RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 40  - Testo della trasmissione di venerdì 9 febbraio 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il “pieno appoggio” di Benedetto XVI al progetto di vaccini destinati alle aree povere del pianeta, presentato dai ministri delle Finanze di vari Paesi ricevuti in udienza

 

Nel discorso del Papa al nuovo ambasciatore della Colombia, la preoccupazione per la grave crisi socio-politica nel Paese. Forte richiamo ai cattolici perchè difendano nelle leggi i principi del Vangelo e della ragione naturale

 

Il ruolo sociale del lavoro al centro dell’intervento di mons. Migliore, Osservatore permanente presso l’ONU alla Commissione per lo sviluppo sociale

 

L’impegno del Movimento dei focolari testimoniato dai vescovi che lo seguono da vicino nel mondo: dopo l’udienza ieri dal Papa, l’incontro nel pomeriggio con i giornalisti: ce ne parlano mons. Simon Ntamwana, il cardinale Miloslav Vlk e mons. Armando Bortolaso

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Dopo il disegno di legge in Italia dei DICO, la denuncia del rischio di una ferita al matrimonio e per i cristiani l’invito a valorizzare la famiglia: con noi l’arcivescovo Edoardo Menichelli e Francesco D’Agostino

 

La spianata delle moschee a Gerusalemme attraversata da nuove tensioni per i lavori che interessano il tratto tra il Muro del Pianto e la porta del Magreb: intervista con padre Michele Piccirillo

 

I 39 anni dalla fondazione, celebrati dalla Comunità di Sant’Egidio nella Santa Messa a San Giovanni in Laterano, presieduta dal cardinale Paul Poupard: il commento di Mario Marazziti

 

Nei cinema italiani il film “Blood Diamond” sul commercio illegale dei diamanti e le sue connessioni con le guerre civili in Africa: ai nostri microfoni, Festus Tarawali e Riccardo Noury

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Accetterò solo con l’assenso della Santa Sede”: così, il cardinale Obando Bravo, arcivescovo emerito di Managua, in Nicaragua, commentando la richiesta del presidente della Repubblica, Ortega, di presiedere il Consiglio per la pace e la riconciliazione

 

In Portogallo si conclude la campagna per il referendum sull’aborto, in programma domenica prossima

 

“Prima che sia troppo tardi. I poveri non possono aspettare”: è il tema della campagna internazionale lanciata ieri a Roma e in tutto il mondo da Caritas Internationalis e da Cidse

 

Appello dell’arcivescovo di Luanda, in Angola, mons. Franklin, perchè i cattolici si mobilitino per aiutare la popolazione colpita dalle alluvioni

 

Riaperta stamani, dopo oltre due anni di lavori, la cattedrale del Sacro Cuore di Guangzhou, l’unica chiesa gotica in granito della Cina

 

Lanciata ufficialmente “Radio Bakhita”, la prima emittente cattolica del Sud Sudan e dell’intero Paese

 

Suor Cyril Mooney, dell’Istituto della Beata Vergine Maria, insignita in India del “Padma Shri Award”, una delle più alte onorificenze civili del Paese

 

“Disegni di affettività”: è il tema dell’incontro per fidanzati promosso nel fine settimana a Terni

 

24 ORE NEL MONDO:

Gli Stati Uniti scettici sull’accordo raggiunto ieri alla Mecca da Hamas e al Fatah per la formazione di un governo di unità nazionale

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

9 febbraio 2007

 

IL “PIENO APPOGGIO” DI BENEDETTO XVI AL PROGETTO DI STUDIO E PRODUZIONE

DI VACCINI DESTINATI ALLE AREE POVERE DEL PIANETA,

PRESENTATO AL PAPA DAI MINISTRI DELLE FINANZE DI PAESI INDUSTRIALIZZATI

 

Una “iniziativa promettente e creativa”. Benedetto XVI ha definito con queste parole il Progetto chiamato “Advanced Market Committent”, presentato questa mattina al Papa dai ministri delle Finanze di Italia, Gran Bretagna, Canada e Russia, insieme con la regina di Giordania e il presidente della Banca mondiale. Il Progetto riguarda lo studio e la diffusione dei vaccini nelle aree povere del pianeta esposte al rischio di pandemie. Ce ne parla Alessandro De Carolis:

 

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Milioni di persone, tra cui i più vulnerabili di tutti, i bambini, non hanno futuro a causa di malattie che nei Paesi più ricchi e progrediti dal punto di vista sanitario non conducono più alla morte. E’ in questo scenario che si colloca l’Advanced Market Commitment, che ha riscosso un ampio apprezzamento da parte di Benedetto XVI. Esso, ha affermato il Papa, vuole “contribuire a risolvere una delle sfide più pressanti nella cura preventiva della salute, che interessa specialmente le nazioni che già soffrono a motivo della povertà e di altre serie necessità”. Inoltre, “ha l’ulteriore merito di riunire le istituzioni pubbliche ed il settore privato  nello sforzo di trovare  i mezzi più efficaci di intervento in questa area”:

 

“I WHOLE HEARTEDLY ENCOURAGE YOUR EFFORTS …

Incoraggio di cuore i vostri sforzi per questo nuovo programma ed il suo obiettivo di fra progredire la ricerca scientifica verso la scoperta di nuovi vaccini. Tali vaccini necessitano con urgenza per evitare che milioni di esseri umani, compresi innumerevoli bambini, muoiano ogni anno a causa di malattie contagiose, particolarmente in quelle zone del mondo che sono più a rischio. In questa era di mercati globalizzati, siamo tutti interessati alla crescente divisione fra gli standard di vita nei Paesi che godono di grande ricchezza e un alto livello di sviluppo tecnologico, e quelli dei Paesi sottosviluppati nei quali la povertà persiste ed è persino in aumento”. 

 

Il Papa ha definito l’iniziativa dei ministri delle Finanze “creativa e promettente”, poiché, ha riconosciuto, “mira a generare mercati ‘futuri’ per i vaccini, soprattutto quelli capaci di impedire la mortalità infantile”:

 

“I ASSURE YOU OF THE HOLY SEE’S FULL SUPPORT…

Assicuro il totale appoggio della Santa Sede a questo progetto umanitario, ispirato da quello spirito di umana solidarietà del quale il nostro mondo ha bisogno per superare ogni forma di egoismo e promuovere la pacifica coesistenza dei popoli. Come ho detto nel mio Messaggio per la Giornata mondiale della pace di quest’anno, ogni servizio reso ai poveri è un servizio reso alla pace, giacché “all'origine di non poche tensioni che minacciano la pace sono sicuramente le tante ingiuste disuguaglianze ancora tragicamente presenti nel mondo”.

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NEL DISCORSO DEL PAPA AL NUOVO AMBASCIATORE DELLA COLOMBIA, 

LA PREOCCUPAZIONE DEL PAPA PER LA GRAVE CRISI SOCIO-POLITICA

 NEL PAESE LATINOAMERICANO.

FORTE RICHIAMO AI CATTOLICI PERCHE’ DIFENDANO NELLE LEGGI

DELLO STATO I PRINCIPI DEL VANGELO E DELLA RAGIONE NATURALE

 

La grave crisi umanitaria in Colombia causata dall’annoso conflitto interno e le attese di pace e riconciliazione: al centro del discorso del Papa al nuovo ambasciatore presso la Santa Sede del Paese latinoamericano, Juan Gomez Martinez, ricevendo stamani le sue Lettere credenziali. Il servizio di Roberta Gisotti

 

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Un Paese, la Colombia storicamente distintosi per la sua “identità cattolica” – ha ricordato Benedetto XVI - e che vede oggi la Chiesa, come ha riconosciuto l’ambasciatore colombiano, svolgere un’importante opera per la riconciliazione, levando la sua voce nei momenti decisivi della vita nazionale per affermare “quali sono le basi insostituibili del vero progresso umano e della convivenza pacifica, esortando i cattolici e gli uomini di buona volontà a seguire il cammino del perdono e della responsabilità comune per instaurare la giustizia”.

