RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 36 - Testo della trasmissione di lunedì 5 febbraio 2008
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Lutto
nell’episcopato della Chiesa filippina: è morto a Digos
mons. Generoso Camina
L’ONU
chiede alle autorità algerine strategie per arginare il fenomeno delle violenze
sulle donne
Assegnato
al sovrano della Thailandia, re Bhumibol
Adulyadej il primo premio per i leader globali
In Indonesia decine di
morti per inondazioni e alluvioni. Più di 340 mila gli sfollati.
Aperta a Parigi
5 febbraio 2007
LA
“FERMA CONDANNA” PER OGNI GESTO DI VIOLENZA CHE MACCHIA IL MONDO
DEL
CALCIO: NEL TELEGRAMMA INVIATO A NOME DEL PAPA IN
SEGUITO ALL’UCCISIONE DELL’ISPETTORE
CAPO RACITI. STAMANE I FUNERALI NELLA CATTEDRALE DI CATANIA
-
Intervista con il cardinale Fiorenzo Angelini -
La “ferma condanna” per ogni gesto di violenza che macchia
il mondo del calcio: è quanto esprime Benedetto XVI nel telegramma inviato a
suo nome all’arcivescovo di Catania in seguito all’uccisione, venerdì scorso,
dell’ispettore capo Filippo Raciti. Proprio stamane la città di Catania si è raccolta nella cattedrale
per i funerali. Sulle parole di Benedetto XVI, ci riferisce Alessandro De Carolis.
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“Ferma condanna per ogni gesto di violenza che macchia il
mondo del calcio”. Nel giorno dei funerali dell’ispettore di Polizia, Filippo Raciti, celebrati solennemente questa mattina nel Duomo di
Catania davanti a migliaia di persone commosse, Benedetto XVI ha unito la
propria voce alla costernazione e alla solidarietà di un intero Paese, inviando
all’arcivescovo di Catania, Salvatore Gristina, un
telegramma di cordoglio a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Riferendosi alla “tragica uccisione” del 38.enne funzionario della Polizia
italiana, avvenuta venerdì scorso durante i violenti scontri seguiti
all’incontro di calcio Catania-Palermo, il Papa ha
esortato i “protagonisti” del calcio “a promuovere con maggior determinazione e
rispetto la legalità, favorendo la lealtà, la solidarietà e la sana
competitività”. La condanna di Benedetto XVI segue la presa di posizione
sull’accaduto manifestata sabato scorso dallo stesso cardinale
Bertone e ricordata ieri pomeriggio dal
direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi. Anche
l’Osservatore Romano nell’edizione di ieri, invocava, tra l’altro, in un fondo
il “coraggio” di fermare “almeno per un anno” il campionato di calcio, definito
“un baraccone ingovernabile soffocato dagli scandali”.
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Un appello ai giovani a dire no alla violenza
ed un invito ad essere veri cristiani superando
l’egoismo. Li ha rivolti questa mattina a Catania, nel giorno della festa di Sant’Agata, patrona della città, mons. Paolo Romeo, nuovo
arcivescovo di Palermo, ai fedeli che hanno preso parte ai funerali di Filippo Raciti, ucciso in seguito agli scontri dei tifosi durante
la partita di calcio Catania-Palermo. Un
interminabile applauso ha accolto il feretro in piazza duomo dove migliaia di
persone si erano radunate silenziosamente dalle prime ore della giornata. E
intanto stamattina, il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano,
in un messaggio al capo della polizia Gianni De Gennaro, ha chiesto al governo
“decisioni severe” per le violenze nei campi di calcio. Il servizio di Tiziana Campisi:
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“Ci troviamo insieme anche per dare il nostro
doveroso saluto cristiano ad un fratello nella fede e servitore fedele e
orgoglioso dello Stato, l’ispettore capo Filippo Raciti.
(Applausi)”
Ha definito con queste parole mons. Paolo
Romeo l’ispettore di polizia ucciso. Il presule, nella sua omelia, ha
richiamato più volte la figura di Sant’Agata
ricordandone la testimonianza e paragonandola a quella dell’agente ucciso. Quindi
ha aggiunto:
“Quanti di noi, che ci diciamo, e siamo,
cristiani, abbiamo il coraggio di eliminare dalla nostra vita tutto ciò che
appesantisce il nostro cuore, le nostre relazioni interpersonali, la nostra
credibilità, nell’ambito della famiglia, nel lavoro, lungo le strade che
percorriamo sempre più in fretta? Non ci è forse chiesto di dare chiara e
inequivocabile testimonianza della nostra dignità di figli di Dio?”
Poi mons. Romeo si è rivolto ai giovani:
“Incontrando Sant’Agata,
abbiate il coraggio cari giovani di abbandonare ogni forma di disprezzo della
vita, di non cedere per nessuna ragione a presunti facili guadagni ed a
interessi materiali, che inducono alla violenza, svilendo la vostra dignità e
il vostro futuro. Lasciatevi piuttosto condurre all’incontro personale con Gesù
Cristo, a mettervi in attento ascolto della missione che il Signore desidera
affidare ad ognuno di voi, perché ha fiducia in ognuno di voi per il bene di
questa città”.
“Voi siete il futuro di Catania, e non dovete
né potete permettere che ne veniate espropriati”, ha detto ancora il presule,
che ha chiesto poi a tutti i cristiani di offrire una vera testimonianza del
loro credo:
“Rifuggiamo dal barattare la nostra fedeltà a
Cristo e l’onesta e faticosa ricerca del bene comune, con opportunità di
benefici egoistici, che sempre sono a scapito degli altri e di questa società,
che tutti auspichiamo migliore”.
Al termine della celebrazione delle esequie
hanno parlato la figlia Fabiana e la moglie di Filippo Raciti, Marisa Grasso. “Era un educatore alla vita,
ha detto la vedova, vorrei che lo fosse anche adesso che non c’è più. La
sportività è una cosa bella – ha concluso – la violenza no”.
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Su quanto successo a Catania, Luca Collodi ha chiesto un
commento al cardinale Fiorenzo Angelini, prefetto
emerito del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, da sempre attento
al mondo del calcio:
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R. – C’è uno stato d’animo direi inqualificabile che trova
modo di esplodere dove naturalmente non dovrebbe esplodere, perché se c’è un
momento, un luogo dove la pace e la serenità e il riposo deve trionfare, è
proprio una partita di calcio. Per cui lì c’è proprio la faziosità, la
delinquenza che va ad annidarsi dove il singolo e la pubblica opinione non
possono immaginare che ci possa essere. Ciò è anche un tradimento dell’onestà
delle persone.
