RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 36  - Testo della trasmissione di lunedì 5 febbraio 2008

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La “ferma condanna” per ogni gesto di violenza che macchia il mondo del calcio: nel telegramma inviato a nome del Papa  in seguito all’uccisione dell’ispettore capo Raciti. Stamane i funerali nella cattedrale di Catania. Con noi il cardinale Fiorenzo Angelini

 

Stamane il Papa ha ricevuto vescovi della regione Lombardia in visita “ad Limina Apostolorum”: intervista con mons. Carlo Redaelli  

 

Cari giovani, imparate ad amare nella vita di tutti i giorni come fece Gesù nella sua quotidianità: così Benedetto XVI nel messaggio per la prossima GMG, quest’anno a livello diocesano

 

A 60 anni dalla Costituzione Apostolica di Pio XII Provida Mater Ecclesia, si è svolta nel fine settimana in Vaticano la Conferenza mondiale degli istituti secolari: intervista con Emilio Tresalti

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il cardinale Camillo Ruini in Turchia un anno dopo la morte di don Andrea Santoro, impegnato nel dialogo tra le religioni: ai nostri microfoni, da Trebisonda, mons. Mauro Parmeggiani

 

In un film la storia di Beatrix Potter, la scrittrice anglosassone che ha popolato delicate fiabe per l’infanzia di tanti piccoli animali diventati famosi in tutto il mondo

 

CHIESA E SOCIETA’:

Inaugurato il sito www.visitadopapa.org.br che contiene comunicati e informazioni sui preparativi della visita apostolica di Benedetto XVI in Brasile

 

L’invito alla calma e al rifiuto della logica della violenza al centro degli appelli lanciati ieri dai leader religiosi cristiani e musulmani del Libano

 

"L'azione missionaria della Chiesa in Colombia", è il tema centrale della 82.ma Assemblea plenaria dell'episcopato che si apre oggi a Santafé di Bogotà

 

Una pastorale giovanile che attraverso la missione risponda alle sfide di oggi: a proporla è il XV Incontro latinoamericano dei responsabili di pastorale giovanile che inizia oggi a Panama City

 

Lutto nell’episcopato della Chiesa filippina: è morto a Digos mons. Generoso Camina

 

I francescani conventuali aprono una comunità in Kazakhstan, ad Astana, per una missione internazionale

 

L’ONU chiede alle autorità algerine strategie per arginare il fenomeno delle violenze sulle donne

 

Assegnato al sovrano della Thailandia, re Bhumibol Adulyadej il primo premio per i leader globali


24 ORE NEL MONDO:

In Indonesia decine di morti per inondazioni e alluvioni. Più di 340 mila gli sfollati.

Aperta a Parigi la Conferenza internazionale sui bambini soldato, almeno 250 mila nel mondo

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

5 febbraio 2007

 

 

LA “FERMA CONDANNA” PER OGNI GESTO DI VIOLENZA CHE MACCHIA IL MONDO

DEL CALCIO: NEL TELEGRAMMA INVIATO A NOME DEL PAPA IN SEGUITO ALL’UCCISIONE  DELL’ISPETTORE CAPO RACITI. STAMANE I FUNERALI NELLA CATTEDRALE DI CATANIA

- Intervista con il cardinale Fiorenzo Angelini -

 

La “ferma condanna” per ogni gesto di violenza che macchia il mondo del calcio: è quanto esprime Benedetto XVI nel telegramma inviato a suo nome all’arcivescovo di Catania in seguito all’uccisione, venerdì scorso, dell’ispettore capo Filippo Raciti. Proprio stamane la città di Catania si è raccolta nella cattedrale per i funerali. Sulle parole di Benedetto XVI, ci riferisce Alessandro De Carolis. 

 

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“Ferma condanna per ogni gesto di violenza che macchia il mondo del calcio”. Nel giorno dei funerali dell’ispettore di Polizia, Filippo Raciti, celebrati solennemente questa mattina nel Duomo di Catania davanti a migliaia di persone commosse, Benedetto XVI ha unito la propria voce alla costernazione e alla solidarietà di un intero Paese, inviando all’arcivescovo di Catania, Salvatore Gristina, un telegramma di cordoglio a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Riferendosi alla “tragica uccisione” del 38.enne funzionario della Polizia italiana, avvenuta venerdì scorso durante i violenti scontri seguiti all’incontro di calcio Catania-Palermo, il Papa ha esortato i “protagonisti” del calcio “a promuovere con maggior determinazione e rispetto la legalità, favorendo la lealtà, la solidarietà e la sana competitività”. La condanna di Benedetto XVI segue la presa di posizione sull’accaduto manifestata sabato scorso dallo stesso cardinale Bertone e ricordata ieri pomeriggio dal direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi. Anche l’Osservatore Romano nell’edizione di ieri, invocava, tra l’altro, in un fondo il “coraggio” di fermare “almeno per un anno” il campionato di calcio, definito “un baraccone ingovernabile soffocato dagli scandali”.

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Un appello ai giovani a dire no alla violenza ed un invito ad essere veri cristiani superando l’egoismo. Li ha rivolti questa mattina a Catania, nel giorno della festa di Sant’Agata, patrona della città, mons. Paolo Romeo, nuovo arcivescovo di Palermo, ai fedeli che hanno preso parte ai funerali di Filippo Raciti, ucciso in seguito agli scontri dei tifosi durante la partita di calcio Catania-Palermo. Un interminabile applauso ha accolto il feretro in piazza duomo dove migliaia di persone si erano radunate silenziosamente dalle prime ore della giornata. E intanto stamattina, il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, in un messaggio al capo della polizia Gianni De Gennaro, ha chiesto al governo “decisioni severe” per le violenze nei campi di calcio. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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“Ci troviamo insieme anche per dare il nostro doveroso saluto cristiano ad un fratello nella fede e servitore fedele e orgoglioso dello Stato, l’ispettore capo Filippo Raciti. (Applausi)”

 

Ha definito con queste parole mons. Paolo Romeo l’ispettore di polizia ucciso. Il presule, nella sua omelia, ha richiamato più volte la figura di Sant’Agata ricordandone la testimonianza e paragonandola a quella dell’agente ucciso. Quindi ha aggiunto:

 

“Quanti di noi, che ci diciamo, e siamo, cristiani, abbiamo il coraggio di eliminare dalla nostra vita tutto ciò che appesantisce il nostro cuore, le nostre relazioni interpersonali, la nostra credibilità, nell’ambito della famiglia, nel lavoro, lungo le strade che percorriamo sempre più in fretta? Non ci è forse chiesto di dare chiara e inequivocabile testimonianza della nostra dignità di figli di Dio?”

 

Poi mons. Romeo si è rivolto ai giovani:

 

“Incontrando Sant’Agata, abbiate il coraggio cari giovani di abbandonare ogni forma di disprezzo della vita, di non cedere per nessuna ragione a presunti facili guadagni ed a interessi materiali, che inducono alla violenza, svilendo la vostra dignità e il vostro futuro. Lasciatevi piuttosto condurre all’incontro personale con Gesù Cristo, a mettervi in attento ascolto della missione che il Signore desidera affidare ad ognuno di voi, perché ha fiducia in ognuno di voi per il bene di questa città”.

