RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 34 - Testo della trasmissione di sabato 3 febbraio 2008
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Messaggio
del Papa al II Congresso cubano di bioetica che si è svolto in questi giorni
all’Avana
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il commento di padre Marko Ivan Rupnik al Vangelo di
domani
CHIESA E SOCIETA’:
Ancora scontri nei Territori palestinesi malgrado la tregua tra Hamas e al Fatah
Forti critiche da Belgrado e soddisfazione a
Pristina per il piano dell’inviato dell’ONU sul futuro status del Kosovo
3 febbraio 2007
IN UNA SOCIETA’ CONFUSA E DISORIENTATA COME QUELLA ATTUALE,
SIATE TESTIMONI DI CRISTO, DIALOGANDO CON TUTTI:
E’
L’ESORTAZIONE DI BENEDETTO XVI AI MEMBRI DEGLI ISTITUTI SECOLARI,
RICEVUTI
STAMANI IN VATICANO, IN OCCASIONE DEL 60.MO
DELLA PROMULGAZIONE DELLA COSTITUZIONE APOSTOLICA PROVIDA MATER ECCLESIA
“Il vostro essere nel mondo sia
segno del vostro essere in Cristo”: è la viva esortazione di Benedetto XVI ai
fedeli, membri degli Istituti Secolari, ricevuti stamani in occasione del
Simposio internazionale per il 60.mo anniversario
della Costituzione Apostolica Provida Mater Ecclesia, promulgata da
Pio XII. Il Papa ha voluto
sottolineare che gli Istituti Secolari sono “uno degli innumerevoli doni con
cui lo Spirito Santo accompagna il cammino della Chiesa”. L’indirizzo d’omaggio
al Papa è stato rivolto dal cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita
consacrata e le Società di vita apostolica e dalla presidente della Conferenza
Mondiale degli Istituti Secolari, Ewa Kusz.
Sull’udienza di stamani, il servizio di Alessandro Gisotti:
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Il luogo del vostro apostolato,
è stata l’esortazione del Papa, sia tutto l’umano “non solo dentro la comunità
cristiana”. Benedetto XVI ha così invitato i membri degli Istituti Secolari ad
annunciare il Vangelo “nella comunità civile dove la relazione si attua nella
ricerca del bene comune, nel dialogo con tutti, chiamati a testimoniare quell’antropologia cristiana, che costituisce proposta di
senso in una società disorientata e confusa dal clima multiculturale
e multireligioso che la connota”. La Provida Mater Ecclesia, ha proseguito il Papa, rappresentò “un punto
di partenza di un cammino volto a delineare una nuova forma di consacrazione”:
quella, cioè, di fedeli laici e presbiteri diocesani “chiamati a vivere con
radicalità evangelica proprio quella secolarità in cui essi sono immersi”. Di
qui l’esortazione ad essere “sempre più appassionati portatori, in Cristo Gesù
del senso del mondo e della storia”:
“La vostra passione nasce dall'aver scoperto la bellezza di Cristo,
del suo modo unico di amare, incontrare, guarire la vita, allietarla,
confortarla. Ed è questa bellezza che le vostre vite vogliono cantare, perché
il vostro essere nel mondo sia segno del vostro essere in Cristo”.
L’opera della salvezza, ha
spiegato, “si è compiuta non in contrapposizione, ma dentro e attraverso la storia
degli uomini”. Lo stesso atto redentivo, ha detto
ancora, “è avvenuto nel contesto del tempo e della storia, e si è connotato
come obbedienza al disegno di Dio, iscritto nell’opera uscita dalle sue mani”. Viene così delineato con chiarezza il cammino della santificazione:
“l’adesione oblativa al disegno salvifico manifestato
nella Parola rivelata, la solidarietà con la storia, la ricerca della volontà
del Signore, iscritta nelle vicende umane governate dalla sua provvidenza”.
Ancora, il Pontefice ha ricordato che fa parte della missione secolare
“l’impegno per la costruzione di una società che riconosca, nei vari ambiti, la
dignità della persona e i valori irrinunciabili per la sua piena
realizzazione”:
“Ogni realtà propria e specifica vissuta dal cristiano, il proprio
lavoro e i propri concreti interessi, pur conservando la loro relativa
consistenza, trovano il loro fine ultimo nell'essere abbracciati dalla stesso scopo per cui il Figlio di Dio è entrato nel
mondo. Sentitevi, pertanto, chiamati in causa da ogni dolore, da ogni
ingiustizia, così come da ogni ricerca di verità, di bellezza e di bontà, non
perché abbiate la soluzione di tutti i problemi, ma perché ogni circostanza in
cui l'uomo vive e muore costituisce per voi l’occasione di testimoniare l'opera
salvifica di Dio”.
Ha, così, ribadito che
conformare la propria vita a Cristo, richiede “impegni e gesti concreti”. I
membri degli Istituti Secolari, è stata la sua riflessione, “vivono in
condizioni ordinarie del mondo” e sono, perciò, chiamati a discernere i segni
del tempo, alla luce del Vangelo:
“Proprio di qui deriva la persistente attualità del vostro carisma,
perché questo discernimento deve avvenire non dal di
fuori della realtà, ma dall'interno, attraverso un pieno coinvolgimento. Ciò
avviene per mezzo delle relazioni feriali che potete tessere nei rapporti
familiari e sociali, nell'attività professionale, nel tessuto delle comunità civile ed ecclesiale”.
L’incontro con Cristo, ha
aggiunto, “urge l’incontro con chiunque, perché se Dio si realizza solo nella
comunione, anche l’uomo solo nella comunione troverà la sua pienezza”. “La
Chiesa – ha concluso il Papa – ha bisogno anche di voi per dare completezza
alla sua missione”.
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ALTRE UDIENZE E NOMINE
Il Santo Padre ha ricevuto questa
mattina in udienza il
Principe Hans-Adam II e
Il Papa
ha quindi ha nominato membri del Consiglio di Cardinali per lo studio dei
problemi organizzativi ed economici della Santa Sede i cardinali: Wilfrid Fox Napier,
arcivescovo di Durban; Juan
Luis Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima; Anthony
Olubunmi Okogie,
arcivescovo di Lagos; Eusébio Oscar Scheid, arcivescovo di São Sebastião do Rio de Janeiro; George Pell,
arcivescovo di Sidney; Marc Ouellet,
arcivescovo di Québec; Gaudencio
B. Rosales, arcivescovo di Manila; Nicholas Cheong Jinsuk, arcivescovo di Seoul; Joachim Meisner,
arcivescovo di Colonia; Roger Michael Mahony, arcivescovo di Los Angeles, Camillo Ruini, vicario della diocesi di Roma; Dionigi Tettamanzi,
arcivescovo di Milano; Cormac Murphy
O’Connor, arcivescovo di Westminster;
Edward Michael Egan, arcivescovo di New York; Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo di
Madrid.
