Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 31/12/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Questa sera il Te Deum presieduto dal Papa per la fine dell'anno. Domani mattina la Messa nella Giornata Mondiale della Pace dedicata al tema della famiglia
  • La Chiesa celebra la solennità di Maria Madre di Dio
  • Il cardinale Bertone a "Famiglia Cristiana": nonostante gli attacchi che spesso subisce, la Chiesa si batte per il dialogo e la difesa dei valori in Italia e nel mondo
  • Le speranze dell'Europa alla luce dell'Enciclica del Papa "Spe salvi": la riflessione di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Occorre più sensibilità verso i cristiani perseguitati: così, il direttore di “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, Attilio Tamburrini, dopo la pubblicazione del dossier Fides sui missionari uccisi nel 2007
  • A Madrid, un milione e mezzo di persone per mostrare la bellezza della famiglia cristiana
  • Oggi la 40.ma marcia della pace, da Sotto il Monte a Bergamo
  • Politica internazionale: il bilancio del 2007
  • Per il quinto anno, il Movimento dell'amore familiare invita le famiglie alla veglia di preghiera, la notte di Capodanno, davanti al presepe di Piazza San Pietro
  • Chiesa e Società

  • Vietnam: il premier incontra l'arcivescovo di Hanoi per discutere la questione delle proprietà ecclesiastiche requisite
  • Ancora violenze anticristiane in Orissa
  • Il Governo del Nepal, nel messaggio di Natale del primo ministro, invita i cristiani a collaborare al processo di pace
  • Il presidente angolano incontra i leader religiosi. Ottimismo per il Paese e per la partecipazione alle prossime elezioni
  • Inaugurata la missione di pace in Darfur di Unione Africana-ONU
  • Alluvionati non cattolici hanno partecipato alla festa di Natale nella diocesi di Bengbu in Cina
  • Il settimanale cattolico russo "Svet Evangelia" ha cessato le sue pubblicazioni a Natale
  • Roma: compie 50 anni il monastero della Dormizione di Maria. Di antico rito bizantino in lingua slava rappresenta un ponte tra Occidente e Oriente cristiano
  • Il ruolo strategico della Turchia nell'Anno Paolino che si aprirà il prossimo giugno
  • L’arcivescovo di Armagh invita i cattolici nord-irlandesi a sostenere la Polizia di Stato
  • Torino: stasera il Sermig marcerà in ricordo delle vittime dell'incendio alle acceierie ThyssenKrupp
  • Capodanno: il vescovo di Agrigento pranza con i poveri e gli immigrati della Casa di accoglienza diocesana
  • Si è spento ieri l'ultimo testimone dell'eroismo di Salvo D'Acquisto. Aveva 81 anni. Ricordava sempre: "lui volle morire per noi"
  • Messa solenne a Roma per ricordare san Giuseppe Maria Tomasi, prozio dell'autore de "Il Gattopardo"
  • Intervista a mons. Bregantini in occasione della marcia della pace di oggi pomeriggio nella Locride
  • Roma: la cena di Sant'Egidio per i poveri tra tradizione e Gospel
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Kenya, violenti scontri dopo la conferma alle presidenziali del capo dello Stato Kibaki

  • Il Papa e la Santa Sede



    Questa sera il Te Deum presieduto dal Papa per la fine dell'anno. Domani mattina la Messa nella Giornata Mondiale della Pace dedicata al tema della famiglia

    ◊   Questa sera alle 18.00 nella Basilica Vaticana il Papa presiederà la Celebrazione dei Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e il Te Deum di ringraziamento a conclusione dell’anno. Domani mattina alle 10.00 Benedetto XVI presiederà sempre nella Basilica di San Pietro la Santa Messa nella Giornata Mondiale della Pace dedicata dal Pontefice al tema “Famiglia umana, comunità di pace” . La Radio Vaticana seguirà in diretta i due eventi. Il Papa, nel suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, ha affermato che chi attacca la famiglia mette in pericolo la pace. Ascoltiamo in proposito il servizio di Sergio Centofanti.

     
    Il Papa sottolinea nel suo messaggio che “chi anche inconsapevolmente osteggia l’istituto familiare rende fragile la pace … perché indebolisce quella che di fatto è la principale ‘agenzia di pace’”. “In una sana vita familiare” infatti “si fa esperienza di alcune componenti fondamentali della pace: la giustizia e l'amore tra fratelli e sorelle, la funzione dell'autorità espressa dai genitori, il servizio amorevole ai membri più deboli perché piccoli o malati o anziani, l'aiuto vicendevole nelle necessità della vita, la disponibilità ad accogliere l'altro e, se necessario, a perdonarlo”. “Non meraviglia quindi – rileva il Pontefice - che la violenza, se perpetrata in famiglia, sia percepita come particolarmente intollerabile”.

     
    “Il lessico familiare – afferma ancora Benedetto XVI - è un lessico di pace; lì è necessario attingere sempre per non perdere l'uso del vocabolario della pace. Nell'inflazione dei linguaggi, la società non può perdere il riferimento a quella ‘grammatica’ che ogni bimbo apprende dai gesti e dagli sguardi della mamma e del papà, prima ancora che dalle loro parole”.

     
    Poi il Papa aggiunge: “Tutto ciò che contribuisce a indebolire la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, ciò che direttamente o indirettamente ne frena la disponibilità all’accoglienza responsabile di una nuova vita, ciò che ne ostacola il diritto ad essere la prima educatrice dell’educazione dei figli, costituisce un oggettivo impedimento sulla via della pace. La famiglia ha bisogno della casa, del lavoro o del giusto riconoscimento dell'attività domestica dei genitori, della scuola per i figli, dell’assistenza sanitaria di base per tutti. Quando la società e la politica non si impegnano ad aiutare la famiglia in questi campi, si privano di un’essenziale risorsa a servizio della pace”. La famiglia – scrive il Papa - è “ titolare di specifici diritti. …La negazione o anche la restrizione dei diritti della famiglia, oscurando la verità sull'uomo, minaccia gli stessi fondamenti della pace”.

     
    Benedetto XVI ricorda infine che “l'umanità è una grande famiglia”: “non viviamo gli uni accanto agli altri per caso; stiamo tutti percorrendo uno stesso cammino come uomini e quindi come fratelli e sorelle”. Dio è nostro Padre: e solo “risalendo a questo supremo Principio può essere percepito il valore incondizionato di ogni essere umano, e possono essere poste così le premesse per l'edificazione di un'umanità pacificata”.

    inizio pagina

    La Chiesa celebra la solennità di Maria Madre di Dio

    ◊   La Chiesa celebra domani il mistero di Maria, Madre di Dio. Ma qual è la portata di questa verità di fede? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per lo Stato della Città del Vaticano:


    R. – E’ una portata immensa e anche di una consolazione straordinaria. Il fatto che la Chiesa collochi questa festa all’inizio dell’anno ci dice: “Guardate che l’unico portale che ci introduce nella gioia, nel senso della vita, è il portale della maternità divina di Maria”. Perché se noi sfogliamo il grande libro dell’anagrafe dell’umanità, noi troviamo nomi terribili. Pensiamo soltanto a Nerone, a Diocleziano, ai grandi dittatori, carnefici contemporanei - Hitler, Stalin, Pol Pot – pensiamo ad altra gente che non ha fatto altro che insanguinare il mondo. C’è da dire: “Io mi vergogno di appartenere a questa umanità”. Ecco la maternità divina. In questo album, in questo grande libro dell’anagrafe, ad un certo punto io trovo il nome di Gesù Cristo. La maternità di Maria ci dice questo: che Dio è entrato dentro alla nostra storia, si è imparentato con noi. Dio ci ha amato fino a questo punto e Maria è stata il portale attraverso il quale Dio è entrato in comunione con noi, è entrato in parentela con tutta l’umanità e con ciascuno di noi. Per questo non diremo mai un grazie sufficiente a Maria, perché Dio ha bussato alla porta della sua libertà, che in quel momento era la porta che rappresentava tutta l’umanità. E attraverso Maria, Dio si è fatto vicino a ciascuno di noi, è diventato l’Emanuele.

     
    D. – Il suo auspicio, eminenza, per il 2008, durante il quale ricorderemo anche il 150.mo delle apparizioni della Vergine alla grotta di Massabielle?

     
    R. – Io vorrei dire che il 150.mo anniversario delle apparizioni di Lourdes è un grande segno di speranza. Maria, proprio perché è Madre, non abbandonerà mai l’umanità, non abbandonerà mai i figli. Attraverso la presenza materna di Maria è Dio stesso che si fa presente, perché Dio agisce attraverso delle collaborazioni e la collaborazione di Maria è un motivo di grande gioia. Per un figlio sapere che la mamma le è accanto è un motivo di grande sicurezza. A Lourdes e a Fatima noi abbiamo sentito il cuore materno di Maria. Quel cuore materno di Maria è ancora oggi presente nella storia e attraverso il suo cuore noi sentiamo la tenerezza di Dio.

    inizio pagina

    Il cardinale Bertone a "Famiglia Cristiana": nonostante gli attacchi che spesso subisce, la Chiesa si batte per il dialogo e la difesa dei valori in Italia e nel mondo

    ◊   Un’intervista-bilancio con uno sguardo agli avvenimenti ecclesiali e sociali del 2007, “letti” in prospettiva 2008: è quella rilasciata dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, al settimanale italiano “Famiglia Cristiana”, che la pubblicherà nel numero del 6 gennaio prossimo. Dalla situazione italiana a quella internazionale - passando per Medio Oriente e Cina - il cardinale Bertone esorta fra l’altro i media cattolici a stringersi in “rete” per incidere “con maggiore efficacia” nella società contemporanea. La sintesi dei temi affrontati dal segretario di Stato in questo servizio di Alessandro De Carolis:


