RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 42  - Testo della trasmissione di domenica 11 febbraio 2007

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La necessità dello sviluppo di cure palliative sottolineata all’Angelus dal Papa. Nella Giornata Mondiale del Malato annuncia che nel pomeriggio incontrerà malati e pellegrini dell’UNITALSI, nella Basilica vaticana

 

La Messa in San Pietro, celebrata dal cardinale Ruini, apre il XV Convegno nazionale teologico-pastorale dell’Opera Romana Pellegrinaggi: con noi mons. Liberio Andreatta ed Elisa Aloi

 

78 anni fa la firma dei Patti Lateranensi, che hanno portato all’istituzione dello Stato vaticano e alla normalizzazione dei rapporti tra Santa Sede e Italia

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Oggi in Portogallo il referendum sulla depenalizzazione dell’aborto: intervista con Luigi Geninazzi

 

Il neo presidente dell’europarlamento, il cattolico Hans-Gert Pöttering, definisce il nodo della costituzione come la “priorità delle priorità”: ai nostri microfoni, spiega la necessità di riforme per un’Europa a 27 Paesi che vuole difendere i propri valori

 

CHIESA E SOCIETA’:

Cerimonia di insediamento, ieri nella cattedrale di Palermo, dell’arcivescovo metropolita, mons. Paolo Romeo

 

Riconciliazione, verità e giustizia: è quanto chiedono i vescovi colombiani nel comunicato finale della loro 82.ma Assemblea plenaria

 

Nasce, ad Addis Abeba, l’Università cattolica etiope. Nei giorni scorsi, la cerimonia di posa della prima pietra

 

Esame obbligatorio di Corano, per essere promossi a scuola o sposarsi: lo stabilisce un’ordinanza della provincia di Sumatra ovest, in Indonesia, approvata nei giorni scorsi

 

Le alluvioni in Angola danno nuovo impulso all’epidemia di colera, in corso da quasi un anno

 

In Asia, quasi un miliardo di persone vive senza acqua pulita: lo denuncia il programma per l’acqua e la sanità dell’Asia orientale e del Pacifico

 

Al via a marzo, presso la Pontificia Università della Santa Croce di Roma, il II corso di specializzazione in informazione religiosa

24 ORE NEL MONDO:

Dopo le accuse di Putin sull’unilateralismo della politica americana, gli Stati Uniti invitano la Russia a collaborare in materia di sicurezza internazionale

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 febbraio 2007

 

 

LA NECESSITA’ DELLO SVILUPPO DI CURE PALLIATIVE SOTTOLINEATA ALL’ANGELUS

DAL PAPA. NELLA GIORNATA MONDIALE DEL MALATO ANNUNCIA CHE NEL POMERIGGIO INCONTRERA’ MALATI E PELLEGRINI DELL’UNITALSI, NELLA BASILICA VATICANA

 

La necessità dello sviluppo di cure palliative e il legame esistente tra Lourdes e la sofferenza umana: nelle parole del Papa che all’Angelus nella Giornata Mondiale del Malato esprime la sua vicinanza a tutte le persone sofferenti, ricordando che la Giornata veniva istituita  15 anni fa da Giovanni Paolo II. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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“E’ necessario sostenere lo sviluppo di cure palliative che offrano un’assistenza integrale e forniscano ai malati inguaribili quel sostegno umano e quell’accompagnamento spirituale di cui hanno fortemente bisogno”. E’ la raccomandazione del Papa che esprime a tutte le persone sofferenti la sua vicinanza:

 

“Soprattutto desidero manifestare la mia spirituale vicinanza e il mio affetto ai nostri fratelli e sorelle ammalati, con un particolare ricordo per coloro che sono colpiti da mali più gravi e dolorosi: ad essi, in modo speciale, è diretta in questa Giornata la nostra attenzione”.

 

Oggi – ricorda il Papa - la Chiesa fa memoria della prima apparizione della Vergine Maria a santa Bernardetta. Un evento prodigioso - lo definisce - che ha fatto di quella località, situata sul versante francese dei Pirenei, un centro mondiale di pellegrinaggi e di intensa spiritualità mariana. Quel Santuario è diventato meta di numerosi pellegrini ammalati, che – afferma Benedetto XVI – “ponendosi in ascolto di Maria Santissima, sono incoraggiati ad accettare i loro patimenti e ad offrirli per la salvezza del mondo, unendoli a quelli di Cristo crocifisso”. E poi il Papa spiega che il cuore di questa ricorrenza quest’anno è nella città di Seoul, capitale della Corea del Sud, dove ha inviato a suo nome il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute.

 

“Rivolgo a lui e a quanti sono ivi radunati un cordiale saluto. Vorrei estendere il mio pensiero agli operatori sanitari del mondo intero, ben consapevole dell’importanza che riveste nella nostra società il loro servizio alle persone malate”.

 

Ed è proprio il Papa a ricordare che nel pomeriggio, nella Basilica di San Pietro, “si raccoglieranno numerosi malati e pellegrini attorno al cardinale Camillo Ruini, che presiederà la Celebrazione eucaristica”, annunciando la sua presenza:

 

“Al termine della Santa Messa, avrò la gioia, come lo scorso anno, di intrattenermi con loro, rivivendo il clima spirituale che si sperimenta presso la Grotta di Massabielle”. 

 

Alla materna protezione della Vergine Immacolata affida, con la preghiera dell’Angelus, i malati e i sofferenti nel corpo e nello spirito del mondo intero”.

 

Tra i saluti in varie lingue, in francese l’auspicio che ogni malato possa trovare presso i fratelli il sostegno spirituale di cui ha bisogno per affrontare il tempo della prova e per guardare a Dio con fiducia, nella certezza che tutta la vita e quella dei malati in particolare è nelle sue mani.  In inglese un saluto particolare ai direttori di musica giunti dagli Stati Uniti in rappresentanza dell’Associazione nazionale di musicisti pastorali. In polacco, l’invito a invocare  Maria, quale “Salute dei malati”, per riuscire a vedere sempre in tutti i malati il volto stesso di Cristo sofferente. 

 

In italiano, menziona tra i pellegrini i giovani di Altamura e i fedeli provenienti da Verona, Grottammare e Alberoro.

