RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 35 - Testo della trasmissione di domenica 4 febbraio 2008
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Indagini a tappeto
della polizia di Catania, dopo i tragici scontri di venerdì davanti allo
stadio, costati la vita ad un poliziotto. 29 gli arrestati, finora, di cui 9
minorenni. Domani, il vertice di governo
4 febbraio 2007
ACCOGLIERE
IL DONO MISTERIOSO DELLA VITA ED AIUTARE LA FAMIGLIA,
SEGNATA
DA UNA PROFONDA CRISI: E’ L’ESORTAZIONE DI BENEDETTO XVI,
CHE
ALL’ANGELUS DOMENICALE HA INVITATO I FEDELI AD UN COSTANTE SFORZO
IN
FAVORE DELLA VITA E DELL’ISTITUTO FAMILIARE
All’Angelus domenicale, nel giorno dedicato dalla
Conferenza Episcopale Italiana alla difesa della vita, Benedetto XVI ha
esortato tutti i fedeli ad accogliere il dono misterioso della vita, dal
concepimento fino al suo termine naturale. Il Papa ha poi ribadito l’importanza
della tutela e della valorizzazione della famiglia, culla della vita e di ogni
vocazione. Il Pontefice ha anche espresso l’auspicio che vengano
prese delle iniziative pastorali e politiche a sostegno dell’istituto familiare.
Il servizio di Alessandro Gisotti:
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E’ necessario “mostrarsi
accoglienti verso il grande e misterioso dono della vita”: è la viva
esortazione di Benedetto XVI, che nella Giornata per la Vita promossa dalla
Conferenza episcopale italiana, ha voluto rivolgere un pensiero particolare a
quanti “testimoniano il loro impegno a sostegno della vita dal concepimento
fino al suo termine naturale”:
“La vita, che è
opera di Dio, non va negata ad alcuno, neppure al più piccolo e indifeso
nascituro, tanto meno quando presenta gravi disabilità. Allo stesso tempo,
facendo eco ai Pastori della Chiesa in Italia, invito a non cadere nell’inganno
di pensare di poter disporre della vita fino a ‘legittimarne l’interruzione con
l’eutanasia, magari mascherandola con un velo di umana pietà’”.
Il Papa ha poi offerto ai fedeli una riflessione sulla
famiglia, “culla della vita e di ogni vocazione”, in occasione della “Settimana
della vita e della famiglia” promossa dalla diocesi di Roma. “Sappiamo bene –
ha detto – come la famiglia fondata sul matrimonio costituisca l’ambiente
naturale per la nascita e per l’educazione dei figli, e quindi per assicurare
l’avvenire dell’intera umanità”. Tuttavia, ha avvertito, oggi la famiglia “è
segnata da una profonda crisi” e deve “affrontare molteplici sfide”. Di qui, il
suo accorato appello in difesa della famiglia:
“Occorre pertanto
difenderla, aiutarla, tutelarla e valorizzarla nella sua unicità irripetibile.
Se questo impegno compete in primo luogo agli sposi, è anche prioritario dovere
della Chiesa e di ogni pubblica istituzione sostenere la famiglia attraverso
iniziative pastorali e politiche, che tengano conto dei reali bisogni dei
coniugi, degli anziani e delle nuove generazioni”.
Proprio un “clima familiare sereno – ha aggiunto –
illuminato dalla fede e dal santo timor di Dio” favorisce anche lo “sbocciare e
il fiorire delle vocazioni al servizio del Vangelo”. Riflessione che ha dato
spunto al Papa di ricordare, a pochi giorni dalla celebrazione della Giornata
Mondiale della Vita Consacrata, quanti sono chiamati a seguire Cristo nella via
del sacerdozio, così come i religiosi e le persone consacrate. Il Pontefice ha,
quindi, invitato tutti i fedeli perché “attraverso uno
sforzo costante a favore della vita e dell’istituto familiare, le nostre
comunità siano luoghi di comunione e di speranza dove si rinnova, pur tra tante
difficoltà, il grande “sì” all’amore autentico e alla realtà dell’uomo e della
famiglia secondo il progetto originario di Dio”:
“Chiediamo al
Signore, per intercessione di Maria Santissima, che cresca il rispetto per la
sacralità della vita, si prenda sempre più coscienza delle vere esigenze
familiari, ed aumenti il numero di quanti contribuiscono a realizzare nel mondo
la civiltà dell’amore”.
Dopo la recita dell’Angelus, il Papa - rivolgendo un
saluto ai pellegrini presenti in una Piazza San Pietro, riscaldata da un sole quasi
primaverile – ha avuto un pensiero particolare per i funzionari del governo
dello Sri Lanka, impegnato nella ricostruzione delle
aree sconvolte dallo tsunami.
Poi, nel saluto ai fedeli polacchi ha ringraziato Dio per l’opera dei
religiosi, auspicando “nuove vocazioni e la santità di coloro che, con
dedizione, seguono la via dei consigli evangelici”. Infine, un saluto in
italiano ad un gruppo di pellegrini provenienti da diversi Paesi, che vivono
un’esperienza di comunione presso il monastero “Santa Umiltà” di Faenza.
