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Sommario del 30/12/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • “L’altissimo valore sacro” della famiglia: ricordato dal Papa con le parole del Concilio Vaticano II, nel giorno della Santa Famiglia. Un saluto alla “importante iniziativa di Madrid”
  • 40 anni fa Papa Paolo VI scriveva il primo Messaggio per la Pace del 1 gennaio
  • Oggi in Primo Piano

  • Circa un milione e mezzo di persone in piazza a Madrid “Per la famiglia cristiana”
  • Marcia della pace domani a Torino, dedicata quest’anno dal SERMIG alle vittime del lavoro
  • 150 ragazzi dell'Azione Cattolica, provenienti da 27 Paesi, vivono in Terra Santa giorni di comunione con le locali Comunità cristiane
  • Un gruppo di famiglie del vicentino accoglie ogni anno bambini ucraini bisognosi d’amore, affidati alla Caritas di Kiev
  • Chiesa e Società

  • Sono 21 gli operatori pastorali morti nel 2007 per causa violenta. Lo riporta il dossier annuale pubblicato ieri dall’Agenzia Fides
  • Chiesa coreana: riscoprire l’unità della famiglia, per vincere il materialismo
  • In Giappone le chiese cristiane portano vita come oasi nel deserto. Lo racconta un missionario del PIME
  • È in atto in queste ore la liberazione di tre ostaggi rapiti dalle FARC.
  • A Piazza Armerina, in provincia di Enna, crolla una parete della chiesa della Madonna dell'Itria. Sgomberate alcune famiglie delle vicinanze
  • Insediato il nuovo Forum del Progetto culturale per la Diocesi italiana di Teramo-Atri
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Pakistan, a tre giorni dalla morte della Bhutto, si consolida l’ipotesi di rinvio delle elezioni previste a gennaio
  • Il Papa e la Santa Sede



    “L’altissimo valore sacro” della famiglia: ricordato dal Papa con le parole del Concilio Vaticano II, nel giorno della Santa Famiglia. Un saluto alla “importante iniziativa di Madrid”

    ◊   Nascendo da una donna, la Vergine Santa, Dio è entrato “in questo mondo per la via comune a tutti gli uomini” e “ha santificato la realtà della famiglia, colmandola della grazia divina e rivelandone pienamente la vocazione e la missione”. Sono parole di Benedetto XVI che, nel giorno della festa della Santa famiglia, rivolge un saluto in spagnolo ai partecipanti a quella che definisce “l’importante iniziativa di Madrid”, che ha riunito migliaia di mamme, papà e bambini in piazza, per testimoniare i valori della famiglia. Il servizio di Fausta Speranza.
     
    “Il bene della persona e della società è strettamente connesso alla ‘buona salute’ della famiglia”: sono parole di Giovanni Paolo II che Benedetto XVI ricorda insieme con un’espressione del Concilio Vaticano II che attribuisce alla famiglia “dignità naturale e altissimo valore sacro”. Alla famiglia ha dedicato grande attenzione il Concilio, dice il Papa ricordando che nei documenti si legge che “i coniugi sono l’uno per l’altro e per i figli testimoni della fede e dell’amore di Cristo”.

     
    “La famiglia cristiana partecipa così della vocazione profetica della Chiesa: con il suo modo di vivere ‘proclama ad alta voce le virtù presenti del Regno di Dio e la speranza della vita beata’”.

     
    “Perciò la Chiesa è impegnata a difendere e promuovere ‘la dignità naturale e l’altissimo valore sacro’ del matrimonio e della famiglia, spiega Benedetto XVI aggiungendo che “con questa finalità si sta svolgendo proprio oggi un’importante iniziativa a Madrid”. E ai partecipanti si rivolge in spagnolo.

     
    “Invito a las familias cristianas a experimentar la presencia amorosa del Señor en sus vidas.…

     
    “Invito le famiglie cristiane a far esperienza della presenza amorosa del Signore nella loro vita” e “le incoraggio – ispirandosi all’amore di Cristo per gli uomini - a dare testimonianza davanti al mondo della bellezza dell’amore umano, del matrimonio e della famiglia”. E’ il messaggio del Papa che ricorda che la famiglia “fondata nell’unione indissolubile fra un uomo e una donna, costituisce l’ambito privilegiato in cui la vita umana viene accolta e protetta, dal suo inizio alla sua fine naturale”. “Perciò, - aggiunge - i genitori hanno il diritto e il dovere fondamentale di educare i loro figli nella fede e nei valori morali che danno dignità all’esistenza umana”.

     
    “Vale la pena trabajar por la familia y el matrimonio porque vale la pena trabajar por el ser humano…”

     
    “Vale la pena impegnarsi per la famiglia e il matrimonio, perché vale la pena impegnarsi per l’essere umano, la realtà più preziosa fra quelle create da Dio”. Lo afferma il Papa prima di rivolgersi ai bambini chiedendo che “vogliano bene ai loro genitori, fratelli e sorelle, e preghino per loro; ai giovani, perché stimolati dall’amore dei loro genitori, seguano con generosità la loro vocazione matrimoniale, sacerdotale o religiosa; agli anziani e ai malati, perché trovino l’aiuto e la comprensione di cui hanno bisogno”. Agli sposi, dice: “Contate sempre sulla grazia di Dio, perché il vostro amore sia sempre più fecondo e fedele”.