 

“Voi siete il futuro di Catania, e non dovete né potete permettere che ne veniate espropriati”, ha detto ancora il presule, che ha chiesto poi a tutti i cristiani di offrire una vera testimonianza del loro credo:

 

“Rifuggiamo dal barattare la nostra fedeltà a Cristo e l’onesta e faticosa ricerca del bene comune, con opportunità di benefici egoistici, che sempre sono a scapito degli altri e di questa società, che tutti auspichiamo migliore”.

 

Al termine della celebrazione delle esequie hanno parlato la figlia Fabiana e la moglie di Filippo Raciti, Marisa Grasso. “Era un educatore alla vita, ha detto la vedova, vorrei che lo fosse anche adesso che non c’è più. La sportività è una cosa bella – ha concluso – la violenza no”.

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Su quanto successo a Catania, Luca Collodi ha chiesto un commento al cardinale Fiorenzo Angelini, prefetto emerito del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, da sempre attento al mondo del calcio:

 

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R. – C’è uno stato d’animo direi inqualificabile che trova modo di esplodere dove naturalmente non dovrebbe esplodere, perché se c’è un momento, un luogo dove la pace e la serenità e il riposo deve trionfare, è proprio una partita di calcio. Per cui lì c’è proprio la faziosità, la delinquenza che va ad annidarsi dove il singolo e la pubblica opinione non possono immaginare che ci possa essere. Ciò è anche un tradimento dell’onestà delle persone.

 

D. – Come dobbiamo operare in concreto?

 

R. –    Io non sono un responsabile di questo però bisognerebbe che le persone fossero veramente convinte che il gioco calcio non è un affare ma è un mezzo, uno strumento di qualificazione morale, spirituale e civica del cittadino e della società. Quindi, non soltanto fare discorsi aulici, specialmente in prossimità delle Olimpiadi, ma sempre.

 

D. – Eminenza, quale responsabilità possono avere i mezzi di comunicazione?

 

R. - Il calcio non ha bisogno di essere spinto, esaltato, eccitato. E’ necessario invece influire, formare per un equilibrio mentale, razionale, moderato. Il gioco calcio, e l’esperienza lo dimostra, può essere una miccia, un detonatore sempre pronto ad esplodere. E’ necessario perciò attenuare i toni, spesso trionfalistici di certa cronaca, dei titoli, dell’esaltazione spesso falsamente eroica dei giocatori, della descrizione di partite come fossero delle guerre, della mistificazione di alcuni atleti che sono, come lo siamo tutti, della povera gente. Ci si lamenta che le persone vanno sempre meno negli stadi e si ritiene che ciò dipenda dai prezzi alti del biglietto dell’ingresso ma perchè invece non si pensa al timore e oggi al terrore dell’insicurezza delle persone. Chi risponde dell’agente di pubblica sicurezza morto a 38 anni? Chi ha responsabilità di governo e nello sport, deve agire per correggere e, se necessario, anche per reprimere. Lo sport, il gioco calcio, non può significare paura e morte ma deve poter riaffermare di essere essenzialmente vitalità e vita.

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STAMANE IL PAPA HA RICEVUTO

VESCOVI DELLA REGIONE LOMBARDIA IN VISITA “AD LIMINA APOSTOLORUM”

- Con noi mons. Carlo Redaelli -

 

Il Papa ha ricevuto in visita “ad Limina Apostolorum” vescovi della Conferenza Episcopale Italiana della regione Lombardia. Una regione del nord Italia che conta 10 diocesi, 1.633 parrocchie, 5.347 sacerdoti secolari e 1.629 sacerdoti regolari. Tra i vescovi ricevuti stamane da Benedetto XVI c’era il vescovo ausiliare di Milano, mons. Carlo Redaelli. Nell’intervista di Debora Donnini ci parla dell’opportunità rappresentata dalla visita “ad Limina” e delle priorità della pastorale nella ricca regione lombarda:  

 

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R. - Forse più che di particolari questioni si vuol cogliere l’occasione della visita ad Limina – è stato così anche nella nostra preparazione – come una possibilità di verifica a tutto campo della nostra pastorale, del cammino delle diocesi lombarde. Siamo partiti nelle nostre riflessioni dal ’91, dalla visita ad Limina durante la quale Papa Giovanni Paolo II aveva affidato alle chiese lombarde l’impegno di una crescita di una fede cristiana adulta e matura. Forse, adesso aggiungeremo anche l’aggettivo “missionaria”, capace davvero di avere questo accento missionario, cercando di valorizzare quanto c’è di positivo nella nostra lunghissima tradizione, ma sapendola aggiornare alle sfide dell’oggi.

 

D. - Come si porta avanti in Lombardia l’evangelizzazione?

 

R. - Si porta avanti in diversi settori. Per esempio, in quasi tutte le diocesi c’è stata una grossa riflessione ed anche qualche concreta sperimentazione, in questi anni, sull’iniziazione cristiana. Ci si è accorti cioè che non si può dare per scontato che un ragazzo, un bambino, crescendo nella sua famiglia, sappia immediatamente cosa sia il Vangelo, incontri il Signore e poi arrivando in parrocchia possa continuare questo cammino. Bisogna partire proprio dall’inizio, anzi, ancor prima della stessa nascita. Questo per parlare di un campo molto importante su cui stiamo lavorando. Certamente, poi, c’è il campo dell’evangelizzazione a livello degli adulti, con delle iniziative di catechesi, con un impegno nei confronti dei giovani, soprattutto nel campo della lectio divina, dell’ascolto, della meditazione della Parola, ed anche un’attenzione ai migranti, a coloro che vengono da altre regioni del mondo, da altre culture e da altre religioni.

 

D. - Movimenti e nuove realtà ecclesiali sono di aiuto in questo?

 

R. - Certamente. Ogni realtà ha un suo metodo, una sua specificità. Il lavoro da fare, che è già stato fatto e deve continuare, è quello di una maggiore comunione, in modo da offrire possibilità diverse, perchè la Chiesa è cattolica, quindi non è uniforme, ma piuttosto è una pluralità di voci, tutte voci che testimoniano il Signore. La comunione - hanno notato diversi vescovi - è cresciuta in questi anni.

 

D. – La Lombardia è una delle regioni più ricche d’Italia e d’Europa, anche qui come in altre zone si avverte l’avanzare della secolarizzazione. Sotto questo aspetto, quali sono le risposte della Chiesa?

 

R. - Sicuramente il fenomeno della secolarizzazione esiste, ma per certi aspetti qui da noi non è nuovo. In qualche maniera, potremmo dire di essere una società post-secolarizzata, almeno per certi aspetti. La linea su cui si insiste è quella di valorizzare al meglio la tradizione di fede, di santità, di laboriosità, di generosità che c’è stata nella nostra regione, rilanciando aspetti particolari: attenzione sia alla pastorale tradizionale sia, per esempio, attenzione maggiore alla pastorale d’insieme, guardando in particolare all’iniziazione cristiana, agli aspetti di evangelizzazione. E poi, continuando un dialogo franco, sincero, cordiale con le diverse realtà della cultura - gli ambienti della scuola, dell’università, della politica, dell’economia - sapendo cogliere, nonostante tutto, nella nostra società lombarda – e certamente ci sono - dei valori, un anelito al Vangelo che va interpretato, va capito e va accolto.