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4 febbraio 2007
L’INVIOLABILITA’ DELLA VITA E’ IL PRINCIPIO
IRRINUNCIABILE
PER
GARANTIRE A TUTTI GIUSTIZIA, UGUAGLIANZA E PACE: COSI’,
I VESCOVI ITALIANI, NELL’ODIERNA 29.MA GIORNATA PER LA VITA
- Con
noi, suor Antonella Sara e Anna Falanga -
Come ricordato dal Papa all’Angelus, si celebra oggi la 29.ma Giornata per la Vita. Nel Messaggio per l’occasione, i
vescovi italiani offrono una riflessione sui motivi dell’amore per la vita, “primo
e più prezioso bene per ogni essere umano”, scaturito dall’amore e destinato a
sua volta “ad essere donato per amore”. La vita, scrivono i presuli, “è il bene
supremo sul quale nessuno può mettere le mani”. Anche in una “visione puramente
laica – è il loro richiamo – l’inviolabilità della vita è l’unico e
irrinunciabile principio da cui partire per garantire a tutti giustizia,
uguaglianza e pace”. Per una riflessione sul messaggio della CEI, Giovanni Peduto ha intervistato suor Antonella Sana, priora del
monastero domenicano Matris Domini di Bergamo:
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R. – Il messaggio dei vescovi italiani ha per titolo
proprio “Amare e desiderare la vita”, questa vita che interpella ogni persona,
ogni donna, ogni uomo, ogni ragazzo, in quanto ciascuno di noi è portatore di
un grande messaggio, perché nessuno di noi si è dato la vita. Abbiamo anche noi
ricevuto la vita, ma come testimoni siamo chiamati a viverla nella sua
pienezza, a conoscerne tutti i valori e a dare il meglio di noi, in questa vita
che viene donata. La vita è un respiro, legata a
questo respiro iniziale, questo respiro che ci accompagna durante il cammino,
nella nostra quotidianità, e ci conduce fino al passaggio ad una vita migliore.
D. – Proprio in occasione della Giornata per la Vita, le
suore domenicane di Bergamo hanno aderito all’iniziativa “Una culla per la
vita”, promossa dall’Associazione Italiana Donne Medico,
dal centro di Aiuto alla Vita, dal Movimento per la Vita e da Soroptimist.
Questo progetto vuole essere un’alternativa a quella che un tempo era la Ruota
degli Esposti. Ma perché il monastero ha aderito a questa iniziativa? Ce lo spiega la stessa priora…
R. – Innanzitutto, in quanto donne, amanti della vita, pur
vivendo nella nostra vita consacrata, vogliamo dare testimonianza del valore
della vita, perché la vita va amata, vissuta, celebrata in tutta la sua
pienezza. Poi, la proposta che ci ha fatto l’Associazione Italiana
Donne Medico ci è sembrata molto coinvolgente. Abbiamo interpretato
questa proposta come un segno dei tempi.
D. – Abbiamo con noi la dott.ssa
Anna Falanga, vice presidente nazionale per il Nord
Italia dell’Associazione Donne Medico. Dott.ssa Falanga, questa moderna Ruota degli Innocenti, vuole
essere, dunque, un messaggio che scuote le sensibilità o uno strumento concreto
rivolto alle donne che temono per il proprio anonimato?
R. – Io direi tutte e due.
Sicuramente, un messaggio per scuotere la sensibilità e soprattutto per creare
un’occasione per poter parlare di questo problema. E’ un’ocasione
per poter parlare di tutti gli interventi che si possono attuare, prima che si
arrivi all’evento drammatico dell’abbandono dii un
figlio da parte di una madre, in un momento di disperazione. Esiste una legge
ben precisa che permette di partorire in anonimato. Quindi, le donne possono
partorire in completo anonimato e chiedere ai medici di non essere menzionate
nel certificato di nascita. Ci sono altre possibilità. Per esempio, il Movimento per la vita ha messo a
disposizione un numero, S.O.S. Vita, che funziona in
tutta Italia: il numero è 800813000. Quindi, c’è la possibilità di rivolgersi
per un aiuto, a volte anche economico, prima di arrivare a drammatiche decisioni.
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RISPETTARE
LA NATURA VUOL DIRE ANCHE RISPETTARE LA PERSONA UMANA:
COSÌ, MONS. FRANCESCO FOLLO,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA
SANTA SEDE
PRESSO L'UNESCO, DOPO LA
CONFERENZA ONU SULL’AMBIENTE
Si chiamerà UNEO, la nuova Organizzazione delle Nazioni
Unite per l’ambiente. La sua costituzione è stata decisa durante
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R. – Benedetto XVI parla di una ecologia
della pace, di una ecologia umana. Ormai in gioco non è solo il rispetto della
natura, ma il rispetto della persona umana ed il modo in cui queste ecologie debbano interagire per una convivenza veramente umana.
D. – Ci sono delle iniziative da parte della Chiesa per
quanto riguarda la protezione dell’ambiente? Siete coinvolti con l’UNESCO in
iniziative volte a proteggere l’ambiente, a promuovere un rispetto superiore
per l’ambiente?