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LA MESSA CELEBRATA DAL CARDINALE RUINI OGGI POMERIGGIO IN SAN PIETRO APRE IL XV CONVEGNO NAZIONALE TEOLOGICO-PASTORALE

DELL’OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI

- Intervista con mons. Liberio Andreatta Elisa Aloi -

 

Come annunciato dal Papa stesso, Benedetto XVI alle 17.30 incontrerà nella Basilica vaticana gli ammalati dell’Unitalsi e i pellegrini dell’Opera Romana Pellegrinaggi. Con la Santa Messa che sarà celebrata nel pomeriggio in San Pietro dal cardinale vicario Camillo Ruini si apre il XV Convegno nazionale Teologico-Pastorale dell’Opera Romana Pellegrinaggi, quest’anno sul tema ‘Cammini d’Europa – Romei, Palmieri e Giacobei. Dedicato alle antiche vie devozionali verso Roma, Gerusalemme e Santiago e al contributo dei pellegrinaggi alla costruzione cristiana dell’Europa, i lavori del convegno si svolgeranno da domani al Torre Rossa Hotel di Roma. Giovanni Peduto ha chiesto a mons. Liberio Andreatta, amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi, quale messaggio vuole dare il convegno:

 

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Noi vogliamo, attraverso i pellegrinaggi e quindi attraverso il cammino dei pellegrini, riscoprire e riproporre quelle radici cristiane che sono alla base della cultura europea. Oggi si parla molto di apertura, di pluralismo, di tolleranza e di dialogo, ma il dialogo e l’apertura si fanno nella misura in cui ciascuno è in grado di affermare fino in fondo la propria identità. La proposta che facciamo quest’anno a tutti i nostri collaboratori e ai nostri amici è quella di pellegrinaggi che consentano un cammino interiore, che offrano un’occasione forte dentro la quale poter riscoprire la propria identità, ma anche l’identità cristiana.

 

D. – A proposito di pellegrinaggio, come collocarlo tra chi lo intende come una pia pratica devozionale e chi lo intende come turismo religioso?

 

R. – Io direi né l’uno, né l’altro: il pellegrinaggio è una forma di evangelizzazione. Il Concilio Vaticano II ha rivalutato molto questa forma pastorale, questa forma di evangelizzazione, che aiuta l’uomo in un cammino interiore a riscoprire dentro di sé quella verità e quella luce di cui parla Sant’Agostino, e dà l’opportunità di incontrare il mistero che è nel divino, attraverso l’esperienza nei santuari. Quindi, è una forma molto forte di evangelizzazione, ma diventa - nella capacità del sacerdote, dell’animatore, della guida - anche un’utile, e direi inedita, occasione di catechesi, di cui l’uomo moderno ha molto bisogno. Visto che ci sono sempre più persone che vengono nei nostri pellegrinaggi e non frequentano o frequentano poco le parrocchie, credo che al di là della forma della devozione, della pietà, al di là dell’incontro con l’arte, la storia, le bellezze naturali e turistiche, che si incontrano lungo il cammino, sia fondamentale e molto importante riscoprire invece l’aspetto dell’evangelizzazione e della catechesi.

 

D. – Il suo consiglio a come prepararsi ad un pellegrinaggio…

 

R. – Innanzitutto, prepararsi ad un pellegrinaggio vuol dire chiedersi “Dove vado?” e “Perché vado? Perché mi metto in moto?”. Si tratta comunque di una libera scelta, le motivazioni possono essere diverse, legate ad un cammino interiore, o al desiderio di un incontro con gli altri, con lo Spirito, con il divino e quindi l’incontro con Dio.

 

D. – Mons. Andreatta, possiamo dire che i pellegrinaggi hanno contribuito a costruire l’Europa cristiana?

 

R. – Certamente. C‘è una bellissima frase di Goethe, un europeista laico: “L’Europa è nata in pellegrinaggio e la sua lingua materna è il cristianesimo”. Attraverso il cammino dei pellegrini si sono incontrati gli uomini, si sono incontrate le culture, è nato il dialogo, si è costruita l’Europa, che come suo DNA ha proprio il cristianesimo.

 

D. – A proposito di pellegrinaggio, parliamo della Terra Santa. Oggi tanta gente ha paura di andarci. Come stanno le cose? Come aiutare le comunità cristiane in Terra Santa?

 

R. – Dobbiamo aiutarle con la nostra presenza. Io non mi stanco mai di ripetere che non solo è possibile andare, ma si deve andare. Io vorrei dire: “Abbiate un po’ di coraggio. Abbiate un po’ di fiducia”. Vi possiamo assicurare che l’itinerario del pellegrinaggio in Terra Santa è tranquillo e sereno, non vi è alcun pericolo. Lo garantisce l’Opera Romana Pellegrinaggi che con molta responsabilità, tutte le volte che c’erano dei pericoli, ha sospeso gli itinerari. Dobbiamo andare, soprattutto per incoraggiare i nostri fratelli delle comunità che sono in Terra Santa. Per i nostri fratelli ebrei e musulmani diventa invece una grande testimonianza, una forma di solidarietà, perché è nel pericolo o nelle difficoltà che si vedono i veri amici o, comunque, i veri fratelli.

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E ascoltiamo adesso la testimonianza di una tra le ultime persone miracolosamente guarite a Lourdes. Si tratta di Elisa Aloi, messinese, che soffriva di una forma di tubercolosi osteo-articolare, scomparsa durante il suo pellegrinaggio in Francia nel 1957. L’ha intervistata per noi Isabella Piro:

 

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R. – Da 15 anni sono stata costretta a vivere a letto a causa di una tubercolosi ossea multipla fistolosa. Mi ammalai all’età di 14 anni: incominciai con una tumefazione al ginocchio. Pensavano di amputarmi la gamba. Da qui, il male si diffuse verso l’anca e per questo avevo bisogno di interventi continui: raschiamenti e poi venivo drenata con tubi e garza per la fuoriuscita della secrezione. Pregavo con le preghiere che può fare una bambina di 14 anni, praticamente per tradizione. Poi, man mano che gli anni crescevano e cresceva anche la mia croce, perché il male si diffuse anche alla gamba sinistra, mi incontrai faccia a faccia con Lui che mi ha creata, Cristo Gesù. Quindi, la mia vita si svolse sotto questo segno di spiritualità, di amore verso Dio, verso la Madonna.

