RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 35  - Testo della trasmissione di domenica 4  febbraio 2008

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Accogliere il dono misterioso della vita ed aiutare la famiglia segnata da una profonda crisi: è l’esortazione di Benedetto XVI, che all’Angelus domenicale ha invitato i fedeli ad un costante sforzo in favore della vita e dell’istituto familiare

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

L’inviolabilità della vita è il principio irrinunciabile per garantire a tutti giustizia, uguaglianza e pace: così, i vescovi italiani, nell’odierna 29.ma Giornata per la Vita. Con noi, suor Antonella Sana e Anna Falanga

 

Rispettare la natura vuol dire anche rispettare la persona umana: così, mons. Francesco Follo, Osservatore permanente della Santa Sede presso l'UNESCO, dopo la Conferenza ONU sull’ambiente, a Parigi

 

Domani, il primo anniversario della morte di don Andrea Santoro, a Trebisonda. Ai nostri microfoni, la testimonianza, dalla Turchia, di mons. Luigi Padovese, vicario apostolico in Anatolia

 

Incentrata sulla prevenzione e i corretti stili di vita l’odierna Giornata mondiale contro il cancro: intervista con Franco Cavalli

 

CHIESA E SOCIETA’:

“La pena di morte non è soltanto un attentato alla vita, ma anche un’offesa alla dignità umana”: così, Benedetto XVI nel messaggio al III Congresso mondiale contro la pena di morte, conclusosi ieri a Parigi

 

Il buio che grava sull’umanità è un richiamo alle radici più profonde del cristianesimo: lo ha detto il cardinale Miloslav Vlk, aprendo a Castelgandolfo il 31.mo Convegno spirituale dei Vescovi amici del Movimento dei Focolari

 

Importante intervento in favore della pace di mons. Ricardo Blazquez, vescovo di Bilbao e presidente della Conferenza episcopale spagnola

 

In Russia, continua a fare progressi il dialogo tra cattolici e Patriarcato di Mosca. In un recente incontro del gruppo di lavoro, istituito nel 2004 dal patriarca Alessio II e dal cardinale Walter Kasper, apprezzata la ristampa del direttorio sull’ecumenismo

 

Una crociera-pellegrinaggio sulla Senna per le coppie di fidanzati: la promuove l’arcidiocesi di Parigi in preparazione della festa di San Valentino. Mons. Andrè Vingt-Trois: “E’ l’occasione per trasmettere una parola buona sull’amore”

 

24 ORE NEL MONDO:

Indagini a tappeto della polizia di Catania, dopo i tragici scontri di venerdì davanti allo stadio, costati la vita ad un poliziotto. 29 gli arrestati, finora, di cui 9 minorenni. Domani, il vertice di governo

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

4 febbraio 2007

 

 

ACCOGLIERE IL DONO MISTERIOSO DELLA VITA ED AIUTARE LA FAMIGLIA,

SEGNATA DA UNA PROFONDA CRISI: E’ L’ESORTAZIONE DI BENEDETTO XVI,

CHE ALL’ANGELUS DOMENICALE HA INVITATO I FEDELI AD UN COSTANTE SFORZO

IN FAVORE DELLA VITA E DELL’ISTITUTO FAMILIARE

 

All’Angelus domenicale, nel giorno dedicato dalla Conferenza Episcopale Italiana alla difesa della vita, Benedetto XVI ha esortato tutti i fedeli ad accogliere il dono misterioso della vita, dal concepimento fino al suo termine naturale. Il Papa ha poi ribadito l’importanza della tutela e della valorizzazione della famiglia, culla della vita e di ogni vocazione. Il Pontefice ha anche espresso l’auspicio che vengano prese delle iniziative pastorali e politiche a sostegno dell’istituto familiare. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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E’ necessario “mostrarsi accoglienti verso il grande e misterioso dono della vita”: è la viva esortazione di Benedetto XVI, che nella Giornata per la Vita promossa dalla Conferenza episcopale italiana, ha voluto rivolgere un pensiero particolare a quanti “testimoniano il loro impegno a sostegno della vita dal concepimento fino al suo termine naturale”:

 

“La vita, che è opera di Dio, non va negata ad alcuno, neppure al più piccolo e indifeso nascituro, tanto meno quando presenta gravi disabilità. Allo stesso tempo, facendo eco ai Pastori della Chiesa in Italia, invito a non cadere nell’inganno di pensare di poter disporre della vita fino a ‘legittimarne l’interruzione con l’eutanasia, magari mascherandola con un velo di umana pietà’”. 

 

Il Papa ha poi offerto ai fedeli una riflessione sulla famiglia, “culla della vita e di ogni vocazione”, in occasione della “Settimana della vita e della famiglia” promossa dalla diocesi di Roma. “Sappiamo bene – ha detto – come la famiglia fondata sul matrimonio costituisca l’ambiente naturale per la nascita e per l’educazione dei figli, e quindi per assicurare l’avvenire dell’intera umanità”. Tuttavia, ha avvertito, oggi la famiglia “è segnata da una profonda crisi” e deve “affrontare molteplici sfide”. Di qui, il suo accorato appello in difesa della famiglia:

 

“Occorre pertanto difenderla, aiutarla, tutelarla e valorizzarla nella sua unicità irripetibile. Se questo impegno compete in primo luogo agli sposi, è anche prioritario dovere della Chiesa e di ogni pubblica istituzione sostenere la famiglia attraverso iniziative pastorali e politiche, che tengano conto dei reali bisogni dei coniugi, degli anziani e delle nuove generazioni”.