Il Santo Padre ha poi nominato
membro della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei" il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita
Consacrata e le Società di Vita Apostolica.
Benedetto XVI, infine, ha
nominato presidente della Corte d’Appello dello Stato della Città del Vaticano
mons. José María Serrano Ruiz.
L’ATTACCAMENTO AI BENI TERRENI NON SAZIA IL CUORE,
È DIO IL
SIGNORE DELL’ESISTENZA; NE SONO TESTIMONI LE
PERSONE CONSACRATE.
LO HA DETTO
IERI IL PAPA AL TERMINE DELLA CELEBRAZIONE
DELLA FESTA
DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
Al mondo di oggi, spesso
disorientato ma sempre più alla ricerca di un senso, con il loro esempio i
consacrati proclamano che Dio è il Signore dell’esistenza e mostrano che ogni
attaccamento alle cose e alle persone è incapace di saziare definitivamente il
cuore. E’ quanto ha affermato ieri pomeriggio Benedetto XVI nella Basilica
Vaticana al termine della celebrazione della Festa della Presentazione di Gesù
al Tempio, XI Giornata della vita consacrata. A presiedere la liturgia
eucaristica il cardinale Franc Rodè,
prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società
di vita apostolica. Il servizio di Tiziana Campisi:
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(musica)
E’ necessaria una “risposta
senza riserve” alla speciale chiamata di Dio alla consacrazione, perché la
testimonianza evangelica di chi professa i voti di povertà, castità e
obbedienza possa essere veramente efficace. Ha usato queste parole Benedetto
XVI per ricordare a quale missione sono chiamati i consacrati. Coloro che
spendono la loro esistenza per il Regno dei Cieli, ha detto il Papa, rivelano al mondo verità spesso ignorate:
“Con il loro esempio proclamano a un mondo spesso disorientato, ma in
realtà sempre più alla ricerca d'un senso, che Dio è il Signore dell'esistenza.
Scegliendo l’obbedienza, la povertà e la castità per il Regno dei cieli,
mostrano che ogni attaccamento ed amore alle cose e alle persone è incapace di
saziare definitivamente il cuore; che l’esistenza terrena è un’attesa più o meno
lunga dell’incontro ‘faccia a faccia’ con lo Sposo
divino, attesa da vivere con cuore sempre vigile per essere
pronti a riconoscerlo e ad accoglierlo quando verrà”.
E’ “segno di contraddizione” la
persona consacrata, ha affermato il Santo Padre, perché “il suo modo di pensare
e di vivere è spesso in contrasto con la logica del mondo”. Il Papa ha precisato
inoltre che la vita consacrata resta un “dono divino” ed “è in primo luogo il
Signore a condurla a buon fine secondo i suoi progetti”, quindi, rivolgendosi
ai consacrati ha aggiunto:
“Questa certezza deve esservi di conforto, preservandovi dalla
tentazione dello scoraggiamento dinanzi alle inevitabili difficoltà della vita
e alle molteplici sfide dell’epoca moderna. In effetti, nei tempi difficili che
stiamo vivendo non pochi Istituti possono avvertire una sensazione di
smarrimento per le debolezze che ritrovano nel loro interno e per i molti
ostacoli che incontrano nel portare a compimento la loro missione. Quel Bambino
Gesù, che oggi viene presentato al Tempio, è vivo tra
noi e in modo invisibile ci sostiene perché cooperiamo fedelmente con Lui
all’opera della salvezza”.
Nella sua omelia, durante la
Messa - tra le poche celebrate assieme dalle Chiese d’Oriente e d’Occidente -
il cardinale Franc Rodè ha
sottolineato che i consacrati devono essere testimoni della luce e della
speranza. Con la loro vita, ha proseguito il porporato, dicono che Gesù Cristo
“è morto e risorto per la vita del mondo”, soprattutto in un tempo, come quello
di oggi, che “può sembrare arduo, esigente, perché più esigenti sono gli spazi
della missione della Chiesa”. Ma “nella notte della storia”, ha detto Benedetto
XVI, c’è una luce che risplende ed “illumina ogni cercatore di verità”: è
Cristo, la luce vera, nella liturgia della Presentazione del Signore
simboleggiata nei ceri accesi dai consacrati. E l’invito rivolto a loro dal
Santo Padre è a far risplendere questa luce:
“Perchè dappertutto brilli un frammento del fulgore irradiato da Gesù,
splendore di verità. Dedicandovi esclusivamente a Lui voi testimoniate il
fascino della verità di Cristo e la gioia che scaturisce dall’amore per Lui”.
“Nella contemplazione e nell’attività, nella
solitudine e nella fraternità, nel servizio ai poveri e agli ultimi,
nell’accompagnamento personale e nei moderni areopaghi - ha concluso il Papa
parlando ancora ai consacrati - siate pronti a proclamare e testimoniare che
Dio è Amore, che dolce è amarlo”.
(musica)
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LETTERA DEL PAPA AL CARDINAL
JAVIER LOZANO BARRAGÁN,
INVIATO SPECIALE ALLE CELEBRAZIONI DELLA XV
GIORNATA MONDIALE DEL MALATO
A SEUL, IN COREA
- A cura di Giovanni Peduto -
Benedetto VI esprime tutto il suo amore per i
malati nella lettera, resa pubblica oggi, che ha inviato al presidente del
Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, il cardinale Javier Lozano Barragán,
suo Inviato Speciale alle celebrazioni della XV Giornata Mondiale del Malato,
che avranno luogo a Seul, in Corea, l’11 di questo mese, memoria della Beata
Vergine Maria di Lourdes. Il Papa chiede al porporato di farsi suo portavoce e
interprete della dottrina della Chiesa circa la cura pastorale verso i malati.
In particolare quest’anno
La Missione che accompagnerà il
porporato sarà composta dal sacerdote Kyung Sang Paul
Lee, segretario generale per l’Educazione cattolica
della arcidiocesi di Seul; e dal sacerdote Young Man Steven Han, direttore
amministrativo della Conferenza episcopale di Corea. Al cardinale Lozano Barragán, Giovanni Peduto
ha chiesto una riflessione sulla posizione della Chiesa verso i malati
incurabili:
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R. – La Chiesa, riguardo ai
malati incurabili, si pone offrendo loro tutto ciò che può offrire in questa
dolorosa condizione e quindi offrendo loro il conforto, la consolazione più
profonda e tutti quegli aiuti pratici ed efficaci che si possano offrire in
questo difficile momento. Ma come risposta abbiamo anche quella delle cure
palliative. Le cure palliative non sono soltanto fisiche, ma si estendono anche
allo stato psichico, mentale e specialmente spirituale dei malati. La Chiesa,
dunque, in questo momento così difficile, in questo stato di malattia
incurabile, è l’unica fonte di felicità, non di benessere ma di felicità. E’
necessario, infatti, distinguere tra benessere e felicità. L’unica via per il
superamento della malattia è proprio la cura spirituale.