 

D. – Nell’aprile del ’56 lei si recò a Lourdes per la prima volta. L’anno successivo, a maggio del ’57, lei andò a Lourdes per la seconda volta ...

 

R. – Arrivai a Lourdes con la febbre alta. Era il penultimo giorno della nostra permanenza. Ho detto: “Andiamo alle piscine”. Come poggiarono la barella sui bordi della piscina, sentii qualcosa che girava dentro di me e pensai: sto morendo. Signore, aiutami perché sto morendo. Sentivo le gambe che si muovevano dentro il gesso. Passa il capo-medico del treno bianco, alza le coperte e si accorge che le ferite sono chiuse, la garza ed i tubi di drenaggio che avevo erano messi accanto alle gambe, pulite ...

 

D. – Poi, che cosa accadde?

 

R. – Qui a Messina, mi portano, naturalmente con la barella, all’ospedale. La prima cosa che io chiedo è di avere tagliato il gesso. Il professore, vista la repentina guarigione, mi fa fare le radiografie e mi dice: “Il nostro radiologo mi dice che tu non hai assolutamente niente, neanche tracce di decalcificazione”. Mi metto in piedi, senza necessità di fisioterapia né niente. Dopo cinque anni la scienza riconobbe “guarigione inspiegabile”, e dopo sette anni si pronuncia la Chiesa: “guarigione miracolosa”. Era il 25 maggio del 1965. Il 26 settembre mi sono sposata, dopo un mese di matrimonio aspettavo il mio primo figlio. Oggi, grazie a Dio, ho quattro figli e sono nonna di due nipotini. Quindi, non c’è che da dire “grazie alla Madonna” e un merito a tutti coloro che hanno pregato con me e di quel Gesù che si è preso tanta cura di me ... e non ci siamo lasciati mai più: né con Lui, né con la Vergine Maria che guarda e sorride. E’ giusto che siano lì a testimonianza.

 

D. – Cosa si sente di dire a tutti gli ammalati nel mondo?

 

R. – Bisogna saper vivere con gioia e con serenità. E vorrei dire a tutti, veramente, di vivere questa festa della Madonna di Lourdes in santità di vita.

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 78 ANNI FA LA FIRMA DEI PATTI LATERANENSI, CHE HANNO PORTATO ALL’ISTITUZIONE DELLO STATO VATICANO E ALLA NORMALIZZAZIONE DEI RAPPORTI

TRA SANTA SEDE E ITALIA

 

Si celebra oggi il 78.mo anniversario dei Patti Lateranensi, che hanno portato all’istituzione dello Stato Vaticano e alla normalizzazione dei rapporti tra l’Italia e la Santa Sede, dopo gli eventi del 1870, con la caduta di Roma e la sua  proclamazione a capitale d’Italia. Firmati l’11 febbraio del 1929 dal cardinale Pietro Gasparri per la Santa Sede e da Benito Mussolini come capo del governo italiano, i Patti Lateranensi sancivano la netta distinzione delle rispettive competenze e della diversa natura della potestà civile e di quella ecclesiastica. Erano costituiti da tre atti distinti: un Trattato, una Convenzione finanziaria e un Concordato. Il Trattato ha decretato la nascita dello Stato della Città del Vaticano, restituendo così al Papa e ai suoi organi di governo apostolico la piena e visibile indipendenza. La Convenzione finanziaria impegnava l’Italia a riparare i danni inferti alla Santa Sede con l’occupazione di Roma nel 1870. Il Concordato regolava questioni riguardanti la vita della Chiesa nell’ambito dello Stato italiano, quali la piena libertà religiosa, la vita delle istituzioni cattoliche, il riconoscimento del matrimonio religioso e l’insegnamento della religione nelle scuole. Il 18 febbraio del 1984 è stato firmato, inoltre, un accordo tra Santa Sede e Repubblica Italiana per la revisione del Concordato Lateranense, in base al quale si considera non più in vigore il principio, originariamente richiamato dai Patti Lateranensi, della religione cattolica come sola religione dello Stato italiano.

 

Come sottolinea l’Osservatore Romano di oggi, quest’anno la ricorrenza dei Patti Lateranensi coincide con i 60 anni dall’approvazione “a larghissima maggioranza”, il 25 marzo 1947, da parte dell’Assemblea Costituente della Repubblica italiana, della formula dell’art. 7 della Costituzione, “nel quale quei Patti sono richiamati come strumento naturale e necessario per rendere effettiva ed operante la solenne dichiarazione, posta in premessa, secondo cui ‘lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani’”.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

11 febbraio 2007

 

 

OGGI IN PORTOGALLO IL REFERENDUM SULLA DEPENALIZZAZIONE DELL’ABORTO

- Intervista con Luigi Geninazzi -

        

Otto milioni e mezzo di portoghesi sono chiamati oggi alle urne per decidere la depenalizzazione o meno dell’aborto. I seggi si sono aperti stamani e chiuderanno in serata. Solo dopo le 20.00 saranno disponibili i primi exit poll. I sondaggi danno favorito ilsì’ tra il 53 e il 58% con il 12% circa di indecisi e una possibile astensione tra il 40 e il 44%. Nel referendum del 1998 sullo stesso tema vinse il 'no' alla depenalizzazione ma il voto non fu vincolante perché non si raggiunse il quorum del 50%. Tuttavia ora il governo socialista di Josè Socrates, che promuove ilsì’, ha lasciato intendere di essere pronto a tener conto del risultato anche se non si raggiungesse il quorum. Sui punti principali di questa consultazione Stefano Leszczynski ha intervistato Luigi Geninazzi inviato del quotidiano Avvenire in Portogallo:

 

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R. - Diciamo che in Portogallo, insieme con l’Irlanda e la Polonia, c’è una legge molto severa che punisce l’aborto fino a tre anni di carcere. I movimenti di sinistra, soprattutto il partito socialista con a capo il premier José Socrates, vogliono cambiare questa legge, depenalizzare l’aborto che però, in realtà, diventa una liberalizzazione, una legalizzazione dell’aborto in quanto non sarebbero più poste alcune condizioni: basta la volontà della donna di abortire entro le prime dieci settimane e l’aborto può essere eseguito.