 

D. - Un aspetto particolare della regione Lombardia è la forte presenza di immigrati, con un’incidenza del 6,3 per cento sulla popolazione residente. Una presenza alta se si pensa che la media nazionale è del 2,6 per cento. La Chiesa come affronta questo fenomeno, questa realtà?

 

R. - Questo fenomeno non solo è piuttosto rilevante, ma non è nemmeno recente. Ci sono delle comunità, per esempio nella città di Milano, – la comunità cinese, la comunità filippina – la cui presenza nelle nostre realtà è già alla seconda e forse alla terza generazione. In tutte le diocesi, però, si è passati da un approccio degli anni ’80, inizi anni ’90, più di carattere assistenziale - era la Caritas che si interessava ai migranti – ad un approccio invece pastorale ecumenico e missionario. Pastorale, nel senso che ci sono molti cristiani tra i migranti e ci sono anche molti cattolici. Ci siamo strutturati in diverse cappellanie. C’è un’attenzione ecumenica, un’ospitalità molto bella a comunità non cattoliche, presenti con i loro specifici cappellani nelle nostre città. C’è un’attenzione anche specifica missionaria. Le faccio un esempio: nel Duomo di Milano è possibile confessarsi in giapponese o anche semplicemente dialogare in giapponese sui temi della vita, sui temi della fede, e questo vale ovviamente anche per altre culture e per altre lingue.

 

D. - Un’altra sfida dei nostri tempi, un aspetto importante, è la pastorale per i giovani. Che cosa si fa per loro? C’è qualche novità?

 

R. - Più che novità, c’è una conferma di uno strumento tradizionale per la Lombardia che è quello degli oratori. Non c’è parrocchia in Lombardia che non abbia almeno un oratorio. A volte c’è ancora l’oratorio maschile e l’oratorio femminile, ci sono diverse realtà. L’oratorio, pur avendo tanti anni di esperienza, ovviamente ripensato e rivisto, è una formula che presenta questo mix tra il gioco, la vita comune, la preghiera, il prendersi cura degli altri, la cultura, lo stare insieme, il servizio. Quindi, questa è una cosa davvero molto importante. Certo quando si arriva alla fascia giovanile, le difficoltà le sentiamo anche noi, ma si cerca di venire incontro al mondo giovanile, con specifiche attenzioni. Soprattutto in alcune città si è sviluppata una pastorale universitaria, con un’attenzione anche ai giovani lavoratori, partendo da iniziative come la Giornata mondiale della gioventù o altro, con qualcosa che continui nel tempo. Quindi, partendo da quello e trovando anche delle forme nuove si cerca di stare vicino ai giovani. Papa Benedetto XVI ha detto a noi vescovi italiani, nel primo incontro, che l’importante è affascinare i giovani di Cristo, e poi, una volta affascinati di Cristo, un po’ alla volta sapranno accogliere la Chiesa e sapranno entrare pienamente nella vita cristiana.

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RINUNCE

In Svizzera, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Chur, presentata da mons. Amédée Grab, dei Benedettini Confederati, per sopraggiunti limiti d’età. Il Pontefice ha anche accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare della diocesi di Chur, presentata da mons. Peter Henrici, gesuita, sempre per sopraggiunti limiti d’età.

 

 

CARI GIOVANI, IMPARATE AD AMARE NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI

COME FECE GESU’ NELLA SUA QUOTIDIANITA’, PERCHE’ SOLO L’AMORE CHE VIENE

DA DIO CAMBIA IL CUORE DELL’UOMO E DURA PER SEMPRE: COSI’ BENEDETTO XVI

NEL MESSAGGIO PER LA GMG 2007, CHE QUEST’ANNO SI CELEBRA A LIVELLO DIOCESANO

 

Un Messaggio per “ravvivare” nei giovani la “fiducia nell’amore vero, fedele, forte”, l’amore che “genera pace e gioia” e che rende “testimoni della carità”. E’ la dichiarazione d’intenti che apre il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della gioventù 2007, che quest’anno si celebrerà a livello diocesano, come di consueto, la Domenica delle Palme, il prossimo primo aprile. Sui contenuti del Messaggio, il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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(musica)

 

Cari giovani “vorrei invitarvi a osare l’amore”, perché l’amore “è la sola forza in grado di cambiare il cuore dell’uomo e l’umanità intera, rendendo proficue le relazioni tra uomini e donne, tra ricchi e poveri, tra culture e civiltà”. Un amore che non va confuso con i sentimenti umani, che sono volubili, che possono generare “carenze” o, peggio, “delusioni”. Si avvertono chiari echi dell’enciclica Deus caritas est nelle pagine che racchiudono il Messaggio di Benedetto XVI per la GMG 2007, preludio al raduno mondiale di Sydney del prossimo anno. “Come io vi ho amato, così amatevi gli uni gli altri” è il titolo della meditazione papale. Ma, si chiede subito il Pontefice, “è possibile amare”? E’ “un’utopia”, “bisogna rassegnarsi”? La risposta di Benedetto XVI ai giovani è no: l’amore “vero, fedele e forte”, quello “che lega le persone, facendole sentire libere nel reciproco rispetto” esiste. 

 

         Il Papa sviluppa la sua riflessione in tre momenti, applicandone poi i principi spirituali agli ambiti dell’esistenza di ogni giovane: vita quotidiana, ricerca del futuro, presenza nella Chiesa. Dio, afferma, è l’’unica’ sorgente ‘dell’amore vero’ e il mistero della Trinità è la rivelazione “più luminosa della fonte dell’amore”. Ma è in Gesù che il mistero di Dio-Amore si manifesta all’uomo: un amore che ha la misura “senza limiti” del dono di sé, che Gesù dimostra morendo sulla Croce. Guardando a Cristo, scrive ai giovani Benedetto XVI, si comprende dunque “come” si ama secondo Dio. E trasferendo l’altezza di questo modello nella vita di tutti giorni, il Papa si sofferma sulla vocazione dei giovani che si preparano al futuro. “Se siete fidanzati, Dio ha un progetto di amore sul vostro futuro di coppia e di famiglia ed è quindi essenziale che voi lo scopriate con l’aiuto della Chiesa, liberi – dice il Pontefice - dal pregiudizio diffuso che il cristianesimo, con i suoi comandamenti e i suoi divieti, ponga ostacoli alla gioia dell’amore ed impedisca in particolare di gustare pienamente quella felicità che l’uomo e la donna cercano nel loro reciproco amore”. La castità del fidanzamento, aggiunge, “permette di maturare nell’amore” e “sviluppare il rispetto dell’altro”, giacché il “vero amore” non ricerca per prima cosa “il proprio soddisfacimento o il proprio benessere”.

 

         Benedetto XVI invita i giovani a coltivare la preghiera che illumina il percorso di vita di ogni persona, nella vita di famiglia come in quella di consacrazione a Dio. L’Eucaristia, ripete, “è la grande scuola dell’amore” perché permette di penetrare nel cuore dell’amore di Dio, permettendo di “sfuggire alla rassegnazione” e di “infondere coraggio” per essere coerenti al Vangelo. Indicando ai giovani l’esempio dei Santi e in particolare citando quello offerto da Madre Teresa di Calcutta, Benedetto XVI lascia questa consegna ai ragazzi e alle ragazze che si preparano alla GMG di Sidney 2008: “Cari giovani, coltivate i vostri talenti non soltanto per conquistare una posizione sociale, ma anche per aiutare gli altri ‘a crescere’. Sviluppate le vostre capacità, non solo per diventare più ‘competitivi’ e ‘produttivi’, ma per essere ‘testimoni della carità’”.