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“IL COMPITO SCIENTIFICO DEVE ESSERE SEMPRE GUIDATO
DA UN CRITERIO ETICO”
E TALE
CRITERIO NON È ALTRO CHE IL SERVIZIO ALL’ESSERE UMANO
LUNGO TUTTE LE TAPPE DELLA SUA ESISTENZA”.
COSÌ IL PAPA NEL SUO MESSAGGIO AL II CONGRESSO CUBANO DI BIOETICA
CHE SI E’ SVOLTO IN QUESTI GIORNI ALL’AVANA
- A cura di Luis Badilla
-
Grande partecipazione al secondo
Congresso nazionale di bioetica promosso dal Centro “Giovanni Paolo II”
all’Avana dal 28 al 30 gennaio scorsi. Le 55
relazioni, 6 delle quali curate specificatamente da scienziati e professori
provenienti da diversi Paesi, sono state seguite da oltre 400 persone tra docenti,
scienziati, uomini di cultura, esperti, ambasciatori e professionisti in
diversi campi della conoscenza tecnico-scientifica.
Benedetto XVI, nel suo breve
messaggio inviato al II Congresso cubano di bioetica, li ha esortati ad
“approfondire questo delicato campo della medicina, attraverso varie iniziative
che promuovano la diffusione di una bioetica aperta alla trascendenza e alla
dignità della persona umana”. Si legge, inoltre, nella lettera a firma del
cardinale segretario di Stato, Tarciso Bertone, che “il Papa incoraggia tutti a
promuovere un’autentica cultura della vita che, riconoscendo il bene che la
ricerca può dare alla società, abbia presente che il compito scientifico deve
essere sempre guidato da un criterio etico; criterio che non può essere altro
che il servizio all’essere umano, lungo tutte le tappe
della sua esistenza … con un atteggiamento di accoglienza e di rispetto da
parte di tutti e, dunque, anche da parte dei Governi e delle legislazioni”.
Ai lavori hanno presso parte
anche numerosi esponenti di Congregazioni religiose, studenti di medicina ed
anche di altre facoltà universitarie. Questa presenza, che ha sorpreso gli
stessi organizzatori, evidenzia quanto siano sentite
come prioritarie e fondamentali a Cuba le questioni relative alla bioetica.
Mons. Alfredo
Petit, assistente ecclesiastico del Centro, nel suo intervento a conclusione
dei lavori, così come nella sua omelia durante
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano -
Nella festa della Presentazione del Signore, Giornata mondiale della vita
consacrata, Benedetto XVI esorta i religiosi e le religiose a far risplendere
dappertutto la fiamma di Cristo.
Servizio estero - Iraq:
per il segretario alla difesa USA si stanno combattendo “quattro guerre”.
Servizio culturale - Un
articolo di Agnese Pellegrini dal titolo “Il ‘femminile’
nell'universo omerico”: un'analisi del ruolo della donna nella letteratura agli
albori della civiltà occidentale.
Servizio italiano - In
primo piano i gravi incidenti in occasione della partita di calcio Catania-Palermo
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3 febbraio 2007
SI
FERMA IL CALCIO IN ITALIA DOPO GLI SCONTRI DI IERI A CATANIA,
IN CUI E’ MORTO UN ISPETTORE DI POLIZIA
-
Intervista con il segretario di Stato, cardinale Tarciso Bertone -
In Italia, un’altra tragedia legata al calcio. Il 38enne
Filippo Raciti, ispettore di polizia, ha ieri perso
la vita, colpito da un ordigno rudimentale durante gli scontri avvenuti fuori
dello stadio “Massimino” di Catania. Le violenze sono scoppiate nel corso
dell’anticipo di serie “A” tra la compagine etnea ed il
Palermo. Generale il cordoglio espresso alla moglie e ai figli della
vittima da parte delle autorità politiche, civili e religiose, che hanno pienamente
appoggiato la decisione del commissario straordinario della Federazione
Italiana Giuoco Calcio, Luca Pancalli, di fermare
tutti i campionati e l’attività della Nazionale. Il servizio di Giancarlo La Vella:
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Non si può morire di sport. Questo quanto si evince dalla
decisione dei vertici del calcio italiano dopo i tragici disordini di Catania-Palermo. Ieri sera, alla situazione già tesa
all’interno dello stadio, dove era in corso il match, anticipato per la
concomitanza domenicale con la festa di S. Agata, si è subito aggiunta la
violenza, fuori dell’impianto, scatenata da gruppi di facinorosi in cui perdeva
la vita l’ispettore Raciti, impegnato con altri
reparti a domare faticosamente gli scontri. Una bomba-carta all’interno del
veicolo su cui si trovava; poi la corsa in ospedale ed il decesso. Oltre cento
le persone ferite nella serata più nera per lo sport più seguito e popolare.
Immediata la decisione di Luca Pancalli, alla guida
straordinaria di un calcio da riformare già da tempo, di bloccare la disputa di
tutti i campionati nazionali e le partite degli Azzurri. Non era successo
neanche per l’11 settembre ed in episodi altrettanto drammatici. Ma questa
volta “lo spettacolo non può continuare”, il calcio si ferma per meditare, per
cambiare e per diventare uno sport vero. Questo è l’auspicio delle autorità,
dell’opinione pubblica, delle società ora chiamate ad un impegno decisivo per
porre fine alla violenza negli stadi. In primis è stato il presidente della
Repubblica, Napolitano, che, nel dolore per quanto avvenuto, ha espresso
l’urgenza di scelte e comportamenti coerenti da parte di tutte le autorità
responsabili contro degenerazioni che infangano i valori dello sport e offendono
la coscienza civile del Paese. La violenza, la morte tornano a sconvolgere il
mondo dello sport, il mondo del calcio. Su quanto avvenuto a Catania sentiamo
il commento del segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone,
intervistato da Luca Collodi:
R. – Purtroppo questi fatti arrivano a breve distanza
anche dall’uccisione - di quel dirigente di una squadra della
categoria dilettanti in Calabria. E questo, purtroppo, ad opera di un gruppo di giocatori e di tifosi della squadra
avversaria. Sono, quindi, fatti gravissimi che mettono in luce la drammaticità
degli avvenimenti, anche sportivi. Nello sport, dobbiamo dire, che si liberano
sia le virtù più alte, più ammirevoli dell’uomo come il dominio di sé, il senso
della solidarietà, quello che chiamiamo il gioco di squadra, la valorizzazione
del ruolo di tutti e il rispetto del ruolo di ciascuno, perché solo giocando
insieme si riesce a giocare bene e, magari, anche a vincere. Ma si svelano e si
liberano anche le passioni più disumane e cioè l’anarchismo e l’istinto
violento. Questo è un fatto che deve essere tenuto sotto controllo proprio
nella preparazione degli sportivi e nella preparazione anche dei tifosi,
nell’educazione. Sappiamo però bene e purtroppo lo constatiamo che la violenza
non è solo appannaggio degli stadi, ma si tratta di un fenomeno che tocca ogni ambiente, perfino quello che noi abbiamo chiamato
tradizionalmente il santuario dell’amore, come è la famiglia: quante forme di
violenza in famiglia! Questi sono un po’ i problemi che ci assillano, anche
come educatori e come uomini di Chiesa, come animatori delle comunità e delle
associazioni, soprattutto giovanili.