D. – Come dobbiamo operare in concreto?
R. – Io non sono
un responsabile di questo però bisognerebbe che le
persone fossero veramente convinte che il gioco calcio non è un affare ma è un
mezzo, uno strumento di qualificazione morale, spirituale e civica del
cittadino e della società. Quindi, non soltanto fare discorsi aulici,
specialmente in prossimità delle Olimpiadi, ma sempre.
D. – Eminenza, quale responsabilità possono avere i mezzi
di comunicazione?
R. - Il calcio non ha bisogno di essere spinto, esaltato,
eccitato. E’ necessario invece influire, formare per un equilibrio mentale,
razionale, moderato. Il gioco calcio, e l’esperienza lo dimostra, può essere
una miccia, un detonatore sempre pronto ad esplodere. E’ necessario perciò
attenuare i toni, spesso trionfalistici di certa cronaca, dei titoli,
dell’esaltazione spesso falsamente eroica dei giocatori, della descrizione di
partite come fossero delle guerre, della
mistificazione di alcuni atleti che sono, come lo siamo tutti, della povera
gente. Ci si lamenta che le persone vanno sempre meno negli stadi e si ritiene
che ciò dipenda dai prezzi alti del biglietto dell’ingresso ma perchè invece
non si pensa al timore e oggi al terrore dell’insicurezza delle persone. Chi
risponde dell’agente di pubblica sicurezza morto a 38 anni? Chi ha
responsabilità di governo e nello sport, deve agire per correggere e, se
necessario, anche per reprimere. Lo sport, il gioco calcio, non può significare
paura e morte ma deve poter riaffermare di essere essenzialmente vitalità e vita.
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VESCOVI
DELLA REGIONE LOMBARDIA IN VISITA “AD LIMINA APOSTOLORUM”
- Con
noi mons. Carlo Redaelli -
Il Papa ha ricevuto in visita “ad
Limina Apostolorum” vescovi
della Conferenza Episcopale Italiana della regione Lombardia. Una regione del
nord Italia che conta 10 diocesi, 1.633 parrocchie, 5.347 sacerdoti secolari e 1.629
sacerdoti regolari. Tra i vescovi ricevuti stamane da
Benedetto XVI c’era il vescovo ausiliare di Milano, mons. Carlo Redaelli. Nell’intervista di Debora Donnini
ci parla dell’opportunità rappresentata dalla visita “ad
Limina” e delle priorità della pastorale nella ricca
regione lombarda:
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R. - Forse più che di particolari questioni si vuol
cogliere l’occasione della visita ad Limina
– è stato così anche nella nostra preparazione – come una possibilità di
verifica a tutto campo della nostra pastorale, del cammino delle diocesi
lombarde. Siamo partiti nelle nostre riflessioni dal ’91, dalla visita ad Limina
durante la quale Papa Giovanni Paolo II aveva affidato alle chiese lombarde
l’impegno di una crescita di una fede cristiana adulta e matura. Forse, adesso
aggiungeremo anche l’aggettivo “missionaria”, capace davvero di avere questo
accento missionario, cercando di valorizzare quanto c’è di positivo nella
nostra lunghissima tradizione, ma sapendola aggiornare alle sfide dell’oggi.
D. - Come si porta avanti in Lombardia l’evangelizzazione?
R. - Si porta avanti in diversi settori. Per esempio, in
quasi tutte le diocesi c’è stata una grossa riflessione ed anche qualche
concreta sperimentazione, in questi anni, sull’iniziazione cristiana. Ci si è
accorti cioè che non si può dare per scontato che un ragazzo, un bambino,
crescendo nella sua famiglia, sappia immediatamente cosa sia il Vangelo,
incontri il Signore e poi arrivando in parrocchia possa continuare questo
cammino. Bisogna partire proprio dall’inizio, anzi, ancor prima della stessa
nascita. Questo per parlare di un campo molto importante su cui stiamo
lavorando. Certamente, poi, c’è il campo dell’evangelizzazione a livello degli
adulti, con delle iniziative di catechesi, con un impegno nei confronti dei
giovani, soprattutto nel campo della lectio divina,
dell’ascolto, della meditazione della Parola, ed anche un’attenzione ai
migranti, a coloro che vengono da altre regioni del mondo, da altre culture e
da altre religioni.
D. - Movimenti e nuove realtà ecclesiali sono di aiuto in
questo?
R. - Certamente. Ogni realtà ha un suo metodo, una sua
specificità. Il lavoro da fare, che è già stato fatto e deve continuare, è
quello di una maggiore comunione, in modo da offrire possibilità diverse,
perchè
D. – La Lombardia è una delle regioni più ricche d’Italia
e d’Europa, anche qui come in altre zone si avverte l’avanzare della
secolarizzazione. Sotto questo aspetto, quali sono le risposte della Chiesa?
R. - Sicuramente il fenomeno della secolarizzazione
esiste, ma per certi aspetti qui da noi non è nuovo. In qualche maniera,
potremmo dire di essere una società post-secolarizzata, almeno per certi
aspetti. La linea su cui si insiste è quella di valorizzare al meglio la
tradizione di fede, di santità, di laboriosità, di generosità che c’è stata
nella nostra regione, rilanciando aspetti particolari: attenzione sia alla
pastorale tradizionale sia, per esempio, attenzione maggiore alla pastorale
d’insieme, guardando in particolare all’iniziazione cristiana, agli aspetti di
evangelizzazione. E poi, continuando un dialogo franco, sincero, cordiale con
le diverse realtà della cultura - gli ambienti della scuola, dell’università,
della politica, dell’economia - sapendo cogliere, nonostante tutto, nella
nostra società lombarda – e certamente ci sono - dei valori, un anelito al
Vangelo che va interpretato, va capito e va accolto.
D. - Un aspetto particolare della regione Lombardia è la
forte presenza di immigrati, con un’incidenza del 6,3 per cento sulla
popolazione residente. Una presenza alta se si pensa che la media nazionale è
del 2,6 per cento. La Chiesa come affronta questo fenomeno, questa realtà?