 

Proprio un “clima familiare sereno – ha aggiunto – illuminato dalla fede e dal santo timor di Dio” favorisce anche lo “sbocciare e il fiorire delle vocazioni al servizio del Vangelo”. Riflessione che ha dato spunto al Papa di ricordare, a pochi giorni dalla celebrazione della Giornata Mondiale della Vita Consacrata, quanti sono chiamati a seguire Cristo nella via del sacerdozio, così come i religiosi e le persone consacrate. Il Pontefice ha, quindi, invitato tutti i fedeli perché “attraverso uno sforzo costante a favore della vita e dell’istituto familiare, le nostre comunità siano luoghi di comunione e di speranza dove si rinnova, pur tra tante difficoltà, il grande “sì” all’amore autentico e alla realtà dell’uomo e della famiglia secondo il progetto originario di Dio”:

 

“Chiediamo al Signore, per intercessione di Maria Santissima, che cresca il rispetto per la sacralità della vita, si prenda sempre più coscienza delle vere esigenze familiari, ed aumenti il numero di quanti contribuiscono a realizzare nel mondo la civiltà dell’amore”.

 

Dopo la recita dell’Angelus, il Papa - rivolgendo un saluto ai pellegrini presenti in una Piazza San Pietro, riscaldata da un sole quasi primaverile – ha avuto un pensiero particolare per i funzionari del governo dello Sri Lanka, impegnato nella ricostruzione delle aree sconvolte dallo tsunami. Poi, nel saluto ai fedeli polacchi ha ringraziato Dio per l’opera dei religiosi, auspicando “nuove vocazioni e la santità di coloro che, con dedizione, seguono la via dei consigli evangelici”. Infine, un saluto in italiano ad un gruppo di pellegrini provenienti da diversi Paesi, che vivono un’esperienza di comunione presso il monastero “Santa Umiltà” di Faenza.

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OGGI IN PRIMO PIANO

4 febbraio 2007

 

L’INVIOLABILITA’ DELLA VITA E’ IL PRINCIPIO IRRINUNCIABILE

PER GARANTIRE A TUTTI GIUSTIZIA, UGUAGLIANZA E PACE: COSI’,

 I VESCOVI ITALIANI, NELL’ODIERNA 29.MA GIORNATA PER LA VITA

- Con noi, suor Antonella Sara e Anna Falanga -

 

Come ricordato dal Papa all’Angelus, si celebra oggi la 29.ma Giornata per la Vita. Nel Messaggio per l’occasione, i vescovi italiani offrono una riflessione sui motivi dell’amore per la vita, “primo e più prezioso bene per ogni essere umano”, scaturito dall’amore e destinato a sua volta “ad essere donato per amore”. La vita, scrivono i presuli, “è il bene supremo sul quale nessuno può mettere le mani”. Anche in una “visione puramente laica – è il loro richiamo – l’inviolabilità della vita è l’unico e irrinunciabile principio da cui partire per garantire a tutti giustizia, uguaglianza e pace”. Per una riflessione sul messaggio della CEI, Giovanni Peduto ha intervistato suor Antonella Sana, priora del monastero domenicano Matris Domini di Bergamo:

 

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R. – Il messaggio dei vescovi italiani ha per titolo proprio “Amare e desiderare la vita”, questa vita che interpella ogni persona, ogni donna, ogni uomo, ogni ragazzo, in quanto ciascuno di noi è portatore di un grande messaggio, perché nessuno di noi si è dato la vita. Abbiamo anche noi ricevuto la vita, ma come testimoni siamo chiamati a viverla nella sua pienezza, a conoscerne tutti i valori e a dare il meglio di noi, in questa vita che viene donata. La vita è un respiro, legata a questo respiro iniziale, questo respiro che ci accompagna durante il cammino, nella nostra quotidianità, e ci conduce fino al passaggio ad una vita migliore.

 

D. – Proprio in occasione della Giornata per la Vita, le suore domenicane di Bergamo hanno aderito all’iniziativa “Una culla per la vita”, promossa dall’Associazione Italiana Donne Medico, dal centro di Aiuto alla Vita, dal Movimento per la Vita e da Soroptimist. Questo progetto vuole essere un’alternativa a quella che un tempo era la Ruota degli Esposti. Ma perché il monastero ha aderito a questa iniziativa? Ce lo spiega la stessa priora…

 

R. – Innanzitutto, in quanto donne, amanti della vita, pur vivendo nella nostra vita consacrata, vogliamo dare testimonianza del valore della vita, perché la vita va amata, vissuta, celebrata in tutta la sua pienezza. Poi, la proposta che ci ha fatto l’Associazione Italiana Donne Medico ci è sembrata molto coinvolgente. Abbiamo interpretato questa proposta come un segno dei tempi.

 

D. – Abbiamo con noi la dott.ssa Anna Falanga, vice presidente nazionale per il Nord Italia dell’Associazione Donne Medico. Dott.ssa Falanga, questa moderna Ruota degli Innocenti, vuole essere, dunque, un messaggio che scuote le sensibilità o uno strumento concreto rivolto alle donne che temono per il proprio anonimato?

 

R. – Io direi tutte e due. Sicuramente, un messaggio per scuotere la sensibilità e soprattutto per creare un’occasione per poter parlare di questo problema. E’ un’ocasione per poter parlare di tutti gli interventi che si possono attuare, prima che si arrivi all’evento drammatico dell’abbandono dii un figlio da parte di una madre, in un momento di disperazione. Esiste una legge ben precisa che permette di partorire in anonimato. Quindi, le donne possono partorire in completo anonimato e chiedere ai medici di non essere menzionate nel certificato di nascita. Ci sono altre possibilità. Per esempio, il Movimento per la vita ha messo a disposizione un numero, S.O.S. Vita, che funziona in tutta Italia: il numero è 800813000. Quindi, c’è la possibilità di rivolgersi per un aiuto, a volte anche economico, prima di arrivare a drammatiche decisioni.

