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Sommario del 29/12/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa prega per la pace in Pakistan e definisce un "brutale attacco terroristico" l'attentato contro Benazir Bhutto
  • Domani, Festa della Santa Famiglia, al centro del magistero di Benedetto XVI come "prototipo" della famiglia dell'umanità
  • Nomine
  • Oltre 2 milioni e 800 mila persone hanno partecipato ad incontri pubblici col Papa nel 2007
  • La solidarietà del Papa nelle attività del Pontificio Consiglio Cor Unum e dell'Elemosineria Apostolica
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Solenne celebrazione "per la famiglia cristiana" a Madrid: intervista con Kiko Argüello
  • In Pakistan ancora violenze. Al Qaeda nega di aver ucciso Benazir Bhutto
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Appello dei vescovi del Ciad per porre fine alle violenze nel Paese
  • Vietnam: protesta pacifica dei cattolici ad Hanoi
  • Malaysia: il governo minaccia di chiudere un settimanale cattolico perché usa la parola “Allah”
  • Alcol, piaga della Lituania: il cardinale Bačkis lancia l’allarme
  • La preghiera dei vescovi sloveni per l'inizio del semestre di presidenza della Slovenia al Consiglio dell'UE
  • Pietro Vittorelli è il nuovo arciabate di Montecassino: abbazia gremita alla celebrazione per l'insediamento
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Colombia, ore decisive per la liberazione di tre ostaggi nelle mani delle FARC
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa prega per la pace in Pakistan e definisce un "brutale attacco terroristico" l'attentato contro Benazir Bhutto

    ◊   Il Papa prega per la pace in Pakistan, un Paese sconvolto da quello che definisce un “brutale attacco terroristico”, l'attentato di giovedì scorso a Rawalpindi contro Benazir Bhutto. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Il Papa “esprime sentimenti di profonda partecipazione e di vicinanza spirituale” alla famiglia di Benazir Bhutto e “all'intera nazione pakistana”. In un telegramma di cordoglio inviato a suo nome dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone al presidente della Conferenza episcopale pakistana mons. Lawrence John Saldhana, Benedetto XVI definendo un “brutale attacco terroristico” l’uccisione dell’ex premier, prega perché “sia evitata ulteriore violenza” e perché sia compiuto “ogni sforzo per creare un clima di rispetto e fiducia, che sono così necessari al mantenimento del buon ordine nella società e perché le istituzioni politiche del Paese possano operare efficacemente”.

     
    Il Pensiero del Papa si era già rivolto alla martoriata terra del Pakistan nel messaggio natalizio del 25 dicembre scorso: parlando anche di altre situazioni di crisi, aveva ricordato le tante vittime “del terrorismo e delle violenze di ogni genere, che infliggono inaudite sofferenze a intere popolazioni”. E aveva sottolineato come “le tensioni etniche, religiose e politiche” lacerando “il tessuto interno di molti Paesi” inaspriscano anche i rapporti internazionali. Benedetto XVI aveva quindi esortato i responsabili di governo ad avere “la saggezza e il coraggio di cercare e trovare soluzioni umane, giuste e durature”.

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    Domani, Festa della Santa Famiglia, al centro del magistero di Benedetto XVI come "prototipo" della famiglia dell'umanità

    ◊   L’ultima domenica del 2007 coincide con la Festa liturgica della Sacra Famiglia di Nazaret, che verrà certamente ricordata domani all’Angelus da Benedetto XVI. E già sullo sfondo, riecheggiano le esortazioni ispirate al tema della famiglia contenute nel Messaggio del Papa per il primo gennaio prossimo, Giornata mondiale della pace. Una chiusura e un inizio d’anno, dunque, entrambi nel segno di una tematica molto sentita dal Pontefice e più volte affrontata in discorsi e udienze, come ci ricorda in questo servizio Alessandro De Carolis:


    La famiglia “non è una costruzione sociologica casuale”. E’ il 7 giugno 2005 quando, eletto Pontefice da appena due mesi, Benedetto XVI pone una delle prime “pietre” del suo magistero sulla famiglia cristianamente intesa, parlando al Convegno organizzato dalla diocesi di Roma nella Basilica di San Giovanni in Laterano. La non casualità dell’istituzione familiare - spiega poi in un’altra circostanza - deriva da un dato soprannaturale diventato, duemila anni fa, un dato storico: Gesù, cioè Dio, sceglie, per incarnarsi, di nascere in una famiglia. Questi e altri concetti - ripresi e sviluppati in oltre due anni e mezzo di Pontificato - sono tasselli di una riflessione che il Papa affronta di volta in volta in tutta la sua complessità: dal raffronto spirituale della famiglia fondata sul matrimonio con il suo modello ideale, quella di Nazaret, alla denunce delle ferite inferte all’umanità, prima ancora della sacralità, della famiglia, ogni volta concluse dal Papa con richieste di attenzioni e rispetto per queste cellule domestiche, indispensabili al tessuto sociale ma non sempre da esso adeguatamente tutelate.

     
    La Famiglia di Nazareth viene più volte indicata da Benedetto XVI con questo aggettivo: “prototipo”. Nella sua contemplazione, ogni famiglia - specie se cristiana - trova il senso più autentico dei vincoli d’amore che legano i coniugi fra loro, i genitori ai figli, questi ultimi alla madre e al padre. Pensieri comunicati esattamente un anno fa, il 31 dicembre 2006:

     
    “La santa Famiglia di Nazaret è veramente il ‘prototipo’ di ogni famiglia cristiana che, unita nel Sacramento del matrimonio e nutrita dalla Parola e dall’Eucaristia, è chiamata a realizzare la stupenda vocazione e missione di essere cellula viva non solo della società, ma della Chiesa, segno e strumento di unità per tutto il genere umano”.

