RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 38  - Testo della trasmissione di mercoledì 7 febbraio 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI ai giovani: siate testimoni della non violenza e della pace. All’udienza generale, dedicata alle figure di Aquila e Priscilla, collaboratori dell’apostolo Paolo, il Papa mette in risalto il ruolo dei valori cristiani nella famiglia

 

Imparate a formare e custodire il vostro cuore per partecipare all’opera del creato: così il cardinale Bertone ai giovani, nella Messa  di  stamani in San Pietro con gli assistenti dell’Azione Cattolica Italiana, riuniti a convegno

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il Burundi  verso il rafforzamento della pace e della democrazia: se ne e’ parlato ieri durante un incontro organizzato a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio: ai nostri microfoni il ministro burundese Antoniette Batumubwira e don Matteo Zuppi

 

La vicenda della maschera di carnevale raffigurante il volto di Gesù coronato di spine: segno di quel sistematico dileggio culturale nei confronti del sacro sempre più di moda in questo tempo:  il commento di mons. Velasio De Paolis

 

La CEI approva il nuovo Statuto del Rinnovamento nello Spirito Santo: con noi, Salvatore Martinez

 

Accordo tra gli operatori europei delle telecomunicazioni per la definizione di un codice di autoregolamentazione per la sicurezza dei bambini che utilizzano il cellulare: intervista con Francesco Pizzetti

 

CHIESA E SOCIETA’:

Dichiarazione dei vescovi del Paraguay sul caso del vescovo emerito di San Pedro, mons.  Lugo Méndez, sospeso a divinis per essersi candidato alle elezioni presidenziali del 2008

 

Si moltiplicano le iniziative contro la piaga della malnutrizione nelle Filippine: sabato prossimo si terrà una grande manifestazione per le strade di Manila

 

In India, la Caritas mette a punto un piano per contenere il drammatico fenomeno dei suicidi tra i contadini a causa dei debiti

 

In Bolivia, l’arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, cardinale Julio Terrazas Sandoval, auspica un autentico dialogo dopo i disordini scoppiati nei giorni scorsi  nel sud del Paese

 

In Vietnam il governo presenta in un libro le direttive per garantire la libertà religiosa

 

 Nuovo appello dell’UNICEF contro le mutilazioni genitali femminili

 

Al cardinale Renato Raffaele Martino verrà assegnato il prossimo 11 febbraio, a Castellabate in provincia di Salerno, il Giglio d’Oro 2007

 

24 ORE NEL MONDO:

Il vertice della Mecca: i palestinesi sono decisi a raggiungere l’accordo

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 febbraio 2007

 

 

BENEDETTO XVI AI GIOVANI: SIATE TESTIMONI DELLA NON VIOLENZA E DELLA PACE.

ALL’UDIENZA GENERALE, DEDICATA ALLE FIGURE DI AQUILA E PRISCILLA,

COLLABORATORI DELL’APOSTOLO PAOLO, IL PAPA METTE IN RISALTO

IL RUOLO DEI VALORI CRISTIANI NELLA FAMIGLIA

 

Un appello ai giovani perché rigettino la violenza e diventino costruttori di pace. Lo ha levato Benedetto XVI durante l’udienza generale di questa mattina, in Aula Paolo VI, iniziata con un saluto ai pellegrini della Lombardia assiepati nella Basilica di San Pietro. Davanti a questi ultimi, il Papa si è soffermato, fra l’altro, sui “segnali preoccupanti” di disagio giovanile e i fenomeni di violenza e criminalità che si registrano sul territorio. Poi, nella catechesi, il Papa ha messo in risalto i valori della famiglia fondata sui valori della fede, simboleggiata da un’antica coppia cristiana: Aquila e Priscilla. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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L’attenzione del Pontefice per i giovani ha in sostanza aperto e chiuso l’udienza generale di questa mattina, imperniata sulle figure di Aquila e Priscilla, coniugi cristiani simbolo della laicità a servizio della Chiesa della primissima era. Salutando nella Basilica di San Pietro alcune migliaia di fedeli della Lombardia, i cui vescovi sono in questi giorni in visita ad Limina, Benedetto XVI ha riconosciuto le “grandi risorse ideali e morali” della regione, “ricca – ha detto - di nobili tradizioni familiari e religiose”, nota per l’alacrità della sua gente. Ma anche una regione in cui le istituzioni e le agenzie educative sembrano attraversare “momenti di difficoltà”, che dunque sollecitano la Chiesa locale a dare nuovo slancio alla propria missione:

 

“Annunciare e testimoniare il Vangelo in ogni suo ambito, specialmente dove emergono i tratti negativi di una cultura consumistica ed edonistica, del secolarismo e dell’individualismo, dove si registrano antiche e nuove forme di povertà con segnali preoccupanti del disagio giovanile e fenomeni di violenza e di criminalità (...) Vasto è allora il vostro campo d’azione. Si tratta, da una parte, di difendere e promuovere la cultura della vita umana e della legalità, dall’altra è necessaria una sempre più coerente conversione a Cristo personale e comunitaria”.

 

Al termine dell’udienza, il tradizionale saluto ai giovani, complici recentissime e drammatiche vicende italiane, finisce per avere un’eco più vasta e stringente:

 

“Cari giovani, siate ovunque testimoni di non violenza - questo è importante proprio oggi (applausi) – testimoni di non violenza e di pace e con questo generoso impegno contribuirete a costruire un futuro migliore per tutti”.

 

E ancora, pochi istanti prima, era emersa invece l’importanza della formazione cristiana per i giovani attraverso le parole rivolte dal Papa agli assistenti diocesani dell’Azione Cattolica:

 

“Cari amici, di fronte ad una preoccupante ‘emergenza educativa’, voi siete chiamati a comunicare la fede alle nuove generazioni favorendo l’incontro con Cristo, di tanti ragazzi e giovani. Non stancatevi - può essere difficile ma tanto necessario ed anche bello - non stancatevi di ricordare loro che solo il Vangelo può soddisfare pienamente le attese del cuore umano e può creare un vero umanesimo”.

 

Tanti momenti distinti di consapevolezza sulle difficoltà dell’universo giovanile sorretti però, quasi come un ponte fra due sponde pericolose, dalla riflessione sulla insostituibilità dei valori cristiani e sulla famiglia come centro naturale per la loro irradiazione:

 

“Ogni casa può trasformarsi in una piccola chiesa, non soltanto nel senso che in essa deve regnare il tipico amore cristiano fatto di altruismo e di reciproca cura ma ancor più nel senso che tutta la vita familiare, in base alla fede, è chiamata a ruotare intorno all’unica signoria di Gesù Cristo”.

