RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 41 - Testo della trasmissione di sabato 10 febbraio 2007
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Domani la
Chiesa celebra la Giornata mondiale del malato: ce ne parla mons. Angelo
Comastri
Il
commento di padre Marko Ivan Rupnik
al Vangelo della domenica
CHIESA E SOCIETA’:
Attivisti indù hanno attaccato una scuola cattolica in
India
Le piogge torrenziali continuano a flagellare vaste aree
dell’Africa australe
L’OFTAL (Opera Federativa Trasporto Malati a
Lourdes) celebra domani a Lourdes i suoi 75 anni
Prosegue il 57.mo Festival
internazionale del cinema di Berlino
Il “no” di Hamas alla
nuova richiesta del “Quartetto” di riconoscere Israele
10 febbraio 2007
DI FRONTE ALLE SFIDE POSTE DAL
SOGGETTIVISMO, E’ NECESSARIO
AVERE
IL CORAGGIO DI ANNUNCIARE LA VERITA’ SULL’UOMO:
E’ L’ESORTAZIONE
DI BENEDETTO XVI, NELL’UDIENZA AD UNA DELEGAZIONE
DELL’ACCADEMIA DI SCIENZE POLITICHE E MORALI
DI PARIGI
In un’epoca segnata dal
soggettivismo relativista, bisogna avere il coraggio di annunciare la verità
sull’uomo. E’ la viva esortazione di Benedetto XVI, levata stamani nell’udienza
ad una delegazione dell’Accademia di
Scienze Politiche e Morali di Parigi. Il Papa ha, inoltre, ribadito
l’importanza della formazione delle coscienze dei giovani. Tra i delegati
dell’Accademia, presenti all’incontro, anche il cardinale Jean-Marie
Lustiger, arcivescovo emerito di Parigi. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
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“Dans le monde actuel…”
“Nel mondo attuale – ha esortato
Benedetto XVI – è sempre più urgente invitare i nostri contemporanei ad una
rinnovata attenzione” al “rispetto dell’essere umano e alla ricerca del bene
comune”. In effetti, ha proseguito il Papa, “lo sviluppo del soggettivismo, per cui ciascuno tende a prendere se stesso come unico
riferimento e a considerare che ciò che pensa ha il carattere della verità, ci
spinge a formare le coscienze sui valori fondamentali”. Quei valori, ha
sottolineato, “che non possono essere attaccati senza mettere a rischio l’uomo e
la società stessa”. Ha così rivolto il suo pensiero alla grande figura di
Andrei Sakharov, a cui
l’allora cardinale Joseph Ratzinger
succedette nell’Accademia parigina. “Questa alta personalità – ha constatato –
ci ricorda che è necessario, nella vita personale come in quella pubblica,
avere il coraggio di dire la verità e di seguirla”. E, ancora, di “essere liberi nel rapporto con il mondo che spesso ha la
tendenza a imporci i suoi modi di vedere e i comportamenti da adottare”.
“Aujourd’hui encore…”
A tutt’oggi, ha affermato, “è
importante che l’uomo non si lasci ostacolare dalle catene esteriori quali il
relativismo, la ricerca del potere e del profitto ad ogni costo, la droga” e
ancora “le relazioni affettive disordinate, la confusione sul matrimonio, il
non riconoscimento dell’essere umano in tutte le tappe della sua esistenza”. E’
nostro dovere, ha aggiunto, “avere il coraggio di ricordare ai nostri
contemporanei ciò che davvero sono l’uomo e l’umanità”. Di qui, l’invito a
quelle persone ed istituzioni che hanno la funzione di trasmettere dei valori
ad “avere il coraggio della verità sull’uomo”.
“La veritable liberté consiste…”
“La vera libertà – ha avvertito il
Pontefice – consiste nel camminare sulla strada della verità, secondo la sua propria vocazione, sapendo che ciascuno dovrà rendere
conto della propria vita al suo Creatore e Salvatore”. E’ importante, ha detto
ancora, “proporre ai giovani un tale percorso”. Così, “sapranno discernere, con
coraggio e tenacia, il cammino della libertà e del bene” che implica anche
“sforzi, sacrifici e rinunce”. Una delle più urgenti sfide per gli uomini di
oggi, specie i giovani, ha rilevato “consiste nell’accettare di non vivere
semplicemente nell’esteriorità”, ma nello “sviluppare la vita interiore, luogo
unificante dell’essere e dell’agire”. Proprio Sakharov,
ha detto il Papa, ha mostrato durante il periodo comunista che, anche quando la
sua libertà esteriore era stata “incatenata”, nulla poteva togliergli la
libertà interiore.
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DA
OTTO SECOLI AL SERVIZIO DEL PROSSIMO: LE MISERICORDIE D’ITALIA
E I
DONATORI DI SANGUE FRATRES, IN UDIENZA STAMANE DAL PAPA,
CHE RACCOMANDA DI MANTENERE SALDE LE RADICI
CRISTIANE AD EVITARE
CHE IL
VOLONTARIATO SI RIDUCA A SEMPLICE ATTIVISMO
-
Intervista con Gianfranco Gambelli -
Sono le Misericordie “la più
antica forma di volontariato organizzato nel mondo”: lo ha ricordato stamane il Papa accogliendo nell’Aula Paolo VI, in
Vaticano, circa 7 mila volontari della Confederazione nazionale delle
Misericordie d’Italia e dei donatori di sangue Fratres.
Il servizio di Roberta Gisotti.
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Nate a Firenze
nel lontano 1244 per iniziativa di San Pietro martire da Verona, sono
oggi oltre 700 le Confraternite della Misericordia in Italia, oltre ai numerosi
gruppi Fratres; più di centomila i volontari
impegnati nei diversi ambiti sociosanitari:
“La varietà dei vostri interventi è segno di uno zelo, di una ‘fantansia’ nella carità che deriva da un cuore pulsante, di
cui è ‘motore l’amore per l’uomo in difficoltà” .
“La vostra presenza e la vostra
azione” – ha detto loro il Papa – contribuisce “a diffondere il Vangelo
dell’amore di Dio per tutti gli uomini”. Un amore non astratto ma concreto, di
cui Dio nel giudizio finale chiederà conto:
“Quanto è necessario che anche oggi, anzi specialmente in questa
nostra epoca segnata da tante sfide umane e spirituali, i cristiani proclamino
con le opere l’amore misericordioso di Dio! Ogni battezzato non dovrebbe essere
un ‘vangelo vissuto’?”
L’amore è
infatti “un linguaggio che giunge diretto al cuore e lo apre alla
fiducia” e “tante persone, – ha osservato Benedetto XVI – “che non accolgono
facilmente Cristo e i suoi insegnamenti”, sono però sensibili “alla
testimonianza concreta della carità”.
