
superare un esame di lettura e scrittura del Corano, al di là della loro
appartenenza religiosa. È quanto stabilisce un’ordinanza approvata nei giorni
scorsi dall’amministrazione locale, che – riferisce AsiaNews
– entrerà in vigore dal 2008, dopo l’approvazione di una serie di decreti
governatoriali e la riforma dei curricula scolastici.
La proposta arriva dalla IV Commissione legislativa locale per l’Istruzione, che al suo interno conta membri di diversi
partiti politici. “La reggenza delle isole Mentawai -
riporta il quotidiano Jakarta Post, citando Guspardi
Gaus, presidente del Comitato speciale che ha
elaborato la normativa – sarà esclusa a causa della forte maggioranza di non
musulmani al suo interno, ma, se la gente lo vorrà, non ci sarà problema”. Su
19 città e reggenze a Sumatra ovest, sette hanno già
adottato regolamentazioni di ispirazione islamica. Alcune richiedono agli
studenti di recitare preghiere musulmane a scuola. Guspardi
Gaus esclude che l’ordinanza possa avere effetti
negativi sulle comunità non musulmane nella zona. “L’Islam – afferma – è
misericordioso e insegna a compiere il bene. L’educazione coranica
mira a portare tra la gente, specialmente i più giovani, solidi valori morali,
in modo che, ad esempio, si evitino la droga o non si compiano altre attività
negative”. (R.M.)
LE ALLUVIONI IN
ANGOLA DANNO NUOVO IMPULSO ALL’EPIDEMIA DI COLERA, IN CORSO DA QUASI UN ANNO:
111 MORTI E OLTRE 1800 CONTAGIATI NELL’ULTIMA SETTIMANA, SECONDO L’ULTIMO
BOLLETTINO DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’
LUANDA. = Sono 111 le persone morte e 1832
quelle contagiate nell’ultima settimana
dall’epidemia di colera in corso in Angola ormai da quasi un anno. Lo rende
noto l’agenzia MISNA, citando l’ultimo bilancio diffuso dall’ufficio angolano
dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), relativo ai dati raccolti
dall’inizio di febbraio e in cui si sottolinea che dall’inizio del 2007 si sono
registrati in totale 203 decessi e 5700 contagi. Come previsto, la recente
ondata di maltempo che ha colpito varie zone dell’Angola (e soprattutto la
capitale, Luanda, causando la morte di 114 persone e lo sfollamento di quasi 30
mila) ha dato nuovo impulso all’epidemia iniziata il 13 febbraio del 2006 e che
in totale ha causato tre mila morti e oltre 72 mila contagiati. L’epidemia
continua a interessare 16 delle 18 province e il tasso di mortalità resta
stabile intorno al 4%. Dall’inizio della sua diffusione, il colera ha colpito
soprattutto la provincia di Luanda; mentre il maggior numero di
vittime, quasi 600, continua ad essere registrato nella provincia di Benguela. (R.M.)
IN ASIA,
QUASI UN MILIARDO DI PERSONE VIVE SENZA ACQUA PULITA: LO DENUNCIA
IL PROGRAMMA
PER L’ACQUA E LA SANITÀ DELL’ASIA ORIENTALE E DEL PACIFICO, CHE INVITA I
GOVERNI AD ADOTTARE MISURE “PER NON RISCHIARE EPIDEMIE MORTALI”
MANILA. =
Quasi un miliardo di asiatici vive senza alcun accesso a strutture sanitarie di
base come sanitari e acqua pulita: è quanto ha denunciato il Programma per
l’acqua e la sanità dell’Asia orientale e del Pacifico, nel corso di un
seminario svoltosi nei giorni scorsi a Manila, alla presenza di rappresentanti
di governo e media di Filippine, Indonesia, Vietnam, Cambogia e Laos. Secondo i
dati presentati – riferisce AsiaNews – la Cina si trova al primo posto della lista dei Paesi con
problemi igienico-sanitari collegati all’acqua: sono
infatti oltre 700 milioni i cinesi che non hanno accesso all’acqua pulita.