R. –
D. – Mons. Follo, quanto è
importante per l’uomo proteggere la natura, l’ambiente naturale che Dio ha
creato?
R. – E’ importante perché, grazie ai dati avuti da questo
gruppo di lavoro sull’ecologia, mai come ora si è coscienti del fatto che il
problema della distruzione del mondo non viene, come si aveva paura decenni fa,
dal di fuori, quando si temeva che qualche meteorite
potesse distruggere l’umanità. Il problema è all’interno del mondo, l’uomo
rischia di suicidarsi nel mondo. Quindi, l’attenzione riservata nel contributo
finale di Parigi al problema ecologico non riguarda solo il rispetto della
natura, ma anche “chi” la deve rispettare. E al rispetto della natura è
chiamato non solo l’uomo della strada, ma anche le grandi imprese
multinazionali che gestiscono il loro sviluppo con uno sfruttamento delle
risorse umane che incide in modo così negativo da poter potenzialmente
distruggere il mondo.
D. – Dicono che i Paesi che inquineranno di più nel
prossimo secolo saranno quelli del Terzo Mondo, che cercando lo sviluppo nella
industrializzazione, aumenteranno la loro produttività attraverso moderne
strutture che potrebbero essere fortemente inquinanti…
R. – Tutti siamo per lo sviluppo. Ma occorre favorire lo
sviluppo di tutti i Paesi in modo sostenibile: altrimenti ci troveremo dinanzi
ad una ricchezza in un mondo inquinato e avvelenato, se non distrutto. C’è
anche da fare un’altra riflessione. Questo sviluppo, che nei Paesi cosiddetti
“poveri” è in corso, fin dove è un reale sviluppo o fin dove è solo
“de-localizzazione” in alcune industrie perché è troppo caro tenerle nel
cosiddetto “mondo sviluppato”? Quindi, occorre parlare di un’ecologia della
pace, di un’ecologia umana, e Benedetto XVI, secondo me, richiama anche questo
aspetto. Altrimenti, rischiamo di fare un discorso solo alla moda, per cui ci si preoccupa dell’inquinamento o del buco
dell’ozono – che è molto importante! – ma non ci si preoccupa realmente di come
questo sviluppo sia umano. C’è bisogno di un’autorità
mondiale che elabori una normativa!
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DOMANI, IL PRIMO ANNIVERSARIO
DELLA MORTE DI DON ANDREA SANTORO,
A TREBISONDA. AI NOSTRI MICROFONI, LA
TESTIMONIANZA, DALLA TURCHIA,
DI MONS. LUIGI PADOVESE, VICARIO APOSTOLICO IN ANATOLIA
“Don Andrea Santoro ha dato una testimonianza cristiana
umile, coraggiosa, chiara, di fede, preghiera ed amore per il prossimo”. Lo ha
detto, stamani, all’aeroporto di Fiumicino, il cardinale vicario Camillo Ruini, poco prima di partire per la Turchia. Domani, il porporato
celebrerà la Messa nella chiesa di Trebisonda, dove il sacerdote fidei donum della
diocesi di Roma fu ucciso il 5 febbraio di un anno fa, mentre pregava. Ma come
vive oggi la Chiesa turca ad un anno da quel tragico evento? Con più
consapevolezza delle difficoltà o con più speranza? Fabio Colagrande
lo ha chiesto a mons. Luigi Padovese, vicario apostolico
in Anatolia:
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R. – Credo che le cose vadano insieme: c’è la consapevolezza
che essere cristiani non è un titolo di onore ma è
anche un rischio, soprattutto in certi Paesi. D’altra parte, credo che sia
aumentata anche la speranza. Don Andrea, per così dire, è diventato il primo seme
e il secondo seme importante è stata la visita di Benedetto XVI. Credo che
questo, anche per l’opinione pubblica turca, abbia lasciato un’impronta positiva.
Nel primo caso, per la morte di un innocente; nel secondo caso, per la
chiarezza con la quale il Santo Padre ha parlato della nostra volontà di
dialogo e di collaborazione.
D. – Ad un anno di distanza, restano ancora degli
interrogativi sulla morte di don Andrea?
R. – Fortunatamente, penso stiano emergendo degli
interrogativi, non tanto a motivo della morte di don Andrea – il processo è
stato a porte chiuse anche se non possediamo ancora il
testo scritto della sentenza – quanto piuttosto a motivo della morte del
giornalista Dink, che ha messo in evidenza delle
connessioni che peraltro già sapevamo ed esistevano. In effetti, non si mette
in cattiva luce questo Paese quanto piuttosto la realtà di gruppi nazionalisti
fanatici che utilizzano l’Islam per scopi che effettivamente non sono religiosi.
D. – In particolare, un gruppo ultra nazionalista ha
rivendicato proprio l’omicidio del giornalista turco armeno Dink,
mettendolo in relazione a quello di don Andrea Santoro. Cosa pensa di questo
fatto?