     
    Dunque la preghiera mariana che il Papa dedica al “bene della famiglia e di tutte le famiglie del mondo”. Nei saluti in varie lingue, in francese l’incoraggiamento a tutte le famiglie a vivere la loro missione al servizio dell’amore di Dio; in inglese l’auspicio che il mistero dell’amore di Dio si conservi nel cuore di tutti e nelle famiglie durante tutto il prossimo anno; in polacco la preghiera a Dio di “rendere le famiglie polacche forti nella fede, nella speranza e nell’amore”. In italiano un saluto in particolare ai fedeli della chiesa della SS. Annunziata in Montesarchio, i ministranti di Breno con i loro genitori, gli amici e volontari della Fraterna Domus, i giovani di Vertemate e il Piccolo Coro degli Angeli, di Moniego. A tutti l’augurio di “una serena domenica ed ogni bene per il nuovo anno”.

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    40 anni fa Papa Paolo VI scriveva il primo Messaggio per la Pace del 1 gennaio

    ◊   1 gennaio Giornata della Pace: è stato Papa Paolo VI, 40 anni fa, a scrivere il primo messaggio per richiamare tutti gli uomini di buona volontà a lavorare per la pace. La nota del nostro direttore generale padre Federico Lombardi.


    Nel dicembre del 1967 Paolo VI, facendosi interprete “delle aspirazioni dei popoli, dei governanti, delle istituzioni internazionali e dei movimenti politici e sociali…che fanno della pace il loro ideale”, pubblicava un Messaggio per esortare “tutti gli uomini di buona volontà” a celebrare la “Giornata della pace” in tutto il mondo il 1° di gennaio, primo giorno dell’anno civile. Il Papa insisteva che l’iniziativa non voleva qualificarsi come “esclusivamente nostra, religiosa cioè cattolica”, ma che voleva “incontrare l’adesione di tutti i veri amici della pace, come fosse iniziativa loro propria, ed esprimersi in libere forme”. La Chiesa cattolica “vuole semplicemente lanciare l’idea” e richiamare i suoi figli all’impegno per la pace. Allora il mondo era lacerato: nel 1967 iniziavano i bombardamenti del Vietnam e avveniva la “Guerra dei sei giorni”, nel ‘68 avremo la “Primavera di Praga” e le agitazioni di maggio…L’invito di Paolo VI ebbe grandissima risonanza nel mondo: aveva colto nel segno di una grande attesa, aveva trovato il modo di dare continuità allo spirito della “Pacem in terris” di Giovanni XXIII e della “Gaudium et spes” del Vaticano II. Per 40 anni, puntualmente, i Papi hanno rilanciato questo messaggio sviluppandolo sotto innumerevoli aspetti: dall’educazione al disarmo e alla politica internazionale, dalla spiritualità al diritto, dall’economia alla salvaguardia dell’ambiente. Un corpus vastissimo di riflessione e di dottrina, un invito pressante al dialogo, alla conversione e al perdono. Un servizio di immenso valore per la causa della pace. Il mondo continua purtroppo a soffrire per l’odio, la violenza, il terrorismo e la guerra. Ogni giorno sentiamo notizie di morte. Proprio per questo vi sarà sempre bisogno di parole di pace. La Chiesa, il Papa, continueranno con costanza a dare il loro contributo. Come ci ha ricordato Benedetto XVI, li sostiene una speranza più forte dell’odio e della morte.

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    Oggi in Primo Piano



    Circa un milione e mezzo di persone in piazza a Madrid “Per la famiglia cristiana”

    ◊   Madrid, come dicevamo, è teatro dell’iniziativa per la famiglia intitolata “Per la famiglia cristiana”, promossa dall’arcidiocesi madrilena. Circa un milione e mezzo di persone, papà, mamme, bambini e nonni, - molti dei quali appartenenti a Movimenti e comunità ecclesiali - hanno affollato Plaza de Colón, collegandosi con Piazza San Pietro al momento dell’Angelus del Papa. Dalla Spagna ci riferisce padre Ignacio Arregui.


    Alle dodici precise, il pubblico presente ha ricevuto, grazie ad alcuni schermi giganti, il saluto di Benedetto XVI. Il Santo Padre in una breve sintesi ha ricordato alcuni tra i principali problemi che contrastano oggi con la visione cristiana del matrimonio e della famiglia. “Vale la pena agire in favore della famiglia e del matrimonio perche vale la pena agire in favore di ogni essere umano”. Un lungo applauso ha confermato l’adesione del pubblico presente alle parole del Papa. E’ iniziata poi una successione di interventi di alcuni tra i piu conosciuti leader dei movimenti e associazioni cattoliche laicali. Il professor Andrea Riccardi, della Comunita´di Sant’ Egidio, ha dato un’ampia visione della istituzione matrimoniale e familiare per la vita individuale, sociale e internazionale. “Non é possibile costruire un mondo umano senza la famiglia” ha dichiarato. “Non siamo qui per difendere gli interessi della Chiesa ma perche vogliamo il bene di tutti”. Julian Carron di Comunione e Liberazione ha messo l’accento sulla fragilitá oggi del matrimonio e dei problemi dei coniugi nella lora vita. Kiko Argüello, del Cammino Neocatecumenale ha denunciato che in tutta Europa, oggi si tende a distruggere la famiglia, con l’aiuto di alcuni governi atei e laicisti.. Chiara Lubich, ha inviato un messaggio nel quale ha affermato che la famiglia ha bisogno di “essere amata, protetta e aiutata”. Manuel Carracedo, del Rinnovamento Carismatico ha detto che Dio ci chiama “ alla cultura della vita e della speranza”. Il presidente dell’Azione Cattolica di Madrid ha chiuso questa serie di interventi. La celebrazione ha avuto poi un momento di forte devozione ed emozione popolare quando é stata portata in processione la statua autentica della Madonna della Almudena patrona di Madrid. Nell’ultima parte della manifestazione si é celebrata una Liturgia della Parola, durante la quale ha pronunciato l’omelia il cardinale Antonio Maria Rouco arcivescovo di Madrid. “Nell’attuale grave momento per l’istituzione matrimoniale e familiare é urgente una risposta cristiana perchè come dice Benedetto XVI nel suo messaggio per la pace del prossimo 1 gennaio, la crisi della famiglia puó mettere in pericolo la pace”. “Il matrimonio e la famiglia sono stati definiti, proposti dal Dio Creatore e riconfermati da Gesù”. “Nessun individuo o istituzione puó permettersi di modificare, manipolare questa istituzione voluta da Dio”. “Tocca a voi, famiglie cristiane, essere testimoni della civilta dell’amore”. “Noi offriamo la nostra testimonianza cristiana, non imponiamo niente a nessuno”. Infine il cardinale Rouco ha denunciato l’approvazione di una legge spagnola sui matrimoni che va contro uno degli articoli dei diritti umani proclamati dall’ONU che riconosce il vero matrimonio tra uomo e donna. Tutto il raduno si é svolto in un ambiente di gioia, di festa, evitando ogni forma di espressioni politiche. La temperatura era fredda ma il sole, in un cielo azzurro, ha mitigato il rigore invernale. (Per la Radio Vaticana, Ignacio Arregui)