R. - Questo fenomeno non solo è piuttosto rilevante, ma
non è nemmeno recente. Ci sono delle comunità, per esempio nella città di
Milano, – la comunità cinese, la comunità filippina – la cui presenza nelle
nostre realtà è già alla seconda e forse alla terza generazione. In tutte le
diocesi, però, si è passati da un approccio degli anni ’80, inizi anni ’90, più
di carattere assistenziale - era
D. - Un’altra sfida dei nostri tempi, un aspetto
importante, è la pastorale per i giovani. Che cosa si fa per loro? C’è qualche
novità?
R. - Più che novità, c’è una conferma di uno strumento
tradizionale per
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RINUNCE
In
Svizzera, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi
di Chur, presentata da mons. Amédée
Grab, dei Benedettini Confederati, per sopraggiunti
limiti d’età. Il Pontefice ha anche accettato la rinuncia all’ufficio di
ausiliare della diocesi di Chur, presentata da mons. Peter Henrici, gesuita, sempre
per sopraggiunti limiti d’età.
CARI GIOVANI, IMPARATE AD AMARE NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI
COME
FECE GESU’ NELLA SUA QUOTIDIANITA’,
PERCHE’ SOLO L’AMORE CHE VIENE
DA DIO
CAMBIA IL CUORE DELL’UOMO E DURA PER SEMPRE: COSI’ BENEDETTO XVI
NEL
MESSAGGIO PER LA GMG 2007, CHE QUEST’ANNO SI CELEBRA
A LIVELLO DIOCESANO
Un
Messaggio per “ravvivare” nei giovani la “fiducia nell’amore vero, fedele,
forte”, l’amore che “genera pace e gioia” e che rende “testimoni della carità”.
E’ la dichiarazione d’intenti che apre il Messaggio di Benedetto XVI per la
Giornata mondiale della gioventù 2007, che quest’anno si celebrerà a livello
diocesano, come di consueto, la Domenica delle Palme, il prossimo primo aprile.
Sui contenuti del Messaggio, il servizio di Alessandro De Carolis.
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(musica)
Cari giovani “vorrei invitarvi a osare l’amore”, perché
l’amore “è la sola forza in grado di cambiare il cuore dell’uomo e l’umanità
intera, rendendo proficue le relazioni tra uomini e donne, tra ricchi e poveri,
tra culture e civiltà”. Un amore che non va confuso con i sentimenti umani, che
sono volubili, che possono generare “carenze” o, peggio, “delusioni”. Si avvertono
chiari echi dell’enciclica Deus caritas est nelle pagine che racchiudono il Messaggio
di Benedetto XVI per la GMG 2007, preludio al raduno mondiale di Sydney del
prossimo anno. “Come io vi ho amato, così amatevi gli
uni gli altri” è il titolo della meditazione papale. Ma, si chiede subito il
Pontefice, “è possibile amare”? E’ “un’utopia”, “bisogna rassegnarsi”? La
risposta di Benedetto XVI ai giovani è no: l’amore “vero, fedele e forte”,
quello “che lega le persone, facendole sentire libere
nel reciproco rispetto” esiste.
Il Papa
sviluppa la sua riflessione in tre momenti, applicandone poi i principi
spirituali agli ambiti dell’esistenza di ogni giovane: vita quotidiana, ricerca
del futuro, presenza nella Chiesa. Dio, afferma, è l’’unica’ sorgente ‘dell’amore vero’ e il mistero della Trinità è la rivelazione “più luminosa
della fonte dell’amore”. Ma è in Gesù che il mistero di Dio-Amore si manifesta
all’uomo: un amore che ha la misura “senza limiti” del dono di sé, che Gesù
dimostra morendo sulla Croce. Guardando a Cristo, scrive ai giovani Benedetto
XVI, si comprende dunque “come” si ama secondo Dio. E trasferendo l’altezza di
questo modello nella vita di tutti giorni, il Papa si sofferma sulla vocazione
dei giovani che si preparano al futuro. “Se siete fidanzati, Dio ha un progetto
di amore sul vostro futuro di coppia e di famiglia ed è quindi essenziale che
voi lo scopriate con l’aiuto della Chiesa, liberi – dice il Pontefice - dal
pregiudizio diffuso che il cristianesimo, con i suoi comandamenti e i suoi
divieti, ponga ostacoli alla gioia dell’amore ed impedisca in particolare di
gustare pienamente quella felicità che l’uomo e la donna cercano nel loro
reciproco amore”. La castità del fidanzamento, aggiunge, “permette di maturare
nell’amore” e “sviluppare il rispetto dell’altro”, giacché il “vero amore” non
ricerca per prima cosa “il proprio soddisfacimento o il proprio benessere”.
Benedetto
XVI invita i giovani a coltivare la preghiera che illumina il percorso di vita
di ogni persona, nella vita di famiglia come in quella di consacrazione a Dio.
L’Eucaristia, ripete, “è la grande scuola dell’amore” perché permette di
penetrare nel cuore dell’amore di Dio, permettendo di “sfuggire alla
rassegnazione” e di “infondere coraggio” per essere coerenti
al Vangelo. Indicando ai giovani l’esempio dei Santi e in particolare citando
quello offerto da Madre Teresa di Calcutta, Benedetto XVI lascia questa
consegna ai ragazzi e alle ragazze che si preparano alla GMG
di Sidney 2008: “Cari giovani, coltivate i vostri talenti non soltanto
per conquistare una posizione sociale, ma anche per aiutare gli altri ‘a crescere’. Sviluppate le vostre capacità, non solo per
diventare più ‘competitivi’ e ‘produttivi’, ma per essere ‘testimoni della carità’”.
(musica)
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LA CONFERENZA MONDIALE DEGLI ISTITUTI SECOLARI
-
Intervista con Emilio Tresalti -
Sabato e
domenica si è svolto nell’Aula Nuova del Sinodo, in Vaticano, un Simposio a 60
anni dalla Costituzione Apostolica di Pio XII Provida Mater Ecclesia
(2 febbraio 1947), che riconosceva gli Istituti secolari. L’incontro, promosso
dalla Conferenza Mondiale Istituti Secolari, ha visto la partecipazione di
oltre 400 fra responsabili e membri degli istituti secolari sia
di diritto pontificio che diocesano. Al vice presidente della Conferenza, il
professor Emilio Tresalti, consultore presso
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R. - La caratteristica degli Istituti
Secolari è quella di vivere i consigli evangelici nel mondo, inseriti nel
proprio ambiente sociale, esercitando la propria attività professionale con
spirito evangelico. Ogni membro è chiamato a vivere una vita di consacrazione
testimoniando Cristo nelle esperienze di vita quotidiana, essendo inserito nei
diversi ambiti della società e ad agire in essa come
sale, luce e fermento. Questa è stata l'intuizione che ha dato origine agli
Istituti Secolari e che essi ora cercano di sviluppare per rispondere sempre
meglio alle sfide del mondo di oggi.