R. – Io penso che la moglie di Hrant
Dink avesse ragione quando
ha detto: “Se si fosse scavato più a fondo dopo l’uccisione di don Andrea
Santoro, forse mio marito non sarebbe morto”. Io sono dello stesso parere, con
questo non metto in questione il giudizio che la Corte ha dato sulla sentenza
del giovane. Evidentemente, il fatto che il processo fosse a porte chiuse, non
ha permesso di avere quella trasparenza che ci saremmo aspettati. Non accuso i
giudici, ma chiedo una chiarezza che fino ad oggi non abbiamo avuto.
D. – Nella società civile vede anche dei cambiamenti
positivi?
R. – Credo che la società turca sia una società
fondamentalmente sana. La manifestazione più evidente è stata il funerale di Hrant Dink che è stata veramente
un trionfo, un’apoteosi più che un funerale. Mi pare che l’opinione pubblica
turca stia prendendo coscienza che gli spazi di libertà, di libertà di
opinione, di libertà religiosa, devono essere in un certo
senso salvaguardati, non soltanto sulla carta ma anche nei fatti. Ci si
libera lentamente da una situazione di paura, di omertà che purtroppo in alcuni
ambienti ancora esiste. E’ un cammino lungo ma è un
cammino che mi pare si stia facendo, disgraziatamente sempre con il sangue di
qualche persona.
D. – Quali sono le difficoltà principali che continua ad
avere la Chiesa in Turchia, come le state affrontando?
R. – Io rimando fondamentalmente alle cose che il Santo
Padre ha detto nell’incontro con il nuovo ambasciatore di Turchia presso la
Santa Sede, cioè che ci sono delle richieste molto chiare su quelli che sono i
diritti non soltanto della Chiesa cattolica, ma di tutte le minoranze, per altro diritti richiesti anche dalla Commissione Europea
per l’ingresso della Turchia nell’Unione. Stiamo aspettando di vedere qualche
gesto concreto che vada al di là delle semplici parole
e ripeto, il gesto del Santo Padre, venendo qui, le sue parole, hanno dato un
segnale positivo. Credo sia stato anche questo un seme e adesso è importante
che questo seme veramente sia mantenuto in vita e sia fatto crescere.
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INCENTRATA SULLA PREVENZIONE E I CORRETTI
STILI DI VITA
L’ODIERNA
GIORNATA MONDIALE CONTRO IL CANCRO
- Con
noi, Franco Cavalli -
Ogni anno a 11 milioni di persone viene
diagnosticato un tumore e 7 milioni muoiono per questa malattia, ma il 43% di
tutti i casi possono essere prevenuti. E’ il messaggio positivo lanciato
dall’Unione Internazionale Contro il Cancro, (UICC) in occasione dell’odierna
Giornata Mondiale contro il Cancro. Alla base della prevenzione, un corretto
stile di vita che va appreso fin da piccoli, tanto che il tema di quest’anno è
“I bambini di oggi sono il mondo di domani”. Ma perché è così importante promuovere
una giornata sul cancro? Antonella Villani lo ha chiesto
al presidente della UICC, Franco Cavalli:
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R. – Si parla molto di tubercolosi, di AIDS, di malaria,
però già ora il cancro uccide di più a livello mondiale che tutte queste
malattie messe insieme. D’altra parte, oggi noi possiamo fare moltissimo per
prevenire il cancro e anche per guarirlo.
D. – Lo slogan di quest’anno è: “I bambini di oggi sono il
mondo di domani”, come dire la prevenzione va iniziata da piccoli?
R. – I tumori impiegano decenni per svilupparsi, quindi la
prevenzione ha un senso solo se viene portata avanti
durante tutta la vita. Quest’anno ci concentriamo ad insegnare ai genitori
quello che devono trasmettere ai loro figli come principi fondamentali di prevenzione,
affinché abbiano un’alta probabilità di non sviluppare un tumore.
D. – Ma quali sono gli stili di vita anti-cancro?
R. – Per quanto riguarda i bambini, la cosa principale è
di permettere loro di vivere in un ambiente libero da fumo, di insegnar loro di
fare attività fisica e di mangiare bene perché l’obesità è una delle ragioni
dell’aumento di diversi tipi di tumori. Bisogna insegnar loro di evitare
un’eccessiva esposizione al sole, perché questo fa aumentare di molto i tumori
della pelle. Poi bisogna combattere tutte le infezioni. Nei Paesi poveri, le
infezioni sono responsabili di più di metà dei casi di tumore ma anche da noi,
nelle donne, almeno un quinto dei tumori è dovuto a
virus che provocano il tumore del collo dell’utero. Quindi, pensando ai tumori
al fegato che possono essere evitati con dei vaccini, è importante spiegare
come vivere bene ma anche come difendersi contro queste infezioni.
D. – Ci sono nel mondo dei Paesi più colpiti?
R. – Più la popolazione invecchia, più casi di tumori ci
sono. Dunque, i Paesi nei quali si vive più a lungo tendono ad avere più casi.