     
    Antonia Sanchez, del Movimento dei Focolari, insieme con suo marito Paco ha lavorato nel comitato organizzatore del raduno. Alessandro De Carolis le ha chiesto di raccontarne la storia e lo spirito:
     
    R. - Nel mese di novembre, Kiko Arguello, del Cammino neocatecumenale, ha contattato i vari Movimenti presenti qui in Spagna, Movimenti ecclesiali e nuove associazioni. Noi abbiamo aderito a questa prima chiamata e lui ci ha raccontato di essere rimasto molto colpito dal “Family day” celebrato in Italia e ci ha proposto di fare qualcosa di simile qui in Spagna. Abbiamo subito aderito a questa idea perché ci è sembrato che fosse molto importante per la Spagna. Dopo vari incontri, abbiamo aderito tutti, tutti i Movimenti ecclesiali, e questo è stata un primo, importante fattore per la realtà spagnola. Dopo questa adesione, Kiko ha parlato con il cardinale Rouco Varela di Madrid che gli dato tutto l’appoggio e così siamo riusciti a preparare questa giornata importantissima.

     
    D. - Al centro di questo raduno c’è la volontà di incoraggiare l’annuncio del “Vangelo della famiglia”. Cosa significa questo per voi famiglie spagnole, radunate a Madrid?

     
    R. - Il “Vangelo della famiglia” è un cosa molto importante qui, in Spagna, perché finora eravamo riusciti a manifestarci come “famiglia” sul piano civile, politico, ma non ancora su quello dell’essere famiglie cristiane, del dimostrare i nostri valori alla Chiesa. I valori che hanno queste famiglie sono una cosa importantissima per noi: mostrare tutto in positivo, la bellezza della famiglia cristiana.

     
    D. - E questo è particolarmente significativo in un momento in cui, dal punto di vista sociale e politico, i valori cristiani della famiglia sembrano trovare poco spazio nel vostro Paese…

     
    R. - Sì, le famiglie in Spagna patiscono molti attacchi dal di fuori e dal di dentro: leggi contro la famiglia, il divorzio rapido, l’aborto, la manipolazione genetica… tutto è contro la famiglia. Penso sia quindi un momento molto importante se riusciamo a produrre una concentrazione di famiglie così forte: un raduno senza bandiere, ma fatto solo per mostrare la bellezza della famiglia cristiana.

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    Marcia della pace domani a Torino, dedicata quest’anno dal SERMIG alle vittime del lavoro

    ◊   Parte a Torino domani l’annuale “Marcia della Pace”, promossa dal Sermig – Arsenale della pace, con inizio alle ore 18.00 davanti alle acciaierie ThyssenKrupp, in Corso Regina Margherita. Tappa finale il Duomo di Torino dove alle ore 24 avrà inizio la Celebrazione Eucaristica presieduta dal cardinale arcivescovo Severino Poletto. Per capire meglio il significato particolare della marcia di quest’anno, Fabio Colagrande ha intervistato Ernesto Olivero, fondatore del SERMIG.


    R.- Purtroppo, quest’anno ha un significato particolare. La dedichiamo a tutte le vittime del lavoro, incominciando dalla ThyssenKrupp, dove è avvenuta una delle più grandi tragedie d’Italia. La marcia della pace incomincerà proprio davanti al piazzale di questa fabbrica, però per ricordare tutti gli operai che sono morti in Italia, e non solo in Italia. Perché veramente, è assurdo pensare che un luogo che dovrebbe dare la vita, da tanta morte. E quindi, un ripensamento su come è gestito il lavoro, se è più importante il sabato o l’uomo. Noi naturalmente ribadiamo che è l’uomo più importante, che deve entrare in fabbrica per uscirne vivo. Ci uniremo al dolore, in silenzio, però: sarà una marcia lunga, una lunga marcia silenziosa da questa fabbrica all’arsenale, dove all’arsenale poi si farà il digiuno, si proporrà il cenone del digiuno, quindi un grande momento di preghiera, di riflessione, per dare l’equivalente a chi bussa alla porta degli arsenali.

     
    D. – Olivero, la tragedia della ThyssenKrupp, i morti in quella fabbrica hanno lasciato una ferita molto grande a Torino. Immagino che il Natale 2007 sia stato un po’ segnato da questi fatti ...

     
    R. – Il Natale è la festa più importante per noi cristiani, però un cristiano vero piange con chi piange. Siamo stati tutti un po’ più in silenzio. La preghiera credo sia aumentata e anche la solidarietà per chi soffre, per chi ha sofferto. Questa casa notte e giorno accoglie anche le lacrime e le tragedie di gente che è violentata, picchiata, abbandonata anche nella notte di Natale.