     
    Nascendo in una famiglia, osserva ancora il Papa all’Angelus di fine 2006, Gesù “l’ha consacrata come prima e ordinaria via del suo incontro con l’umanità”, mettendone in luce “il valore primario” nell’educazione della persona”. Ma prima ancora dell’aspetto formativo, la famiglia è culla di quella vita alla quale è chiamata a custodire e a dedicarsi negli anni avvenire. E questo della vita non nata è un valore tanto alto quanto spesso, nella nostra epoca, meno considerato e quindi oggetto delle più violente aggressioni. Benedetto XVI si esprime così nel citato intervento del giugno 2005 alla Basilica Lateranense:

     
    “Nell’uomo e nella donna la paternità e la maternità, come il corpo e come l’amore, non si lasciano circoscrivere nella sfera biologica: la vita viene data interamente solo quando con la nascita vengono dati anche l’amore e il senso che rendono possibile dire sì a questa vita. Proprio da qui diventa del tutto chiaro quanto sia contrario all’amore umano, alla vocazione profonda dell’uomo e della donna, chiudere sistematicamente la propria unione al dono della vita, e ancora più sopprimere o manomettere la vita che nasce”:
     
    E il ricorso all’aborto non è la sola violenza alla vita umana e a quella familiare che oggi conosciamo. “Equivoche concezioni sull’uomo, sulla libertà e sull’amore umano” - afferma il Papa il 13 maggio 2006 nell’udienza al dicastero per la famiglia - mettono a rischio la verità sulla famiglia fondata sul matrimonio:

     
    “Va crescendo, purtroppo, il numero delle separazioni e dei divorzi, che rompono l’unità familiare e creano non pochi problemi ai figli, vittime innocenti di tali situazioni. La stabilità della famiglia è oggi particolarmente a rischio; per salvaguardarla occorre spesso andare controcorrente rispetto alla cultura dominante, e ciò esige pazienza, sforzo, sacrificio e ricerca incessante di mutua comprensione”.

     
    Lo stesso accade con la più recente delle derive: la possibilità di unire in cosiddetto “matrimonio” donne con donne e uomini con uomini. Benedetto XVI è netto nello stigmatizzare il falso progressimo di tale pratica davanti alla platea della Lateranense:

     
    “Le varie forme odierne di dissoluzione del matrimonio, come le unioni libere e il ‘matrimonio di prova’, fino allo pseudo-matrimonio tra persone dello stesso sesso, sono invece espressioni di una libertà anarchica, che si fa passare a torto per vera liberazione dell’uomo”.
     
    In definitiva, la “causa della famiglia” - secondo una delle espressioni di Benedetto XVI - va difesa anzitutto dalla Chiesa e dalle persone di fede, primi fra tutti quei papà, quelle mamme e quei figli per i quali i valori del Vangelo sono punti di riferimento nella quotidianità della vita. Ecco come un mese e mezzo fa, il Papa conclude l’udienza concessa ad una delegazione del Movimento “Famiglie nuove”, diramazione del più grande Movimento dei Focolari:

     
    “Auspico di cuore che, anche grazie al vostro impegno, possano essere individuate strategie pastorali tese a venire incontro ai crescenti bisogni della famiglia contemporanea e alle molteplici sfide a cui essa è posta di fronte, perché non venga meno la sua missione peculiare nella Chiesa e nella società”.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale del diocesi di Zielona Góra-Gorzów, in Polonia, presentata da mons. Adam Dyczkowski, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato vescovo di Zielona Góra-Gorzów mons. Stefan Regmunt, finora vescovo titolare di Castel mediano ed ausiliare di Legnica. Mons. Stefan Regmunt è nato il 20 giugno 1951 in Krasnystaw (arcidiocesi di Lublin) ed è stato ordinato sacerdote il 29 maggio 1976. Il 3 dicembre 1994 è stato nominato vescovo ausiliare di Legnica, con il titolo di Castel mediano. Giovanni Paolo II lo ha consacrato vescovo il 6 gennaio 1995 nella Basilica Vaticana.
     
    Sempre in Polonia, il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare della diocesi di Sandomierz presentata da mons. Marian Kazimierz Zimałek, per raggiunti limiti di età.

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    Oltre 2 milioni e 800 mila persone hanno partecipato ad incontri pubblici col Papa nel 2007

    ◊   Sono oltre due milioni e ottocentomila i fedeli ed i pellegrini che hanno partecipato ad incontri pubblici con Benedetto XVI in Vaticano o nella residenza di Castel Gandolfo nel corso del 2007. Lo rende noto la Prefettura della Casa Pontificia. In particolare, alle 44 udienze generali del mercoledì hanno partecipato 729.100 pellegrini, alle udienze speciali 209.000 persone, alle celebrazioni liturgiche 442.000 fedeli, agli Angelus 1.450.000 fedeli, per un totale complessivo di 2.830.100 persone.