Però ci sono dei tumori che sono particolarmente frequenti in certi Paesi: per
esempio, in Mongolia il 60 per cento dei tumori sono tumori del fegato dovuti
al virus dell’epatite. Il tipo di tumore e, quindi, anche il tipo di
prevenzione necessaria, varia molto da Paese a Paese.
D. – Voi prevedete che nel 2020, il 70 per cento dei morti
per cancro sarà nei Paesi in via di sviluppo, eppure di questo problema non se
ne parla, né tanto meno si parla di prevenzione…
R. – Loro continuano ad avere i tumori tipici della
povertà come il tumore del collo dell’utero, al fegato e all’esofago. Tuttavia,
hanno sempre di più anche dei tumori legati allo stile di vita occidentale come
il tumore della mammella e dell’intestino. Quindi, assistiamo ad un’esplosione
di tumori in questi Paesi nei quali poi ci sono pochissime possibilità per
delle campagne di prevenzione. Non hanno una diagnosi precoce, hanno anche
pochissime armi per la terapia in quanto troppo care o non hanno semplicemente
le risorse per averle.
D. – A questo punto il suo appello per questa giornata…
R. – Dovremmo arrivare a far sì che le organizzazioni
internazionali, il G8 e tutte le istanze politiche si rendano finalmente conto
che il problema sta diventando enorme. Mettiamoci tutti assieme per evitare
che, come purtroppo ci indicano le previsioni, nel 2020 ci siano 12 milioni di
morti a seguito del cancro.
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4 febbraio 2007
COSÌ, BENEDETTO XVI NEL MESSAGGIO INVIATO AL III CONGRESSO MONDIALE
CONTRO
- A
cura di Francesca Pierantozzi -
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PARIGI. = “La pena di morte non è soltanto un attentato
alla vita, ma anche un’offesa alla dignità umana”: le parole di Benedetto XVI
hanno concluso il III Congresso mondiale contro la pena di morte che si è
svolto per tre giorni a Parigi, in Francia. Il messaggio del Pontefice è stato
letto da un sacerdote davanti ai circa tremila partecipanti al Congresso,
terminato con l’unanime riconoscimento dell’importanza di una moratoria
universale decisa dall’ONU. Gli Stati – come ha voluto ricordare il Papa –
hanno a disposizione mezzi più efficaci della pena capitale
per impedire i delitti, rendendo colui che ha commesso un’offesa incapace di
fare il male senza togliergli definitivamente la possibilità di riscattarsi. Il
primo ministro francese, Dominique de Villepin, il cui messaggio è stato letto dall’ambasciatore
francese per i diritti umani, Michel Doucin, ha sottolineato che la liberazione delle cinque
infermiere bulgare e del medico palestinese, condannati a morte in Libia per
avere inoculato il virus dell’AIDS a circa 400 bambini, è una questione
prioritaria per
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IL BUIO CHE GRAVA SULL’UMANITÀ È UN RICHIAMO ALLE
RADICI PIÙ PROFONDE
DEL
CRISTIANESIMO: LO HA DETTO IL CARDINALE MILOSLAV VLK,
APRENDO
A CASTELGANDOLFO IL 31.MO CONVEGNO SPIRITUALE DEI
VESCOVI
AMICI
DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI
- A
cura di Carla Cotignoli -
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CASTELGANDOLFO. = “E’ innegabile che sull’orizzonte
dell’umanità di oggi grava non di rado un fitto buio. E’ un richiamo alle
radici più profonde del cristianesimo”, ha detto ieri sera, il cardinale Miloslav Vlk, in apertura, a Castelgendolfo, del 31.mo
Convegno spirituale dei vescovi amici del Movimento dei Focolari. E’ stato questo l’augurio espresso anche dal
cardinale Carlo Maria Martini, che ha fatto visita al Centro Mariapoli: “Che da questo incontro si attinga nuova luce
per illuminare il mondo”. E’ la comunione, definita da Benedetto XVI “la buona
novella”, “la luce che rende vicino Cristo per ogni
uomo che voglia incontrarlo”. E’ lo stile di questi incontri, come ha
evidenziato questa mattina il cardinale Miloslav Vlk: “Abbiamo tanti doni da offrirci l’un
l’altro ma il primo e più grande dono siamo noi stessi che ci apriamo
l’uno all’altro, per essere un riflesso della vita delle tre divine Persone,
immagine viva di Dio che è Amore”. E qui l’arcivescovo di Praga ha ripreso
l’Enciclica ‘Deus caritas est’: “L’amore
cristiano prende l’iniziativa, senza aspettare di essere amato, ci fa vivere al
di là di noi stessi, in un esodo permanente dall’io”. E’ proprio così – ha
commentato – che “Cristo può vivere spiritualmente in mezzo a noi, e si
realizza il desiderio ansioso di Dio sin dal Primo Testamento: abitare tra i
figli degli uomini”. Ed è stata un’esperienza viva della ricchezza dello
scambio di doni, la presentazione dei vescovi giunti dalle più diverse aree
geografiche, già iniziata ieri sera, seguita questa mattina. Nel pomeriggio e
domani mattina, approfondimento spirituale della tematica del convegno. Poi
partenza per la cittadella internazione di Loppiano,
nei pressi di Firenze. Infine, è viva l’attesa per l’udienza con il Papa,
giovedì mattina.