E, se
oggi le Misericordie non sono
più un aggregazione ecclesiale le loro radici storiche
che restano cristiane “per continuare a portare frutti, devono mantenersi vive
e salde”, ha raccomandato il Santo Padre, ad evitare il rischio “che il
volontariato possa ridursi a semplice attivismo”:
“Se invece resta vitale la
carica spirituale, può comunicare agli altri ben di più che le cose
materialmente necessarie: può offrire al prossimo in difficoltà lo sguardo di
amore di cui ha bisogno”.
Tanto più pensando ai giovani – ha
aggiunto il Papa - l’esperienza del volontariato può diventare ‘scuola di vita’ per “dare alla propria esistenza un senso e un valore
più alto e fecondo”. Infine il pensiero di Benedetto XVI alla Madonna di
Lourdes, alla vigila della sua festa domani, Giornata
mondiale del malato, dedicata quest’anno in special modo alle persone affette
da malattie inguaribili.
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Da otto secoli al servizio del
prossimo, le Misericordie ed i gruppi Fratres, un
piccolo esercito laborioso di volontari fra i 15 e i 70 anni che operano
soprattutto in Toscana e nell’Italia centro meridionale, animati dai principi
evangelici come testimonia Gianfranco Gambelli
presidente della Confederazione nazionale delle Misericordia
d’Italia, intervistato da Tiziana Campisi.
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R. – Le Misericordie sono oggi,
con 700 sedi, la più grande organizzazione di volontariato di ispirazione
cristiana esistente in Italia. Ogni sede offre alle persone assistenza di tipo
sanitaria ed assistenza di tipo sociale, soprattutto in aiuto agli
handicappati, agli emarginati ed agli anziani. Offre pure un servizio
sanitario, tramite anche il servizio 118 per le emergenze, ed il trasporto
sanitario ordinario. Ed offre inoltre un servizio di protezione civile, tramite
un’organizzazione capillare in tutta Italia, che collabora sia con il
Dipartimento di Protezione Civile, sia con i comuni, le province e le regioni.
D. – Quanti giovani collaborano
oggi nelle Misericordie?
R. – Posso dire che sono numerosi
e molti sono i giovani che arrivano a noi tramite il servizio civile, ma anche
giovani che si dedicano sia alla protezione civile, sia al servizio sanitario e
al servizio sociale di accompagnamento e di assistenza. E’ difficile riuscire a
coinvolgere profondamente questa gioventù, influenzata dalle innumerevoli
sollecitazioni della realtà di oggi. Le nostre associazioni sono un pò da considerare come palestre di vita, perché cercano di
insegnare non solo la legalità, ma cercano anche di indirizzare i giovani ad un
servizio, ad un rapporto con gli altri che sia
ispirato soprattutto ai principi evangelici, ma anche ai principi della buona
educazione e del buon rapporto con il prossimo.
D. – Attraverso i suoi servizi le
Misericordie che cosa vogliono dire alla società?
R. – Che il nostro modo di vivere,
il nostro modo di rapportarci, deve essere di ispirazione evangelica. Vogliamo
dire che volersi bene a parole non basta, ma che va tradotto in opere.
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L’IMPEGNO
CONTRO LA POVERTÀ E LA VIOLENZA IN COSTA RICA:
NEL
DISCORSO DEL PAPA AL NUOVO AMBASCIATORE COSTARICANO.
SOTTOLINEATA
LA VICINANZA DI POSIZIONI TRA GOVERNO DEL PAESE E SANTA SEDE
SU
QUESTIONI COME MATRIMONIO E FAMIGLIA
Povertà, sviluppo umano, difficili
circostanze sociali della Costa Rica, ma anche la forte
impronta religiosa del Paese: al centro del discorso del Papa al nuovo
ambasciatore costaricano, Luis Parìs
Chaverri, ricevuto stamane
per le Lettere credenziali. Il servizio di Fausta Speranza:
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Il Papa ricorda che “il futuro di
una nazione si deve basare sulla pace, frutto della giustizia, costruendo un
tipo di società che, cominciando dai responsabili della vita pubblica,
parlamentare, amministrativa e giudiziaria, favorisca la concordia, l’armonia e
il rispetto della persona, così come la difesa dei diritti fondamentali della
persona”.
Il Papa spende parole di lode per
“le iniziative che il governo della Costa Rica ha pronunciato in ambito
internazionale per promuovere nel mondo la pace e i diritti umani, così come la
tradizionale vicinanza con le posizioni mantenute dalla Santa Sede in diversi
fori internazionali su questioni importanti come la difesa della vita, la
promozione del matrimonio e della famiglia”.
Benedetto XVI ricorda l’impegno
dei vescovi nel Paese nel cooperare in campo sociale per combattere contro “la
povertà, l’insicurezza pubblica e la violenza familiare, congiunte con una
forte immigrazione dei Paesi vicini”. Ma
sottolinea anche l’impegno della Chiesa in Costa Rica a collaborare con
“iniziative che favoriscano il dialogo e la riconciliazione, la promozione
della giustizia e della solidarietà, e in particolare il dialogo nazionale tra
i vari responsabili della vita pubblica”. Benedetto XVI, infatti, ribadisce che
i miglioramenti sociali non si ottengono solo attraverso i pur necessari metodi
tecnici, ma “promuovendo le opportune riforme che tengano presente una
considerazione etica della persona, della famiglia e della società”. Per questo
definisce “necessario coltivare i valori morali come l’onestà, l’austerità e la
responsabilità per il bene comune”.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Il Santo Padre riceverà questo
pomeriggio il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per
i Vescovi.
Il Papa ha accettato la rinuncia
al governo pastorale della diocesi di Speyer, in
Germania, presentata da mons. Anton Schlembach, per raggiunti limiti di età.
A Cuba, ha accettato la rinuncia
al governo pastorale dell’arcidiocesi di Santiago de Cuba presentata da mons. Pedro Claro Meurice Estíu, per raggiunti limiti di età. Come nuovo arcivescovo
metropolita di Santiago de Cuba mons. Dionisio Guillermo
García Ibáñez, finora
vescovo di Santísimo Salvador de Bayamo
y Manzanillo. Mons.
Dionisio Guillermo García Ibáñez è nato il 31 gennaio
Benedetto XVI ha, poi, elevato
Il Papa ha infine confermato
l’elezione fatta l’8 febbraio 2007 dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Siro-Malankarese di mons. Isaac Mar Cleemis
Thottunkal, sinora arcivescovo metropolita di Tiruvalla, ad arcivescovo maggiore di Trivandrum
dei Siro-Malankaresi.
