RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 41  - Testo della trasmissione di sabato 10 febbraio 2007

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Di fronte alle sfide poste dal soggettivismo, è necessario avere il coraggio di annunciare la verità sull’uomo: così Benedetto XVI all’Accademia di Scienze Politiche e Morali di Parigi

 

Il Papa esorta le Misericordie d’Italia e i donatori di sangue “Fratres” a mantenere salde le radici cristiane. Ai nostri microfoni Gianfranco Gambelli

 

L’impegno contro “la povertà e la violenza” in Costa Rica nel discorso del Papa al nuovo ambasciatore costaricano

 

Il cardinale Camillo Ruini rende noto in una lettera che la diocesi di Roma festeggerà con una Messa in San Pietro domenica 15 aprile gli 80 anni di Benedetto XVI

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Domani la Chiesa celebra la Giornata mondiale del malato: ce ne parla mons. Angelo Comastri

 

Continua in Italia il dibattito sulle coppie di fatto. Con noi Giovanni Giacobbe, Andrea Olivero e mons. Giuseppe Anfossi

 

Nel “Giorno del Ricordo” il presidente Giorgio Napolitano denuncia la congiura del silenzio sulle “foibe”. Interviste con Gianni Oliva e mons. Eugenio Ravignani

 

Il commento di padre Marko Ivan Rupnik al Vangelo della domenica

 

CHIESA E SOCIETA’:

Attivisti indù hanno attaccato una scuola cattolica in India

 

Le piogge torrenziali continuano a flagellare vaste aree dell’Africa australe

 

L’OFTAL (Opera Federativa Trasporto Malati a Lourdes) celebra domani a Lourdes i suoi 75 anni

 

“Cammini d’Europa”: questo il tema che l’Opera Romana Pellegrinaggi ha scelto per il suo XV Convegno nazionale teologico-pastorale

 

Una giornata di preghiera e di svago per genitori e figli organizzata domani al Santuario romano della Madonna del Divino Amore, in occasione della festa diocesana della famiglia

 

Per la prima volta dalla sua istituzione l’ospedale Fatebenefratelli ha nominato un direttore generale laico

 

Emergenza umanitaria per i 400 immigrati che al largo della Mauritania da giorni attendono il permesso di sbarcare

 

Prosegue il 57.mo Festival internazionale del cinema di Berlino

 

24 ORE NEL MONDO:

Il “no” di Hamas alla nuova richiesta del “Quartetto” di riconoscere Israele

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

10 febbraio 2007

 

DI FRONTE ALLE SFIDE POSTE DAL SOGGETTIVISMO, E’ NECESSARIO

AVERE IL CORAGGIO DI ANNUNCIARE LA VERITA’ SULL’UOMO:

E’ L’ESORTAZIONE DI BENEDETTO XVI, NELL’UDIENZA AD UNA DELEGAZIONE

DELL’ACCADEMIA DI SCIENZE POLITICHE E MORALI DI PARIGI

 

In un’epoca segnata dal soggettivismo relativista, bisogna avere il coraggio di annunciare la verità sull’uomo. E’ la viva esortazione di Benedetto XVI, levata stamani nell’udienza ad una delegazione dell’Accademia di Scienze Politiche e Morali di Parigi. Il Papa ha, inoltre, ribadito l’importanza della formazione delle coscienze dei giovani. Tra i delegati dell’Accademia, presenti all’incontro, anche il cardinale Jean-Marie Lustiger, arcivescovo emerito di Parigi. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Dans le monde actuel…”

 

“Nel mondo attuale – ha esortato Benedetto XVI – è sempre più urgente invitare i nostri contemporanei ad una rinnovata attenzione” al “rispetto dell’essere umano e alla ricerca del bene comune”. In effetti, ha proseguito il Papa, “lo sviluppo del soggettivismo, per cui ciascuno tende a prendere se stesso come unico riferimento e a considerare che ciò che pensa ha il carattere della verità, ci spinge a formare le coscienze sui valori fondamentali”. Quei valori, ha sottolineato, “che non possono essere attaccati senza mettere a rischio l’uomo e la società stessa”. Ha così rivolto il suo pensiero alla grande figura di Andrei Sakharov, a cui l’allora cardinale Joseph Ratzinger succedette nell’Accademia parigina. “Questa alta personalità – ha constatato – ci ricorda che è necessario, nella vita personale come in quella pubblica, avere il coraggio di dire la verità e di seguirla”. E, ancora, di “essere liberi nel rapporto con il mondo che spesso ha la tendenza a imporci i suoi modi di vedere e i comportamenti da adottare”.

 

Aujourd’hui encore…”

 

A tutt’oggi, ha affermato, “è importante che l’uomo non si lasci ostacolare dalle catene esteriori quali il relativismo, la ricerca del potere e del profitto ad ogni costo, la droga” e ancora “le relazioni affettive disordinate, la confusione sul matrimonio, il non riconoscimento dell’essere umano in tutte le tappe della sua esistenza”. E’ nostro dovere, ha aggiunto, “avere il coraggio di ricordare ai nostri contemporanei ciò che davvero sono l’uomo e l’umanità”. Di qui, l’invito a quelle persone ed istituzioni che hanno la funzione di trasmettere dei valori ad “avere il coraggio della verità sull’uomo”.

 

La veritable liberté consiste…”

 

“La vera libertà – ha avvertito il Pontefice – consiste nel camminare sulla strada della verità, secondo la sua propria vocazione, sapendo che ciascuno dovrà rendere conto della propria vita al suo Creatore e Salvatore”. E’ importante, ha detto ancora, “proporre ai giovani un tale percorso”. Così, “sapranno discernere, con coraggio e tenacia, il cammino della libertà e del bene” che implica anche “sforzi, sacrifici e rinunce”. Una delle più urgenti sfide per gli uomini di oggi, specie i giovani, ha rilevato “consiste nell’accettare di non vivere semplicemente nell’esteriorità”, ma nello “sviluppare la vita interiore, luogo unificante dell’essere e dell’agire”. Proprio Sakharov, ha detto il Papa, ha mostrato durante il periodo comunista che, anche quando la sua libertà esteriore era stata “incatenata”, nulla poteva togliergli la libertà interiore.

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DA OTTO SECOLI AL SERVIZIO DEL PROSSIMO: LE MISERICORDIE D’ITALIA

E I DONATORI DI SANGUE FRATRES, IN UDIENZA STAMANE DAL PAPA,

 CHE RACCOMANDA DI MANTENERE SALDE LE RADICI CRISTIANE AD EVITARE

CHE IL VOLONTARIATO SI RIDUCA A SEMPLICE ATTIVISMO

- Intervista con Gianfranco Gambelli -

        

Sono le Misericordie “la più antica forma di volontariato organizzato nel mondo”: lo ha ricordato stamane il Papa accogliendo nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, circa 7 mila volontari della Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia e dei donatori di sangue Fratres. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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Nate a Firenze nel lontano 1244 per iniziativa di San Pietro martire da Verona, sono oggi oltre 700 le Confraternite della Misericordia in Italia, oltre ai numerosi gruppi Fratres; più di centomila i volontari impegnati nei diversi ambiti sociosanitari:

 

“La varietà dei vostri interventi è segno di uno zelo, di una ‘fantansia’ nella carità che deriva da un cuore pulsante, di cui è ‘motore l’amore per l’uomo in difficoltà” .