 

Ma nonostante i lodevoli sforzi compiuti dal Paese – ha osservato il Papa - per raggiungere la pace e la riconciliazione insieme all’impegno speso per favorire il progresso e rendere più solide alcune istituzioni democratiche, così come gli obiettivi raggiunti per una maggiore sicurezza e stabilità sociale e nella lotta alla povertà, tutt’ora la Colombia si trova a vivere una complessa situazione in campo politico e sociale “per portare avanti un dialogo di pace”, alle prese pure con problemi “che attentano alla dignità della persona, all’unità della famiglia, ad un giusto sviluppo economico e ad un’adeguata qualità di vita”.  In particolare il Santo Padre si è riferito alle tante vittime della violenza e alle numerose persone sfollate a causa dell’annoso conflitto interno e alla grave crisi umanitaria che ne è conseguita, deplorando il “crudele flagello dei sequestri”, che violano in modo così grave i diritti delle persone, pregando e auspicando la liberazione di quanti sono al momento ingiustamente privati della libertà”.

 

Benedetto XVI ha espresso quindi la sua “preoccupazione per le leggi che interessano questioni molto delicate come la trasmissione e la difesa della vita, la salute, l’identità della famiglia e il rispetto del matrimonio”. Riguardo questi temi, alla luce della ragione naturale e dei principi morali e spirituali che provengono dal Vangelo - ha ribadito il Papa – “la Chiesa cattolica proseguirà a proclamare incessantemente l’inalienabile grandezza della dignità umana”. Da qui l’appello  “anche alla responsabilità dei laici presenti negli organi legislativi, nel Governo e nella amministrazione della giustizia, perché le leggi esprimano sempre i principi e i valori che sono conformi al diritto naturale e che promuovano l’autentico bene comune”.

 

Infine l’incoraggiamento a tutti i colombiani perché proseguano gli sforzi volti a raggiungere la concordia e la crescita armonica della Nazione. Aspirazioni che trovano piena realizzazione “solo quando Dio è considerato al centro della vita e della storia umana”.

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ALTRE UDIENZE

 

Questa mattina il Papa ha incontrato anche il cardinale Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso; mons. Faustino Sainz Muñoz, arcivescovo titolare di Novaliciana, nunzio apostolico in Gran Bretagna; mons. Vincenzo Pelvi, arcivescovo titolare di Tinisia di Numidia, Ordinario Militare per l'Italia, in Visita "ad Limina Apostolorum". E poi monsignore Michael W. Banach, Rappresentante Permanente della Santa Sede presso l'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica (AIEA), presso l'Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa (OSCE.) e presso la Commissione Preparatoria del Trattato sull'Interdizione Globale degli Esperimenti Nucleari (CTBTO); Osservatore Permanente della Santa Sede presso l' Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (ONUDI) e presso l'Ufficio delle Nazioni Unite a Vienna.

 

 

L’IMPEGNO DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI TESTIMONIATO DAI VESCOVI

CHE LO SEGUONO DA VICINO NEL MONDO: DOPO L’UDIENZA IERI DAL PAPA,

 L’INCONTRO NEL POMERIGGIO CON I GIORNALISTI

- Con noi mons. Simon Ntamwana, il cardinale Miloslav Vlk e mons. Armando Bortolaso -

 

I Movimenti ecclesiali, ponendosi “a servizio della Chiesa”, possono affiancare i vescovi con i loro specifici carismi e il loro slancio di fede nell’affrontare le sfide sociali e religiose di questo inizio di millennio. E’ il messaggio lasciato da Benedetto XVI ai circa 80 presuli amici del Movimento dei Focolari e ai circa 110 presuli amici della Comunità di Sant’Egidio, ricevuti ieri in udienza, in occasione dei loro rispettivi convegni annuali. Subito dopo l’Udienza con Benedetto XVI, i vescovi di tutto il mondo, amici del Movimento dei Focolari, hanno incontrato ieri pomeriggio i giornalisti per testimoniare il loro impegno e quello delle Chiese locali in alcuni tra i contesti più travagliati dell’attuale panorama mondiale. Le esperienze seguono il filo conduttore del convegno dei presuli appena concluso a Castelgandolfo sul tema “Il Cristo crocefisso e abbandonato, luce nella notte culturale”. Il servizio è di Gabriella Ceraso:

 

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Alla luce della fede del Cristo Risorto, in ogni situazione di sofferenza personale e collettiva, è insita la possibilità di aprirsi ad orizzonti inediti e ad uno stile di vita più fraterno. E’ questa la chiave dell’esperienza vissuta e raccontata dai vescovi, è il carisma dell’unità costruita tra loro - hanno detto - che non li fa mai sentire soli, insieme all’amore a Gesù, la fonte della forza per superare le notti di oggi. La notte del Burundi è la persecuzione della Chiesa, è la guerra etnica tra hutu e tutsi, è la violenza di cui lo stesso monsignor Simon Ntamwana, presidente della Conferenza episcopale del Burundi, è stato vittima, ma da quel dolore ha tratto il senso della sua esistenza.

 

R. – J’ai demandé de aller voir…

Ho chiesto a Gesù di vedere cosa succedeva nelle prigioni, per testimoniare le atrocità del mio Paese, ma non sapevo che sarei stato imprigionato veramente solo perché ero hutu. Sono stato umiliato, ho sofferto, ma quel dolore l’ho vissuto in unità con Gesù, guardando Gesù, che ha perdonato sulla Croce, ho perdonato anche io. Ora so perché Gesù mi ha salvato dalla morte, perché aveva un piano su di me, dovevo servire l’unità nel mio Paese.

 

Ma i vescovi non hanno solo condiviso dolori e sfide dei loro popoli, ma hanno anche cercato la luce per sciogliere le tenebre ideologiche, sociali e politiche di oggi. L’arcivescovo di Praga, il cardinale Miloslav Vlk:

 

R. – Io non posso mostrare ad un rappresentante della città che io sono qualcuno, ma devo mettermi sullo stesso piano per poter ascoltare le sue opinioni e, quindi, dialogare con lui. Questo significa per me mettere un po’ da parte me stesso, ma questa è la strada.

 

Anche solo come testimoni di amore e di speranza si può costruire un orizzonte nuovo, oltre le tenebre e il buio di oggi. Questa è l’esperienza dal un Libano martoriato di mons. Armando Bortolaso:

 

R. – Di fronte all’impossibilità di operare a livello collettivo e nazionale, sento che il Signore mi dice: “Se vuoi influenzare, fai intanto la tua parte nel vivere l’amore, di essere una luce per le persone che ti stanno accanto”. Io cerco, quindi, di installare questo principio in modo che a loro volta diventino, nel loro ambiente, un punto di luce.

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IL DOVERE MORALE DI EVITARE LO SFRUTTAMENTO LAVORATIVO DEI MINORI

E DI RICONOSCERE RETRIBUZIONI EQUE E DIGNITOSE A UOMINI E DONNE

NEL SUD DEL MONDO: LO HA INVOCATO MONS. MIGLIORE AI LAVORI

DELLA 45.MA COMMISSIONE ONU PER LO SVILUPPO SOCIALE

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

“Parità di retribuzione a parità di lavoro” e stesse “opportunità di carriera” per donne e uomini. Contrastare quel grave problema etico rappresentato dai minori costretti a lavorare. E ancora, tutelare il lavoro degli immigrati, “fonte di benessere per i Paesi ospitanti”. Sono alcuni dei temi sviluppati dall’Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York, l’arcivescovo Celestino Migliore, intervenuto ai lavori della 45.ma sessione della Commissione per lo Sviluppo sociale.