 

(musica)

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LA CONFERENZA MONDIALE DEGLI ISTITUTI SECOLARI

- Intervista con Emilio Tresalti -

 

        Sabato e domenica si è svolto nell’Aula Nuova del Sinodo, in Vaticano, un Simposio a 60 anni dalla Costituzione Apostolica di Pio XII Provida Mater Ecclesia (2 febbraio 1947), che riconosceva gli Istituti secolari. L’incontro, promosso dalla Conferenza Mondiale Istituti Secolari, ha visto la partecipazione di oltre 400 fra responsabili e membri degli istituti secolari sia di diritto pontificio che diocesano. Al vice presidente della Conferenza, il professor Emilio Tresalti, consultore presso la Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, Giovanni Peduto ha chiesto cosa sono gli Istituti secolari:

 

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R. - La caratteristica degli Istituti Secolari è quella di vivere i consigli evangelici nel mondo, inseriti nel proprio ambiente sociale, esercitando la propria attività professionale con spirito evangelico. Ogni membro è chiamato a vivere una vita di consacrazione testimoniando Cristo nelle esperienze di vita quotidiana, essendo inserito nei diversi ambiti della società e ad agire in essa come sale, luce e fermento. Questa è stata l'intuizione che ha dato origine agli Istituti Secolari e che essi ora cercano di sviluppare per rispondere sempre meglio alle sfide del mondo di oggi.

 

D. - Quali sono gli elementi essenziali della Costituzione Apostolica Provida Mater Ecclesia?

 

R. - Secondo questa Costituzione, la Chiesa riconosce le caratteristiche specifiche di una vocazione originale in quanto, al fine di esercitare pienamente la loro missione, i membri degli Istituti Secolari si impegnano a vivere i consigli evangelici nel mondo, senza segni esteriori.

 

D. - Si tratta di un documento che anticipa il Concilio Vaticano II esortando i laici ad impegnarsi nella sequela di Cristo, vergine, povero ed obbediente rimanendo nella condizione di vita del proprio stato secolare…

 

R. - In un certo senso sì. Si tratta di un documento che anticipa il Concilio Vaticano II che più tardi, nella Costituzione Dogmatica Lumen Gentium, ha fatto emergere con forza la funzione dei laici nella Chiesa. Nella Provida Mater Ecclesia, la Chiesa riconosce il ruolo dei laici consacrati nel mondo e nella Chiesa.

 

D. - Già San Francesco di Sales riconosceva che la perfezione della vita cristiana poteva e doveva essere vissuta in ogni circostanza e situazione esistenziale, essendo la vocazione alla santità universale…

 

R. - Certamente. La vocazione alla santità è per tutti ed è possibile in qualsiasi condizione di vita.

 

D. - Cosa bisogna fare per aderire a questi Istituti?

 

R. - Per prima cosa, bisogna sentirsi chiamati a vivere questo tipo di vita; fare una verifica delle proprie attitudini e della propria capacità di autonomia; entrare in contatto con gli istituti il più possibile per discernere quale risponde alla propria chiamata personale.

 

D. - Quali sono i frutti degli Istituti Secolari?

 

R. - Essere lievito nella massa, essere inseriti nelle differenti realtà del mondo, nelle difficili situazioni in cui si incontra la persona umana, trasformando il mondo dal di dentro a esempio di Cristo, valorizzando e facendo crescere tutti i fermenti di bene già presenti nel mondo.

 

D. - Vi definite secolari ma cercate di vincere il secolarismo, cioè quel modo di essere che vuol fare a meno di Dio…

 

R. - Certamente! E non dobbiamo confondere secolarità con secolarismo. La secolarità è l'opposto del secolarismo. Essere secolari significa rimanere nel contesto culturale e sociale del proprio tempo, amare la realtà del mondo e assumerla come luogo della propria santificazione e missione e lì lavorare per la felicità della persona umana seguendo l'esempio di Cristo che fu il primo consacrato secolare.

 

D. - Come essere "nel mondo senza essere del mondo"?

 

R. - Non è un compito facile perché i membri degli Istituti Secolari agiscono sotto la propria responsabilità e lavorano in luoghi differenti. Nello stesso Istituto ci possono essere medici, infermieri, operai, contadini, insegnanti, impiegati, avvocati, spazzini, pittori, ecc, e ciascuno lavora e dà la sua testimonianza senza segni distintivi. Ogni membro condivide la condizione sociale delle altre persone del suo ambiente, però vive la castità, la povertà e l'obbedienza. Come tutti lavora molte ore al giorno conservando un’intensa unione con Dio.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - "Difendere, aiutare, tutelare e valorizzare la famiglia nella sua unicità irripetibile": all'Angelus della Giornata per la vita, Benedetto XVI esorta a rinnovare il grande "sì" all'amore autentico e alla realtà dell'uomo secondo il progetto originario di Dio.

 

Servizio estero - In evidenza l'Iraq: a Baghdad infuriano le violenze.

 

Servizio culturale - Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo "Il coraggio di un 'Giusto' nella città di Francesco": ricordo di don Aldo Brunacci che salvò oltre trecento ebrei.

 

Servizio italiano - In primo piano i funerali dell'agente Filippo Raciti nel Duomo di Catania.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

5 febbraio 2007

 

 

UN ANNO FA, A TREBISONDA, LA MORTE DI DON ANDREA SANTORO,

CORAGGIOSO SERVITORE DEL VANGELO, IMPEGNATO NEL DIALOGO TRA LE RELIGIONI.

IL CARDINALE CAMILLO RUINI IN TURCHIA CON I FAMILIARI DEL SACERDOTE.

AI NOSTRI MICROFONI, LA TESTIMONIANZA DA TREBISONDA DI MONS. MAURO PARMEGGIANI

 

“Siamo venuti per dare un contributo alla pace tra i popoli e tra le religioni, per testimoniare che il dialogo tra le religioni è possibile e doveroso, nel rispetto della fede di ciascuno e nell'amore per il fratello che è presente in ogni persona umana”: queste le parole del cardinale vicario Camillo Ruini, nell’omelia pronunciata oggi a Trebisonda, in Turchia, durante la messa per il primo anniversario della morte di don Andrea Santoro, sacerdote fidei donum della diocesi di Roma, ucciso mentre pregava nella sua chiesa di Santa Maria. “Siamo venuti nello stesso spirito con cui è venuto tra voi don Andrea – ha detto il cardinale Ruini – con l'animo cioè di un amico della Turchia e del popolo turco, con atteggiamento di stima e di rispetto per l'Islam e la religione musulmana”. A Trebisonda, si è vissuto un momento di particolare emozione quando i genitori del giovane assassino di don Andrea hanno voluto incontrare il cardinale Ruini, esprimendo dolore e rammarico per il delitto commesso dal figlio. Con il porporato, sono in Turchia il segretario generale del vicariato, mons. Mauro Parmeggiani, la mamma e le sorelle di don Andrea. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“Il Signore colga l’anima di questo silenzioso e coraggioso servitore del Vangelo e faccia sì che il sacrificio della sua vita contribuisca alla causa del dialogo fra le religioni e della pace tra i popoli”.

