RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 39  - Testo della trasmissione di giovedì 8 febbraio 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

I vostri Movimenti testimoniano la gioia e la bellezza dell’essere cristiani promuovendo la pace e la giustizia nel mondo: è quanto ha detto stamane Benedetto XVI nell’udienza ai vescovi amici dei Focolari e della Comunità di Sant’Egidio

 

Il cordoglio di Benedetto XVI per la morte dei tre fratellini nell’incendio della loro casa di San Nazario, in provincia di Vicenza

 

Padre Lombardi smentisce, come pubblicato oggi da un quotidiano, che ci sia stato un recente incontro tra il cardinale Bertone e Romano Prodi sulla questione dei Pacs e che sia giunta in Vaticano una lettera dei vescovi piemontesi in relazione ad un nuovo presidente della CEI

 

Pace, violenza e religioni, al centro della prossima visita del cardinale Renato Martino a Malta

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Ilno’ della Chiesa al riconoscimento giuridico delle unioni di fatto è un forte ‘sì’ alla difesa e promozione della famiglia. Con noi mons. Sergio Nicolli e il prof. Fabio Macioce

 

Cresce la sete di Dio in Cina: secondo un sondaggio sono ormai 300 milioni i cinesi che aderiscono ad una religione. 40 milioni i cristiani. Ce ne parla padre Bernardo Cervellera

 

La Thailandia vuole costruire un muro lungo 27 km sul confine con la Malaysia per bloccare il traffico di armi dei ribelli musulmani: intervista con Francesco Sisci

 

La debolezza della preghiera per vincere la potenza del demonio:la testimonianza di un esorcista, il padre domenicano François Dermine

 

CHIESA E SOCIETA’:

L’intervento del cardinale Paul Poupard al Convegno nazionale degli assistenti diocesani e parrocchiali di Azione Cattolica Italiana a Roma

 

Ordinati tre nuovi diaconi nel Kurdistan iracheno

 

“Noi crediamo. Ogni lavoro deve rispettare la dignità umana”: è il tema della campagna ecumenica di Quaresima 2007, al via in Svizzera il prossimo 25 febbraio

 

Davanti alla mobilitazione cittadina a favore della vita, il governo panamense rinuncia a modificare la legge penale sull'aborto

 

Il Programma Alimentare Mondiale lancia un appello ai donatori per fronteggiare la crisi alimentare in Burundi

 

Al via questa sera il 57.mo Festival del cinema di Berlino

 

24 ORE NEL MONDO:

Alla Mecca prosegue il vertice tra Hamas e al Fatah per mettere fine alle violenze interpalestinesi

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

8 febbraio 2007

 

 

I VOSTRI MOVIMENTI TESTIMONIANO LA GIOIA E LA BELLEZZA DELL’ESSERE CRISTIANI PROMUOVENDO LA PACE E LA GIUSTIZIA NEL MONDO A SERVIZIO DELL’UNICO CORPO CHE E’ LA CHIESA: E’ QUANTO HA DETTO STAMANE BENEDETTO XVI NELL’UDIENZA

 AI VESCOVI AMICI DEI FOCOLARI E DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO

 

I Movimenti ecclesiali, ponendosi “a servizio della Chiesa”, possono affiancare i vescovi con i loro specifici carismi e il loro slancio di fede nell’affrontare le sfide sociali e religiose di questo inizio di millennio. E’ il messaggio lasciato da Benedetto XVI ai circa 80 presuli amici del Movimento dei Focolari e ai circa 110 presuli amici della Comunità di Sant’Egidio, ricevuti questa mattina in udienza, in occasione dei loro rispettivi convegni annuali. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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A livello spirituale, un segno della “comunione fra i carismi”. A livello pastorale, un sostegno all’azione missionaria della Chiesa, “nella ricerca della giustizia e della pace”, della solidarietà con il sud del mondo a partire dall’Africa. Sono le caratteristiche centrali dei Movimenti ecclesiali, sulle quali Benedetto XVI è tornato a riflettere nel ricevere i vescovi che da tempo condividono gli ideali di due delle maggiori aggregazioni di fedeli presenti oggi nella Chiesa: il Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich, e la Comunità di Sant’Egidio, fondata da Andrea Riccardi.

 

Ogni anno, i presuli amici dei due Movimenti si ritrovano per vivere giorni di “fraternità episcopale” e di preghiera in convegni organizzati distintamente dalle due realtà. “Il Cristo crocifisso e abbandonato, luce nella notte culturale” è il titolo dell’appuntamento 2007 dei Focolarini, “La globalizzazione dell’amore” quello di Sant’Egidio. Benedetto XVI, che ha salutato con calore i rappresentanti ortodossi presenti all’udienza, ha ricordato di aver sottolineato più volte, il valore della “dimensione carismatica” dei Movimenti ecclesiali, come in passato aveva fatto Giovanni Paolo II:

 

“Mi sembra che questo incontro dei carismi dell’unità della Chiesa, nella diversità dei doni, sia un segno molto incoraggiante e importante. Quando ero ancora professore e poi cardinale ho avuto occasione di esprimere questa mia convinzione, che realmente i movimenti sono un dono dello Spirito Santo alla Chiesa e proprio nell’incontro dei carismi mostrano anche la ricchezza sia dei doni, sia anche dell’unità della fede”.

 

L’ultimo suggello temporale risale allo scorso anno, alla grande Veglia di Pentecoste che vide radunati in Piazza San Pietro decine di migliaia di appartenenti ai vari Movimenti. Una “multiformità di carismi” e ministeri chiamati, ha ribadito ancora una volta il Papa, a testimoniare l’unità della Chiesa:

 

“Lo Spirito Santo vuole la multiformità dei Movimenti al servizio dell’unico Corpo che è appunto la Chiesa. E questo lo realizza attraverso il ministero di coloro che Egli ha posto a reggere la Chiesa di Dio: i Vescovi in comunione col Successore di Pietro (…) Nel ricco mondo occidentale dove, anche se è presente una cultura relativista, non manca però al tempo stesso un diffuso desiderio di spiritualità, i vostri Movimenti testimoniano la gioia della fede, la bellezza dell’essere cristiani e la grande apertura ecumenica”.