D. – Cardinale Bertone, gli stadi in Italia, ma anche
all’estero, accolgono una parte della società di un Paese, di una città. Lei
non pensa che oggi allo stadio ci sia tanto disagio sociale, ma anche disagio
spirituale?
R. – Abbiamo visto che ci sono forme di violenza negli
stadi, ma ci sono anche forme di violenza fuori dagli
stadi: in questo caso le più eclatanti forme di violenza sono accadute fuori
dallo stadio. Questo certamente è il segno di un disagio sociale, il segno di una insofferenza, di una intolleranza che ha raggiunto dei
limiti ormai insopportabili. Questo tocca proprio la costruzione della società,
tocca il concetto di società, il concetto di convivenza umana, tocca il
problema cruciale dell’educazione. Noi parliamo delle difficoltà dei conflitti
locali in Africa, parliamo della difficoltà dell’importare la pace in Iraq, ma
poi vediamo che anche da noi è così difficile vivere in pace e vivere anche con
una serenità di base che permetta anche alle famiglie di vivere i momenti più
lieti, più sinceri e leali anche del confronto sportivo.
D. – I campionati di calcio si sono fermati. Basta questo
per uscire da questa tragica situazione che investe il mondo del calcio e dello
sport?
R. – Non basta assolutamente. E’ una decisione saggia e
spero anzi che non si fermino soltanto per una domenica. Occorre – direi –
invitare tutti, costringere tutti ad una riflessione, ad un confronto, ad una
meditazione, anche ad una – diciamo così – revisione di vita, ad un pentimento.
Io ho ricordato una volta che il grande La Pira, tra i nuclei esplosivi che
fanno scattare la conflittualità, ha messo la collera che è in noi. Dobbiamo,
quindi, recuperare quella capacità di dominio di noi stessi,
quella capacità di convivenza pacifica a cui tutti noi dobbiamo, però,
essere educati.
D. – Cardinale Bertone, è dunque importante educare allo
sport, formare allo sport…
R. – Sì, io penso che questa sia il punto chiave: la
questione fondamentale è sempre una questione educativa. Io
ricordo che don Bosco – che abbiamo ricordato alcuni giorni fa – promuoveva il
sistema preventivo, l’educazione del cuore, l’educazione al domino di sé; e dunque
occorre educare alla convivenza pacifica nelle scuole, cominciando sin dalla
scuola materna fino ad arrivare alle scuole superiori; nelle associazioni, dai
gruppi sportivi, nei centri sportivi. E’ importante l’educazione al
rispetto reciproco, io credo che questo sia fondamentale. Ma questo vale anche
per gli adulti: noi adulti dobbiamo interrogarci su quale esempio diamo ai
giovani. Lo dico anche riguardo, purtroppo, a questa conflittualità politica
contro la quale hanno parlato anche dei saggi dei nostri tempi, ha parlato
anche il presidente della Repubblica: è necessario ritrovare il senso del
dialogo, del confronto pacato, leale, intelligente, razionale. Ciò che dice il
Papa proprio riguardo proprio alla razionalità dei nostri atteggiamenti e cito ancora
don Bosco che metteva alla base dei suoi sistemi educativi la ragione, la
religione e l’amorevolezza. Non è male neanche confrontarci con i progetti che
sembrano utopistici dei nostri grandi santi educatori.
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POLEMICHE
IN ITALIA DOPO
DI CREMONA DI ARCHIVIARE IL
CASO DI MARCO RICCIO,
IL
MEDICO CHE HA
STACCATO
- Intervista con Vincenzo Saraceni -
E’ polemica dopo la decisione
dell’Ordine dei medici di Cremona di archiviare il caso di Marco Riccio, il
medico che il 20 dicembre scorso ha staccato la spina del respiratore di
Piergiorgio Welby. Pur prendendo le distanze dalle
strumentalizzazioni politiche della vicenda i medici cremonesi giudicano il
comportamento di Riccio “ineccepibile dal punto di vista deontologico”, in
quanto - ha detto il presidente dell’Ordine Bianchi -
“è stata rispettata la volontà del paziente e non si è trattato di eutanasia”.
Una posizione che l’associazione dei Medici Cattolici Italiani non accetta,
come ci spiega il presidente Vincenzo Saraceni
nell’intervista di Paolo Ondarza:
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R. – Dobbiamo
ricordare che l’epilogo di questo caso doloroso è stato preceduto da settimane
di dibattito sull’eutanasia e sull’accanimento terapeutico. C’era la consapevolezza
che si faceva qualcosa contro l’orientamento attuale che abbiamo nel nostro
Paese, tanto che l’Ordine di medici di Cremona apre subito una
inchiesta, il che significa che c’era il fumus di una qualche responsabilità sul piano etico; anche la magistratura
ha aperto una inchiesta perché c’è forse il fumus di una qualche responsabilità
sul piano penale; e poi la conclusione è che è stata rispettata la volontà del
paziente. Tutto questo a noi non ci sembra francamente
corretto.
D. – L’Ordine dei
medici di Cremona dice che non è stato compiuto alcun atto eutanasico,
ma è stato semplicemente aiutato Welby “nel morire” e
non “a morire”…
R. – Io ritengono
che non sia facile per nessuno dire quando si compie
un atto chiaramente eutanasico o quando ci si trova
di fronte ad una situazione di accanimento terapeutico. A noi sembra che in
quella occasione c’era una possibilità di vita, anche
se dolorosa, che poteva essere ancora portata avanti a lungo in piena lucidità,
con capacità di relazione. Welby ha perfino fatto
delle battaglie civili ed anche politiche.