 

“La vostra presenza e la vostra azione” – ha detto loro il Papa – contribuisce “a diffondere il Vangelo dell’amore di Dio per tutti gli uomini”. Un amore non astratto ma concreto, di cui Dio nel giudizio finale chiederà conto:

 

“Quanto è necessario che anche oggi, anzi specialmente in questa nostra epoca segnata da tante sfide umane e spirituali, i cristiani proclamino con le opere l’amore misericordioso di Dio! Ogni battezzato non dovrebbe essere unvangelo vissuto’?”

 

L’amore è infatti “un linguaggio che giunge diretto al cuore e lo apre alla fiducia” e “tante persone, – ha osservato Benedetto XVI – “che non accolgono facilmente Cristo e i suoi insegnamenti”, sono però sensibili “alla testimonianza concreta della carità”.

 

E, se oggi le Misericordie non sono più un aggregazione ecclesiale le loro radici storiche che restano cristiane “per continuare a portare frutti, devono mantenersi vive e salde”, ha raccomandato il Santo Padre, ad evitare il rischio “che il volontariato possa ridursi a semplice attivismo”:

 

 “Se invece resta vitale la carica spirituale, può comunicare agli altri ben di più che le cose materialmente necessarie: può offrire al prossimo in difficoltà lo sguardo di amore di cui ha bisogno”.

 

Tanto più pensando ai giovani – ha aggiunto il Papa - l’esperienza del volontariato può diventare ‘scuola di vita’ per “dare alla propria esistenza un senso e un valore più alto e fecondo”. Infine il pensiero di Benedetto XVI alla Madonna di Lourdes, alla vigila della sua festa domani, Giornata mondiale del malato, dedicata quest’anno in special modo alle persone affette da malattie inguaribili.

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Da otto secoli al servizio del prossimo, le Misericordie ed i gruppi Fratres, un piccolo esercito laborioso di volontari fra i 15 e i 70 anni che operano soprattutto in Toscana e nell’Italia centro meridionale, animati dai principi evangelici come testimonia Gianfranco Gambelli presidente della Confederazione nazionale delle Misericordia d’Italia, intervistato da Tiziana Campisi.

 

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R. – Le Misericordie sono oggi, con 700 sedi, la più grande organizzazione di volontariato di ispirazione cristiana esistente in Italia. Ogni sede offre alle persone assistenza di tipo sanitaria ed assistenza di tipo sociale, soprattutto in aiuto agli handicappati, agli emarginati ed agli anziani. Offre pure un servizio sanitario, tramite anche il servizio 118 per le emergenze, ed il trasporto sanitario ordinario. Ed offre inoltre un servizio di protezione civile, tramite un’organizzazione capillare in tutta Italia, che collabora sia con il Dipartimento di Protezione Civile, sia con i comuni, le province e le regioni.

 

D. – Quanti giovani collaborano oggi nelle Misericordie?

 

R. – Posso dire che sono numerosi e molti sono i giovani che arrivano a noi tramite il servizio civile, ma anche giovani che si dedicano sia alla protezione civile, sia al servizio sanitario e al servizio sociale di accompagnamento e di assistenza. E’ difficile riuscire a coinvolgere profondamente questa gioventù, influenzata dalle innumerevoli sollecitazioni della realtà di oggi. Le nostre associazioni sono un da considerare come palestre di vita, perché cercano di insegnare non solo la legalità, ma cercano anche di indirizzare i giovani ad un servizio, ad un rapporto con gli altri che sia ispirato soprattutto ai principi evangelici, ma anche ai principi della buona educazione e del buon rapporto con il prossimo.

 

D. – Attraverso i suoi servizi le Misericordie che cosa vogliono dire alla società?

 

R. – Che il nostro modo di vivere, il nostro modo di rapportarci, deve essere di ispirazione evangelica. Vogliamo dire che volersi bene a parole non basta, ma che va tradotto in opere.

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L’IMPEGNO CONTRO LA POVERTÀ E LA VIOLENZA IN COSTA RICA:

NEL DISCORSO DEL PAPA AL NUOVO AMBASCIATORE COSTARICANO.

SOTTOLINEATA LA VICINANZA DI POSIZIONI TRA GOVERNO DEL PAESE E SANTA SEDE

SU QUESTIONI COME MATRIMONIO E FAMIGLIA

 

Povertà, sviluppo umano, difficili circostanze sociali della Costa Rica, ma anche la forte impronta religiosa del Paese: al centro del discorso del Papa al nuovo ambasciatore costaricano, Luis Parìs Chaverri, ricevuto stamane per le Lettere credenziali. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Il Papa ricorda che “il futuro di una nazione si deve basare sulla pace, frutto della giustizia, costruendo un tipo di società che, cominciando dai responsabili della vita pubblica, parlamentare, amministrativa e giudiziaria, favorisca la concordia, l’armonia e il rispetto della persona, così come la difesa dei diritti fondamentali della persona”.

 

Il Papa spende parole di lode per “le iniziative che il governo della Costa Rica ha pronunciato in ambito internazionale per promuovere nel mondo la pace e i diritti umani, così come la tradizionale vicinanza con le posizioni mantenute dalla Santa Sede in diversi fori internazionali su questioni importanti come la difesa della vita, la promozione del matrimonio e della famiglia”.

 

Benedetto XVI ricorda l’impegno dei vescovi nel Paese nel cooperare in campo sociale per combattere contro “la povertà, l’insicurezza pubblica e la violenza familiare, congiunte con una forte immigrazione dei Paesi vicini”.  Ma sottolinea anche l’impegno della Chiesa in Costa Rica a collaborare con “iniziative che favoriscano il dialogo e la riconciliazione, la promozione della giustizia e della solidarietà, e in particolare il dialogo nazionale tra i vari responsabili della vita pubblica”. Benedetto XVI, infatti, ribadisce che i miglioramenti sociali non si ottengono solo attraverso i pur necessari metodi tecnici, ma “promuovendo le opportune riforme che tengano presente una considerazione etica della persona, della famiglia e della società”. Per questo definisce “necessario coltivare i valori morali come l’onestà, l’austerità e la responsabilità per il bene comune”.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Il Santo Padre riceverà questo pomeriggio il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

 

Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Speyer, in Germania, presentata da mons. Anton Schlembach, per raggiunti limiti di età.