 

Dunque, è dalla comunione tra Chiesa istituzionale e Chiesa carismatica che “può scaturire – ha insistito Benedetto XVI – un valido impulso per un rinnovato impegno della Chiesa nell’annuncio e nella testimonianza del Vangelo della speranza e della carità in ogni angolo del mondo”. Il Movimento dei Focolari, ha specificato il Papa, “a partire dal cuore della sua spiritualità e cioè da Gesù crocifisso e abbandonato”, che sottolinea “il carisma e il servizio dell'unità, che si realizza nei vari ambiti sociali e culturali”: da quello del dialogo ecumenico e interreligioso a quello economico. Mentre la Comunità di Sant’Egidio, ha proseguito il Pontefice, “mettendo al centro della propria esistenza la preghiera e la liturgia”, per farsi “prossima di coloro che sperimentano situazioni di disagio e di emarginazione sociale”:

 

“Per il cristiano l’uomo, anche se lontano, non è mai un estraneo. Insieme è possibile affrontare con più forte slancio le sfide che ci interpellano in maniera pressante in questo inizio del terzo millennio: penso in primo luogo alla ricerca della giustizia e della pace e all’urgenza di costruire un mondo più fraterno e solidale, a partire proprio dai Paesi dai quali alcuni di voi provengono, e che sono provati da sanguinosi conflitti. Mi riferisco specialmente all’Africa, continente che porto nel cuore e che spero possa finalmente conoscere un tempo di stabile pace e di vero sviluppo. Il prossimo Sinodo dei Vescovi africani sarà sicuramente un momento propizio per mostrare il grande amore che Dio riserva alle amate popolazioni africane”.

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ALTRE UDIENZE

 

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Michele Giordano, arcivescovo emerito di Napoli, e alcuni presuli della Conferenza episcopale della Regione Lombardia, in visita "ad Limina". Quindi  il Papa ha ricevuto Sua Altezza Reale il Principe Alberto di Sassonia, con la Principessa Elmira.

 

 

IL CORDOGLIO DI BENEDETTO XVI NEL TELEGRAMMA, A FIRMA DEL SEGRETARIO

DI STATO, CARDINALE BERTONE, PER LA SCOMPARSA DEI TRE FRATELLINI NELL’INCENDIO DELLA LORO CASA DI SAN NAZARIO, IN PROVINCIA DI VICENZA

 

“Appresa la tragica notizia, il Sommo Pontefice esprime affettuosa partecipazione al dolore che colpisce famigliari, amici e comunità”: è quanto si legge nel telegramma di Benedetto XVI, a firma del segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, letto ieri a Valstagna, durante i funerali dei tre fratellini, Nikolas, Timoty e Lucrezia Facco, 6, 4 e 3 anni, morti venerdì scorso nell’incendio della loro casa di San Marino di San Nazario, in provincia di Vicenza. “Mentre assicura fervide preghiere di suffragio per i piccoli”, Benedetto XVI “invia a tutti la speciale benedizione apostolica in segno di spirituale vicinanza”.

 

 

PADRE LOMBARDI SMENTISCE, COME PUBBLICATO OGGI DA UN QUOTIDIANO,

CHE CI SIA STATO UN RECENTE INCONTRO TRA IL CARDINALE BERTONE E ROMANO

PRODI SULLA QUESTIONE DEI PACS E CHE SIA GIUNTA IN VATICANO UNA LETTERA

DEI VESCOVI PIEMONTESI IN RELAZIONE AD UN NUOVO PRESIDENTE DELLA CEI

 

Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha smentito, in una dichiarazione resa nota oggi, “che abbia avuto luogo recentemente” un incontro fra il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e il presidente del Consiglio italiano Romano Prodi, e “che sia giunta in Vaticano una lettera dei vescovi del Piemonte concernente la Presidenza della CEI”.  Secondo le notizie, apparse stamani “su un importante quotidiano italiano”, il colloquio tra il segretario di Stato e il premier italiano sarebbe avvenuto “per individuare la strada di un possibile confronto sui temi caldi, a cominciare dai Pacs”. La lettera dei vescovi piemontesi invece, secondo il quotidiano, si sarebbe riferita alla questione della nomina del nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana. Entrambe le notizie, dunque - ha dichiarato padre Lombardi – non sono vere.

 

 

PACE, VIOLENZA E RELIGIONI, AL CENTRO DELLA PROSSIMA VISITA

DEL CARDINALE RENATO RAFFAELE MARTINO A MALTA DAL 16 AL 18 FEBBRAIO

 

Il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, dal 16 al 18 febbraio si recherà a Malta per parlare del grande tema della solidarietà in un mondo – sottolinea un comunicato del dicastero - sempre più intollerante e violento. L’ispirazione dei discorsi del porporato sarà attinta dal messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace 2007 e dalle encicliche Populorum Progressio di Paolo VI e Sollicitudo Rei Socialis di Giovanni Paolo II, rispettivamente nel 40.mo e nel 20.mo anniversario della pubblicazione.

 

Nel pomeriggio di venerdì 16 febbraio, il cardinale Martino terrà al Phoenicia Hotel della capitale maltese una pubblica conferenza su: “La persona umana, cuore della pace”, tema del citato messaggio papale. La mattina del giorno seguente, sabato 17 febbraio, al St. Aloysius College de La Valletta, il porporato parlerà ai giovani e ai membri delle Commissioni e gruppi, che operano nel campo della giustizia e della pace, sull’argomento centrale della visita: “Pace, violenza e religioni”. Al termine del dibattito che seguirà alla conferenza, nella tarda mattinata di sabato, sempre al St. Aloysius College, il presidente di Giustizia e Pace avrà un incontro con la stampa sulla dottrina sociale della Chiesa e i media, con particolare riguardo alla responsabilità e al dovere di una corretta e giusta informazione”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Il discorso del Papa agli amici del Movimento dei Focolari e della Comunità di Sant'Egido

 

Servizio estero - Medio Oriente: Il Governo di unità nazionale obiettivo del negoziato tra palestinesi.