 

D. – Com’è il dibattito nella società?

 

R. – Diciamo che è una campagna referendaria un po’ strana. La prima osservazione da fare è che mentre sul fronte delno’ all’aborto si sono mobilitati soprattutto i movimenti di base - ovviamente i cattolici in prima fila che provengono dai movimenti per la vita, ma anche tante altre realtà più laiche – sul fronte del ‘no’ sono soprattutto i partiti. In effetti i partiti di sinistra si sono impegnati molto. La seconda osservazione da fare è che mentre a livello di giornali, di mass-media, di televisione, sui blog, si parla molto di questo referendum, la gente non sembra partecipare a questo dibattito, c’è come una sorta di antico pudore in Portogallo per cui l’aborto è una questione molto intima, un dramma che tocca la persona.

 

D. – L’opposizione della Chiesa portoghese è di preoccupazione per quello che sta succedendo, non solo in Portogallo ma forse in diversi Paesi europei…

 

R. – Certo. La Chiesa portoghese si era mossa molto in anticipo, in questo caso nel senso che aveva già fatto un comunicato molto netto di giudizio - cinque ragioni per dire ‘no’ all’aborto - quando nell’ottobre scorso il governo socialista aveva deciso di indire il referendum. La preoccupazione c’è, perché già qualcuno teme, pensa, che Socrates possa seguire l’esempio del vicino Zapatero in Spagna.

 

D. – Come mai in Portogallo si è decisi di arrivare fino al referendum e non si è pensato invece ad una riformulazione della legge esclusivamente seguendo l’iter parlamentare?

 

R. – Il fronte delno’ vorrebbe cambiare questa legge nel senso di mantenere il punto che l’aborto è un crimine, però di prevedere in un certo modo che non venga punita la donna, magari più il medico. Bisogna dire che nessuna donna portoghese è in carcere per questo reato. Di fatto i giudici si comportano sempre con molta clemenza, però, è un reato e quindi ci sono stati dei procedimenti penali. Il fatto è che il governo socialista, credo per motivi appunto ideologici, non vuole arrivare ad una modifica di questa legge ma vuole arrivare ad un grosso strappo, cioè arrivare alla liberalizzazione dell’aborto e non essendo riuscito a farlo con una legge, ci prova attraverso il referendum.

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IL NEO PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO, IN VISITA A ROMA, DEFINISCE

IL NODO DELLA COSTITUZIONE COME LA “PRIORITA’ DELLE PRIORITA’”,

MENTRE, ALLA VIGILIA DEL VOTO IN FRANCIA, SI RIACCENDE IL CONFRONTO

IN EUROPA SULLE NECESSARIE RIFORME PER UN’EUROPA ORMAI A 27 PAESI

- Intervista con Hans-Gert Pöttering -

        

E’ il nodo della Costituzione “la priorità delle priorità” dell'Unione Europea: è quanto ha ribadito durante una visita, in questi giorni a Roma, il neo presidente del Parlamento europeo, Hans-Gert Pöttering. Fausta Speranza lo ha incontrato:

 

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Avvocato, eurodeputato dal 1979, Pöttering appartiene al partito dei cristiani-sociali e ha preso il posto da gennaio del socialista Borrell. Ha preso le redini  del Parlamento europeo in un momento decisivo per l’Unione: si deve uscire dalla fase di stallo che si è aperta ormai quasi due anni fa con i ‘no’ ai referendum francese e olandese alla Costituzione, che nel frattempo ha avuto l’approvazione di 18 Paesi membri.

 

Priorità assoluta, dunque, - afferma Pöttering - è la difesa della sostanza del Trattato costituzionale, spiegando che l’attuazione delle riforme necessarie, previste nel Trattato, è qualcosa che riguarda direttamente l’Europa dei cittadini e i valori europei. Tra le priorità indicate c’è anche il dialogo tra le culture, in particolare con il mondo arabo e islamico. 

 

Parlando di impegno a difendere i valori europei, Pöttering fa un bilancio a 50 anni dal Trattato di Roma, che dava il via alla moderna avventura europea:

 

I believe that 50 years…

“Credo che questi 50 anni siano stati pieni di grandi successi: siamo riusciti a superare la divisione all’interno dell’Europa. Il 1 maggio 2004 tre Paesi che erano stati occupati dall’Unione Sovietica – Estonia, Lettonia e Lituania – sono diventati membri dell’Unione Europea, e poi a seguire i Paesi del Patto di Varsavia – Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia –, e poi ancora il 1 gennaio 2007, Bulgaria e Romania. Ma c’è anche la riunificazione della Germania nell’ottobre del 1990: stanno a dimostrare che i valori europei sono molto convincenti e molto attraenti. Ma, consideriamo anche altre questioni: il mercato unico, il libero scambio di persone, capitali, servizi, la valuta europea, l’euro... tutto questo è molto importante! Abbiamo ora un Parlamento europeo forte. Nessuno avrebbe previsto tutti questi risultati 50 anni fa. Ma non dobbiamo limitarci a guardare al passato: dobbiamo guardare al futuro che ci riserva nuove sfide. E queste sfide possiamo affrontarle soltanto come europei, tutti insieme”.

 

A proposito di futuro prossimo, c’è l’importante tappa del voto in Francia:

 

I hope that the new French president and the new French Assembly…

“Io spero tanto che il nuovo presidente francese e la nuova Assemblea francese manifestino lo stesso impegno europeo avuto dalla Francia in passato; spero che, dopo le elezioni presidenziali e parlamentari francesi, al vertice del 21 e 22 giugno, possiamo trovare una soluzione per un programma d’azione sul Trattato costituzionale”.

 

Spesso ricordiamo le personalità che 50 anni fa hanno dato il via al sogno europeo: il francese Jean Monnet, il franco-tedesco Robert Schuman, gli italiani Altiero

 Spinelli

 e Alcide De Gasperi, il tedesco Konrad Adenauer, ma anche il belga Paul-Henri Spaak. Li ricordiamo spesso come veri leader e capita di chiedersi se ci siano oggi personalità altrettanto propositive. Al cancelliere tedesco, Angela Merkel, va dato atto dell’impegno assunto in prima persona e con determinazione in occasione della presidenza di turno tedesca dell’UE, Pöttering non si sbilancia:

 

All political leaders in the European Union have the chance to improve, and I 

“Tutti i leader politici nell’Unione Europea hanno la possibilità di migliorare, e io spero che tutti possano migliorare e che quindi possiamo ottenere buoni risultati”.