 

Gli anni recenti – ha osservato il rappresentante vaticano - hanno mostrato “una globalizzazione e un’interconnessione costanti dei mercati”, con una fluidità crescente nel commercio e nella produzione in Paesi lontani da dove le merci sono consumate. Tuttavia, ciò non ha portato in quelle zone del sud del mondo dove si è sviluppata tale produzione una retribuzione dignitosa. Ad essere penalizzate da questo stato di cose, ha aggiunto mons. Migliore, sono certamente le donne. “Oggi – ha osservato il presule - la stessa paga per lo stesso lavoro sembra un fatto ovvio, ma le donne sono ancora spesso svantaggiate in questo aspetto, e subiscono discriminazioni sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri”. Inoltre, l’uguaglianza delle donne e degli uomini “dovrebbe essere palese anche nel loro trattamento sul posto di lavoro, negli stipendi e nell’acquisizione delle pensioni”. Tale uguaglianza, ha osservato ancora mons. Migliore, “sarà vista immediatamente con parità salariale a parità di lavoro, protezione per le madri che lavorano ed imparzialità nell'avanzamento di carriera”.

 

È inoltre importante, ha affermato in proposito l’osservatore della Santa Sede all’ONU, che uomini e donne “ricevano stipendi sufficienti e giusti, sufficienti a soddisfare le esigenze ordinarie della famiglia, particolarmente in considerazione delle loro responsabilità verso i propri bambini. Uno stipendio giusto “eliminerà la necessità”, alla quale deve spesso sottostare chi è povero, di richiedere ai propri figli di lavorare, e ciò, ha denunciato mons. Migliore, “a detrimento della loro formazione, della loro infanzia e del loro sviluppo”. Oltre tutte le altre considerazioni, poi “lo sfruttamento lavorativo del bambino è una questione morale: è una violazione della dignità di ogni persona”.

 

         Parlando infine dei lavoratori immigrati, l’Osservatore vaticano ha definito le loro occupazioni una ''fonte di benessere per i Paesi che li ospitano”. Dunque,  anche agli immigrati è dovuto un “salario equo ed un’equa protezione sociale”, anche in considerazione del fatto che i lavoratori immigrati svolgono spesso lavori “che nessun altro vuole fare”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Il discorso del Papa al nuovo ambasciatore di Colombia: si ponga fine al crudele flagello dei sequestri.

 

Servizio estero - Medio Oriente: raggiunto alla Mecca l'accordo tra fazioni palestinesi.

 

Servizio culturale - Un articolo di Piero Amici dal titolo “La tragedia delle foibe a lungo dimenticata”: gli eccidi in Venezia Giulia, Istria e Dalmazia.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della giustizia.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

9 febbraio 2007

 

 

UNA FERITA INFERTA AL MATRIMONIO, MA I CRISTIANI SIANO SPRONATI

 A VALORIZZARE LA FAMIGLIA: COSI’, L’ARCIVESCOVO EDOARDO MENICHELLI,

DELLA COMMISSIONE CEI PER LA FAMIGLIA, ALL’INDOMANI DELL’APPROVAZIONE

DEI “DICO” SULLE COPPIE DI FATTO. PER IL PROF. FRANCESCO D’AGOSTINO,

PRESIDENTE DEI GIURISTI CATTOLICI ITALIANI,

 IL “DICO” E’ CONCORRENZIALE RISPETTO ALL’ISTITUTO DEL MATRIMONIO

 

In Italia, via libera, ieri, del Consiglio dei Ministri al controverso disegno di legge Bindi-Pollastrini sulle coppie di fatto. Non si tratta degli annunciati PACS, ma dei cosiddetti DICO, cioè i “Diritti e doveri delle coppie di conviventi”. Alla riunione dell’esecutivo non ha partecipato il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, contrario al provvedimento. Soddisfatta la maggioranza. Dure critiche dall’opposizione di centro-destra. Il testo passa ora al Senato. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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“Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi”, si intitola così il disegno di legge varato ieri dal governo che tutela i diritti delle unioni di fatto sia di natura eterosessuale, sia di natura omosessuale. I conviventi non verranno registrati all’anagrafe come coppia, secondo quanto scritto nella prima bozza, ma ciascuno farà una dichiarazione di convivenza per certificare il suo stato. Saranno necessari tre anni di convivenza per la tutela del lavoro e per i contratti di affitto, nove anni invece per i diritti di successione. Al Consiglio dei Ministri non ha partecipato il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, in aperto dissenso sui contenuti del provvedimento. Soddisfazione nel resto della maggioranza, a partire dal premier Prodi. “E’ una legge di civiltà”, affermano i ministri Rosy Bindi e Barbara Pollastrini, estensori del provvedimento, per i quali non si dà vita a matrimoni di serie B. Durissime le critiche dell’opposizione di centro-destra, che accusa il governo Prodi di demolire la famiglia con una legge inutile e sbagliata, che sarà bocciata al Senato. Proprio a Palazzo Madama inizierà il rito parlamentare del provvedimento. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Chiti, assicura che non sarà posta la fiducia e ci sarà ampio spazio per il confronto.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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Giudizio “nettamente negativo” sui DICO viene espresso oggi dall’agenzia SIR, il Servizio di Informazione Religiosa della Conferenza Episcopale Italiana. I DICO, si legge in una nota, appaiono destinati a produrre “sul cruciale piano delle politiche sociali e di solidarietà problemi più gravi di quelli che ci si ripromette di affrontare”. Il testo normativo, prosegue la nota, minaccia di “incidere pesantemente” sul futuro della società italiana “sia dal punto di vista giuridico, sia a livello culturale e di costume sia, infine, nella concreta ricaduta sulla vita delle famiglie italiane”. D’altro canto, avverte l’agenzia SIR “non ci si può poi nascondere – persino prescindendo, per un momento, dagli aspetti lessicali e contenutistici del testo del DDL  – il fortissimo impatto sull’opinione pubblica delle premesse ideologiche dell’iniziativa che è stata assunta”. In conclusione, per l’agenzia dei presuli italiani “si parla di DICO ma si pensa a PACS, e soprattutto si prefigura una escalation legislativa in senso in questo senso”.

 

Le preoccupazioni espresse dall’agenzia SIR vengono ribadite dall’arcive-scovo di Ancona-Osimo, Edoardo Menichelli, membro della Commissione episcopale della CEI per la Famiglia e la Vita, intervistato da Alessandro Gisotti:

        

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R. – Credo che la preoccupazione fondamentale possa essere riassunta con una parola, una specie di ferita che si percepisce nei confronti del matrimonio. Tutto questo può costituire una sorta di apertura verso progetti che non corrispondono minimamente né al nostro sentire cristiano, né al diritto naturale, né, posso anche dire, al dettato costituzionale.

 

D. – Mons. Menichelli, il disegno di legge fa riferimento fin dalla prima riga dell’art. 1 a conviventi dello stesso sesso. Lei teme che questa legge sia un passo, in realtà, per arrivare ad una parificazione tra coppie omosessuali e coppie eterosessuali?

 

R. – Indubbiamente, il timore c’è. L’importante è essere capaci di non oltrepassare un certo tipo di limite. Il timore, la preoccupazione c’è, perché non vorrei che si stabilisse anche su questo fatto quanto purtroppo precedentemente abbiamo sopportato e sentito e cioè dire: “Non lo faccio per me, lo faccio per quanti...”. Tutto questo sarebbe veramente un grave pericolo!

 

D. – Lei in questo Disegno di legge intravede quel relativismo, tante volte denunciato da Benedetto XVI, ma anche, con forza, dal suo predecessore Giovanni Paolo II?

 

R. – Certamente! E’ un relativismo etico, che poi è figlio di un soggettivismo etico: vedere il tutto riferito a se stessi, ad una sorta di autonomia. Certamente ci vuole il rispetto della persona, ma occorre che la persona abbia anche una coscienza formata, retta e illuminata dalla ragione e dalla fede.

 

D. – C’è il rischio che una legge come questa incida sul sentire della gente, indebolendo la famiglia già in difficoltà?

 

R. – Il rischio c’è. Credo che sia necessario impegnarsi da parte di tutti, anche da parte delle persone che non hanno la fede cristiana, ma riconoscono nel matrimonio una sorta di vocazione naturale nel rapporto di un uomo e di una donna.