 

A Cuba, ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Santiago de Cuba presentata da mons. Pedro Claro Meurice Estíu, per raggiunti limiti di età. Come nuovo arcivescovo metropolita di Santiago de Cuba mons. Dionisio Guillermo García Ibáñez, finora vescovo di Santísimo Salvador de Bayamo y Manzanillo. Mons. Dionisio Guillermo García Ibáñez è nato il 31 gennaio 1945 a Guantánamo. Dopo gli studi liceali, ha iniziato gli studi universitari, laureandosi in Ingegneria nel 1972, con specializzazione in Telecomunicazioni; ha svolto quindi la sua professione nella Compagnia Telefonica Statale nella Provincia di Santiago fino al 1980, anno del suo ingresso nel Seminario di San Basilio di Santiago de Cuba. Ha continuato la sua formazione al sacerdozio presso il Seminario Nazionale di San Carlos y San Ambrosio a La Habana. E’ stato ordinato sacerdote  l’8 luglio 1985 e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 27 gennaio 1996. Attualmente è vice-presidente della Conferenza Episcopale Cubana.

 

Benedetto XVI ha, poi, elevato la Prefettura Apostolica di Nepal al rango di Vicariato Apostolico, con la medesima denominazione e configurazione territoriale. Il Papa ha nominato primo vicario apostolico di Nepal il padre gesuita Anthony Francis Sharma, attuale prefetto apostolico di Nepal, assegnandogli la sede titolare vescovile di Gigti. Padre Anthony Francis Sharma è nato a Kathmandu, capitale di Nepal, il 12 dicembre 1937. È entrato nella Compagnia di Gesù il 28 luglio 1956 ed è stato ordinato sacerdote il 4 maggio 1968. Il nuovo vicariato apostolico di Nepal si estende su un’area pari a 147.181 kmq, con una popolazione di circa 23.700.000 abitanti, dei quali circa 6.680 sono cattolici. Vi sono 5 parrocchie, 2 quasi parrocchie, 6 mission stationes e 22 sub stations, servite da 11 sacerdoti diocesani e 40 religiosi. I seminaristi maggiori sono 5 e le religiose sono 112. Vi sono inoltre 44 istituti di educazione e 16 di beneficenza.

 

Il Papa ha infine confermato l’elezione fatta l’8 febbraio 2007 dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Siro-Malankarese di mons. Isaac Mar Cleemis Thottunkal, sinora arcivescovo metropolita di Tiruvalla, ad arcivescovo maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi.  Mons. Isaac Mar Cleemis Thottunkal è nato il 15 giugno 1959 a Mukkoor, Eparchia di Tiruvalla, nello Stato del Kerala. È stato ordinato sacerdote l’11 giugno 1986. Dal 1991 al 1996 ha frequentato la Facoltà di Teologia all'Angelicum di Roma, dove ha conseguito il Dottorato. Rientrato in India è stato prima cancelliere e quindi sincello dell'Eparchia di Bathery. Il 29 maggio 2001, è stato nominato vescovo ausiliare dell'Arcieparchia di Trivandrum dei Siro-Malankaresi, con l'incarico di visitatore apostolico per gli stessi fedeli nel Nord America ed Europa. L’11 settembre 2003 è stato nominato vescovo residenziale dell’Eparchia di Tiruvalla dei Siro-Malankaresi. Il 15 maggio 2006, dopo l’elevazione di tale Eparchia a sede metropolitana, è stato promosso arcivescovo metropolita di Tiruvalla.

 

 

IL CARDINALE VICARIO CAMILLO RUINI CHIEDE ALLA DIOCESI E ALLA CITTÀ DI ROMA

di prepararsi PER L’80esimo compleanno di BENEDETTO XVI

- A cura di Eugenio Bonanata -

        

Il cardinale vicario, Camillo Ruini, ha scritto una lettera indirizzata a tutti i fedeli della diocesi di Roma per unirsi alla celebrazione dell’80esimo compleanno di Benedetto XVI e del secondo anniversario di Pontificato. “Per il particolare affetto che lo lega alla sua Chiesa di Roma” – scrive il cardinale Ruini – il Santo Padre ha deciso di festeggiare “con noi” il suo compleanno, con la celebrazione di una Santa Messa che Egli stesso presiederà in Piazza San Pietro, domenica 15 aprile, vigilia del suo compleanno, alle ore 10.00. Da qui il caloroso invito a partecipare rivolto dal cardinale Ruini alla diocesi e alla città. Sarà un giorno particolarmente lieto, nel quale – si legge – “in un clima intensamente pasquale, pregheremo con il Papa e per il Papa, chiedendo per Lui l’abbondanza delle benedizioni divine, che lo sostenga e lo conforti nello spirito e nel corpo, per essere per noi tutti, modello e guida sicura nella fede”. Ma pregheremo anche per la Chiesa di Roma – prosegue il porporato – affinché “corrispondendo agli inviti del Suo Vescovo, testimoni con generosità la gioia della fede e si impegni nell’educazione delle giovani generazioni e nella promozione dell’amore cristiano, della vita e della famiglia”. Il cardinale Ruini, infine, rinnova l’invito ad unirsi in preghiera anche il 19 aprile, giorno del secondo anniversario dell’elezione di Papa Benedetto XVI.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Servizio vaticano - 11 febbraio: 78 anni fa la firma dei Patti, con cui fu chiusa la Questione romana.

 

Servizio estero - Iraq: in un documento del Pentagono si stabilisce che sono di “dubbia attendibilità” le informazioni dell’intelligence sui rapporti tra Saddam Hussein ed al Qaeda.

 

Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “Certe discutibili fiction della RAI”.

Per la rubrica “Approfondimenti” una pagina - a cura di Marcello Filotei - dedicata all'acustica nelle chiese.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della violenza negli stadi.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

10 febbraio 2007

 

AL CONVEGNO DI SEOUL, NELLA COREA DEL SUD, IN PREPARAZIONE

DELLA XV GIORNATA DEL MALATO, IL CARDINALE JAVIER LOZANO BARRAGÁN

 HA SOTTOLINEATO CHE LE CURE PALLIATIVE SPIRITUALI CRISTIANE REALIZZANO

 IL PARADOSSO DI TRASFORMARE LA MALATTIA E LA MORTE IN FONTE DI VITA

- Intervista con mons. Angelo Comastri -

        

 “Bisogna andare oltre le cure palliative”: è quanto ha affermato il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, aprendo lo Scientific Day del convegno che si sta svolgendo a Seoul, nella Corea del Sud, sul tema “La cura pastorale e spirituale dei malati con patologie incurabili”. L’incontro è stato organizzato in occasione della XV Giornata mondiale del malato che si celebra domani, giorno in cui la Chiesa ricorda la Beata Maria Vergine di Lourdes. Il servizio di padre Gianfranco Grieco:

 

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“Le cure palliative consistono in trattamenti che non guariscono la persona ammalata, ma alleviano la pena. Vi sono vari tipi di cure palliative: fisiche, psicologiche, familiari, sociali e spirituali. Tutte sono necessarie, ma quella spirituale è la più necessaria”, ha detto il cardinale Javier Lozano Barragán. “Le cure palliative spirituali cristiane realizzano il paradosso di trasformare la malattia e la morte in fonte di vita – ha aggiunto il porporato – attraverso questa sollecitudine spirituale si giunge all’apice della vita, in cui tutti i desideri vitali della persona vengono soddisfatti”. Oltre dieci studiosi delle università asiatiche hanno portato qui a Seoul, durante i lavori del convegno voluto alla vigilia della XV Giornata mondiale del malato, il loro contributo al dibattito. Cifre, statistiche e drammi umani che per il cardinale Lozano Barragán devono essere letti e accompagnati da una pastorale efficace e perseverante. “La cura spirituale – ha detto ancora il porporato – va oltre le cure palliative e la cura eucaristica dei malati è la cura spirituale principale. L’Eucaristia – ha affermato infine con forza – è il centro della pastorale della salute e il viatico è la sua espressione più completa”.