Mons. Isaac Mar Cleemis
Thottunkal è nato il 15 giugno
IL CARDINALE VICARIO
CAMILLO RUINI CHIEDE ALLA DIOCESI E ALLA CITTÀ DI ROMA
di prepararsi PER L’80esimo compleanno di BENEDETTO XVI
- A cura
di Eugenio Bonanata -
Il cardinale vicario, Camillo Ruini, ha scritto una lettera indirizzata a tutti i fedeli
della diocesi di Roma per unirsi alla celebrazione dell’80esimo compleanno di
Benedetto XVI e del secondo anniversario di Pontificato. “Per il particolare
affetto che lo lega alla sua Chiesa di Roma” – scrive il cardinale Ruini – il Santo Padre ha deciso di festeggiare “con noi”
il suo compleanno, con la celebrazione di una Santa Messa che Egli stesso
presiederà in Piazza San Pietro, domenica 15 aprile, vigilia del suo
compleanno, alle ore 10.00. Da qui il caloroso invito a partecipare rivolto dal
cardinale Ruini alla diocesi e alla città. Sarà un
giorno particolarmente lieto, nel quale – si legge – “in un clima intensamente
pasquale, pregheremo con il Papa e per il Papa, chiedendo per Lui l’abbondanza
delle benedizioni divine, che lo sostenga e lo conforti nello spirito e nel
corpo, per essere per noi tutti, modello e guida sicura nella fede”. Ma
pregheremo anche per la Chiesa di Roma – prosegue il porporato – affinché
“corrispondendo agli inviti del Suo Vescovo, testimoni con generosità la gioia
della fede e si impegni nell’educazione delle giovani generazioni e nella
promozione dell’amore cristiano, della vita e della famiglia”. Il cardinale Ruini, infine, rinnova l’invito ad unirsi in preghiera
anche il 19 aprile, giorno del secondo anniversario dell’elezione di Papa
Benedetto XVI.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - 11
febbraio: 78 anni fa la firma dei Patti, con cui fu chiusa la Questione romana.
Servizio estero - Iraq:
in un documento del Pentagono si stabilisce che sono di “dubbia attendibilità”
le informazioni dell’intelligence sui
rapporti tra Saddam Hussein ed al Qaeda.
Servizio culturale - Un
elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “Certe discutibili fiction della RAI”.
Per la rubrica
“Approfondimenti” una pagina - a cura di Marcello Filotei
- dedicata all'acustica nelle chiese.
Servizio italiano - In
rilievo il tema della violenza negli stadi.
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10 febbraio 2007
AL
CONVEGNO DI SEOUL, NELLA COREA DEL SUD, IN PREPARAZIONE
DELLA
XV GIORNATA DEL MALATO, IL CARDINALE JAVIER LOZANO BARRAGÁN
HA SOTTOLINEATO CHE LE CURE PALLIATIVE
SPIRITUALI CRISTIANE REALIZZANO
IL PARADOSSO DI TRASFORMARE LA MALATTIA E LA
MORTE IN FONTE DI VITA
-
Intervista con mons. Angelo Comastri -
“Bisogna andare oltre le cure palliative”: è
quanto ha affermato il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del
Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, aprendo lo Scientific Day del
convegno che si sta svolgendo a Seoul, nella Corea del Sud, sul tema “La cura
pastorale e spirituale dei malati con patologie incurabili”. L’incontro è stato
organizzato in occasione della XV Giornata mondiale del malato che si
celebra domani, giorno in cui la Chiesa ricorda la Beata Maria Vergine di
Lourdes. Il servizio di padre Gianfranco Grieco:
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“Le cure palliative consistono in
trattamenti che non guariscono la persona ammalata, ma alleviano la pena. Vi
sono vari tipi di cure palliative: fisiche, psicologiche, familiari, sociali e
spirituali. Tutte sono necessarie, ma quella spirituale è la più necessaria”,
ha detto il cardinale Javier Lozano
Barragán. “Le cure palliative spirituali cristiane
realizzano il paradosso di trasformare la malattia e la morte in fonte di vita
– ha aggiunto il porporato – attraverso questa sollecitudine spirituale si giunge
all’apice della vita, in cui tutti i desideri vitali della persona vengono soddisfatti”. Oltre dieci studiosi delle università
asiatiche hanno portato qui a Seoul, durante i lavori del convegno voluto alla
vigilia della XV Giornata mondiale del malato, il loro contributo al dibattito.
Cifre, statistiche e drammi umani che per il cardinale Lozano
Barragán devono essere letti e accompagnati da una
pastorale efficace e perseverante. “La cura spirituale – ha detto ancora il
porporato – va oltre le cure palliative e la cura eucaristica dei malati è la
cura spirituale principale. L’Eucaristia – ha affermato infine con forza – è il
centro della pastorale della salute e il viatico è la sua espressione più
completa”.
Da Seoul, padre Gianfranco Grieco,
per la Radio Vaticana.
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“Sull’esempio del Buon Samaritano la Chiesa ha
sempre mostrato particolare sollecitudine per gli infermi” e continua ad essere
accanto ai sofferenti e ai morenti, “cercando di preservare la loro dignità in
questi momenti significativi dell’esistenza umana”. Così Benedetto XVI nel suo
messaggio per la XV Giornata mondiale del malato, che, come già detto, sarà
celebrata domani sul tema “La cura
pastorale e spirituale dei malati con patologie incurabili”. E proprio sulle
storie di alcuni di questi malati, raccolte sui treni bianchi dell’UNITALSI
diretti a Lourdes, ha scritto un libro don Gianni Toni, cappellano d’onore
della Grotta di Massabielle. A curare la prefazione
de “I volti del treno bianco”, questo il titolo del volume pubblicato dalla
editrice Ave, mons. Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del
Vaticano, che al microfono di Tiziana Campisi spiega
quale tipo di storie raccontano le pagine del libro:
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R. – Sono storie meravigliose di
approccio con Dio e di approccio con la Vergine Santissima, Madre di Gesù. Sono
volti di bambini, volti di adulti, volti di anziani, volti di ammalati, volti
di barellieri, volti di dame che spendono anche le loro ferie, e le spendono
addirittura pagando, per poter servire i fratelli e le sorelle.
D. – Che cosa insegnano le storie
raccontate da don Toni?
R. – Quelle storie insegnano dove
cercare la felicità. La felicità si trova non accumulando, ma spendendo se stessi per gli altri. Quando si vive il servizio per gli altri,
si sente una gioia che non è di questo mondo. E’ un grande invito agli
educatori, è un grande invito ai genitori, è un grande invito ai giovani: non
cercate la felicità dove non si trova, ma cercatela dove veramente si trova,
cercatela servendo i fratelli, perché nel servizio ai fratelli ci si trova
gomito a gomito con Dio, Colui che ha lavato i piedi agli Apostoli, e quindi
con tutta l’umanità.