 

D. – Quali iniziative concrete può assumere la Chiesa italiana per promuovere il valore della famiglia nella società?

 

R. – Sulla famiglia, anche la pastorale non dico che si giochi tutto, ma molto di essa passa e incrocia la famiglia. Bisogna dare a questo soggetto tutti gli appoggi e tutti quei nutrimenti, quell’accompagnamento, che consenta alla realtà familiare di essere così, come Dio l’ha voluta, e come i tempi richiedono. Alla famiglia chiediamo tutto, ma non so se alla famiglia diamo tutto quello che dobbiamo dare! Questi progetti di legge, questi orientamenti politici, occorre che diventino essi stessi per i cristiani una sorta di forza in più per dire: “Vivete la santità del matrimonio”, perché spesso le ferite al matrimonio vengono, purtroppo, anche da quanti affermano di essere cristiani e poi, per motivi particolari, che io non giudico, portano delle ferite alla realtà del matrimonio. Portano a quel dissesto della famiglia, i cui frutti negativi poi li abbiamo sotto gli occhi di tutti.

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Dal canto suo, il ministro della Famiglia, Rosy Bindi, ha sottolineato che l’istituto del DICO è differente dal PACS. Quale dunque l’idea di fondo di questo Disegno di legge? Alessandro Gisotti lo ha chiesto al prof. Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani:        

 

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R. – L’idea di fondo di questo Disegno di legge, a mio avviso, lo percepiamo non tanto nell’acronimo DICO che è stato utilizzato, direi anche in maniera piuttosto sottile, ma nel fatto che nell’art. 1 di questo Disegno di legge si parla di convivenze a base affettive. Questo è un punto molto ambiguo, perché c’è una normale affettività familiare, come quella che ci può essere anche tra genitori e figli, che evidentemente non è l’affettività cui si vuole riferire il legislatore con questo Disegno di legge. E’ evidente che questo Disegno di legge vuole istituzionalizzare le convivenze sessuate ed è proprio per questo che l’Istituto del DICO appare concorrenziale e addirittura alternativo rispetto al matrimonio.

 

D. – Professore, è questo l’aspetto più controverso di questo Disegno di legge?

 

R. – Con questo Disegno di legge si vuole andare al di là della regolamentazione delle esigenze sociali delle convivenze. Si vuole, appunto, regolare un particolare tipo di convivenze, le convivenze affettive, le convivenze sessuate, quelle convivenze che implicano una autentica comunione di vita. Se questo è vero dobbiamo allora ricordare che il matrimonio è tradizionalmente l’istituto giuridico che assolve a questa esigenza. Porre accanto al matrimonio un altro istituto, che si prefigge di regolamentare convivenze affettive e sessuate, significa introdurre nell’ordinamento fortissimi elementi di squilibrio e alterazioni dell’istituto matrimoniale. In poche battute: d’ora in poi – se verrà approvato questo Disegno di legge – le future coppie si porranno la domanda: “Ricorriamo al matrimonio o ricorriamo al DICO?”, perché questa diventerà una alternativa reale. Siccome il DICO è sicuramente molto più fluido, molto meno strutturato del vincolo matrimoniale, si può prevedere che colpirà non tanto il matrimonio religioso e sacramentale, che implica un Disegno di vita che sicuramente non sarà scalfito dal riconoscimento del DICO, ma verrà colpito il matrimonio civile, che però è un‘istituzione sociale che merita rispetto e merita tutela.

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Anche in Colombia si discute a livello politico su famiglia ed unioni civili. Con una sentenza del 7 febbraio scorso, la Corte costituzionale colombiana ha sancito i diritti patrimoniali delle persone dello stesso sesso che abbiano convissuto almeno due anni. “E’ pacifico che le persone omosessuali debbano avere gli stessi diritti di qualsiasi cittadino, ma ciò non deve avvenire tramite una sorta di matrimonio camuffato”. Questo il commento dell’arcivescovo di Tunja, e presidente della Conferenza episcopale della Colombia, mons. Luis Augusto Castro Quiroga. Il presule ha inoltre manifestato la sua sorpresa ricordando che “nel Parlamento si sta discutendo con spirito democratico la questione e, in questa sede, tutte le opinioni possono essere manifestate e ascoltate”. Dal canto suo, la stessa Corte ha voluto precisare che la sua sentenza non autorizza in alcun caso il cosiddetto “matrimonio omosessuale”.

 

 

LA SPIANATA DELLE MOSCHEE A GERUSALEMME

ATTRAVERSATA DA NUOVE TENSIONI PER I LAVORI CHE INTERESSANO IL TRATTO

TRA IL MURO DEL PIANTO E LA PORTA DEL MAGREB

 - Intervista con padre Michele Piccirillo -

 

Nuove tensioni nel cuore di Gerusalemme. Scontri alla Spianata delle Moschee sono scoppiati oggi dopo la grande preghiera musulmana del venerdì: centinaia di palestinesi - che protestavano contro i lavori decisi nella zona dalle autorità israeliane - si sono infatti scontrati con le forze di polizia dello Stato ebraico. Diversi i feriti. Israele prevede la costruzione di un nuovo ponte metallico, dalla piazza del Muro del Pianto fino alla porta del Magreb, e la rimozione di una collinetta di terriccio e detriti di probabile interesse archeologico. Reazioni di protesta sono venute dagli ambienti palestinesi, dal mondo islamico e dai Paesi arabi moderati come l'Egitto e la Giordania. Ma qual è il valore artistico della Spianata delle Moschee? Giada Aquilino lo ha chiesto a padre Michele Piccirillo, archeologo dello Studio biblico francescano di Gerusalemme:

 

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R. – Certamente grandissimo, per la storia di Gerusalemme e per il periodo ‘erodiano’. La Spianata - o almeno il recinto esterno, così come lo vediamo adesso - è stata costruita da Erode ed è ancora quasi intatta, in particolare la parte inferiore. Al tempo dei musulmani, poi, sono stati costruiti tra i monumenti più belli dell’VIII secolo. Per esempio, tra gli affreschi della Cappella Sistina c’è anche quello di Gesù che dà le chiavi a San Pietro: in prospettiva si vede la Cupola della Roccia, che noi chiamiamo Moschea di Omar. Al Museo Brera di Milano, nella famosa piccola tavola di Raffaello dedicata allo Sposalizio della Madonna, troviamo sempre questo monumento. All’interno inoltre, oltre alla Cupola della Roccia, ci sono tanti altri monumenti, ma quello principale è la Moschea di al Aqsa.

 

D. – Oggi, da una parte gli israeliani intendono rimuovere gradualmente una massicciata ritenuta pericolante e sostituirla con un ponte metallico, dall’altra gli arabi temono che gli scavi possano compromettere le fondamenta  della Spianata e della moschea di al Aqsa. Qual è la questione allora?

 

R. – Il problema è politico, non è artistico. Quando gli israeliani con i bulldozer rasero al suolo in tre giorni un intero quartiere, fu costruito un grande piazzale davanti al Muro del Pianto. Venne lasciato soltanto questo cordolo, una specie di muraglione di terra per entrare all’interno della Spianata delle Moschee, che si trova ad un livello superiore, di quattro o cinque metri. Qualche anno fa parte di questa rampa ha ceduto e adesso si parla di volerne rifare una più solida, finendo lo scavo. Le autorità israeliane di solito pubblicano sempre il progetto, ma di questo lavoro non si trova. Ho cercato dappertutto e non sono riuscito a trovarne la minima traccia. Tra l’altro, c’è un aspetto molto delicato: sotto tale rampa si trova una delle antiche porte di ingresso al Tempio del periodo ‘erodiano’, scoperta grazie a dei tunnel fatti al tempo degli inglesi.

 

D. – Ma potrebbero essere rinvenuti nuovi reperti archeologici?

 

R. – Certamente. Si può dire anche di cosa si tratta. In tutta la zona ci sono ancora le pietre cadute al tempo dei Romani. Quando i Romani distrussero il recinto, le pietre – che sono poi dei massi ben squadrati - caddero all’esterno. Quando gli archeologi israeliani, nel 1968, cominciarono a scavare intorno al Muro del Pianto e poi verso sud, trovarono questa montagna di pietre. Alcune sono ancora lì, perché non sono state tolte. Ed è facile che sotto questa rampa si trovino altre di queste pietre, tra le quali degli elementi della decorazione superiore del Tempio.