 

Servizio culturale - Un articolo di Giuseppe Bonaviri dal titolo "Quando gli inglesi giunsero a Mineo... ": ricordi della Sicilia del 1943.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema degli incidenti sul lavoro.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

8 febbraio 2007

 

 

IL NO DELLA CHIESA AL RICONOSCIMENTO GIURIDICO DELLE UNIONI DI FATTO

 E’ UN FORTE SÌ ALLA DIFESA E PROMOZIONE DELLA FAMIGLIA: E’ QUANTO

SOTTOLINEATO, AI NOSTRI MICROFONI, DA MONS. SERGIO NICOLLI,

DIRETTORE DELL’UFFICIO NAZIONALE DELLA CEI PER LA PASTORALE DELLA FAMIGLIA

- Con noi mons. Sergio Nicolli e il prof. Fabio Macioce -

 

“Chi intende convivere, dando vita a coppie etero o omosessuali è libero di farlo”, ma “questa scelta non determina alcuna realtà di tipo parafamiliare”: è quanto ribadisce il segretario generale della CEI, mons. Giuseppe Betori, in un editoriale pubblicato sul prossimo numero di “Famiglia Cristiana”. Intanto, si fa sempre più acceso il confronto politico sul disegno di legge sulle unioni civili, che verrà discusso in Consiglio dei Ministri, nei prossimi giorni. All’interno della maggioranza, alcuni deputati della Margherita, di area cattolica, hanno annunciato il loro voto contrario a qualsiasi forma di parafamiglia. Ma quali sono le ragioni della contrarietà della Chiesa italiana ai PACS? Alessandro Gisotti lo ha chiesto a mons. Sergio Nicolli, direttore dell’Ufficio nazionale della CEI per la Pastorale della Famiglia:

 

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R. – Perché la famiglia ha un ruolo che è unico nella società: ha il ruolo di essere l’ambiente nel quale la persona viene al mondo, muove i primi passi, impara la comunicazione, impara a stare in maniera matura nella società. Per tutto questo, la famiglia ha bisogno – appunto – della stabilità, ha bisogno quindi del matrimonio, di un patto sociale, ha bisogno di riconoscersi non soltanto come un fatto privato ma come un bene comune, un bene sociale, e non c’è nessun’altra realtà che può essere paragonata a questa. Le unioni di fatto non si ritengono per niente vincolate da un patto sociale; si ritengono esclusivamente un fatto privato e su questo la Chiesa non dice niente. Però, che questa unione venga riconosciuta come un bene sociale, come un bene comune sullo stesso piano della famiglia, questo evidentemente è impossibile.

 

D. – Perché sembra quasi che sia rimasta soltanto la Chiesa a difendere la famiglia, cioè un valore che in realtà appartiene a tutti, credenti e non?

 

R. – Io credo che questo sia dovuto al fatto che ci troviamo di fronte ad una cultura che in questi ultimi decenni ha in qualche modo enfatizzato il benessere personale. In questo modo, però, ha perso di vista il valore del matrimonio e della famiglia, cioè il valore di una relazione particolare com’è quella matrimoniale. Allora la Chiesa è rimasta forse l’unica a difendere questo valore, almeno in Italia, perché la cultura tutto intorno è venuta meno.

 

D. – Benedetto XVI ha detto più volte – ricordiamo per esempio a Valencia, al Congresso mondiale della famiglia – che quelli che apparentemente sembrano dei “no” della Chiesa sono invece dei forti “sì”: sì alla vita, sì alla famiglia ... Come la Chiesa italiana può raccogliere questa sfida del Papa e promuovere questi “sì” nella società?

 

R. – Questo è un compito eminentemente pastorale. Io credo che la Chiesa italiana fa questo ogni volta che si occupa della famiglia in termini propositivi, cioè ogni volta che si prende cura – per esempio – della educazione affettiva e sessuale degli adolescenti, quindi li prepara da lontano al matrimonio o comunque a vivere con equilibrio la propria identità, maschile o femminile; ogni volta che la Chiesa accompagna i fidanzati al matrimonio e li prepara a vivere questa missione all’interno della Chiesa ma anche all’interno della società; lo fa ogni volta che accompagna le persone anche dopo il fallimento dell’esperienza matrimoniale: tutto il discorso dei separati, dei divorziati ai quali la Chiesa in questo momento sta dedicando molta attenzione. Cioè, la pastorale è tutta costruita sul “sì” alla famiglia, cioè sul riconoscere l’importanza delle persone e nel rafforzare questo legame, nel dare consistenza a questo legame e nel fare in maniera che la comunità familiare sia davvero una ricchezza, sia per la missione della Chiesa, sia per la vita sociale.

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Queste, dunque, le ragioni della Chiesa italiana. Ma quali sono, invece, gli argomenti giuridici contro la parificazione delle unioni di fatto alle famiglie fondate sul matrimonio? Alessandro Gisotti lo ha chiesto al prof. Fabio Macioce, docente di Filosofia del Diritto, all’università LUMSA di Palermo:

 

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R. – Le relazioni di fatto tra eterosessuali sono relazioni che scelgono volontariamente di rinunciare ad una ‘giuridificazione’, cioè scelgono volontariamente di rimanere in una sfera privata, di rimanere gestite unicamente dalla volontà dei due partner e rifiutano – appunto – il diritto. Nel momento in cui fanno la scelta – liberissima! – nel momento in cui due persone fanno questa scelta, però rinunciano anche a tutti gli oneri ma anche a tutti i diritti che l’ordinamento garantisce al matrimonio. Quindi, non si capisce perché ad un certo punto dovrebbero, invece, chiedere di essere trattate come coloro che scelgono di sposarsi. Se vogliono la protezione dell’ordinamento, possono sposarsi.

 

D. – Si possono però tutelare i diritti individuali, senza creare situazioni parafamiliari che scardinano la famiglia fondata sul matrimonio?

 

R. – Assolutamente sì! Intanto, per cominciare, i diritti individuali sono in gran parte già tutelati dall’ordinamento. Tanto per fare un esempio: il convivente oggi già può subentrare in un contratto di rogazione, questo la giurisprudenza lo ha già detto da tanto tempo. E tante altre piccole forme di tutela già ci sono. Si possono estendere queste forme di tutela e si può anche pensare a contratti con cui i singoli soggetti disciplinano i loro rapporti personali e patrimoniali. Ma cosa molto diversa è istituzionalizzare queste relazioni.