D. – Sono storie dove si tocca il mistero, dove il divino sfiora l’umano. Come
vivere questa dimensione?
R. – Bisogna viverla immergendosi
con grande umiltà nel servizio dei fratelli, mettersi nell’atteggiamento del
servizio. Quando si vive questo atteggiamento si scopre che c’è tutta un’altra
dimensione, c’è tutto un altro mondo, diverso dallo scintillio che ci presenta
la società di oggi. E’ quell’altro il mondo veramente
felice.
D. – Tra le pagine de “I volti del
treno bianco” leggiamo anche di miracoli. Come meditare questi eventi?
R. – Ci sono tante specie di
miracoli. Quelli che la gente apprezza di più, quelli che magari desidera di
più, riguardano le guarigioni, le guarigioni fisiche. Ma i veri miracoli sono
quelli della guarigione interiore, quelli delle persone che improvvisamente
aprono gli occhi sul mistero di Dio, sul mistero dell’amore. Allora si cambia,
la persona cambia, si trasfigura, si trasforma e trova il senso della vita, ma
il senso della vita che appaga e che trova la verità delle parole di
Sant’Agostino: “Ci hai fatto per te, Signore - ci hai fatto per l’infinito - e
il nostro cuore è inquieto - è senza pace - fino a quando
non riposa in te”.
D. – Un treno bianco conduce ad un
pellegrinaggio verso Maria. Questo pellegrinaggio dove porta l’uomo?
R. – Paradossalmente non porta da Maria, ma porta da Gesù. E questo perché Maria è sempre
Colei che ci dice: “Fate quello che Lui vi dirà”. Maria è la creatura che più
di tutti sa che soltanto Dio rende felice e quando ci si mette sulla strada di
Maria, quando ci si accosta a Maria, Maria ha il dito puntato verso Gesù, ci
rimanda a Lui. E’ questa la sua funzione, la funzione della Madre: Maria è
Colei che ha il compito di indicarci la direzione giusta della vita e di
ricordarci quelle pagine di Vangelo che noi dimentichiamo. Quando Maria appare
non dice mai cose nuove, Maria ci ricorda quello che noi dimentichiamo. Maria è
la memoria della Chiesa, la memoria dei cristiani, è Colei che meditava nel suo
cuore la Parola di Dio, che ci insegna a riscoprire il valore della Parola di
Dio, perché anche noi possiamo cantare il Magnificat
insieme a Lei.
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CONTINUA
IN ITALIA IL DIBATTITO SULLE COPPIE DI FATTO:
PER
L’AZIONE CATTOLICA I “DICO” INDEBOLISCONO L’ISTITUTO
DEL
MATRIMONIO E CONFONDONO I GIOVANI
-
Interviste con Giovanni Giacobbe, Andrea Olivero e mons. Giuseppe Anfossi -
Prosegue in Italia il dibattito
sui DICO, il Disegno di legge sulle coppie di fatto varato giovedì scorso dal
governo di centrosinistra. Il provvedimento, che stabilisce i diritti e i
doveri delle unioni di fatto sia di natura eterosessuale che omosessuale,
comincerà nei prossimi giorni il suo iter parlamentare a partire dal Senato,
dove la maggioranza conta su numeri piuttosto ridotti. Sulla vicenda oggi
interviene anche l'Azione Cattolica Italiana: l’associazione afferma che il
Disegno di legge suscita “gravi preoccupazioni per le conseguenze che potranno
prodursi sulla vita
sociale, culturale e civile” del Paese.
Secondo l'Azione Cattolica, “tali conseguenze, oltre ad indebolire l'istituto
del matrimonio, espongono le giovani generazioni al pericolo di una ambigua
equiparazione tra forme di relazioni affettive radicalmente diverse”. Su questa
stessa linea si è espresso il presidente del Forum delle associazioni
familiari, Giovanni Giacobbe, intervistato da Luca Collodi:
**********
R. – Al di là dei contenuti,
questo disegno di legge
ha un carattere di manifesto, cioè a dire che si intende pervenire ad un
risultato di creare una forma alternativa di famiglia, rispetto a quella
fondata sul matrimonio. In questi termini, a mio parere, il Disegno di legge non
è conforme con l’art. 29 della Costituzione.
D. – Per la famiglia tradizionale,
voi solleciterete il Governo a muoversi?
R. – Certo, noi abbiamo chiesto,
chiediamo e diciamo che non c’era nessuna urgenza, così come è stata
determinata in Parlamento, di procedere al riconoscimento delle coppie,
soprattutto di quelle omosessuali, ma c’era più urgenza di intervenire per la
tutela della famiglia.
**********
E parla di una “urgenza tutta
ideologica” il presidente nazionale delle ACLI, Andrea Olivero, sempre al
microfono di Luca Collodi:
**********
R. – Sta certamente a cuore anche
a noi la questione dell’allargamento dei diritti, ma pensiamo che questo
allargamento dei diritti poteva passare attraverso le
forme legislative che attualmente esistono, senza quindi dover scrivere una
legge ad hoc.
D. – Quali sono queste forme?
R. – Le questioni sono quelle
relative alla possibilità di avere delle garanzie riguardo al periodo in cui
uno dei due soggetti si trovi ad essere in una
difficoltà, sia economica che sociale, quindi in una qualsiasi situazione di
debolezza. In realtà la legge italiana prevede già tra i diritti individuali
tantissime possibilità e, quindi, soltanto con qualche ampliamento si poteva
ovviare a tutto questo. Abbiamo riscontrato, invece, un interesse a
strumentalizzare questa necessità, andando così ad immaginare delle forme
giuridiche di legame diverse dal matrimonio. Questo è per noi sinceramente
inaccettabile.
**********
Ascoltiamo infine, al microfono di
Angela Ambrogetti, il commento del vescovo di Aosta,
Giuseppe Anfossi, presidente della Commissione CEI
per la famiglia e la vita:
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R. – E’ difficile non presentare
questo progetto come una forma di matrimonio – diciamo così – leggero, privato
e tutto sommato anche un po’ più conveniente rispetto a quello che si propone
attraverso il matrimonio, sia pure civile. Sono molto preoccupato per la
ricaduta che può avere questa presentazione di due strade sul mondo dei
giovani. Credo che le persone serie si rendano conto che toccare la famiglia
vuol dire toccare la società nelle sue colonne portanti.