 

Don Andrea Santoro non è morto invano. L’auspicio di Benedetto XVI, tre giorni dopo la sua tragica morte, non è caduto nel vuoto. Tra i sogni del sacerdote romano c’era quello di costruire un centro culturale per il dialogo tra le tre grandi religioni monoteistiche in quella che era diventata la sua patria d’adozione, l’Anatolia. Questo sogno sta per diventare realtà. A maggio, infatti, grazie all’impegno della Regione Lazio, verrà inaugurato ad Iskenderun un centro per il dialogo interreligioso ed una biblioteca con i testi sacri ad ebrei, cristiani e musulmani. Innamorato di Cristo, ha sempre cercato di incontrare l’altro, di dialogarci. Don Andrea è stato, dunque, davvero un chicco di grano che morendo ha dato molto frutto. E oggi a Trebisonda, con il cardinale Ruini, è come se idealmente fosse presente tutta la diocesi di Roma, che ha donato don Andrea a quella Chiesa. Ecco, dalla cittadina turca, la riflessione di mons. Mauro Parmeggiani:

 

R. – Il senso è quello di essere venuti qui, con l’atteggiamento interiore di don Andrea, per essere ‘fratello tra i fratelli’ ed essere una fiamma che tiene ancora accesa la presenza cristiana in questi luoghi. Rimangono piccoli segni di questa Chiesa, segni che non possono esprimersi più di tanto. Noi siamo venuti per stare qui insieme a questi cristiani e per dare anche un segno di dialogo, di rispetto verso il popolo turco, i fratelli di religione musulmana. Noi crediamo – come credeva don Andrea – nel dialogo interreligioso. Siamo venuti qui anche per prendere come insegnamento quello che lui ci ha insegnato: donare la vita fino a morire per Cristo, impegnarci come cristiani a vivere questo amore incondizionato fino alla fine. Abbiamo trovato una comunità piccola, ma che ci ha accolto con gioia. Noi siamo rimasti confortati dal loro esempio, dalla loro testimonianza di fede, dal coraggio che hanno nel testimoniare la fede, nel dirsi cristiani in questa terra.

 

D. – Don Andrea Santoro ha seminato e seminato bene. Quali sono i frutti che ora si possono raccogliere in quella terra?

 

R. – Speriamo che i frutti siano quelli di un dialogo maggiore, rispettoso, dove in fondo abbia risalto ciò che è buono. Auspichiamo che dal suo sacrificio nasca un’epoca di maggior dialogo, di maggior rispetto tra le religioni.

 

Don Andrea sapeva bene quali rischi correva nell’annunciare l’amore cristiano in una terra difficile come Trebisonda. Questa consapevolezza, vissuta con la serenità di chi nulla teme, perché radicato in Cristo, emerge con forza da queste parole, raccolte in Turchia, nel 2004, dal programma di RAI UNO “A Sua immagine”:

 

“La fede è partenza. La fede è accogliere la partenza di Dio verso di noi. Lui cerca noi. Lui viene incontro a noi. Ma poi diventa la nostra partenza, animati dallo stesso spirito d’amore … In che modo ancora oggi possiamo proseguire questa nostra partenza? Armati con lo stesso bagaglio di Paolo: il nome di Gesù, un nome di salvatore, di riconciliatore, di rappacificatore. Un nome nel cui sangue noi siamo radunati nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e un nome nel cui sangue siamo disposti a dare il nostro sangue (…) ri-seminando la stessa parola. Riseminare il Vangelo: riaccendere queste piccole luci, tornare qui ad Antiochia per riprendere questo fuoco iniziale, per ri-imparare di nuovo come si semina la Chiesa nello spirito di pace … A contatto con i musulmani, a contatto con gli ebrei, a contatto con le varie comunità cristiane: ecco, si tratta di presentarsi con il nome di Gesù, avendo in noi le sue stimmate. Dobbiamo mostrare il nostro amore che ci trapassa il cuore e che si infigge anche sulle nostre mani”.

 

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 IN UN FILM LA STORIA DI BEATRIX POTTER,

LA SCRITTRICE ANGLOSASSONE CHE HA POPOLATO DELICATE FIABE PER L’INFANZIA

 DI TANTI PICCOLI ANIMALI DIVENTATI FAMOSI IN TUTTO IL MONDO

 

In questi giorni sugli schermi italiani Miss Potter, un film delicato nel quale Renèe Zellweger interpreta la figura di Beatrix Potter, straordinaria scrittrice anglosassone di delicate fiabe per l’infanzia, il cui mondo, disegnato con altrettanta maestria, si popola di tanti piccoli animali diventati famosi in tutto il mondo. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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“Coniglietti in giacche con i bottoni di ottone. Come fate ad immaginare certe cose?...”

 

Mmm… Il vostro libro non venderà molte copie, ma se ne potrebbe trarre un limitato profitto. Il vostro libricino verrà pubblicato”.    

 

Ne scrisse davvero molte di storie per l’infanzia, ventitrè in tutto, vendendo, da quel lontano 1902, anno di pubblicazione del primo e famoso I racconti di Peter Rabbit, milioni di copie capaci di affascinare, per tenerezza, fantasia e originalità, intere generazioni di bimbi e di mamme. Beatrix Potter è stata una delle prime autrici indipendenti nella storia dell’editoria, entusiasticamente attiva per diciotto anni, fino al 1920, quando, per problemi di vista, dovette interrompere la sua anche lucrosa attività. Il bel film di Chris Noonan ripercorre parte dell’infanzia della scrittrice e parte degli inizi della sua attività artistica, iniziata e segnata dall’amore per la natura e da quello per la pittura: coniglietti, oche, ranocchie, topolini, porcellini e altri animali del bosco e dei campi sono entrati nell’immaginario infantile attraverso i suoi delicatissimi acquerelli, a corredo di storie piccole e meravigliose. Renèe Zellweger interpreta la scrittrice con grande sensibilità e con quel misto di ingenuità e forza che ne contraddistinsero la vita, segnata da un tragico amore e da un innato e inassopito senso civico: molti dei suoi guadagni furono fin da allora, infatti, finalizzati alla preservazione della campagna inglese sottoposta alla speculazione di latifondisti senza scrupoli. Delicatamente la sceneggiatura si sospende tra realtà e magia; delicatamente affronta l’amore, la passione e il dolore, vibra di colori antichi, di fruscii di sete aristocratiche e piccoli carillon romantici. Sono tante e deliziose gioie condivise, che Miss Potter ha con naturalezza e genialità portate nelle tane dei suoi coniglietti e nelle stanze di tanti, affascinati, sorridenti bambini.