    Qual è la “risorsa” per il presente e il futuro del mondo? Il cardinale Bertone non ha dubbi: è la Chiesa con il suo patrimonio morale e sociale. Quella Chiesa bersagliata violentemente in Italia come nemmeno negli anni del più acceso anticlericalismo politico e ideologico, eppure aperta con convizione al dialogo, schierata in difesa dei valori “non negoziabili” della vita e della famiglia. La Chiesa che affronta con atteggiamento disponibile questioni internazionali delicate o intricate, sia si tratti di trovare la giusta sintonia nel dialogo con le autorità della Cina, che il giusto equilibrio nei rapporti con lo Stato israeliano per il bene della presenza del Vangelo in Terra Santa. Il recente passato e l’immediato futuro si intrecciano nelle valutazioni del cardinale Bertone, nell’ampia intervista anticipata dal settimanale dei Paolini, Famiglia Cristiana. Parlando della Cina, il segretario di Stato conferma che i contatti “proseguono”: “Diciamo che procediamo a piccoli passi, ma andiamo avanti”, osserva. E analogo realismo il porporato usa per analizzare lo stato del confronto con Israele, muovendo un preciso appunto. Mentre, da una parte - dice - la Chiesa si è impegnata a promuovere pellegrinaggi sui luoghi della salvezza cristiana - e il loro numero nel 2007 è stato il più alto dal Duemila - dall’altra, le autorità israeliane in nome del pur giusto problema della sicurezza continuano a creare ostacoli ai membri della Chiesa. “Noi - afferma il cardinale Bertone - ci siamo impegnati in un dialogo intenso, ma purtroppo non otteniamo soluzione a molti problemi concreti: diritti di proprietà, visti, eccetera. Il nostro personale religioso in Terra Santa non ottiene i visti, eppure non si può dire che minacci la sicurezza. Questa è una chiusura che impedisce un’attività serena”.

     
    Sul versante italiano, il segretario di Stato definisce quello che sta per chiudersi l’anno di “pesanti attacchi” alla Chiesa italiana da parte di forze politiche che ancora concepiscono la laicità in opposizione alla religiosità: visione che il porporato definisce “antistorica”. In un Paese che appare deluso e impaurito, e troppo spesso raccontato dai media nei suoi eccessi negativi piuttosto che nella sua migliore normalità, il cardinale Bertone invita soprattutto i mezzi di comunicazione cattolici a valorizzare, attraverso “ravvivate sinergie”, “le ricchezze dell’Italia buona, operosa, generosa e morale”, ovvero le stesse qualità che non smette di sottolineare - insieme ai suoi malfunzionamenti - lo stesso capo di Stato, Giorgio Napolitano. L’Italia che ha bisogno di speranza, prosegue il segretario di Stato, si soffermi sulla speranza indicata dal Papa nella sua ultima enciclica nella quale - obietta fra l’altro - si “riprende il dialogo con la scienza senza smentirne la funzione”. Infine, pensando agli eventi – pontifici e personali – destinati a scrivere pagine importanti nel 2008, il cardinale Bertone accenna al suo viaggio a Cuba, previsto in febbraio - nel quale si augura, dice, di “vedere il fratello di Fidel Castro, Raul, che oggi guida il Paese” - e soprattutto si sofferma sulla visita di Benedetto XVI all’ONU. Secondo il segretario di Stato, il Papa, ribadirà in quell’occasione “la necessità di puntare sui valori che sottendono le storiche dichiarazioni internazionali e confermerà l’insostituibilità delle Nazioni Unite”.

    inizio pagina

    Le speranze dell'Europa alla luce dell'Enciclica del Papa "Spe salvi": la riflessione di padre Lombardi

    ◊   Il solo benessere non può infondere speranza ai Paesi di un continente in maggioranza ricco, se a dare un senso ai mezzi di cui si dispone non c'è una visione dettata da valori più "alti". Richeggiando la recente Enciclica di Benedetto XVI Spe salvi, il direttore della Sala Stampa vaticana, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi si è soffermato con alcune considerazioni sul presente e sul futuro dell'Europa che, afferma, soffre in molte sue parti di un "deserto spirituale". Ascoltiamo padre Lombardi nell'intervista della collega della nostra redazione albanese, Claudia Bumci:


    R. - C’è veramente l’impressione che, magari, il benessere sia cresciuto, ma che ci sia un "deserto", un senso di oscurità per quanto riguarda le direzioni lungo le quali impostare la propria vita: le cose in cui credere, che poi danno anche entusiasmo e gioia in quello che si fa, al di là di quanti soldi si guadagnano. E questo è un discorso che il Papa fa continuamente: mettere in guardia soprattutto le società avanzate, che sono anche società del benessere ma molto secolarizzate, da una perdita di valori e quindi anche di senso e di orientamento, di gioia di vivere, di gusto di vivere. Nel discorso che ha fatto il presidente Sarkozy in Laterano, c’è stato un riferimento molto preciso a questo aspetto. Diceva: il fatto che nelle campagne francesi, in gran parte del nostro territorio, la fede si sia spenta o si stia spegnendo, e che ci sia un deserto di valori, morali e religiosi, certamente non ha fatto sì che sia aumentata la felicità dei francesi. Non è che i francesi, oggi, siano più felici anche se hanno più benessere, ma di fatto vivono in un deserto di prospettive morali e religiose. E questo, io credo sia molto importante da tenere presente, perché anche nel dibattito che c’è per quanto riguarda la cultura e la fede - le posizioni che i laici hanno, anche di critica, nei confronti della fede o delle posizioni di Papa Benedetto XVI - dobbiamo cercare di capire che cosa è veramente in gioco, qual è la cosa importante oggi per l’Europa, per le nostre società, per i nostri Paesi. E dobbiamo, onestamente, riconoscere che c’è un deserto spirituale, che molte persone soffrono perché vorrebbero vedere più luce e invece sono insoddisfatte, scontente perché manca loro una gioia di vivere, un entusiasmo ed un vedere la meta del loro cammino, il senso della loro vita. Questo è un fatto evidentissimo, che poi si collega a tanti fatti di disagio sociale che è del tutto illusorio pensare di risolvere solo con misure di carattere organizzativo o di benessere maggiore: richiedono una proposta che giunga anche a dare una luce ed una vita interiore. Il Papa lo ripete continuamente e io credo che - onestamente - anche le persone che non hanno la fede debbano saper guardare con occhi aperti a questi problemi e quindi entrare in dialogo per capire chi possa dare veramente dei contributi positivi, per affrontare questi che sono problemi fondamentali della nostra società.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Intervista al teologo della Casa pontificia, padre Wojciech Giertych, sull’enciclica “Spe salvi”.

    Le riflessioni di fratel Alois per i giovani riuniti a Ginevra in occasione dell’incontro della comunità di Taizé.

    L’elenco dei missionari uccisi nel 2007.

    Libertà religiosa e coscienza storica della Chiesa. In cultura, un articolo di Raffaele Alessandrini sugli atti del nono colloquio internazionale di studi dell’Istituto Paolo VI di Brescia.

    L’introduzione e il capitolo dedicato alla solennità di Maria Santissima Madre di Dio tratti dal volume “La bellezza nella parola. L’arte a commento delle letture festive”, in cui mons. Timothy Verdon offre un commento nuovo e originale all’anno liturgico cogliendo lo specifico delle singole feste e spiegandole con le opere d’arte del ricco patrimonio iconografico cristiano.

    Voci di donne nella poesia cinese classica. Un testo di Anna Bujatti che racconta la tormentata vicenda di Cai Yan (terzo secolo dell'era cristiana), autrice della raccolta di versi “Diciotto stanze per flauto barbaro”.

    L’attenzione, nell’informazione internazionale, è sempre focalizzata sulla situazione in Pakistan.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Occorre più sensibilità verso i cristiani perseguitati: così, il direttore di “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, Attilio Tamburrini, dopo la pubblicazione del dossier Fides sui missionari uccisi nel 2007

    ◊   Hanno versato il proprio sangue per annunciare Cristo: sono i 21 operatori pastorali uccisi in questo 2007. Un dato drammatico, diffuso dall’agenzia Fides, che ogni anno, a fine dicembre, pubblica un dossier sui missionari uccisi nello svolgimento del loro servizio. Diverse le storie di queste figure luminose, identica la loro testimonianza: come il primo dei martiri, Santo Stefano, hanno saputo coniugare la carità, la cura del prossimo, e l’annuncio coraggioso della fede. Per una riflessione sui frutti offerti da questi testimoni della speranza evangelica, Alessandro Gisotti ha intervistato Attilio Tamburrini, direttore della sezione italiana di “Aiuto alla Chiesa che Soffre”:


    R. – Il martire che versa il sangue è la punta di un iceberg. Se noi andiamo a vedere, anche in questi anni, per uno ucciso ce ne sono cento che soffrono, mille che hanno patito discriminazioni ... cioè, è sempre il segnale di tutto un popolo che sta soffrendo, almeno una porzione di popolo cristiano che sta soffrendo. Questo credo che sia il punto più importante da considerare, perché questo mette in luce come il martirio del singolo è una testimonianza, un seme per tutto un ambiente. Non è soltanto, come dire: quel missionario è stato ucciso, quindi lo ricordiamo. Ma è tutto un ambiente che ricava frutto da questo martirio, perché la sua testimonianza dà forza agli altri; si riesce a parlare anche di una situazione che magari fino a quel momento veniva ignorata ... ecco, in questo senso, credo anche dal punto di vista informativo, è molto importante tenere conto di questo aspetto.

     
    D. – Oggi nell’opinione pubblica si è portati a pensare che il martirio sia qualcosa del passato. Nulla di più sbagliato, come questi dati di Fides confermano drammaticamente, ogni anno ...