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IMPORTANTE
INTERVENTO IN FAVORE DELLA PACE DI MONS.RICARDO BLAZQUEZ,
VESCOVO
DI BILBAO E PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE SPAGNOLA
- A
cura di Ignazio Arregui -
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BILBAO. = Mentre a Madrid si teneva ieri una grande
manifestazione contro il negoziato con l’ETA, a Bilbao, nel piazzale della
Cattedrale ha avuto luogo un raduno di alcune centinaia di persone, presieduto
dal vescovo Ricardo Blazquez, che invitava tutti i
fedeli a impegnarsi nella causa della pace. Questo appuntamento di Bilbao era
stato deciso da molto tempo in un ampio programma di iniziative diocesane per
la pace, indipendentemente dagli ultimi sviluppi del dibattito politico
spagnolo attorno al terrorismo. Mons. Blazquez, accompagnato dal suo vescovo ausiliare mons.
Carmelo Etxenagusia, nel suo intervento al termine
del raduno, ha chiesto all’ETA il suo auto-scioglimento
immediato e senza condizioni, giacché la sua esistenza non ha alcuna
giustificazione morale, politica né religiosa. Ha fatto appello ai dirigenti
politici affinché assumano la pace come un obiettivo
fondamentale. Ha poi aggiunto che, in questa causa, l’unione delle forze politiche
riguardo ai principi morali e alle misure da intraprendere, consoliderà la fiducia
dell’opinione pubblica nella lotta conto il terrorismo. Mons.
Blazquez ha manifestato inoltre la sua solidarietà
verso le vittime del terrorismo. “Loro fanno parte – ha detto – della memoria
di un orrore, riguardo al quale non siamo completamente innocenti, né come
cittadini di questo Paese né come fedeli della Chiesa locale. Perciò, nella
misura delle nostre responsabilità – ha precisato – chiediamo di nuovo
perdono”. Il raduno ha avuto un’impostazione strettamente pastorale, evitando
ogni riferimento al dibattito in corso tra i partiti sulla via da percorrere
contro il terrorismo.
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IN RUSSIA, CONTINUA A FARE PROGRESSI IL DIALOGO TRA
CATTOLICI E PATRIARCATO DI MOSCA. IN UN RECENTE INCONTRO DEL
GRUPPO DI LAVORO ISTITUITO NEL 2004 DAL PATRIARCA ALESSIO II E DAL CARDINALE
WALTER KASPER, APPREZZATA LA RISTAMPA DEL DIRETTORIO SULL’ECUMENISMO
MOSCA. = I matrimoni misti
cattolico-ortodossi, l’educazione dei bambini negli orfanatrofi
gestiti dalla Chiesa cattolica e il ruolo delle strutture vicariali e sociali:
sono questi gli argomenti affrontati nei giorni scorsi, a Mosca, dal gruppo di
lavoro istituito nel 2004 dal patriarca Alessio II e dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per
UNA
CROCIERA-PELLEGRINAGGIO SULLA SENNA PER LE COPPIE DI FIDANZATI:
PARIGI.= Un romantico pellegrinaggio in bateau-mouche sulla Senna per tutte le coppie di fidanzati.
È l’iniziativa promossa dall’arcidiocesi di Parigi, in Francia, in preparazione
alla festa di San Valentino, che si celebrerà il 14 febbraio. Il programma –
riferisce l’agenzia SIR – prevede per sabato 10 febbraio una festa dedicata
agli innamorati e, per domenica 11, una crociera-pellegrinaggio che si
concluderà a Notre Dame con la celebrazione della Messa, presieduta dall’arcivescovo
di Parigi, mons. André Vingt-Trois. “E’ l’occasione per trasmettere una parola buona
sull’amore”, ha affermato il presule. “Molto è stato fatto – ha aggiunto - e
tanto resta da fare soprattutto nel campo della
formazione degli sposi e nell’accompagnamento delle famiglie”. Parallelamente a
Parigi, anche una cinquantina di parrocchie francesi stanno organizzando eventi
per promuovere il matrimonio e la vita di fede delle coppie. E’ stato creato
anche un sito apposito, www.fetesaintvalentin.org , con tutte le informazioni. (A.D.F.)
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4 febbraio 2007
- A cura di
Isabella Piro -
In evidenza, l’Italia e la violenza nel gioco del calcio:
è stato un corpo contundente ad uccidere Filippo Raciti,
il poliziotto morto venerdì sera durante gli scontri per il derby calcistico Catania-Palermo. Questo il risultato dell’autopsia, che
parla di frattura del fegato. Intanto, continuano le indagini: 29 gli arresti,
tra cui 9 minorenni. Stamani, riunione straordinaria della giunta del CONI, mentre è fissato per domani il vertice di governo.