 

D. – C’è, secondo lei, un disegno che vuole portare alla parificazione delle unioni eterosessuali a quelle omosessuali?

 

R. – Non so se ci sia un disegno. Sicuramente c’è una grande spinta da parte di settori della nostra società a parificare le unioni omosessuali a quelle eterosessuali; parificarle nel senso di renderle identiche di fronte allo Stato. Cosa che non si può fare, ma non per una discriminazione nei confronti dell’omosessualità, ma perché appunto non c’è quella medesima importanza sociale che le relazioni eterosessuali hanno in quanto danno vita ai cittadini di domani.

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CRESCE LA SETE DI DIO IN CINA: SECONDO UN SONDAGGIO SONO 300 MILIONI

 I CINESI CHE ADERISCONO AD UNA RELIGIONE. 40 MILIONI I CRISTIANI

- Intervista con padre Bernardo Cervellera -

        

In forte aumento la richiesta di spiritualità in Cina. Un sondaggio dell’East Asia University di Shangai rivela che gli aderenti, nella Repubblica Popolare, ad un credo religioso sono almeno 300 milioni. Quasi il 35% della popolazione al di sopra dei 16 anni d’età si definisce “credente”. Inoltre, si registra una forte adesione al Cristianesimo con 40 milioni di fedeli. Quali le motivazioni del fenomeno in un Paese dove i cambiamenti sociali sono in grande incremento? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia del Pime “Asia News”:

 

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R. – Anzitutto, la gente non crede più nel marxismo. Seconda cosa, c’è un vuoto spirituale che deriva dal nuovo consumismo presente in Cina, che magari riempie la vita di tante cose, ma non riesce a riempire l’anima. Terza cosa, c’è nelle campagne la disperazione per il fatto che non ci sono aiuti sociali da parte dello Stato. La gente non sa più a chi votarsi e si vota alle religioni. Quindi, c’è una rinascita religiosa dovuta alla povertà, ma anche una rinascita religiosa dovuta alla ricerca di nuovi ideali e alla ricerca della soddisfazione di una sete spirituale, che tantissimi anni di ateismo non hanno saziato.

 

D. – La ricerca di spiritualità si indirizza più verso le sette o verso le religioni tradizionali, tra cui il cristianesimo e il cattolicesimo?

 

R. – Secondo l’analisi, il maggior numero di persone – circa il 60 per cento di tutti i credenti – sono fedeli buddisti o taoisti. Bisogna dire, però, che nelle città c’è una grande crescita del cristianesimo e, anzi, l’incremento maggiore in tutta questa rinascita religiosa l’ha avuta il cristianesimo. Molti di coloro che riscoprono la fede sono, infatti, giovani oppure professori universitari, studenti, professionisti. Quindi, persone che vivono in una società moderna. In questa società moderna, il cristianesimo è molto più apprezzato, perchè è una religione storica, di fatti storici, di fatti realmente accaduti, e anche capaci di giudicare, di valutare i fenomeni scientifici, i fenomeni della modernità, della secolarizzazione. Le religioni tradizionali, invece, sembrano più delle favole. Quindi, la gente istruita tende a metterle da parte. C’è, perciò, una grande crescita del cristianesimo.

 

D. – I risultati di questo sondaggio porteranno le autorità cinesi a rivedere la propria posizione sulle garanzie da dare alla libera espressione religiosa?

 

R. – Senz’altro questa inchiesta mostra che ci sono più fedeli che aderiscono alla religione di quelli che il governo avesse mai pensato. Questo significa che ci sono molti fedeli che aderiscono ad una fede religiosa al di fuori dei canali controllati dal governo e controllati dalle associazioni patriottiche. L’intelligenza vuole che si elimini questo controllo statale, anche perchè inutile e dispendioso. Potrebbe essere, quindi, una buona occasione per una maggiore libertà religiosa.

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LA THAILANDIA VUOLE COSTRUIRE UN MURO LUNGO 27 KM SUL CONFINE

CON LA MALAYSIA PER BLOCCARE IL TRAFFICO DI ARMI DEI RIBELLI MUSULMANI

- Intervista con Francesco Sisci -

 

La Thailandia è intenzionata a costruire un muro nella zona della guerriglia musulmana e separatista a sud del Paese, al confine con la Malaysia. Lungo 27 chilometri, dovrebbe impedire il traffico delle armi che arrivano ai ribelli musulmani del luogo. Negli ultimi tre anni sono morte in queste zone oltre 2 mila persone in una serie di agguati e violente reazioni dell’esercito. Ma qual è la storia di questo muro? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Francesco Sisci, corrispondente del quotidiano “La Stampa” da Pechino:

 

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R. – L’idea pare sia venuta al premier precedente, quello deposto con il colpo di Stato del settembre scorso. In tutta onesta, però, si trattava di una idea sempre ventilata, ma che poi non è stata mai portata avanti. Adesso il nuovo governo instaurato dopo il colpo di Stato e sostenuto dai militari, invece, sembra molto più determinato e più deciso a costruirlo e a portare a termine questa opera.

 

D. – Non si rischia con la costruzione di questo muro di rompere l’equilibrio tra i generali golpisti e gli insorti del sud?

 

R. – Questo è senz’altro vero e credo che, in realtà, questo equilibrio sia stato già rotto: i generali golpisti che pensavano di poter trovare una soluzione alla questione del sud, stanno in realtà fallendo miseramente e se costruiscono il muro – come pare sia loro intenzione – la situazione andrà soltanto a peggiorare e non certo a migliorare.

 

D. – Ci puoi disegnare un po’ il quadro sociale di questa parte della Thailandia? C’è davvero bisogno di questo muro?

 

R. – I muri sono difficili da giudicare e l’utilità storica di questi muri è sempre stata dubbia. Certo c’è un problema vero: c’era un traffico di armi che partiva, almeno cinque o sei anni fa, dal sud della Thailandia per raggiungere i ribelli musulmani di Aceh, che è la zona musulmana di Sumatra, in Indonesia. Con un accordo a tre e cioè tra Thailandia, Malaysia ed Indonesia questo traffico è stato intercettato, interrotto e quindi bloccato. In realtà quelle armi che non sono più arrivate in Indonesia sono rimaste in Thailandia e sono finite, in parte, nelle mani di gruppi di ribelli locali.