 

Tra le popolazioni, al dibattito sulla Costituzione si è affiancato o sovrapposto quello sull’allargamento, in particolare intorno alla prospettiva dell’ingresso della Turchia. Su questo Pöttering chiarisce:

 

I think one thing is clear: there will not be further enlargements without ...

“Credo che un fatto sia ben chiaro: non ci saranno ulteriori allargamenti senza una riforma dell’Unione Europea. Senza un approfondimento, sarebbe irresponsabile accettare ulteriori allargamenti. Continuo a ribadire che la priorità delle priorità ora è quella di trovare una soluzione alla sostanza del Trattato costituzionale. Le riforme necessarie ed i valori compresi nel Trattato devono ricevere una loro forma legale. L’Unione Europea è basata sui valori, e questo dobbiamo rendere ben chiaro alla gente. E’ questo che unisce gli europei, ed inizia con la dignità dell’essere umano, con il rispetto della vita, il rispetto dei diritti umani, la solidarietà, la sussidiarietà ... Tutto questo è molto importante per creare il senso dell’unità tra noi europei”.

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CHIESA E SOCIETA’

11 febbraio 2007

 

 

CERIMONIA DI INSEDIAMENTO, IERI NELLA CATTEDRALE DI PALERMO, DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA, MONS. PAOLO ROMEO.

NOMINATO LO SCORSO 19 DICEMBRE DA BENEDETTO XVI

- A cura di Alessandra Zaffiro -

 

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PALERMO. = Con una cerimonia alla quale hanno partecipato migliaia di persone, si è insediato ieri il nuovo arcivescovo metropolita di Palermo, mons. Paolo Romeo. Come da tradizione, nominato lo scorso 19 dicembre da Benedetto XVI, ha iniziato la cerimonia a piazza Pretoria, davanti alla sede del Comune di Palermo e poi, sotto una pioggia incessante, ha raggiunto in corteo, circondato da una folla di fedeli, la cattedrale gremita dove, alla presenza di tutti i vescovi della Sicilia e di altri provenienti dalle diocesi italiane, del clero palermitano e delle autorità civili e militari, si è svolta la cerimonia solenne. “Come Pastore di questa comunità diocesana - ha detto il 110.mo arcivescovo di Palermo nella sua omelia – presterò particolare attenzione e sollecitudine nell’intento di far crescere la comunione fra i diversi carismi, in modo tale che tutte le iniziative ‘siano ricondotte a un’attività concorde’”. Dunque, una pastorale unitaria, ma sinfonica. Nella Chiesa, Dio vuole la varietà, ma vuole anche e soprattutto l’unità. E l’unità della Chiesa viene concretamente vissuta in una serie di comportamenti che San Paolo indica con i verbi della reciprocità: stimarsi a vicenda, accogliersi gli uni gli altri, servirsi a vicenda, edificarsi, sostenersi, correggersi, confortarsi. Reciprocità significa essere gli uni con gli altri, gli uni per gli altri. Su Palermo, l’arcivescovo Romeo ha aggiunto: “Il male, nelle sue mille forme personali e strutturali, individuali e territoriali, è ancora presente in noi e fra noi. Non è conclusa la sfida del pastore Davide contro il gigante guerriero. Ancora oggi c’è fame, pianto, emarginazione”. “Nel tempo della Chiesa – ha concluso il presule – che è il tempo della presenza risorta di Gesù fra noi, per vincere Golia, emblema e simbolo di ogni forma di prevaricazione, violenza e corruzione, non dobbiamo usare più le pietre e la fionda, ma i Salmi del pastore-cantore: con la nostra santificazione saneremo anche la nostra terra; con l’immissione potente di linfa evangelica tornerà a fiorire il deserto”.

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RICONCILIAZIONE, VERITÀ E GIUSTIZIA: È QUANTO CHIEDONO I VESCOVI COLOMBIANI NEL COMUNICATO FINALE DELLA LORO 82.MA ASSEMBLEA PLENARIA, DAL TITOLO:

“L’IMPEGNO DELLA CHIESA DI FRONTE ALLE SFIDE DELLA REALTÀ NAZIONALE”

- A cura di Luis Badilla -

 

BOGOTA’. = La principale sfida del popolo colombiano oggi è “la riconciliazione con Dio, con se stessi, con gli altri e con il Creato”. È quanto affermano i vescovi della Colombia, nel comunicato finale della loro 82.ma Assemblea plenaria, dal titolo: “L’impegno della Chiesa di fronte alle sfide della realtà nazionale”. I presuli ricordano che il Paese ha “fatto progressi positivi, ma che resta aperto il grande anelito della pace”. La menzogna, secondo l’episcopato colombiano, “è una delle cause di ogni conflitto e al tempo stesso l’ostacolo principale per portare a termine una negoziazione politica”. “Occorre entrare nel cammino della verità – affermano i vescovi – per ridare dignità alle vittime, protagonisti principali della riconciliazione e titolari privilegiati della grazia del perdono”. “Esigiamo anche la verità necessaria – aggiungono – per chiarire una sistematica persecuzione, da più settori, gruppi e persone, contro i valori che la Chiesa difende, che traggono origine dal Vangelo e che si fondano nel rispetto della vita, della dignità umana e della famiglia”. Oltre a sottolineare i progressi economici della Colombia, i vescovi ricordano che i grandi problemi della miseria e dell’ingiustizia sociale non sono stati risolti; anzi – precisano – in molti casi le violenze incrociate che devastano la nazione hanno creato nuove e pesanti emergenze sociali. In questo contesto, ribadiscono ancora una volta la loro solidarietà verso gli sfollati e anche verso i tanti ostaggi nelle mani di gruppi armati e della delinquenza comune. L’episcopato chiede a tutte le parti il raggiungimento di un accordo umanitario per ridare la libertà ai sequestrati, evitando l’uso della forza: “Siamo disponibili ad accompagnare ogni processo di pace che conduca la Colombia alla riconciliazione e alla pace, sottolineano i presuli. Perciò, esortiamo le FARC a facilitare tutti gli spazi possibili per le trattative e il dialogo. Esprimiamo il nostro incoraggiamento – aggiungono – anche al processo che si anticipa tra il governo e l’Esercito di liberazione nazionale (ELN) per un possibile negoziato. Al tempo stesso, invitiamo gli smobilitati dei gruppi di autodifesa (paramilitari) a proseguire con coraggio e trasparenza il percorso iniziato. Dall’altra parte – concludono – denunciamo con preoccupazione, esprimendo il nostro rifiuto, la formazione di gruppi armati emergenti”.