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    La solidarietà del Papa nelle attività del Pontificio Consiglio Cor Unum e dell'Elemosineria Apostolica

    ◊   Oltre un milione di dollari per affrontare le calamità naturali; quasi 670 mila euro e 87 mila dollari per progetti a favore di donne, bambini, anziani e senzatetto; 35 Paesi destinatari di aiuti umanitari. Questi i numeri che traducono la carità del Papa nelle attività del 2007 del Pontificio Consiglio Cor Unum, l’organismo istituito da Papa Paolo VI il 15 luglio del 1971 quale attuazione concreta delle iniziative di solidarietà. Il servizio di Chiara Calace:


    “Un dicastero al servizio della solidarietà - ha detto all’Osservatore Romano il cardinale Paul Josef Cordes, presidente di Cor Unum – per portare a compimento le iniziative caritative del Papa specialmente in occasione di gravi calamità. Quest’anno ricordiamo le inondazioni e gli uragani in Bangladesh, India, Nepal e Pakistan, e i terremoti in Perù e Indonesia”. Particolare attenzione ha dedicato il presidente di Cor Unum alle due Fondazioni istituite da Giovanni Paolo II che operano nell’ambito del dicastero: la Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel e la Fondazione Populorum Progressio. Entrambe vengono sostenute per larga parte dalla Conferenza episcopale italiana (CEI) per gli interventi nel terzo mondo. Il cardinale Cordes ha ricordato infine la collaborazione con tutte le ONG cattoliche e in particolare il rapporto con la Confederazione internazionale della Caritas. Sempre in tema di solidarietà cristiana, ma in una dimensione locale, l’Osservatore Romano di oggi riporta la testimonianza dell’arcivescovo elemosiniere Félix del Blanco Prieto. “L’Elemosineria Apostolica è l’organismo della Santa Sede che esercita la carità verso i poveri in nome del Papa; non grandi progetti, ma piccoli gesti quotidiani”, afferma il presule. “Arrivano giovani che non riescono a pagare le bollette o l’affitto di casa e, nonostante giungano anche richieste da parte di istituzioni, noi preferiamo elargire un piccolo aiuto concreto ai giovani e le loro famiglie”. Poi fornisce alcune cifre sulla loro attività: circa un milione di euro l’anno per i singoli e 400 mila euro per le istituzioni assistenziali. “Ogni giorno spediamo – conclude l’arcivescovo – un centinaio di lettere allegando una somma in contanti o in assegno, cercando di soddisfare le numerose richieste che arrivano ogni giorno anche tramite fax, lettera e di persona”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L'attenzione, nell'informazione internazionale, è sempre focalizzata sulla situazione in Pakistan, segnato da scontri e proteste dopo l'assassinio di Benazir Bhutto.

    Ampi stralci dell'intervista al cardinale Tarcisio Bertone su Famiglia Cristiana.

    In cultura, Claudio Strinati sugli atti di un convegno dedicato alla Roma dei Barberini.

    "Una nuova mariologia" - proposta dal teologo della liberazione Clodovis M. Boff - è il titolo di un articolo di Salvatore M. Perrella sulla Vergine tra urgenze sociali e protagonismo femminile.

    Intervista al vescovo Bettazzi sui 40 anni della marcia della pace a Capodanno. Infine interviste ai cardinali Re e Tauran.

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    Oggi in Primo Piano



    Solenne celebrazione "per la famiglia cristiana" a Madrid: intervista con Kiko Argüello

    ◊   Si svolgerà domani a Madrid la Solenne celebrazione “Per la famiglia cristiana” promossa dall’arcidiocesi madrilena nella Plaza de Colón della capitale spagnola. Una grande manifestazione a sostegno della famiglia nel 25.mo anniversario della prima visita in Spagna di Giovanni Paolo II. Oltre un milione e mezzo le persone attese: all'evento partecipano anche i cardinali spagnoli, circa 50 vescovi e i responsabili di movimenti e comunità ecclesiali: Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio, don Julián Carrón di Comunione e Liberazione, Kiko Argüello del Cammino Neocatecumenale, Manuel Cariacedo del Rinnovamento Carismatico. Verrà inoltre letto un messaggio di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari. Dalla Spagna il servizio di padre Ignacio Arregui:


    L’obiettivo del raduno é quello di rendere visibile l’importanza dell'istituzione familiare in contrasto con altre forme di unione approvate negli ultimi anni non solo in Spagna ma anche in diverse nazioni europee. Insieme con questo obiettivo specifico saranno al centro di questa manifestazione tutte le questioni che riguardano il diritto dei genitori alla scelta di un sistema educativo, l’aiuto pubblico alla famiglia, la difesa della vita oggi negata o minacciata dall’aborto all’eutanasia. La celebrazione inizierà alle 11.00 del mattino. Su alcuni schermi giganti si offriranno immagini di Giovanni Paolo II con i suoi interventi in favore della famiglia nel 1982 proprio a Madrid. Sarà poi il turno dei cardinali spagnoli e del presidente della Conferenza episcopale spagnola. Alle 12.00 gli schermi offriranno in diretta l’intervento in Vaticano di Benedetto XVI all’Angelus domenicale. La manifestazione continuerà poi con le parole dei rappresentanti dei Movimenti ecclesiali, e subito dopo con una liturgia della parola. Il cardinale Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, pronuncerà l’omelia. La celebrazione dovrebbe finire nel primo pomeriggio. I responsabili mettono in risalto il carattere festivo di questo raduno, che preferiscono definire come “celebrazione”, aggiungendo poi che non va rivolto contro nessuno e che intende solo difendere la famiglia. (Per la Radio Vaticana, Ignacio Arregui)