 

Da Seoul, padre Gianfranco Grieco, per la Radio Vaticana.

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 “Sull’esempio del Buon Samaritano la Chiesa ha sempre mostrato particolare sollecitudine per gli infermi” e continua ad essere accanto ai sofferenti e ai morenti, “cercando di preservare la loro dignità in questi momenti significativi dell’esistenza umana”. Così Benedetto XVI nel suo messaggio per la XV Giornata mondiale del malato, che, come già detto, sarà celebrata domani sul tema “La cura pastorale e spirituale dei malati con patologie incurabili”. E proprio sulle storie di alcuni di questi malati, raccolte sui treni bianchi dell’UNITALSI diretti a Lourdes, ha scritto un libro don Gianni Toni, cappellano d’onore della Grotta di Massabielle. A curare la prefazione de “I volti del treno bianco”, questo il titolo del volume pubblicato dalla editrice Ave, mons. Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, che al microfono di Tiziana Campisi spiega quale tipo di storie raccontano le pagine del libro:

 

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R. – Sono storie meravigliose di approccio con Dio e di approccio con la Vergine Santissima, Madre di Gesù. Sono volti di bambini, volti di adulti, volti di anziani, volti di ammalati, volti di barellieri, volti di dame che spendono anche le loro ferie, e le spendono addirittura pagando, per poter servire i fratelli e le sorelle.

 

D. – Che cosa insegnano le storie raccontate da don Toni?

 

R. – Quelle storie insegnano dove cercare la felicità. La felicità si trova non accumulando, ma spendendo se stessi per gli altri. Quando si vive il servizio per gli altri, si sente una gioia che non è di questo mondo. E’ un grande invito agli educatori, è un grande invito ai genitori, è un grande invito ai giovani: non cercate la felicità dove non si trova, ma cercatela dove veramente si trova, cercatela servendo i fratelli, perché nel servizio ai fratelli ci si trova gomito a gomito con Dio, Colui che ha lavato i piedi agli Apostoli, e quindi con tutta l’umanità.

 

D. – Sono storie dove si tocca il mistero, dove il divino sfiora l’umano. Come vivere questa dimensione?

 

R. – Bisogna viverla immergendosi con grande umiltà nel servizio dei fratelli, mettersi nell’atteggiamento del servizio. Quando si vive questo atteggiamento si scopre che c’è tutta un’altra dimensione, c’è tutto un altro mondo, diverso dallo scintillio che ci presenta la società di oggi. E’ quell’altro il mondo veramente felice.

 

D. – Tra le pagine de “I volti del treno bianco” leggiamo anche di miracoli. Come meditare questi eventi?

 

R. – Ci sono tante specie di miracoli. Quelli che la gente apprezza di più, quelli che magari desidera di più, riguardano le guarigioni, le guarigioni fisiche. Ma i veri miracoli sono quelli della guarigione interiore, quelli delle persone che improvvisamente aprono gli occhi sul mistero di Dio, sul mistero dell’amore. Allora si cambia, la persona cambia, si trasfigura, si trasforma e trova il senso della vita, ma il senso della vita che appaga e che trova la verità delle parole di Sant’Agostino: “Ci hai fatto per te, Signore - ci hai fatto per l’infinito - e il nostro cuore è inquieto - è senza pace - fino a quando non riposa in te”.

 

D. – Un treno bianco conduce ad un pellegrinaggio verso Maria. Questo pellegrinaggio dove porta l’uomo?

 

R. – Paradossalmente non porta da Maria, ma porta da Gesù. E questo perché Maria è sempre Colei che ci dice: “Fate quello che Lui vi dirà”. Maria è la creatura che più di tutti sa che soltanto Dio rende felice e quando ci si mette sulla strada di Maria, quando ci si accosta a Maria, Maria ha il dito puntato verso Gesù, ci rimanda a Lui. E’ questa la sua funzione, la funzione della Madre: Maria è Colei che ha il compito di indicarci la direzione giusta della vita e di ricordarci quelle pagine di Vangelo che noi dimentichiamo. Quando Maria appare non dice mai cose nuove, Maria ci ricorda quello che noi dimentichiamo. Maria è la memoria della Chiesa, la memoria dei cristiani, è Colei che meditava nel suo cuore la Parola di Dio, che ci insegna a riscoprire il valore della Parola di Dio, perché anche noi possiamo cantare il Magnificat insieme a Lei.

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CONTINUA IN ITALIA IL DIBATTITO SULLE COPPIE DI FATTO:

PER L’AZIONE CATTOLICA I “DICO” INDEBOLISCONO L’ISTITUTO

DEL MATRIMONIO E CONFONDONO I GIOVANI

- Interviste con Giovanni Giacobbe, Andrea Olivero e mons. Giuseppe Anfossi -

 

Prosegue in Italia il dibattito sui DICO, il Disegno di legge sulle coppie di fatto varato giovedì scorso dal governo di centrosinistra. Il provvedimento, che stabilisce i diritti e i doveri delle unioni di fatto sia di natura eterosessuale che omosessuale, comincerà nei prossimi giorni il suo iter parlamentare a partire dal Senato, dove la maggioranza conta su numeri piuttosto ridotti. Sulla vicenda oggi interviene anche l'Azione Cattolica Italiana: l’associazione afferma che il Disegno di legge suscita “gravi preoccupazioni per le conseguenze che potranno prodursi sulla  vita sociale, culturale e civile” del  Paese. Secondo l'Azione Cattolica, “tali conseguenze, oltre ad indebolire l'istituto del matrimonio, espongono le giovani  generazioni al pericolo di una ambigua equiparazione tra forme di relazioni affettive radicalmente diverse”. Su questa stessa linea si è espresso il presidente del Forum delle associazioni familiari, Giovanni Giacobbe, intervistato da Luca Collodi:

 

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R. – Al di là dei contenuti, questo disegno di  legge ha un carattere di manifesto, cioè a dire che si intende pervenire ad un risultato di creare una forma alternativa di famiglia, rispetto a quella fondata sul matrimonio. In questi termini, a mio parere, il Disegno di legge non è conforme con l’art. 29 della Costituzione.

 

D. – Per la famiglia tradizionale, voi solleciterete il Governo a muoversi?

 

R. – Certo, noi abbiamo chiesto, chiediamo e diciamo che non c’era nessuna urgenza, così come è stata determinata in Parlamento, di procedere al riconoscimento delle coppie, soprattutto di quelle omosessuali, ma c’era più urgenza di intervenire per la tutela della famiglia.