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CHIESA E SOCIETA’

5 febbraio 2007

 

 

INAUGURATO IL SITO WWW.VISITADOPAPA.ORG.BR CHE CONTIENE COMUNICATI

E INFORMAZIONI SUI PREPARATIVI DELLA VISITA APOSTOLICA

DI BENEDETTO XVI IN BRASILE

 

APARECIDA. = Dal 1° febbraio, è possibile trovare informazioni e notizie sulla prossima visita di Benedetto XVI in Brasile, in occasione dell’inaugurazione della V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi, sul sito www.visitadopapa.org.br. Sull’indirizzo web si possono seguire i preparativi e l’organizzazione che la Chiesa sta portando avanti. Fra le pagine del sito, riferisce l’agenzia Fides, vi sono anche una biografia del Papa e fotografie del Monastero di San Benito, dove Benedetto XVI alloggerà durante il suo soggiorno in Brasile. È possibile inoltre conoscere le diverse Commissioni che stanno lavorando alla preparazione del viaggio, con i rispettivi responsabili e le ultime notizie sull’avvenimento. E il 1° febbraio è stata inaugurata anche la Segreteria Esecutiva della visita del Santo Padre. Il cardinale Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo di Sao Salvador e presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB), ha confermato che il Papa sarà in Brasile il prossimo 9 maggio. Tra gli incontri previsti, quello con i giovani nello Stato di Pacaembu. In programma anche una Messa al Campo di Marte e un incontro con i vescovi brasiliani nella cattedrale di Sao Paolo. L’inaugurazione dei lavori della V Conferenza Generale del CELAM, infine, si svolgerà il 13 maggio. (T.C.)

 

 

L’INVITO ALLA CALMA E AL RIFIUTO DELLA LOGICA DELLA VIOLENZA AL CENTRO DEGLI APPELLI LANCIATI IERI DAI LEADER RELIGIOSI CRISTIANI E MUSULMANI DEL LIBANO

 

BEIRUT. = Il Patriarca maronita, il cardinale Nassrallah Sfeir, durante la messa di ieri nella capitale libanese, ha duramente criticato coloro che cercano di strumentalizzare le persone per realizzare un loro proprio progetto ed ha continuato a richiamare i responsabili politici ai loro doveri civici che si fondano sui principi morali perenni: la pace, la tolleranza e l'accoglienza dell’altro. Il patriarca – come riferisce l’Agenzia AsiaNews – ha rinnovato il suo appello a non risparmiare nessuno sforzo per purificare gli animi e per aiutare la popolazione a restare nella terra dei loro padri. In particolare il patriarca Sfeir si è congratulato con l’esercito libanese per l’atteggiamento tenuto durante gli ultimi incidenti, esprimendo compiacimento per l’imparzialità mostrata; in tal modo si sono risparmiate al paese nuove divisioni. Egli ha anche indicato ai responsabili politici il comportamento dell’esercito come modello di convivenza, “da prendere ad esempio”. Anche il vice presidente del Consiglio superiore sciita, cheikh Abdel Amir Kabalan, si è rivolto ai responsabili politici per chiedere di ascoltare la voce delle loro coscienze, che vieta l’uccisione e la violenza. Ai responsabili politici ha chiesto di svolgere i loro compiti in modo capace di risparmiare al Paese una nuova ondata di violenza ed ha espresso il suo desiderio che riprenda il dialogo inter-libanese, unica via per costruire un futuro migliore per tutti i cittadini del Libano. Della necessità di riprendere il dialogo ha parlato anche il patriarca greco-melkita Gregorio III Laham, il quale durante la cerimonia di presa di possesso del nuovo ausiliare patriarcale mons. Abdo Arbach, nella cattedrale della Madonna del Soccorso, nella città di Zahle, nella Bekaa, ha auspicato la ripresa del dialogo come via necessaria e condizione per una pace durevole ed una soluzione “nobile e degna della storia del Libano”. Egli ha espresso la sua condanna contro quelle voci che si alzano contro la dignità dell’uomo ed ha chiesto la firma di un accordo tra tutti i politici che proibisca l’uso di minacce e parole che possano ferire le persone e la loro storia personale.

 

 

"L'AZIONE MISSIONARIA DELLA CHIESA IN COLOMBIA", È IL TEMA CENTRALE

DELLA 82.MA ASSEMBLEA PLENARIA DELL'EPISCOPATO

CHE SI APRE OGGI A SANTAFÉ DI BOGOTÀ

- A cura di Luis Badilla -

 

BOGOTA’. = In particolare, si legge nel Comunicato del 22 gennaio scorso che annunciava la Plenaria, si tratterà di approfondire le principali sfide dell’impegno missionario nelle difficili circostanze che vive il popolo colombiano, e la Chiesa è chiamata ad accompagnare tutti, credenti e non credenti, nel cammino della pace e della riconciliazione. In questo senso, i vescovi rifletteranno anche proprio sulla piaga della violenza che ormai, quasi come una spirale irrefrenabile, sembra coinvolgere ogni realtà della nazione. L’apertura dei lavori dell’episcopato locale sarà fatta a poche ore dall’uccisione di un altro sacerdote, padre Martiniano Rueda Montoya, 39 anni, parroco nel territorio di San José de Urama, nel municipio de Dabeiba (Antioquia). L’omicidio risale al 28 gennaio scorso, ma se ne è avuta notizia solo due giorni fa. L’episcopato colombiano, e la Chiesa cattolica, hanno ormai pagato un alto prezzo di sangue nello svolgimento della loro missione e pertanto conoscono direttamente la violenza che sconvolge la Colombia da molti decenni. Il loro impegno in favore della pace e della rimozione delle cause che stanno all’origine della violenza generalizzata, è costante e perciò si attende che l’Assemblea plenaria affronti ancora una volta la problematica.

 

 

UNA PASTORALE GIOVANILE CHE ATTRAVERSO LA MISSIONE RISPONDA ALLE SFIDE

DI OGGI: A PROPORLA È IL XV INCONTRO LATINOAMERICANO DEI RESPONSABILI

DI PASTORALE GIOVANILE INIZIATO IERI A CITTÀ DEL PANAMA

 

CITTÀ DEL PANAMA. = Intende promuovere una esperienza di Gesù Cristo vivo, dinamizzando il discepolato missionario per rivitalizzare la costruzione della civiltà dell’amore nell’America Latina, il XV Incontro Latinoamericano dei responsabili di pastorale giovanile che si è aperto ieri a Città del Panama. Organizzato dalla sezione gioventù del Consiglio episcopale Latinoamericano, riferisce l’agenzia Fides, si concluderà l’11 febbraio. L’incontro si propone di condividere il cammino di preparazione alla V Conferenza Generale del CELAM; di analizzare la realtà dei Paesi dell’America Latina e dei Caraibi e la realtà dei giovani, per scoprire l’incidenza della pastorale giovanile come costruttrice della civiltà dell’amore. Sul tema “Discepoli e Missionari di Gesù Cristo, qui ed ora, costruttori della Civiltà dell’Amore”, l’iniziativa vuole identificare atteggiamenti ed opzioni fondamentali del discepolo e della sua missione nell’ambito della pastorale giovanile, cercando di rispondere alle sfide che l’attuale realtà presenta. (T.C.)

 

 

LUTTO NELL’EPISCOPATO DELLA CHIESA FILIPPINA: È MORTO A DIGOS

MONS. GENEROSO CAMINA, RICORDATO COME PALADINO DEI POVERI

 

DIGOS CITY. = Si è spento l’1 febbraio scorso a Digos, nelle Filippine, mons. Generoso Camina, primo vescovo della diocesi di Digos, creata nel 1980 da Giovanni Paolo II. I fedeli della diocesi, scrive l’agenzia AsiaNews, lo ricordano un paladino dei poveri, una voce critica contro il governo ma soprattutto un uomo semplice e vicino alla sua comunità. Noto per le sue campagne contro la povertà e per le sue critiche alla politica economica di numerosi governi, il presule era considerato uno dei padri della lotta alla disparità sociale nel Paese. A lui si deve, il 22 agosto del 1989, la fondazione delle Figlie apostoliche di Maria, congregazione di religiose con lo scopo di servire i poveri. Diverse le province in cui le suore sin dalla loro nascita, si sono dedicate in opere di assistenza umanitaria. Particolare merito è stato attribuito loro durante il periodo del disastro causato dal tifone El Nino, nel 1998. Mons. Camina, ordinato sacerdote nel 1962, era stato nominato vescovo il 24 maggio del 1978. (T.C.)