 

 

NASCE, AD ADDIS ABEBA, L’UNIVERSITÀ CATTOLICA ETIOPE.

NEI GIORNI SCORSI, LA CERIMONIA DI POSA DELLA PRIMA PIETRA

 

ADDIS ABEBA. = “Oggi, con la Grazia di Nostro Signore Gesù Cristo, il nostro sogno di avere un’istituzione di studi superiori, chiamata Università cattolica etiope, s’incammina a diventare realtà”: è quanto ha affermato, il 27 gennaio scorso Addis Abeba, l’arcivescovo della città, mons. Abune Berhaneyesus Souraphiel, durante la cerimonia di posa della prima pietra della futura Università cattolica d’Etiopia. Alla cerimonia hanno partecipato, tra gli altri, il presidente etiope, Girma Woldegiorghis, ministri e il sindaco della capitale. Risale al 13 settembre del 2005 la firma del protocollo per l’erezione dell’ateneo. “L’accordo – si legge in una nota del Segretariato cattolico etiope (www.ecs.org.et), diffusa dall’agenzia nazionale ENA – è un riconoscimento da parte del governo del notevole contributo della Chiesa al sistema educativo del Paese. Le centinaia di scuole cattoliche distribuite in tutto il Paese sono una risorsa preziosa per la Chiesa e per il Paese stesso. La nascente università cattolica si appoggerà su questa rete di scuole cattoliche”. “Il nuovo ateneo – continua il comunicato – verrà costituito attraverso un processo graduale di potenziamento della struttura educativa esistente. A una sede centrale ad Addis Abeba, si affiancheranno infatti strutture periferiche nate dal potenziamento di alcuni istituti superiori già operanti”. (A.M.)

 

 

ESAME OBBLIGATORIO DI CORANO, PER ESSERE PROMOSSI A SCUOLA O SPOSARSI:

LO STABILISCE UN’ORDINANZA DELLA PROVINCIA DI SUMATRA OVEST, IN INDONESIA, APPROVATA NEI GIORNI SCORSI

 

JAKARTA. = Nella provincia indonesiana di Sumatra ovest, tutti gli studenti, dalle elementari alle superiori, e le coppie che vogliano sposarsi dovranno superare un esame di lettura e scrittura del Corano, al di là della loro appartenenza religiosa. È quanto stabilisce un’ordinanza approvata nei giorni scorsi dall’amministrazione locale, che – riferisce AsiaNews – entrerà in vigore dal 2008, dopo l’approvazione di una serie di decreti governatoriali e la riforma dei curricula scolastici. La proposta arriva dalla IV Commissione legislativa locale per l’Istruzione, che al suo interno conta membri di diversi partiti politici. “La reggenza delle isole Mentawai - riporta il quotidiano Jakarta Post, citando Guspardi Gaus, presidente del Comitato speciale che ha elaborato la normativa – sarà esclusa a causa della forte maggioranza di non musulmani al suo interno, ma, se la gente lo vorrà, non ci sarà problema”. Su 19 città e reggenze a Sumatra ovest, sette hanno già adottato regolamentazioni di ispirazione islamica. Alcune richiedono agli studenti di recitare preghiere musulmane a scuola. Guspardi Gaus esclude che l’ordinanza possa avere effetti negativi sulle comunità non musulmane nella zona. “L’Islam – afferma – è misericordioso e insegna a compiere il bene. L’educazione coranica mira a portare tra la gente, specialmente i più giovani, solidi valori morali, in modo che, ad esempio, si evitino la droga o non si compiano altre attività negative”. (R.M.)

 

 

LE ALLUVIONI IN ANGOLA DANNO NUOVO IMPULSO ALL’EPIDEMIA DI COLERA, IN CORSO DA QUASI UN ANNO: 111 MORTI E OLTRE 1800 CONTAGIATI NELL’ULTIMA SETTIMANA, SECONDO L’ULTIMO BOLLETTINO DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’

 

LUANDA. = Sono 111 le persone morte e 1832 quelle contagiate nell’ultima settimana dall’epidemia di colera in corso in Angola ormai da quasi un anno. Lo rende noto l’agenzia MISNA, citando l’ultimo bilancio diffuso dall’ufficio angolano dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), relativo ai dati raccolti dall’inizio di febbraio e in cui si sottolinea che dall’inizio del 2007 si sono registrati in totale 203 decessi e 5700 contagi. Come previsto, la recente ondata di maltempo che ha colpito varie zone dell’Angola (e soprattutto la capitale, Luanda, causando la morte di 114 persone e lo sfollamento di quasi 30 mila) ha dato nuovo impulso all’epidemia iniziata il 13 febbraio del 2006 e che in totale ha causato tre mila morti e oltre 72 mila contagiati. L’epidemia continua a interessare 16 delle 18 province e il tasso di mortalità resta stabile intorno al 4%. Dall’inizio della sua diffusione, il colera ha colpito soprattutto la provincia di Luanda; mentre il maggior numero di vittime, quasi 600, continua ad essere registrato nella provincia di Benguela. (R.M.)