 

All’origine di questa affermazione, la catechesi odierna dedicata da Benedetto XVI a “due veri e importanti”, come li ha definiti il Papa, collaboratori di San Paolo nel suo apostolato. Ripercorrendo le tappe della vita dei coniugi Aquila e Priscilla, il Papa ha spiegato alle migliaia di fedeli che riempivano l’Aula Paolo VI una caratteristica delle comunità cristiane dei primi decenni: il loro raccogliersi nelle case di alcune famiglie per ascoltare la Parola di Dio e celebrare l’Eucaristia. “La Chiesa – ha affermato Benedetto XVI – nasce nelle case dei credenti”:

 

“Una cosa è certa: insieme alla gratitudine di quelle prime Chiese di cui parla San Paolo, ci deve essere anche la nostra, poiché grazie alla fede, all’impegno apostolico di fedeli laici, di famiglie, di sposi come Priscilla e Aquila, il cristianesimo è giunto alla nostra generazione. Poteva crescere non solo grazie agli Apostoli che lo annunciavano ma, per radicarsi nella terra del popolo, per svilupparsi vivamente, era necessario l’impegno di queste famiglie, di questi sposi, di queste comunità cristiane di fedeli laici che hanno offerto l’humus alla crescita della fede. E sempre, solo così, cresce la Chiesa. In particolare, questa coppia dimostra quanto sia importante l’azione degli sposi cristiani. Quando essi sono sorretti dalla fede e da una forte spiritualità, diventa naturale un loro impegno nella Chiesa”.

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NOMINE

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Montes Claros, in Brasile, presentata da mons. Geraldo Majela de Castro, dei Canonici Regolari Premostratensi, per raggiunti limiti di età.

 

Il Papa ha nominato nuovo arcivescovo metropolita di Montes Claros mons. José Alberto Moura, degli Stimmatini, finora vescovo di Uberlândia. Mons. José Alberto Moura è nato a Ituiutaba, nello Stato di Minas Gerais, il 23 ottobre 1943. Ha conseguito la Licenza in Pedagogia presso la Pontificia Università Cattolica di Campinas. Nella stessa Università ha frequentato un corso di specializzazione in Psicanalisi Clinica. Nel 1988 ha conseguito la Licenza in Teologia presso l’Alfonsianum e la Laurea presso l’Angelicum, a Roma. Ha emesso la professione religiosa nella Congregazione delle SS. Stimmate il 9 dicembre 1964. Ordinato sacerdote il 9 gennaio 1971, ha svolto i seguenti incarichi: direttore dei seminaristi stimmatini del corso filosofico a Campinas; consigliere provinciale e responsabile per la pastorale vocazionale; parroco a Luziânia; superiore generale della sua Congregazione a Roma; parroco del Santuario "Nossa Senhora da Abadia", nell’arcidiocesi di Uberaba; vicario parrocchiale della Parrochia "Bom Conselho" a São Paulo; vicario parrocchiale e professore di psicologia presso la Facoltà Cattolica a Brasília; professore di Psicologia presso la Pontificia Università Cattolica di Campinas e rettore del Seminario maggiore stimmatino di Campinas. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 14 luglio 1990. In seno alla Conferenza Episcopale Nazionale, è stato membro dell’Equipe Nazionale della "Campanha de Evangelização" e membro della Commissione per l’Ecumenismo. In seno al Regionale Est-2 della Conferenza Episcopale è stato membro del Consiglio di Presidenza (1991-1995); membro del Consiglio Pastorale; incaricato della Pastorale della Gioventù e del Settore Vocazioni e Ministeri.

 

Il Papa ha nominato visitatore apostolico per i fedeli Siro-Malankaresi dell’India, fuori dal "territorium proprium", padre Chacko Aerath, della Congregazione dell’Imitazione di Cristo,  maestro dei novizi della Provincia di Navajyothy, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Bapara. Padre Chacko Aerath è nato a Karikulam Kerala, nell’arcieparchia di Tiruvalla il 7 dicembre 1960. Ha ricevuto la sua formazione nella Congregazione dell’Imitazione di Cristo, dove è stato ordinato sacerdote il 2 ottobre 1986. Dopo l’ordinazione ha ricoperto vari incarichi tra cui: procuratore della Congregazione, vice rettore e incaricato dei pre-novizi e rettore e superiore del Seminario maggiore della sua Congregazione. Ha svolto ministero pastorale in varie stazioni di missione per i fedeli Siro-Malankaresi dell’India, fuori dal "territorium proprium". È stato professore di teologia morale in vari seminari in India e superiore provinciale della sua Congregazione. Ha conseguito il Dottorato in Teologia Morale all’Alfonsianum di Roma. Attualmente è maestro dei novizi della Provincia di "Navajyothy" della Congregazione dell’Imitazione di Cristo ad Alwaye.

 

 

“VOI VALETE”, IMPARATE A FORMARE E CUSTODIRE IL VOSTRO CUORE

PER PARTECIPARE ALL’OPERA DEL CREATO: COSI’ IL CARDINALE BERTONE AI GIOVANI, NELLA MESSA STAMANE IN SAN PIETRO CON GLI ASSISTENTI DELL’AZIONE CATTOLICA ITALIANA, RIUNITI A CONVEGNO

 

“Formate e custodite il vostro cuore”: l’appello ai giovani rivolto stamane dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, durante l’omelia della Messa presieduta nella Basilica Vaticana, nell’ambito del Convegno nazionale degli assistenti dell’Azione Cattolica Italiana, dedicato al tema “Noi lo annunciamo a voi. La comunicazione della fede alle nuove generazioni”. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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“Formate e custodite il vostro cuore”, ha raccomandato ai giovani il cardinale Bertone, perché “questo è un obiettivo fortemente atteso da Cristo e dalla Chiesa”, secondo la missione affidaci da Dio di “coltivare e custodire il Creato”, e dove trova senso la vita umana:

 

“Nessun uomo o donna potrà essere all’altezza della sua irripetibile missione se non si dispone a coltivare e a custodire innanzitutto il proprio cuore. La cura del cuore è il segreto di una umanità, che vuol divenire come Dio l’ha amata nel crearla e l’ha creata nell’amarla”.

 

Ma cos’è il cuore? Lo ha spiegato il porporato:

 

“La sede della dignità intrinseca della persona, costituita dall’anima e dalla corporeità, dalla capacità di pensare e di amare, dall’essere uomini e donne, in cui si concentrano originali qualità umane tutte protese alla vita, alla realizzazione della felicità, per la quale l’uomo è stato creato, creato ad immagine e somiglianza di Dio”.

        

Poi l’incoraggiamento a tutti i giovani:

 

“Voi valete, per la vostra naturale apertura alla verità, alla giustizia, alla solidarietà, alla pace, per la capacità di farvi domande di senso, interrogativi sui valori per cui vale la spesa di vivere”.

 

Infine, ricordando gli anni giovanili della sua militanza nell’Azione Cattolica ad Ivrea e a Torino, il cardinale Bertone ha sottolineato l’importanza della comunicazione della fede:

 

“L’educazione alla fede è un impegno di tutta la Chiesa, per il quale nessuna energia e risorsa debbono essere risparmiate. E’ certamente importante il tema della formazione, che ha sempre contraddistinto il genio dell’Azione Cattolica e la rende così cara agli occhi dell’intera comunità ecclesiale”.