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INIZIATE A SEUL LE CELEBRAZIONI

PER LA XV GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

 

Nella chiesa dedicata all’Immacolata Concezione, si sono aperte stamani, a Seul, le celebrazioni per la XV Giornata Mondiale del malato. A presiedere la solenne concelebrazione eucaristica, è stato il cardinale arcivescovo di Seul, Nicholas Cheong Jinsuk, che all’omelia ha ricordato due verità molte avvertite dalla comunità cattolica del Paese. Il servizio di padre Gianfranco Grieco:

 

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“Il progresso scientifico - ha detto - non può andare contro l’uomo, ma deve servire l’uomo e la sua dignità”. Il cardinale Jinsuk ha, inoltre, invitato i fedeli della Corea del Sud a pregare per i poveri e per i malati della Corea del Nord. “Cristo crocifisso e risorto - ha proseguito - sia la loro consolazione e la loro prossima speranza”.

 

Accanto all’arcivescovo di Seul, c’era il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per la salute, che nel pomeriggio ha visitato l’ospedale Holy Family di Seul. Tutti gli ospiti di questo ospedale sono poveri e non pagano nulla. Vi lavorano 26 suore, serve della Sacra Famiglia che hanno in Corea 86 case. Hanno anche una casa in Italia, ad Empoli e tre in Argentina. Sono 480 in tutto e promuovono tra i poveri malati la spiritualità dell’incarnazione. Ai lavori partecipa anche l’anziano cardinale Stephen Kim Sou-hwan, che ha guidato questa Chiesa di Corea dal 1968 al 1998. Significativi gli interventi del cardinale presidente Lozano Barragán e di altri studiosi asiatici. La vita, il dolore, il futuro: solo Cristo rischiara gli orizzonti di una cultura che ha anche qui sapore di relativismo, di edonismo e di morte. Solo Cristo, è stato affermato da più parti, è la vera speranza dell’uomo contemporaneo.

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I 39 ANNI DALLA FONDAZIONE, CELEBRATI DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO

 NELLA SANTA MESSA A SAN GIOVANNI IN LATERANO,

 PRESIEDUTA DAL CARDINALE POUL POUPARD

- Intervista con Mario Marazziti -

 

“Siete grandi nell’amore”. Con queste parole, pronunciate nell’omelia, il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, ha salutato la Comunità di Sant’Egidio in occasione della Santa Messa, celebrata ieri sera nella Basilica romana di San Giovanni in Laterano, per i 39 anni di attività della comunità. Hanno preso parte autorità italiane, tra le quali il presidente del Consiglio, Romano Prodi, cardinali, vescovi, diplomatici e, soprattutto, i poveri per i quali i volontari della Comunità di Sant’Egidio – 50 mila in 70 Paesi del mondo – operano costantemente. Quali gli aspetti da evidenziare in questo 39esimo compleanno all’insegna della solidarietà e dell’impegno per la pace? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio:

 

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R. – La bellezza del Vangelo: il Vangelo è energia incredibile, può creare la pace, può dare speranza a tanti e la preghiera serale della Comunità di Sant’Egidio, la preghiera di ognuno, è davvero la forza che può cambiare il mondo. Questo credo che sia il segreto di 39 anni della Comunità di Sant’Egidio e anche di come dare speranza al mondo. Dall’altra, concretamente, in questo anno difficile, noi ci auguriamo che possiamo ancora convincere il mondo che un’alleanza tra l’Europa e l’Africa sia possibile per sconfiggere l’AIDS e aiutare 30 milioni di malati, quasi tutti senza terapia. Con il programma “Dream”, ormai in sette Paesi, mostriamo che è possibile curare, è possibile far vivere anche chi è in uno stato avanzato della malattia. E’ possibile far nascere i bambini sani anche da madri sieropositive e, dall’altra, io credo che un sogno per quest’anno sia quello di una moratoria universale delle esecuzioni e delle sentenze capitali. L’iniziativa per una risoluzione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite è possibile. Torno dal terzo Congresso mondiale di Parigi dove abbiamo presentato anche l’iniziativa mondiale delle città contro la pena di morte. C’è una grande sensibilità che si sta muovendo a livello mondiale e io spero che sia possibile creare un fronte internazionale ed arrivare almeno ad un gesto fortemente simbolico e moralmente impegnativo: in questa seduta dell’assemblea generale delle Nazioni Unite, e davvero per la prima volta, avere una risoluzione approvata a maggioranza che dica che la pena di morte non è necessaria, si può farne  a meno. Il mondo non migliora con la pena di morte, fermiamo tutte le esecuzioni e tutte le sentenze.

 

D. – Nell’omelia, il cardinale Poupard ha detto: “Siete grandi nell’amore”. Quanto è difficile oggi essere grandi nell’amore?

 

R. – Basta ricordarsi che siamo continuamente perdonati dall’amore di Dio, che la misericordia è quello che ricostruisce la nostra umanità. Ed allora il debito che abbiamo verso i poveri non si colma mai, anzi, è un’occasione di amicizia, un’occasione per costruire una famiglia, la famiglia di Dio anche là dove non c’è. Quando il cardinale Poupard ha detto: “Voi artigiani dell’umano…” è stato per me commovente e, se riesco ad essere così per il resto della mia vita, sono contento.

 

D. – Impegno sociale e devozione: sono due cose che possono andare di pari passo?

 

R. – Non c’è possibilità di essere fedeli nell’amore ai poveri se non c’è una spiritualità profonda, ancorata nel Vangelo e nella preghiera.

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NEI CINEMA ITALIANI IL FILM “BLOOD DIAMOND” SUL COMMERCIO ILLEGALE

 DEI DIAMANTI E LE SUE CONNESSIONI CON LE GUERRE CIVILI IN AFRICA

- Interviste con Festus Tarawali e Riccardo Noury -

 

E’ già da alcuni giorni nei cinema italiani “Blood Diamond”, film sul commercio illegale dei diamanti che ha finanziato, e ancora finanzia, le guerre civili in Africa. Al centro della storia il conflitto degli anni ‘90 in Sierra Leone e i suoi 370 mila morti, ma anche l’evidente legame tra le carneficine e lo sfruttamento delle risorse africane. La pellicola ha il patrocinio di “Amnesty International” che rilancia così la propria campagna contro i “diamanti di sangue”, che culminerà con una serie di iniziative il 14 febbraio, giorno di San Valentino. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

 

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(musica)

 

Non è una denuncia tardiva quella di “Blood Diamond”, nonostante si parli della Sierra Leone degli anni ‘90, insanguinata dalla guerra civile, laddove i ribelli del RUF finanziarono la loro lotta, contrabbandando diamanti. Nel film si descrive un’Africa sfinita, sotto i colpi dello sfruttamento dei commercianti di armi e di preziosi e dei “signori della guerra” e dei suoi protagonisti, bambini soldato in prima linea. Oggi, però, la Sierra Leone è altro: lo conferma il collega Festus Tarawali che così presenta il suo Paese:

 

R. – Oggi in Sierra Leone non sono più i ribelli che stanno nelle miniere, ma gente semplice, gente che vuole guadagnare il pane, che vuole mandare i propri figli a scuola. Oggi, questi semplici cittadini possono vendere questi diamanti al governo, che li esporta ufficialmente. Nel 2005, il governo ha dichiarato di aver guadagnato più di 145-150 milioni di dollari dalla vendita dei diamanti. Ora la situazione è molto calma, anche se il problema del contrabbando non è mai finito.