     
    R. – Sì! Confermano, poi, una costante. Nel volume “Gesù di Nazaret”, di Benedetto XVI, ci sono delle considerazioni a proposito delle Beatitudini, credo molto interessanti da questo punto di vista: “Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il Regno dei Cieli”. Il Santo Padre interpreta questa parola “giustizia” come “fede”, come attaccamento alla Torah. I perseguitati per la giustizia sono i perseguitati che restano fedeli alla Parola di Dio. E questa persecuzione viene, come dire, estesa a tutta la vita della Chiesa. Il Santo Padre dice, infatti: perché, questo? Perché la Chiesa diventa Chiesa perseguitata per causa della giustizia in quanto in ogni epoca la Chiesa contesta al potere politico la sua pretesa di assolutismo, di inglobare l’uomo nella sua totalità. Ecco quindi che in ogni epoca la Chiesa è elemento di contraddizione. Quindi, sono varie forme che già vengono descritte all’inizio, che poi si realizzeranno nella storia, e di cui vediamo le conseguenze tutti i giorni. Basti pensare alla “piccola persecuzione”, che per lui è grande, di un bambino che viene preso in giro dai compagni di scuola perché va a Messa o perché si fa il segno della Croce prima del pasto, cose che avvengono tutti i giorni, per quel bambino a quell’età è una forma di persecuzione. Per non parlare delle legislazioni anti-religiose di fatto, quelle che impediscono la proclamazione del Vangelo, e man mano aumenta la gravità di questo a seconda dei luoghi. Ci sono posti dove non è possibile nemmeno possedere una Bibbia, oggi, eh?, non all’epoca di Nerone! Di questo, però, la coscienza del popolo cristiano che vive dalle nostre parti non è ancora sensibilizzata.

    inizio pagina

    A Madrid, un milione e mezzo di persone per mostrare la bellezza della famiglia cristiana

    ◊   Una “festa della Famiglia cristiana” e non il “Family day spagnolo” come è stato definito dai media italiani. Circa un milione e mezzo di persone raccolte in Plaza de Colòn a Madrid, per una celebrazione promossa dall’arcidiocesi della capitale spagnola alla quale hanno aderito tutti i responsabili dei movimenti e comunità ecclesiali: Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio, don Julián Carrón di Comunione e Liberazione, Kiko Argüello del Cammino Neocatecumenale, Manuel Cariacedo del Rinnovamento Carismatico mentre Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, ha inviato un messaggio. Un evento che si è aperto con il saluto in diretta video dal Vaticano di Benedetto XVI che all’Angelus, proprio nel giorno della Festa della Santa Famiglia, si è voluto unire alla manifestazione. Ma che valutazione dare a questo evento che ha voluto mostrare la bellezza della famiglia cristiana in Spagna? Roberto Piermarini lo ha chiesto all’inviato a Madrid del quotidiano Avvenire, Pier Luigi Fornari:


    R. - C’è, naturalmente, il successo di una partecipazione straordinaria, un milione e mezzo di persone, una macchina organizzativa che è partita meno di un mese fa e che è riuscita ad organizzare questa cosa. E poi si sentiva con forza nella Plaza de Colòn ciò che ha detto la presentatrice ufficiale, che aveva il compito di riscaldare l’atmosfera, Alejandra Jioza: “Siamo una sola famiglia”. E, in effetti, si respirava questo clima di una sola famiglia, di grande comunione tra tutte le realtà ecclesiali spagnole, con l’episcopato e con i cardinali presenti. C’era una grande comunione e questo penso sia stato un grande successo della manifestazione.

     
    D. - Come sono state accolte tra i presenti le parole all’Angelus di Benedetto XVI?

     
    R. - E’ stato un momento molto commovente. C’è stata una piena sintonia sia con le parole del Papa, sia tra le due piazze. Infatti, si vedevano striscioni da Piazza san Pietro con gli stessi slogan della manifestazione spagnola. Poi, le parole del Papa sono state quanto mai toccanti e precise, nel senso che - nello spirito di questa festa della famiglia - Benedetto XVI ha invitato le famiglie a dare testimonianza, perché in fondo questo voleva essere la festa: un invito a dare testimonianza al mondo della bellezza della famiglia cristiana. Il problema, infatti, è che, di fatto, questa famiglia cristiana non si vede perché i media, che hanno un grande potere, fanno vedere tutta un’altra immagine di famiglia. Invece, le famiglie cristiane che esistono, che stanno vivendo una realtà, è bene che si manifestino, che il mondo le possa vedere per avere speranza. D’altro canto, molto puntuali sono state le parole del Papa per quanto riguarda l’educazione dei figli, quando il Papa ha detto che i genitori hanno diritto ad educare i loro figli. E’ un problema centrale in Spagna, perché c’è una legge della cittadinanza che impone un pacchetto educativo che entra nei rapporti genitori-figli e va ad intaccare la possibilità che hanno i genitori di trasmettere valori anche entrando in campi molto delicati, come quello della sessualità, con contenuti inaccettabili.

     
    D. – Quali i commenti questa mattina della stampa spagnola?

     
    R. – ABC e la Razon raccolgono il messaggio della Giornata. La Razon titola “Trabajar por la familia y trabajar por el ser umano”, cioè le parole di Benedetto XVI: lavorare per la famiglia e lavorare per l’essere umano. Sulla stessa linea ABC, mentre El Pais dà una lettura tutta politica dell’avvenimento, titolando che i vescovi, i cardinali, utilizzano l’atto pubblico – è stato chiamato un atto pubblico questa testimonianza della famiglia cristiana – per attaccare il governo. E poi attacca dicendo che la gerarchia della Chiesa cattolica è entrata nella campagna elettorale e così via. Secondo me, non è stato capito quello che era il messaggio. Del resto, le parole dell’arcivescovo di Madrid, che ha voluto, indetto sulla spinta dei movimenti ecclesiali, delle realtà ecclesiali, questa festa per la famiglia, erano molto chiare. "Se qualcuno chiede qual è il significato di questa grande celebrazione, dobbiamo rispondere: La famiglia cristiana di Spagna ha voluto offrire una testimonianza pubblica, festosa, esprimendo che nella famiglia cristiana si riscopre e riceve quello che è il gran dono dell’amore”. Poi ha detto: “Noi offriamo la nostra testimonianza, non la imponiamo”.

    inizio pagina

    Oggi la 40.ma marcia della pace, da Sotto il Monte a Bergamo

    ◊   Famiglia, disarmo, guerre dimenticate, salvaguardia del Creato, ecumenismo, dialogo interreligioso. Sono alcuni dei temi su cui sono chiamati a riflettere e pregare oggi i circa duemila partecipanti alla 40ma marcia della pace a Bergamo. Tema di quest’anno è “Famiglia umana comunità di pace”: si parte alle 16 da Sotto il Monte, paese natale di papa Giovanni XXIII per concludere con la Messa presieduta dal vescovo di Bergamo mons. Roberto Amadei nel seminario vescovile di Città Alta. Paolo Ondarza ha intervistato mons. Paolo Tarchi direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI, tra gli organizzatori dell’evento:


    R. – La marcia della pace nasce da quando Papa Paolo VI pensò di dedicare il primo giorno dell’anno ad una riflessione sui temi della pace, 40 anni fa; riprende il messaggio che viene offerto ogni anno dal Santo Padre. Quest’anno, la riflessione è sul tema “Famiglia umana, comunità di pace”.

     
    D. – Famiglia come unione tra uomo e donna, e poi anche famiglia umana. Un concetto dalla duplice valenza, come sottolinea anche Benedetto XVI nel suo messaggio ...

     
    R. – Certamente! Noi vorremmo rimettere al centro l’interessante evento che si è svolto nell’anno che si chiude, cioè la terza assemblea ecumenica di Sibiu: è Cristo che illumina tutti. Vogliamo riprendere e rilanciare questo importante cammino ecumenico. Poi, vorremmo anche approfondire la ricomposizione in armonia della famiglia umana che è la famiglia di Abramo. Avremo ospiti alcuni esponenti del mondo ebraico, del mondo della cultura islamica e il Custode di Terra Santa, padre Pizzaballa.

     
    D. – I partecipanti alla marcia, sanno bene che parteciperanno ad una marcia per la pace, più che ad una marcia “pacifista”: quindi un’iniziativa priva di colori politici ...

     
    R. – Assolutamente. Il suo riferimento, come ho detto, è il messaggio del Papa che ha nel suo sottofondo un invito, prima di tutto, alla preghiera.

     
    D. – Si marcia per la Pace. La Pace intesa innanzitutto come un dono, un bene da chiedere, con la preghiera, al Creatore di tutti gli uomini ...

     
    R. – Non c’è dubbio. E’ un bene da invocare. Per noi cristiani, poi, sappiamo che è Cristo che viene nel mondo a portare la pace. E il suo esempio, certamente, ci stimola prima di tutto alla conversione e poi ad azioni che siano pacifiche.

     
    D. – La marcia per la pace chiude il 2007 e apre il 2008, anno giovanneo. Infatti, si svolge proprio nel luogo natale di Papa Giovanni XXIII. Come mai?

     
    R. – Non possiamo dimenticare uno dei pilastri della riflessione, del pensiero ecclesiale di questo tempo sulla pace, qual è appunto l’enciclica “Pacem in Terris”. La prima marcia, 40 anni fa, fu proprio realizzata a Sotto il Monte: c’è questa duplice coincidenza che ci porta ad essere a Bergamo, in questa terra, e ad avere come Maestro sulla via della pace Papa Giovanni XXIII.

    inizio pagina

    Politica internazionale: il bilancio del 2007

    ◊   Salutando l’anno che si chiude, vi proponiamo un bilancio a flash degli avvenimenti che più lo hanno segnato, cercando di intravedere dove ci sono potenzialità di sviluppo positivo per il futuro, a partire dall’anno che si apre. Il servizio di Fausta Speranza.