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NEL “GIORNO DEL RICORDO” IL PRESIDENTE
GIORGIO NAPOLITANO DENUNCIA
PER CECITA’ POLITICA E IDEOLOGICA
-
Interviste con Gianni Oliva e mons. Eugenio Ravignani
-
Oggi, l'Italia celebra il
"Giorno del Ricordo", in memoria delle vittime delle Foibe, le
profonde cavità carsiche in cui trovarono la morte, gettati dalle truppe
comuniste di Tito, dai 10 ai 15 mila italiani, e delle drammatiche vicende che
hanno interessato il confine nord-orientale subito dopo la fine della Seconda
Guerra Mondiale. Celebrando
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R. – Per tre silenzi che si sono
sovrapposti. Il silenzio internazionale, perché quando nel 1948 il maresciallo
Tito ha rotto i rapporti con l’Unione Sovietica e, quindi, ha scardinato il
monolitismo comunista, l’Occidente ha cominciato a guardare a Tito come ad un
interlocutore e gli interlocutori non si mettono in imbarazzo con delle domande
difficili. Poi c’è il silenzio di partito, perché il Partito Comunista Italiano
di Togliatti aveva tutto l’interesse di non parlare
di Foibe. E, infine, per un silenzio di Stato, perché l’Italia dopo il 1945
finge di essere un Paese che ha vinto la guerra e, quindi, rimuove dalla sua
memoria tutto ciò che ricorda la sconfitta.
D. – Tutti gli infobati
erano – diciamo – all’epoca sostenitori del regime
fascista?
R. – Assolutamente no! Quando il
maresciallo Tito ha occupato Trieste, ha immaginato una pulizia di carattere etnico-politico. Politico perché Tito voleva annettere alla nuova Jugoslavia tutti i territori sino alla linea del
fiume Isonzo e sapeva che per veder riconosciuta questa sua ambizione
espansionistica al tavolo delle trattative di pace, doveva far in modo che in
quel territorio non ci fosse nessuno in grado di difendere la comunità
italiana. Nelle Foibe ci sono, quindi, finiti sicuramente dei fascisti, dei
delatori di ebrei e collaborazionisti della Repubblica sociale, ma c’è finito
tutto il Comitato di liberazione nazionale della Venezia-Giulia
e cioè gli anti-fascisti, che rappresentavano la Nuova Italia ed erano, quindi,
un ostacolo ancora maggiore all’ambizione di annessione.
D. – Gli esuli istriani per tanti
anni sono stati considerati, dal resto degli italiani, quasi dei cittadini di
serie B. Questo perché?
R. – Sono stati considerati
cittadini di serie B perché erano dei profughi, che arrivano su un territorio
che aveva le difficoltà della ricostruzione e delle condizioni economiche
difficili. C’era poi un pregiudizio da parte comunista nei confronti di persone
che si ritenevano scappati non dalla Jugoslavia nazionalista, ma dalla
Jugoslavia comunista.
**********
Poche pagine della storia sono
state misconosciute e ridotte al silenzio, come quelle che riguardano la
questione delle foibe e dell’esodo di circa 300 mila italiani dall’Istria dopo
la Seconda Guerra Mondiale e fino al 1954. Una tragedia che ha colpito anche
**********
R. – Penso che si sia sulla strada
buona, quella della ricerca leale della verità, da ambedue le parti. Credo però
che se si pensi di poter giungere, anche in tempi relativamente brevi, ad una
storia condivisa, sarà molto difficile; ci sarà sempre, nella storiografia,
qualche cosa che accentuerà uno o l’altro degli aspetti di un evento tragico,
di cui evidentemente è giusto fare memoria, ma di cui è difficile attribuire
responsabilità nette, precise.
D. – La persecuzione di quegli
anni, nei confronti degli italiani, ha colpito anche uomini di Chiesa ...
R. – La Chiesa è stata vicina in
un modo veramente grande, a tutti coloro che hanno lasciato la loro terra, sia
nel momento in cui la lasciavano, sia seguendoli poi nei campi profughi in
tutta Italia. I nostri sacerdoti sono rimasti sul loro posto fino a quando sono stati costretti a partire, non solo da una
persecuzione anti-nazionale, ma da una forte persecuzione anti-cristiana:
bisognava, ad un certo momento, cancellare un’identità. Ci sono dei sacerdoti
che sono stati uccisi, e io aspetto con ansia che vada
avanti la causa di beatificazione di due preti, don Francesco Bonifacio e don Miro Bulešic.
D. – A che punto è la convivenza,
ora, tra gli italiani ed i profughi, e anche tra le diverse componenti della
città?
R. – Ma, guardi ... la convivenza,
oggi, è serena. Io credo che le Chiese hanno un grande compito. Sono quelle che
cercano di far vivere davvero un tempo di riconciliazione, di comprensione e –
se necessario – uno sforzo generoso di perdono.
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Domani, 11 febbraio, sesta
Domenica del Tempo Ordinario,
“Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati…
Ma guai a voi, ricchi, perché avete gia la
vostra consolazione.
Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame…”
Su questo brano evangelico,
ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko
Ivan Rupnik:
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(musica)
La beatitudine che proclama Cristo
è quella pace del cuore, è quella sicurezza, che caratterizzano quelli che
sanno di essere sulla strada giusta. Cristo non proclama la beatitudine sulla
povertà o sull’ingiustizia, ma afferma la beatitudine di quelli che malgrado si
trovino nella povertà hanno deposto la loro fiducia nel Signore. Sono quelli
che hanno affidato la loro vita a Lui, così radicalmente, che neanche la
povertà li può sconvolgere e farli ribellare o addirittura denunciare Dio come
colpevole della loro situazione. I “guai” che Lui pronuncia non sono
espressione di minaccia o di vendetta, ma, come sappiamo, indicano il dolore
della compassione. Gli si stringe il cuore vedendo quelli che si basano su un
fondamento che sarà loro tolto e si rallegrano di una consolazione che un
giorno li lascerà vuoti. Beato colui, dunque, che ha affidato il suo cuore all’amore
che non viene meno. E infelice colui che da solo deve consolare il proprio
cuore.
(musica)
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10 febbraio 2007
ATTIVISTI
INDU’ HANNO ATTACCATO UNA SCUOLA CATTOLICA IN
INDIA.
VOGLIONO
“DISTRUGGERE LA PACE TRA RELIGIONI”,
HA
DENUNCIATO IL PORTAVOCE DELLA CHIESA LOCALE
NUOVA DELHI. = Ancora attacchi
contro la minoranza cristiana in India. Questa volta nel mirino degli attivisti
indù la Thomas Higher Secondary School, una scuola
cattolica che si trova a Ujjain nello Stato centrale
del Maadhya Pradesh.