D. - Quali sono
gli elementi essenziali della Costituzione Apostolica Provida Mater Ecclesia?
R. - Secondo questa Costituzione,
D. - Si tratta di
un documento che anticipa il Concilio Vaticano II esortando i laici ad
impegnarsi nella sequela di Cristo, vergine, povero ed obbediente rimanendo
nella condizione di vita del proprio stato secolare…
R. - In un certo senso sì. Si tratta di
un documento che anticipa il Concilio Vaticano II che più tardi, nella
Costituzione Dogmatica Lumen Gentium, ha fatto
emergere con forza la funzione dei laici nella Chiesa. Nella Provida Mater Ecclesia,
D. - Già San
Francesco di Sales riconosceva che la perfezione
della vita cristiana poteva e doveva essere vissuta in ogni circostanza e
situazione esistenziale, essendo la vocazione alla santità universale…
R. - Certamente. La vocazione alla santità è per tutti ed
è possibile in qualsiasi condizione di vita.
D. - Cosa bisogna fare
per aderire a questi Istituti?
R. - Per prima cosa, bisogna
sentirsi chiamati a vivere questo tipo di vita; fare una verifica delle proprie
attitudini e della propria capacità di autonomia; entrare in contatto con gli
istituti il più possibile per discernere quale risponde alla propria chiamata
personale.
D. - Quali sono i
frutti degli Istituti Secolari?
R. - Essere lievito nella massa, essere inseriti nelle
differenti realtà del mondo, nelle difficili situazioni in cui si incontra la
persona umana, trasformando il mondo dal di dentro a
esempio di Cristo, valorizzando e facendo crescere tutti i fermenti di bene già
presenti nel mondo.
D. - Vi definite secolari ma cercate di vincere il secolarismo, cioè quel
modo di essere che vuol fare a meno di Dio…
R. - Certamente! E non dobbiamo confondere secolarità con
secolarismo. La secolarità è l'opposto del secolarismo. Essere
secolari significa rimanere nel contesto culturale e sociale del proprio
tempo, amare la realtà del mondo e assumerla come luogo della propria
santificazione e missione e lì lavorare per la felicità della persona umana
seguendo l'esempio di Cristo che fu il primo consacrato secolare.
D. - Come essere
"nel mondo senza essere del mondo"?
R. - Non è un compito facile perché i membri degli
Istituti Secolari agiscono sotto la propria responsabilità e lavorano in luoghi
differenti. Nello stesso Istituto ci possono essere medici, infermieri, operai,
contadini, insegnanti, impiegati, avvocati, spazzini, pittori, ecc, e ciascuno
lavora e dà la sua testimonianza senza segni distintivi. Ogni membro condivide
la condizione sociale delle altre persone del suo ambiente, però vive la
castità, la povertà e l'obbedienza. Come tutti lavora molte ore al giorno conservando un’intensa unione con Dio.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - "Difendere, aiutare,
tutelare e valorizzare la famiglia nella sua unicità irripetibile":
all'Angelus della Giornata per la vita, Benedetto XVI esorta a rinnovare il
grande "sì" all'amore autentico e alla realtà dell'uomo secondo il
progetto originario di Dio.
Servizio estero - In evidenza l'Iraq: a Baghdad
infuriano le violenze.
Servizio culturale - Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo "Il coraggio di un 'Giusto' nella città di Francesco": ricordo di don
Aldo Brunacci che salvò oltre trecento ebrei.
Servizio italiano - In primo piano i funerali
dell'agente Filippo Raciti nel Duomo di Catania.
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5 febbraio 2007
UN
ANNO FA, A TREBISONDA, LA MORTE DI DON ANDREA SANTORO,
CORAGGIOSO
SERVITORE DEL VANGELO, IMPEGNATO NEL DIALOGO TRA LE RELIGIONI.
IL
CARDINALE CAMILLO RUINI IN TURCHIA CON I FAMILIARI DEL SACERDOTE.
AI
NOSTRI MICROFONI, LA TESTIMONIANZA DA TREBISONDA DI MONS.
MAURO PARMEGGIANI
“Siamo venuti per dare un contributo alla pace tra i
popoli e tra le religioni, per testimoniare che il dialogo tra le religioni è
possibile e doveroso, nel rispetto della fede di ciascuno e nell'amore per il
fratello che è presente in ogni persona umana”: queste le parole del cardinale
vicario Camillo Ruini, nell’omelia pronunciata oggi a
Trebisonda, in Turchia, durante la messa per il primo anniversario della morte
di don Andrea Santoro, sacerdote fidei donum della diocesi di Roma, ucciso
mentre pregava nella sua chiesa di Santa Maria. “Siamo venuti nello
stesso spirito con cui è venuto tra voi don Andrea – ha detto il cardinale Ruini – con l'animo cioè di un amico della Turchia e del
popolo turco, con atteggiamento di stima e di rispetto per l'Islam e la
religione musulmana”. A Trebisonda, si è vissuto un momento di particolare emozione quando i genitori del giovane assassino di don
Andrea hanno voluto incontrare il cardinale Ruini,
esprimendo dolore e rammarico per il delitto commesso dal figlio. Con il
porporato, sono in Turchia il segretario generale del vicariato, mons. Mauro Parmeggiani, la mamma e le sorelle di don Andrea. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
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(musica)
“Il Signore colga
l’anima di questo silenzioso e coraggioso servitore del Vangelo e faccia sì che
il sacrificio della sua vita contribuisca alla causa del dialogo fra le
religioni e della pace tra i popoli”.
Don Andrea Santoro non è morto invano. L’auspicio di
Benedetto XVI, tre giorni dopo la sua tragica morte, non è caduto nel vuoto.