 

D. – C’è il rischio di pesanti ricadute sul settore turistico, che è poi il vero motore economico della Thailandia?

 

R. – Questo è certamente uno dei timori. Ci sono stati, tra l’altro, attentati dinamitardi a Bangkok all’inizio del nuovo anno e, in qualche modo, i terroristi sono sbarcati quindi nella capitale thailandese. E’ possibile che nuovi attentati possano colpire anche i centri turistici della Thailandia. E’ una situazione grave e delicata che se non viene ben gestita può rovinare economicamente tutta la Thailandia, che si regge poi per larga parte proprio sul flusso turistico che è presente tutto l’anno.

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         LA DEBOLEZZA DELLA PREGHIERA PER VINCERE LA POTENZA DEL DEMONIO:

LA TESTIMONIANZA DI UN ESORCISTA

- Intervista col padre domenicano François Dermine -

 

“Non si trovi in mezzo a te chi (...) esercita la divinazione o il sortilegio o l’augurio o la magia. Né chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore”. Sono le parole del Deuteronomio (18, 10-12) che accompagnano il servizio pastorale dei sacerdoti esorcisti nelle Diocesi di tutto il mondo contro il potere del demonio. Come ricordato nei giorni scorsi ai nostri microfoni dal cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino, gli esorcisti svolgono la loro missione nel combattere le “potenze del male” senza ricorrere a gesti plateali o spettacolari, ma ricorrendo semplicemente alla fede e alla preghiera.  E accertandosi, ovviamente, della inesistenza di eventuali patologie medico-psichiatriche. Al microfono di Luca Collodi, la testimonianza del padre domenicano canadese padre François Dermine, esorcista, docente di Teologia Morale e membro della giunta esecutiva del GRIS, il Gruppo di Ricerca e Informazione Socioreligiosa:

 

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R. – Quando si pensa all’esorcista, si pensa a casi di esorcismo. Ma in realtà l’esorcista ha pochissimi casi relativi a posseduti e questo perché l’insieme delle persone che si rivolgono all’esorcista sono persone che in realtà soffrono di varie forme di persecuzioni che non sono, però, possessioni. Nei casi di possessione veri e propri, abitualmente il demonio si sostituisce alla persona che possiede: non ha ovviamente poteri sulla sua anima, ma ha poteri sul suo corpo. Ed anzi utilizza le sue membra, la sua voce per esprimersi e per parlare. E’ un essere che odia l’umanità e lo dichiara apertamente. Anche se molto spesso si presenta sotto apparenze molto eleganti, in realtà a mala pena riesce a nascondere il suo odio per l’umanità e soprattutto il suo odio per Dio. Si presenta, quindi, come un essere prepotente, come un essere che vuole sostituirsi a Dio stesso. Questo lo vuole lasciare intendere, anche se il demonio - essendo un essere intelligente - sa benissimo di essere una creatura senz’altro più forte di noi esseri umani, ma infinitamente inferiore a Dio.

 

D. – Padre Dermine, a livello sociale quali sono le persone più a rischio?

 

R. – Io penso, soprattutto, alle persone che hanno delle curiosità verso l’occulto o che cercano di sfuggire ai limiti della nostra condizione umana, che è legata ad un tempo e ad uno spazio determinati, ricorrendo quindi anche a cartomanti, a maghi per sortire degli effetti o per conseguire delle conoscenze che Dio non ha assolutamente intenzione di concedere all’essere umano. E questo perché - diversamente – Dio, in un certo senso, si troverebbe ad abolire la stessa condizione umana che invece ha voluto che noi vivessimo. Queste persone sono, quindi, tremendamente esposte ad un intervento diabolico, perché l’occulto richiede - quando non si tratta di ciarlataneria – senz’altro un intervento, più o meno celato, del demonio. Dal punto di vista strettamente sociologico io non vedo una categoria particolare di persone, che possa essere traviata dal demonio rispetto ad altre categorie.

 

D. – Nemmeno i giovani?

 

R. – Di giovani ce ne sono; ci sono giovani che non sono credenti ed altri che lo sono. Abbiamo tutte le categorie di giovani, chi è acculturato e chi non lo è. Non ci sono delle categorie sociali particolarmente bersagliate dal demonio. Abbiamo avuto più donne che uomini, ma non perché le donne sono più colpite dagli uomini, ma semplicemente perché le donne oppongono meno barriere razionali all’eventualità di un intervento preternaturale e cioè diabolico.

 

D. – Padre Dermine, lei oppone alla forza del diavolo, la forza della preghiera…

 

R. – Non c’è altro, non c’è assolutamente altro. La preghiera ovviamente non soltanto mia, ma la preghiera della Chiesa. Io sono un esorcista incaricato. Solo questo del resto mi consente di farlo e mi dà forza per compiere questo ministero, perché diversamente sarebbe una guerra personale e quindi persa con il demonio. Essendo esorcista ufficiale di una diocesi so che la Chiesa prega con me e attraverso di me e questo mi dà tanta forza ed è l’unica forza, ovviamente, in grado di vincere l’avversario. Insisto anche molto sulla fede delle vittime, perché in ultima analisi sono le vittime stesse che con la loro fede riescono a superare l’ostacolo.