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RISPETTARE LA NATURA VUOL DIRE ANCHE RISPETTARE LA PERSONA UMANA:

 COSÌ, MONS. FRANCESCO FOLLO, OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE

PRESSO L'UNESCO, DOPO LA CONFERENZA ONU SULL’AMBIENTE

 

Si chiamerà UNEO, la nuova Organizzazione delle Nazioni Unite per l’ambiente. La sua costituzione è stata decisa durante la Conferenza di Parigi, alla quale hanno preso parte 200 delegati di 46 Paesi. L’organismo avrà il compito di valutare i danni ecologici, promuovere nuove tecnologie e comportamenti più rispettosi degli ecosistemi, ma anche vigilare sull’esecuzione delle decisioni ambientali. A Parigi, è stata sollecitata anche l’adozione di una “Dichiarazione universale dei diritti e dei doveri ambientali”. Su questo tema, Emer McCarthy della nostra redazione inglese ha intervistato mons. Francesco Follo, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’UNESCO, a Parigi:

 

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R. – Benedetto XVI parla di una ecologia della pace, di una ecologia umana. Ormai in gioco non è solo il rispetto della natura, ma il rispetto della persona umana ed il modo in cui queste ecologie debbano interagire per una convivenza veramente umana.

 

D. – Ci sono delle iniziative da parte della Chiesa per quanto riguarda la protezione dell’ambiente? Siete coinvolti con l’UNESCO in iniziative volte a proteggere l’ambiente, a promuovere un rispetto superiore per l’ambiente?

 

R. – La Chiesa sostiene un’autorità morale che permetta delle decisioni a cui i vari Stati si adeguino. Sosteniamo tutto ciò che difende l’uomo e la sua dignità. Quanto alla natura, è necessario ribadire che essa non va sacralizzata, perché è fatta da Dio ed è in funzione dell’uomo, e a lui Dio l’ha consegnata perché potesse permetterne lo sviluppo.

 

D. – Mons. Follo, quanto è importante per l’uomo proteggere la natura, l’ambiente naturale che Dio ha creato?

 

R. – E’ importante perché, grazie ai dati avuti da questo gruppo di lavoro sull’ecologia, mai come ora si è coscienti del fatto che il problema della distruzione del mondo non viene, come si aveva paura decenni fa, dal di fuori, quando si temeva che qualche meteorite potesse distruggere l’umanità. Il problema è all’interno del mondo, l’uomo rischia di suicidarsi nel mondo. Quindi, l’attenzione riservata nel contributo finale di Parigi al problema ecologico non riguarda solo il rispetto della natura, ma anche “chi” la deve rispettare. E al rispetto della natura è chiamato non solo l’uomo della strada, ma anche le grandi imprese multinazionali che gestiscono il loro sviluppo con uno sfruttamento delle risorse umane che incide in modo così negativo da poter potenzialmente distruggere il mondo.

 

D. – Dicono che i Paesi che inquineranno di più nel prossimo secolo saranno quelli del Terzo Mondo, che cercando lo sviluppo nella industrializzazione, aumenteranno la loro produttività attraverso moderne strutture che potrebbero essere fortemente inquinanti…

 

R. – Tutti siamo per lo sviluppo. Ma occorre favorire lo sviluppo di tutti i Paesi in modo sostenibile: altrimenti ci troveremo dinanzi ad una ricchezza in un mondo inquinato e avvelenato, se non distrutto. C’è anche da fare un’altra riflessione. Questo sviluppo, che nei Paesi cosiddetti “poveri” è in corso, fin dove è un reale sviluppo o fin dove è solo “de-localizzazione” in alcune industrie perché è troppo caro tenerle nel cosiddetto “mondo sviluppato”? Quindi, occorre parlare di un’ecologia della pace, di un’ecologia umana, e Benedetto XVI, secondo me, richiama anche questo aspetto. Altrimenti, rischiamo di fare un discorso solo alla moda, per cui ci si preoccupa dell’inquinamento o del buco dell’ozono – che è molto importante! – ma non ci si preoccupa realmente di come questo sviluppo sia umano. C’è bisogno di un’autorità mondiale che elabori una normativa!

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DOMANI, IL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI DON ANDREA SANTORO,

 A TREBISONDA. AI NOSTRI MICROFONI, LA TESTIMONIANZA, DALLA TURCHIA,

DI MONS. LUIGI PADOVESE, VICARIO APOSTOLICO IN ANATOLIA

 

“Don Andrea Santoro ha dato una testimonianza cristiana umile, coraggiosa, chiara, di fede, preghiera ed amore per il prossimo”. Lo ha detto, stamani, all’aeroporto di Fiumicino, il cardinale vicario Camillo Ruini, poco prima di partire per la Turchia. Domani, il porporato celebrerà la Messa nella chiesa di Trebisonda, dove il sacerdote fidei donum della diocesi di Roma fu ucciso il 5 febbraio di un anno fa, mentre pregava. Ma come vive oggi la Chiesa turca ad un anno da quel tragico evento? Con più consapevolezza delle difficoltà o con più speranza? Fabio Colagrande lo ha chiesto a mons. Luigi Padovese, vicario apostolico in Anatolia:

 

 

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R. – Credo che le cose vadano insieme: c’è la consapevolezza che essere cristiani non è un titolo di onore ma è anche un rischio, soprattutto in certi Paesi. D’altra parte, credo che sia aumentata anche la speranza. Don Andrea, per così dire, è diventato il primo seme e il secondo seme importante è stata la visita di Benedetto XVI. Credo che questo, anche per l’opinione pubblica turca, abbia lasciato un’impronta positiva. Nel primo caso, per la morte di un innocente; nel secondo caso, per la chiarezza con la quale il Santo Padre ha parlato della nostra volontà di dialogo e di collaborazione.