 

Nel 2003 fu avviato il Kimberley Progress, il sistema di certificazione per combattere il commercio illegale dei diamanti; per Amnesty International, però, gli Stati coinvolti e l’industria del settore non fanno ancora abbastanza per sradicare completamente questo traffico e i diamanti in alcuni casi servono ancora per finanziare conflitti. Dalla Costa d’Avorio, secondo l’ONU, sarebbero passati di contrabbando in Ghana e in Mali diamanti “insanguinati” per un valore di 23 milioni di dollari. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International:

 

R. – L’industria dei diamanti sostiene che la percentuale dei diamanti di sangue oggi è inferiore all’uno per cento. Anche se questo dato fosse vero, occorre considerare che con un diamante grezzo ci si possono comprare qualche centinaio di Kalashnikov ed ogni Kalashnikov può uccidere migliaia di persone. Quella percentuale, quindi, seppur in forte calo rispetto al 20 per cento degli anni ‘90, deve essere portato a zero senza alcun indugio.

 

Non si tratta, dunque, di boicottare i diamanti, ma di prendere coscienza che i diamanti insanguinati ancora raggiungono le vetrine delle gioiellerie di tutto il mondo.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

9 febbraio 2007

 

“PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI. I POVERI NON POSSONO ASPETTARE”:

È IL TEMA DELLA CAMPAGNA INTERNAZIONALE LANCIATA IERI A ROMA

E IN TUTTO IL MONDO DA CARITAS INTERNATIONALIS E DA CIDSE

 

ROMA. = Una grande mobilitazione dei cattolici del Nord e del Sud del mondo per chiedere ai governi, in particolare al G8, di mantenere i loro impegni nella lotta alla povertà. E’ questo l’intento della Campagna internazionale “Prima che sia troppo tardi. I poveri non possono aspettare”, lanciata ieri a Roma e in tutto il mondo da Caritas Internationalis, che riunisce 162 realtà nazionali in 200 Paesi, e da CIDSE, un’alleanza di 15 organizzazioni non governative di sviluppo che operano in Europa e Nord Africa. Come riferisce l’agenzia SIR, la campagna, che culminerà nei giorni del G8, nel giugno prossimo a Heiligendamm, in Germania, è stata presentata alla vigilia dell’incontro dei ministri delle Finanze dei sette Paesi più industrializzati (G7), in corso nella cittadina tedesca di Essen. Principale strumento saranno le cartoline da firmare e inviare via posta o internet (sul sito www.make-aid-work.org ) alla presidenza tedesca e ai rispettivi governi e, per la prima volta, anche ai governi del Sud del mondo, “che hanno anch’essi la loro dose di responsabilità”. Sono attese tra le 500 mila e il milione di cartoline. “E’ ora di dire basta alle promesse fatte e non mantenute”, ha detto Duncan MacLaren, segretario generale di Caritas Internationalis. “È uno scandalo che 121 milioni di ragazzi dei Paesi in via di sviluppo non possano ancora andare a scuola o che 4 milioni di africani non abbiano accesso alle cure per l’AIDS – ha sottolineato Cristiane Overkamp, segretaria generale della CIDSE – vogliamo una crescita degli aiuti allo sviluppo, che non siano concessi a condizioni politiche ed economiche dannose per i Paesi poveri, e che le risorse liberate dalla cancellazione del debito siano aggiuntive e non calcolate tra quelle destinate alla cooperazione internazionale”. (R.M.)

 

 

RIAPERTA STAMANI, DOPO OLTRE DUE ANNI DI LAVORI, LA CATTEDRALE

 DEL SACRO CUORE DI GUANGZHOU,

L’UNICA CHIESA GOTICA IN GRANITO DELLA CINA

 

GUANGZHOU. = La cattedrale del Sacro Cuore di Guangzhou, l’unica chiesa gotica in granito dell’intera Cina, è stata riaperta questa mattina con una Messa solenne, dopo oltre 2 anni di ristrutturazione, le cui spese sono state sostenute quasi interamente dal governo provinciale comunista. Alla celebrazione hanno preso parte personalità del governo municipale e provinciale. Comunemente conosciuta come “la Casa di Pietra” (le mura ed i pilastri sono costruiti con larghi blocchi di granito), la cattedrale si trova nella zona centrale della capitale del Guangdong ed è anche meta di turisti e fedeli cinesi e stranieri. Alla fondazione – riferisce AsiaNews – ad opera dei missionari francesi nel secondo ‘800, sono state deposte alla base due pietre portate da Roma e da Gerusalemme, per indicare l’universalità della fede e il legame con il Papa. La costruzione richiama la cattedrale di Notre Dame a Parigi, anche se in più conta due campanili di 60 metri ai lati. Con un’area di oltre 2.754 mq, è una delle chiese più grandi della Cina. Nel desiderio di mostrare apertura e liberalità verso le religioni, il governo municipale ha contribuito ai lavori con uno stanziamento di 21 milioni di yuan (circa 2 milioni di euro), che hanno coperto l’80% delle spese totali. La diocesi ha versato altri 3 milioni di yuan, mentre una raccolta tra i fedeli ha fruttato gli ultimi 2 milioni necessari al completamento dei lavori. Per ringraziare i donatori, è stata eretta una lapide all’interno della chiesa. Nel 1996, il Consiglio di Stato cinese ha inserito la cattedrale fra i monumenti storici nazionali. (R.M.)

 

 

“TRASFORMARE LA POSSIBILITÀ DI ABORTIRE IN UN DIRITTO ACQUISITO PORTERÀ

CONSEGUENZE NELLA CIVILTÀ”: È QUANTO AFFERMA IL PATRIARCA DI LISBONA,

CARDINALE POLICARPO, MENTRE IN PORTOGALLO SI CONCLUDE LA CAMPAGNA

PER IL REFERENDUM SULL’ABORTO, IN PROGRAMMA DOMENICA PROSSIMA

 

LISBONA. = “Non si può violentare la coscienza, facendo pressione con false verità. Violentare la coscienza è il peggiore oltraggio alla dignità umana”: è quanto ha affermato il Patriarca di Lisbona, cardinale José da Cruz Policarpo, denunciando le crescenti pressioni nel dibattito pubblico a favore della depenalizzazione dell’aborto. Come riferisce l’agenzia Fides, il porporato ha ricordato che “ognuno di noi, seguendo la propria coscienza, sarà responsabile di una decisione fondamentale per la vita delle persone e della società”. La decisione di abortire – ha quindi ammonito il cardinale Policarpo – costituisce “un dramma” e perciò trasformare l’aborto in “un diritto acquisito porterà conseguenze sulla civiltà. Intanto, a poche ore dall’inizio della pausa di riflessione di domani, i movimenti e le associazioni cattoliche del fronte del “no” realizzano le ultime iniziative. Oltre 36 le manifestazioni in corso, tra cui il grande incontro di ieri a Lisbona, con lo slogan “Siamo ancora in tempo per salvare molte vite". (R.M.)

 

 

APPELLO DELL’ARCIVESCOVO DI LUANDA, IN ANGOLA, MONS. FRANKLIN, PERCHE’

 I CATTOLICI SI MOBILITINO PER AIUTARE LA POPOLAZIONE COLPITA DALLE ALLUVIONI

 

LUANDA. = L’arcivescovo di Luanda, capitale dell’Angola, mons. Damião António Franklin, attraverso Radio Eccelsia, ha lanciato un appello alla mobilitazione della comunità cattolica per aiutare la popolazione colpita dalle alluvioni: lo rende noto l’agenzia Fides, citando fonti locali. Le piogge torrenziali hanno colpito in questi giorni la zona a nord di Luanda e la provincia centro orientale di Moxico, provocando almeno 114 morti e distruggendo 10.300 abitazioni, con oltre 28.500 famiglie senza tetto. I danni ammontano più di 85 milioni di dollari. Il governo, che al momento dispone solo di 10 milioni di dollari per affrontare la situazione, ha varato un piano di emergenza e ha chiesto aiuto della comunità internazionale. Essendo produttore di diamanti e di petrolio (2 milioni di barili al giorno previsti nel 2007), l’Angola avrebbe, in teoria, le risorse finanziarie per migliorare le condizioni di vita della popolazione e affrontare emergenze come quella attuale. In realtà, la maggior parte della popolazione locale vive nell’indigenza, mentre una classe di burocrati controlla la maggior parte delle risorse del Paese. (R.M.)