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CHIESA E SOCIETA’

8 febbraio 2007

 

 

“L’EDUCAZIONE CULTURALE PER LA TESTIMONIANZA DI UNA FEDE ADULTA”: COSÌ,

IL CARDINALE PAUL POUPARD, PRESIDENTE DEI PONTIFICI CONSIGLI PER LA CULTURA

 E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO, INTERVENENDO STAMANI A ROMA AL CONVEGNO

NAZIONALE DEGLI ASSISTENTI DIOCESANI E PARROCCHIALI

DI AZIONE CATTOLICA ITALIANA

- A cura di Ada Serra -

 

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ROMA. = “L’educazione culturale dei giovani è di fondamentale importanza per la testimonianza di una fede adulta, nel cuore della nostra cultura secolarizzata e post-moderna”: questo il cuore del messaggio che il cardinale Paul Poupard, presidente dei Pontifici Consigli per la Cultura e il Dialogo Interreligioso, ha rivolto stamani ai circa 250 assistenti diocesani e parrocchiali dell’Azione Cattolica Italiana, riuniti a Roma per il loro Convegno nazionale, sul tema della comunicazione della fede alle nuove generazioni. A conclusione di una quattro giorni di lavori, il cardinal Poupard ha tenuto un intervento sull’importanza della formazione culturale, di fronte alla sfida del secolarismo e all’impegno nella nuova evangelizzazione. “In un contesto culturale in cui l’abbassamento del livello di guardia etico ha condizionato non pochi credenti – ha affermato il cardinale Poupard – i giovani riconoscano in noi educatori, pastori e laici insieme, persone attente e disponibili ad accompagnarli in una solida formazione culturale, per scoprire la bellezza dell’amicizia e dell’incontro con la Verità”. Il porporato ha insistito sull’importanza di “porre al centro il tema della Verità, che non è un atto speculativo, ma una questione primaria per dare profonda identità culturale e spirituale alla persona e suscitare la responsabilità delle relazioni sociali”. “I laici di Azione Cattolica ai quali voi sacerdoti siete mandati – ha continuato il porporato – sono cristiani esperti nella splendida avventura di far incontrare il Vangelo con la vita. I Beati usciti dalle file della vostra associazione (in particolare, il cardinale ha ricordato Pier Giorgio Frassati) vi spronano a fare di essa un luogo dove si cresce come discepoli del Signore e si costruisce insieme la città dell’uomo, nel segno della dignità e della vocazione della persona umana”.

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ORDINATI TRE NUOVI DIACONI NEL KURDISTAN IRACHENO.

“UN SEGNO DI SPERANZA TRA TANTA VIOLENZA E DISPERAZIONE”,

AFFERMA L’ARCIVESCOVO CALDEO DI KIRKUK, MONS. LOUIS SAKO

 

ANKAWA. = “Un segno di speranza tra tanta violenza e disperazione”: con queste parole, mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk, nel Kurdistan iracheno, ha descritto l’ordinazione di tre nuovi diaconi, avvenuta lo scorso 2 febbraio ad Ankawa. Come riferisce AsiaNews, la cerimonia, svoltasi nella chiesa di Saint Joseph, è stata celebrata dal vescovo di Amadhyia ed amministratore vescovile di Erbil, mons. Rabban Al-Qas. Presenti anche mons. Mikha Pola Maqdassi, vescovo di Alquoch dei Caldei, e lo stesso mons. Sako che, come insegnante alla locale facoltà di teologia, ha voluto dare il suo “sostegno” ai seminaristi. Dal mese scorso, ad Ankawa sono infatti ripresi ufficialmente i corsi del seminario maggiore caldeo di Saint Peter e del Babel College, unica facoltà teologica cristiana in Iraq, dopo il trasferimento forzato di entrambe le istituzioni da Baghdad, diventata troppo pericolosa. I nuovi diaconi sono Salar Soulayman Bodagh, della diocesi di Alquocsh, Raymond Hamid Sargis, di Baghdad, e Louyà Gilyana Dinkha, di Mosul. Commentando le nuove ordinazioni, mons. Sako è tornato a parlare delle violenze che continuano a insanguinare il Paese e, in particolare, della difficile situazione della comunità cristiana irachena. Secondo il presule, l’attuale insicurezza in Iraq ha creato nella Chiesa “un vero e proprio vuoto a livello pastorale”, mentre di contro proliferano i gruppi evangelici, arrivati con l’esercito americano. “Questi – aveva già denunciato il vescovo – conducono un proselitismo aggressivo anche tra cattolici e ortodossi e nella sola Baghdad hanno già 36 nuove chiese”. (L.Z.)

 

 

“NOI CREDIAMO. OGNI LAVORO DEVE RISPETTARE LA DIGNITÀ UMANA”: È IL TEMA

DELLA CAMPAGNA ECUMENICA DI QUARESIMA 2007, AL VIA IN SVIZZERA

 IL PROSSIMO 25 FEBBRAIO

 

OSANNA. = Sarà all’insegna della denuncia dello sfruttamento e della lotta alle nuove schiavitù la Campagna ecumenica di Quaresima 2007, la colletta annuale a favore delle popolazioni povere nel mondo, promossa in Svizzera dall'organizzazione caritativa cattolica “Action de Carême” (AdC), con le sue omologhe protestante, “Pain pour le prochain”, e vetero-cattolica, “Etre partenaires”. “Noi crediamo. Ogni lavoro deve rispettare la dignità umana” è il tema scelto per la campagna, che prenderà il via il 25 febbraio, prima domenica di Quaresima. Le tre organizzazioni cristiane elvetiche puntano il dito contro le condizioni di lavoro disumane e illegali di centinaia di migliaia di lavoratori nel mondo. A cominciare dal settore attualmente più redditizio: quello dell’informatica. Oggi, gran parte dei componenti dei computer vengono prodotti in fabbriche di Paesi emergenti, dove le ditte fornitrici delle grandi multinazionali informatiche hanno delocalizzato i loro impianti, perché la manodopera è meno cara e le legislazioni del lavoro sono meno protettive. In questi impianti – è la denuncia degli organizzatori della Campagna ecumenica di Quaresima – il lavoro è sottopagato e i più elementari diritti sindacali sono violati sistematicamente. Non migliore è la situazione nel settore del lavoro domestico e agricolo, dove non sono rari i casi di lavoratori ridotti in vera e propria schiavitù. E’ il caso del Brasile, dove grazie alla battaglia condotta presso le autorità dalla Commissione Pastorale della Terra (CPT), in questi ultimi anni 10 mila schiavi sono stati liberati. Informazioni più dettagliate sulle iniziative della Campagna si possono trovare nel sito www.campagneoecumenique.ch. (L.Z.)