 

D. – Ad un anno di distanza, restano ancora degli interrogativi sulla morte di don Andrea?

 

R. – Fortunatamente, penso stiano emergendo degli interrogativi, non tanto a motivo della morte di don Andrea – il processo è stato a porte chiuse anche se non possediamo ancora il testo scritto della sentenza – quanto piuttosto a motivo della morte del giornalista Dink, che ha messo in evidenza delle connessioni che peraltro già sapevamo ed esistevano. In effetti, non si mette in cattiva luce questo Paese quanto piuttosto la realtà di gruppi nazionalisti fanatici che utilizzano l’Islam per scopi che effettivamente non sono religiosi.

 

D. – In particolare, un gruppo ultra nazionalista ha rivendicato proprio l’omicidio del giornalista turco armeno Dink, mettendolo in relazione a quello di don Andrea Santoro. Cosa pensa di questo fatto?

 

R. – Io penso che la moglie di Hrant Dink avesse ragione quando ha detto: “Se si fosse scavato più a fondo dopo l’uccisione di don Andrea Santoro, forse mio marito non sarebbe morto”. Io sono dello stesso parere, con questo non metto in questione il giudizio che la Corte ha dato sulla sentenza del giovane. Evidentemente, il fatto che il processo fosse a porte chiuse, non ha permesso di avere quella trasparenza che ci saremmo aspettati. Non accuso i giudici, ma chiedo una chiarezza che fino ad oggi non abbiamo avuto.

 

D. – Nella società civile vede anche dei cambiamenti positivi?

 

R. – Credo che la società turca sia una società fondamentalmente sana. La manifestazione più evidente è stata il funerale di Hrant Dink che è stata veramente un trionfo, un’apoteosi più che un funerale. Mi pare che l’opinione pubblica turca stia prendendo coscienza che gli spazi di libertà, di libertà di opinione, di libertà religiosa, devono essere in un certo senso salvaguardati, non soltanto sulla carta ma anche nei fatti. Ci si libera lentamente da una situazione di paura, di omertà che purtroppo in alcuni ambienti ancora esiste. E’ un cammino lungo ma è un cammino che mi pare si stia facendo, disgraziatamente sempre con il sangue di qualche persona.

 

D. – Quali sono le difficoltà principali che continua ad avere la Chiesa in Turchia, come le state affrontando?

 

R. – Io rimando fondamentalmente alle cose che il Santo Padre ha detto nell’incontro con il nuovo ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede, cioè che ci sono delle richieste molto chiare su quelli che sono i diritti non soltanto della Chiesa cattolica, ma di tutte le minoranze, per altro diritti richiesti anche dalla Commissione Europea per l’ingresso della Turchia nell’Unione. Stiamo aspettando di vedere qualche gesto concreto che vada al di là delle semplici parole e ripeto, il gesto del Santo Padre, venendo qui, le sue parole, hanno dato un segnale positivo. Credo sia stato anche questo un seme e adesso è importante che questo seme veramente sia mantenuto in vita e sia fatto crescere.

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INCENTRATA SULLA PREVENZIONE E I CORRETTI STILI DI VITA

L’ODIERNA GIORNATA MONDIALE CONTRO IL CANCRO

- Con noi, Franco Cavalli -

 

Ogni anno a 11 milioni di persone viene diagnosticato un tumore e 7 milioni muoiono per questa malattia, ma il 43% di tutti i casi possono essere prevenuti. E’ il messaggio positivo lanciato dall’Unione Internazionale Contro il Cancro, (UICC) in occasione dell’odierna Giornata Mondiale contro il Cancro. Alla base della prevenzione, un corretto stile di vita che va appreso fin da piccoli, tanto che il tema di quest’anno è “I bambini di oggi sono il mondo di domani”. Ma perché è così importante promuovere una giornata sul cancro? Antonella Villani lo ha chiesto al presidente della UICC, Franco Cavalli:

 

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R. – Si parla molto di tubercolosi, di AIDS, di malaria, però già ora il cancro uccide di più a livello mondiale che tutte queste malattie messe insieme. D’altra parte, oggi noi possiamo fare moltissimo per prevenire il cancro e anche per guarirlo.

 

D. – Lo slogan di quest’anno è: “I bambini di oggi sono il mondo di domani”, come dire la prevenzione va iniziata da piccoli?

 

R. – I tumori impiegano decenni per svilupparsi, quindi la prevenzione ha un senso solo se viene portata avanti durante tutta la vita. Quest’anno ci concentriamo ad insegnare ai genitori quello che devono trasmettere ai loro figli come principi fondamentali di prevenzione, affinché abbiano un’alta probabilità di non sviluppare un tumore.

 

D. – Ma quali sono gli stili di vita anti-cancro?

 

R. – Per quanto riguarda i bambini, la cosa principale è di permettere loro di vivere in un ambiente libero da fumo, di insegnar loro di fare attività fisica e di mangiare bene perché l’obesità è una delle ragioni dell’aumento di diversi tipi di tumori. Bisogna insegnar loro di evitare un’eccessiva esposizione al sole, perché questo fa aumentare di molto i tumori della pelle. Poi bisogna combattere tutte le infezioni. Nei Paesi poveri, le infezioni sono responsabili di più di metà dei casi di tumore ma anche da noi, nelle donne, almeno un quinto dei tumori è dovuto a virus che provocano il tumore del collo dell’utero. Quindi, pensando ai tumori al fegato che possono essere evitati con dei vaccini, è importante spiegare come vivere bene ma anche come difendersi contro queste infezioni.