 

Il Convegno dell’Azione Cattolica, che vede riuniti a Roma gli assistenti diocesani e parrocchiali proseguirà fino a domani. “Laddove sembrerebbe che tutto stia per terminare dobbiamo testimoniare in modo credibile e appassionato che tutto comincia” ha dichiarato in apertura dei lavori il presidente Luigi Alici, invitando ad “aiutare i giovani a costruire il senso della vita come cammino, e non come un cocktail – ha detto -di esperienze slegate tra di loro e continuamente resettabili, nell’illusione di potere sempre ricominciare da zero”

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - La catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

 

Servizio estero - Iraq: la Casa Bianca respinge la proposta della Francia di fissare un calendario preciso per il ritiro delle truppe.

 

Servizio culturale - Un articolo di Susanna Paparatti dal titolo "Una pittura in bilico tra rappresentazione oggettiva ed emozionale trasporto di ispirazione romantica: al museo Pignatelli di Napoli un omaggio a Giacinto Gigante in occasione del bicentenario dalla nascita.

 

Servizio italiano - In primo piano sempre il tema della violenza negli stadi.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

7 febbraio 2007

 

 

IL BURUNDI VERSO IL RAFFORZAMENTO DELLA PACE E DELLA DEMOCRAZIA:

SE NE E’ PARLATO IERI DURANTE UN INCONTRO ORGANIZZATO A ROMA

DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO

- Ai nostri microfoni il ministro Antoniette Batumubwira e don Matteo Zuppi -

 

La riconciliazione tra Hutu e Tutsi e il rafforzamento delle istituzioni democratiche sono oggi le sfide più importanti che la neonata democrazia del Burundi deve affrontare. A testimoniarlo il ministro degli Esteri di Bujumbura, la signora Antoniette Batumubwira, che ha partecipato ieri a Roma ad un incontro sul tema: “Democrazia, pace e riconciliazione: tre sfide del nuovo Burundi”. L’evento è stato organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, in prima linea nelle trattative tra governo e ribelli, prima, e negli accordi di pace di Arusha, dopo. Il servizio è di Salvatore Sabatino:

 

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Un lungo e difficile percorso, quello del Burundi, in marcia verso la democrazia e la pace, passando – però – attraverso la ricostruzione e le tante emergenze: in primo luogo una grave carestia causata da due anni di siccità, seguiti da violente piogge torrenziali. Il quadro di questo piccolo Paese della regione africana dei Grandi Laghi è stato delineato dal ministro degli esteri di Bujumbura, la signora Antoniette Batumubwira, che in un incontro alla Comunità di Sant’Egidio non ha mancato di sottolineare le speranze, per un Paese che, per la prima volta, vive una fase di pace e democrazia:

 

C’est un pays qui sort de …

E’ un Paese che esce da 40 anni di dittatura. Dunque, è un Paese che cerca di uscire da questa fase, giungendo a diversi risultati in maniera esemplare. Ad esempio, l’esercito, che di fatto è stato lo strumento della dittatura, è stato totalmente riformato, integrando tutte le etnie. Credo che, questa, sia una cosa eccezionale, mai avvenuta in precedenza in Africa”.

 

Il 2005 fa da spartiacque per il Burundi, con le prime elezioni democratiche ed uno Stato tutto da costruire, sia a livello strutturale che istituzionale. Prima di questa data mai il Paese aveva vissuto una fase democratica durata oltre i tre mesi. I primi risultati, dunque, sono sotto gli occhi di tutti. Ma tanto resta da fare, come ci spiega don Matteo Zuppi, della Comunità di Sant’Egidio, impegnata nelle trattative tra governo e ribelli, prima, e negli accordi di pace di Arusha, dopo:

 

“E’ un Paese che sta muovendo i primi passi, che è uscito da anni di violenza, terribile, con delle ferite ancora molto aperte, che sta mettendo in pratica una democrazia e certamente – non era previsto – ci sono molti rischi e molte preoccupazioni, come quella relativa alla giustizia, alla riconciliazione e, forse la preoccupazione più grande, è quella dell’uso del potere. Proprio per tutto questo, c’è ancora più bisogno di vicinanza, di solidarietà, di controllo, perché questa speranza di pace sia accompagnata e sia sostenuta come è necessario.

 

In questo contesto difficile, ma di speranza, un ruolo di primo piano è giocato dalla Chiesa, come conferma il ministro degli Esteri, la signora Batumubwira:

 

Le rôle de l’Eglise est très important. Come vous savez, le Burundi…

 Il ruolo della Chiesa è molto importante. Come voi sapete, il Burundi è a maggioranza cristiana – cattolica essenzialmente – dunque è importante per la popolazione avere il sostegno della Chiesa in tutto ciò che facciamo, non solo nell’ambito delle questioni spirituali, che possono tuttavia aiutarci a lavorare per la riconciliazione tra i burundesi, ma anche sul fronte dello sviluppo. E’ per questo che ci confrontiamo regolarmente con le diverse chiese: per consolidare la pace”.

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LA VICENDA DELLA MASCHERA DI CARNEVALE RAFFIGURANTE IL VOLTO

DI GESU’ CORONATO DI SPINE: SEGNO DI QUEL SISTEMATICO DILEGGIO CULTURALE

 NEI CONFRONTI DEL SACRO SEMPRE PIU’ DI MODA IN QUESTO TEMPO

- Intervista con mons. Velasio De Paolis -

 

Ha suscitato numerose reazioni critiche, la settimana scorsa, la scoperta che in un negozio di Verona fossero in vendita  maschere di carnevale che riproducevano il volto di Gesù con la corona di spine. L’episodio, stigmatizzato con amarezza da mons. Flavio Roberto Carraro, vescovo della città scaligera, ha portato poi la ditta distributrice a ritirare il prodotto dal mercato e a rivolgere le sue scuse alla Curia veronese. Ma un’inchiesta giornalistica apparsa su un quotidiano italiano ha dimostrato che la vendita di costumi simili è comunque diffusa da qualche anno in Italia e all’estero. Segno di quel cinismo intollerante, come ha più volte detto il Papa, che alimenta un “sistematico dileggio culturale” del sacro e che sembra essere sempre più di moda in questo tempo. Ma quale dovrebbe essere la reazione della comunità cristiana? Fabio Colagrande l’ha chiesto a mons. Velasio De Paolis, missionario scalabriniano, segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica:

 

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R. – La prima reazione dovrebbe essere anzitutto, da parte di noi cattolici, quella di non lasciarci assolutamente coinvolgere nel discorso della superficialità, oppure, peggio ancora, nel discorso della cosiddetta tolleranza, perché stranamente questa tolleranza viene invocata sempre nei confronti dei cattolici quando vengono offesi. Allora si dice: “dovete avere tolleranza per coloro che non credono, tolleranza per tante cose. La società oggi è fatta così”. Noi cattolici, pur non pretendendo nulla, abbiamo però il dovere e il diritto che il rispetto, dovuto alle religioni in genere, e anche alla nostra fede, ci sia. Tolleranza non vuol dire libertà di offendere e libertà di schernire la religione, soprattutto di Colui che è alla base di tutto, di Gesù Cristo, Figlio di Dio.