    Sulla manifestazione di Madrid ascoltiamo Kiko Argüello, iniziatore della Comunità Neocatecumenale e ideatore dell'evento. L'intervista è di Sergio Centofanti:

     

     
    R. – E’ un appoggio, come dice proprio lo slogan, alla famiglia cristiana. Un appoggio alla famiglia cristiana, di fronte alla realtà della Spagna di oggi, dopo che con l'introduzione del divorzio "express", così come è chiamato in Spagna, 100 mila famiglie in sei mesi si sono separate e il divorzio è aumentato del 75 per cento. Oggi sembra che tutti divorzino, ma non è vero. Ci sono tante famiglie cattoliche. Bisogna mostrare la bellezza della famiglia, appoggiare la famiglia cristiana, che è la cosa più bella che esista al mondo, perché è espressione dell’amore di Dio.

     
    D. – Non sarà una manifestazione di carattere politico o polemico, è stato detto, ma una grande festa, per testimoniare la bellezza e l’importanza per tutta la società della famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna...

     
    R. – Esattamente così. E’ stato promosso da noi, da Comunione e Liberazione, da altri movimenti e comunità ecclesiali, tutti uniti. E’ stata un’opera dello Spirito Santo. Abbiamo visto veramente lo Spirito Santo appoggiare la famiglia in tutta Europa e vogliamo che questo incontro sia solo l’inizio. Vogliamo portarlo poi anche a Berlino, a Vienna e in altre città europee. Bisogna appoggiare la famiglia cristiana, perché siamo in minoranza, siamo in una situazione gravissima. In tutto il Nord Europa, distruggendo la famiglia, si arriverà ad una società dove il 70 per cento delle persone vivono da sole, come succede in Svezia. E il governo è preoccupatissimo, perchè tutti sono soli.

     
    D. – Il Papa ha detto che i valori familiari non sono solamente cattolici o confessionali, ma appartengono a tutta l’umanità...

     
    R. – Senza dubbio. E Papa Giovanni Paolo II quando venne a Madrid disse: “Il futuro dell’umanità passa per la famiglia”. Il futuro sono i figli. Il problema sono i giovani. I figli che hanno visto i genitori odiarsi in casa, si portano ferite mortali per tutta la vita. Se la separazione avviene quando i bambini hanno dai 9 agli undici anni, i bambini si porteranno delle carenze affettive per tutta la vita. Non si guarisce da questo. E’ un orrore quello che sta succedendo in tutta Europa, è un attacco mortale alla famiglia.

     
    D. – Quali sono, a questo punto, le vostre speranze?

     
    R. – Le nostre speranze sono che le comunità cristiane sostengano la famiglia. Noi Neocatecumenali abbiamo nelle parrocchie un’esperienza cristiana vissuta in piccole comunità e non abbiamo separazioni e non abbiamo fallimento nelle famiglie. Perché la comunità sostiene la famiglia. La famiglia, se resta sola, oggi non regge di fronte ad una società completamente contraria a tutti i suoi valori.

     
    D. - Il Family Day a Roma, domani questa grande manifestazione a Madrid. Quindi, le famiglie stanno prendendo coscienza, stanno acquistando consapevolezza che devono mobilitarsi per difendere la famiglia...

     
    R. – Assolutamente. E’ a rischio il futuro dell’Europa. E’ una cosa tremenda, perché alla fine tutti vivono soli, soli, soli... E la gente che vive sola porta l’indice dei suicidi e dell’alcolismo ad alzarsi tantissimo. I governi sono molto preoccupati. Dopo aver fallito spesso nello stare insieme, la gente decide di vivere da sola, invecchiando con problemi terribili. Sono in gioco molte cose nel futuro.

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    In Pakistan ancora violenze. Al Qaeda nega di aver ucciso Benazir Bhutto

    ◊   Un Paese diviso tra il dolore e la rabbia. E’ il Pakistan dove a due giorni dall’uccisione dell’ex premier Benazir Bhutto si cercano ancora le responsabilità. Al Qaeda, che in un primo momento aveva rivendicato l’attentato di Rawalpindi, ha fatto marcia indietro. Intanto imperversa la violenza con oltre 30 vittime negli scontri e nei disordini di piazza. Migliaia le persone scese in strada a Lahore dove si sono sentiti slogan contro il presidente Musharraf che, nelle ultime ore, ha ordinato il pugno di ferro contro i rivoltosi. A rischio le elezioni nel Paese. Il servizio di Benedetta Capelli:

    Ora a vacillare sono anche le elezioni, convocate e confermate ieri dal presidente Musharraf, per l’8 gennaio. Lunedì è in programma una riunione della Commissione elettorale che ha denunciato “gli effetti negativi” degli ultimi tragici eventi sulla consultazione e sulle operazioni preliminari come la stampa delle schede. Elezioni che verranno certamente boicottate dall’altro leader dell’opposizione, Sharif, mentre si attende la decisione del Partito della Bhutto che domani, al termine dei tre giorni di lutto, si pronuncerà in merito. Nel corso della riunione, verrà letto dal figlio un messaggio e una sorta di testamento politico dell’ex premier. Al di là dei futuri scenari resta una la domanda a cui dare risposta: chi ha ucciso la Bhutto? Il leader di Al Qaeda in Pakistan nega ogni responsabilità, nonostante in un primo tempo la rete di Bin Laden abbia rivendicato la paternità dell’attacco. “Non tocchiamo le donne” ha precisato il terrorista che ha indicato nel governo, nei militari e nei servizi segreti i mandanti dell’agguato. L’esecutivo smentisce la ricostruzione perché in possesso di un'intercettazione telefonica nella quale elementi di Al Qaeda si congratulano per l’obiettivo raggiunto. Ma il governo è ancora nell’occhio del ciclone per la versione delle ultime ore della Bhutto, morta, secondo Islamabad, per aver urtato con la testa il tettino apribile della sua macchina dopo l'esplosione. Una ricostruzione non condivisa dal partito dell’ex premier per il quale è stata uccisa da un colpo di arma da fuoco alla testa. In un clima già infuocato, le violenze proseguono sono oltre 30 le vittime. A Lahore sono scese in strada diecimila persone; numerosi gli slogan contro Musharraf: si tratta della manifestazione più imponente dall’assassinio di Benazir Bhutto.

    La comunità internazionale si interroga sulle conseguenze politiche dell’omicidio dell’ex premier Benazir Bhutto. L’India, preoccupata per le ripercussioni nell’area, ha deciso di sospendere i collegamenti con il Pakistan per motivi di sicurezza. Sulla vicenda Fabio Colagrande ha raccolto il parere di Michele Zanzucchi, caporedattore della rivista “Città Nuova”:
     
    R. - Guardando le immagini dell’assassinio di Benazir Bhutto, delle reazioni spesso scomposte della gente, delle violenze che sono seguite, mi sono venute in mente due riflessioni. La prima è che proprio da quelle parti dove è stata uccisa la Bhutto, poco più a nord, nella cosiddetta alta valle dell’Indo, c’è stata la culla delle civiltà, dicono anche che l’Eden fosse lì. La seconda riflessione è sul fatto che questo Paese è ancora giovanissimo. Nato dalla scissione dall’India, ha un popolo pieno di risorse e sono convinto che il Pakistan risorgerà dalle sue ceneri, dalle difficoltà che sta attraversando. Ha delle capacità di rialzarsi che noi europei non ci immaginiamo. Io penso che si debba guardare al Pakistan con fiducia, nonostante la gravità della situazione, nonostante siano necessarie misure di polizia nazionali e internazionali.

     
    D. - Questo Paese è considerato in qualche modo la culla del terrorismo di matrice islamica, qual è la sua impressione?

    R. - Non credo si possa dire che il Pakistan sia la culla del terrorismo, ma certamente lo sono le zone tribali tra lo stesso Paese e l'Afghanistan dove in questo momento ci sono i centri terroristici più pericolosi esistenti al mondo. Non bisogna dimenticare che il Pakistan ha sempre avuto una conflittualità latente con la vicina India e anche con alcune tribù della zona a nord del Pakistan, ma che anche l’Afghanistan stesso è sconvolto da conflitti da tempo immemorabile. In questo senso, il principale problema di cui soffre il Pakistan è un problema educativo: bisogna togliere l’acqua nella quale vivono questi terroristi e l’acqua è soprattutto il sistema educativo, spesso delegato alle madrasse fondamentaliste o radicali, in cui non si insegna praticamente nulla salvo l’odio e salvo un Islam contestato dagli osservatori più attenti dell'Islam. Quindi, penso che questa sia una sfida reale e non penso che possa essere risolta solo con vie militari. E’ una grande azione umanista che deve essere fatta per togliere e prosciugare l’acqua nella quale vivono i terroristi.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   Questa Domenica la Chiesa festeggia la Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. La Liturgia ci presenta il Vangelo della fuga in Egitto della Sacra Famiglia. Morto Erode, un angelo del Signore appare in sogno a Giuseppe e gli dice:

    “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino”.

    Sulla Festa della Santa Famiglia ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:


    La Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Questa triade oggi siamo chiamati a contemplare. Siamo chiamati a contemplare il Figlio di Dio che entra nel mondo inserendosi nell’amore puro e vero di un uomo e di una donna. Innestandosi nell’amore dell’uomo e della donna, l’amore di Dio manifesta apertamente la verità, già espressa nel Cantico dei Cantici, secondo la quale l’amore è una fiamma di Dio, da Lui si libera e verso Lui tende. Siamo chiamati a contemplare Maria che acconsentendo alla Parola di Dio su di lei non solo non viene allontanata da Giuseppe ma viene condotta insieme a lui in un’unità a loro due soli inimmaginabile. Siamo chiamati a contemplare Giuseppe, il custode del Redentore, che prende con sé Maria, prende con sé il bambino, e passo dopo passo è portato di fede in fede guidato dalla mano del Signore. Siamo chiamati a contemplare la Santa Famiglia nel suo insieme: che cosa vi scorgiamo? Il bambino è ancora piccolo, eppure un frutto straordinario lo ha già prodotto: l’innalzamento della relazione, la verità della comunione, che il Padre in principio aveva voluto tra l’uomo e la donna, la santità della famiglia.