 

D. – Ci sono nel mondo dei Paesi più colpiti?

 

R. – Più la popolazione invecchia, più casi di tumori ci sono. Dunque, i Paesi nei quali si vive più a lungo tendono ad avere più casi. Però ci sono dei tumori che sono particolarmente frequenti in certi Paesi: per esempio, in Mongolia il 60 per cento dei tumori sono tumori del fegato dovuti al virus dell’epatite. Il tipo di tumore e, quindi, anche il tipo di prevenzione necessaria, varia molto da Paese a Paese.

 

D. – Voi prevedete che nel 2020, il 70 per cento dei morti per cancro sarà nei Paesi in via di sviluppo, eppure di questo problema non se ne parla, né tanto meno si parla di prevenzione…

 

R. – Loro continuano ad avere i tumori tipici della povertà come il tumore del collo dell’utero, al fegato e all’esofago. Tuttavia, hanno sempre di più anche dei tumori legati allo stile di vita occidentale come il tumore della mammella e dell’intestino. Quindi, assistiamo ad un’esplosione di tumori in questi Paesi nei quali poi ci sono pochissime possibilità per delle campagne di prevenzione. Non hanno una diagnosi precoce, hanno anche pochissime armi per la terapia in quanto troppo care o non hanno semplicemente le risorse per averle.

 

D. – A questo punto il suo appello per questa giornata…

 

R. – Dovremmo arrivare a far sì che le organizzazioni internazionali, il G8 e tutte le istanze politiche si rendano finalmente conto che il problema sta diventando enorme. Mettiamoci tutti assieme per evitare che, come purtroppo ci indicano le previsioni, nel 2020 ci siano 12 milioni di morti a seguito del cancro.

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CHIESA E SOCIETA’

4 febbraio 2007

 

 

LA PENA CAPITALE È UN ATTENTATO ALLA VITA E UN’OFFESA ALLA DIGNITÀ UMANA:

COSÌ, BENEDETTO XVI NEL MESSAGGIO INVIATO AL III CONGRESSO MONDIALE

CONTRO LA PENA DI MORTE, CONCLUSOSI IERI A PARIGI, IN FRANCIA

- A cura di Francesca Pierantozzi -

 

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PARIGI. = “La pena di morte non è soltanto un attentato alla vita, ma anche un’offesa alla dignità umana”: le parole di Benedetto XVI hanno concluso il III Congresso mondiale contro la pena di morte che si è svolto per tre giorni a Parigi, in Francia. Il messaggio del Pontefice è stato letto da un sacerdote davanti ai circa tremila partecipanti al Congresso, terminato con l’unanime riconoscimento dell’importanza di una moratoria universale decisa dall’ONU. Gli Stati – come ha voluto ricordare il Papa – hanno a disposizione mezzi più efficaci della pena capitale per impedire i delitti, rendendo colui che ha commesso un’offesa incapace di fare il male senza togliergli definitivamente la possibilità di riscattarsi. Il primo ministro francese, Dominique de Villepin, il cui messaggio è stato letto dall’ambasciatore francese per i diritti umani, Michel Doucin, ha sottolineato che la liberazione delle cinque infermiere bulgare e del medico palestinese, condannati a morte in Libia per avere inoculato il virus dell’AIDS a circa 400 bambini, è una questione prioritaria per la Francia. In tre giorni di lavori del Congresso mondiale, centinaia di delegati hanno perorato l’abolizione universale della pena capitale. Il lavoro più importante per raggiungere questo obiettivo – hanno sottolineato gli organizzatori – dovrà essere svolto soprattutto in Cina, nel Maghreb, in Medio Oriente e negli Stati Uniti.

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IL BUIO CHE GRAVA SULL’UMANITÀ È UN RICHIAMO ALLE RADICI PIÙ PROFONDE

DEL CRISTIANESIMO: LO HA DETTO IL CARDINALE MILOSLAV VLK,

APRENDO A CASTELGANDOLFO IL 31.MO CONVEGNO SPIRITUALE DEI VESCOVI

AMICI DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI

- A cura di Carla Cotignoli -

 

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CASTELGANDOLFO. = “E’ innegabile che sull’orizzonte dell’umanità di oggi grava non di rado un fitto buio. E’ un richiamo alle radici più profonde del cristianesimo”, ha detto ieri sera, il cardinale Miloslav Vlk, in apertura, a Castelgendolfo, del 31.mo Convegno spirituale dei vescovi amici del Movimento dei Focolari.  E’ stato questo l’augurio espresso anche dal cardinale Carlo Maria Martini, che ha fatto visita al Centro Mariapoli: “Che da questo incontro si attinga nuova luce per illuminare il mondo”. E’ la comunione, definita da Benedetto XVI “la buona novella”, “la luce che rende vicino Cristo per ogni uomo che voglia incontrarlo”. E’ lo stile di questi incontri, come ha evidenziato questa mattina il cardinale Miloslav Vlk: “Abbiamo tanti doni da offrirci l’un l’altro ma il primo e più grande dono siamo noi stessi che ci apriamo l’uno all’altro, per essere un riflesso della vita delle tre divine Persone, immagine viva di Dio che è Amore”. E qui l’arcivescovo di Praga ha ripreso l’Enciclica ‘Deus caritas est: “L’amore cristiano prende l’iniziativa, senza aspettare di essere amato, ci fa vivere al di là di noi stessi, in un esodo permanente dall’io”. E’ proprio così – ha commentato – che “Cristo può vivere spiritualmente in mezzo a noi, e si realizza il desiderio ansioso di Dio sin dal Primo Testamento: abitare tra i figli degli uomini”. Ed è stata un’esperienza viva della ricchezza dello scambio di doni, la presentazione dei vescovi giunti dalle più diverse aree geografiche, già iniziata ieri sera, seguita questa mattina. Nel pomeriggio e domani mattina, approfondimento spirituale della tematica del convegno. Poi partenza per la cittadella internazione di Loppiano, nei pressi di Firenze. Infine, è viva l’attesa per l’udienza con il Papa, giovedì mattina.