Nelle Filippine, 23 milioni di persone, per la maggior parte del sud del Paese,
sono “igienicamente svantaggiati”. L’Asia – ha spiegato Brian Steven Smith, direttore del
Programma – “è il continente che presenta le economie più vivaci del mondo, ma
è anche la parte di mondo più arretrata nel campo della diffusione e della
distribuzione dei beni primari, come ricchezza e salute”. Questo “si spiega con
una mancanza di coordinazione
fra le agenzie governative, ma può essere fatto risalire anche a una generale
mancanza di volontà politica. I governi – ha esortato Smith
– ne devono prendere atto
e agire di conseguenza, per non rischiare epidemie mortali come epatite o
lebbra”. Inoltre – ha concluso – “si deve attuare il prima possibile un
programma di sensibilizzazione della popolazione. Oltre 11 milioni di
cambogiani, infatti, non hanno idea dei rischi correlati all’essere in contatto
con acque putride”. (R.M.)
AL VIA A
MARZO, PRESSO LA PONTIFICIA UNIVERSITÀ DELLA SANTA CROCE DI ROMA,
IL II CORSO
DI SPECIALIZZAZIONE IN INFORMAZIONE RELIGIOSA,
SUL TEMA:
“QUESTIONI DI ATTUALITÀ GIORNALISTICA SULLA CHIESA CATTOLICA”
ROMA. =
“Questioni di attualità giornalistica sulla Chiesa Cattolica”: su questo tema,
prenderà il via a marzo, presso la Pontificia Università della Santa Croce di
Roma, il II Corso di Specializzazione in Informazione
religiosa. Durante i 10 incontri, promossi in collaborazione con l’Associazione
Internazionale dei giornalisti accreditati in Vaticano (AIGAV) e la Promozione
della comunicazione istituzionale (ISCOM), verranno
analizzati “alcuni snodi fondamentali della natura e dell’attività della Chiesa
cattolica che sono spesso al centro del dibattito pubblico e che richiedono un
approfondimento storico, teologico o giuridico, di non facile reperibilità nei
consueti piani di formazione professionale”. Tra gli argomenti in programma:
“Eutanasia, accanimento terapeutico
e testamento biologico”; “Islam e Chiesa cattolica.
Aspetti teologici, questioni diplomatiche”; “Il ruolo
della donna all’interno della Chiesa. La questione dell’ordinazione
sacerdotale”; “Santa Sede e Israele. Situazione attuale delle trattative”;
“Prevenzione e assistenza ai malati di Aids in Africa alla luce del Magistero
della Chiesa”. (R.M.)
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10 febbraio
2007
- A cura di
Eugenio Bonanata -
Ennesima
giornata di sangue in Iraq. E’ salito ad almeno 30 morti il bilancio
dell’attentato kamikaze avvenuto in mattinata nei
pressi di Tikrit contro una stazione di polizia. In
seguito all’esplosione del camion bomba, anche una cinquantina di feriti.
Israele
continua a studiare il piano raggiunto alla Mecca da Hamas e Fatha per la formazione di un nuovo governo palestinese di
unità nazionale. E’ la posizione espressa dal premier israeliano Olmert che ha insistito sul rispetto delle condizioni
imposte dal Quartetto per il Medio Oriente e cioè: il riconoscimento dello
Stato di Israele, la rinuncia alla violenza e l’accettazione della 'road map'. Olmert non ha escluso il
vertice del 19 febbraio con il segretario di Stato Condoleezza
Rice e il presidente palestinese Abu
Mazen.
Il governo
israeliano ha deciso il proseguimento dei controversi lavori edili a ridosso
della Spianata delle Moschee a Gerusalemme. Nell’area stamani sono stati
dispiegati due mila poliziotti con il compito di garantire la sicurezza degli
operai. Per Hamas, la ripresa dei lavori è “la più grave violazione della
tregua” concordata tra Israele e il presidente Abu Mazen.
L’Iran
intende procedere con il suo programma nucleare, ma “in modo trasparente” e
“nel rispetto delle regole del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP)”.
E’ il nuovo annuncio del presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad che ha parlato a Teheran
in occasione del 28esimo anniversario della rivoluzione khomeinista.