 

 

I FRANCESCANI CONVENTUALI APRONO UNA COMUNITÀ IN KAZAKHSTAN, AD ASTANA, PER UNA MISSIONE INTERNAZIONALE.

È LA PRIMA NEL PAESE DELL’EX UNIONE SOVIETICA

 

ASTANA. = Sarà inaugurata ad agosto la prima casa dei francescani conventuali in Kazakhstan. La comunità sarà formata da tre religiosi, il polacco padre Andrej Kulcinsky e i due italiani padre Roberto Peretti e padre Roberto Brandinelli, e porterà avanti una missione internazionale. Attualmente i frati, che da circa due anni si preparano per fare il loro ingresso nel Paese, si trovano a San Pietroburgo per imparare meglio la lingua russa. La decisione di aprire la comunità francescana nell’ex Repubblica sovietica è scaturita da un invito rivolto dal presidente Nursultan Nazarbaev al ministro generale dell’Ordine dei frati minori conventuali, padre Joachim Giermek, in occasione del primo Congresso interreligioso mondiale convocato nella capitale kazaka nel settembre 2003. La proposta è stata successivamente discussa e avallata da mons. Tomasz Peta. La Chiesa cattolica in Kazakistan conta oggi circa 250 mila fedeli distribuiti in un’arcidiocesi, due diocesi e un’amministrazione apostolica, su una popolazione di oltre 15 milioni di abitanti, di cui il 60 per cento musulmani. I rapporti della Chiesa locale con la maggioranza islamica, ma anche con la comunità ortodossa (il 30 per cento della popolazione), sono nell’insieme buoni, anche grazie al clima di dialogo incoraggiato da Nazarbaev. (T.C.)

 

 

L’ONU CHIEDE ALLE AUTORITÀ ALGERINE UNA STRATEGIA

PER ARGINARE IL FENOMENO DELLE VIOLENZE SULLE DONNE.

LA LORO PERSISTENZA È DOVUTA ANCHE A TABÙ SOCIALI

 

ALGERI. = Un rapporto dell’ONU denuncia continue violenze contro le donne in Algeria. Yakin Erturk, membro del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, nei giorni scorsi, riferisce l’agenzia MISNA, ha avuto una serie di incontri nel Paese con esponenti di governo, rappresentanti di organizzazioni non governative e associazioni locali impegnate nella difesa dei diritti umani, per discutere del problema. “Le violenze contro le donne in Algeria richiedono un immediato intervento delle istituzioni governative e la predisposizione di urgenti misure per porre fine a un fenomeno ancor oggi invisibile a causa di persistenti tabù sociali”: scrive in un rapporto la Erturk. Dal dossier emerge come in Algeria Le violenze avverrebbero tanto “nella sfera privata, in famiglia, quanto negli ambienti pubblici”. Persino sul luogo di lavoro le donne sarebbero “non di rado oggetto di molestie sessuali”. Ma oltre alla violenza in sé, a pesare oltremodo sarebbe la reazione sociale delle famiglie delle vittime. “L’espulsione dal nucleo famigliare in seguito a un atto di violenza - si legge nel documento - costringe moltissime donne e ragazze alla vita in strada”, a cui si aggiunge la totale mancanza di una rete di sostegno e solidarietà in favore delle vittime. Una situazione diffusa che alimenta un circolo vizioso che finisce per “perpetuare il meccanismo dei soprusi nei confronti delle donne d’Algeria”. Sebbene le istituzioni algerine stiano tentando di arginare l’emergenza (recentemente le pene previste per alcuni reati a sfondo sessuale sono state inasprite), il rapporto chiede di tratteggiare una “strategia nazionale” per porre fine al problema, le cui cause affonderebbero nel “decennio nero” che ha insanguinato il Paese a partire dai primi anni ‘90. (T.C.)

 

 

ASSEGNATO AL SOVRANO DELLA THAILANDIA, RE BHUMIBOL ADULYADEJ

IL PRIMO PREMIO PER I LEADER GLOBALI

BANGKOK. = La World Intellectual Property Organization (WIPO) ha deciso di assegnare il primo Premio per i leader globali della sua storia al re Bhumibol Adulyadej, sovrano della Thailandia. Lo ha comunicato il ministero degli Esteri di Bangkok. La WIPO, agenzia delle Nazioni Unite che si occupa delle normative internazionali sulla proprietà intellettuale scrive AsiaNews, ha deciso di premiare il monarca per il suo impegno decennale sull’argomento e per aver contribuito, proprio tramite la proprietà intellettuale, a migliorare la vita dei contadini del Paese. Secondo il bando, infatti, il premio va a chi “sostenga attivamente il miglioramento delle condizioni di vita di una popolazione, le idee creative e l’innovazione”. Il re Bhumibol, noto anche come Rama IX, è nato il 5 dicembre1927 a Cambridge, negli Stati Uniti. Sposato con la principessa Sirikit Kitiyakara, regna sulla Thailandia dal 5 maggio del 1950. E’ il nono esponente della dinastia Chakkri, al potere dal 1782.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

5 febbraio 2007

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

In Indonesia si aggrava il bilancio dei morti causati da alluvioni e inondazioni: secondo le autorità locali sono morte almeno 29 persone. Il governo ha dichiarato lo stato di calamità naturale e ha dispiegato oltre 12.600 uomini per cercare di aiutare la popolazione. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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E’ la peggiore inondazione degli ultimi cinque anni per l’Indonesia. Dopo alcuni giorni di piogge torrenziali, il 75 per cento della capitale, Giacarta, sembra sia completamente allagato e almeno per ora ci sarebbero poche speranze per un miglioramento del mal tempo. Secondo alcune stime, sarebbero 340 mila gli alluvionati e ci sarebbe anche il rischio di malattie infettive per via del sistema fognario che non è più funzionante. Migliaia di persone sono state costrette a cercare riparo sui tetti delle case, scuole e moschee. In larga parte della città dove vivono 12 milioni di abitanti, non c’è corrente e manca l’acqua potabile. Le squadre di soccorso sono al lavoro per cercare di salvare le persone intrappolate da metri di detriti e di fango ma le condizioni del tempo impediscono ancora in parte le operazioni di soccorso. Secondo i meteorologi, le piogge potrebbero continuare ancora per diversi giorni.