     
    D. – Il SERMIG nasceva nel lontano 1964. Oggi che inizia un nuovo anno: qual è lo spirito del SERMIG?

     
    R. – Secondo me, bisogna incominciarlo con la stessa determinazione pensando e sperando che il mondo possa cambiare. Il mondo cambia prima di tutto se cambia dentro di me. La pace ci sarà prima di tutto se abiterà dentro di me, e quindi ... noi sappiamo che se diventiamo un po’ più luce, senza pensare che noi siamo meglio di altri, ecco, quella luce annulla il buio. Noi pensiamo che la speranza voglia abitare nel cuore degli uomini e delle donne, però chi ce l’ha deve diventare più buono, più insistente, più creativo, meno giudicatore: la luce non giudica, ma annulla il buio.
     

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    150 ragazzi dell'Azione Cattolica, provenienti da 27 Paesi, vivono in Terra Santa giorni di comunione con le locali Comunità cristiane

    ◊   E' cominciato ieri il pellegrinaggio dei giovani dell'Azione Cattolica in Terra Santa. 150 ragazzi provenienti da 27 Paesi diversi sono in cammino per incontrare le comunità cristiane del luogo e "moltiplicare i ponti di fraternità e solidarietà", secondo gli auspici di Papa Benedetto XVI. Lo spirito del viaggio nelle parole di Ilaria Vellani, vice presidente nazionale dei Giovani dell'Azione Cattolica, intervistata da Federico Piana:


    R. – Ci ha portato qui in questi giorni un percorso lungo di lavoro insieme ai giovani dell’Azione Cattolica degli altri Paesi, ma anche di vicinanza, di affetto, con la Chiesa di Terra Santa. Allora questo pellegrinaggio vuole essere un modo per essere qui presenti, per farci sentire vicini alla Chiesa di Terra Santa, per incontrarla. Quindi non abbiamo scelto i luoghi classici del pellegrinaggio, ma di stare dentro la vita della comunità ecclesiale, qui presenti, e anche per riuscire a costruire dei ponti, dei ponti con la Chiesa di Terra Santa, ma anche ponti fra le diverse chiese di cui ciascuno di noi è rappresentante.

     
    D. – Costruire questi ponti è difficile. Come pensate di farlo?

     
    R. – Il costruire ponti passa attraverso la condivisione di un certo modo di stare dentro la Chiesa, essere appassionati. Quindi questo nostro pellegrinaggio vuole essere proprio un mezzo per metterci insieme, per pensare, per sperare e per crescere in questo impegno.

     
    Un'avventura entusiasmante, formativa ed impegnativa attende i giovani diretti in Terra Santa, custodi del messaggio diffuso dal Papa per la Giornata mondiale della pace, il primo gennaio a Gerusalemme. Lo sottolinea Oana Tuduce, presidente nazionale dell'Azione Cattolica della Romania e coordinatrice del dipartimento giovani del forum internazionale dell'Azione Cattolica, al microfono di Laure Stephan:


     R. – Noi saremo ospiti nelle famiglie e lì avremo la possibilità di vedere come si vive in Palestina. Noi alloggeremo sia a Betlemme che a Nazareth e ciò significa che per arrivare da Gerusalemme a Betlemme noi dovremo passare il muro e ogni giorno, per tre giorni, faremo questo passaggio. Credo che sarà un’esperienza tutta nuova e anche molto commovente. Credo che impareremo tante cose.

     
    D. – A voi è stata assegnata la missione di trasmettere il messaggio della pace di Benedetto XVI. E’ una grossa missione questa?

     
    R. –Il tema del pellegrinaggio è proprio “pellegrini di pace e di unità”. Benedetto XVI ci ha dato il mandato per portare la pace in Terra Santa, a portare la pace a quelli che incontriamo, alle loro comunità, alle loro famiglie. Certo che lui, nel suo messaggio, ha puntato tanto sulla famiglia, sulla famiglia cristiana, sull’unità della famiglia e sul fatto che la pace si insegna prima di tutto nella famiglia.

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    Un gruppo di famiglie del vicentino accoglie ogni anno bambini ucraini bisognosi d’amore, affidati alla Caritas di Kiev

    ◊   Allargare i cuori per accogliere bambini in difficoltà, bisognosi d’affetto. E’ lo spirito che anima l’associazione “Famiglie Insieme”, nata nel comune vicentino di Breganze. Il sodalizio sostiene la Caritas Spes Ucraina nel suo impegno a far rinascere la speranza laddove si era spenta a causa della miseria o per mancanza di amore. Ecco la testimonianza del presidente dell’associazione “Famiglie Insieme”, Gianbenedetto Anzolin, intervistato da Alessandro Gisotti:


    (musica)

     
    R. – E’ una iniziativa che nasce spontaneamente, all’interno della Caritas di Breganze. Un’iniziativa che ha permesso, nel tempo, di coagulare un certo numero di famiglie, che si sono poste come obiettivo quello di ospitare dei bambini provenienti dall’Ucraina. Da tre anni operiamo direttamente con Caritas Spes.

     
    D. – Cosa significa accogliere questi ragazzi?

     
    R. – Sono sentimenti che si sentono dentro. Provo a citare alcune espressioni raccolte in questionari che noi facciamo al termine di queste esperienze annuali. Alcune famiglie dicono che c’è dell’affetto che nasce spontaneamente con l’ospite e l’ospite attende questo momento e ci fa capire chiaramente che desidera – nel corso dei mesi che precedono il suo arrivo in Italia – venire nella nostra famiglia. Altre persone mi dicono che lo fanno per aiutare chi è in difficoltà, per continuare un cammino di conoscenza, per cercare di fare sostanzialmente del bene: l’ospite si inserisce nella nostra famiglia, si integra con i nostri figli e diventa uno dei noi. Il fatto che attendiamo tutti l’arrivo di giugno, quando cioè i bambini vengono da noi fa capire chiaramente quale sia lo spirito e l’attesa con la quale si vive questa esperienza.