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IMPORTANTE INTERVENTO IN FAVORE DELLA PACE DI MONS.RICARDO BLAZQUEZ,

VESCOVO DI BILBAO E PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE SPAGNOLA

- A cura di Ignazio Arregui -

 

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BILBAO. = Mentre a Madrid si teneva ieri una grande manifestazione contro il negoziato con l’ETA, a Bilbao, nel piazzale della Cattedrale ha avuto luogo un raduno di alcune centinaia di persone, presieduto dal vescovo Ricardo Blazquez, che invitava tutti i fedeli a impegnarsi nella causa della pace. Questo appuntamento di Bilbao era stato deciso da molto tempo in un ampio programma di iniziative diocesane per la pace, indipendentemente dagli ultimi sviluppi del dibattito politico spagnolo attorno al terrorismo. Mons. Blazquez, accompagnato dal suo vescovo ausiliare mons. Carmelo Etxenagusia, nel suo intervento al termine del raduno, ha chiesto all’ETA il suo auto-scioglimento immediato e senza condizioni, giacché la sua esistenza non ha alcuna giustificazione morale, politica né religiosa. Ha fatto appello ai dirigenti politici affinché assumano la pace come un obiettivo fondamentale. Ha poi aggiunto che, in questa causa, l’unione delle forze politiche riguardo ai principi morali e alle misure da intraprendere, consoliderà la fiducia dell’opinione pubblica nella lotta conto il terrorismo. Mons. Blazquez ha manifestato inoltre la sua solidarietà verso le vittime del terrorismo. “Loro fanno parte – ha detto – della memoria di un orrore, riguardo al quale non siamo completamente innocenti, né come cittadini di questo Paese né come fedeli della Chiesa locale. Perciò, nella misura delle nostre responsabilità – ha precisato – chiediamo di nuovo perdono”. Il raduno ha avuto un’impostazione strettamente pastorale, evitando ogni riferimento al dibattito in corso tra i partiti sulla via da percorrere contro il terrorismo. 

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IN RUSSIA, CONTINUA A FARE PROGRESSI IL DIALOGO TRA CATTOLICI E PATRIARCATO DI MOSCA. IN UN RECENTE INCONTRO DEL GRUPPO DI LAVORO ISTITUITO NEL 2004 DAL PATRIARCA ALESSIO II E DAL CARDINALE WALTER KASPER, APPREZZATA LA RISTAMPA DEL DIRETTORIO SULL’ECUMENISMO

 

MOSCA. = I matrimoni misti cattolico-ortodossi, l’educazione dei bambini negli orfanatrofi gestiti dalla Chiesa cattolica e il ruolo delle strutture vicariali e sociali: sono questi gli argomenti affrontati nei giorni scorsi, a Mosca, dal gruppo di lavoro istituito nel 2004 dal patriarca Alessio II e dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, per dirimere i problemi di comune interesse ad ortodossi e cattolici in Russia. Tra i partecipanti, per parte cattolica, c’era il teologo belga, Jean-François Thiry, che ha confermato all’agenzia CNS come il clima tra le due Chiese stia decisamente migliorando: “Attraverso questo gruppo di lavoro – ha detto - stiamo riuscendo a dimostrare che, anche se alcune nostre azioni in passato potevano essere interpretate come proselitismo, questo non è mai stato nelle intenzioni della Chiesa cattolica in Russia”. I rappresentanti ortodossi hanno manifestato particolare apprezzamento per la recente ristampa del Direttorio per l’applicazione delle norme e dei principi sull’ecumenismo, che esclude ogni forma di “sconsiderata concorrenza” dei cattolici con i “fratelli separati”. Nel comunicato finale, pubblicato sul sito del Patriarcato, i partecipanti hanno espresso “l’auspicio che le istruzioni contenute nel documento vaticano, che escludono qualsiasi proselitismo verso gli ortodossi cristiani, continui a costituire una solida base per i legami interecclesiali”, e hanno ribadito “il comune interesse a promuovere questi rapporti per il bene dei rispettivi fedeli e tutti gli abitanti del continente europeo”. (L.Z.)

 

 

UNA CROCIERA-PELLEGRINAGGIO SULLA SENNA PER LE COPPIE DI FIDANZATI: LA PROMUOVE L’ARCIDIOCESI DI PARIGI IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DI SAN VALENTINO. MONS. ANDRÈ VINGT-TROIS: “E’ L’OCCASIONE PER TRASMETTERE UNA PAROLA BUONA SULL’AMORE”

 