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E parla di una “urgenza tutta ideologica” il presidente nazionale delle ACLI, Andrea Olivero, sempre al microfono di Luca Collodi:

 

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R. – Sta certamente a cuore anche a noi la questione dell’allargamento dei diritti, ma pensiamo che questo allargamento dei diritti poteva passare attraverso le forme legislative che attualmente esistono, senza quindi dover scrivere una legge ad hoc.

 

D. – Quali sono queste forme?

 

R. – Le questioni sono quelle relative alla possibilità di avere delle garanzie riguardo al periodo in cui uno dei due soggetti si trovi ad essere in una difficoltà, sia economica che sociale, quindi in una qualsiasi situazione di debolezza. In realtà la legge italiana prevede già tra i diritti individuali tantissime possibilità e, quindi, soltanto con qualche ampliamento si poteva ovviare a tutto questo. Abbiamo riscontrato, invece, un interesse a strumentalizzare questa necessità, andando così ad immaginare delle forme giuridiche di legame diverse dal matrimonio. Questo è per noi sinceramente inaccettabile.

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Ascoltiamo infine, al microfono di Angela Ambrogetti, il commento del vescovo di Aosta, Giuseppe Anfossi, presidente della Commissione CEI per la famiglia e la vita:

 

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R. – E’ difficile non presentare questo progetto come una forma di matrimonio – diciamo così – leggero, privato e tutto sommato anche un po’ più conveniente rispetto a quello che si propone attraverso il matrimonio, sia pure civile. Sono molto preoccupato per la ricaduta che può avere questa presentazione di due strade sul mondo dei giovani. Credo che le persone serie si rendano conto che toccare la famiglia vuol dire toccare la società nelle sue colonne portanti.

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NEL “GIORNO DEL RICORDO” IL PRESIDENTE GIORGIO NAPOLITANO DENUNCIA

 LA CONGIURA DEL SILENZIO SULLE FOIBE, UNA DRAMMATICA VERITA’ NEGATA

PER CECITA’ POLITICA E IDEOLOGICA

- Interviste con Gianni Oliva e mons. Eugenio Ravignani -

 

Oggi, l'Italia celebra il "Giorno del Ricordo", in memoria delle vittime delle Foibe, le profonde cavità carsiche in cui trovarono la morte, gettati dalle truppe comuniste di Tito, dai 10 ai 15 mila italiani, e delle drammatiche vicende che hanno interessato il confine nord-orientale subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Celebrando la Giornata al Quirinale, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha parlato della necessità di riconoscere “la responsabilità dell'aver negato o teso ad ignorare la verità, per pregiudiziali ideologiche e cecità politica e dell'averla rimossa, per calcoli diplomatici e convenienze internazionali”. Ma perché per tanti anni c’è stato il silenzio delle Foibe? Alessandro Guarasci lo ha chiesto allo storico Gianni Oliva:

 

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R. – Per tre silenzi che si sono sovrapposti. Il silenzio internazionale, perché quando nel 1948 il maresciallo Tito ha rotto i rapporti con l’Unione Sovietica e, quindi, ha scardinato il monolitismo comunista, l’Occidente ha cominciato a guardare a Tito come ad un interlocutore e gli interlocutori non si mettono in imbarazzo con delle domande difficili. Poi c’è il silenzio di partito, perché il Partito Comunista Italiano di Togliatti aveva tutto l’interesse di non parlare di Foibe. E, infine, per un silenzio di Stato, perché l’Italia dopo il 1945 finge di essere un Paese che ha vinto la guerra e, quindi, rimuove dalla sua memoria tutto ciò che ricorda la sconfitta.

 

D. – Tutti gli infobati erano – diciamo – all’epoca sostenitori del regime fascista?

 

R. – Assolutamente no! Quando il maresciallo Tito ha occupato Trieste, ha immaginato una pulizia di carattere etnico-politico. Politico perché Tito voleva annettere alla nuova Jugoslavia tutti i territori sino alla linea del fiume Isonzo e sapeva che per veder riconosciuta questa sua ambizione espansionistica al tavolo delle trattative di pace, doveva far in modo che in quel territorio non ci fosse nessuno in grado di difendere la comunità italiana. Nelle Foibe ci sono, quindi, finiti sicuramente dei fascisti, dei delatori di ebrei e collaborazionisti della Repubblica sociale, ma c’è finito tutto il Comitato di liberazione nazionale della Venezia-Giulia e cioè gli anti-fascisti, che rappresentavano la Nuova Italia ed erano, quindi, un ostacolo ancora maggiore all’ambizione di annessione.

 

D. – Gli esuli istriani per tanti anni sono stati considerati, dal resto degli italiani, quasi dei cittadini di serie B. Questo perché?

 

R. – Sono stati considerati cittadini di serie B perché erano dei profughi, che arrivano su un territorio che aveva le difficoltà della ricostruzione e delle condizioni economiche difficili. C’era poi un pregiudizio da parte comunista nei confronti di persone che si ritenevano scappati non dalla Jugoslavia nazionalista, ma dalla Jugoslavia comunista.

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Poche pagine della storia sono state misconosciute e ridotte al silenzio, come quelle che riguardano la questione delle foibe e dell’esodo di circa 300 mila italiani dall’Istria dopo la Seconda Guerra Mondiale e fino al 1954. Una tragedia che ha colpito anche la Chiesa attraverso la persecuzione dei suoi vescovi e sacerdoti. Adriana Masotti ha chiesto al vescovo di Trieste, mons. Eugenio Ravignani, se oggi si è fatta piena luce su quanto accaduto e sulle diverse responsabilità:

 

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R. – Penso che si sia sulla strada buona, quella della ricerca leale della verità, da ambedue le parti. Credo però che se si pensi di poter giungere, anche in tempi relativamente brevi, ad una storia condivisa, sarà molto difficile; ci sarà sempre, nella storiografia, qualche cosa che accentuerà uno o l’altro degli aspetti di un evento tragico, di cui evidentemente è giusto fare memoria, ma di cui è difficile attribuire responsabilità nette, precise.

 

D. – La persecuzione di quegli anni, nei confronti degli italiani, ha colpito anche uomini di Chiesa ...

 

R. – La Chiesa è stata vicina in un modo veramente grande, a tutti coloro che hanno lasciato la loro terra, sia nel momento in cui la lasciavano, sia seguendoli poi nei campi profughi in tutta Italia. I nostri sacerdoti sono rimasti sul loro posto fino a quando sono stati costretti a partire, non solo da una persecuzione anti-nazionale, ma da una forte persecuzione anti-cristiana: bisognava, ad un certo momento, cancellare un’identità. Ci sono dei sacerdoti che sono stati uccisi, e io aspetto con ansia che vada avanti la causa di beatificazione di due preti, don Francesco Bonifacio e don Miro Bulešic.

 

D. – A che punto è la convivenza, ora, tra gli italiani ed i profughi, e anche tra le diverse componenti della città?

 

R. – Ma, guardi ... la convivenza, oggi, è serena. Io credo che le Chiese hanno un grande compito. Sono quelle che cercano di far vivere davvero un tempo di riconciliazione, di comprensione e – se necessario – uno sforzo generoso di perdono.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 11 febbraio, sesta Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci propone il Vangelo delle Beatitudini. Gesù dice:

 

“Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.

Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati…

Ma guai a voi, ricchi, perché avete gia la vostra consolazione.

Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame…”

 

Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:

 

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(musica)

 

La beatitudine che proclama Cristo è quella pace del cuore, è quella sicurezza, che caratterizzano quelli che sanno di essere sulla strada giusta. Cristo non proclama la beatitudine sulla povertà o sull’ingiustizia, ma afferma la beatitudine di quelli che malgrado si trovino nella povertà hanno deposto la loro fiducia nel Signore. Sono quelli che hanno affidato la loro vita a Lui, così radicalmente, che neanche la povertà li può sconvolgere e farli ribellare o addirittura denunciare Dio come colpevole della loro situazione. I “guai” che Lui pronuncia non sono espressione di minaccia o di vendetta, ma, come sappiamo, indicano il dolore della compassione. Gli si stringe il cuore vedendo quelli che si basano su un fondamento che sarà loro tolto e si rallegrano di una consolazione che un giorno li lascerà vuoti. Beato colui, dunque, che ha affidato il suo cuore all’amore che non viene meno. E infelice colui che da solo deve consolare il proprio cuore.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

10 febbraio 2007

 

ATTIVISTI INDU’ HANNO ATTACCATO UNA SCUOLA CATTOLICA IN INDIA.

VOGLIONO “DISTRUGGERE LA PACE TRA RELIGIONI”,

HA DENUNCIATO IL PORTAVOCE DELLA CHIESA LOCALE

 

NUOVA DELHI. = Ancora attacchi contro la minoranza cristiana in India. Questa volta nel mirino degli attivisti indù la Thomas Higher Secondary School, una scuola cattolica che si trova a Ujjain nello Stato centrale del Maadhya Pradesh. Secondo quanto riferisce l’agenzia Ucanews, nei giorni scorsi alcuni facinorosi hanno picchiato il direttore dell’istituto, padre George Thoppil e distrutto una statua che ritraeva la Vergine Maria. Gli attivisti hanno motivato il gesto imputando la scuola della morte di un alunno, avvenuta in un incidente stradale all’esterno dell’edificio. Una scusa secondo padre Muttungal, portavoce della chiesa locale che denuncia invece il progetto di “distruggere la pace tra le religioni”. I danni materiali ammontano a 500mila rupie, l’equivalente di 8 mila euro. Padre Thoppil ha riferito di slogan contro i missionari gridati dagli assalitori che protestavano contro le statue cristiane e la cappella di preghiera che si trova nell’istituto. La polizia ha arrestato nove persone. Tuttavia, il capo degli agenti ha ‘scusato’ gli indù per aver abbattuto un muro di cinta della scuola, ritenuto illegale. (E. B.)

 

 

Le piogge torrenziali continuano a flagellare vaste aree

dell’Africa australe. Oltre all’Angola, anche il Mozambico e il Madagascar

FRONTEGGIANO GRAVI emergenze

 

MAPUTO – ANTANANARIVO. = Forti piogge continuano ad abbattersi in diverse aree dell’Africa Australe, provocando ingenti danni. In Mozambico si registrano una trentina di morti e il governo locale ha chiesto l’aiuto della comunità internazionale per soccorrere più di 500mila persone minacciate dalla furia delle acque. Secondo l’agenzia Fides sono andate distrutte oltre 4.600 abitazioni e 4 centri sanitari che servivano 46.500 persone. I danni non hanno risparmiato l’agricoltura con la conseguenza che si profila pure una grave crisi economica ed alimentare. Situazione critica anche in Madagascar, dove in questo momento la capitale, Antananarivo, è sommersa dall’acqua. Citando fonti della chiesa locale, l’agenzia Fides parla di alcuni morti e di migliaia di senza tetto. (E. B.)

 

 

L’OFTAL (Opera federativa trasporto malati a Lourdes) CELEBRA domani

A LOURDES I SUOI 75 ANNI, nell’anniversario della prima apparizione

dell’Immacolata a Bernadette

 

LOURDES. = “Tutto il personale nelle singole sezioni diocesane si raccoglierà in preghiera e rinnoverà solennemente il proprio impegno di servizio di carità ai malati nell’associazione”. Così mons. Franco Degrandi, presidente generale dell’OFTAL (Opera Federativa Trasporto Malati a Lourdes), spiega - in una dichiarazione ripresa dall’agenzia Sir - la celebrazione eucaristica che presiederà domani presso il Cachot a Lourdes, la casa in cui Bernadette Soubirous visse con la sua famiglia nel periodo delle apparizioni. Quest’anno ricorre il 75esimo anniversario di fondazione dell’OFTAL, e l’Opera ha aperto le celebrazioni con il tradizionale pellegrinaggio interdiocesano per la prima apparizione della Vergine, avvenuta l’11 febbraio 1858. (E. B.)

 

 

“Cammini d’Europa”. Questo il tema che l’Opera romana pellegrinaggi (ORP)

ha scelto per il suo XV convegno nazionale teologico-pastorale,

in programma da domani a mercoledì prossimo a Roma

 

CITTA’ DEL VATICANO. = “Se una famiglia europea, nonostante le guerre e le divisioni, è tuttavia riconoscibile, lo si deve anche, e forse soprattutto, alle reti che il pellegrinaggio vi ha disegnato per secoli”. Così mons. Liberio Andreatta, amministratore delegato dell’Opera Romana pellegrinaggi (ORP), spiegando “Cammini d’Europa” il tema scelto per il XV convegno nazionale dell’istituto. Il convegno si aprirà domani in San Pietro con la celebrazione, nella festa della Madonna di Lourdes, che sarà preceduta dalla recita del Rosario e dalla Messa presieduta dal cardinale vicario Camillo Ruini. Lo stesso Ruini, che è anche presidente dell’ORP, lunedì mattina terrà la relazione introduttiva dei lavori, ospitati dal “Torre Rossa park hotel” di Roma, sul tema “il significato religioso-culturale delle antiche vie dei pellegrini”. Interverranno al convegno, tra gli altri, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il prefetto della Congregazione per il Clero, card. William J. Levada e i vescovi mons. Mauro Piacenza e mons. Rino Fisichella. (E. B.) 

 

 

una giornata di preghiera e DI svago per genitori e figli.

l’appuntamento e’ per domani al santuario romano della madonna

del divino amore, in occasione della festa diocesana della famiglia

 

ROMA. = Momenti di preghiera, svago e divertimento, per una giornata che genitori e figli trascorreranno in compagnia di altre famiglie romane. Questo lo spirito della Festa diocesana della famiglia in programma domani al santuario della Madonna del Divino Amore, a conclusione della settimana della vita e della famiglia, promossa dalla diocesi di Roma. La festa – precisa l’agenzia Sir - sarà aperta dalla celebrazione eucaristica presieduta dal vicegerente di Roma, mons. Luigi Moretti. A seguire, i bambini invieranno un messaggio di pace e di amicizia attraverso il lancio di palloncini. Non mancheranno i giochi organizzati dal Centro Sportivo Italiano di Roma. Nelle sale del nuovo santuario, associazioni e movimenti offriranno materiale informativo e consulenza diretta sui servizi per le famiglie, dall’adozione all’affidamento, fino alla preparazione al matrimonio e alle altre forme di aiuto alla vita. (E. B.)