D. – Il principio di
autodeterminazione del paziente non giustifica il comportamento del medico?
R. – Direi di no, perché
autodeterminazione del paziente non può arrivare al punto di disporre della
propria vita.
D. – Il fatto che il
dott. Riccio abbia messo la sua professionalità al servizio di una campagna che
lo stesso Ordine dei medici di Cremona definisce “pro-eutanasia”, non costituisce
un atteggiamento contrario alla deontologia?
R. – Voglio
ricordare che il medico curante si era rifiutato di
compiere questo gesto. Vuol dire, quindi, che nella coscienza del curante, che
ha avuto rapporti di lunga durata con Welby, era
molto chiaro che non poteva essere fatto quel gesto.
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IL VANGELO DI DOMANI
Domani, 4 febbraio, quinta Domenica del Tempo Ordinario,
«Non temere; d'ora in poi sarai
pescatore di uomini».
Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento del
teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:
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(musica)
Cristo parlando, suscitava un grande fascino.
(musica)
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3 febbraio 2007
LUTTO NELL’EPISCOPATO
CINESE: DECEDUTO IL 7 GENNAIO SCORSO A 103 ANNI MONS.
GIUSEPPE MENG ZIWEN, ARCIVESCOVO DI NANNING, NELLA PROVINCIA DI GUANGXI.
AVEVA TRASCORSO 20 ANNI AI LAVORI FORZATI
- A cura di Roberta Moretti
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NANNING. = Si
è spento il 7 gennaio scorso in Cina, all’età di 103 anni, mons. Giuseppe Meng Ziwen, arcivescovo di Nanning, nella provincia di Guangxi.
Era il più anziano dei vescovi della Cina. Ordinato
sacerdote nel 1935, mons. Meng Ziwen
fu consacrato vescovo il 24 marzo 1984. Nel 1951 venne
arrestato e condannato a 20 anni di lavori forzati. “Vivendo con gli altri
detenuti – ricordava il presule, in una lettera autobiografica indirizzata nel
2003 a Giovanni Paolo II – potei comprendere le loro sofferenze e, quando era
possibile, annunciare loro la Parola di Dio”. “Non penso di essere stato
maltrattato – aggiungeva – ero il medico dei detenuti. Senza quegli anni di
prigionia non sarei oggi così forte e in buona salute. Tutto quello che ho
potuto fare è stato un dono di Dio”. Dopo la scarcerazione, nel 1970, il
presule visse vendendo fertilizzanti e, appena poteva, si dedicava
all’evangelizzazione e alla cura pastorale dei fedeli. In seguito alle
aperture, portate dai primi cambiamenti della politica religiosa, si prodigò
per ottenere dal governo la restituzione delle proprietà della Chiesa. In una
relazione sul lavoro svolto negli ultimi anni, mons. Meng
Ziwen annotava, con soddisfazione, che erano stati
formati una decina di sacerdoti, che un buon numero di ragazze aveva
abbracciato la vita consacrata e che erano state costruite dieci chiese. La
comunità cattolica dell’arcidiocesi di Nanning conta
oggi più di 90 mila fedeli.
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ARRESTATA IN PAKISTAN MARTHA BIBI,
CRISTIANA ACCUSATA DI AVERE OFFESO
MAOMETTO. NEL PAESE, IL REATO DI BLASFEMIA È PUNIBILE CON LA MORTE
KOT NANAK SINGH. = In
Pakistan, una donna di religione cristiana, la quarantenne Martha
Bibi, è stata arrestata per aver offeso il profeta
Maometto, un reato punibile nel Paese con la pena capitale. Lo rendono noto fonti della polizia, citate dall’agenzia Reuters, secondo cui il fatto sarebbe accaduto il 22
gennaio scorso a Kot Nanak Singh, circa 70 chilometri a sud di Lahore,
capoluogo provinciale del Punjab. La donna,
denunciata da un concittadino e trasferita in un’altra località per ragioni di
sicurezza, ha cercato di discolparsi sostenendo di non aver voluto recare
offesa a Maometto. I casi di blasfemia in Pakistan sono abbastanza comuni, ma
le condanne a morte non sono mai state eseguite, perché commutate dai tribunali
superiori per mancanza di prove. Qualche volta, tuttavia, il fanatismo è stato
all’origine di atti di giustizia sommaria. Il governo medita di modificare la
legge, ma non prima delle elezioni che si dovrebbero svolgere verso la fine
dell’anno o agli inizi del 2008. (R.M.)
“LE
QUESTIONI ETICHE NON VANNO ELUSE”: COSI’, MONS. NOEL TREANOR,
SEGRETARIO
GENERALE DELLA COMECE, SULLA PROPOSTA DI REGOLAMENTO
SULLE
TERAPIE INNOVATIVE ADOTTATA LO SCORSO 30 GENNAIO
DALLA
COMMISSIONE UE PER L’AMBIENTE, LA SICUREZZA ALIMENTARE E LA SANITA’
- A
cura di Alessia Di Fabio -
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BRUXELLES.= I vantaggi che
deriverebbero dall’attuazione di un regolamento europeo unico per autorizzare
le terapie innovative, come l’ingegneria tissulare, la terapia genica o
cellulare somatica, sono evidenti, ma ci sono delle questioni etiche importanti
che non possono essere eluse. Ad affermarlo è il segretario generale della
COMECE, la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea, mons. Noel Treanor, che commenta così
la proposta di regolamento concernente le terapie innovative adottata dalla
Commissione del Parlamento europeo per l’ambiente, la sicurezza alimentare e la
sanità il 30 gennaio scorso. Secondo mons. Treanor,
citato dall’agenzia SIR, la proposta di regolamento non deve derogare dal rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell’uomo
e di altre dichiarazioni simili. “Il divieto di utilizzare il corpo umano o
parti di esso per profitto – afferma il segretario
generale della COMECE – deve essere garantito dal regolamento”, così come “la
proibizione di ogni intervento per modificare il patrimonio genetico”. “Deve essere chiaro – aggiunge – che la
creazione di esseri ibridi o di chimere non potrà ricevere l’autorizzazione
europea”. Secondo mons. Treanor è spiacevole che il
rapporto “escluda simili questioni etiche”. Tuttavia, il presule saluta con
favore la proposta, contenuta nel rapporto, di “escludere dal campo di
applicazione del regolamento le terapie risultanti da cellule embrionali o
fetali umane”, nonché, la volontà della Commissione europea che tale
“regolamento non entri in conflitto con le decisioni degli Stati membri circa
l’uso di cellule staminali embrionali”. “La sovranità nazionale degli Stati
membri è da rispettare – afferma mons. Treanor – e a
questo scopo è necessario che l’applicazione del principio di sussidiarietà per le regole etiche nazionali sia stabilita
nel regolamento”. “Parlamento e Consiglio – precisa – sono chiamati a dibattere
questioni etiche con la serietà e il rispetto necessari”. Il presule sottolinea
che “nelle discussioni in seno alla Commissione per l’ambiente si ha spesso
l’impressione che il solo termine ‘etico’ sia sufficiente a provocare in alcuni
eurodeputati vive reazioni, impedendo un dibattito costruttivo. Perché il progetto
europeo sia credibile – conclude mons. Treanor – una
discussione seria, rispettosa e costruttiva è necessaria”.