Tra i sogni del sacerdote romano c’era quello di costruire un centro culturale
per il dialogo tra le tre grandi religioni monoteistiche in quella che era
diventata la sua patria d’adozione, l’Anatolia. Questo sogno sta per diventare
realtà. A maggio, infatti, grazie all’impegno della Regione Lazio, verrà inaugurato ad Iskenderun un
centro per il dialogo interreligioso ed una biblioteca con i testi sacri ad
ebrei, cristiani e musulmani. Innamorato di Cristo, ha sempre cercato di
incontrare l’altro, di dialogarci. Don Andrea è stato, dunque, davvero un
chicco di grano che morendo ha dato molto frutto. E oggi a Trebisonda, con il
cardinale Ruini, è come se idealmente fosse presente
tutta la diocesi di Roma, che ha donato don Andrea a quella Chiesa. Ecco, dalla
cittadina turca, la riflessione di mons. Mauro Parmeggiani:
R. – Il senso è quello di essere venuti qui,
con l’atteggiamento interiore di don Andrea, per essere ‘fratello tra i fratelli’ ed essere una fiamma che tiene ancora accesa la
presenza cristiana in questi luoghi. Rimangono piccoli segni di questa Chiesa,
segni che non possono esprimersi più di tanto. Noi siamo venuti per stare qui
insieme a questi cristiani e per dare anche un segno di dialogo, di rispetto
verso il popolo turco, i fratelli di religione musulmana. Noi crediamo – come
credeva don Andrea – nel dialogo interreligioso. Siamo venuti qui anche per prendere come insegnamento quello che lui ci
ha insegnato: donare la vita fino a morire per Cristo, impegnarci come
cristiani a vivere questo amore incondizionato fino alla fine. Abbiamo trovato
una comunità piccola, ma che ci ha accolto con gioia. Noi siamo rimasti
confortati dal loro esempio, dalla loro testimonianza di fede, dal coraggio che
hanno nel testimoniare la fede, nel dirsi cristiani in questa terra.
D. – Don Andrea Santoro ha seminato e seminato bene. Quali
sono i frutti che ora si possono raccogliere in quella terra?
R. – Speriamo che i frutti siano quelli di un dialogo
maggiore, rispettoso, dove in fondo abbia risalto ciò che è buono. Auspichiamo
che dal suo sacrificio nasca un’epoca di maggior dialogo, di maggior rispetto
tra le religioni.
Don
Andrea sapeva bene quali rischi correva nell’annunciare l’amore cristiano in
una terra difficile come Trebisonda. Questa consapevolezza, vissuta con la
serenità di chi nulla teme, perché radicato in Cristo, emerge con forza da
queste parole, raccolte in Turchia, nel 2004, dal programma di RAI UNO “A Sua immagine”:
“La fede è partenza. La fede è accogliere la partenza di
Dio verso di noi. Lui cerca noi. Lui viene incontro a noi. Ma poi diventa la
nostra partenza, animati dallo stesso spirito d’amore … In che modo ancora oggi
possiamo proseguire questa nostra partenza? Armati con lo stesso bagaglio di
Paolo: il nome di Gesù, un nome di salvatore, di riconciliatore, di
rappacificatore. Un nome nel cui sangue noi siamo radunati nell’unità del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e un nome nel cui sangue siamo
disposti a dare il nostro sangue (…) ri-seminando la stessa parola. Riseminare il Vangelo: riaccendere queste piccole luci, tornare qui
ad Antiochia per riprendere questo fuoco iniziale,
per ri-imparare di nuovo come si semina la Chiesa
nello spirito di pace … A contatto con i musulmani, a contatto con gli ebrei, a
contatto con le varie comunità cristiane: ecco, si tratta di presentarsi con il
nome di Gesù, avendo in noi le sue stimmate. Dobbiamo mostrare il nostro
amore che ci trapassa il cuore e che si infigge anche sulle nostre mani”.
(musica)
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IN UN FILM
DI TANTI PICCOLI ANIMALI DIVENTATI FAMOSI IN
TUTTO IL MONDO
In questi giorni sugli schermi italiani Miss Potter,
un film delicato nel quale Renèe Zellweger
interpreta la figura di Beatrix Potter, straordinaria
scrittrice anglosassone di delicate fiabe per l’infanzia, il cui mondo,
disegnato con altrettanta maestria, si popola di tanti piccoli animali
diventati famosi in tutto il mondo. Il servizio di Luca Pellegrini:
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(musica)
“Coniglietti in giacche con i bottoni di ottone. Come fate
ad immaginare certe cose?...”
“Mmm… Il vostro libro non
venderà molte copie, ma se ne potrebbe trarre un limitato profitto. Il vostro
libricino verrà pubblicato”.
Ne scrisse davvero molte di storie per l’infanzia, ventitrè in tutto, vendendo, da quel
lontano 1902, anno di pubblicazione del primo e famoso I racconti di Peter
Rabbit, milioni di copie capaci di affascinare,
per tenerezza, fantasia e originalità, intere generazioni di bimbi e di mamme.
Beatrix Potter è stata una delle prime autrici
indipendenti nella storia dell’editoria, entusiasticamente attiva per diciotto
anni, fino al 1920, quando, per problemi di vista, dovette interrompere la sua
anche lucrosa attività. Il bel film di Chris Noonan ripercorre parte dell’infanzia della scrittrice e
parte degli inizi della sua attività artistica, iniziata e segnata dall’amore
per la natura e da quello per la pittura: coniglietti, oche, ranocchie,
topolini, porcellini e altri animali del bosco e dei campi sono entrati
nell’immaginario infantile attraverso i suoi delicatissimi acquerelli, a
corredo di storie piccole e meravigliose. Renèe Zellweger interpreta la scrittrice con grande sensibilità e
con quel misto di ingenuità e forza che ne contraddistinsero la vita, segnata
da un tragico amore e da un innato e inassopito senso
civico: molti dei suoi guadagni furono fin da allora, infatti, finalizzati alla
preservazione della campagna inglese sottoposta alla speculazione di
latifondisti senza scrupoli. Delicatamente la sceneggiatura si sospende tra
realtà e magia; delicatamente affronta l’amore, la passione e il dolore, vibra
di colori antichi, di fruscii di sete aristocratiche e piccoli carillon
romantici. Sono tante e deliziose gioie condivise, che Miss Potter
ha con naturalezza e genialità portate nelle tane dei suoi coniglietti e nelle
stanze di tanti, affascinati, sorridenti bambini.