 

D. – Quindi, eccellenza, in questo caso la mitezza cristiana come deve comportarsi?

 

R. – La mitezza è sempre necessaria, come pure l’amore. Ma la mitezza e l’amore hanno tanti volti. Anche Gesù nel Vangelo ha mostrato atteggiamenti che a prima vista possono apparire violenti, come quando ha cacciato i venditori dal Tempio, come quando ha reagito contro personaggi che si credevano intoccabili e quando c’era l’offesa verso i bambini. L’amore ha anche il volto della fermezza e della indignazione a certe situazioni offensive, scandalose e, peggio ancora, blasfeme.

 

D. – Lei valuta anche una differenza di comportamento, per il fatto che il bersaglio di certi gesti di scherno sia il simbolo di una religione o di un’altra?

 

R. – Il volto di Dio mite fa sì che lo si bestemmi, mentre il volto di un Dio accigliato o iroso incute paura. Quindi, umanamente parlando, nell’uomo soprattutto meschino, la misericordia presta facilmente il fianco al disprezzo, piuttosto che al rispetto. Ma questa è una componente che fa parte della debolezza dei mezzi divini, della grazia, del volto di Dio, fatto uomo, con cui noi dobbiamo fare i conti, perché purtroppo, l’uomo meschino approfitta della persona debole – basti pensare alla Passione del Signore e a cosa hanno fatto gli uomini nei confronti di Gesù sofferente – mentre ha paura di chi si difende in modo molto forte, con ira, con vendetta. Noi non possiamo avere la vendetta nel cuore, tanto meno l’odio, ma una certa fermezza dell’amore è pur necessaria.

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IL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO HA UN NUOVO COMITATO NAZIONALE

DI SERVIZIO. È STATO ELETTO NEI GIORNI SCORSI DOPO L’APPROVAZIONE

DEL NUOVO STATUTO DA PARTE DEL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CEI

- Intervista con Salvatore Martinez -

 

Un nuovo Statuto - approvato dal Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana - ed una nuova struttura a livello nazionale per il Rinnovamento nello Spirito Santo. Con i suoi 1.900 gruppi, l’associazione è un’espressione, in Italia, del “Rinnovamento Carismatico Cattolico” che, nato in America all’indomani del Concilio Vaticano II e diffuso oggi in 204 Paesi dei cinque continenti fra 82 milioni di cattolici, ha, nelle varie nazioni, stili, forme di vita e stati giuridici diversi. Ma che cosa ha significato questo nuovo Statuto per il Movimento? Tiziana Campisi lo ha chiesto a Salvatore Martinez, già coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo e oggi presidente nazionale:

 

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R. – Sono state precisate meglio la sua natura e le sue finalità, per cui oggi, il Rinnovamento nello Spirito Santo non è più una generica esperienza spirituale, ma un cammino di fede che si esprime con impegni precisi. Tra questi la preghiera, la vita comunitaria sacramentale e carismatica, la formazione permanente - con una speciale attenzione allo studio e alla comunione con la Parola di Dio-, e poi ancora la fraternità e il sostegno fraterno, che si attuano nelle tante attività, nei progetti, nei ministeri che compongono la vita del Rinnovamento. Si è ancor meglio precisato il ruolo delle comunità. Oggi non parliamo più soltanto di gruppi di preghiera, ma anche di comunità di vita, comunità di alleanza, che possono anche avere statuti propri, approvati dagli ordinari diocesani. Si è voluto indicare poi in modo chiaro l’ecclesialità che il Rinnovamento vive e in che modo le proposte di spiritualità e di fraternità, che caratterizzano il percorso di crescita del Rinnovamento, si inseriscano nella vita delle Chiese particolari. E ancora lo Statuto chiarisce come il Rinnovamento riceva impulso per il proprio cammino e il proprio sviluppo dalle Chiese particolari. A livello nazionale poi si è allargata la corresponsabilità, sicché oggi esiste un Comitato Nazionale di Servizio con un presidente, un coordinatore, un direttore e altre figure accanto ai coordinatori regionali, impegnate in una ministerialità o in progetti di evangelizzazione specifici.

 

D. – Ci si avvicina ai 40 anni del “Rinnovamento carismatico cattolico”. Quali iniziative sono previste per celebrarlo?

 

R. – Con oltre 100 milioni di cattolici, il Rinnovamento carismatico, come movimento, rappresenta la realtà più espansa al mondo. La sua attualità è particolarmente rilevante in un tempo nel quale registriamo, purtroppo, tanta siccità di valori spirituali e la difficoltà di molti cristiani di rendere feriale la loro fede. Noi ci proponiamo di vivere il nostro amore per Gesù e di esprimerlo nella gioia. E ci prepariamo – e lo Statuto rappresenta in questo senso un segno – a rendere nuova questa testimonianza con la prossima Convocazione nazionale, la 30.ma, che, ogni anno, a Rimini, rappresenta un grande evento di Chiesa. Il tema di questa convocazione, che celebreremo dal 28 aprile al 1° maggio, è “Nulla è impossibile a Dio”. Questo evento sarà preceduto da una solenne celebrazione eucaristica che si svolgerà a Roma e attraverso la quale anche noi ricorderemo i 40 anni della nascita del movimento carismatico cattolico.

 

D. – Il Rinnovamento nello Spirito Santo, quali testimonianze e quale messaggio vuole dare alla Chiesa?

 

R. – Una spiritualità che è per tutti, la diffusione della cultura della Pentecoste e la riscoperta dell’adorazione carismatica del primato di Dio, in un tempo in cui l’uomo vuole sostituirsi al Signore.

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ACCORDO TRA GLI OPERATORI EUROPEI DELLE TELECOMUNICAZIONI

PER LA DEFINIZIONE DI UN CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE PER LA SICUREZZA

DEI BAMBINI CHE UTILIZZANO IL CELLULARE

- Intervista con Francesco Pizzetti -

 

Entro il febbraio del 2008, i maggiori operatori europei delle telecomunicazioni definiranno un codice di autoregolamentazione per la sicurezza dei bambini che sempre più utilizzano il cellulare. L’accordo è stato annunciato ieri nel corso di una conferenza stampa al margine della “Giornata per un accesso a internet più sicuro”, giornata promossa dalla Commissione Europea. L’evento, dedicato alla sicurezza in rete, ha richiamato l’attenzione sull’uso e l’abuso da parte dei giovani dei nuovi mezzi di comunicazione. Riguardo ai rischi e alle misure di prevenzione, Antonio Micillo ha raccolto l’opinione del professor Francesco Pizzetti, presidente dell’Autorità Garante della Privacy:

 

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R. - La rete è una grandissima opportunità, ma ovviamente è anche una grande zona franca senza regole, senza tutele adeguate. I bambini ovviamente sono molto meno protetti di quanto sarebbe necessario, e per i rischi, riguardo al fatto di essere loro oggetto di utilizzazione da parte della rete, cioè di siti pedofili o pornografici, c’è un lavoro di contrasto molto alto e molto importante che viene fatto in Italia, più che in altri Paesi, dalla polizia postale, e in generale dalle strutture di vigilanza. Certo, il problema è delicatissimo, anche perché in molti casi sono siti che operano all’estero con provider stranieri. I codici deontologici degli operatori delle telecomunicazioni sono benvenuti, ma temo che il problema sia di dimensioni molto più ampie e molto più grandi.