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NELLO
STATO INDIANO DI JHARKHAND, RADICALI INDUISTI BRUCIANO LE EFFIGI
DEL CARDINALE TELESPHORE TOPPO, ARCIVESCOVO
DI RANCHI,
E DI
ALCUNI ESPONENTI POLITICI CRISTIANI
RANCHI,. = Durante due
manifestazioni di protesta nello Stato indiano di Jharkhand,
attivisti induisti hanno bruciato effigi del cardinale Telesphore
Toppo, arcivescovo di Ranchi, e di alcuni esponenti
politici cristiani. Le manifestazioni sono state organizzate dall’“Adivasi Prarthana Sabha” (Consiglio di preghiera tribale), un gruppo
affiliato a un’organizzazione radicale induista, per protestare contro la
recente decisione del governo locale di abolire l’obbligo per le popolazioni
tribali della menzione della religione di appartenenza
nei certificati. La norma era stata introdotta nel 2003 dal precedente governo
del partito nazionalista “Bharatha Janata” (BJP). Secondo le organizzazioni induiste, il nuovo governo avrebbe deciso di abolirla
cedendo alle pressioni del cardinale, il primo porporato di etnia tribale
dell’India, e delle lobby cristiane locali. L’accusa di fondo ai cristiani è
sempre la stessa: quella di fare proselitismo per convertire con la forza e
l’inganno gli indù. Tra gli slogan della manifestazione: “Cardinale Telesphore Toppo torna a Roma”; “Morte a Toppo”. Il
cardinale, che si trova in questi giorni a Roma, ha rifiutato commenti. Da
parte loro, esponenti politici cristiani locali hanno definito le accuse dei fondamentalisti indù, che hanno annunciato nuove proteste,
del tutto pretestuose e finalizzate solo ad attirare più visibilità. (L.Z.)
ASSEGNATO A MONS. CELESTINE
ELAMPASSERY,
VESCOVO DI JAMMU-SRINAGAR,
NEL KASHMIR INDIANO, IL PREMIO MAHATMA GANDHI. E’ LA PRIMA VOLTA CHE IL RICONOSCIMENTO VIENE ATTRIBUITO A UN LEADER CATTOLICO
NEW DELHI. = Mons.
Celestine Elampassery, vescovo di Jammu-Srinagar,
nella travagliata regione del Kashmir indiano, ha ricevuto il premio Mahatma Gandhi per il suo notevole contributo alla società, in
particolar modo per le iniziative di pace e per l’opera di progresso e sviluppo
culturale e morale portata avanti nella regione del Kashmir. Nel consegnare
l’onorificenza, lo scorso 30 gennaio, il primo ministro dello Stato del
Kashmir, Guam Nabi Azad, ha
ricordato che per la prima volta essa viene assegnata
a un leader cattolico. Ha poi lodato l’operato di mons. Elampassery,
francescano cappuccino che ha dedicato l’intera vita e la sua missione
pastorale alla difficile situazione di conflitto in cui si trova l’area,
contesa fra India e Pakistan. “E’ un momento importante per la Chiesa nel
Kashmir – ha affermato il vescovo – i nostri sforzi per contribuire alla
pacificazione e alla riconciliazione, compiuti al fianco delle autorità civili
e dell’associazionismo, ricevono oggi un prezioso riconoscimento pubblico. Il
messaggio e la filosofia del Mahatma Gandhi sul
valore intrinseco di ogni essere umano – ha aggiunto – sono più attuali che
mai”. (R.M.)
INCORAGGIARE I CRISTIANI A RESTARE IN TERRA SANTA, NONOSTANTE LE
DIFFICOLTÀ: CON QUESTO INTENTO, LA CUSTODIA DEI FRATI
FRANCESCANI DONERA’
ALLE FAMIGLIE CRISTIANE DISAGIATE DI GERUSALEMME 70 NUOVE CASE
GERUSALEMME. = Settanta nuovi
alloggi gratuiti a Gerusalemme per le famiglie cristiane rimaste senza tetto o
che versano in condizioni di estrema povertà, a causa del perdurante conflitto
in Medio Oriente. L’iniziativa è della Custodia di Terra Santa, che consegnerà
le abitazioni in occasione del tradizionale pellegrinaggio quaresimale al
Santuario di Betfage, sul versante Est della collina
di Har Ha-Zetim, il Monte
degli Ulivi, dove sono ubicate le nuove case. Nella zona sorge anche una chiesa
francescana che conserva un blocco di pietra in cui la
tradizione cristiana ha fissato, da secoli, il punto esatto da cui Gesù sarebbe
sceso verso Gerusalemme, la Domenica delle Palme. La Custodia sta cercando, in
questo modo, di incoraggiare i cristiani a restare in Terra Santa, nonostante
le difficoltà. Nel 1965 i cristiani erano il 65% della popolazione; oggi sono
meno del 12%. (R.M.)
“IL CRISTO CROCIFISSO E ABBANDONATO,
LUCE NELLA NOTTE CULTURALE”:
TEMA DEL 31.MO CONVEGNO DEI VESCOVI AMICI DEL
MOVIMENTO DEI FOCOLARI,
AL VIA OGGI A CASTEL GANDOLFO
Roma. = Sono oltre 80, tra cardinali e vescovi, i
partecipanti al 31.mo Convegno dei vescovi amici del
movimento dei Focolari, in corso da oggi al 9 febbraio presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo. I vescovi, che provengono da molti “punti caldi”
della terra, coglieranno l’occasione per condividere situazioni di dolore e
nuove sfide che vivono i loro popoli, ma anche per mettere in evidenza i
segnali di speranza e di novità che appaiono nel cammino delle loro Chiese
locali. Chiave di lettura del Convegno è la convinzione che, alla luce della
fede nel Cristo crocifisso e risorto, in ogni situazione di sofferenza personale
e collettiva è insito un invito a rapporti nuovi fra i singoli, gruppi e
popoli, e quindi la chance di aprirsi
a orizzonti inediti e ad uno stile di vita più fraterno. Da qui, il titolo
dell’incontro: “Il Cristo crocifisso e abbandonato, luce
nella notte culturale”. Un contributo centrale è stato preparato da Chiara Lubich, fondatrice e presidente del movimento dei Focolari.