Secondo quanto riferisce l’agenzia Ucanews, nei
giorni scorsi alcuni facinorosi hanno picchiato il direttore dell’istituto,
padre George Thoppil e distrutto una statua che
ritraeva la Vergine Maria. Gli attivisti hanno motivato il gesto imputando la
scuola della morte di un alunno, avvenuta in un incidente stradale all’esterno
dell’edificio. Una scusa secondo padre Muttungal,
portavoce della chiesa locale che denuncia invece il progetto di “distruggere
la pace tra le religioni”. I danni materiali ammontano a 500mila rupie,
l’equivalente di 8 mila euro. Padre Thoppil ha
riferito di slogan contro i missionari gridati dagli assalitori che
protestavano contro le statue cristiane e la cappella di preghiera che si trova
nell’istituto. La polizia ha arrestato nove persone. Tuttavia, il capo degli
agenti ha ‘scusato’ gli indù per aver abbattuto un muro di cinta della scuola,
ritenuto illegale. (E. B.)
Le piogge torrenziali
continuano a flagellare vaste aree
dell’Africa australe. Oltre all’Angola, anche il
Mozambico e il Madagascar
FRONTEGGIANO GRAVI emergenze
MAPUTO – ANTANANARIVO. = Forti
piogge continuano ad abbattersi in diverse aree dell’Africa Australe,
provocando ingenti danni. In Mozambico si registrano una trentina di morti e il
governo locale ha chiesto l’aiuto della comunità internazionale per soccorrere
più di 500mila persone minacciate dalla furia delle acque. Secondo l’agenzia
Fides sono andate distrutte oltre 4.600 abitazioni e 4 centri sanitari che
servivano 46.500 persone. I danni non hanno risparmiato l’agricoltura con la
conseguenza che si profila pure una grave crisi economica ed alimentare.
Situazione critica anche in Madagascar, dove in questo momento la capitale, Antananarivo, è sommersa dall’acqua. Citando fonti della
chiesa locale, l’agenzia Fides parla di alcuni morti e di migliaia di senza
tetto. (E. B.)
L’OFTAL (Opera federativa
trasporto malati a Lourdes) CELEBRA domani
A LOURDES I SUOI 75 ANNI, nell’anniversario della
prima apparizione
dell’Immacolata a Bernadette
LOURDES. = “Tutto il personale
nelle singole sezioni diocesane si raccoglierà in preghiera e rinnoverà
solennemente il proprio impegno di servizio di carità ai malati
nell’associazione”. Così mons. Franco Degrandi,
presidente generale dell’OFTAL (Opera Federativa Trasporto Malati a Lourdes),
spiega - in una dichiarazione ripresa dall’agenzia Sir
- la celebrazione eucaristica che presiederà domani presso il Cachot a Lourdes, la casa in cui Bernadette Soubirous visse con la sua famiglia nel periodo delle
apparizioni. Quest’anno ricorre il 75esimo anniversario di fondazione
dell’OFTAL, e l’Opera ha aperto le celebrazioni con il tradizionale
pellegrinaggio interdiocesano per la prima apparizione della Vergine, avvenuta
l’11 febbraio 1858. (E. B.)
“Cammini d’Europa”.
Questo il tema che l’Opera romana pellegrinaggi (ORP)
ha scelto per il suo XV convegno nazionale
teologico-pastorale,
in programma da domani a mercoledì prossimo a Roma
CITTA’ DEL VATICANO. = “Se una
famiglia europea, nonostante le guerre e le divisioni, è tuttavia
riconoscibile, lo si deve anche, e forse soprattutto,
alle reti che il pellegrinaggio vi ha disegnato per secoli”. Così mons. Liberio
Andreatta, amministratore delegato dell’Opera Romana pellegrinaggi (ORP),
spiegando “Cammini d’Europa” il tema scelto per il XV
convegno nazionale dell’istituto. Il convegno si aprirà domani in San Pietro
con la celebrazione, nella festa della Madonna di Lourdes, che sarà preceduta
dalla recita del Rosario e dalla Messa presieduta dal cardinale vicario Camillo
Ruini. Lo stesso Ruini, che
è anche presidente dell’ORP, lunedì mattina terrà la relazione introduttiva dei
lavori, ospitati dal “Torre Rossa park hotel” di Roma, sul tema “il significato
religioso-culturale delle antiche vie dei pellegrini”. Interverranno al
convegno, tra gli altri, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il
prefetto della Congregazione per il Clero, card.
William J. Levada e i vescovi mons. Mauro Piacenza e mons.
Rino Fisichella. (E.
B.)
una giornata di preghiera
e DI svago per genitori e figli.
l’appuntamento e’ per domani al santuario romano
della madonna
del divino amore, in occasione della festa diocesana
della famiglia
ROMA. = Momenti di preghiera,
svago e divertimento, per una giornata che genitori e figli trascorreranno in
compagnia di altre famiglie romane. Questo lo spirito della Festa diocesana
della famiglia in programma domani al santuario della Madonna del Divino Amore,
a conclusione della settimana della vita e della famiglia, promossa dalla
diocesi di Roma. La festa – precisa l’agenzia Sir -
sarà aperta dalla celebrazione eucaristica presieduta dal vicegerente
di Roma, mons. Luigi Moretti. A seguire, i bambini invieranno un messaggio di
pace e di amicizia attraverso il lancio di palloncini. Non mancheranno i giochi
organizzati dal Centro Sportivo Italiano di Roma. Nelle sale del nuovo
santuario, associazioni e movimenti offriranno materiale informativo e consulenza
diretta sui servizi per le famiglie, dall’adozione all’affidamento, fino alla
preparazione al matrimonio e alle altre forme di aiuto alla vita. (E. B.)
Per la prima volta dalla sua istituzione l’ospedale Fatebenefratelli
ha nominato un direttore generale laIco. Si tratta di
carlo maria cellucci,
gia’ dirigente della struttura
ROMA = E’ stato presentato ieri
mattina presso la Curia generalizia Fatebenefratelli di Roma il nuovo direttore
generale dell’Ospedale ‘San Giovanni Calibita Fatebenefratelli’ dell’Isola tiberina. Carlo Maria Cellucci, 46 anni, laureato in Economina
e commercio alla Luiss, è stato designato dopo lunghe
verifiche e consultazioni da fra Donatus
Forkan - il nuovo superiore generale dell'Ordine
Ospedaliero Fatebenefratelli – e il suo consiglio. E’ il primo direttore
generale laico dell’ospedale romano dal 1584, cioè dal momento della fondazione
della struttura sull’isola Tiberina e dell’inizio dell'assistenza ospedaliera.