Il nostro servizio:
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Un corpo contundente, forse un masso, lo ha colpito
all’addome, procurando un trauma e la frattura del fegato: è morto così
l’ispettore capo di polizia, Filippo Raciti, ucciso
davanti allo Stadio “Massimino” di Catania. I suoi funerali saranno celebrati
domani a mezzogiorno, nella Cattedrale del capoluogo etneo. Intanto, continuano
le indagini: 29 persone sono state arrestate, tra cui 9 minorenni. Trovate
anche, in un deposito, centinaia di bombe carta e di petardi. I gestori, 4 senegalesi,
sono stati posti in arresto, ma nessuno di loro è accusato di omicidio.
Sequestrate, infine, armi e droga in un appartamento del quartiere catanese di Librino. In cerca di soluzioni, la giunta del CONI si è riunita stamani: tra le direttive suggerite,
c’è l’anticipo alla stagione 2007/2008 della richiesta di licenza per gli stadi
e l’estensione delle norme di giustizia sportiva anche all’esterno degli stadi
stessi. Infine, il CONI invita ad interrompere i
“rapporti non virtuosi” tra allenatori, giocatori e dirigenti con le
associazioni di tifosi. Domani, invece, vertice di governo. “Nessuna indulgenza
di fronte alle violenze”, ha detto il premier Romano Prodi,
mentre per il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, i responsabili saranno
fermati, anche a costo di chiudere definitivamente con il calcio. Sulla stessa
linea, l’Osservatore Romano, che ieri aveva parlato di un calcio ucciso a causa
di una guerriglia insensata ed aveva auspicato un anno di stop, per riflettere
ed agire efficacemente.
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Sui tragici eventi di Catania e le
prospettive future per il calcio italiano, Alessandro Gisotti ha intervistato
mons. Carlo Mazza, direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale del
tempo libero, turismo e sport della
Conferenza Episcopale Italiana:
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R. – Io credo che bisogna essere più attenti a considerare
la complessità di quanto è accaduto e le sue ragioni di fondo, e cioè tracciare
le cause di questi eventi che non sono poi del tutto isolati.
Esprimono, infatti, una situazione diffusa nelle nostre società che, sostanzialmente,
sono società violente. Ritroviamo la violenza in diversi ambienti della nostra
vita: nella famiglia per tanti aspetti, nella scuola per tanti altri – basti
pensare al bullismo! – e certamente nello sport.
Questo può accadere poi perché oggi lo sport è molto mediatico
e chi sale sul palcoscenico è sicuro di farsi vedere. Di conseguenza, tutto questo
accade ancora di più!
D. – Un tempo, si imparava a
giocare a pallone negli oratori. Cosa fa e cosa può fare ancor di più la Chiesa
per instillare nei giovani i veri valori dello sport?
R. – Occorre andare sul territorio, stare sulla strada;
impostare la nostra pastorale proprio con i ragazzi, con gli adolescenti, con i
giovani in modo da avvicinarli e stare con loro: ritornare nel cortile, come
diceva don Bosco. Solo così, attraverso questa vicinanza,
noi possiamo recuperare, riacquisire fasce di ragazzi che purtroppo, attualmente,
sono fuori della nostra portata. Gli oratori, quindi, diventano il luogo di
assoluta necessità.
D. – Intorno allo sport e, in particolare al calcio, che
in Italia è lo sport più popolare ed amato, ci sono molti interessi economici.
Non c’è, dunque, anche un rischio di inquinamento, di interessi che poi vanno a
svilire il senso dello sport?
R. – Sì. Sono preoccupazioni legittime. Noi sappiamo che
lo sport in Italia, il calcio in particolare, è un grandissimo volano di tipo
economico, finanziario ... Occorre rivederlo, occorre
dare delle regole certe, occorre che ci sia un’etica, un’etica dell’economia
calcistica, che manca assolutamente. Quindi, è necessario ripartire da ciò che
è pulito – in tutti i sensi – per ricostruire uno sport nazionale come il
calcio che è di grandissimo valore sociale e culturale.
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Ci spostiamo in Iraq:
all’indomani della strage avvenuta ieri, a Baghdad, e che ha provocato più di
130 morti e oltre 200 feriti, non si ferma la violenza nel Paese: tre autobomba
tra Baghdad e Khales hanno ucciso 16 persone. Attacco dinamitardo
anche a Iskandariyah, nel sud del Paese, dove 3 donne
sono rimaste ferite in un’esplosione. Ritrovato morto, inoltre, un colonnello sunnita sequestrato dai ribelli due giorni fa ad Hilla, mentre nelle strade di Fallujia la polizia ha rinvenuto 8 cadaveri. Intanto, la
Siria ha smentito le accuse lanciate ieri dal governo iracheno, per il quale il
50% dei terroristi che commette attentati in Iraq proviene da Damasco. Secondo
la Siria, “si tratta di dichiarazioni contrarie alla realtà”.