PARIGI.= Un romantico pellegrinaggio in bateau-mouche sulla Senna per tutte le coppie di fidanzati. È l’iniziativa promossa dall’arcidiocesi di Parigi, in Francia, in preparazione alla festa di San Valentino, che si celebrerà il 14 febbraio. Il programma – riferisce l’agenzia SIR – prevede per sabato 10 febbraio una festa dedicata agli innamorati e, per domenica 11, una crociera-pellegrinaggio che si concluderà a Notre Dame con la celebrazione della Messa, presieduta dall’arcivescovo di Parigi, mons. André Vingt-Trois. “E’ l’occasione per trasmettere una parola buona sull’amore”, ha affermato il presule. “Molto è stato fatto – ha aggiunto - e tanto resta da fare soprattutto nel campo della formazione degli sposi e nell’accompagnamento delle famiglie”. Parallelamente a Parigi, anche una cinquantina di parrocchie francesi stanno organizzando eventi per promuovere il matrimonio e la vita di fede delle coppie. E’ stato creato anche un sito apposito, www.fetesaintvalentin.org , con tutte le informazioni. (A.D.F.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

4 febbraio 2007

- A cura di Isabella Piro -

        

In evidenza, l’Italia e la violenza nel gioco del calcio: è stato un corpo contundente ad uccidere Filippo Raciti, il poliziotto morto venerdì sera durante gli scontri per il derby calcistico Catania-Palermo. Questo il risultato dell’autopsia, che parla di frattura del fegato. Intanto, continuano le indagini: 29 gli arresti, tra cui 9 minorenni. Stamani, riunione straordinaria della giunta del CONI, mentre è fissato per domani il vertice di governo. Il nostro servizio:

 

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Un corpo contundente, forse un masso, lo ha colpito all’addome, procurando un trauma e la frattura del fegato: è morto così l’ispettore capo di polizia, Filippo Raciti, ucciso davanti allo Stadio “Massimino” di Catania. I suoi funerali saranno celebrati domani a mezzogiorno, nella Cattedrale del capoluogo etneo. Intanto, continuano le indagini: 29 persone sono state arrestate, tra cui 9 minorenni. Trovate anche, in un deposito, centinaia di bombe carta e di petardi. I gestori, 4 senegalesi, sono stati posti in arresto, ma nessuno di loro è accusato di omicidio. Sequestrate, infine, armi e droga in un appartamento del quartiere catanese di Librino. In cerca di soluzioni, la giunta del CONI si è riunita stamani: tra le direttive suggerite, c’è l’anticipo alla stagione 2007/2008 della richiesta di licenza per gli stadi e l’estensione delle norme di giustizia sportiva anche all’esterno degli stadi stessi. Infine, il CONI invita ad interrompere i “rapporti non virtuosi” tra allenatori, giocatori e dirigenti con le associazioni di tifosi. Domani, invece, vertice di governo. “Nessuna indulgenza di fronte alle violenze”, ha detto il premier Romano Prodi, mentre per il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, i responsabili saranno fermati, anche a costo di chiudere definitivamente con il calcio. Sulla stessa linea, l’Osservatore Romano, che ieri aveva parlato di un calcio ucciso a causa di una guerriglia insensata ed aveva auspicato un anno di stop, per riflettere ed agire efficacemente.

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 Sui tragici eventi di Catania e le prospettive future per il calcio italiano, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Carlo Mazza, direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza Episcopale Italiana:

 

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R. – Io credo che bisogna essere più attenti a considerare la complessità di quanto è accaduto e le sue ragioni di fondo, e cioè tracciare le cause di questi eventi che non sono poi del tutto isolati. Esprimono, infatti, una situazione diffusa nelle nostre società che, sostanzialmente, sono società violente. Ritroviamo la violenza in diversi ambienti della nostra vita: nella famiglia per tanti aspetti, nella scuola per tanti altri – basti pensare al bullismo! – e certamente nello sport. Questo può accadere poi perché oggi lo sport è molto mediatico e chi sale sul palcoscenico è sicuro di farsi vedere. Di conseguenza, tutto questo accade ancora di più!

 

D. – Un tempo, si imparava a giocare a pallone negli oratori. Cosa fa e cosa può fare ancor di più la Chiesa per instillare nei giovani i veri valori dello sport?

 

R. – Occorre andare sul territorio, stare sulla strada; impostare la nostra pastorale proprio con i ragazzi, con gli adolescenti, con i giovani in modo da avvicinarli e stare con loro: ritornare nel cortile, come diceva don Bosco. Solo così, attraverso questa vicinanza, noi possiamo recuperare, riacquisire fasce di ragazzi che purtroppo, attualmente, sono fuori della nostra portata. Gli oratori, quindi, diventano il luogo di assoluta necessità.

 

D. – Intorno allo sport e, in particolare al calcio, che in Italia è lo sport più popolare ed amato, ci sono molti interessi economici. Non c’è, dunque, anche un rischio di inquinamento, di interessi che poi vanno a svilire il senso dello sport?

 

R. – Sì. Sono preoccupazioni legittime. Noi sappiamo che lo sport in Italia, il calcio in particolare, è un grandissimo volano di tipo economico, finanziario ... Occorre rivederlo, occorre dare delle regole certe, occorre che ci sia un’etica, un’etica dell’economia calcistica, che manca assolutamente. Quindi, è necessario ripartire da ciò che è pulito – in tutti i sensi – per ricostruire uno sport nazionale come il calcio che è di grandissimo valore sociale e culturale.

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Ci spostiamo in Iraq: all’indomani della strage avvenuta ieri, a Baghdad, e che ha provocato più di 130 morti e oltre 200 feriti, non si ferma la violenza nel Paese: tre autobomba tra Baghdad e Khales hanno ucciso 16 persone. Attacco dinamitardo anche a Iskandariyah, nel sud del Paese, dove 3 donne sono rimaste ferite in un’esplosione. Ritrovato morto, inoltre, un colonnello sunnita sequestrato dai ribelli due giorni fa ad Hilla, mentre nelle strade di Fallujia la polizia ha rinvenuto 8 cadaveri. Intanto, la Siria ha smentito le accuse lanciate ieri dal governo iracheno, per il quale il 50% dei terroristi che commette attentati in Iraq proviene da Damasco. Secondo la Siria, “si tratta di dichiarazioni contrarie alla realtà”. 