 

 

“ACCETTERO’ SOLO CON L’ASSENSO DELLA SANTA SEDE”: COSI’, IL CARDINALE OBANDO BRAVO, ARCIVESCOVO EMERITO DI MANAGUA, IN NICARAGUA, COMMENTANDO

LA RICHIESTA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, ORTEGA,

DI PRESIEDERE IL CONSIGLIO PER LA PACE E LA RICONCILIAZIONE

- A cura di Luis Badilla -

 

MANAGUA. = “Sono disposto ad accettare la proposta di presiedere il Consiglio per la pace e la riconciliazione, se ricevo l’assenso della Santa Sede per assumere un tale incarico”. Così, l’arcivescovo emerito di Managua, capitale del Nicaragua, cardinale Miguel Obando Bravo, commentando la richiesta formale da parte del neo-presidente della Repubblica, Daniel Ortega, di condurre l’importante organismo “per il bene del Paese e delle famiglie e comunità” coinvolte nei dolori della guerra. “Potrei accettare la nomina solo se la Santa Sede concede il suo benestare”, ha spiegato il porporato, dopo aver ricevuto un gruppo di ex combattenti guidati dagli esponenti del Partito della resistenza nicaraguense (PRN). Il porporato ha ricordato che questa commissione, che non è un organismo statale o governativo e che non riceve denaro dallo Stato, può essere molto utile e necessaria per trasmettere alle autorità le inquietudini delle vittime della passata guerra civile. “Occorre sempre fare tutto il possibile per migliorare la vita di queste persone – ha aggiunto il cardinale Obando Bravo – e se dovessi assumere questa responsabilità, il mio ruolo sarebbe quello di conciliatore”. “Deve essere chiaro – ha poi precisato – che non si tratta di diventare membro del governo sandinista, bensì assumersi le responsabilità di fronte alle persone che hanno molto sofferto per colpa della guerra o che non sono state risarcite”. Alla domanda dei giornalisti che gli chiedevano quale senso avesse una Commissione per la pace e la riconciliazione in una realtà dove la guerra non c'è più, il porporato ha risposto: “La pace non è solo assenza di guerra. Sarebbe un errore credere che c’è pace perché non si sente il rumore dei fucili e delle mitragliatrici e, al tempo stesso, non c'è cibo, non ci sono medicine, scuole o salute. Tutto ciò è, invece, un focolaio di tensione pericoloso”.

 

 

LANCIATA UFFICIALMENTE “RADIO BAKHITA”, LA PRIMA EMITTENTE CATTOLICA

DEL SUD SUDAN E DELL’INTERO PAESE

 

JUBA. = Dopo un periodo di prova di due mesi, ieri è stata lanciata ufficialmente nell’etere “Radio Bakhita”, la prima emittente cattolica non solo del Sud Sudan, ma dell’intero Paese. Una voce per promuovere “pace e riconciliazione”, come spiegano i responsabili, citati dall’agenzia MISNA, nata grazie all’impegno dei missionari comboniani e delle suore della stessa congregazione, che nella capitale del Sud Sudan, Juba, hanno riaperto di recente le proprie missioni, distrutte durante gli anni del conflitto. Dalle frequenze 91 FM, “Radio Bakhita, la voce della Chiesa” ha iniziato una programmazione di alcune ore al giorno (dalle 17.00 alle 21.00) rivolta soprattutto ai giovani. Il palinsesto prevede, tra l’altro, notiziari quotidiani e trasmissioni su temi sociali, politici e religiosi. Particolare attenzione è riservata al tema della pace, a partire dagli accordi che nel 2005 hanno posto fine a 21 anni di guerra civile tra i ribelli indipendentisti del Sud (ora alla guida dell’autorità autonoma del Sudan meridionale) e il governo centrale di Khartoum. L’idea della Chiesa cattolica sudanese, che ha appoggiato da subito l’iniziativa, è di ampliare questa attività mediatica attraverso una rete di radio locali, di cui “Bakhita” sarà il punto di riferimento. Il nome della nuova emittente è quello della prima e unica santa sudanese, canonizzata nel 2000 da Giovanni Paolo II. (R.M.)

 

 

SUOR CYRIL MOONEY, DELL’ISTITUTO DELLA BEATA VERGINE MARIA, INSIGNITA IN INDIA DEL “PADMA SHRI AWARD”, UNA DELLE PIÙ ALTE ONORIFICENZE CIVILI DEL PAESE

 

CALCUTTA. = Una religiosa di origine irlandese è stata insignita del “Padma Shri Award” (“Loto ai piedi di Dio”), una delle più alte onorificenze civili dell’India. Suor Cyril Mooney, dell’Istituto della Beata Vergine Maria, ha meritato il premio per una vita dedicata all’educazione e alla promozione umana dei bambini in situazioni di esclusione sociale e povertà. Il riconoscimento è stato consegnato dal ministro degli Interni indiano lo scorso 26 gennaio, festa della Repubblica. 71 anni, di cui 51 passati in India, suor Mooney ha cominciato la sua speciale missione nel 1964 a Lucknow, nello Stato indiano dell’Uttar Pradesh, dove ha lanciato con successo una scuola itinerante per i bambini dei villaggi circostanti impossibilitati a frequentare le lezioni, insieme a un’altra iniziativa a favore dei lavoratori domestici vittime dell’usura. Trasferitasi a Calcutta nel 1973, ha lanciato diversi progetti educativi innovativi a favore dei bambini più poveri, tra cui l’apprezzato Rainbow Educational Programme. Il suo lavoro per un sistema educativo basato anche sui valori è stato preso a modello da molte scuole in India. Suor Mooney è la seconda religiosa cattolica a ricevere il “Padma Shri Award” dopo Madre Teresa di Calcutta, anch’essa dell’Istituto della Beata Vergine Maria prima di fondare le Missionarie della Carità. Insieme alla suora irlandese, sono stati premiati anche altri due laici cristiani. (L.Z.)

 

 

“DISEGNI DI AFFETTIVITÀ”: È IL TEMA DELL’INCONTRO PER FIDANZATI PROMOSSO

QUESTO FINE SETTIMANA A TERNI, IN OCCASIONE DELLA FESTA DI SAN VALENTINO

 

TERNI. = Sentimenti, famiglia e affettività: di questi temi si parla a Terni, in Umbria, da oggi fino a domenica, in occasione dell’incontro per coppie di fidanzati “Disegni di affettività”, organizzato da Azione Cattolica Italiana, dalla diocesi di Terni-Narni-Amelia, in collaborazione con il Servizio per il Progetto culturale della CEI e l’AGESCI. Come riferisce il quotidiano Avvenire, l’iniziativa, sui passi del cammino intrapreso lo scorso anno in preparazione al Convegno ecclesiale di Verona, è parte integrante della “Festa della promessa”, nella quale centinaia di fidanzati, in occasione della festa di San Valentino, a Terni, rinnovano la loro promessa d’amore dinanzi all’urna del loro protettore.  A loro sarà consegnato un nuovo sussidio, “Amori in corso” (editrice Ave), e saranno proposti alcuni laboratori di approfondimento. Domenica, la celebrazione per la “Festa della promessa” sarà presieduta dal vescovo diocesano, mons. Vincenzo Paglia. (R.M.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

9 febbraio 2007

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

 

L’accordo raggiunto ieri alla Mecca tra Hamas e al Fatah per la creazione, nei Territori Palestinesi, di un nuovo governo di unità nazionale “è buono e utile per il popolo palestinese”. E’ quanto ha dichiarato padre Ibrahim Faltas della custodia di Terra Santa, parroco a Gerusalemme, che ha giudicato importante, in particolare, la decisione di affidare ministeri chiave come Esteri, Finanze e Interni a politici indipendenti. Secondo la televisione araba al Arabiya, 7 ministeri andranno ad Hamas, 6 ad al Fatah e 5 agli indipendenti. Gli Stati Uniti hanno invece espresso scetticismo sull’intesa raggiunta dalle due fazioni palestinesi perché l’accordo non contiene espliciti riferimenti al riconoscimento di Israele. Il presidente Abu Mazen ha comunque dichiarato che il nuovo governo dovrà rispettare le “norme internazionali” e gli accordi siglati dall’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP). Tali intese prevedono un implicito riconoscimento dello Stato ebraico.