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    Chiesa e Società



    Appello dei vescovi del Ciad per porre fine alle violenze nel Paese

    ◊   I vescovi del Ciad lanciano un appello di pace, per porre fine alle violenze che quotidianamente mietono centinaia di vittime. “La nostra missione – si legge nel messaggio della Conferenza episcopale, diffuso dall’Osservatore Romano – è quella di ricordare che una pace salda e duratura viene da Dio. Non possiamo restare insensibili alla grave crisi in cui versa il nostro Paese, immerso ancora una volta nella guerra e nella violenza”. In Ciad gli scontri etnici sono, purtroppo, all’ordine del giorno: proprio in questi giorni, gli scontri armati si sono intensificati nell’est del Paese. La denuncia dei presuli colpisce anche le forze di sicurezza: “Invece di apportare rimedi a questi problemi – continua il comunicato – le forze di sicurezza agiscono troppo spesso inversamente alla missione che è stata loro affidata, divenendo vere e proprie forze di insicurezza, senza fede, né legge, in completa impunità”. (B.B.)

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    Vietnam: protesta pacifica dei cattolici ad Hanoi

    ◊   Erano circa 5 mila i cattolici scesi in piazza ad Hanoi per chiedere la restituzione dell’edificio che ospitava il delegato apostolico. Nella notte di Natale, portando in mano candele accese, i manifestanti hanno attraversato la città pregando e chiedendo pacificamente al governo di restituire alla Chiesa la costruzione di proprietà dell’arcivescovado. Una richiesta che – riporta l’agenzia AsiaNews - segue la lettera pastorale diffusa lo scorso 15 dicembre dall’arcivescovo della capitale, mons. Joseph Ngo Quang Kiet, e che è stata formalizzata, il 23 del mese, con una petizione alle autorità governative locali. “Le autorità locali usano terreni ed edifici legalmente dei cattolici per affari o lavoro amministrativo – ha riferito all’agenzia del P.I.M.E. uno studente – Vogliamo dire la verità, presentando le nostre aspettative secondo la tutela offerta dalla legge”. Un problema che, stando a quanto riferito dai presenti, è esteso a numerose proprietà della Chiesa nella capitale vietnamita. Dalla metà degli anni ’50 – aggiunge una giovane – proprietà ecclesiastiche "sono state requisite e trasformate in ospedali o uffici governativi”. “Pensano – dice ancora - che qualcuno organizza azioni contrarie al governo. Ma noi cattolici svolgiamo solo attività religiose secondo la nostra fede, non facciamo politica contro il nostro Paese”. (C.D.L.)

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    Malaysia: il governo minaccia di chiudere un settimanale cattolico perché usa la parola “Allah”

    ◊   Rischia la chiusura il settimanale “Herald”, unico giornale cattolico pubblicato in Malaysia. Stando a quanto riferito dall’agenzia AsiaNews, da poche settimane, per “motivi di sicurezza”, il governo di Kuala Lumpur impedisce ai cristiani l’uso della parola “Allah” che in arabo vuol dire "Dio". Secondo studiosi e accademici la parola “Allah” è usata da secoli dai cristiani arabi in tutto il Medio Oriente ed è stato l’Islam a utilizzare questa parola ricevendola dai cristiani. Dal 19° secolo la parola è usata anche dai cristiani in Malaysia. “Solo i musulmani possono usare la parola ‘Allah’ - ha detto lo scorso 21 dicembre in un’intervista il viceministro della sicurezza Datuk Johari Baharum - essa proviene dalla lingua araba. Non è giusto che la usino i cattolici”. Disposizioni che, riferisce padre Lawrence Andrew, gesuita, editore dell’ “Herald”, il Ministero della sicurezza interna ha inviato direttamente alla rivista. Il mancato adeguamento ai nuovi provvedimenti provocherebbe la chiusura del giornale, il cui permesso alla pubblicazione scade il prossimo 31 dicembre. Condizioni che hanno spinto l’editore ad accettare i vincoli imposti dal governo, dopo il divieto, reso effettivo dallo scorso 10 dicembre, della pubblicazione della sezione in lingua malay. Nel Paese asiatico il provvedimento ha causato anche il blocco all’importazione di libri protestanti contenti il vocabolo in questione, nonché il sequestro di diverse partite di volumi cristiani. La comunità evangelica del Borneo – riferisce ancora AsiaNews - ha definito “incostituzionale” il divieto imposto dal governo. I fedeli si sarebbero appellati alla Corte Suprema. (C.D.L.)

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    Alcol, piaga della Lituania: il cardinale Bačkis lancia l’allarme

    ◊   In Lituania, l’abuso di alcol miete vittime a tutte le età e, insieme alla disoccupazione e alla disgregazione familiare, costituisce una delle principali emergenze sociali. L’arcivescovo di Vilnius, cardinale Audrys Jouzas Bačkis, manifesta profonda preoccupazione in particolare per la degradazione fisica e spirituale che esso provoca. “Per chi non accetta il pensiero religioso – afferma il cardinale – il concetto di libertà è spesso viziato da radici malate. La libertà viene identificata in beni e servizi non regolati da criteri morali, né volti al bene comune”. Spesso i politici sottovalutano il problema, anche di fronte ai drammatici dati dei tossicologi. Ma in Lituania, il presidente della Repubblica, Valdas Adamkus, ha capito l’importanza di combattere questa piaga. Infatti, nei giorni scorsi ha approvato una legge che limita la pubblicità delle bevande alcoliche. Il porporato ha espresso profonda gratitudine e ha invitato tutti gli uomini del governo ad impegnarsi per il benessere dell’intera società. (B.B.)