Dal canto suo il capo negoziatore iraniano, Ali Larijani,
impegnato a Monaco in colloqui con politici occidentali, ha ribadito che il suo
Paese vuole avviare un negoziato con l’Occidente per il possesso di tecnologia
nucleare a soli scopi civili.
La vedova di Rafic Hariri, il dirigente
libanese ucciso il 14 febbraio del 2005, ha scritto una lettera aperta al capo
del movimento Hezbollah, Hassan
Nasrallah, chiedendogli di fare del secondo
anniversario della morte del marito una “manifestazione di unione e di amore
per il Libano”.
Prosegue a
Monaco di Baviera, in Germania, la conferenza sulla sicurezza, dove è giunta la
risposta degli Stati Uniti all’indomani del duro intervento del presidente
russo Putin sulla politica estera di Washington. Il nostro servizio:
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“Una Guerra
Fredda ci è bastata largamente”. E’ toccato al segretario alla difesa
statunitense Robert Gates,
replicare al duro attacco del presidente russo Putin
che ieri aveva bollato la politica americana come
“unilaterale” e diretta ad imporre le proprie visioni al resto del mondo. Così
il capo del Pentagono ha osservato che il mondo di oggi “è molto più complesso
rispetto a quello di 20 o 30 anni fa”. Per questo – ha sottolineato Gates - di fronte alle sfide contemporanee, terrorismo in
testa, serve unità e collaborazione di tutti i Paesi, Russia compresa. In
questo quadro, però, l’ex capo della CIA ha messo in guardia Mosca osservando
che le forniture di armamenti, da un lato, e, dall’altro, i tentativi di usare
le risorse energetiche come mezzo di ricatto politico, possono minacciare
seriamente la stabilità internazionale. Dopo questo ultimo affondo, Gates, che ha annunciato di essere stato invitato al
Cremlino dai vertici russi, ha rilanciato l’importanza di un’Alleanza
Atlantica forte e viva. Così rivolgendosi ai Paesi europei ha chiesto di
soddisfare gli impegni assunti perché la NATO - ha detto – “non è un’adesione solo sulla carta”, bensì
“un’Alleanza militare, con obblighi molto seri e concreti su scala mondiale”.
Il richiamo, che fa rima con la richiesta di più uomini e mezzi, è riferito
soprattutto alla situazione in Afghanistan dove sarebbe grave non disporre di
risorse adeguate. Eppure – ha osservato - dei 26 Paesi NATO solo sei hanno
rispettato l’impegno di destinare il 2% del loro prodotto nazionale lordo alla
difesa.
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Intanto, con
l’arrivo in Arabia Saudita, il presidente russo Putin
ha dato il via alla sua missione in Medio Oriente che lo porterà anche in Qatar
e Giordania. Si tratta della prima visita ufficiale di un capo di Stato russo
in questi Paesi, considerati fedeli alleati dell’Occidente. Secondo molti
analisti, la missione, che mira a stringere rapporti commerciali col mondo
arabo, rappresenta un tentativo del presidente russo di affermare il peso di
Mosca in Medio Oriente.
In Italia
continua naturalmente a tenere banco la questione delle coppie di fatto, dopo
l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri dei Dico, i diritti e doveri
delle persone stabilmente conviventi. Il provvedimento inizierà nelle prossime
settimane il suo iter parlamentare. E già si annuncia un aspro confronto, con
la maggioranza di centrosinistra, escluso l’Udeur, favorevole; e l’opposizione di centrodestra
nettamente contraria. La Conferenza episcopale italiana continua a far sentire
la sua voce di dissenso rispetto a un provvedimento che sposta l’attenzione
dalle esigenze delle famiglie fondate sul matrimonio. Servizio di Giampiero
Guadagni:
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In Italia le
coppie di fatto sono in tutto 564 mila, meno del 4% del totale delle famiglie.
Un dato che già di per sé rende poco comprensibile il carattere d’urgenza anche
formalmente dato al Consiglio dei ministri che ha varato i cosiddetti Dico.