 

D. – L’Italia, come lei sa, è il Paese in cui il telefonino è più diffuso tra i giovani. Quali sono le misure che sono al vaglio dell’Authority per garantire un accesso più sicuro ai dati scaricabili da internet?

 

R. – Come persona, come genitore e come Authority, innanzitutto una grande raccomandazione ai genitori, alle famiglie: c’è bisogno di un grande lavoro di pedagogia, di educazione, di sensibilizzazione, quindi anche dandogli il telefonino, bisogna fare una riflessione molto attenta sul pericolo che può essere connesso a questo strumento.

 

D. – Lei ha appena citato anche l’apporto che possono dare le famiglie a questa operazione di prevenzione. Quale, a suo parere, il ruolo che potrebbero svolgere nella prevenzione di questo fenomeno?

 

R. – Intanto anche le famiglie devono sforzarsi di capire, come un dovere etico, come funziona internet, mettendo sull’avviso un ragazzo che trova un sito - che certe volte può venire fuori anche casualmente - e cercare di aiutarlo a sapere che quel sito va cancellato.

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CHIESA E SOCIETA’

7 febbraio 2007

 
 

LA CONFERENZA EPISCOPALE DEL PARAGUAY NON HA MAI DATO IL PROPRIO APPOGGIO AD ATTIVITÀ DI NATURA POLITICA. COSÌ I PRESULI DEL PAESE SUDAMERICANO

SUL CASO DEL VESCOVO EMERITO DI SAN PEDRO, MONS. FERNANDO ARMINDO

LUGO MÉNDEZ, SOSPESO A DIVINIS PER ESSERSI CANDIDATO

ALLE ELEZIONI PRESIDENZIALI DEL 2008

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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ASSUNCION. = I vescovi del Paraguay appoggiano le decisioni prese dalla Santa Sede sulla vicenda del vescovo emerito di San Pedro, mons. Fernando Armindo Lugo Méndez, sospeso a divinis per essersi candidato alle presidenziali del 2008. “Deve essere chiaro – si legge in una dichiarazione dei presuli del Paraguay riuniti nei giorni scorsi in Assemblea straordinaria – che questa Conferenza non ha mai dato appoggio alle attività di natura politica e partitica”. “Non abbiamo mai esortato o raccomandato – aggiungono i vescovi – nessun tipo di candidature”. Il testo fa leva, in particolare, sulle parole del Papa contenute nell’enciclica “Deus caritas est”: “il compito della politica – scrive il Santo Padre – è vocazione e missione dei laici”. “Non appartiene ai doveri dei vescovi – prosegue quindi il documento dei presuli del Paraguay - esprimere considerazioni di natura giuridica né fare luce sui requisiti o idoneità di una possibile candidatura alla presidenza della Repubblica di mons. Fernando Lugo”. Dopo aver ribadito l’impegno per l’evangelizzazione e la costante ricerca del bene comune, i vescovi chiedono infine alla comunità cristiana di pregare per mons. Fernando Lugo.

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SI MOLTIPLICANO LE INIZIATIVE CONTRO LA PIAGA DELLA MALNUTRIZIONE

NELLE FILIPPINE: SABATO PROSSIMO SI TERRÀ UNA MANIFESTAZIONE PER LE STRADE

 DI MANILA ORGANIZZATA DALL’ORGANIZZAZIONE “FONDO PER I FILIPPINI”.

ALLE FAMIGLIE VIENE CHIESTO DI DESTINARE

PICCOLE SOMME DI DENARO AI PIÙ BISOGNOSI

 

MANILA. = Mettere da parte 5 centesimi al giorno per sfamare oltre 120 mila bambini malnutriti entro la fine dell’anno. E’ l’obiettivo della Fondazione ‘Pondo ng Pinoy’ (Fondo per i filippini), lanciato nel 2004 dall’arcivescovo di Manila, cardinale Gaudencio Rosales. Per sensibilizzare la popolazione si terranno sabato prossimo due manifestazioni in un centro commerciale e nei pressi di una stazione di ferroviaria. Il progetto ‘Pondo ng Pinoy’ - riferisce l’Agenzia AsiaNews - nasce ispirandosi alla “Teoria delle Briciole”: ad ogni famiglia viene chiesto di destinare piccole somme di denaro ai più bisognosi. Nel Paese asiatico è fortemente impegnato per raggiungere lo stesso scopo anche un’altra organizzazione: a partire dal 2005, la Fondazione ‘Hapag-Asa’ (Tavola della speranza) ha salvato dalla malnutrizione almeno 6 mila bambini e, attualmente, sono più di 65 mila i minori aiutati con i fondi finora raccolti. Ma povertà e fame continuano purtroppo a costituire, nelle Filippine, due piaghe difficili da estirpare: secondo dati del Food and Nutrition Research Institute, 3 bambini filippini su 10, sotto i 5 anni, soffrono di “malnutrizione cronica”. (A.L.)

 

 

IN INDIA, LA CARITAS IMPEGNATA PER METTERE A PUNTO

UN PIANO PER CONTENERE IL DRAMMATICO FENOMENO DEI SUICIDI

TRA I CONTADINI A CAUSA DI ECCESSIVI INDEBITAMENTI

 

MUMBAI. = La Caritas indiana vuole lanciare un vasto intervento per contenere la piaga dei suicidi di contadini poveri. Con il programma “Salva i contadini – Salva l’India”, l’organizzazione caritativa intende offrire assistenza a migliaia di coltivatori. Diversi contadini si sono tolti la vita a causa di un eccessivo indebitamento dovuto a scarsi raccolti, all’aumento dei costi di produzione e al crollo dei prezzi agricoli. Secondo dati forniti dal ministero indiano dell’Agricoltura, dal 1993 al 2006 ci sono stati almeno 150 mila suicidi di contadini. Il programma della Caritas indiana – spiega il direttore esecutivo di Caritas India – intende aiutare questi indigenti contadini a gestire meglio le proprie limitate risorse, essenzialmente attraverso lo strumento del microcredito e tecniche di agricoltura sostenibile. Il programma si basa, in particolare, sull’esperienza realizzata con successo in un distretto del Kerala nel 2000. I contadini di questa zona sono stati aiutati da un gruppo di sostegno e hanno potuto superare ostacoli invece insormontabili per i coltivatori di altre aree. (L.Z.)