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5 febbraio 2007
INAUGURATO
IL SITO WWW.VISITADOPAPA.ORG.BR
CHE CONTIENE COMUNICATI
E INFORMAZIONI
SUI PREPARATIVI DELLA VISITA APOSTOLICA
DI
BENEDETTO XVI IN BRASILE
APARECIDA. = Dal 1° febbraio, è possibile trovare
informazioni e notizie sulla prossima visita di Benedetto XVI in Brasile, in
occasione dell’inaugurazione della V Conferenza Generale dell’Episcopato
Latinoamericano e dei Caraibi, sul sito www.visitadopapa.org.br.
Sull’indirizzo web si possono seguire i preparativi e l’organizzazione che
L’INVITO ALLA CALMA E AL RIFIUTO DELLA LOGICA DELLA
VIOLENZA AL CENTRO DEGLI APPELLI LANCIATI IERI DAI LEADER RELIGIOSI CRISTIANI E
MUSULMANI DEL LIBANO
BEIRUT. = Il Patriarca
maronita, il cardinale Nassrallah Sfeir,
durante la messa di ieri nella capitale libanese, ha duramente criticato coloro
che cercano di strumentalizzare le persone per realizzare un loro
proprio progetto ed ha continuato a richiamare i responsabili politici
ai loro doveri civici che si fondano sui principi morali perenni: la pace, la
tolleranza e l'accoglienza dell’altro. Il patriarca – come riferisce l’Agenzia AsiaNews – ha rinnovato il suo appello a non risparmiare
nessuno sforzo per purificare gli animi e per aiutare la popolazione a restare
nella terra dei loro padri. In particolare il patriarca Sfeir
si è congratulato con l’esercito libanese per l’atteggiamento tenuto durante
gli ultimi incidenti, esprimendo compiacimento per l’imparzialità mostrata; in
tal modo si sono risparmiate al paese nuove divisioni. Egli ha anche indicato
ai responsabili politici il comportamento dell’esercito come modello di
convivenza, “da prendere ad esempio”. Anche il vice presidente del Consiglio superiore sciita, cheikh Abdel Amir
Kabalan, si è rivolto ai responsabili politici per
chiedere di ascoltare la voce delle loro coscienze, che vieta l’uccisione e la
violenza. Ai responsabili politici ha chiesto di svolgere i loro compiti in
modo capace di risparmiare al Paese una nuova ondata di violenza ed ha espresso
il suo desiderio che riprenda il dialogo inter-libanese,
unica via per costruire un futuro migliore per tutti i cittadini del Libano.
Della necessità di riprendere il dialogo ha parlato anche il patriarca greco-melkita Gregorio III Laham,
il quale durante la cerimonia di presa di possesso del nuovo ausiliare
patriarcale mons. Abdo Arbach,
nella cattedrale della Madonna del Soccorso, nella città di Zahle,
nella Bekaa, ha auspicato la ripresa del dialogo
come via necessaria e condizione per una pace durevole ed una
soluzione “nobile e degna della storia del Libano”. Egli ha espresso la
sua condanna contro quelle voci che si alzano contro la dignità dell’uomo ed ha
chiesto la firma di un accordo tra tutti i politici che proibisca l’uso di
minacce e parole che possano ferire le persone e la loro storia personale.
"L'AZIONE
MISSIONARIA DELLA CHIESA IN COLOMBIA", È IL TEMA CENTRALE
DELLA
82.MA ASSEMBLEA PLENARIA DELL'EPISCOPATO
CHE SI
APRE OGGI A SANTAFÉ DI BOGOTÀ
- A
cura di Luis Badilla -
BOGOTA’. = In particolare, si legge nel
Comunicato del 22 gennaio scorso che annunciava la Plenaria, si tratterà di
approfondire le principali sfide dell’impegno missionario nelle difficili
circostanze che vive il popolo colombiano, e la Chiesa è chiamata ad accompagnare
tutti, credenti e non credenti, nel cammino della pace e della riconciliazione.
In questo senso, i vescovi rifletteranno anche proprio sulla piaga della
violenza che ormai, quasi come una spirale irrefrenabile, sembra coinvolgere
ogni realtà della nazione. L’apertura dei lavori dell’episcopato locale sarà
fatta a poche ore dall’uccisione di un altro sacerdote, padre Martiniano Rueda Montoya, 39 anni, parroco
nel territorio di San José de Urama,
nel municipio de Dabeiba (Antioquia).
L’omicidio risale al 28 gennaio scorso, ma se ne è avuta notizia solo due
giorni fa. L’episcopato colombiano, e la Chiesa cattolica, hanno ormai pagato
un alto prezzo di sangue nello svolgimento della loro missione e pertanto
conoscono direttamente la violenza che sconvolge la Colombia da molti decenni.
Il loro impegno in favore della pace e della rimozione delle cause che stanno
all’origine della violenza generalizzata, è costante e perciò si attende che
l’Assemblea plenaria affronti ancora una volta la problematica.
UNA PASTORALE GIOVANILE CHE ATTRAVERSO LA
MISSIONE RISPONDA ALLE SFIDE
DI OGGI: A PROPORLA È IL XV INCONTRO LATINOAMERICANO DEI RESPONSABILI
DI PASTORALE GIOVANILE INIZIATO IERI A CITTÀ DEL PANAMA
CITTÀ DEL PANAMA. =
Intende promuovere una esperienza di Gesù Cristo vivo,
dinamizzando il discepolato
missionario per rivitalizzare la costruzione della
civiltà dell’amore nell’America Latina, il XV Incontro Latinoamericano dei
responsabili di pastorale giovanile che si è aperto ieri a Città del Panama.
Organizzato dalla sezione gioventù del Consiglio episcopale Latinoamericano,
riferisce l’agenzia Fides, si concluderà l’11 febbraio. L’incontro si propone
di condividere il cammino di preparazione alla V Conferenza Generale del CELAM;
di analizzare la realtà dei Paesi dell’America Latina e dei Caraibi e la realtà
dei giovani, per scoprire l’incidenza della pastorale giovanile come
costruttrice della civiltà dell’amore. Sul tema “Discepoli e Missionari di Gesù
Cristo, qui ed ora, costruttori della Civiltà dell’Amore”, l’iniziativa vuole
identificare atteggiamenti ed opzioni fondamentali del discepolo e della sua
missione nell’ambito della pastorale giovanile, cercando di rispondere alle
sfide che l’attuale realtà presenta. (T.C.)
LUTTO
NELL’EPISCOPATO DELLA CHIESA FILIPPINA: È MORTO A DIGOS
MONS.