     
    D. – C’è qualche ricordo speciale tra i tanti che lei ha di questa esperienza che si rinnova ormai nel tempo?

     
    R. – Nel corso degli anni, abbiamo operato in maniera concreta, andando ad intervenire su un orfanotrofio in particolare, dove c’era bisogno di rifare, anzi di fare concretamente i servizi igienici perché non c’erano docce, non c’era acqua calda. Questi rappresentano interventi concreti, che rimangono nel tempo e che vorremmo anche tentare di continuare nel prossimo futuro.

     
    D. – Ovviamente il nucleo fondamentale di questa esperienza è la famiglia?

     
    R. – Sicuramente sì. Alcuni viaggi che abbiamo fatto in Ucraina ci hanno permesso di entrare in contatto con realtà che se non si vedono non si possono immaginare: ambienti fortemente degradati, dove non si respira l’affetto, dove vivono bambini che hanno lo sguardo spento, che difficilmente rispondono al tuo sorriso. Si vede chiaramente che questi bambini cercano un contatto diretto con noi, quasi a voler entrare nelle nostre famiglie.

     
    D. – C’è un progetto a cui tiene in particolare l’Associazione?

     
    R. – Abbiamo una sfida per il futuro: collaborare con Caritas ci ha permesso di camminare al loro fianco. Ora stanno costruendo un’altra casa famiglia – ne hanno già alcune – e noi vorremmo tentare di dare una mano concreta, raccogliendo dei fondi in Italia da inviare poi a loro per poter proseguire i lavori di costruzione di questa casa.

     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Sono 21 gli operatori pastorali morti nel 2007 per causa violenta. Lo riporta il dossier annuale pubblicato ieri dall’Agenzia Fides

    ◊   15 sacerdoti, 3 diaconi, 1 religioso, 1 religiosa, 1 seminarista, hanno perso la vita in modo violento nel corso del 2007. Uomini e donne che hanno scelto di testimoniare l’amore di Cristo con tutto il proprio essere fino alla fine, in realtà spesso dominate dalla violenza, dal degrado, dalla povertà materiale e spirituale; in luoghi sovente segnati dalla mancanza di rispetto, della dignità e dei diritti dell’uomo. L’Asia, secondo l’Agenzia Fides, registra il più alto tributo di sangue, poi l’America latina, l’Africa, l’Europa. “Non bisogna mai disgiungere l'impegno sociale della carità dall'annuncio coraggioso della fede… carità e annuncio vanno sempre insieme”, ha ricordato Benedetto XVI all’udienza generale del 10 gennaio 2007. Un paradigma seguito fino alla fine dal missionario novantenne p. Mario Bianco, morto a Manizales in Colombia, dopo una vita al servizio degli altri, in seguito ad un’aggressione di alcuni banditi. Come non ricordare la testimonianza della sudafricana Suor Anne Thole, che ha sacrificato la propria vita nel tentativo di salvare quella degli altri da un incendio che aveva avvolto l’ospedale in cui lavorava. Altro esempio di altruismo e di generosità viene da D. Nicholaspillai Packiyaranjith, coordinatore del "Jesuit Refugee Service" nel distretto di Mannar, in Sri Lanka, rimasto ucciso dall’esplosione di una bomba piazzata sulla strada che percorreva per portare assistenza al campo rifugiati e all’orfanotrofio di Vidathalvu. Tante le testimonianze presentate dal rapporto annuale della Fides, secondo il quale dal 1990 sono stati uccisi 777 uomini della speranza, 248 solo nel 1994, durante il genocidio in Rwanda. Un lungo elenco provvisorio al quale però deve essere aggiunta la lista dei tanti di cui forse non si avrà mai notizia, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano anche con la vita la loro fede in Cristo. (M.M.)


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    Chiesa coreana: riscoprire l’unità della famiglia, per vincere il materialismo

    ◊   Costruire l’unità della famiglia tramite una vera comunicazione, riscoprire il perdono e la riconciliazione, l’unità e l’amore. Sono questi, secondo mons. Paul Hwang Cheol-soo, vescovo ausiliare di Pusan, in Corea, e presidente della Commissione episcopale per la pastorale familiare, gli “ingredienti” che possono salvare la famiglia “scuola di vita e di missione per ogni cristiano”. Stando a quanto riporta Asianews, nel messaggio diffuso in occasione della Settimana per la santificazione delle famiglie, al via oggi in concomitanza con la festività della Sacra Famiglia, il presule invita a “santificare al meglio il nucleo familiare, come ci ha mostrato lo stesso Gesù nel corso della sua vita familiare”. Cristo, aggiunge, “ha dato prova di come la vita che sembra ordinaria è in realtà la più sacra, il nocciolo stesso dell’esistenza umana”. Per fronteggiare la minaccia all’unità della famiglia, che viene dall’aborto, il divorzio e il calo delle nascite, mons. Hwang invita a riprendere il messaggio di Cristo e a tradurlo nella vita quotidiana. “Le famiglie cristiane – sottolinea il vescovo di Pusan - devono rimanere vigili contro il materialismo ed il relativismo”, e - conclude - devono riscoprire il perdono e l’unità per diventare luoghi “pieni di amore”. (C.D.L.)