 

 

DAVANTI ALLA MOBILITAZIONE CITTADINA A FAVORE DELLA VITA,

IL GOVERNO PANAMENSE RINUNCIA A MODIFICARE LA LEGGE PENALE SULL'ABORTO

 

PANAMÁ. = Dopo la massiccia protesta di lunedì davanti all’Assemblea nazionale, la Commissione legislativa del governo panamense ha rinunciato a modificare la Legge penale sull’aborto. Il dibattito – riferisce l’agenzia Fides – era cominciato la settimana scorsa, quando, nella cornice delle modifiche ai codici penali, il governo aveva presentato all'Assemblea nazionale dei deputati un progetto che ampliava la depenalizzazione dell’aborto. Attualmente, il codice penale panamense stabilisce due cause di eccezione per l’aborto: nel caso di una violenza o inseminazione assistita non consentita, e quando si verifichino “gravi motivi di salute”, che mettano in pericolo la vita della madre o del concepito. Nel primo caso, il progetto di riforma voleva ampliare da due a tre mesi di gestazione il termine legale per poter praticare l’aborto. Nel secondo, il progetto cambiava il termine “salute” con “salute fisica o psichica”. In questo modo, si sarebbe potuto prevedere un aumento nell'utilizzo della causale di indole psichica per praticare aborti, secondo l'esperienza di altri Paesi che hanno adottato tale definizione. Davanti a questa prospettiva, la Chiesa cattolica e numerose organizzazioni civili si sono mobilitate. L’arcivescovo di Panamá, mons. José Dimas Cedeño Delgado, aveva inviato una lettera ai fedeli (letta in tutte le Messe di domenica scorsa), in cui convocava tutti i fedeli a riunirsi davanti all’Assemblea nazionale “per accompagnare i deputati e invitarli a difendere il bene maggiore: la vita umana”. La manifestazione è stata sostenuta anche dal movimento “Alleanza Panamense per la Vita” (APV) e da diversi organismi e istituzioni di carattere civico. Dopo le numerose proteste ricevute, la Commissione legislativa ha deciso di non portare avanti il progetto di riforma per quanto riguarda l'aborto. (R.M.)

 

 

Il PROGRAMMA ALIMENTARE MONDIALE DELL’ONU (PAM) LANCIA UN APPELLO

 AI DONATORI PER FRONTEGGIARE L’IMMINENTE CRISI ALIMENTARE IN BURUNDI,

DOPO LE FORTI ALLUVIONI CHE NEI GIORNI SCORSI HANNO DISTRUTTO

 GRAN PARTE DEI RACCOLTI

 

BUJUMBURA/GINEVRA.= Circa due milioni di abitanti del Burundi, un quarto della popolazione totale, potrebbero avere seri problemi di approvvigionamento di cibo nei prossimi mesi, a causa delle gravi alluvioni che nei giorni scorsi hanno distrutto gran parte dei raccolti: è quanto sostiene il Programma Alimentare Mondiale dell’ONU (PAM), che da Ginevra ha parlato di “catastrofe” e ha lanciato un appello ai donatori per raccogliere alcuni milioni di dollari indispensabili a nuovi programmi di distribuzione, minacciando altrimenti di ridurre le razioni di cibo entro giugno. Secondo fonti locali, contattate dalla MISNA, le zone più colpite dalle intense piogge, che tra l’altro hanno provocato una decina di vittime e circa 20 mila sfollati, sono le province di Ruyigi, Burbanza e Cibitoke. Il governo di Bujumbura ha già dichiarato il “disastro nazionale” in 7 delle 17 province del Paese e ha lanciato un fondo di solidarietà nazionale, chiedendo un contributo da parte dei lavoratori locali. (E.L.)

                                                                                  

 

AL VIA QUESTA SERA, NEGLI SPAZI AVVENIRISTICI DELLA POTSDAMMER PLATZ,

IL 57.MO FESTIVAL DEL CINEMA DI BERLINO

- A cura di Luciano Barisone -

 

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BERLINO. = Ospitato dagli spazi avveniristici della Potsdammer Platz, il 57.mo  Festival del cinema di Berlino si apre questa sera con un film che guarda al passato, “La vie en rose” del francese Olivier Dahan, stralcio romanzato della vita di un mito della canzone popolare del XX secolo come Edith Piaf. Non sarà l’unico film a compiere questa operazione retrospettiva, così spesso utilizzata dal cinema per parlare di cose contemporanee tenendole a distanza, in un altro tempo, in un altro mondo. Pensiamo a “Die Falscher2” dell’austriaco Stefan Ruzowitzky, rievocazione dell’avventura di un gruppo di falsari all’interno di un campo di concentramento nazista; a “O ano em que meus pais sairan de ferias” di Cao Hamburger, visione della dittatura militare brasiliana degli anni ‘70 attraverso gli occhi di un ragazzino; a “Goodbye bafana” di Bille August, affresco di un Sudafrica ai tempi dell’apartheid; e, soprattutto, “Letters from Iwo Jima” di Clint Eastwood, racconto di una guerra crudele visto dagli occhi del nemico. Ma al Festival ci saranno anche dei film che parlano apertamente del nostro presente, dal film italiano in competizione, “In memoria di me” di Saverio Costanzo, ai nuovi, molto attesi film di André Téchiné, Jacques Rivette, Robert De Niro, Steven Soderberh, Paul Schrader. Tutti insieme, compresa la folta pattuglia delle pellicole provenienti dall’Estremo Oriente, ci segnalano le ansie contemporanee, le paure e le speranze del mondo.

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24 ORE NEL MONDO

8 febbraio 2007

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

Prosegue alla Mecca il vertice tra Hamas e al Fatah per trovare una soluzione alla crisi palestinese. Fonti dei due partiti hanno reso noto che è stata raggiunta un’intesa per la ripartizione dei ministeri di un governo di unità nazionale. Ma restano ancora alcuni intricati nodi da sciogliere. Secondo gli analisti arabi, il vertice della Mecca è l’ultima occasione per evitare una guerra civile nei Territori Palestinesi. Il nostro servizio:

 