 

 

IN BOLIVIA L’ARCIVESCOVO DI SANTA CRUZ DE LA SIERRA,

 CARDINALE JULIO TERRAZAS SANDOVAL, AUSPICA UN AUTENTICO DIALOGO

DOPO I DISORDINI SCOPPIATI

NEI GIORNI SCORSI TRA DIMOSTRANTI E FORZE DELL’ORDINE

 NEL SUD DEL PAESE. I MANIFESTANTI CHIEDEVANO

LA NAZIONALIZZAZIONE DI UN’IMPRESA DI IDROCARBURI

 

LA PAZ. = Immediata cessazione delle ostilità e ritorno al dialogo. E’ quanto chiede a gran voce l’arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, cardinale Julio Terrazas Sandoval, dopo i cruenti scontri scoppiati, nei giorni scorsi, tra forze dell’ordine e manifestanti a Camiri, nel sud della Bolivia. I dimostranti avevano cercato di prendere il controllo di un impianto di idrocarburi della società ‘Transredes’ chiedendo la nazionalizzazione dell’impresa. “Non c’è assolutamente bisogno di spargimento di sangue – ha detto il porporato – per arrivare ad un accordo e risolvere i problemi del Paese”. Il cardinale ha anche invitato “a rispettare gli impegni presi” e ad usare “saggezza e non la violenza”. “Non possiamo ignorare - ha spiegato il porporato - i seri problemi che interessano il nostro popolo”. “Come cristiani – ha aggiunto – siamo chiamati alla solidarietà”. Il governo, secondo fonti locali, ha trovato un accordo con i leader di Camiri, accogliendo in parte le richieste dei dimostranti. (D.D.)

 

 

 

IN VIETNAM IL GOVERNO PRESENTA IN UN LIBRO

GLI ORIENTAMENTI E LE DIRETTIVE PER GARANTIRE LA LIBERTÀ RELIGIOSA

MA NEL PAESE, SECONDO GLI OSSERVATORI,

 QUESTO DIRITTO NON E’ ADEGUATAMENTE TUTELATO

 

HANOI. = Il governo vietnamita vuole garantire a tutti i cittadini del Paese il diritto alla libertà religiosa. E’ quanto si legge nel libro bianco della Commissione governativa per gli affari religiosi presentato nei giorni scorsi ad Hanoi. Il libro bianco – ha spiegato il portavoce della Commissione – vuol far conoscere meglio ai cittadini vietnamiti e alla comunità internazionale la situazione religiosa in Vietnam. Il documento ripercorre la storia delle varie religioni nel Paese asiatico e presenta gli orientamenti del governo in materia di libertà religiosa. Anche se migliorata in questi ultimi anni, la situazione resta comunque critica. Secondo l’annuale rapporto del Dipartimento di Stato americano sulla libertà religiosa nel mondo, il governo vietnamita “continua a vessare, imprigionare e discriminare i leader e i seguaci di tutte le confessioni religiose”. Anche il rapporto 2006 di ‘Aiuto alla Chiesa che soffre’ pone il Vietnam ancora nella lista nera dei Paesi responsabili di violazioni della libertà religiosa. Il regime comunista riconosce attualmente sei religioni tra cui il cattolicesimo. I cattolici, su una popolazione di 83 milioni di abitanti, sono almeno 6 milioni. (L.Z.)

 

 

IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DI LOTTA CONTRO

LE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI, CELEBRATASI IERI,

NUOVO APPELLO DELL’UNICEF CONTRO QUESTA BARBARIE

 

NEW YORK. = Le mutilazioni genitali femminili costituiscono “una grave violazione dei diritti umani con pericolose conseguenze sul piano sanitario e psico-sociale: traumi, rischi d’infezione al virus HIV, complicazioni ostetriche durante il parto, disturbi del comportamento ed emorragie tali da provocare la morte”. E’ quanto ha sostenuto il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) in vista della Giornata mondiale di lotta contro le mutilazioni genitali femminili celebratasi ieri. Il direttore esecutivo del Fondo delle Nazioni Unite per le popolazioni (UNFPA), Thoraya Ahmed Obaid, ha ricordato che molti leader religiosi di tutto il mondo hanno più volte chiesto la cessazione di questa pratica, peraltro non contemplata da alcuna religione. L’UNICEF stima, inoltre, che ogni anno circa 3 milioni di donne e bambine siano vittime di tale barbarie. Secondo il presidente della Commissione dell’Unione Africana (UA), Oumar Konarè, si tratta di una “violazione dei diritti umani e della dignità” di donne e ragazze, per questo condannata esplicitamente nella Carta continentale dei diritti e del benessere dei bambini. Fino ad oggi – sottolinea l’agenzia missionaria MISNA - 16 Paesi africani hanno messo al bando tale pratica, tuttavia ancora molto diffusa in Africa, in alcune zone del Medio Oriente e in diversi Paesi, anche europei, dove sono presenti comunità di immigrati. (E.L.)

 

 

AL CARDINALE RENATO MARTINO, PER INSIGNI MERITI NELLA PROMOZIONE

DEL PROGRESSO UMANO E DELLA PACE NEL MONDO, VERRA’ ASSEGNATO IL PROSSIMO

11 FEBBRAIO, A CASTELLABATE IN PROVINCIA DI SALERNO, IL GIGLIO D’ORO 2007

IN OCCASIONE DELLA SETTIMANA DI CULTURA CILENTANA CON LA PRESENTAZIONE DELL’ULTIMO SAGGIO DEL PORPORATO DAL TITOLO: “PACE E GUERRA”

 

CASTELLABATE. = Il Giglio d’oro, che si ispira al simbolico fiore con cui viene raffigurato San Costabile Gentilcore, abate di Cava dei Tirreni nell’XI secolo, fondatore e  patrono del Comune salernitano di Castellabate, sarà assegnato quest’anno al presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, per la sua incessante opera a favore dello sviluppo umano e della concordia tra i popoli. Lo rende noto un comunicato del dicastero. Il prestigioso riconoscimento, giunto quest’anno alla terza edizione, viene conferito annualmente a eminenti personalità del mondo della cultura, dell’imprenditoria, della medicina e della Chiesa, che hanno un legame particolare con Castellabate e la cui opera ha contribuito in maniera rilevante al progresso umano, sociale, scientifico, economico o culturale. Il cardinale Martino è nativo di Salerno e ha avuto rapporti di assidua frequentazione con Castellabate, assai legata alla sua famiglia d’origine. Tutti gli anni, in occasione della festa del Patrono  San Costabile, fondatore  - come si è detto – nell’XI secolo della roccaforte di Castellabate a difesa delle genti cilentane dalle invasioni saracene, viene organizzata una Settimana di Cultura, che quest’anno avrà come punto forte e momento alto di riflessione l’ultimo saggio del cardinale Martino, dedicato al tema cruciale della guerra e della pace oggi nel mondo. 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