Fino ad ora gli incarichi di responsabilità della struttura ospedaliera sono
stati sempre ricoperti da frati dell'Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio
che, seguendo le orme del fondatore, hanno portato avanti per centinaia di
anni, non solo a Roma ma in tutto il mondo, la missione dell'ospitalità
ospedaliera e della cura dei malati. (E. B.)
Emergenza umanitaria per i 400 immigrati che al largo della Mauritania
da giorni attendono il permesso di sbarcare
- A
cura di Ignazio Arregui -
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MADRID. = Si aggrava la situazione
igienica e sanitaria di circa 400 immigrati asiatici che a bordo di una vecchia
nave, autentica carretta del mare, attendono ormai, da una settimana, vicino
alle coste della Mauritania l’autorizzazione per sbarcare in qualche Paese.
Alcuni di loro soffrono ormai di seri disturbi fisici, mentre sono sempre piu frequenti episodi di violenza e di disperazione. Non ci
sono informazioni precise sulla composizione degli immigrati, o sulle loro
origini poiché nessuno di quanti si avvicinano per portare l’assistenza
alimentare e sanitaria è salito sulla nave. Secondo alcuni dati forniti dagli
stessi passeggeri sembra che tra di loro ci siano cittadini provenienti dal
Kashmir, Birmania, Sri Lanka, Costa d’Avorio, Sierra
Leona, Liberia e anche da altri Paesi. La Croce Rossa, e la Mezza Luna,
l’organismo ACNUR delle ONU per i rifugiati, le ONG fanno pressione presso i
governi affinché gli immigrati possano sbarcare immediatamente e ricevere
l’assistenza necessaria. A quanto pare, alcuni tra i passeggeri stanno
navigando ormai da due mesi. I Paesi più coinvolti con diverso grado di
responsabilità in questa emergenza umanitaria sono la Mauritania, e la Spagna.
Non si sa invece con certezza se la nave è partita da Guinea Conakry o dalla Costa d’Avorio. Quando potranno sbarcare,
forse nelle prossime ore, non sarà facile l’ operazione
di identificazione dei passeggeri e la possibilità di definire la loro
condizione come profughi o rifugiati.
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Tra passato e fantasia, prosegue
il 57.mo festival internazionale
del cinema di Berlino
- A
cura di Luciano Barisone -
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BERLINO. = Il 57° Festival
Internazionale di Berlino si segnala fino ad ora per le interpretazioni attoriali e la messa in scena piuttosto tradizionale delle
opere presentate. Molto interessante in termini narrativi e per lo sguardo che
getta sulla realtà ci sembra “O ano em que meus pais
sairam de ferias” (L’anno
in cui i miei
genitori partirono per le vacanze) di Cao
Hamburger, ambientato nel Brasile della dittatura militare. Nel raccontarci le
vicende di un bambino parcheggiato dai genitori in fuga presso il nonno,
all’interno del quartiere ebraico di San Paolo, il cineasta ci presenta una
realtà agrodolce dove la gioia di vivere coincide con la scoperta della parte
oscura dell’uomo e il momento più duro del paese che convive con il trionfo ai
mondiali di calcio del 1970. Ancor più efficace nel tentativo di ricreare non solo i toni di una vicenda storica ancora
ambigua ma anche le forme del cinema dell’epoca è “The Good
German” (Il buon tedesco) di Steven
Soderbergh, dove un giornalista americano ficca il
naso negli intrighi del dopo guerra, scoprendo che il suo Paese ricicla gli
scienziati nazisti nella corsa agli armamenti, appena instaurata con l’Unione
Sovietica. Se atmosfere noir, donne
fatali e tinte espressioniste caratterizzano il film americano, di tutt’altro
genere sono le forme della pellicola coreana in concorso “I’m
a Cyborg but that’s Ok” (Sono un automa ma tutto va
bene) di Park Chan-wook. Il regista, che fino ad oggi
ci ha abituati ad un cinema violento e manipolatore, cerca di cambiare registro
utilizzando le stesse risorse formali per raccontarci una storia di incubi che
si trasformano in sogni, ambientata all’interno di un ospedale psichiatrico. Se
il suo sforzo è ammirevole, il risultato lo è un po’ meno.
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10 febbraio 2007
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
ONU,
Russia, Stati Uniti e Unione Europea hanno sollecitato il nuovo governo di
unità nazionale che si insedierà nei Territori Palestinesi a riconoscere
Israele. Ma il gruppo radicale Hamas ha già ribadito che il nuovo esecutivo
palestinese non riconoscerà lo Stato ebraico. “La questione del riconoscimento
- ha detto un consigliere politico del premier Ismail
Haniyeh - non è stata neppure affrontata nei
negoziati” tenutisi alla Mecca giovedì scorso. Il presidente palestinese, Abu Mazen, ha comunque precisato
ieri che il nuovo
governo dovrà rispettare le “norme internazionali” e gli accordi siglati
dall’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP). Tali intese
prevedono anche un implicito riconoscimento di Israele.
Nuovi
violenti scontri sono scoppiati, questa mattina, nei pressi della moschea di al Aqsa a Gerusalemme. Un gruppo di giovani palestinesi
ha di nuovo inscenato una protesta contro i lavori in corso, ad
opera di Israele, per la costruzione di un nuovo passaggio. I giovani
hanno lanciato pietre contro la polizia israeliana. Gli agenti hanno risposto
usando la forza per disperdere la folla. Ieri, almeno trenta persone sono
rimaste ferite in seguito a tumulti scoppiati intorno alla città vecchia di
Gerusalemme.
In
Afghanistan, quattro poliziotti afghani sono morti in seguito ad un attacco
sferrato da guerriglieri talebani nei pressi di Kandahar.
Violenze anche nella turbolenta provincia meridionale di Helmand,
dove ieri dieci presunti talebani sono stati uccisi da soldati della NATO. Sempre ieri, si è chiuso a Siviglia il vertice dei ministri della
Difesa dell’Alleanza Atlantica. Il segretario della NATO, Jaap de Hoop
Scheffer, ha lanciato un appello chiedendo l’invio di
altre truppe in Afghanistan.
In Iraq, si è insediato il nuovo
comandante delle forze armate americane, il generale David Petraeus,
già responsabile dell’addestramento delle truppe irachene. La cerimonia
di insediamento si è tenuta in un palazzo dell’ex presidente iracheno Saddam
Hussein. Petraeus, che subentra a George Casey, ha chiesto la collaborazione delle autorità
irachene. Il nuovo comandante ha anche avvertito che se dovesse
fallire l’offensiva contro i ribelli, “l’Iraq sarebbe condannato a convivere
con la violenza e la guerra civile”. Sul terreno, intanto, due attentati
kamikaze a Tal Afar e ad Hilla, rispettivamente a nord ovest e a sud di Baghdad,
hanno provocato la morte di almeno 4 persone.