I vescovi partecipanti saranno ricevuti in udienza speciale da Benedetto XVI giovedì
8 febbraio. (R.M.)
“NON
MANTENERE VIVI ODII E CONFLITTI, MA LA SPERANZA DI UNA VERA AMICIZIA
CIVILE”: COSÌ,
L’ARCIVESCOVO DI BOLOGNA, CARDINALE CAFFARRA,
NEL MESSAGGIO PER
IL CONVEGNO SU “IL SILENZIO E LA GLORIA. TRA COMUNISTI E
NAZI-FASCISTI, LE
VITTIME SUBITE DALLA CHIESA IN EMILIA ROMAGNA DAL ‘43 AL ‘48”
ROMA. = “Il silenzio e la gloria.
Tra comunisti e nazi-fascisti, le vittime subite
dalla Chiesa in Emilia Romagna dal ‘43 al ‘48”: è il titolo del convegno
promosso dai “Comitati per le libertà” e da “Impegno civico” lo scorso 27
gennaio a Bologna. Tra i presenti, Lorenzo Fiorentini,
della Commissione per il processo di Beatificazione di Rolando Rivi, seminarista
quattordicenne ucciso dai partigiani comunisti ‘in odio di fede’.
Nel messaggio di saluto inviato dall’arcivescovo di Bologna, il cardinale Carlo
Caffarra, il porporato sottolinea che “queste
celebrazioni non si propongono di mantenere vivi odii
e conflitti, ma al contrario di tenere viva la speranza di una vera amicizia
civile, fondata sul riconoscimento della dignità della persona e di una vera
libertà religiosa”. Da parte sua, Roberto Beretta,
giornalista di Avvenire e autore di un libro sulla “Storia dei preti uccisi dai
partigiani”, ha ricordato che dall’8 settembre 1943 (armistizio) al 18 aprile
1948 (sconfitta elettorale del Fronte Popolare), furono
ben 129 i sacerdoti assassinati dai partigiani sul territorio nazionale.
Secondo Beretta, si tratta di un dato scomodo e
quindi insabbiato per decenni, che nasconde decine di storie sulle quali ancora
oggi permane una sorta di omertà che rende complicata una ricostruzione
ordinata degli eventi. (R.M.)
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3 febbraio 2007
- A cura di
Amedeo Lomonaco e Tiziana Campisi -
In Iraq, quattro autobomba sono
esplose a Kirkuk, nel nord del Paese, provocando la
morte di almeno due persone. Due soldati americani sono morti, poi, in seguito
a ferite riportate in scontri scoppiati nella turbolenta provincia occidentale di Al Anbar. Durante operazioni
militari, quattro presunti “terroristi” sono stati uccisi e 29 sospetti sono
stati arrestati, inoltre, in varie aree del Paese arabo. Negli Stati Uniti,
intanto, il segretario alla Difesa americano, Robert Gates, ha dichiarato ieri che in Iraq ci sono 4 guerre: il conflitto tra sciiti e sanniti, gli scontri in corso a
Baghdad, le violenze provocate dagli insorti sunniti in varie aree dell’Iraq e
gli attacchi di al Qaeda. Gates
ha anche assicurato che gli Stati Uniti non pianificano una guerra
contro l’Iran.
Nei Territori palestinesi, ancora
scontri a Gaza malgrado la nuova tregua concordata tra
Hamas e al Fatah grazie alla mediazione egiziana.
Almeno 8 persone sono rimaste ferite in seguito a scontri scoppiati, nelle
ultime ore, tra attivisti delle opposte fazioni nella Striscia di Gaza. Il capo
negoziatore palestinese, Saeb Erekat,
ha detto che i palestinesi pagheranno a caro prezzo queste violenze che
rischiano di “compromettere” la causa palestinese.
Critiche da Belgrado,
soddisfazione da Pristina. Come previsto, sono contrastanti le reazioni al
piano sul futuro del Kosovo presentato ieri dall’inviato delle Nazioni Unite,
l’ex capo di Stato finlandese Martti Ahtisaari. Il presidente serbo, Boris Tadic,
ha definito inaccettabile l’indipendenza del Kosovo ed il primo ministro
uscente, Vojislav Kostunica,
ha parlato di piano “illegittimo”. A Pristina, invece, il presidente kosovaro, Fatmir Sejdiu, ha espresso soddisfazione e ha detto che “il Kosovo
diventerà sovrano, come gli altri Stati”. Il nostro servizio:
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La provincia serba a maggioranza
albanese “sarà una società multietnica, che si autogovernerà in maniera democratica”. La parola “indipendenza”
non viene mai citata ma il piano dell’inviato dell’ONU
sembra gravitare intorno a questa ipotesi: “Il Kosovo – prevede infatti il
piano - avrà una Costituzione, una sua bandiera, un inno nazionale e una forza
di sicurezza che controllerà il territorio, compresi i confini”. Proprio la
questione delle frontiere resta il nodo più intricato: si tratta, secondo diversi
osservatori, di una linea rossa che Belgrado non intende valicare perché
considera il Kosovo parte integrante della Serbia. Il rischio è che si riveli
un piano della discordia: i serbi rimasti in Kosovo, circa un terzo dei 200
mila che abitavano nella provincia meridionale prima dell’attacco della NATO nel 1999, lo considerano utopistico. Malgrado la soddisfazione espressa dalle autorità a
Pristina, anche parte della comunità albanese kosovara
ha manifestato perplessità: diversi veterani del disciolto movimento armato UCK
hanno fatto sapere infatti che “qualche forma di resistenza civile non è da
escludere” se il Kosovo non otterrà una piena indipendenza. Sulla questione del
Kosovo si deve poi evidenziare la marcata contrapposizione tra Stati Uniti e
Russia: il governo di Mosca vuole una trattativa che sbocchi in una posizione
accettabile sia per i serbi sia per i kosovari;
l’amministrazione di Washington sostiene invece che “non si può indugiare
oltre” e che occorre “incaricare della soluzione il Consiglio di Sicurezza
dell'ONU”. Il mediatore delle Nazioni Unite ha proposto, per il momento, una
nuova tornata negoziale. La priorità resta quella di una indipendenza
economica: secondo le Nazioni Unite, si deve infatti rendere “la provincia
capace di ricorrere autonomamente ai fondi messi a disposizione dalle
istituzioni finanziarie internazionali”. Successivamente – ha auspicato
l’inviato dell’ONU – si potrà affidare alla maturità istituzionale e civile
delle parti la decisione ultima sullo status del Kosovo.