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Gli obiettivi del vertice sono la cessazione delle violenze, la formazione di un governo di unità nazionale e il rilancio del processo di pace con Israele. Ogni obiettivo eventualmente raggiunto è propedeutico per il successivo. La strada intrapresa appare quella giusta: sembra infatti reggere, nei Territori Palestinesi, la tregua decretata dopo quattro giorni di scontri costati la vita ad oltre 90 persone. Ma l’equilibrio è fragile ed un eventuale fallimento dei negoziati alla Mecca renderebbe la situazione esplosiva. Il passo successivo, quello che dovrebbe portare ad un governo di unità nazionale, sembra realizzabile. I due partiti hanno reso noto, infatti, che è stato trovato un accordo per la ripartizione dei principali ministeri. Secondo fonti di stampa, Hamas avrà nel nuovo governo nove ministri, al  Fatah sei. Sette ministeri, tra cui quelli chiave degli Esteri, degli Interni e delle Finanze, saranno invece affidati a politici indipendenti. Ma questo ipotetico scenario ha già innescato alcune forti resistenze da parte di Hamas, perché il gruppo radicale, con un esecutivo così composto, non avrebbe più la maggioranza. Si accelera poi l’attività diplomatica in vista di un possibile rilancio del processo di pace tra israeliani e palestinesi. Il principale ostacolo resta, in questo caso, il rifiuto di Hamas di accettare gli accordi siglati dall’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), in particolare con Israele, che prevedono un riconoscimento implicito dello Stato ebraico. Il gruppo radicale ha accettato di rispettare, finora, solo le intese che riguardano il popolo palestinese. La strada tracciata alla Mecca è dunque piena di insidie ma la volontà di superare gli ostacoli, espressa sia da Hamas sia da al Fatah, fa sperare in un percorso virtuoso che possa realmente portare la pace nei Territori e tra israeliani e palestinesi.

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Per la prima volta dalla fine della guerra di questa estate tra Israele ed Hezbollah, si riaccendono le tensioni in Libano. Carri armati del contingente dell’UNIFIL si sono dispiegati stamani nella zona teatro ieri sera dello scontro a fuoco fra soldati libanesi e israeliani. L’esercito libanese ha aperto ieri il fuoco contro bulldozer dell’esercito israeliano che avevano superato il confine tra Israele e Libano. Due soldati libanesi sono rimasti feriti.

 

In Iraq, almeno 24 persone sono morte in seguito a tre attentati compiuti in una cittadina a sciita a sud di Baghdad e in un paese a nord della capitale. In un raid aereo condotto dall’aviazione statunitense sono poi rimasti uccisi 13 presunti ribelli. Le forze americane e irachene hanno arrestato, inoltre, il viceministro della Sanità iracheno, vicino all’imam radicale sciita, Al Sadr. Il viceministro è accusato di corruzione e di aver sostenuto miliziani sciiti.

 

Oggi e domani, i ministri della Difesa della NATO si riuniranno a Siviglia per discutere sull’impegno dell’Alleanza atlantica in Afghanistan. Gli Stati Uniti hanno già anticipato che chiederanno l’invio di maggiori truppe agli alleati per lanciare un’offensiva in primavera contro ribelli Talebani.

 

La Corea del Nord ha espresso disponibilità a “prendere misure” per bloccare il proprio programma atomico. Lo hanno dichiarato fonti sudcoreane a margine della trattativa a sei sul nucleare di Pyongyang, ripresa oggi a Pechino.

 

Nello Stato indiano del Bengala, il governo ha deciso di espropriare terre ad oltre 100 mila contadini per consentire la creazione di zone commerciali. L’esecutivo ha avviato il progetto senza consultare i contadini che hanno risposto con dure manifestazioni di protesta: sono scoppiati scontri tra agricoltori e funzionari del partito comunista. Nei tumulti sono morte almeno 6 persone.

 

Manifestazione nazionale domani, in Bulgaria, per protestare contro la condanna a morte inflitta a dicembre da un tribunale libico a cinque infermiere bulgare e a un medico palestinese, riconosciuti colpevoli di aver deliberatamente inoculato il virus dell'AIDS a circa 400 bambini del Paese africano. I sei si sono sempre dichiarati innocenti. In diverse occasioni, l’Unione Europea si è pronunciata affinché venga salvata la vita ai condannati, arrestati esattamente otto anni fa. Secondo alcune organizzazioni di difesa dei diritti umani, l’infezione potrebbe essersi propagata all'interno dell'ospedale di Bengasi anche prima dell'arrivo delle infermiere bulgare e del medico palestinese. Della mobilitazione di domani a Sofia, ci parla padre Kristoforo Kujok, parroco della cattedrale della capitale bulgara, intervistato da Iva Mihailova:

 

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R. – Penso che questa sarà un’iniziativa che potrebbe aiutare i sei a sentirsi uniti a noi, più di quanto lo sentono adesso. Il popolo bulgaro soffre moltissimo perché - stando alle notizie che abbiamo letto - le infermiere ed il medico sono stati sottoposti ad un processo non giusto e ci sono tante cose delle quali non si è tenuto conto. Questa sofferenza dura già da otto anni e c’è una forte partecipazione da parte della gente. I bulgari, come tutta l’Unione Europea, sono contrari alla pena di morte e quindi, se anche queste persone avessero commesso un qualcosa di illecito, certamente la morte non sarebbe una soluzione.

 

D. – In particolare, come Chiesa cattolica, quali iniziative state facendo in merito?

 

R. – Noi stiamo organizzando una Messa per i sei operatori sanitari ed anche per i bambini colpiti dal virus dell’AIDS, che hanno sofferto e soffrono tantissimo. Vogliamo pregare insieme per tutti loro: e dopo la Messa, insieme agli studenti universitari, terremo una meditazione, rifacendoci a tutto ciò che è stato scritto in questi otto anni. E attraverso la preghiera ed i canti, vogliamo riflettere e pregare Dio affinché si arrivi ad una soluzione giusta: perché Dio trova sempre le soluzioni giuste.

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In Italia, è indagato per omicidio il 17.enne incensurato fermato ieri nelle indagini sulla morte dell’ispettore di polizia, Filippo Raciti, rimasto ucciso in seguito agli scontri scoppiati lo scorso 2 febbraio durante la partita di calcio tra Catania e Palermo. Da intercettazioni ambientali, emergerebbe secondo gli inquirenti anche una parziale ammissione di colpevolezza. Il minorenne confiderebbe infatti a un amico: “Sì,sono stato io”. Il governo ha varato, intanto, nuove misure per combattere la violenza nel calcio. Le partite saranno disputate a porte chiuse negli stadi “non a norma” e sarà vietata la vendita di blocchi di biglietti ai tifosi in trasferta.

                

 

              

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