 

 

IN ASIA, QUASI UN MILIARDO DI PERSONE VIVE SENZA ACQUA PULITA: LO DENUNCIA

IL PROGRAMMA PER L’ACQUA E LA SANITÀ DELL’ASIA ORIENTALE E DEL PACIFICO, CHE INVITA I GOVERNI AD ADOTTARE MISURE “PER NON RISCHIARE EPIDEMIE MORTALI”

 

MANILA. = Quasi un miliardo di asiatici vive senza alcun accesso a strutture sanitarie di base come sanitari e acqua pulita: è quanto ha denunciato il Programma per l’acqua e la sanità dell’Asia orientale e del Pacifico, nel corso di un seminario svoltosi nei giorni scorsi a Manila, alla presenza di rappresentanti di governo e media di Filippine, Indonesia, Vietnam, Cambogia e Laos. Secondo i dati presentati – riferisce AsiaNewsla Cina si trova al primo posto della lista dei Paesi con problemi igienico-sanitari collegati all’acqua: sono infatti oltre 700 milioni i cinesi che non hanno accesso all’acqua pulita. Nelle Filippine, 23 milioni di persone, per la maggior parte del sud del Paese, sono “igienicamente svantaggiati”. L’Asia – ha spiegato Brian Steven Smith, direttore del Programma – “è il continente che presenta le economie più vivaci del mondo, ma è anche la parte di mondo più arretrata nel campo della diffusione e della distribuzione dei beni primari, come ricchezza e salute”. Questo “si spiega con una mancanza di  coordinazione fra le agenzie governative, ma può essere fatto risalire anche a una generale mancanza di volontà politica. I governi – ha esortato Smith – ne devono prendere  atto e agire di conseguenza, per non rischiare epidemie mortali come epatite o lebbra”. Inoltre – ha concluso – “si deve attuare il prima possibile un programma di sensibilizzazione della popolazione. Oltre 11 milioni di cambogiani, infatti, non hanno idea dei rischi correlati all’essere in contatto con acque putride”. (R.M.)

 

 

AL VIA A MARZO, PRESSO LA PONTIFICIA UNIVERSITÀ DELLA SANTA CROCE DI ROMA,

IL II CORSO DI SPECIALIZZAZIONE IN INFORMAZIONE RELIGIOSA,

SUL TEMA: “QUESTIONI DI ATTUALITÀ GIORNALISTICA SULLA CHIESA CATTOLICA”

 

ROMA. = “Questioni di attualità giornalistica sulla Chiesa Cattolica”: su questo tema, prenderà il via a marzo, presso la Pontificia Università della Santa Croce di Roma, il II Corso di Specializzazione in Informazione religiosa. Durante i 10 incontri, promossi in collaborazione con l’Associazione Internazionale dei giornalisti accreditati in Vaticano (AIGAV) e la Promozione della comunicazione istituzionale (ISCOM), verranno analizzati “alcuni snodi fondamentali della natura e dell’attività della Chiesa cattolica che sono spesso al centro del dibattito pubblico e che richiedono un approfondimento storico, teologico o giuridico, di non facile reperibilità nei consueti piani di formazione professionale”. Tra gli argomenti in programma: “Eutanasia,  accanimento  terapeutico  e  testamento  biologico”; “Islam e Chiesa cattolica. Aspetti teologici, questioni diplomatiche”; “Il ruolo della donna all’interno della Chiesa. La questione dell’ordinazione sacerdotale”; “Santa Sede e Israele. Situazione attuale delle trattative”; “Prevenzione e assistenza ai malati di Aids in Africa alla luce del Magistero della Chiesa”. (R.M.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

10 febbraio 2007

 

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

        

Ennesima giornata di sangue in Iraq. E’ salito ad almeno 30 morti il bilancio dell’attentato kamikaze avvenuto in mattinata nei pressi di Tikrit contro una stazione di polizia. In seguito all’esplosione del camion bomba, anche una cinquantina di feriti.

 

Israele continua a studiare il piano raggiunto alla Mecca da Hamas e Fatha per la formazione di un nuovo governo palestinese di unità nazionale. E’ la posizione espressa dal premier israeliano Olmert che ha insistito sul rispetto delle condizioni imposte dal Quartetto per il Medio Oriente e cioè: il riconoscimento dello Stato di Israele, la rinuncia alla violenza e l’accettazione della 'road map'. Olmert non ha escluso il vertice del 19 febbraio con il segretario di Stato Condoleezza Rice e il presidente palestinese Abu Mazen.

 

Il governo israeliano ha deciso il proseguimento dei controversi lavori edili a ridosso della Spianata delle Moschee a Gerusalemme. Nell’area stamani sono stati dispiegati due mila poliziotti con il compito di garantire la sicurezza degli operai. Per Hamas, la ripresa dei lavori è “la più grave violazione della tregua” concordata tra Israele e il presidente Abu Mazen.

 

L’Iran intende procedere con il suo programma nucleare, ma “in modo trasparente” e “nel rispetto delle regole del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP)”. E’ il nuovo annuncio del presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad che ha parlato a Teheran in occasione del 28esimo anniversario della rivoluzione khomeinista. Dal canto suo il capo negoziatore iraniano, Ali Larijani, impegnato a Monaco in colloqui con politici occidentali, ha ribadito che il suo Paese vuole avviare un negoziato con l’Occidente per il possesso di tecnologia nucleare a soli scopi civili.

 

La vedova di Rafic Hariri, il dirigente libanese ucciso il 14 febbraio del 2005, ha scritto una lettera aperta al capo del movimento Hezbollah, Hassan Nasrallah, chiedendogli di fare del secondo anniversario della morte del marito una “manifestazione di unione e di amore per il Libano”.

 

Prosegue a Monaco di Baviera, in Germania, la conferenza sulla sicurezza, dove è giunta la risposta degli Stati Uniti all’indomani del duro intervento del presidente russo Putin sulla politica estera di Washington. Il nostro servizio:

 

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“Una Guerra Fredda ci è bastata largamente”. E’ toccato al segretario alla difesa statunitense Robert Gates, replicare al duro attacco del presidente russo Putin che ieri aveva bollato la politica americana come “unilaterale” e diretta ad imporre le proprie visioni al resto del mondo. Così il capo del Pentagono ha osservato che il mondo di oggi “è molto più complesso rispetto a quello di 20 o 30 anni fa”. Per questo – ha sottolineato Gates - di fronte alle sfide contemporanee, terrorismo in testa, serve unità e collaborazione di tutti i Paesi, Russia compresa. In questo quadro, però, l’ex capo della CIA ha messo in guardia Mosca osservando che le forniture di armamenti, da un lato, e, dall’altro, i tentativi di usare le risorse energetiche come mezzo di ricatto politico, possono minacciare seriamente la stabilità internazionale. Dopo questo ultimo affondo, Gates, che ha annunciato di essere stato invitato al Cremlino dai vertici russi, ha rilanciato l’importanza di un’Alleanza Atlantica forte e viva. Così rivolgendosi ai Paesi europei ha chiesto di soddisfare gli impegni assunti perché la NATO - ha detto – “non è un’adesione solo sulla carta”, bensì “un’Alleanza militare, con obblighi molto seri e concreti su scala mondiale”. Il richiamo, che fa rima con la richiesta di più uomini e mezzi, è riferito soprattutto alla situazione in Afghanistan dove sarebbe grave non disporre di risorse adeguate. Eppure – ha osservato - dei 26 Paesi NATO solo sei hanno rispettato l’impegno di destinare il 2% del loro prodotto nazionale lordo alla difesa.