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    La preghiera dei vescovi sloveni per l'inizio del semestre di presidenza della Slovenia al Consiglio dell'UE

    ◊   La Slovenia, il 1° gennaio 2008, assumerà la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea. Un appuntamento che la Conferenza episcopale ha voluto celebrare con una preghiera, rivolta ai governanti e ai popoli: “Dio, Padre di tutta l’umanità, – recita il testo diffuso dall’agenzia SIR – fa che il Tuo amore ci unisca nell’amicizia. Con gioia guardiamo i popoli europei che si uniscono tra loro, annullando le differenze e cercando il bene comune di tutti. Siamo orgogliosi e grati di poter essere anche noi, tra loro”. Poi, la preghiera continua: “Illumina i responsabili delle Nazioni, i politici e i deputati affinché con saggezza ed onestà optino per il bene di tutti. Che la preoccupazione per il progresso economico e materiale non offuschi mai i valori spirituali, di cui abbiamo bisogno”. Al termine, un’invocazione alla Madonna: “Proteggici affinché rimaniamo fedeli alle nostre radici cristiane”. In particolare mons. Alojzij Uran, presidente della Conferenza episcopale, assicura che i cattolici sloveni collaboreranno in maniera proficua alla guida della comunità dell’Unione Europea. Prevista per l’8 gennaio a Bruxelles, la prima riunione della Commissione Europea per avviare il calendario delle riunioni. (B.B.)

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    Pietro Vittorelli è il nuovo arciabate di Montecassino: abbazia gremita alla celebrazione per l'insediamento

    ◊   È Pietro Vittorelli il nuovo arciabate di Montecassino: ieri sera, la celebrazione ufficiale del suo insediamento. Due applausi fragorosi lo hanno accolto. Il primo quando il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, lo ha insediato sulla cattedra dell’abbazia. Il secondo quando il neoabate ha abbracciato il suo predecessore, Fabio Bernardo D’Onorio. Durante l’omelia, il cardinale Re ha indicato il duplice compito dell’abate di Montecassino: “Essere per la comunità monastica la guida della cordata verso l’amore di Dio ed essere per i fedeli un punto di riferimento”. La chiesa era gremita: una trentina di vescovi, numerosi fedeli e alcune autorità politiche italiane. Pietro Vittorelli, laureato in medicina, è stato per molti anni maestro dei novizi. Il 17 novembre scorso è stato nominato 191.mo successore dell’abate San Benedetto. Il nuovo abate ordinario, come da tradizione, eserciterà la giurisdizione episcopale su circa 50 parrocchie del Cassinate. (B.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Colombia, ore decisive per la liberazione di tre ostaggi nelle mani delle FARC

    ◊   Entro domenica, se tutto andrà bene, i tre ostaggi nelle mani delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, dovrebbero essere liberati tramite una complessa operazione umanitaria. Ad essere rilasciate, saranno due donne: Consuelo Gonzalez de Perdomo e Clara Rojas, ex segretaria di Ingrid Betacourt, ed il figlio, un bambino di tre anni nato nella selva, dove ha vissuto per oltre 2.100 giorni. Luis Badilla ci spiega nel servizio i difficili aspetti di questa operazione:


    L'operazione, rilevante di per sé poiché contribuisce a mettere fine alle sofferenze indicibili di queste tre persone, in prospettiva appare ancora più importante, poiché apre la strada per auspicabili nuove operazioni umanitarie dello stesso tipo. Nelle prossime ore, due elicotteri MI-17 con le insegne della Croce Rossa dovrebbero prelevare gli ostaggi in un luogo segreto della selva colombiana, secondo gli accordi intercorsi tra il presidente del Venezuela, Hugo Chávez, in contatto con il governo colombiano del presidente Alvaro Uribe, e gli inviati della guerriglia, che fino alle prime ore d'oggi non avevano ancora comunicato le coordinate esatte del posto dove saranno consegnati gli ostaggi. In quest'operazione umanitaria, oltre a Chávez si sono impegnati in molti. Tra loro l'ex presidente argentino, Néstor Kirchner, il consigliere per la politica internazionale del presidente brasiliano, Marco Aurelio Garcia, l'ex ministro dell'Interno ecuadoriano, Gustavo Larrea, e il viceministro boliviano per i Movimenti sociali, Sacha LLorenti, oltre a delegati di Francia, Svizzera e Cuba. Se entro le ore 18 di domenica 30 novembre, limite massimo per la permanenza degli aeromobili venezuelani nello spazio aereo della Colombia, l’operazione si sarà chiusa con successo, i fatti daranno ragione a molti, tra cui la Chiesa cattolica colombiana, che da mesi sostiene la via del negoziato umanitario come la migliore soluzione, seppure graduale, per mettere fine a tanta sofferenza umana sia degli ostaggi sia dei loro cari e dell’intero Paese. Questa pratica colombiana del sequestro, così diffusa, da più parti definita “un’industria del dolore” in riferimento alle migliaia di persone rapite negli ultimi cinque anni, “va trattata - sostiene l’episcopato della Colombia - anzitutto sul piano umanitario, poiché sono in gioco vite umane la cui sacralità non può essere usata per considerazioni politiche da parte di nessuno”.