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    In Giappone le chiese cristiane portano vita come oasi nel deserto. Lo racconta un missionario del PIME

    ◊   Le chiese cristiane in Giappone sono come oasi nel deserto. Così Pino Cazzaniga, missionario del PIME (Pontificio Istituto per le Missioni Estere) e corrispondente per l’agenzia Asianews, descrive la situazione delle chiese cristiane nel Paese del Sol levante. Una condizione che emerge con forza maggiore in occasione delle festività del Natale, quando tra miseria, secolarismo e consumismo, “il cristianesimo offre quella 'speranza affidabile' di cui parla Papa Benedetto XVI nella sua seconda lettera enciclica “Spe Salvi”. “Il Natale cristiano celebrato nelle chiese” – riporta il missionario del PIME - è di tale intensità religiosa che risveglia la speranza”. “Anche nel deserto del Giappone tragicamente secolarizzato la fede produce oasi di vita”. Per la messa di Natale, nella parrocchia di Fuchu, a Tokyo – racconta il corrispondente di Asianews - la chiesa era gremita di fedeli: “Tutti esprimevano una letizia contenuta ma profonda”. “Il silenzio contemplativo ha ceduto il posto a spontanei dialoghi di amicizia” nel party organizzato al termine della cerimonia liturgica. Oltre 10 mila e 500 persone hanno partecipato invece alla messa della vigilia nella chiesa di Sant’Ignazio retta dai padri gesuiti nel quartiere di Yotsuya. Un edificio sacro che rappresenta “il cuore dell’evangelizzazione missionaria” nella capitale del Giappone. (C.D.L.)

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    È in atto in queste ore la liberazione di tre ostaggi rapiti dalle FARC.

    ◊   Da Caracas, capitale del Venezuela, la stampa locale conferma: il presidente Chávez, personalmente, ha trasmesso ai piloti degli elicotteri le coordinate avute direttamente dai negoziatori delle FARC (Forze armate rivoluzionarie colombiane), responsabili di questi e di moltissimi altri rapimenti negli ultimi cinque anni. In queste ore, nel Dipartimento colombiano di Meta, nel centro del Paese, si vivono ore di ansietà in attesa del successo dell'operazione. Della delegazione che prenderà in consegna gli ostaggi fa parte la senatrice colombiana Piedad Córdoba, che ha confermato di portare decine e decine di lettere dei parenti. La senatrice chiederà agli emissari della guerriglia di consegnare anche gli altri ostaggi, molti dei quali privi della loro libertà da oltre 5 anni; fra questi la signora Ingrid Betancourt. Dal canto suo, Yves Heller, coordinatrice della Comitato internazionale della Croce Rossa, anche lei sul posto, ha precisato che l'operazione dovrebbe concludersi entro le ore 18.00 di oggi, ora locale, (mezzanotte in Europa). Intanto Rodolfo Chávez, vice ministro per gli Affari Esteri di Bogotà ha spiegato: sul posto "ci sono gli emissari di sette nazioni amiche che hanno collaborato in quest'operazione e tutti ci auguriamo che sia l'inizio di un processo capace di restituire tranquillità e umanità". È chiaro per tutti che il successo dell'operazione, e cioè che le parti rispettino gli accordi con lealtà senza tentare di trarre meschini profitti politici, può rappresentare l'avvio del cosiddetto "grande accordo umanitario". Un passo importante che potrà mettere fine ad una crudeltà che coinvolge migliaia di persone, fra ostaggi e parenti, e che si protrae da troppo tempo. (L.B.)

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    A Piazza Armerina, in provincia di Enna, crolla una parete della chiesa della Madonna dell'Itria. Sgomberate alcune famiglie delle vicinanze

    ◊   Un forte boato ha svegliato ieri mattina gli abitanti del centro storico di Piazza Armerina. Nel piccolo comune siciliano la pioggia battente degli ultimi giorni ha causato il crollo di una parete della cinquecentesca Chiesa della Madonna dell’Itria. A cedere, riferisce l’Adnkronos, è stato il muro esterno della navata destra, probabilmente non più sorretto da solide fondamenta, in prossimità della zona del presbiterio. Stando ai primi rilievi, alcuni frammenti della parete ceduta sarebbero crollati sui fabbricati circostanti l’edificio, danneggiandone la struttura. In via cautelativa il sindaco del paese ha ordinato l’evacuazione e il trasferimento delle tre famiglie che in quelle strutture abitavano e di altri nuclei familiari della zona, nell’immediato accolti presso alberghi cittadini. Illeso il parroco, don Salvatore Giuliano, svegliato dal rumore nella attigua canonica. L’edificio sacro, regolarmente aperto al pubblico, era sotto osservazione per alcune crepe che da anni si erano aperte sul soffitto. Dopo i primi accertamenti le autorità locali hanno predisposto la valutazione di interventi tesi ad evitare il crollo di altre parti della chiesa e a favorire il ripristino dell’edificio. (C.D.L.)

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    Insediato il nuovo Forum del Progetto culturale per la Diocesi italiana di Teramo-Atri

    ◊   «Dobbiamo farci più attenti ai movimenti culturali che attraversano e segnano la vita del Paese e diventano un importante terreno di incontro e di confronto con gli uomini e le donne del nostro tempo”. Così mons. Michele Seccia, vescovo di Teramo, ha salutato l’insediamento del nuovo Forum del Progetto culturale per la Diocesi di Teramo-Atri, nella Sala dell’Episcopio, lo scorso 28 dicembre. Un dialogo che - ha sottolineato il presule di fronte agli oltre 40 invitati – coinvolge anche coloro che pur non facendo parte attivamente della Chiesa, tuttavia considerano la stessa “apportatrice e testimone di valori fondamentali per la promozione dell’uomo che cerca la verità”. Stando a quanto riferiscono i responsabili, Attilio Danese e Giulia Paola Di Nicola, - si legge sul sito internet della città di Teramo - il Forum si occuperà della conoscenza delle realtà culturali esistenti nell’ambito della Diocesi, di costruire fra queste una rete di comunicazione, di dare supporto alla creatività del territorio e di collaborare all’attuazione e all’evoluzione del Progetto culturale della Chiesa in Italia. Erano presenti esperti culturali di vari settori provenienti dalla Diocesi, docenti della locale Università di Teramo, dell’Università di Chieti, del Laterano e della LUMSA di Roma, e rappresentanti delle istituzioni culturali locali. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Pakistan, a tre giorni dalla morte della Bhutto, si consolida l’ipotesi di rinvio delle elezioni previste a gennaio