 

 

Per la prima volta dalla sua istituzione l’ospedale Fatebenefratelli

ha nominato un direttore generale laIco. Si tratta di carlo maria cellucci, gia’ dirigente della struttura

 

ROMA = E’ stato presentato ieri mattina presso la Curia generalizia Fatebenefratelli di Roma il nuovo direttore generale dell’Ospedale ‘San Giovanni Calibita Fatebenefratelli’ dell’Isola tiberina. Carlo Maria Cellucci, 46 anni, laureato in Economina e commercio alla Luiss, è stato designato dopo lunghe verifiche e consultazioni da fra Donatus Forkan - il nuovo superiore generale dell'Ordine Ospedaliero Fatebenefratelli – e il suo consiglio. E’ il primo direttore generale laico dell’ospedale romano dal 1584, cioè dal momento della fondazione della struttura sull’isola Tiberina e dell’inizio dell'assistenza ospedaliera. Fino ad ora gli incarichi di responsabilità della struttura ospedaliera sono stati sempre ricoperti da frati dell'Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio che, seguendo le orme del fondatore, hanno portato avanti per centinaia di anni, non solo a Roma ma in tutto il mondo, la missione dell'ospitalità ospedaliera e della cura dei malati. (E. B.)

 

 

Emergenza umanitaria per i 400 immigrati che al largo della Mauritania

da giorni attendono il permesso di sbarcare

- A cura di Ignazio Arregui -

 

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MADRID. = Si aggrava la situazione igienica e sanitaria di circa 400 immigrati asiatici che a bordo di una vecchia nave, autentica carretta del mare, attendono ormai, da una settimana, vicino alle coste della Mauritania l’autorizzazione per sbarcare in qualche Paese. Alcuni di loro soffrono ormai di seri disturbi fisici, mentre sono sempre piu frequenti episodi di violenza e di disperazione. Non ci sono informazioni precise sulla composizione degli immigrati, o sulle loro origini poiché nessuno di quanti si avvicinano per portare l’assistenza alimentare e sanitaria è salito sulla nave. Secondo alcuni dati forniti dagli stessi passeggeri sembra che tra di loro ci siano cittadini provenienti dal Kashmir, Birmania, Sri Lanka, Costa d’Avorio, Sierra Leona, Liberia e anche da altri Paesi. La Croce Rossa, e la Mezza Luna, l’organismo ACNUR delle ONU per i rifugiati, le ONG fanno pressione presso i governi affinché gli immigrati possano sbarcare immediatamente e ricevere l’assistenza necessaria. A quanto pare, alcuni tra i passeggeri stanno navigando ormai da due mesi. I Paesi più coinvolti con diverso grado di responsabilità in questa emergenza umanitaria sono la Mauritania, e la Spagna. Non si sa invece con certezza se la nave è partita da Guinea Conakry o dalla Costa d’Avorio. Quando potranno sbarcare, forse nelle prossime ore, non sarà facile l’ operazione di identificazione dei passeggeri e la possibilità di definire la loro condizione come profughi o rifugiati. 

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Tra passato e fantasia, prosegue il 57.mo festival internazionale

del cinema di Berlino

- A cura di Luciano Barisone -

 

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BERLINO. = Il 57° Festival Internazionale di Berlino si segnala fino ad ora per le interpretazioni attoriali e la messa in scena piuttosto tradizionale delle opere presentate. Molto interessante in termini narrativi e per lo sguardo che getta sulla realtà ci sembra “O ano em que meus pais sairam de ferias” (L’anno in cui i miei genitori  partirono per le vacanze) di Cao Hamburger, ambientato nel Brasile della dittatura militare. Nel raccontarci le vicende di un bambino parcheggiato dai genitori in fuga presso il nonno, all’interno del quartiere ebraico di San Paolo, il cineasta ci presenta una realtà agrodolce dove la gioia di vivere coincide con la scoperta della parte oscura dell’uomo e il momento più duro del paese che convive con il trionfo ai mondiali di calcio del 1970. Ancor più efficace nel tentativo di ricreare non solo i toni di una vicenda storica ancora ambigua ma anche le forme del cinema dell’epoca è “The Good German” (Il buon tedesco) di Steven Soderbergh, dove un giornalista americano ficca il naso negli intrighi del dopo guerra, scoprendo che il suo Paese ricicla gli scienziati nazisti nella corsa agli armamenti, appena instaurata con l’Unione Sovietica. Se atmosfere noir, donne fatali e tinte espressioniste caratterizzano il film americano, di tutt’altro genere sono le forme della pellicola coreana in concorso “I’m a Cyborg but that’s Ok” (Sono un automa ma tutto va bene) di Park Chan-wook. Il regista, che fino ad oggi ci ha abituati ad un cinema violento e manipolatore, cerca di cambiare registro utilizzando le stesse risorse formali per raccontarci una storia di incubi che si trasformano in sogni, ambientata all’interno di un ospedale psichiatrico. Se il suo sforzo è ammirevole, il risultato lo è un po’ meno.

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24 ORE NEL MONDO

10 febbraio 2007

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

 

ONU, Russia, Stati Uniti e Unione Europea hanno sollecitato il nuovo governo di unità nazionale che si insedierà nei Territori Palestinesi a riconoscere Israele. Ma il gruppo radicale Hamas ha già ribadito che il nuovo esecutivo palestinese non riconoscerà lo Stato ebraico. “La questione del riconoscimento - ha detto un consigliere politico del premier Ismail Haniyeh - non è stata neppure affrontata nei negoziati” tenutisi alla Mecca giovedì scorso. Il presidente palestinese, Abu Mazen, ha comunque precisato ieri che il nuovo governo dovrà rispettare le “norme internazionali” e gli accordi siglati dall’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP). Tali intese prevedono anche un implicito riconoscimento di Israele.

 

Nuovi violenti scontri sono scoppiati, questa mattina, nei pressi della moschea di al Aqsa a  Gerusalemme. Un gruppo di giovani palestinesi ha di nuovo inscenato una protesta contro i lavori in corso, ad opera di Israele, per la costruzione di un nuovo passaggio. I giovani hanno lanciato pietre contro la polizia israeliana. Gli agenti hanno risposto usando la forza per disperdere la folla. Ieri, almeno trenta persone sono rimaste ferite in seguito a tumulti scoppiati intorno alla città vecchia di Gerusalemme.

 

In Afghanistan, quattro poliziotti afghani sono morti in seguito ad un attacco sferrato da guerriglieri talebani nei pressi di Kandahar. Violenze anche nella turbolenta provincia meridionale di Helmand, dove ieri dieci presunti talebani sono stati uccisi da soldati della NATO. Sempre ieri, si è chiuso a Siviglia il vertice dei ministri della Difesa dell’Alleanza Atlantica. Il segretario della NATO, Jaap de Hoop Scheffer, ha lanciato un appello chiedendo l’invio di altre truppe in Afghanistan.