Un’urgenza che non sembra neppure giustificata da una esigenza
sociale particolarmente sentita. Generalmente infatti
i conviventi non chiedono una regolamentazione del loro rapporto, rivendicando
semmai come scelta di libertà il loro rifiuto del matrimonio, con i conseguenti
diritti e doveri. Prova ne sia che alcuni comuni, tra
i quali Padova, avevano già istituito pubblici registri per le coppie di
conviventi, ma le registrazioni sono state pochissime. Per il dissenso espresso
sul provvedimento, la Chiesa in generale, e la Conferenza episcopale italiana
in particolare, sono accusate di interferenza e di voler negare diritti
fondamentali. Il disegno di legge Bindi-Pollastrini
stabilisce tra l’altro il diritto di successione dopo nove anni di convivenza;
il subentro nell’affitto purché la convivenza duri da almeno tre anni oppure vi
siano figli comuni; l’obbligo di alimenti se la convivenza dura da almeno tre
anni; l’assistenza per malattia, e decisioni in materia di salute e in caso di
morte. Ma, come fanno notare molti giuristi, i diritti delle coppie di
fatto sono in gran parte già tutelati. Già adesso, ad esempio, si può redigere
testamento e nominare il convivente proprio erede per la quota disponibile.
L’affitto della casa di comune residenza può essere stipulato congiuntamente
dai due partner, in modo tale che il subentro nel contratto sia
automatico. E ancora: nessuna legge impedisce di accudire il
convivente in caso di malattia e ricovero. E come il coniuge, anche il
convivente ha diritto ad un permesso retribuito di tre giorni lavorativi all’anno in caso di decesso o grave infermità del partner.
Insomma, alle coppie di fatto non sono negati specifici diritti civili
ulteriormente rafforzati, e semmai rafforzabili, da strumenti di diritto
privato: un esempio già in essere, le polizze previdenziali. Ecco perché
l’urgenza di una regolamentazione per legge è difficilmente comprensibile. A
meno che l’equiparazione stabilita tra convivenze eterosessuali e omosessuali
non sia, come peraltro auspicato da alcuni, il primo passo verso
l’equiparazione tra tutti i tipi di matrimonio, con la conseguente possibilità
di ammettere le coppie omosessuali all’adozione.
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In
Turkmenistan si sono chiusi i seggi per le elezioni presidenziali. Dopo la
morte del presidente Niyazov, i 2,6 milioni di
elettori per la prima volta hanno avuto la possibilità di scegliere tra diversi
candidati. Secondo la commissione elettorale, fino alle 12.00 ora locale,
l’affluenza è stata del 66%.
Due morti e
una settantina di feriti. Questo, a Pristina, in Kosovo,
il bilancio degli scontri, fra la polizia delle Nazioni Unite e i manifestanti
del movimento di autodeterminazione che ieri erano scesi in piazza per chiedere
la completa autonomia della regione. Arrestato il leader del movimento, che si
oppone al piano per la regione presentato dal
negoziatore dell’ONU, Maarti Athisaari.
In Somalia,
almeno quattro persone sono morte e altre 24 ferite nell’esplosione avvenuta
durante una cerimonia in un porto del sud del Paese. Lo hanno riferito dei
testimoni secondo i quali fra i feriti ci sarebbero anche alcuni alti ufficiali
militari e leader locali.
Il senatore
democratico Barack Obama ha
annunciato la propria candidatura alle elezioni presidenziali dell’anno
prossimo negli Stati Uniti. E’ avvenuto ieri a Springfield, nell’Illinois, dove
Obama ha tenuto un discorso davanti ad una folla
oceanica. “Cominciamo insieme questo duro lavoro: trasformiamo la nazione”, ha
detto il senatore democratico, citando Lincoln e criticando la guerra in Iraq.
Nel suo intervento, Obama, che in caso di vittoria
sarebbe il primo afroamericano alla Casa Bianca, ha
toccato molto temi, dalla necessità di ottenere la
indipendenza energetica a quella di dare a tutti l’assistenza sanitaria.
Secondo i sondaggi il senatore Obama ha buone
possibilità di diventare il maggior rivale della senatrice Hillary
Clinton, per ora la favorita, nella conquista della
candidatura democratica alla presidenza degli Stati Uniti.
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