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Intanto, con l’arrivo in Arabia Saudita, il presidente russo Putin ha dato il via alla sua missione in Medio Oriente che lo porterà anche in Qatar e Giordania. Si tratta della prima visita ufficiale di un capo di Stato russo in questi Paesi, considerati fedeli alleati dell’Occidente. Secondo molti analisti, la missione, che mira a stringere rapporti commerciali col mondo arabo, rappresenta un tentativo del presidente russo di affermare il peso di Mosca in Medio Oriente.

 

In Italia continua naturalmente a tenere banco la questione delle coppie di fatto, dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri dei Dico, i diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi. Il provvedimento inizierà nelle prossime settimane il suo iter parlamentare. E già si annuncia un aspro confronto, con la maggioranza di centrosinistra, escluso l’Udeur, favorevole; e l’opposizione di centrodestra nettamente contraria. La Conferenza episcopale italiana continua a far sentire la sua voce di dissenso rispetto a un provvedimento che sposta l’attenzione dalle esigenze delle famiglie fondate sul matrimonio. Servizio di Giampiero Guadagni:

 

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In Italia le coppie di fatto sono in tutto 564 mila, meno del 4% del totale delle famiglie. Un dato che già di per sé rende poco comprensibile il carattere d’urgenza anche formalmente dato al Consiglio dei ministri che ha varato i cosiddetti Dico. Un’urgenza che non sembra neppure giustificata da una esigenza sociale particolarmente sentita. Generalmente infatti i conviventi non chiedono una regolamentazione del loro rapporto, rivendicando semmai come scelta di libertà il loro rifiuto del matrimonio, con i conseguenti diritti e doveri. Prova ne sia che alcuni comuni, tra i quali Padova, avevano già istituito pubblici registri per le coppie di conviventi, ma le registrazioni sono state pochissime. Per il dissenso espresso sul provvedimento, la Chiesa in generale, e la Conferenza episcopale italiana in particolare, sono accusate di interferenza e di voler negare diritti fondamentali. Il disegno di legge Bindi-Pollastrini stabilisce tra l’altro il diritto di successione dopo nove anni di convivenza; il subentro nell’affitto purché la convivenza duri da almeno tre anni oppure vi siano figli comuni; l’obbligo di alimenti se la convivenza dura da almeno tre anni; l’assistenza per malattia, e decisioni in materia di salute e in caso di morte. Ma, come fanno notare molti giuristi, i diritti delle coppie di fatto sono in gran parte già tutelati. Già adesso, ad esempio, si può redigere testamento e nominare il convivente proprio erede per la quota disponibile. L’affitto della casa di comune residenza può essere stipulato congiuntamente dai due partner, in modo tale che il subentro nel contratto sia automatico. E ancora: nessuna legge impedisce di accudire il convivente in caso di malattia e ricovero. E come il coniuge, anche il convivente ha diritto ad un permesso retribuito di tre giorni lavorativi all’anno in caso di decesso o grave infermità del partner. Insomma, alle coppie di fatto non sono negati specifici diritti civili ulteriormente rafforzati, e semmai rafforzabili, da strumenti di diritto privato: un esempio già in essere, le polizze previdenziali. Ecco perché l’urgenza di una regolamentazione per legge è difficilmente comprensibile. A meno che l’equiparazione stabilita tra convivenze eterosessuali e omosessuali non sia, come peraltro auspicato da alcuni, il primo passo verso l’equiparazione tra tutti i tipi di matrimonio, con la conseguente possibilità di ammettere le coppie omosessuali all’adozione.

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In Turkmenistan si sono chiusi i seggi per le elezioni presidenziali. Dopo la morte del presidente Niyazov, i 2,6 milioni di elettori per la prima volta hanno avuto la possibilità di scegliere tra diversi candidati. Secondo la commissione elettorale, fino alle 12.00 ora locale, l’affluenza è stata del 66%.

 

Due morti e una settantina di feriti. Questo, a Pristina, in Kosovo, il bilancio degli scontri, fra la polizia delle Nazioni Unite e i manifestanti del movimento di autodeterminazione che ieri erano scesi in piazza per chiedere la completa autonomia della regione. Arrestato il leader del movimento, che si oppone al piano per la regione presentato dal negoziatore dell’ONU, Maarti Athisaari.

 

In Somalia, almeno quattro persone sono morte e altre 24 ferite nell’esplosione avvenuta durante una cerimonia in un porto del sud del Paese. Lo hanno riferito dei testimoni secondo i quali fra i feriti ci sarebbero anche alcuni alti ufficiali militari e leader locali.

 

Il senatore democratico Barack Obama ha annunciato la propria candidatura alle elezioni presidenziali dell’anno prossimo negli Stati Uniti. E’ avvenuto ieri a Springfield, nell’Illinois, dove Obama ha tenuto un discorso davanti ad una folla oceanica. “Cominciamo insieme questo duro lavoro: trasformiamo la nazione”, ha detto il senatore democratico, citando Lincoln e criticando la guerra in Iraq. Nel suo intervento, Obama, che in caso di vittoria sarebbe il primo afroamericano alla Casa Bianca, ha toccato molto temi, dalla necessità di ottenere la indipendenza energetica a quella di dare a tutti l’assistenza sanitaria. Secondo i sondaggi il senatore Obama ha buone possibilità di diventare il maggior rivale della senatrice Hillary Clinton, per ora la favorita, nella conquista della candidatura democratica alla presidenza degli Stati Uniti.

 

 

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