GENEROSO CAMINA, RICORDATO COME PALADINO DEI POVERI
DIGOS CITY. = Si è spento l’1 febbraio scorso a Digos, nelle Filippine, mons. Generoso Camina,
primo vescovo della diocesi di Digos, creata nel 1980
da Giovanni Paolo II. I fedeli della diocesi, scrive l’agenzia AsiaNews, lo ricordano un paladino dei poveri, una voce
critica contro il governo ma soprattutto un uomo semplice e vicino alla sua
comunità. Noto per le sue campagne contro la povertà e per le sue critiche alla
politica economica di numerosi governi, il presule era considerato uno dei
padri della lotta alla disparità sociale nel Paese. A lui si deve, il 22 agosto
del 1989, la fondazione delle Figlie apostoliche di Maria, congregazione di
religiose con lo scopo di servire i poveri. Diverse le province in cui le suore
sin dalla loro nascita, si sono dedicate in opere di assistenza umanitaria. Particolare
merito è stato attribuito loro durante il periodo del disastro causato dal
tifone El Nino, nel 1998. Mons.
Camina, ordinato sacerdote nel 1962, era stato
nominato vescovo il 24 maggio del 1978. (T.C.)
I
FRANCESCANI CONVENTUALI APRONO UNA COMUNITÀ IN KAZAKHSTAN, AD ASTANA, PER UNA
MISSIONE INTERNAZIONALE.
È
ASTANA. = Sarà inaugurata ad
agosto la prima casa dei francescani conventuali in Kazakhstan.
La comunità sarà formata da tre religiosi, il polacco padre Andrej
Kulcinsky e i due italiani padre Roberto Peretti e padre Roberto Brandinelli,
e porterà avanti una missione internazionale. Attualmente i frati, che da circa
due anni si preparano per fare il loro ingresso nel Paese, si trovano a San
Pietroburgo per imparare meglio la lingua russa. La decisione di aprire la comunità francescana
nell’ex Repubblica sovietica è scaturita da un invito rivolto dal presidente Nursultan Nazarbaev al ministro
generale dell’Ordine dei frati minori conventuali, padre Joachim
Giermek, in occasione del primo Congresso interreligioso
mondiale convocato nella capitale kazaka nel
settembre 2003. La proposta è stata successivamente discussa e avallata da
mons. Tomasz Peta.
L’ONU
CHIEDE ALLE AUTORITÀ ALGERINE UNA STRATEGIA
PER
ARGINARE IL FENOMENO DELLE VIOLENZE SULLE DONNE.
LA
LORO PERSISTENZA È DOVUTA ANCHE A TABÙ SOCIALI
ALGERI. = Un rapporto dell’ONU denuncia continue violenze
contro le donne in Algeria. Yakin Erturk,
membro del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, nei giorni scorsi,
riferisce l’agenzia MISNA, ha avuto una serie di incontri nel Paese con
esponenti di governo, rappresentanti di organizzazioni non governative e
associazioni locali impegnate nella difesa dei diritti umani, per discutere del
problema. “Le violenze contro le donne in Algeria richiedono un immediato
intervento delle istituzioni governative e la predisposizione di urgenti misure
per porre fine a un fenomeno ancor oggi invisibile a causa di persistenti tabù
sociali”: scrive in un rapporto
ASSEGNATO
AL SOVRANO DELLA THAILANDIA, RE BHUMIBOL ADULYADEJ
IL
PRIMO PREMIO PER I LEADER GLOBALI
BANGKOK. =
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5 febbraio 2007
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
In Indonesia si aggrava il bilancio dei morti
causati da alluvioni e inondazioni: secondo le autorità locali sono morte
almeno 29 persone. Il governo ha dichiarato lo stato di calamità naturale e
ha dispiegato oltre 12.600 uomini per cercare di aiutare la popolazione. Il servizio di Maria
Grazia Coggiola:
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E’ la peggiore inondazione degli ultimi cinque anni per
l’Indonesia. Dopo alcuni giorni di piogge torrenziali, il 75 per cento della
capitale, Giacarta, sembra sia completamente allagato
e almeno per ora ci sarebbero poche speranze per un miglioramento del mal tempo.
Secondo alcune stime, sarebbero 340 mila gli alluvionati e ci sarebbe anche il
rischio di malattie infettive per via del sistema fognario che non è più
funzionante. Migliaia di persone sono state costrette a cercare riparo sui tetti
delle case, scuole e moschee. In larga parte della città dove vivono 12 milioni
di abitanti, non c’è corrente e manca l’acqua potabile. Le squadre di soccorso
sono al lavoro per cercare di salvare le persone intrappolate da metri di
detriti e di fango ma le condizioni del tempo impediscono ancora in parte le
operazioni di soccorso. Secondo i meteorologi, le piogge potrebbero continuare
ancora per diversi giorni.
Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Si è aperta stamani a Parigi la Conferenza
internazionale “Free Children from War” con l’obiettivo di analizzare il turpe
fenomeno dei bambini soldato, rilevante in Africa ma presente anche in Asia: in
Myanmar, in particolare, il governo recluta bambini
di 12 anni. In Medio Oriente, poi, molti minori vengono
reclutati da organizzazioni estremiste palestinesi e in Sud America almeno 14
mila bambini sono coinvolti in scontri tra milizie paramilitari e guerriglia.
Sotto accusa sono anche, per diverse organizzazioni umanitarie, le accademie
militari britanniche e statunitensi, dove si entra a 16 anni. Il servizio di Francesca Pierantozzi:
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Sono 250 mila nel mondo i bambini, o bambine, con un
fucile più grande di loro, arruolati a combattere guerre che non capiscono,
uccisi, feriti o violentati, strappati ad un’infanzia mai vissuta. Sui bambini
soldato si è aperta a Parigi una Conferenza internazionale, presieduta dalla
direttrice generale dell’UNICEF, Ann Veneman, e dal ministro degli Esteri francese, Philippe Douste-Blazy. Sono presenti tutti gli istituti coinvolti, a cominciare
dagli Stati in cui esiste il drammatico fenomeno dei bambini soldato, passando
per i Paesi donatori e le organizzazioni impegnate sul campo. Tutti i presenti
dovranno sottoscrivere un insieme di risoluzioni, i cosiddetti impegni di
Parigi, che sottolineeranno la volontà comune di prevenire e lottare contro
l’arruolamento dei bambini. Le risoluzioni non avranno però alcun valore
coercitivo. I partecipanti alla Conferenza dovranno anche portare il loro
appoggio ai principi di Parigi, ovvero un’attualizzazione
delle migliori pratiche, per evitare ai minorenni di raggiungere i gruppi
armati e per facilitare il loro reinserimento nella comunità. Questa lista di
proposizioni, stilata dieci anni dopo i principi di Città del Capo, dovrebbe
insistere soprattutto sulla protezione e il reinserimento delle ragazzine
minorenni, spesso violentate, madri giovanissime e respinte dalle loro stesse
famiglie. Presenti alla Conferenza di Parigi anche i Paesi dell’Unione Europea,
il Giappone e il Canada, molti Paesi africani, asiatici e del Sud America.