 

In Iraq, si è insediato il nuovo comandante delle forze armate americane, il generale David Petraeus, già responsabile dell’addestramento delle truppe irachene. La cerimonia di insediamento si è tenuta in un palazzo dell’ex presidente iracheno Saddam Hussein. Petraeus, che subentra a George Casey, ha chiesto la collaborazione delle autorità irachene. Il nuovo comandante ha anche avvertito che se dovesse fallire l’offensiva contro i ribelli, “l’Iraq sarebbe condannato a convivere con la violenza e la guerra civile”. Sul terreno, intanto, due attentati kamikaze a Tal Afar e ad Hilla, rispettivamente a nord ovest e a sud di Baghdad, hanno provocato la morte di almeno 4 persone.

 

Secondo la stampa britannica crescono i timori per un possibile attacco degli Stati Uniti contro l’Iran anche se il Pentagono ha nuovamente smentito l’ipotesi di un intervento militare. Il presidente russo, Vladimir Putin, accusa intanto gli Stati Uniti di accrescere l’insicurezza nel mondo. Il nostro servizio:

 

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Piani del Pentagono per attaccare l’Iran sono in uno stadio avanzato e gli Stati Uniti potrebbero lanciare un’offensiva contro la Repubblica islamica già in primavera. Lo scrive oggi il quotidiano britannico ‘The Guardian’, che cita fonti di Washington. Ma il capo del Pentagono, Robert Gates, ha ribadito che gli Stati Uniti “non hanno intenzione di attaccare l’Iran”. Vincent Cannistraro, esperto di intelligence che ha lavorato per la CIA e il Consiglio per la sicurezza nazionale, condivide invece quanto riferito dalle fonti alThe Guardian’ in merito ai preparativi per un intervento militare: “I piani per il bombardamento dei siti nucleari – sostiene Cannistraro - sono in fase avanzata e ci stiamo preparando per la guerra”. In Germania, intanto, il presidente russo, Vladimir Putin, ha pronunciato a Monaco, durante la Conferenza sulla sicurezza, un discorso molto duro che ha preso di mira l’amministrazione statunitense: il capo del Cremlino ha accusato gli Stati Uniti di essere responsabili di un’accresciuta insicurezza nel mondo a causa di un uso della forza “quasi incontenibile” che incoraggia gli altri Paesi nella corsa al nucleare. Sembrano procedere infine i negoziati in corso in Cina tra Stati Uniti e Corea del Nord sulla questione nucleare nordcoreana: il capo negoziatore americano ha promesso al governo di Pyongyang una serie di “ricompense”. Alle autorità nordocoreane è stato chiesto, in cambio, di consentire il ritorno, nel Paese asiatico, di ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). Gli Stati Uniti puntano alla chiusura degli impianti e alla consegna di ordigni nucleari in possesso del regime. Ma non ci sono, al momento, dati certi sulle reali potenzialità dell’arsenale atomico nordcoreano.

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Alla Conferenza sulla sicurezza, in corso a Monaco, il cancelliere tedesco Angela Merkel, presidente di turno dell’Unione Europea, ha ribadito intanto che la comunità internazionale è determinata a “bloccare il riarmo nucleare iraniano”. Inaugurando il vertice, la signora Merkel ha anche invitato il governo di Teheran a rispettare le risoluzioni dell’ONU.

 

La polizia russa ha arrestato due persone sospettate dell’omicidio di Anna Politkovskaya, la giornalista uccisa lo scorso ottobre a Mosca. Secondo il quotidiano russo ‘Pravda’, i due arrestati sono di origine cecena. Politkovskaya è stata una delle poche giornaliste russe a condannare il conflitto ceceno e a denunciare violazioni dei diritti umani da parte delle forze di Mosca.

 

É salito ad 80 il numero di morti causati dalle pesanti inondazioni che hanno colpito l’Indonesia la scorsa settimana. Gran parte della capitale rimane sommersa. Nella provincia di Giakarta le vittime accertate sono state 57. Altre 23 persone sono morte a Banten e nella parte occidentale di Giava.

 

Cresce l’attesa in Turkmenistan per le presidenziali che si terranno domani. Dopo 30 anni di potere totalitario del presidente Niyazov, morto lo scorso 21 dicembre, si torna alle urne per elezioni democratiche. Gli analisti ritengono, comunque, poco probabili cambiamenti sostanziali nel breve periodo. Gli Stati limitrofi sembrano inoltre più interessati alle risorse energetiche del Paese che a favorire veri cambiamenti democratici. Sulle elezioni in Turkmenistan, il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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Sono sei i candidati, ma un solo netto favorito: il leader uscente facente funzioni Berdymukhammedov, quarantanovenne ex ministro della Salute, ha il sostegno di tutti gli organi dello Stato, perfino del presidente della commissione elettorale. Nel 2003, ha sancito alcuni importanti accordi con la società russa Gazprom. Gran parte dell’opposizione, fuggita all’estero durante la presidenza autoritaria del defunto Niyazov, non partecipa al voto. Nel Paese è presente un gruppo di osservatori. Dopo le elezioni, il Turkmenistan, per oltre un decennio neutrale e parzialmente isolato, è destinato a rientrare nel cosiddetto grande gioco: concorrere con gli occidentali per il controllo delle materie prime dell’Asia centrale. L’ex Repubblica sovietica ha circa 3000 miliardi di metri cubi di riserve di gas; potrebbe rifornire l’India attraverso una pipeline via Afghanistan o l’Iran e riunirsi all’oleodotto del Mar Caspio. Per ora il Turkmenistan invia gas in occidente via Russia.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Oltre 8 milioni e mezzo di elettori sono chiamati alle urne, domani, in Portogallo per il referendum sulla legalizzazione dell’aborto. Gli ultimi sondaggi sono concordi nel prevedere la vittoria del sì alla depenalizzazione dell’interruzione di gravidanza, ma resta la grande incognita dell’astensione. In Portogallo l’interruzione di gravidanza è attualmente consentita in caso di stupro, di malformazione del feto e di pericolo per la salute della madre.

 

Resta tesa la situazione in Somalia: tre bambini sono rimasti uccisi in due attacchi sferrati a Mogadiscio probabilmente da estremisti islamici. Miliziani hanno sparato inoltre, questa mattina, due razzi contro un albergo in cui sono in corso negoziati per la riconciliazione. L’albergo è stato centrato da uno dei colpi. Al momento, non si ha notizia di vittime.

 

Sono state identificate le due ragazze aggredite e uccise a Capoverde. Sono Dalia Saiani, ex campionessa ed istruttrice di wind surf e Giorgia Busato, titolare di una agenzia di viaggi. E’ riuscita a salvarsi una ragazza di 17 anni che ha riferito diversi drammatici dettagli del duplice omicidio. Secondo gli inquirenti gli assassinii hanno una matrice passionale. La polizia ha arrestato il presunto responsabile, un giovane di Capo Verde che aveva avuto una relazione con una delle due ragazze.

 

 

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