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Alla Conferenza di Parigi
sull’ambiente è stato lanciato un appello per la creazione di un’organizzazione
internazionale, nell’ambito dell’ONU, per rafforzare la tutela ambientale nel
mondo. Quarantasei Stati hanno aderito all’iniziativa, criticata invece da Paesi
come Stati Uniti, Cina e India. L’appello arriva all’indomani del rapporto
degli esperti delle Nazioni Unite sul riscaldamento globale legato all’effetto
serra. Si prevede nel 2100 un aumento delle temperature fino a 4 gradi e
l’innalzamento dei mari fino a 59 centimetri.
In Italia, è ormai alta tensione nella maggioranza di
centrosinistra dopo il voto di giovedì scorso al Senato sull’ampliamento della
base americana di Vicenza, con l’approvazione di un ordine del giorno
dell’opposizione favorevole alle indicazioni del ministro della Difesa, Parisi. Il centrodestra chiede le dimissioni di Prodi. Per
il capo dell’esecutivo non c’è crisi ma solo necessità
di una verifica, che si annuncia tesissima per i contrasti aperti tra ala
riformista e ala radicale dell’Unione. Il servizio di Giampiero Guadagni:
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Ieri il vice premier e leader della Margherita, Francesco Rutelli, ha avuto parole nette nei confronti della sinistra
radicale: “Ha superato il limite e se è stato un campanello d’allarme deve
essere l’ultimo”. Immediata la replica di Rifondazione Comunista, Verdi e
Comunisti Italiani, che parlano di ultimatum inaccettabile e rovesciano sui
centristi della coalizione l’accusa di minare la stabilità del Governo. Con
queste difficilissime premesse si attende, per la prossima settimana, la
verifica di maggioranza convocata dal premier Prodi
che si è fatto carico delle preoccupazioni del capo dello Stato. Vertice che la
sinistra radicale vorrebbe allargare a tutte le questioni sul tappeto che
dividono il centrosinistra: dalla riforma delle pensioni al disegno di legge
sulle coppie di fatto che il governo dovrebbe varare nel Consiglio dei ministri
del 9 febbraio e sul quale c’è l’irremovibile dissenso dell’UDEUR. Ma è facile
prevedere che il vertice sarà incentrato sulla politica estera, anche e
soprattutto in vista del voto parlamentare sul rifinanziamento della missione
italiana in Afghanistan. Il leader dell’opposizione, Berlusconi, ha chiesto
ieri le dimissioni di Prodi perché – afferma - un esecutivo che non ha la maggioranza
in politica estera non ha titolo per governare. Una tesi condivisa da tutti i
partiti del centrodestra. Prodi replica: non c’è crisi ma solo un dissenso
circoscritto. E in una lettera al quotidiano Repubblica,
il premier scrive: in otto mesi di governo abbiamo dato un contributo alla pace
con il ritiro delle truppe dall’Iraq, la fine della missione Enduring Freedom in
Afghanistan, la missione in Libano e l’iniziativa per la moratoria della pena
di morte. Parole con cui Prodi cerca di rassicurare la sinistra radicale, ma
che sono di fatto anche una risposta positiva ai sei
ambasciatori di Paesi aderenti alla NATO, che hanno invitato l’Italia a non
diminuire l’impegno per la sicurezza e la ricostruzione dell’Afghanistan.
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In Spagna, è stata convocata per questa sera a Madrid una
grande manifestazione contro il terrorismo dell’ETA e contro ogni forma di
dialogo con il gruppo armato indipendentista. Il servizio di padre Ignacio Arregui:
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Gli organizzatori non hanno aderito all’altra
manifestazione celebrata a Madrid lo scorso 13 gennaio, in favore della pace e
in solidarietà con le vittime dell’ultimo attentato dell’ETA all’aeroporto di Barajas. In quella occasione l’iniziativa è stata dei
concittadini ecuadoriani delle due vittime e dei sindacati. Oggi invece gli
organizzatori vogliono condannare ogni forma di negoziato con l’ETA e con ogni
movimento legato al gruppo indipendentista. Secondo anticipazioni
di stampa, alcuni slogan saranno: “Per la libertà, tutti insieme per la
sconfitta dell’ETA. No al negoziato”. Il movimento che ha convocato questa
manifestazione si chiama “Foro di Ermua”, creato alla
memoria di un giovane consigliere del comune di Ermua,
in Vizcaya, ucciso dall’ETA nel 1997. Oltre agli
aderenti del movimento Foro di Ermua, hanno
annunciato la loro partecipazione i leader del Partito Popolare, la principale
associazione di vittime del terrorismo, oltre ad altri movimenti politici. Sarà
assente invece il governo con il partito socialista e tutti gli altri partiti
che in Parlamento sono in favore di una politica di dialogo.
Per la Radio Vaticana, Ignazio Arregui.
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Sono almeno 20 i morti causati dai tornado che
ieri hanno colpito le regioni centrali della Florida. Decine di case, negozi ed
una chiesa sono stati rasi al suolo al passaggio di una perturbazione a nord di
Orlando che ha lasciato senza corrente elettrica almeno 20 mila persone.
Secondo le autorità locali, le raffiche di vento hanno raggiunto i
Il maltempo ha colpito anche l’Indonesia, dove si contano
5 morti ed oltre 100 mila sfollati. Le piogge torrenziali, che da lunedì
flagellano la capitale Giacarta e zone circostanti,
hanno provocato alluvioni ed inondazioni costringendo molte persone a lasciare
le loro abitazioni. Per soccorrere gli sfollati, che hanno cercato rifugio in
scuole e moschee, l’esercito ha dispiegato oltre 1700 uomini;
In Asia e in Europa si registrano
nuovi casi di influenza aviaria: un focolaio è stato localizzato in un
allevamento di pollame in Giappone. Test di laboratorio hanno riscontrato
tracce del virus H5N1, il ceppo più letale per l’uomo. L’allerta resta alta
anche in Europa: il virus H5N1 è stato riscontrato,
infatti, in un allevamento nell’est dell’Inghilterra. Un altro focolaio è stato
scoperto, poi, nel Sud dell’Ungheria. Le autorità hanno
disposto l’abbattimento di almeno 9.400 animali dopo aver riscontrato i sintomi
della malattia.
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