7 febbraio 2007

 

- A cura di Fausta Speranza -

        

Con la promessa di raggiungere un accordo, si è aperto alla Mecca l’atteso vertice tra Hamas e al Fatah, che dovrebbe far superare mesi di tensioni e scontri all’interno del mondo palestinese. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Il presidente palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen), e il leader di Hamas, Khaled Meshaal, hanno iniziato i colloqui nella città santa dell'islam, in Arabia saudita, promettendo che non se ne andranno se non avranno raggiunto un accordo che ponga fine al conflitto fra palestinesi. Immagini televisive hanno mostrato Abu Mazen, Meshaal e il primo ministro palestinese, Ismail Haniyeh, seduti intorno a un tavolo tondo nel palazzo al Safa, affacciato sulla grande moschea della Mecca. Meshaal  ha anche lanciato un appello agli attivisti di Hamas e di Fatah perché “diano prova di moderazione” per dare “un’occasione al dialogo”. Abu Mazen ha detto di sperare che i colloqui pongano le basi per la formazione di un governo di unità nazionale che aiuti a far terminare le sanzioni internazionali. Il presidente ha parlato degli scontri tra fazioni come di una “catastrofe”, sottolineando che nessun palestinese vuole che si ripetano certi “giorni neri”. Il movimento al Fatah di Abu Mazen e il gruppo islamico Hamas, che ha vinto le elezioni legislative l’anno scorso, si scontrano in una lotta di potere che ha fatto oltre 90 morti da dicembre. Brevi tregue hanno scandito un braccio di ferro segnato dalle minacce di Abu Mazen di indire nuove elezioni e dalle promesse di Hamas di reagire molto male a un voto che verrebbe considerato un colpo di Stato.

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Intanto, a Gerusalemme cresce la tensione per la prevista mobilitazione dei musulmani contro i lavori intrapresi dalle autorità israeliane a ridosso della Spianata delle Moschee per la costruzione di un ponte. Secondo i leader musulmani, i lavori minerebbero la stabilità della Moschea di al Aqsa. Oltre 2000 agenti sono mobilitati in tutta la Città vecchia per garantire la sicurezza a cittadini e pellegrini. Sulla vicenda è intervenuto oggi anche la Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, che ha esortato il mondo islamico a “reagire seriamente”. Sui motivi di queste proteste, Salvatore Sabatino ha intervistato padre Justo Lacunza già rettore del PISAI, il Pontificio Istituto per gli Studi arabi e d’islamistica:

 

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R. - Sono due le motivazioni principali: la prima perché la Moschea di Al Aqsa è considerata il luogo più sacro dell’Islam dopo La Mecca. E ancora un altro aspetto molto importante è che per il momento ci sono le trattative tra al Fatah e Hamas per mettere fine alla violenza che ha portato a quasi 100 morti negli ultimi due mesi. La seconda è che ogni volta che si toccano i luoghi santi a Gerusalemme, come in questo caso la moschea di al Aqsa, si solleva la polvere della cultura, della religione e soprattutto della politica.

 

D. - Padre Lacunza, dure condanne all’operato di Israele sono giunte anche dall’Egitto e dal re Abd Allah di Giordania. Questa vicenda non rischia di incendiare ulteriormente la regione mediorientale?

 

R. – Il fuoco c’è, l’incendio c’è nel Medio Oriente. Tuttavia evidentemente, il mondo palestinese e il mondo islamico sono molto sensibili a tutto quello che si potrebbe fare per quanto riguarda la moschea di al Aqsa, soprattutto il dubbio è che l’intenzione non sia veramente di natura archeologica.

 

D. – Quali sono le motivazioni che loro temono?

 

R. – Che piano piano la moschea di al Aqsa non sia più un luogo sacro per l’Islam, rimanga lì un luogo religioso e sacro però che faccia parte in un futuro, vicino o lontano, dello stato di Israele. Da un’altra parte, non bisogna dimenticare che Gerusalemme ha un significato religioso profondo, sia per i cristiani, sia per i musulmani, sia per gli ebrei. E dunque, qualsiasi dichiarazione, qualsiasi lavoro che si fa a Gerusalemme, soprattutto vicino o nei dintorni dei luoghi sacri, evidentemente solleva sempre il sospetto, solleva sempre la paura.

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Forze irachene e statunitensi hanno compiuto, in un quartiere sunnita di Baghdad, un'operazione di rastrellamento presentata da un ufficiale americano come l'inizio del nuovo piano di sicurezza per pacificare la capitale irachena, lacerata dalle violenze interconfessionali. Ma una fonte vicina al primo ministro iracheno, Nuri al Maliki, ha smentito che il piano sia stato avviato, definendo il rastrellamento nel quartiere di Adhamiyah “un'operazione limitata e puntuale, scattata dopo informazioni che riferivano della presenza di uomini armati”. Il piano, la cui applicazione e' annunciata da settimane e che prevede migliaia di soldati americani di rinforzo, mira a pacificare Baghdad, dove, secondo l'ONU, quasi 17.000 persone sono morte nel 2006 in scontri e violenze. Nelle ultime 24 ore,sono stati rinvenuti  in varie zone di Baghdad almeno 30 cadaveri, abbandonati nelle  strade o nelle discariche. Gran parte dei corpi, come sempre in questi casi, avevano le  mani legate dietro la schiena e mostravano segni di tortura. Secondo fonti di polizia, si tratta di vittime di  attacchi e vendette incrociate di carattere interconfessionale, che da ormai almeno un anno insanguinano gran parte dell'Iraq e  in particolare la capitale. La Casa Bianca ha respinto l'idea di un calendario preciso per il ritiro delle truppe dall'Iraq, sostenuta dalla Francia. I militari USA, intanto, indagano sull’ipotesi che un grosso elicottero militare da trasporto Chinook sia precipitato, sia stato abbattuto oppure costretto ad un atterraggio di emergenza nei pressi di Baghdad.

 

Il partito illegale basco Batasuna ha oggi proposto al governo di Jose Luis Rodriguez Zapatero di concedere una larga autonomia politica all'interno della Spagna al Paese Basco e alla Navarra per risolvere il lungo conflitto. La proposta è stata avanzata dal leader del partito indipendentista Arnaldo Otegi, in una conferenza stampa a San Sebastian, riferisce l'agenzia EFE. Otegi ha proposto di arrivare ad un accordo, che dovrà essere ratificato dai cittadini, per giungere ad “un’unica autonomia politica” per “i territori di Euskadi e Navarra” all'interno dello Stato spagnolo. Otegi ha sottolineato che la proposta va considerata “come una fase di transizione”. Una proposta di un'autonomia politica con “competenze esecutive e legislative” era stata avanzata da Batasuna recentemente alla Francia, precisando che si trattava di una strategia transitoria e non si rinunciava all'indipendenza di tutto il Paese Basco (francese e spagnolo).