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    Pakistan
    A tre giorni dall’omicidio di Benazir Bhutto, il portavoce della Lega musulmana, partito che sostiene il presidente Musharraf, ha annunciato la sospensione della campagna elettorale, affermando che, nell’attuale situazione di caos, il rinvio di due o tre mesi delle elezioni legislative previste per l’8 gennaio è una “opzione realistica”. Fra i gravissimi disordini che si registrano in tutto il Paese, c’è ora grande attesa per le decisioni che prenderanno in giornata i vertici del Partito del Popolo Pachistano sul boicottaggio elettorale. I leader del PPP sono, infatti, riuniti nella casa della famiglia Bhutto a Larkana, dove il figlio dell’ex premier pakistana leggerà il testamento politico della madre. Documento che, secondo il marito Ali Cardani, contiene delle istruzioni precise riguardo al futuro del partito. Ma cosa rappresentava la Bhutto per il Pakistan e cosa ha perso il Paese con la sua morte? Fabio Colagrande lo ha chiesto al direttore di Asia News, padre Bernardo Cervellera:

     
    R. - Io ho incontrato Benazir Bhutto nel ’95 alla conferenza internazionale dell’ONU sulla donna e effettivamente questa signora molto bella e molto elegante, una donna islamica, musulmana, era l’immagine della possibilità di un islam moderato, di un islam moderno, un islam aperto alla modernità. Non dimentichiamo che Benazir Bhutto è stata in una scuola cristiana per maturare. Nel mondo islamico sono stati proprio i cristiani che hanno aperto l’educazione alle donne, che altrimenti sarebbe stata loro proibita. E Benazir Bhutto era un messaggio sia di modernità che di possibilità di dialogo.

     
    D. – Cervellera, come vede il futuro politico del Pakistan a questo punto?

     
    R. – Noi di AsiaNews lo vediamo abbastanza triste. Un futuro probabilmente sempre più determinato da Musharraf, perchè non essendoci più una leader come Bhutto per il partito popolare, non ci sono altri candidati significativi. La popolazione, soprattutto quella moderata, si trova ormai senza un leader.
     
    Iraq – Anniversario esecuzione Saddam
    Il 30 dicembre di un anno fa veniva giustiziato in Iraq l’ex dittatore Saddam Hussein, come mandante della strage curda di Dujail. L’impiccagione del rais, a cui venne dato enorme rilievo mediatico, era considerata una svolta positiva nelle vicende irachene, ma così non è stato e il Paese del Golfo continua ancor oggi a vivere nella violenza. E in questo primo anniversario dell’esecuzione si registra un massiccio dispiegamento delle forze di sicurezza nelle roccaforti sunnite del nord, in particolare a Tikrit, città natale di Saddam. Sulla situazione in Iraq ad un anno dalla morte di Saddam Hussein, Giancarlo La Vella ha intervistato Younis Tawfik, scrittore iracheno sunnita in Italia:


    R. – Gli americani, con la consegna di Saddam Hussein al governo iracheno e con le esecuzioni, pensavano di poter fare un omaggio all’Iran, che voleva quelle esecuzioni a tutti i costi, e agli sciiti iracheni, che volevano il sangue di Saddam per vendetta. Questo, però, poi non è servito a niente, perchè l’Iran non ha smesso di mettere le mani sulle faccende irachene e di infiltrarsi in tutti gli apparati portanti dello Stato. L’esecuzione, dunque, di Saddam Hussein doveva essere da una parte mediatica e, dall’altra parte, politica, ma ha avuto l’effetto contrario, perché ha fatto sì che Saddam diventasse un eroe soprattutto agli occhi dell’opinione pubblica, anche quella irachena, che l’odiava di più.

     
    D. – A parte l’orrore che ha suscitato l’esecuzione di Saddam Hussein, oggi sarebbe più utile un Saddam Hussein vivo?

     
    R. – Sì, perché sicuramente aveva tanto da dire. Quella esecuzione non doveva assolutamente esserci, perchè non è stato lanciato nessun messaggio di cambiamento in Iraq. Se noi vogliamo trasportare la democrazia e la libertà non possiamo assolutamente coniugarla con l’esecuzione di morte. L’hanno processato per il primo fatto, quello di Dujail, e l’hanno condannato, mentre per le altre vicende non è stato processato. Ci sono migliaia di altri casi di cui non sappiamo niente e Saddam non ha detto nulla. Non è stato nemmeno interrogato su quelle altre vicende. Anche nella rivolta di massa del ’91, quante persone sono state massacrate? Quindi, non è cambiato nulla in Iraq. Oggi abbiamo un altro demone che è Al Qaeda e la corruzione sta logorando tutti gli apparati dell’istituzione irachena. La gente, dunque, vive nel terrore.