     
    A Putin, presidente uscente che però ha ben chiarito che non lascerà la politica, la rivista Time ha dedicato la copertina di uomo dell’anno. Possiamo dire che la Russia, tornata ad avere un peso internazionale che non aveva da tempo, è tra i protagonisti del 2007? Ci risponde Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica Limes:

     
    R. – Direi senz’altro di sì. Più che la Russia, Putin, che in questo momento incarna la Russia, perché è l’uomo che ha ereditato una Russia a pezzi e l’ha portata di nuovo a livelli di potenza, utilizzando soprattutto al meglio il suo enorme patrimonio energetico.

     
    Energia in primo piano e dunque ambiente: il 2007 ha segnato passi decisivi? Lucio Caracciolo:

     
    R. – C’è stato un forte battage mediatico, qualche polemica politica. La sostanza però non mi pare ancora essere all’altezza del problema, basti vedere la conclusione della conferenza di Bali: molta retorica e poca pratica.

     
    Al prof. Vittorio Emanuele Parsi, docente di relazioni internazionali all'Università Cattolica di Milano, chiediamo come si chiude il 2007 per gli Stati Uniti:

     
    R. – Un anno, per alcuni aspetti, di transizione. Si riscontrano tutti gli effetti negativi di quel pasticcio iniziato con la guerra in Iraq, anche se paradossalmente in Iraq le cose vanno leggermente meglio. Complessivamente, però, gli Stati Uniti hanno giocato una carta molto rischiosa in Medio Oriente, cercando lì di affermare la propria leadership, ferita dopo l’11 settembre, e le cose non sono andate per il meglio. Le conseguenze più pesanti si pagano in questo momento in Afghanistan. Per quanto riguarda la corsa alle presidenziali, è l’anno che ci porta verso le primarie, in cui forse avremo qualche sorpresa in più di quanto molti prevedano. La candidatura della signora Clinton non è poi così scontata. In campo repubblicano, sembrerebbe che Giuliani sia più solido nella sua posizione.

     
    Guardando al Medio Oriente, tra palestinesi e israeliani c’è stata la promessa di Annapolis: ancora Lucio Caracciolo:

     
    R. – Per il Medio Oriente, la cosa più importante, più che Annapolis, è stato il rapporto della CIA e delle altre principali agenzie di intelligence, che hanno quantomeno rimandato l’allarme Iran. Erano già pronti, e forse già sono pronti, i piani di attacco all’Iran e sono stati messi nel cassetto grazie a questo rapporto. Questo non vuol dire che il pericolo di una guerra sia scongiurato, ma quantomeno si è aperta una finestra di opportunità per rilanciare un negoziato.

     
    Guardiamo all’Africa con l’analisi del prof. Gian Paolo Calchi Novati, docente all'Università di Pavia di storia e istituzioni dei Paesi Afro-Asiatici:

     
    R. – Sicuramente l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale si è concentrata soprattutto sul Darfur, la regione del Sudan dove è in corso una guerra civile. L’emergenza umanitaria è gravissima e questo giustifica l’attenzione. Peraltro, il Sudan è considerato un Paese chiave in un sistema di politica internazionale che non riguarda necessariamente o specificatamente l’Africa, ed è piuttosto legata alle vicende del Medio Oriente, alla guerra al terrorismo e così via. Lo stesso si può dire della Somalia, l’altro Paese dove nel 2007 c’è stata una grave crisi. E qui si capisce come l’attenzione per la Somalia sia stata minore. Perché in Somalia c’è stato un intervento militare dell’Etiopia, coerente con la politica degli Stati Uniti e su questo il mondo ha meno da dire.

     
    Una parola sulla sempre più significativa presenza della Cina:

     
    R. – La Cina ha aggiunto da qualche anno la sua presenza, in forma di investimenti finanziari colossali, soprattutto in alcuni Paesi strategici per i suoi interessi. La Cina è alla ricerca di energia. E’ stata in parte tagliata fuori dall’accesso ai giacimenti dell’Asia centrale, a seguito delle vicende collegate con l’Afghanistan e con lo sfacelo dell’Unione Sovietica, ma è andata a cercarsi queste fonti di approviggionamento in Medio Oriente e in Africa, a cominciare dal Sudan e dall’Angola, che sono fra i Paesi in cui la Cina è più presente. La Cina investe in infrastrutture, investe in attività che probabilmente hanno più importanza per le economie africane, degli investimenti dei Paesi occidentali, spesso concentrati sul turismo. Allora, ha molta udienza in Africa. La Cina fa della non interferenza negli affari interni dei Paesi con cui collabora uno dei suoi principi di politica estera. E questo naturalmente consola i Paesi africani che si sentono spesso attaccati dall’opinione pubblica mondiale, per lo scarso rispetto dei diritti umani. Un punto oscuro della politica cinese in Africa è l’impiego massiccio di manodopera cinese per molte di queste attività. C’è una questione morale, perché probabilmente il diritto di questi lavoratori è molto basso. E c’è una questione economica perché le attività cinesi non impiegano manodopera locale africana e quindi non partecipano ad aumentare l’occupazione a livello africano.

     
    Ma cosa chiede l’Africa?

     
    R. – L’Africa da molti anni si sta organizzando per partecipare alla politica mondiale con delle sue richieste, con delle sue istituzioni, che non hanno molto ascolto a livello internazionale. Quello che dovrebbe essere il monito, per così dire, o, se si vuole, l’auspicio del futuro è dare ascolto a quello che l’Africa chiede. L’Africa quasi non chiede più aiuto e cooperazione, chiede partecipazione, chiede trattamento alla pari. L’Africa ha da qualche anno una sua istituzione continentale, l’Unione Africana, che ha come obiettivo quello di risolvere in Africa, con forze africane, con valori africani, le crisi: sia le crisi conflittuali che le crisi determinate dalla violazione dei diritti umani. La politica internazionale più che altro chiede il diritto di accesso alle risorse dell’Africa, occupandosi poco dello sviluppo dell’Africa. L’Africa invece chiede che sia rispettato proprio questo obiettivo prioritario: il proprio sviluppo sia in termini economici, ma anche in termini politici e democratici.

     
    Per l’America Latina, diamo la parola al nostro collega Luis Badilla:

     
    R. - Per il 2007 latinoamericano, chiusura con due fatti molto rilevanti: l’elezione e insediamento della signora Cristina Fernandez Kirchner come presidente dell’Argentina, per succedere a suo marito Néstor Kirchner, e affrontare – come ha dichiarato - la grande sfida dell’iniquità sociale. L’altro fatto è la battuta di arresto per il presidente del Venezuela Chávez che ha visto bocciato il suo progetto costituzionale di natura socialista. In mezzo da collocare, per così dire, la nuova Costituzione di Evo Morales in Bolivia che dovrà essere sottoposta a referendum entro il 14 marzo con pronostici molti incerti. E poi l’ormai quasi definitiva uscita di scena del presidente Castro a Cuba, che non dovrebbe candidarsi alle legislative di gennaio. E’ avviato al tramonto istituzionale ma certamente non politico poiché è chiamato a mediare tra i diversi modelli di transizione. Da segnalare, infine, per l’intera area latinoamericana il bilancio negativo del 2007: le economie locali continuano a crescere, ma la ricchezza resta sempre nelle mani di pochi al punto che, paradossalmente, la crescita economica viaggia alla pari con la crescita dei poveri e degli impoveriti.

     
    Per l’Asia, ascoltiamo padre Bernardo Cervellera, responsabile dell’agenzia AsiaNews:

     
    R. – La lotta del terrorismo e del fondamentalismo islamico di Al Qaeda o di altri gruppi terroristici sta diventando sempre più chiara. Bisogna sottolineare, però, che i Paesi musulmani stanno facendo più quadrato e quindi c’è meno ambiguità. La globalizzazione economica sta diffondendosi in tutta l’Asia e soprattutto poi c’è l’emergere di India e Cina come due interlocutori dell’economia internazionale molto importanti. Ma naturalmente questa globalizzazione economica avviene con tantissime ingiustizie: in India, con l’emarginazione di moltissimi paria, verso cui la Chiesa fa un lavoro veramente molto importante di sviluppo ed educazione; e in Cina, con l’emarginazione della maggior parte della popolazione, soprattutto dei contadini e dei migranti. Non possiamo comunque dimenticare che anche il fronte nordcoreano e il dialogo tra nord e sud Corea ha subìto un miglioramento eccezionale con l’abbandono da parte di Pyongyang del programma nucleare e un maggior rapporto tra il nord e il sud.

     
    Su cosa fondare speranza e auspici per il futuro? Ancora padre Bernardo Cervellera:

     
    R. – Il dialogo maggiore e il rafforzamento della convivenza tra cristiani e musulmani in Indonesia, alcune aperture dell’Arabia Saudita, una transizione positiva in Iraq, di cui si intravedono alcuni segnali, ed anche un’apertura del dialogo tra Israele e Palestina.