 

Il vicepremier e ministro degli Esteri turco, Abdullah Gul, ha affermato ieri a Washington, che se il  Congresso americano approverà la mozione sul genocidio degli  armeni, le relazioni con gli USA possono subire “un serio colpo  anche per le reazioni dell’opinione pubblica dove gli umori antiamericani sono in crescita”. Lo riferiscono oggi tutti i giornali turchi, che danno una estesa copertura alla visita negli Stati Uniti di Gul, ricevuto dal vicepresidente, Dick Cheney, e dal segretario di Stato, Condoleezza Rice, ma non dalla speaker della Camera dei rappresentanti, Nancy Pelosi, che  ha detto di “non avere tempo”. Nei suoi incontri, Gul ha chiesto anche “concrete misure” americane “già a partire dai prossimi giorni ed entro il  2007” contro la presenza di ribelli del PKK sulla montagna di Qandil, in nord Iraq. Secondo i giornali turchi, Cheney e Rice hanno affermato che l’amministrazione americana sta facendo il possibile per bloccare al Congresso la mozione sul genocidio armeno, chiedendo ad Ankara di “portare pazienza” per la presenza del Pkk in nord Iraq. Gul ha chiesto anche che venga rinviato il referendum previsto nella città nordirachena di Kirkuk, dove c’è stato negli ultimi anni un massiccio afflusso di curdi che avrebbe cambiato, a loro favore, la proporzione tra questi ultimi, gli arabi ed i turkmeni, protetti da Ankara. 

 

L'uccisione ad Abidjan, in Costa d'Avorio, di un diplomatico francese che lavorava per  l'UE è stata confermata da fonti della Commissione europea. Restano intanto misteriosi circostanze e movente dell’omicidio a colpi d'arma da fuoco di Michel Niaucel, 53 anni, ex ufficiale della Gendarmeria e incaricato di questioni di sicurezza per l'Unione Europea ad Abidjan, dove abitava nel  quartiere Plateau. Finora non è stata privilegiata alcuna ipotesi: né l'omicidio per ragioni politiche, né a scopo di  rapina o altro. Le uniche certezze, secondo una fonte vicina  agli investigatori, sono che Niaucel è stato ucciso con la sua  stessa pistola; che non ci sono segni di effrazione, ma anche che “è quasi certamente da escludere che si sia trattato di suicidio”. Mentre negli ultimi anni gli stranieri sono stati spesso  presi di mira, in particolare nel novembre del 2004, quando 8.000 francesi furono costretti ad abbandonare in fretta il Paese, dove montava la protesta contro Parigi per una rappresaglia militare, negli ultimi mesi, in virtù del “dialogo diretto”  in corso fra il governo del presidente, Laurent Gbagbo, e i ribelli di Forze Nuove (FN), che controllano il nord della Costa d'Avorio, il clima si è fatto più disteso, anche nelle relazioni diplomatiche con l'Occidente e con la Francia, anche se di recente il ministro della Difesa francese, la signora Michele Alliot-Marie, ha definito la situazione in Costa d'Avorio “estremamente preoccupante”.

 

Il primo ministro del governo di transizione somalo (TFG), Ali Mohamed Gedi, ha compiuto un rimpasto all'interno del suo gabinetto e destituito tre ministri, nel tentativo di ripristinare la propria autorità, mentre è in corso un tentativo di dialogo di riconciliazione nazionale dopo la vittoria nel confronto armato con le Corti islamiche, avvenuta grazie all'intervento militare dell'Etiopia. Un comunicato del governo fa sapere che il ministro della Sanità, Abdiaziz Sheikh Yusuf, e quello dell'Istruzione, Hussein Mohamud Sheikh Hussein, sono stati rimossi perché “hanno mancato di assolvere ai propri doveri ed erano coinvolti in appropriazione illecita di fondi”. Anche il ministro delle risorse minerarie e idriche, Mohamud Salad Nuur, è stato rimosso del proprio incarico.

 

In Italia, continuano le indagini negli ambienti del tifo catanese per identificare il responsabile della morte di Filippo Raciti, l’ispettore capo della Polizia ucciso venerdì scorso durante gli scontri della partita Catania-Palermo. All'esame degli investigatori c’è un filmato in cui si vede un giovane tifoso, probabilmente degli ultras, che colpisce Raciti con un grosso corpo contundente. Intanto, riprende oggi, con alcuni tornei minori, l’attività calcistica dopo lo stop deciso dal commissario straordinario della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), Luca Pancalli. Inoltre, il Consiglio dei Ministri vara il pacchetto di misure, che domenica vedrà quasi tutte le partite dei campionati maggiori disputarsi a porte chiuse. Per un commento sul “pugno duro” usato dalle istituzioni sul calcio, Giancarlo La Vella ha sentito Luca Pancalli:

 

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R. - Credo che siano misure serie, concrete, che affrontano il problema in maniera drastica e, ovviamente, ci consentono di affrontare il prossimo futuro con maggior serenità. Lo avevo dichiarato la stessa notte, in cui, a seguito di quanto accaduto a Catania, avevo bloccato tutte le attività, che non avrei dato l’ok all’avvio del campionato, se non in presenza di misure da parte del governo, che mi avessero consentito di ipotizzare una ripartenza in serenità, per tutelare le Forze dell’ordine, i tifosi, i calciatori, tutti quanti. Ora, io credo che il segnale non sia solo repressivo, per il fatto di prendere finalmente in seria considerazione la situazione degli stadi, considerando prioritario all’interesse e allo svolgimento della manifestazione sportiva l’interesse al mantenimento dell’ordine pubblico, a tutela dell’incolumità dei tifosi e delle forze dell’ordine e di tutti coloro che frequentano gli stadi.

 

D. – Le misure servono sicuramente nel breve termine, ma a lungo termine si è pensato a qualcosa per creare una coscienza nuova all’interno del calcio?

 

R. – E’ chiaro che a tutto questo occorre anche aggiungere un percorso teso a innescare dei processi educativi a partire dalla base, con il coinvolgimento delle famiglie, dei bambini, che possano consentirci di riappropriarci, all’interno del mondo del calcio, di quei valori di cui qualsiasi sport dovrebbe essere portatore sano.

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Il Giappone è tornato oggi a chiedere con decisione alla Russia la restituzione delle quattro  isole delle Curili meridionali, amministrate da Mosca da oltre  60 anni e tutt’oggi rivendicate da Tokyo. L'occasione è stata la ricorrenza nipponica della “Giornata dei territori settentrionali”, che ogni 7 febbraio ricorda la questione territoriale ancora irrisolta con la Russia, sulla base di un Trattato di 152 anni fa, stipulato tra i due Paesi, che riconosce al Giappone la sovranità sulle isole           

 

                           

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