    Medio Oriente
    Ennesima giornata di violenze nei territori al confine tra lo Stato ebraico e la Striscia di Gaza. Questa mattina due miliziani palestinesi sono stati uccisi dalle truppe israeliane nei pressi del valico di Kerem Shalom. Fonti militari riferiscono che i due sono stati colpiti mentre deponevano un ordigno accanto ai reticolati di confine. Nella striscia di Gaza si attende poi l’arrivo di circa 2.250 pellegrini palestinesi di ritorno dalla Mecca bloccati su due traghetti al largo di Nuweiba in Sinai perchè si rifiutano di rientrare nei Territori attraverso Israele, dove sarebbero sottoposti a controlli di sicurezza. E in questo clima di tensione si registra l’appello del premier israeliano Ehud Olmert affinché l' Autorità nazionale palestinese “lotti con energia contro il terrorismo”.

    La Francia chiude relazioni con la Siria
    Nel corso della sua visita al Cairo il presidente francese Nicolas Sarkozy ha annunciato che la Francia ha chiuso tutti i contatti diplomatici con la Siria. Sarkozy ha spiegato che la misura durerà finché Damasco non dimostrerà di esser pronta a lasciare che il Libano elegga il presidente.

    Kenya – Elezioni
    In Kenya prosegue lo spoglio delle schede che al momento vede un testa a testa tra il capo dello Stato uscente, Mwai Kibaki, e il leader dell’opposizione, Raila Odinga. Un dato ancora parziale che stupisce molti osservatori visto che in Parlamento l'opposizione sembra andare verso un’ampia vittoria. Intanto, Raila Odinda, che ieri aveva proclamato la sua vittoria forte di un netto vantaggio sul suo avversario, oggi ha invitato il presidente Kibaki ad ammettere la sconfitta o, in alternativa, a ripetere il conteggio in presenza di osservatori e giornalisti. Una seconda ipotesi che piace al Partito di Unità Nazionale, formazione che sostiene Kibaki. E mentre entrambe le parti cercano di arrivare ad un compromesso, anche gli i osservatori UE cominciano ad avanzare dubbi sulla regolarità del voto. In questo clima di incertezza causato dal forte ritardo nella proclamazione dei risultati, nel Paese sale la tensione tra le due maggiori etnie del Paese: i Luo, a cui appartiene Odinga, e i Kikuyuo, quella del presidente in carica. In uno dei più grandi sobborghi di Nairobi sono morte almeno sette persone a seguito dei violenti scontri scoppiati nella notte.


    Sri Lanka
    Nello Sri Lanka, militari e separatisti di etnia Tamil si sono affrontati ieri in scontri a fuoco nella penisola di Jaffna, nel nord del Paese. Secondo fonti dell’esercito dello Stato asiatico, il bilancio è di almeno sei morti, fra cui cinque guerriglieri e un militare delle truppe governative.

    Serbia
    L’11 maggio la Serbia si recherà alle urne per le amministrative. Le elezioni comunali e provinciali sono state indette ieri dal presidente del Parlamento, Oliver Dulic, dopo l'approvazione di numerose leggi riguardanti l'amministrazione locale che riaffermano la sovranità del Paese slavo sulla provincia del Kosovo. Lo stesso Dulic, lo scorso 12 dicembre, ha indetto le elezioni presidenziali per il prossimo 20 gennaio.

    Italia – Politica
    In attesa del tradizionale discorso di fine anno del Capo dello Stato, la politica italiana fa il bilancio del difficile anno che si chiude. In primo piano la scomposizione e ricomposizione in atto dei due schieramenti e la tenuta del Governo, sempre in bilico al Senato. Incognite destinate tutte a riproporsi già all’inizio del 2008. Servizio di Giampiero Guadagni:
     
    Camera e Senato riapriranno i battenti il 15 gennaio. Ma per quella data si sarà già consumato il primo importante appuntamento politico dell’anno: la verifica di maggioranza. Concetto poco gradito al premier Prodi, che preferisce parlare di confronto con gli alleati. Ma certamente in quella sede verranno al pettine i nodi irrisolti, soprattutto con i liberaldemocratici di Lamberto Dini, da tempo pronti ad abbandonare la coalizione. Una scelta che darebbe probabilmente il colpo decisivo al Governo. Dini spiega le sue condizioni per non fare il passo decisivo: tra queste la riduzione della spesa pubblica; l’abolizione delle province; l’abbassamento del carico fiscale per i contribuenti; il ridimensionamento della politica nella gestione della sanità pubblica. Dini ipotizza un Esecutivo istituzionale di larghe intese, ma gli alleati rispondono che l’unica alternativa a questo Governo sono le elezioni anticipate. E Prodi, comunque, si dice convinto di poter durare. Al tavolo della verifica potrebbe esserci anche la vicenda della cessione di Alitalia, dopo il via libera del Consiglio dei ministri alla trattativa in esclusiva con Air France, preferita all’italiana Air One. Una decisione che ha provocato la dura reazione di tutto il centrodestra, ma anche di molti uomini politici della maggioranza, soprattutto del Nord, per il conseguente forte ridimensionamento dello scalo milanese di Malpensa. Il futuro della legislatura si intreccia con le novità emerse nelle ultime settimane all’interno dei due schieramenti. Da una parte, la nascita del Partito democratico e la formazione di un nuovo soggetto unitario di sinistra; dall’altra, la trasformazione di Forza Italia nel partito del Popolo delle libertà, che tante frizioni ha provocato tra Berlusconi e i suoi vecchi alleati. In questo scenario si fa sempre più impervia la strada del confronto sulle riforme, in particolare quella elettorale. E il 16 gennaio, altra data decisiva, è attesa la decisione della Corte Costituzionale sull’ammissibilità dei quesiti sul sistema di voto. In caso di giudizio positivo, il referendum si terrebbe in primavera. (Panoramica Internazionale a cura di Marco Guerra)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 364

     

     
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