     
    Torniamo in Europa. Dopo il lungo stallo, nel 2007 la firma del nuovo Trattato di riforma delle istituzioni dell’Unione Europea. L’On. Luigi Cocilovo, vicepresidente dell’Europarlamento:

     
    R. – E’ sicuramente una tappa molto significativa, al di là dei contenuti. C’è un po’ di limatura rispetto alle previsioni del Trattato costituzionale, che aveva incontrato le difficoltà che sappiamo. E’, però, una ripresa di marcia verso il processo di integrazione, di rafforzamento e di fiducia nelle competenze di governo comunitarie. Quindi, mi sembra un passaggio decisivo per rilanciare l’Europa sullo sfondo delle grandi questioni di questo secolo.

    inizio pagina

    Per il quinto anno, il Movimento dell'amore familiare invita le famiglie alla veglia di preghiera, la notte di Capodanno, davanti al presepe di Piazza San Pietro

    ◊   Trascorrere in famiglia le ore che dall’anno vecchio portano fino all’alba del nuovo, ma anziché in casa - tra cenone e “botti” - in preghiera, davanti all’icona della famiglia per eccellenza: il presepe. E’ la scelta che da cinque anni compiono le coppie, con i rispettivi figli, appartenenti all’Associazione “Famiglia piccola Chiesa” - Movimento per l'amore familiare, che invitano altre famiglie a vivere la notte di Capodanno davanti al presepe di Piazza San Pietro. La veglia, che inizierà alle 23.15 di stasera e si protrarrà fino alle sette di domattina, sarà aperta da una meditazione di don Giovanni D’Ercole. Sullo spirito di questa iniziativa, Alessandro De Carolis ha sentito il fondatore e il responsabile dell’Associazione “Famiglia piccola Chiesa”, don Stefano Tardani:


    R. - La famiglia ha bisogno di ritrovare l’unità e il senso di se stessa. Per ritrovare se stessa, ha bisogno di tenerezza, di pace e di affetto, che si diffondono proprio dal mistero del Natale e del Santo presepe: fede e valori veri della vita, che le famiglie ritrovano proprio nella Chiesa, che è la nostra grande famiglia. Allora, questo è il quinto anno - ormai è una tradizione - che le famiglie si ritrovano davanti al Santo presepe per pregare per l’unità e l’amore delle famiglie.

     
    D. - Qual è la novità particolare della veglia di quest’anno? Su che cosa incentrerete la vostra riflessione?

     
    R. - La veglia di preghiera è per l’unità e l’amore nelle famiglie e quest’anno abbiamo voluto sottolinearlo anche per la Chiesa, che è la nostra famiglia. Così, questa sera, alle 23.15, in Piazza San Pietro, le famiglie inizieranno con un canto. Aprirà la veglia mons. Giovanni D’Ercole. E poi, alle 23.50, tutti i presenti accenderanno i flambeau con gioia e speranza e si darà inizio al nuovo anno. Ai presenti, e anche a chi verrà solo per qualche minuto a qualsiasi ora della notte, verrà consegnato un cero che potrà essere deposto davanti al presepe come segno di luce e di speranza, presentando al Signore la propria famiglia, le attese e le gioie di ogni famiglia.

     
    D. - Proprio ieri, Benedetto XVI all’Angelus ha esortato la Chiesa a "difendere" la famiglia. Voi vi chiamate “Famiglia-piccola chiesa”: come dire, siete in prima linea in questo impegno...

     
    R. - Certamente. Oggi, la famiglia sta vivendo un momento molto importante, molto forte. La crescita della famiglia è essenziale per lo sviluppo adeguato e buono del progresso e della società. I valori fondamentali della famiglia si ripercuotono essenzialmente nella vita sociale e nella pace tra le nazioni e tra i popoli. Dunque, il percorso che noi facciamo come Associazione inizia proprio dalla ricerca del senso della vita, dal dono di se stessi, dalla preparazione profonda e impegnata volta alla costruzione di una vera e stabile famiglia. Così, il nostro Movimento propone un percorso spirituale e teologico ma anche molto vitale, toccando i problemi, le situazioni sia personali che di coppia. Si propone, a tappe progressive, una maturazione della coppia stessa, sia per il bene all’interno della coppia, sia per il suo sviluppo umano ed anche per la sua capacità di essere testimonianza ed essere missionaria nella società.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Vietnam: il premier incontra l'arcivescovo di Hanoi per discutere la questione delle proprietà ecclesiastiche requisite

    ◊   Sta dando i primi frutti la marcia di protesta che i cattolici vietnamiti di Hanoi hanno organizzato la notte di Natale per chiedere al Governo la restituzione dell’edificio della Delegazione apostolica, requisito d’autorità e destinato a diventare un locale notturno. Il primo ministro vietnamita Nguyen Tan Dung ha incontrato ieri l’arcivescovo di Hanoi, mons. Joseph Ngô Quang Kiêt, per discutere la questione delle proprietà ecclesiastiche sequestrate, purtroppo più di una. I due hanno parlato per circa quindici minuti. Al termine dell’incontro i manifestanti, riuniti in incontri di preghiera, hanno accolto Tan Dung con applausi. Questa la testimonianza di un fedele all’agenzia AsiaNews: “Credo che Dio ci abbia ascoltato, riponiamo molte aspettative nel primo ministro che ha anche di recente fatto visita al Papa in Vaticano”. “Per questo – aggiunge – credo che il problema delle proprietà della Chiesa sarà risolto gradualmente secondo la legge vietnamita”. Per la restituzione dell’edificio, che fa parte del complesso dell’arcivescovado e della cattedrale, il 23 dicembre è stata anche presentata una petizione alle autorità governative locali. Alla marcia di preghiera hanno preso parte circa cinquemila persone. Tra queste, numerose suore, genitori dei sacerdoti delle varie parrocchie di Hanoi e anche alcuni membri dell’arcidiocesi di Ho Chi Minh City. (S.G.)

    inizio pagina

    Ancora violenze anticristiane in Orissa

    ◊   Aumenta il bilancio delle vittime in Orissa, nell’India orientale. Secondo l’agenzia Ucanews, solo giovedì scorso sono stati uccisi 7 cristiani nell’assalto ad alcune istituzioni cristiane, tra cui anche un seminario dei frati cappuccini nel villaggio di Barakhama, situato nel distretto di Kandhamal. Da quando sono iniziati gli attacchi il 24 dicembre, sono arrivate a 9 le vittime cristiane uccise dagli integralisti indù per una disputa su alcuni luoghi che i cristiani avevano utilizzato per le celebrazioni natalizie. Accresce anche l’agitazione fra le sedi dei vescovi in Orissa: alcuni sacerdoti non rispondono più al telefono per paura di essere intercettati; preti e suore assieme a laici, soprattutto donne e bambini, hanno abbandonato i loro villaggi per rifugiarsi nelle foreste. In tal senso la denuncia dell’arcivescovo di New Delhi, monsignor Vincent Concessao, contro l’inerzia delle forze dell’ordine nei confronti dell’ondata di violenze in atto. “I cristiani – ha affermato il presule in un sit-in pacifico di fronte alla sede dello stato dell’Orissa – sono sempre attaccati e presi di mira”. (C.C.)

    inizio pagina

    Il Governo del Nepal, nel messaggio di Natale del primo ministro, invita i cristiani a collaborare al processo di pace

    ◊   Il primo ministro nepalese, Girija Prasad Koirala, nel suo messaggio in occasione del Natale, ha voluto invitare la comunità dei cristiani a collaborare al processo di pace, soprattutto in vista delle elezioni dell’assemblea costituente che dovrà dare al Paese una nuova carta costituzionale. Fra l’altro l’assemblea costituente dovrebbe produrre una nuova “legge fondamentale” per il Nepal e stabilire le modalità di rinnovo della monarchia. “Nel sacro giorno del Natale – riferisce l’Osservatore Romano – mi rivolgo ai cristiani affinché aiutino il Nepal a diventare più prospero e renderlo libero da discriminazioni, oppressione e povertà”. Al messaggio del primo ministro si sono uniti i saluti degli altri leader politici. Sushil Koirala, capo di uno dei maggiori partiti del Nepal, ha salutato i cristiani invitando le varie comunità religiose a lottare per un sistema democratico senza discriminazioni. Il leader del partito comunista, Bharat Mohan Adhikari, ha aggiunto che tutti gli appartenenti alle varie religioni dovrebbero sostenere insieme l’elezione dell’assemblea costituente prevista per metà aprile del 2008. (C.C.)

    inizio pagina

    Il presidente angolano incontra i leader religiosi. Ottimismo per il Paese e per la partecipazione alle prossime elezioni

    ◊   “Dos Santos è uno statista all’altezza delle sfide attuali non solo per l’Angola, ma per l’Africa e per il mondo”. Così si è espressa la delegazione del Consiglio Chiese Cristiane in Angola dopo l’incontro con il Capo di Stato José Eduardo dos Santos, durante il quale – informa l’Osservatore Romano – è stata esaminata la situazione generale del Paese. Ottimi i risultati raggiunti – è emerso dalla riunione – per quanto riguarda l’evangelizzazione, l’aspetto sociale e la mobilitazione dei cittadini per la partecipazione al voto elettorale. Quest'appuntamento è fissato, per la prima volta dopo la fine della guerra civile, il prossimo settembre. Intanto, sempre in Angola durante la celebrazione della Messa di Natale, l’arcivescovo di Luanda, Damião António Franklin, ha esortato i fedeli ad aver fiducia nelle Sacre Scritture. “La nascita di Gesù ha a che fare con la nostra speranza – ha ricordato il presule – e l’obiettivo del cristiano è contribuire alla costruzione di un mondo migliore”. (S.G.)