Secondo
la stampa britannica crescono i timori per un possibile attacco degli Stati
Uniti contro l’Iran anche se il Pentagono ha
nuovamente smentito l’ipotesi di un intervento militare. Il presidente russo,
Vladimir Putin, accusa intanto gli Stati Uniti di
accrescere l’insicurezza nel mondo. Il nostro servizio:
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Piani del Pentagono per attaccare l’Iran sono in uno
stadio avanzato e gli Stati Uniti potrebbero lanciare un’offensiva contro la
Repubblica islamica già in primavera. Lo scrive oggi il quotidiano britannico
‘The Guardian’, che cita fonti di Washington. Ma il
capo del Pentagono, Robert Gates,
ha ribadito che gli Stati Uniti “non hanno intenzione di attaccare l’Iran”. Vincent Cannistraro, esperto di
intelligence che ha lavorato per la CIA e il Consiglio per la sicurezza
nazionale, condivide invece quanto riferito dalle fonti al ‘The
Guardian’ in merito ai preparativi per un intervento
militare: “I piani per il bombardamento dei siti nucleari – sostiene Cannistraro - sono in fase avanzata e ci stiamo preparando
per la guerra”. In Germania, intanto, il presidente russo, Vladimir Putin,
ha pronunciato a Monaco, durante la Conferenza sulla sicurezza, un discorso
molto duro che ha preso di mira l’amministrazione statunitense: il capo del
Cremlino ha accusato gli Stati Uniti di essere responsabili di un’accresciuta
insicurezza nel mondo a causa di un uso della forza “quasi incontenibile” che
incoraggia gli altri Paesi nella corsa al nucleare. Sembrano
procedere infine i negoziati in corso in Cina tra Stati Uniti e Corea del Nord
sulla questione nucleare nordcoreana: il capo
negoziatore americano ha promesso al governo di Pyongyang
una serie di “ricompense”. Alle autorità nordocoreane
è stato chiesto, in cambio, di consentire il ritorno, nel Paese asiatico, di
ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). Gli Stati
Uniti puntano alla chiusura degli impianti e alla consegna di ordigni nucleari
in possesso del regime. Ma non ci sono, al momento, dati certi sulle reali
potenzialità dell’arsenale atomico nordcoreano.
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Alla Conferenza sulla sicurezza, in corso a Monaco, il cancelliere tedesco Angela Merkel, presidente di turno dell’Unione Europea, ha ribadito intanto che la comunità internazionale è determinata a “bloccare il riarmo nucleare iraniano”. Inaugurando il vertice, la signora Merkel ha anche invitato il governo di Teheran a rispettare le risoluzioni dell’ONU.
La polizia russa ha arrestato due
persone sospettate dell’omicidio di Anna Politkovskaya,
la giornalista uccisa lo scorso ottobre a Mosca. Secondo il quotidiano russo ‘Pravda’, i due arrestati sono di origine cecena. Politkovskaya è stata una
delle poche giornaliste russe a condannare il conflitto ceceno
e a denunciare violazioni dei diritti umani da parte delle forze di Mosca.
É
salito ad 80 il numero di morti causati dalle pesanti inondazioni che hanno
colpito l’Indonesia la scorsa settimana. Gran parte della capitale rimane
sommersa. Nella provincia di Giakarta le vittime accertate sono state 57. Altre
23 persone sono morte a Banten e nella parte
occidentale di Giava.
Cresce
l’attesa in Turkmenistan per le presidenziali che si terranno domani. Dopo 30
anni di potere totalitario del presidente Niyazov,
morto lo scorso 21 dicembre, si torna alle urne per elezioni democratiche. Gli
analisti ritengono, comunque, poco probabili cambiamenti sostanziali nel breve
periodo. Gli Stati limitrofi sembrano inoltre più interessati alle risorse
energetiche del Paese che a favorire veri cambiamenti democratici. Sulle
elezioni in Turkmenistan, il servizio di Giuseppe D’Amato:
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Sono sei i candidati, ma un solo
netto favorito: il leader uscente facente funzioni Berdymukhammedov, quarantanovenne ex ministro della Salute, ha il sostegno
di tutti gli organi dello Stato, perfino del presidente della commissione
elettorale. Nel 2003, ha sancito alcuni importanti accordi con la società russa
Gazprom. Gran parte dell’opposizione, fuggita
all’estero durante la presidenza autoritaria del defunto Niyazov,
non partecipa al voto. Nel Paese è presente un gruppo di osservatori. Dopo le
elezioni, il Turkmenistan, per oltre un decennio
neutrale e parzialmente isolato, è destinato a rientrare nel cosiddetto grande
gioco: concorrere con gli occidentali per il controllo delle materie prime
dell’Asia centrale. L’ex Repubblica sovietica ha circa 3000 miliardi di metri
cubi di riserve di gas; potrebbe rifornire l’India attraverso una pipeline via
Afghanistan o l’Iran e riunirsi all’oleodotto del Mar Caspio.
Per ora il Turkmenistan invia gas in occidente via
Russia.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe
D’Amato.
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Oltre 8
milioni e mezzo di elettori sono chiamati alle urne, domani, in Portogallo per
il referendum sulla legalizzazione dell’aborto. Gli ultimi sondaggi sono concordi
nel prevedere la vittoria del sì alla depenalizzazione dell’interruzione di
gravidanza, ma resta la grande incognita dell’astensione. In Portogallo
l’interruzione di gravidanza è attualmente consentita in caso di stupro, di
malformazione del feto e di pericolo per la salute della madre.
Resta
tesa la situazione in Somalia: tre bambini sono rimasti uccisi in due attacchi
sferrati a Mogadiscio probabilmente da estremisti islamici. Miliziani hanno
sparato inoltre, questa mattina, due razzi contro un albergo in cui sono in corso negoziati per la riconciliazione. L’albergo è stato
centrato da uno dei colpi. Al momento, non si ha notizia di vittime.
Sono state identificate le due ragazze aggredite e uccise a Capoverde. Sono Dalia Saiani,
ex campionessa ed istruttrice di wind surf e Giorgia Busato, titolare di una agenzia di
viaggi. E’ riuscita a salvarsi una ragazza di 17 anni che ha riferito diversi
drammatici dettagli del duplice omicidio. Secondo gli inquirenti gli assassinii
hanno una matrice passionale. La polizia ha arrestato il presunto responsabile,
un giovane di Capo Verde che aveva avuto una relazione con una delle due
ragazze.
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