“Tutti i Paesi presenti qui – ha detto il ministro Douste-Blazy – sono qui per dire ai Paesi donatori:
‘abbiamo bisogno di voi e ne abbiamo bisogno a lungo’”.
Douste-Blazy ha definito il reclutamento dei
bambini soldato un crimine contro l’umanità e il ministro ha poi sottolineato
che “un bambino soldato è un bambino perduto per la pace e per la crescita”.
Francesca Pierantozzi, da
Parigi, per la Radio Vaticana.
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In Iraq le violenze non hanno
fine: almeno 15 persone sono morte in seguito a nuovi attentati compiuti in due
zone di Baghdad. Violenze anche nel sud del Paese, dove l’esplosione di una
bomba ha provocato la morte di un soldato britannico. Sale così a 100 il numero
di militari del Regno Unito morti in Iraq a partire dal 2003. E’ pesantissimo,
poi, il bilancio della scorsa settimana: in scontri e attacchi sono rimasti
uccisi, secondo fonti locali, almeno 1000 persone. La
maggior parte di queste vittime sono civili. Negli Stati Uniti, intanto, il presidente americano George Bush presenterà il nuovo budget per l’Iraq; secondo
anticipazioni di stampa, i costi della guerra in Iraq arriveranno a quasi 300
miliardi di dollari nei prossimi due anni e mezzo.
In Iran, un migliaio di
studenti hanno formato stamani, a Teheran, una catena
umana a sostegno del programma nucleare iraniano. In un comunicato diffuso al
termine della manifestazione, i promotori affermano che “il popolo iraniano, e
soprattutto la sua gioventù, non accetteranno alcuna risoluzione vergognosa”.
Fonti diplomatiche a Vienna, sede dell’Agenzia internazionale per l’energia
atomica (AIEA), hanno riferito intanto che l’Iran ha installato 164 centrifughe per
l’arricchimento dell'uranio nel suo impianto sotterraneo di Natanz.
Secondo le stesse fonti, sono in totale 328 le
centrifughe installate finora dalla Repubblica islamica.
Nei Territori Palestinesi la
situazione appare più tranquilla dopo l’incontro, nella notte, tra dirigenti
del gruppo radicale al governo, Hamas, ed il partito del presidente Abu Mazen, al Fatah.
Ma la tensione resta alta: non si hanno ancora notizie, infatti, del nipote di
un leader di al Fatah,
rapito ieri da uomini armati. Sul versante politico, il premier palestinese Haniyeh ha fatto sapere che parteciperà domani, alla Mecca,
al vertice interpalestinese. Lo scopo del summit, al quale prenderà parte anche
il presidente Abu Mazen, è
quello di trovare un accordo
per la formazione di un governo palestinese di unità nazionale.
L’ex presidente libanese Anim Gemayel ha accusato la Siria di preparare un colpo di Stato
in Libano per rovesciare il governo del premier Fuad Siniora. In un’intervista rilasciata all’emittente
statunitense ‘CNN’, Gemayel ha anche detto che il
governo di Damasco vuole bloccare l’insediamento di un tribunale internazionale
sull’assassinio dell’ex premier libanese Rafik Hariri. Secondo l’ex capo di Stato libanese, la Siria
sarebbe “il principale indiziato” nell’assassinio di Hariri
e in quello di Pierre Gemayel,
rimasto ucciso in un attentato compiuto lo scorso 21 novembre. Pierre Gemayel era il fratello
dello stesso ex presidente Amin.
“E’ il momento di un salto in avanti” nel processo
costituzionale europeo. Lo sottolinea il presidente del Consiglio italiano,
Romano Prodi, dopo i colloqui a Lussemburgo con il premier lussemburghese Jean Claude Junker. “L’allungamen-to dei
tempi che molti vogliono è fatto estremamente dannoso”, spiega Prodi precisando
che un calendario certo “è quello su cui si lavora”.
Nei Paesi Baschi due ordigni sono esplosi,
nella notte, nella stazione ferroviaria di Barakaldo
senza fortunatamente provocare vittime. La polizia spagnola sta indagando per accertare
eventuali responsabilità dell’organizzazione terroristica basca dell’ETA. Le
esplosioni sono avvenute poche ore dopo l’arresto di 18 presunti membri di un
movimento indipendentista legato all’ETA. La tregua permanente, proclamata a
marzo dall’ETA, è stata già infranta con l’attentato compiuto lo scorso 30
dicembre all’aeroporto di Madrid e costato la vita a due persone.
In Venezuela si sono tenute, ieri,
celebrazioni per commemorare il 15.mo
anniversario del tentativo di colpo di Stato guidato da Hugo
Chavez, attuale presidente e allora tenente
colonnello dei paracadutisti. Una sfilata militare nelle strade di Caracas è
stata preceduta dal discorso del capo di Stato venezuelano, che ha definito il
putsch mancato del 4 febbraio 1992 “un lampo che ha illuminato l’oscurità”.
Durante il tentativo di colpo di Stato sono morti oltre 80 civili e 17 militari.
In Somalia, il primo ministro del governo di
transizione, Ali Mohamed Gedi,
ha aperto stamani a Mogadiscio la riunione di riconciliazione che punta a
consolidare la pace. Al summit prendono parte 200 capi clan e rappresentanti di
organizzazioni umanitarie. Ma nel Paese continuano gli attacchi degli
integralisti delle Corti islamiche: anche questa mattina quattro razzi sono
stati lanciati contro il porto di Mogadiscio. Fortunatamente non ci sono state
vittime. Lo Yemen, intanto, si è detto disposto ad
accogliere il numero due delle Corti islamiche, il moderato Sheikh
Sharif Ahmed.
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