    inizio pagina

    Inaugurata la missione di pace in Darfur di Unione Africana-ONU

    ◊   A El Fasher, capitale del Nord Darfur si sono oggi scambiati simbolicamente i berretti i rappresentanti dell’Unione Africana (UA) e dell’ONU, inaugurando ufficialmente la missione di pace congiunta per porre fine al conflitto interno in Darfur. Avviata la collaborazione con un contingente di 26 mila uomini di cui 20 mila militari e 6 mila tra poliziotti e personale amministrativo. Si tenterà così di chiudere quattro anni e mezzo di scontri che hanno causato due milioni e mezzo di sfollati e un numero di vittime che varia da alcune migliaia a oltre 200 mila, a seconda delle fonti. La missione includerà i 7 mila militari e i 1.200 poliziotti che dal 2004 si trovano in Sudan per conto dell’UA oltre ai caschi blu delle Nazioni Unite. Avrà il suo quartier generale a El Fasher, ma le operazioni dipenderanno anche dalla fornitura di aerei e elicotteri che verranno messi a disposizione. “La situazione in Darfur non cambierà dall’oggi al domani - ha detto alla Misna Rodolphe Adada, comandante della missione – pensiamo tuttavia che la nostra presenza possa contribuire a migliorare la situazione della sicurezza in Darfur e a creare un clima favorevole per una risoluzione pacifica del conflitto”. (C.C.)

    inizio pagina

    Alluvionati non cattolici hanno partecipato alla festa di Natale nella diocesi di Bengbu in Cina

    ◊   Circa un migliaio di cattolici e altri 200 ospiti hanno sfidato temperature polari per partecipare alla Messa di Natale in Bengbu, una delle zone orientali più povere della Cina. Molti dei convenuti non cristiani che hanno subito le gravi alluvioni dei mesi scorsi sono stati accolti e confortati dalla solidarietà della parrocchia di Bengbu. Nel corso della serata sono stati presentati spettacoli culturali, cantati inni sacri e recitate scene evangeliche sulla storia di Cristo. Alcuni attori improvvisati hanno indossato il costume di Babbo Natale per intrattenere la folla e il parroco, padre Paolo, ha intonato un inno dal titolo “Dio dammi la speranza”. Alla mezzanotte è stata messa una statuetta del Bambino Gesù nel presepe e, a conclusione della celebrazione, è stata offerta una cena a tutti i partecipanti. Padre Paolo, come leggiamo fra le righe dell’Osservatore Romano, ha riferito che gli abitanti colpiti dal disastro hanno apprezzato molto i gesti di solidarietà dei cristiani e alcuni hanno espresso il desiderio di conoscere il Signore. “Solamente così – ha concluso padre Paolo – possiamo far capire che cosa siano la Chiesa e la fede”. (C.C.)

    inizio pagina

    Il settimanale cattolico russo "Svet Evangelia" ha cessato le sue pubblicazioni a Natale

    ◊   L’unico settimanale cattolico russo, "Svet Evangelia" (La Luce del Vangelo), ha cessato le pubblicazioni a Natale. Nell’ultimo numero, il 630 del 25 dicembre 2007, il caporedattore, Victor Khroul, ha annunciato la chiusura e ha ringraziato i lettori per la loro costante attenzione alla pubblicazione. La redazione ha ricevuto note di rammarico per la cessazione della rivista e inviti a continuare, nonché attestati di gratitudine e sostegno. Svet Evangelia è stata iniziata dal missionario italiano padre Bernardo Antonini, morto nel 2002, e fondata dall’allora arcivescovo di Mosca, mons. Tadeusz Kondrusiewicz nel 1994. Ha avuto corrispondenti in varie regioni della Russia e ha collaborato con la Radio Vaticana e agenzie di stampa in molti Paesi, fra cui Italia, USA, Polonia, Germania. Nel 2004 è stata insignita dall’Unione cattolica internazionale della stampa, del Premio Titus Brandsma, riservato ai settimanali, per le sue iniziative di difesa della dignità umana, giustizia e libertà. Nel 2007 i suoi giornalisti hanno ricevuto il Premio per l’eccellente giornalismo e il Premio per il dialogo interreligioso. Il Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali ha espresso il massimo apprezzamento per il contributo dato alla Chiesa cattolica. (C.C.)

    inizio pagina

    Roma: compie 50 anni il monastero della Dormizione di Maria. Di antico rito bizantino in lingua slava rappresenta un ponte tra Occidente e Oriente cristiano

    ◊   Una presenza orante silenziosa ma feconda, che da cinquant’anni fa da ponte tra Occidente e Oriente cristiano attraverso la preghiera. Compie mezzo secolo – informa il quotidiano Avvenire – il monastero della Dormizione di Maria, l’unico a Roma dell’antico rito bizantino in lingua slava. Fondato nel 1957 dalla Congregazione per le Chiese orientali, con la benedizione di Pio XII, il monastero vide alle sue origini una comunità formata da quattro suore russe. L’obiettivo?  Stabilire nel cuore della cristianità un luogo dove pregare per l’unità delle Chiese e per la rinascita spirituale della Russia. Oggi alcune monache continuano quella missione celebrando ogni giorno la Divina Liturgia, come ha ricordato nei giorni scorsi anche monsignor Gino Reali, vescovo della diocesi di Porto-Santa Rufina, esprimendo «gratitudine al Signore per aver posto questo segno che ha saputo parlare alla Chiesa, alla Russia e al mondo e che ha mostrato una voce forte a dispetto del numero sempre modesto delle suore». Una vita, la loro, «nascosta con Cristo in Dio», scandita dall’orazione e dal lavoro, che comprende anche il restauro e la realizzazione di icone. (S.G.)

    inizio pagina

    Il ruolo strategico della Turchia nell'Anno Paolino che si aprirà il prossimo giugno

    ◊   La Turchia avrà un ruolo strategico nell’Anno Paolino. Ad affermarlo i coordinatori dell’iniziativa indetta da Benedetto XVI nel periodo di tempo che va dal giugno 2008 al giugno 2009. La Chiesa nel Paese si prepara a vivere questa ricorrenza – i duemila anni dalla nascita del santo – con uno spirito e un impegno speciali, che derivano dal sentire come “proprio” l’apostolo di Tarso. La Turchia, infatti, “è ricca di luoghi che ricordano san Paolo e i suoi insegnamenti”, spiega il comunicato degli organizzatori diffuso dall’Osservatore Romano. La Conferenza episcopale del Paese sta mettendo a punto un programma per le celebrazioni e ha inviato una lettera ai fedeli di altri riti per organizzare con loro un pellegrinaggio a Roma. Come desidera Benedetto XVI, nel nome di san Paolo vengono promosse, infatti, anche iniziative ecumeniche e a tal fine sono stati già presi contatti con il patriarca greco ortodosso di Costantinopoli Bartolomeo I e con gli arcivescovi metropoliti siro-ortodossi e armeno-gregoriani. (S.G.)

    inizio pagina

    L’arcivescovo di Armagh invita i cattolici nord-irlandesi a sostenere la Polizia di Stato

    ◊   Il cardinale Sean Brady, arcivescovo di Armagh e Primate di tutta l’Irlanda, ha chiesto ai cattolici in Nord Irlanda di sostenere la Polizia di Stato che, per legge, recluta fra i suoi iscritti circa il 50 per cento di cattolici. Nel 2007, infatti, il 45 per cento delle persone che hanno fatto domanda per entrare in polizia sono cattoliche, il 35 per cento in più rispetto al 2001. Proprio in quell’anno la polizia ha cambiato nome ed è stata rinnovata in modo da rappresentare entrambe le comunità, cattolica e protestante, divise dal conflitto. Nel suo messaggio il cardinale fa poi riferimento agli scontri fra unionisti e repubblicani avvenuti recentemente in Irlanda del Nord, diretti a ledere il diritto alla vita e la libertà di culto delle persone. “Lo scorso novembre – riferisce l’agenzia SIR nelle parole del cardinale – un poliziotto cattolico è stato ucciso nella città di Derry mentre portava suo figlio a scuola e una settimana dopo un ufficiale è stato ucciso a Dungannon nella contea di Tyrone. Gruppi di terroristi repubblicani indipendenti sono ritenuti responsabili per questi attacchi, mentre si pensa che siano stati i terroristi protestanti dell’ ‘Ulster Defence Association’ a uccidere un poliziotto a Carrickfergus, nella contea di Antrim, nelle prime settimane di quest’anno”. (C.C.)

    inizio pagina

    Torino: stasera il Sermig marcerà in ricordo delle vittime dell'incendio alle acceierie ThyssenKrupp

    ◊   Sarà dedicata alle vittime del rogo nell'acciaieria della Thyssenkrupp la marcia della pace del Sermig, che ogni anno da 40 anni la sera del 31 dicembre percorre le vie di Torino con le fiaccole e si conclude nell'Arsenale della pace, dove l' associazione cattolica tiene la cosiddetta ''Cena del digiuno''. Le migliaia di giovani che partecipano alla manifestazione rivolgeranno stasera un pensiero speciale a Giuseppe De Masi, 26 anni, il settimo operaio della Thyssen Krupp morto ieri dopo essere rimasto coinvolto nel rogo del 6 dicembre scorso. Si sono dati appuntamento davanti allo stabilimento di corso Regina Margherita, fermo dal giorno della tragedia, per “scandire i nomi di decine di morti sul lavoro – ha spiegato all’Agenzia ANSA il fondatore del Sermig, Ernesto Olivero – per ricordare che una fabbrica, un cantiere o un ufficio devono essere un luogo di serenità, di promozione umana dove le persone trovano le sostanze per mantenere la propria famiglia e mandare i figli a scuola”. Dietro allo striscione “La pace conviene”, centinaia di fiaccole raggiungeranno l’Arsenale del Sermig, nel cuore della vecchia Torino, in quel quartiere di Porta Palazzo dove vivono migliaia di immigrati dal terzo mondo. Là i partecipanti offriranno il corrispettivo del costo per il tradizionale cenone al Sermig che lo destinerà al progetto “Salviamo 100 mila bambini” e a quanti bussano alle porte degli Arsenali in Italia, in Brasile e in Giordania. Alle 24 il cardinale arcivescovo Severino Poletto celebrerà la Messa di inizio d’anno al Duomo per il popolo della Marcia per la Pace. (S.G.)