    Bolivia - tensioni istituzionali
    "Sono qua e possiamo dialogare": è stata la laconica riposta, ieri, del presidente della Bolivia, Evo Morales, alla lettera dei principali dirigenti delle cinque regioni - Santa Cruz, Beni, Pando, Tarija e Cochabamba - in conflitto con il governo centrale e che, in più di una circostanza, hanno minacciato la secessione, in particolare dopo la recente approvazione della nuova Costituzione che dovrà essere sottoposta a referendum entro il 14 marzo. Il capo dello Stato, giorni fa, era è stato il primo a chiedere questo dialogo. “Accettiamo la sfida di trovare una soluzione politica concertata alla crisi, con un’agenda aperta”, si legge nella lettera dei governatori "ribelli" che chiedono una discussione sulla nuova Costituzione e, in particolare, sulla legge che istituisce il cosiddetto "Reddito dignità", cioè un buono per i poveri, di età superiore ai 60 anni, finanziato col taglio del 56% delle rendite dei Dipartimenti derivate dalle imposte sugli idrocarburi. Va ricordato che oltre al referendum sulla nuova Carta nazionale, se approvata, se ne dovrebbe svolgere un altro di natura "revocatoria" per i mandati del presidente, del vicepresidente e per i governatori (prefectos) delle nove regioni amministrative in cui è divisa la Bolivia.

    Kenya - attesa post-elettorale
    In Kenya, sale l’attesa per la proclamazione ufficiale dei risultati, mentre dai dati parziali si profila la netta vittoria del leader dell’opposizione, Odinga. Intanto, gli incidenti che si segnalano in diverse aree del Paese agitano gli spettri di un conflitto tra etnie. Il nostro servizio:

    Sebbene le operazioni di spoglio siano ancora in corso, il leader dell'opposizione, Raila Odinga, forte di un ampio margine di vantaggio sul presidente uscente, Kibaki, si è dichiarato vincitore delle elezioni presidenziali. Questa mattina, a circa tre quarti dello scrutinio, Odinga vantava il 49% delle preferenze contro il 45% del suo avversario. Netto anche il vantaggio registrato in parlamento, ma sia il governo sia il partito di unità nazionale, formazione politica vicina a Kibaki, si sono rifiutati di riconoscere la vittoria dell’opposizione, sostenendo che mancano ancora i risultati di vaste aree schierate con il presidente uscente. Dal canto suo, la Commissione elettorale non ha proceduto alla proclamazione del vincitore, ritenendo che non ci siano ancora certezze assolute. In un Paese con il fiato sospeso per i risultati, vengono intanto confermati i timori della vigilia relativi ai possibili scontri tra gruppi etnici rivali, riaccesi dal fatto che i due sfidanti rappresentano le maggiori etnie del Paese: i kikujo e i Luo. Sul terreno si segnalano i primi scontri nelle roccaforti dell’opposizione, dove giovani armati di machete saccheggiano bloccano strade e saccheggiano negozi, mentre a Kisumo almeno una persona sarebbe morta i seguito di questi incidenti.

    Medio Oriente
    Dopo i violenti scontri di ieri, che hanno causato la morte di sette miliziani palestinesi e di due coloni israeliani, in Cisgiordania resta alta la tensione in seguito al fermo di tre israeliani, uno dei quali militare, introdottisi nel centro di Betlemme. Spiragli per i negoziati di pace arrivano però dal ministro dell'Interno palestinese, Abdul Razzak Yehya, che ha confermato la notizia secondo cui le milizie di Fatah, Brigate dei Martiri di Al Aqsa, sono state completamente smantellate. L’esponente dell’esecutivo palestinese ha inoltre annunciato che ora si procederà allo scioglimento di tutte le altre milizie operative nelle aree palestinesi, auspicando la cooperazione di questi gruppi al piano di disarmo.

    Libano senza capo dello Stato
    Il Libano, ancora senza presidente. E’ stata, infatti, rinviata anche l’undicesima sessione per l’elezione del capo dello Stato convocata per oggi. La prossima convocazione del parlamento, dalla quale si auspica l’elezione del successore di Lahoud, è stata fissata per sabato 12 gennaio. Dopo undici rinvii, maggioranza e opposizione sembrano più vicine ad una soluzione rispetto al nome del candidato da eleggere alla presidenza della Repubblica.

    Scontri in Somalia
    A Mogadiscio proseguono gli scontri tra le forze filigovernative somale e ribelli integralisti islamici. Oggi, il portavoce del sindaco di Mogadiscio è stato ucciso da una bomba fatta esplodere al suo passaggio, tre i feriti. La vittima era considerata uno dei leader dell'ala dura governativa, teorica della repressione violenta. Resta quindi molto alta la tensione nella capitale somala, dove almeno 2000 civili hanno perso la vita nel 2007.

    Georgia - proteste
    Circa 10 mila oppositori del presidente georgiano, Mikhail Saakashvili, sono scesi in piazza a Tbilisi per manifestare contro il rischio di brogli alle elezioni presidenziali del prossimo 5 gennaio. Gli organizzatori della manifestazione hanno annunciato che l'opposizione intende mandare in ogni seggio un nutrito numero di rappresentanti per sorvegliare l'andamento del voto. Il Paese caucasico si avvicina alle elezioni, che vedono favorito il presidente uscente, dopo un periodo di fortissime tensioni politiche, culminate lo scorso novembre in scontri e disordini in tutto il Paese e la proclamazione dello stato d’emergenza.

    Hong Kong - regole democratiche
    Elezione diretta del governatore dal 2017 e dei deputati del parlamento locale dal 2020. Sono le importantissime tappe d’avvicinamento di Hong Kong ad una completa democrazia. Ad annunciarlo è stato l’attuale governatore, gradito a Pechino, della ex colonia britannica da dieci anni tornata sotto la giurisdizione della Repubblica popolare cinese. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 363
     
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