 

Nuovo bombardamento aereo americano in Iraq: nel raid, condotto a sud di Baghdad, sono morti almeno otto guerriglieri sospettati di avere legami con l’organizzazione terroristica al Qaeda. Sempre a sud della capitale, uomini armati hanno rapito 13 civili e ne hanno uccisi almeno 11. Tre soldati americani sono morti, poi, in seguito alle ferite riportate in violenti combattimenti avvenuti nella provincia occidentale di al Anbar.

 

La NATO può essere orgogliosa dei successi ottenuti finora in Afghanistan ma “per completare la missione ISAF si chiede un maggiore sostegno”. E’ questo l’appello lanciato dal segretario dell’Alleanza Atlantica, Jaap de Hoop Scheffer, al vertice dei ministri della Difesa apertosi ieri a Siviglia. Gli Stati Uniti hanno anticipato che chiederanno agli alleati l’invio di altre truppe per lanciare un’offensiva in primavera contro i Talebani. Intervenendo al vertice, il ministro della Difesa italiano, Arturo Parisi, ha detto che nel 2011 ci sarà una “verifica importante” della missione ISAF in Afghanistan; per quanto riguarda l’Italia, ha aggiunto Parisi, “si può pensare per quella data ad una  ridefinizione della presenza italiana in termini prevalentemente di sostegno alla ricostruzione, allo sviluppo economico e sociale”.

 

Si intensificano gli sforzi per risolvere l’intricata questione nucleare nordcoreana: dai negoziati a sei, ripresi da ieri a Pechino, comincia a prendere forma l’ipotesi di un accordo su una bozza, proposta dalla Cina, che prevede un congelamento verificabile dei programmi atomici di Pyongyang in cambio di una revoca delle sanzioni contro la Corea del Nord. Tale revoca consentirebbe, poi, la ripresa dell’assistenza internazionale allo Stato asiatico. Le forniture alimentari potranno sventare, secondo fonti sudcoreane, i crescenti rischi di carestie. Aiuti arriverebbero anche nel settore energetico: si prevedono almeno 500.000 tonnellate di petrolio l’anno. In base alla bozza, gli Stati Uniti escluderanno inoltre il Paese asiatico dalla lista dei cosiddetti ‘Stati canaglia’. La Corea del Nord era stata inclusa in questa lista nel gennaio del 2002 dal presidente americano George Bush.

 

Inizierà il prossimo 21 febbraio l’ultimo round di negoziati, con la mediazione delle Nazioni Unite, per il futuro status del Kosovo. Lo ha annunciato il numero due della delegazione ONU che partecipa alle trattative, Albert Rohan. La settimana scorsa il mediatore delle Nazioni Unite, Martti Ahtisaari, ha reso noto il suo piano per la provincia serba. Il piano, senza mai citare esplicitamente la parola indipendenza, prevede in Kosovo un futuro autogoverno.

 

Resta ancora alto l’allarme per il maltempo negli Stati Uniti: secondo le previsioni, le precipitazioni dovrebbero proseguire anche nei prossimi giorni. Sono almeno 20 le persone morte, finora, per l’ondata di gelo e neve che ha investito numerose aree del centro e del nordest degli Stati Uniti. In diverse zone è stato dichiarato lo stato di catastrofe.

 

In Europa, nuova emergenza per il rischio di una catastrofe ecologica: una nave petroliera greca si è incagliata davanti alle coste della Finlandia. L’imbarcazione ha urtato il fondo marino ad ovest dell’isola di Hogland. La petroliera trasporta 100 mila tonnellate di greggio, ma al momento non è segnalata alcuna fuoriuscita di petrolio. Il comandante della guardia costiera del distretto del golfo di Finlandia ha dichiarato che la nave “ha molto probabilmente virato dalla sua rotta per una ragione ancora sconosciuta”. Due settimane fa un portacontainer inglese si era incagliato, a causa dell’uragano Kyrill, nel canale della Manica; dai serbatoi erano fuoriusciti, in quel caso, oltre 3 mila tonnellate di petrolio.

 

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha espresso “grave preoccupazione” per la sorte di oltre 400 persone a bordo di una nave al largo delle coste dell’Africa occidentale. L’imbarcazione è stata avvistata lo scorso 30 gennaio, alla deriva, dal servizio di soccorso aereo spagnolo. La Croce Rossa spagnola e la Mezzaluna Rossa della Mauritania stanno portando aiuti di prima necessità ma la situazione resta critica. “La priorità – si legge nel comunicato dell’UNHCR – dovrebbe essere quella di non lasciare alla deriva queste persone, in mare aperto e in condizioni precarie”.

 

Cinque dei nove cittadini britannici arrestati la scorsa settimana a Birmingham, sono stati incriminati in relazione a un presunto complotto terroristico. Uno di loro, Prviz Khan, è stato accusato formalmente di aver progettato il rapimento e l’uccisione di un soldato britannico.

 

Il cosiddetto “Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento” potrebbe compiere in Francia, seguendo indicazioni ricevute da Al Qaeda, attentati terroristici in occasione delle prossime elezioni presidenziali. Lo rivela il quotidiano “Al Hayat” aggiungendo che i terroristi algerini, per la pianificazione di attentati, utilizzano anche immagini satellitari del programma ‘Google Earth’. Secondo i servizi segreti occidentali vengono anche prese in esame le immagini di webcam diffuse su internet.

 

Assegnato il World Press Photo 2007: la foto dell’anno è stata scattata questa estate da Spencer Platt a Beirut, in Libano, quando era in corso il conflitto tra Israele ed Hezbollah. Nella foto compaiono elementi che rievocano l’orrore della guerra e simboli di ricchezza: si vedono infatti quattro ragazze in una macchina di lusso tra le macerie. L’organizzazione “World Press” è indipendente, senza fini di lucro ed è nata nel 1955 nei Paesi Bassi. La fondazione supporta e promuove su scala internazionale il lavoro dei fotoreporter.

 

“Apprezziamo e sosteniamo pienamente l’impegno della presidenza tedesca del Consiglio europeo e del cancelliere Merkel a non lasciar cadere il Trattato costituzionale firmato a Roma nel 2004, a garantire che si giunga alle elezioni europee del 2009 con un nuovo trattato già in vigore”. Lo ha detto il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, incontrando insieme con il presidente tedesco, Horst Koehler, un gruppo di studenti dell’Università di Tubinga.

 

In Italia, il ragazzo 17.enne indagato per la morte dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, rimasto ucciso in seguito ai tumulti scoppiati durante la partita di calcio dello scorso 2 febbraio tra Catania e Palermo, ha solo dichiarato di aver partecipato agli scontri con la polizia. Lo ha detto l’avvocato del ragazzo, secondo cui il minorenne non ha mai confessato di aver ucciso l’agente di polizia. Sul mondo del calcio si addensano, intanto, altre nubi: la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio di Luciano Moggi, ex direttore generale della Juventus, e di altre otto persone per presunte irregolarità legate all’attività della GEA, società che ha gestito le procure di numerosi calciatori. L’ipotesi di reato è associazione per delinquere finalizzata all’illecita concorrenza tramite minacce e violenza privata.

 

Il mondo dell’editoria comincia a pensare ad un futuro unicamente su internet: l’editore del New York Times, uno dei quotidiani più prestigiosi al mondo, ha dichiarato ieri che tra 5 anni il suo giornale potrebbe non essere più stampato, ma diffuso solo on line. I lettori del quotidiano su internet sono attualmente oltre 1 milione e mezzo al giorno. Gli abbonati alla versione cartacea sono poco più di un milione. Dietro la possibile svolta ci sono anche esigenze di bilancio: negli ultimi quattro anni la società editrice del quotidiano ha dichiarato una perdita di 570 milioni di dollari. I costi sostenuti per la versione su internet – ha spiegato l’editore del New York Times - non sono neanche lontanamente paragonabili a quelli della carta stampata.

        

 

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