    inizio pagina

    Capodanno: il vescovo di Agrigento pranza con i poveri e gli immigrati della Casa di accoglienza diocesana

    ◊   Sarà un capodanno speciale per gli ospiti della Casa di accoglienza di Agrigento, voluta dalla Caritas diocesana e gestita dall'Associazione "San Giuseppe Tomasi" Onlus. Domani, infatti, condivideranno il pranzo con l'arcivescovo di Agrigento, mons. Carmelo Ferraro. Un momento di grande festa e di gioia per i 35 immigrati e le 8 persone indigenti che trovano ospitalità nella struttura diocesana. “È un modo - dice all’ANSA il direttore della Caritas don Vito Scilabra - per non fare sentire soli, anche in questa particolare festività, i nostri fratelli che sono arrivati nel territorio agrigentino per fuggire dalle loro terre martoriate dalla guerra e dalla povertà. È nostro dovere aprire le porte del cuore a chi vive in una situazione di grave sofferenza e disagio sociale, ma anche manifestare la solidarietà attraverso gesti concreti". Dopo avere trascorso il Natale con i poveri della Mensa della solidarietà, il pastore della Chiesa agrigentina siederà a tavola a fianco dei fratelli stranieri che hanno trovato un tetto, un riparo, ma anche un pasto caldo e un'adeguata assistenza nella Casa di accoglienza, attiva da quattro anni. La struttura offre un importante servizio e accoglie i rifugiati politici, richiedenti asilo e titolari di protezione umanitaria. (S.G.)

    inizio pagina

    Si è spento ieri l'ultimo testimone dell'eroismo di Salvo D'Acquisto. Aveva 81 anni. Ricordava sempre: "lui volle morire per noi"

    ◊   È morto a Roma la scorsa notte Angelo Amadio, 81 anni, ultimo testimone del sacrificio del vice brigadiere dei carabinieri Salvo D'Acquisto, Medaglia d'oro al valor militare, fucilato dai soldati tedeschi a Torre di Palidoro, vicino a Roma, il 23 settembre 1943. Amadio, all'epoca appena diciottenne, faceva parte di un gruppo di 22 persone catturate da un drappello di soldati tedeschi e condotte alla Torre di Palidoro per essere giustiziate: si trattava di una rappresaglia per la morte di un loro commilitone, avvenuta il giorno prima nell’esplosione di un ordigno. I prigionieri - ricorda l'agenzia ANSA - vennero anche costretti a scavare la fossa dove sarebbero stati seppelliti, dopo la fucilazione collettiva. Proprio la crudeltà di questa scena spinse il vice brigadiere D'Acquisto a chiedere all'ufficiale tedesco la liberazione degli ostaggi e, con gesto eroico, ad assumersi la responsabilità di quanto accaduto il giorno precedente. In questo modo il sottufficiale dei carabinieri salvò la vita di 22 persone innocenti, tra cui anche quella di un ragazzo, Angelo Amadio appunto, sopravvissuto perchè, come egli stesso ha avuto modo di ricordare, “lui volle morire per noi”. (S.G.)

    inizio pagina

    Messa solenne a Roma per ricordare san Giuseppe Maria Tomasi, prozio dell'autore de "Il Gattopardo"

    ◊   Ricorre il 3 gennaio la festa di san Giuseppe Maria Tomasi che a Roma verrà celebrata con una Messa solenne nella Basilica di Sant’Andrea della Valle, dei Padri Teatini. Nato in Sicilia nella diocesi di Agrigento, figlio dei Principi di Lampedusa, questo Santo ha rinunciato ai suoi diritti patrimoniali e nobiliari per entrare nell’ordine dei Teatini di Palermo. Fu ordinato sacerdote a Roma nel Natale del 1673. Ha pubblicato numerose opere bibliche, teologiche e liturgiche, attività che gli valse il soprannome di “Principe dei liturgisti romani”. Creato cardinale nel 1712 da papa Clemente XI, è considerato oggi un antesignano del rinnovamento liturgico promosso dal Concilio Vaticano II. Morto nel 1713, fu beatificato da Pio VII nel 1803 e canonizzato da Giovanni Paolo II nel 1986. Le reliquie del suo corpo si venerano nella Basilica di Sant’Andrea della Valle. La Messa del 3 gennaio – informano i padri Teatini – sarà presieduta dal cardinale Bernard Francis Law, Arciprete della Patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore, mentre il coro verrà diretto da mons. Valentino Miserachs, direttore del Pontificio Istituto di Musica Sacra. (S.G.)

    inizio pagina

    Intervista a mons. Bregantini in occasione della marcia della pace di oggi pomeriggio nella Locride

    ◊   Incontrando i giornalisti in occasione della marcia per la pace nella Locride, mons. Giancarlo Maria Bregantini, a 20 giorni dalla sua nuova sede episcopale, l’Arcidiocesi di Campobasso, ha riservato riflessioni sui problemi della Locride, sui giovani, la politica e la Chiesa. Mons. Brigantini ha espresso innanzitutto il suo sentimento di gratitudine verso il Signore e la preghiera che non si sparga mai più sangue nella martoriata terra calabra. Ha proseguito con l’augurio che si possano risolvere i problemi della regione, primo fra tutti il dialogo, la relazione fra le persone. “La Locride – ha detto all’agenzia AGI – fa grande fatica a fare rete”. E ancora un augurio alla politica, che sia più rispettosa e più legata alla gente; fra le richieste agli uomini al potere c’è quella di un cambiamento della legge elettorale e di stare più vicini ai problemi veri della gente. Nelle riflessioni dell’arcivescovo non manca la Chiesa a cui augura di essere più unita in Calabria e invita il suo successore a capire la lunga storia della Locride e ad avere pazienza soprattutto all’inizio per cercare di continuare a rendere florida quella terra. Da ultimo esprime il suo desiderio per il 2008, quello di veder realizzati nella Locride i progetti di nuove scuole, ospedali più funzionanti e sindaci sempre più uniti. (C.C.)

    inizio pagina

    Roma: la cena di Sant'Egidio per i poveri tra tradizione e Gospel

    ◊   Un cenone speciale stasera all’Auditorium di Roma. La Comunità di Sant’Egidio e la Fondazione Musica hanno invitato all’ormai tradizionale ricevimento di Capodanno 350 persone, per lo più anziane, disabili, senza fissa dimora, povere. Persone che senza questo invito accoglierebbero il nuovo anno in solitudine. L’obiettivo è ospitare e fondere tutte le anime della città con un sottofondo musicale d’eccezione: il Gospel dei New Orleans Night. All’iniziativa partecipano, come gli scorsi anni sia TRAMBUS, per assicurare i trasporti dai diversi quartieri di Roma, che Relais le Jardin, uno dei più rinomati organizzatori di eventi della capitale. Nel menù lasagne, polpettone, flan di spinaci e dolci a volontà.(S.G.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    In Kenya, violenti scontri dopo la conferma alle presidenziali del capo dello Stato Kibaki
     

    ◊   Situazione difficile in Kenya, dopo le elezioni presidenziali, che hanno visto la vittoria di Mway Kibaki con un margine di appena 230.000 voti sul candidato dell’opposizione Raila Odinga, dato in vantaggio dai sondaggi e dagli stessi risultati preliminari. Proprio i sostenitori di Odinga hanno inscenato proteste sfociate in violenze. Ed il bilancio, purtroppo ancora non definitivo, è pesante: oltre 120 morti. In mattinata, fonti locali riferivano di un possibile arresto di Odinga, notizia poi smentita. Il leader dell’opposizione ha invece indetto un grande raduno di protesta per il 3 gennaio a Nairobi. Salvatore Sabatino ha parlato della difficile situazione in Kenya con Massimo Alberizzi, africanista del Corriere della Sera:


     R. – La situazione si fa molto critica. Per ora le manifestazioni, e quindi gli spari, i morti, le violenze, le barricate, sono nei quartieri periferici, nelle baraccopoli. Se, però, la rabbia popolare si farà ancora più intensa, c’è il rischio che le violenze possano coinvolgere i quartieri più centrali, non solo le baraccopoli. Il problema è che ci sono molti turisti bloccati sulla costa, a Mombasa e a Malindi, in particolare, e c’è il rischio che questi non possano tornare. Si parla anche della possibilità di decretare lo stato di emergenza, cosa che sembra in questo momento abbastanza facile e probabile.

     
    D. – Il Kenya è stato considerato sempre uno dei Paesi africani più stabili. Che cosa è cambiato? Come si è giunti a questa situazione?

     
    R. – Si è giunti a questa situazione, perchè il problema della democrazia è che bisogna accettare i risultati, quando sono contro di noi, non quando sono a favore. E’ molto facile dire: “Io ho vinto e accetto le regole democratiche”. Il problema è dire: “Io ho perso e accetto le regole democratiche”. E questo non è accaduto. I primi risultati hanno decretato la scomparsa del partito del presidente e, a questo punto, non se lo aspettavano. Probabilmente, sono corsi ai ripari, barando sui risultati.

     
    D. – Quali ricadute può avere questa instabilità sugli altri Paesi vicini?

     
    R. – Ci sono dei Paesi che stanno difficoltosamente accettando la democrazia. Parlo, per esempio dell’Etiopia, del Ruanda, dello stesso Congo. Ovviamente, se il Kenya precipita nel caos c’è il rischio che blocchi anche i processi democratici in tutti questi Paesi.