 

Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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Si è aperta stamani a Parigi la Conferenza internazionale “Free Children from War” con l’obiettivo di analizzare il turpe fenomeno dei bambini soldato, rilevante in Africa ma presente anche in Asia: in Myanmar, in particolare, il governo recluta bambini di 12 anni. In Medio Oriente, poi, molti minori vengono reclutati da organizzazioni estremiste palestinesi e in Sud America almeno 14 mila bambini sono coinvolti in scontri tra milizie paramilitari e guerriglia. Sotto accusa sono anche, per diverse organizzazioni umanitarie, le accademie militari britanniche e statunitensi, dove si entra a 16 anni. Il servizio di Francesca Pierantozzi:

 

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Sono 250 mila nel mondo i bambini, o bambine, con un fucile più grande di loro, arruolati a combattere guerre che non capiscono, uccisi, feriti o violentati, strappati ad un’infanzia mai vissuta. Sui bambini soldato si è aperta a Parigi una Conferenza internazionale, presieduta dalla direttrice generale dell’UNICEF, Ann Veneman, e dal ministro degli Esteri francese, Philippe Douste-Blazy. Sono presenti tutti gli istituti coinvolti, a cominciare dagli Stati in cui esiste il drammatico fenomeno dei bambini soldato, passando per i Paesi donatori e le organizzazioni impegnate sul campo. Tutti i presenti dovranno sottoscrivere un insieme di risoluzioni, i cosiddetti impegni di Parigi, che sottolineeranno la volontà comune di prevenire e lottare contro l’arruolamento dei bambini. Le risoluzioni non avranno però alcun valore coercitivo. I partecipanti alla Conferenza dovranno anche portare il loro appoggio ai principi di Parigi, ovvero un’attualizzazione delle migliori pratiche, per evitare ai minorenni di raggiungere i gruppi armati e per facilitare il loro reinserimento nella comunità. Questa lista di proposizioni, stilata dieci anni dopo i principi di Città del Capo, dovrebbe insistere soprattutto sulla protezione e il reinserimento delle ragazzine minorenni, spesso violentate, madri giovanissime e respinte dalle loro stesse famiglie. Presenti alla Conferenza di Parigi anche i Paesi dell’Unione Europea, il Giappone e il Canada, molti Paesi africani, asiatici e del Sud America. “Tutti i Paesi presenti qui – ha detto il ministro Douste-Blazy – sono qui per dire ai Paesi donatori:abbiamo bisogno di voi e ne abbiamo bisogno a lungo’”. Douste-Blazy ha definito il reclutamento dei bambini soldato un crimine contro l’umanità e il ministro ha poi sottolineato che “un bambino soldato è un bambino perduto per la pace e per la crescita”.

 

Francesca Pierantozzi, da Parigi, per la Radio Vaticana.

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In Iraq le violenze non hanno fine: almeno 15 persone sono morte in seguito a nuovi attentati compiuti in due zone di Baghdad. Violenze anche nel sud del Paese, dove l’esplosione di una bomba ha provocato la morte di un soldato britannico. Sale così a 100 il numero di militari del Regno Unito morti in Iraq a partire dal 2003. E’ pesantissimo, poi, il bilancio della scorsa settimana: in scontri e attacchi sono rimasti uccisi, secondo fonti locali, almeno 1000 persone. La maggior parte di queste vittime sono civili. Negli Stati Uniti, intanto, il presidente americano George Bush presenterà il nuovo budget per l’Iraq; secondo anticipazioni di stampa, i costi della guerra in Iraq arriveranno a quasi 300 miliardi di dollari nei prossimi due anni e mezzo.

 

In Iran, un migliaio di studenti hanno formato stamani, a Teheran, una catena umana a sostegno del programma nucleare iraniano. In un comunicato diffuso al termine della manifestazione, i promotori affermano che “il popolo iraniano, e soprattutto la sua gioventù, non accetteranno alcuna risoluzione vergognosa”. Fonti diplomatiche a Vienna, sede dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), hanno riferito intanto che l’Iran ha installato 164 centrifughe per l’arricchimento dell'uranio nel suo impianto sotterraneo di Natanz. Secondo le stesse fonti, sono in totale 328 le centrifughe installate finora dalla Repubblica islamica.

 

Nei Territori Palestinesi la situazione appare più tranquilla dopo l’incontro, nella notte, tra dirigenti del gruppo radicale al governo, Hamas, ed il partito del presidente Abu Mazen, al Fatah. Ma la tensione resta alta: non si hanno ancora notizie, infatti, del nipote di un leader di al Fatah, rapito ieri da uomini armati. Sul versante politico, il premier palestinese Haniyeh ha fatto sapere che parteciperà domani, alla Mecca, al vertice interpalestinese. Lo scopo del summit, al quale prenderà parte anche il presidente Abu Mazen, è quello di trovare un accordo per la formazione di un governo palestinese di unità nazionale.

 

L’ex presidente libanese Anim Gemayel ha accusato la Siria di preparare un colpo di Stato in Libano per rovesciare il governo del premier Fuad Siniora. In un’intervista rilasciata all’emittente statunitense ‘CNN’, Gemayel ha anche detto che il governo di Damasco vuole bloccare l’insediamento di un tribunale internazionale sull’assassinio dell’ex premier libanese Rafik Hariri. Secondo l’ex capo di Stato libanese, la Siria sarebbe “il principale indiziato” nell’assassinio di Hariri e in quello di Pierre Gemayel, rimasto ucciso in un attentato compiuto lo scorso 21 novembre. Pierre Gemayel era il fratello dello stesso ex presidente Amin.

 

“E’ il momento di un salto in avanti” nel processo costituzionale europeo. Lo sottolinea il presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, dopo i colloqui a Lussemburgo con il premier lussemburghese Jean Claude Junker. “L’allungamen-to dei tempi che molti vogliono è fatto estremamente dannoso”, spiega Prodi precisando che un calendario certo “è quello su cui si lavora”.

 

Nei Paesi Baschi due ordigni sono esplosi, nella notte, nella stazione ferroviaria di Barakaldo senza fortunatamente provocare vittime. La polizia spagnola sta indagando per accertare eventuali responsabilità dell’organizzazione terroristica basca dell’ETA. Le esplosioni sono avvenute poche ore dopo l’arresto di 18 presunti membri di un movimento indipendentista legato all’ETA. La tregua permanente, proclamata a marzo dall’ETA, è stata già infranta con l’attentato compiuto lo scorso 30 dicembre all’aeroporto di Madrid e costato la vita a due persone.

 

In Venezuela si sono tenute, ieri, celebrazioni per commemorare il 15.mo anniversario del tentativo di colpo di Stato guidato da Hugo Chavez, attuale presidente e allora tenente colonnello dei paracadutisti. Una sfilata militare nelle strade di Caracas è stata preceduta dal discorso del capo di Stato venezuelano, che ha definito il putsch mancato del 4 febbraio 1992 “un lampo che ha illuminato l’oscurità”. Durante il tentativo di colpo di Stato sono morti oltre 80 civili e 17 militari.

 

In Somalia, il primo ministro del governo di transizione, Ali Mohamed Gedi, ha aperto stamani a Mogadiscio la riunione di riconciliazione che punta a consolidare la pace. Al summit prendono parte 200 capi clan e rappresentanti di organizzazioni umanitarie. Ma nel Paese continuano gli attacchi degli integralisti delle Corti islamiche: anche questa mattina quattro razzi sono stati lanciati contro il porto di Mogadiscio. Fortunatamente non ci sono state vittime. Lo Yemen, intanto, si è detto disposto ad accogliere il numero due delle Corti islamiche, il moderato Sheikh Sharif Ahmed.

 

 

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