Si è rivelata ancora una volta fragile la tregua sancita,
ieri sera, tra Hamas e Al Fatah: nella notte, colpi
di mortaio sono stati lanciati contro gli uffici del presidente palestinese Abu Mazen a Gaza. Negli scontri,
un uomo è rimasto ucciso, portando così a 26 le vittime in 3 giorni di
combattimenti. Sequestrato, infine, un nipote di Mohammed
Dahalan, deputato di Al Fatah. Ashraf Dalan,
25 anni, è stato rapito nella notte mentre era in
viaggio in automobile da Khan Younis. Intanto,
secondo il quotidiano israeliano ‘Haaretz’, le forze
armate dello Stato ebraico starebbero progettando una vasta operazione terrestre
nella Striscia di Gaza, per timore di attacchi da parte di Hamas. Ma il vicepremier Peres smentisce: “Non dobbiamo intervenire e dobbiamo
lasciare Gaza ai suoi abitanti”.
Il governo israeliano ha confermato formalmente la nomina
di Gabi Ashkenazi come nuovo
capo di Stato maggiore. Il generale dell’Esercito, attuale direttore generale
del ministero della Difesa, prende il posto di Dan Halutz, dimessosi dopo le polemiche sulla conduzione della
guerra in Libano, durante la scorsa estate.
Massima allerta a Giakarta,
in Indonesia, dove è salito a 20 il bilancio delle vittime delle inondazioni.
Secondo le autorità locali, gli sfollati sarebbero 190 mila. Intanto, le piogge
torrenziali continuano a cadere e numerosi corsi d’acqua hanno rotto gli
argini, ricoprendo molte zone con tre metri di acqua fangosa. Si tratta delle
peggiori inondazioni degli ultimi 5 anni.
In Nigeria, sono stati liberati i 9 lavoratori
cinesi rapiti il 25 gennaio da un gruppo armato. Il sequestro era avvenuto
durante un assalto agli uffici della Shell nello
Stato di Baylesa, nel Delta del Niger. I 9 cinesi,
che lavoravano per la China petroleum corp, sono in buone condizioni di salute. Nessuna notizia,
invece, dei 2 italiani dipendenti dell’ENI sequestrati, insieme ad un libanese, il 7 dicembre scorso. Il loro rapimento era
stato rivendicato dal MEND – Movimento di Emancipazione del Delta del Niger.
Restiamo in Nigeria, dove l’Organizzazione
Mondiale della Sanità ha confermato il primo decesso nel Paese per influenza
aviaria: si tratta di una ragazza di 22 anni, colpita dal virus H5N1 il 17
gennaio scorso. Con quest’ultimo caso, salgono a 165, secondo l’OMS, i decessi
umani dovuti a questa patologia dal 2003. Intanto, è stato confermato che proviene
dall’Asia il ceppo virale dell’influenza aviaria scoperto ieri, in Inghilterra,
in un allevamento di tacchini. Il virus è simile a quello arrivato in Ungheria
il mese scorso. Gli animali, circa 160mila, verranno
abbattuti.
Attentato suicida oggi a Kandahar,
in Afghanistan: un convoglio di soldati canadesi è stato affiancato da
un’autobomba che è esplosa, uccidendo il kamikaze. A Musa Qala,
inoltre, nel su del Paese, un comandante talebano, identificato come Mullah Ghafour,
è stato ucciso in un raid aereo americano. Lo riferiscono le forze
internazionali, per le quali si trattava di “un obiettivo ricercato da tempo”.
I talebani, lo ricordiamo, si sono impadroniti di Musa Qala
nella notte di giovedì, dopo mesi di relativa calma grazie ad un accordo tra
capi tribali e truppe britanniche dell’ISAF.
L’Iran continua a lavorare all’installazione
delle 3mila centrifughe per l’arricchimento dell’uranio: lo ha detto
l’ambasciatore iraniano presso l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica
(AIEA), Ali Assghar Soltanieh.
Ieri intanto, dopo le ultime polemiche sui visti negati agli ispettori
dell’AIEA, una delegazione diplomatica dei Paesi non allineati, tra cui Cuba e
Bolivia, ha visitato l’impianto nucleare di Isfahan.
E’ di 32 morti il bilancio di un’esplosione
avvenuta ieri sera in Colombia, in una miniera di carbone. La tragedia si è
verificata nella cava di El Tabio,
vicino a Sardinata, nel
nordest del Paese. Secondo una prima ricostruzione, a causare l’incidente
sarebbe stata la manipolazione errata di esplosivo.
Sono saliti a 7 gli immigrati annegati nel
naufragio avvenuto ieri nel Mar Egeo, al largo dell’isola greca di Samos. Altre 12 persone risultano disperse. I clandestini,
provenienti da vari Paesi del Medio Oriente, erano a bordo di un barcone
salpato dalle coste turche.
Scontri tra militari russi e ribelli nelle
Repubbliche dell’Inguscezia e del Daghestan,
confinanti con la Cecenia: almeno 11 le vittime, di
cui 3 poliziotti e 8 miliziani. Secondo una fonte locale, i combattenti erano
sospettati di aver sparato, il 31 gennaio scorso, contro il muftì locale e suo
figlio.
Nella Repubblica democratica del Congo, 4 persone sono morte di colera nella città di Brazzaville. Salgono così a 53 le vittime dell’epidemia
che, dal mese scorso, sta flagellando il Paese. Finora, a Pointe-Noire,
sono stati diagnosticati 2.826 casi.
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