    Pakistan-Bhutto
    In Pakistan è scontro politico sul possibile rinvio delle elezioni legislative di gennaio. La commissione elettorale si pronuncerà solo domani, dopo aver accolto le relazioni degli organi provinciali sulla situazione nelle diverse province del Paese, in cui si segnalano diversi seggi dati alle fiamme a seguito degli incidenti scoppiati per l’omicidio della Bhutto. Il nostro servizio:


    La commissione elettorale pakistana ha annunciato che non deciderà prima domani in merito al rinvio delle elezioni in programma per l’8 gennaio prossimo. L’autorità competente sta attendendo, infatti, le relazioni sulle condizioni dei seggi dalle commissioni provinciali. Tuttavia, secondo alcune fonti governative, prende sempre più corpo l’ipotesi di uno slittamento del voto legislativo di almeno quattro settimane. Una misura che non dispiace alla Lega Musulmana, Il partito del presidente Musharraf che, temendo un forte calo dei consensi, ha sospeso la campagna elettorale, ritenendo inevitabile un rinvio di almeno due mesi. Oggi anche Sharif, l'altro leader dell'opposizione del Paese, ha detto di ritenere accettabile un "leggero rinvio" delle legislative. Non condivide invece la necessità di spostare la data delle elezioni il Partito del popolo Pakistano, la formazione politica di Benazir Bhutto, che ieri ha nominato presidente del movimento il figlio dell’ex primo ministro, a seguito della lettura da parte del giovane diciannovenne del testamento politico della madre.
     
    Afghanistan
    Ennesima giornata di violenze in Afghanistan, dove sedici agenti della polizia locale sono rimasti uccisi nell'attacco compiuto dai talebani a un check point nella provincia di Kandahar. Fonti governative hanno precisato che l'attacco è iniziato sabato scorso e che non è ancora chiaro quanti guerriglieri integralisti siano morti nello scontro a fuoco. Intanto, questa mattina è arrivato nel Paese asiatico re Juan Carlos per una visita a sorpresa al contingente spagnolo.
     
    Iraq
    Il giorno seguente il primo anniversario dell’esecuzione di Saddam Hussein, ricordato solo da pochi nostalgici, in Iraq sono ripresi gli attacchi della guerriglia integralista. Un attentatore suicida si è fatto esplodere a Baghdad uccidendo 4 persone. Altre 11 vittime si sono registrate in un altro attacco kamikaze, compiuto con un'autobomba a nord della capitale. Infine, due soldati iracheni sono rimasti uccisi e altri 4 feriti per l'esplosione di un ordigno al passaggio della loro pattuglia al confine con l'Iran.

    Medio Oriente
    Non sono ancora rientrati a Gaza i 2000 pellegrini palestinesi provenienti da La Mecca, bloccati da ieri nel Sinai settentrionale. Il loro rientro nei Territori è ostacolato dalla richiesta israeliana all'Egitto che quei pellegrini siano sottoposti a controlli perché, secondo i servizi israeliani, fra di loro ci sono esponenti di Hamas legati al terrorismo. Dal canto loro, i pellegrini si rifiutano di passare dal valico di Kerem Shalom, dove sarebbero perquisiti, e insistono per attraversare quello di Rafah. Intanto sul fronte politico si registra il monito di Hamas a non attentare alla vita di Haniyeh, leader del movimento integralista che controlla la Striscia di Gaza.

    Nepal-monarchia
    Storica svolta politica in Nepal. Il Parlamento ad interim di Katmandu, che vede la presenza anche degli ex ribelli maoisti, tre giorni fa ha abolito la monarchia con 270 voti su 329. Dall’aprile del 2008, il Paese diverrà una repubblica federale democratica, in coincidenza con le elezioni generali e l'insediamento dell'Assemblea costituente. La monarchia governava il Paese dal 1769 e il passaggio istituzionale è frutto dell'accordo tra la maggioranza e i ribelli maoisti, che erano usciti dal governo a settembre, chiedendo le dimissioni del contestato re Gianendra. Ma che cosa cambia ora in Nepal? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Luca Lo Presti, presidente di "Pangea Onlus", che opera in Nepal con numerosi progetti umanitari:


    R. – Il Paese deve ora arrivare ad applicare questa decisione. E’ il Parlamento che adesso deve avere la forza di arrivare ad una situazione applicativa di una costituzione che si deve andare a formare. Al momento tra la gente c’è grande indifferenza, secondo me per paura e diffidenza rispetto a quanto può accadere un domani. La Fondazione Pangea, che lavora in Nepal da cinque anni, mantiene il suo atteggiamento di prudenza e di rispetto per quelli che sono i diritti delle persone, in particolare i diritti delle donne, che speriamo migliorino con questa decisione. Perché, per esempio, in Nepal accade che le donne non siano censite al momento della nascita.

     
    D. – E’ pensabile che con le nuove istituzioni termini l’isolamento internazionale, che ha caratterizzato finora il Nepal?

     
    R. – E’ assolutamente auspicabile. La formazione di uno Stato democratico deve portare poi ad un’apertura verso gli Stati limitrofi. E’ interessante che tutto questo avvenga in un momento politico, durante il quale, per esempio, i due grandi confinanti del Nepal, la Cina e l’India, stanno facendo manovre militari congiunte. Fa tutto parte di uno scenario internazionale, che ci deve portare a riflettere su quanto accade in quell’area. Speriamo che questo porti a migliorare innanzitutto la vita della popolazione in Nepal.

     
    D. – Il passaggio della ex guerriglia dalla rivolta armata al dialogo politico potrà essere definitiva, secondo te?

     
    R. – E’ auspicabile, perché proprio in tutti questi lunghi anni di guerra civile, la situazione della popolazione di quelle zone – la Fondazione Pangea ne è testimone, perché lavora nelle zone maoiste – è veramente complicata e difficile. C’è una situazione dei diritti umani precaria. E’ importante che questo termini, perché tra i maoisti e il governo si crei un’alleanza e si crei soprattutto nel Paese una democrazia.


    Cina-miniera
    In Cina, 19 minatori sono morti nell’esplosione verificatasi sabato sera in un impianto estrattivo situato nella provincia Helonhjang, nel nord del Paese. La miniera è risultata illegale e il proprietario e un rappresentante legale sono stati arrestati .

    Ostaggi-FARC
    Per ragioni sconosciute, che tutti si augurano siano soltanto logistiche, ieri, allo scadere delle ore 18 (mezzanotte in Europa) Clara Rojas, suo figlio di tre anni Emmanuel e Consuelo González de Perdomo, ostaggi delle FARC, non sono state liberate e consegnate alla Croce Rossa internazionale come stabilito nell'accordo umanitario negoziato tra le Forze armate rivoluzionarie della Colombia e il presidente venezuelano Hugo Chávez. Il servizio di Luis Badilla:

    La stampa, i negoziatori e i garanti dell’operazione non si sbilanciano e parlano di “rinvio”. Alcuni assicurano che “è questione di ore”, altri pensano che “si dovrà attendere qualche giorno” e, nel frattempo, il governo colombiano del presidente Uribe proroga altre 72 ore i permessi per sorvolare lo spazio aereo degli elicotteri che dovrebbero portare gli ostaggi liberati dalla selva a Villavicencio, capitale del Dipartimento di Meta, oppure direttamente in territorio venezuelano. Barbara Hintermann, coordinatrice del Comitato internazionale della Croce Rossa ha chiesto alle FARC “di non prolungare ancora il tempo della liberazione risparmiando così nuove sofferenze agli ostaggi e ai loro parenti”. Ramón Rodríguez Chacín, ex ministro venezuelano, e negoziatore capo per conto di Chávez assicura intanto “che la terza fase dell’operazione è prossima” e al contrario di quanto aveva detto domenica afferma che “si attendono le coordinate precise e definitive”. Il ministro degli Esteri di Bogotá, Nicolás Maduro, ha confermato che “il rinvio potrebbe essere di due o tre giorni” e al tempo stesso ha ribadito, smentendo commenti della stampa latinoamericana su l’esistenza di disaccordi tra Caracas e Bogotá; “anzi – ha aggiunto – si lavora a contatto stretto e ambedue le parti fanno di tutto per accelerare il successo dell’operazione”. Ad ogni modo agli operatori della stampa internazionale, e sono centinaia quelli presenti sul posto, nonché agli analisti non sfugge l’esistenza di una difficoltà non piccola: il governo colombiano non ha mai voluto sospendere le operazioni militari di contrasto alla guerriglia nella zona garantendo “nessuna ostilità e immunità totale” nel cosiddetto “Punto X”, cioè solo nel piccolo spazio territoriale ove dovrebbero operare gli elicotteri adibiti al prelievo degli ostaggi. In queste si presume che questa sia la causa del rinvio. C’è chi afferma che taluni vorrebbero che gli ostaggi fossero lasciati in un punto dove prelevarli senza che nessuno possa entrare in contatto con gli emissari delle FARC, ma la guerriglia rifiuta poiché, per motivi propagandistici, vorrebbe un contatto con i delegati e una sorta di conferenza stampa congiunta nella selva, e la garanzia di un “corridoio” per il ritiro dei suoi uomini dal posto. Qualunque sia la verità una sola cosa è certa: il rinvio della liberazione di queste due donne e un bambino, dopo anni di sofferenze, non fa altro che prolungarle disumanamente.


    Somalia
    In Somalia si è rialzato il livello delle scontro tra le forze filo governative, appoggiate dalle truppe etiopiche, e i miliziani integralisti islamici. Almeno 12 persone sono morte nelle ultime 24 ore a Mogadiscio, dove gli insorti hanno colpito persino la sede dell’Unione Africana. Mogadiscio è teatro di continui attacchi da quando, tra il dicembre 2006 e il gennaio 2007, gli integralisti delle Corti islamiche hanno perso il controllo di diverse regioni. Prosegue poi la delicata trattativa per portare alla liberazione di due volontarie di Medici Senza Frontiere, un'argentina e una spagnola, rapite nel Paese africano. L'Argentina ha chiesto all'Italia di mediare per la liberazione delle due donne. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 365

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.
     

    inizio pagina