 

Si è rivelata ancora una volta fragile la tregua sancita, ieri sera, tra Hamas e Al Fatah: nella notte, colpi di mortaio sono stati lanciati contro gli uffici del presidente palestinese Abu Mazen a Gaza. Negli scontri, un uomo è rimasto ucciso, portando così a 26 le vittime in 3 giorni di combattimenti. Sequestrato, infine, un nipote di Mohammed Dahalan, deputato di Al Fatah. Ashraf Dalan, 25 anni, è stato rapito nella notte mentre era in viaggio in automobile da Khan Younis. Intanto, secondo il quotidiano israeliano ‘Haaretz’, le forze armate dello Stato ebraico starebbero progettando una vasta operazione terrestre nella Striscia di Gaza, per timore di attacchi da parte di Hamas.  Ma il vicepremier Peres smentisce: “Non dobbiamo intervenire e dobbiamo lasciare Gaza ai suoi abitanti”.

 

Il governo israeliano ha confermato formalmente la nomina di Gabi Ashkenazi come nuovo capo di Stato maggiore. Il generale dell’Esercito, attuale direttore generale del ministero della Difesa, prende il posto di Dan Halutz, dimessosi dopo le polemiche sulla conduzione della guerra in Libano, durante la scorsa estate.

 

Massima allerta a Giakarta, in Indonesia, dove è salito a 20 il bilancio delle vittime delle inondazioni. Secondo le autorità locali, gli sfollati sarebbero 190 mila. Intanto, le piogge torrenziali continuano a cadere e numerosi corsi d’acqua hanno rotto gli argini, ricoprendo molte zone con tre metri di acqua fangosa. Si tratta delle peggiori inondazioni degli ultimi 5 anni.

 

In Nigeria, sono stati liberati i 9 lavoratori cinesi rapiti il 25 gennaio da un gruppo armato. Il sequestro era avvenuto durante un assalto agli uffici della Shell nello Stato di Baylesa, nel Delta del Niger. I 9 cinesi, che lavoravano per la China petroleum corp, sono in buone condizioni di salute. Nessuna notizia, invece, dei 2 italiani dipendenti dell’ENI sequestrati, insieme ad un libanese, il 7 dicembre scorso. Il loro rapimento era stato rivendicato dal MEND – Movimento di Emancipazione del Delta del Niger.

 

Restiamo in Nigeria, dove l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha confermato il primo decesso nel Paese per influenza aviaria: si tratta di una ragazza di 22 anni, colpita dal virus H5N1 il 17 gennaio scorso. Con quest’ultimo caso, salgono a 165, secondo l’OMS, i decessi umani dovuti a questa patologia dal 2003. Intanto, è stato confermato che proviene dall’Asia il ceppo virale dell’influenza aviaria scoperto ieri, in Inghilterra, in un allevamento di tacchini. Il virus è simile a quello arrivato in Ungheria il mese scorso. Gli animali, circa 160mila, verranno abbattuti.

 

Attentato suicida oggi a Kandahar, in Afghanistan: un convoglio di soldati canadesi è stato affiancato da un’autobomba che è esplosa, uccidendo il kamikaze. A Musa Qala, inoltre, nel su del Paese, un comandante talebano, identificato come Mullah Ghafour, è stato ucciso in un raid aereo americano. Lo riferiscono le forze internazionali, per le quali si trattava di “un obiettivo ricercato da tempo”. I talebani, lo ricordiamo, si sono impadroniti di Musa Qala nella notte di giovedì, dopo mesi di relativa calma grazie ad un accordo tra capi tribali e truppe britanniche dell’ISAF.

 

L’Iran continua a lavorare all’installazione delle 3mila centrifughe per l’arricchimento dell’uranio: lo ha detto l’ambasciatore iraniano presso l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), Ali Assghar Soltanieh. Ieri intanto, dopo le ultime polemiche sui visti negati agli ispettori dell’AIEA, una delegazione diplomatica dei Paesi non allineati, tra cui Cuba e Bolivia, ha visitato l’impianto nucleare di Isfahan.

 

E’ di 32 morti il bilancio di un’esplosione avvenuta ieri sera in Colombia, in una miniera di carbone. La tragedia si è verificata nella cava di El Tabio, vicino a Sardinata, nel nordest del Paese. Secondo una prima ricostruzione, a causare l’incidente sarebbe stata la manipolazione errata di esplosivo.

 

Sono saliti a 7 gli immigrati annegati nel naufragio avvenuto ieri nel Mar Egeo, al largo dell’isola greca di Samos. Altre 12 persone risultano disperse. I clandestini, provenienti da vari Paesi del Medio Oriente, erano a bordo di un barcone salpato dalle coste turche.

 

Scontri tra militari russi e ribelli nelle Repubbliche dell’Inguscezia e del Daghestan, confinanti con la Cecenia: almeno 11 le vittime, di cui 3 poliziotti e 8 miliziani. Secondo una fonte locale, i combattenti erano sospettati di aver sparato, il 31 gennaio scorso, contro il muftì locale e suo figlio.

 

Nella Repubblica democratica del Congo, 4 persone sono morte di colera nella città di Brazzaville. Salgono così a 53 le vittime dell’epidemia che, dal mese scorso, sta flagellando il Paese. Finora, a Pointe-Noire, sono stati diagnosticati 2.826 casi.

 

 

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