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Sommario del 28/12/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Il 2007 di Benedetto XVI: il Papa indica all'umanità la speranza certa in Cristo che vince il male della storia
  • Il Papa erige una nuova diocesi in Ghana
  • Dialogo, tolleranza e rispetto della dignità umana, i temi al centro dell'incontro in preparazione tra Benedetto XVI e i leader musulmani che hanno scritto al Papa. Intervista con il cardinale Tauran
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • I vescovi del Pakistan: una battuta d'arresto per la democrazia l'uccisione di Benazir Bhutto
  • Migliaia di giovani a Ginevra per l'Incontro europeo promosso dalla comunità di Taizé
  • Rischia il deterioramento la Sacra Culla di Gesù conservata nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore
  • Chiesa e Società

  • I giovani dell’Azione cattolica pellegrini in Terra Santa: il Papa li esorta “a moltiplicare i ponti di fraternità e solidarietà”
  • Preghiera interreligiosa in India per invocare la pace nello Stato di Orissa, teatro di attacchi contro i cristiani
  • Libano: il patriarca maronita Sfeir critica chi pone “precondizioni” all'elezione del presidente
  • L’appello dell’arcivescovo di Colombo sulla riconciliazione e la pace
  • Appello dell’arcivescovo di Bujumbura per la tregua in Burundi
  • Darfur: sempre di più i bambini che muoiono per mancanza di cibo
  • Assaltata dai ribelli una missione comboniana nella Repubblica Democratica del Congo
  • Migliora in Uganda il quadro dell’epidemia di Ebola ma resta lo stato di allerta
  • Cattolici e protestanti insieme in Indonesia per un messaggio di dialogo e pace
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nuove incursioni israeliane in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il 2007 di Benedetto XVI: il Papa indica all'umanità la speranza certa in Cristo che vince il male della storia

    ◊   Un anno scandito e guidato dalla Speranza evangelica: si può sintetizzare, così, il 2007 di Benedetto XVI, che in questi ultimi 12 mesi ha offerto ai fedeli la sua seconda Enciclica e il libro su “Gesù di Nazaret”. E’ stato l’anno dei viaggi apostolici in Brasile e in Austria, della Lettera ai cattolici cinesi, dell’Esortazione Sacramentum Caritatis e di un rinnovato dialogo ecumenico e con il mondo musulmano. Ripercorriamo alcuni momenti forti del 2007 di Benedetto XVI, il Papa della Speranza, nel servizio di Alessandro Gisotti:


    (Musica)

     
    “Spe salvi”, “Nella Speranza siamo stati salvati”. L’Enciclica sulla Speranza viene pubblicata alla fine del 2007, ma tutto l’anno che sta per terminare è consacrato da Benedetto XVI alla Speranza evangelica. Ogni gesto del suo Magistero è un invito a sperare nel Signore, nel suo Amore. L’8 gennaio incontra il Corpo diplomatico per i tradizionali auguri d’inizio anno. Il Papa chiede innanzitutto di non dimenticare l’Africa. Sottolinea le difficoltà a volte drammatiche con cui si confronta l’umanità, dai conflitti alla fame:

     
    “Il s’agit d’un défi qui consiste à promouvoir et à consolider …”
     
    Il Papa esorta la comunità internazionale a “promuovere e consolidare tutto ciò che c’è di positivo nel mondo e a superare, con buona volontà, saggezza e tenacia, tutto ciò che ferisce, degrada e uccide l’uomo”. Benedetto XVI testimonia la speranza di Cristo agli ultimi. Toccante la visita nell’istituto romano di pena per minori “Casal del Marmo”, il 18 marzo. In quello stesso giorno, all’Angelus, si sofferma sull’Esortazione postsinodale Sacramentum Caritatis, pubblicata il 22 febbraio, e spiega il legame tra l’Eucaristia e l’Amore cristiano, tema della sua prima Enciclica:

     
    "Ecco perché ho scelto come titolo Sacramentum caritatis, riprendendo una bella definizione dell’Eucaristia di San Tommaso d’Aquino ‘Sacramento della carità’. Sì, nell’Eucaristia Cristo ha voluto donarci il suo amore, che lo ha spinto ad offrire sulla croce la vita per noi”.
     
    Il 13 aprile, viene presentato il libro del Papa “Gesù di Nazaret”. Si tratta, come sottolinea Joseph Ratzinger nell’introduzione, del frutto di “un lungo cammino interiore”. Il volume diventa in pochi giorni un best seller in tutto il mondo. Il Papa compie gli anni, ma il regalo lo fa lui a noi. Il 16 aprile, infatti, Benedetto XVI festeggia il suo 80.mo compleanno. Il giorno prima, nella Messa per il suo genetliaco in Piazza San Pietro, ringrazia i fedeli che con amore filiale lo accompagnano nel suo ministero:

     
    “Ripetutamente vedo con gioia riconoscente quanto è grande la schiera di coloro che mi sostengono con la loro preghiera; che con la loro fede e con il loro amore mi aiutano a svolgere il mio ministero; che sono indulgenti con la mia debolezza, riconoscendo anche nell’ombra di Pietro la luce benefica di Gesù Cristo”.
     
    La settimana successiva, il 21 e 22 aprile, è a Vigevano e Pavia, una visita pastorale nel segno dell’amato Agostino, un modello sempre attuale per il popolo di Dio. Un Santo che ci esorta a sperare nell’amore di Gesù:

     
    “Alla scuola di Sant'Agostino ripeto questa verità per voi come Vescovo di Roma, mentre, con gioia sempre nuova, la accolgo con voi come cristiano. Servire Cristo è anzitutto questione d'amore”.
     
    Il mese di maggio è caratterizzato dal VI viaggio apostolico internazionale di Benedetto XVI, che per la prima volta si reca in America Latina. Il Papa è in Brasile dal 9 al 14 maggio del 2007 per la V Conferenza generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi, convocata nella città mariana di Aparecida. La visita del Papa dà un rinnovato slancio missionario alla Chiesa del continente. Uno dei momenti più intensi in terra brasiliana, Papa Benedetto lo vive alla Fazenda da Esperança, una comunità dove ragazzi tossicodipendenti rinascono grazie alla forza della speranza evangelica:

     
    “Lì, nella Fazenda da Esperança, i confini del mondo vengono veramente superati, si apre lo sguardo verso Dio, verso l’ampiezza della nostra vita, e così avviene un risanamento”.

     
    Il 17 giugno è ad Assisi in occasione dell’ottavo centenario della conversione di San Francesco. L’estate del 2007 si contraddistingue per la pubblicazione di documenti pontifici di grande rilevanza: il 22 giugno il Motu Proprio con il quale viene stabilito che sarà sempre necessaria una maggioranza di due terzi per eleggere il Successore di Pietro. Il 30 dello stesso mese, un evento di portata storica: la pubblicazione della Lettera del Papa ai cattolici cinesi. Così, parlando alla Curia Romana, il 21 dicembre, Benedetto XVI esprime la speranza che questa Lettera apra una nuova stagione nelle relazioni tra Roma e Pechino:

     
    “La Lettera è stata accolta con gioia e con gratitudine dai cattolici in Cina. Formulo l'auspicio che, con l'aiuto di Dio, essa possa produrre i frutti sperati”.
     
    Il mese di luglio si apre con la pubblicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum sull’uso della “Liturgia romana anteriore alla riforma del 1970”. Nella lettera inviata a tutti i vescovi del mondo, il Papa sottolinea che la ragione positiva del documento è la “riconciliazione” rispetto alle divisioni che in passato “hanno lacerato il Corpo di Cristo”. Il 20 luglio viene pubblicato il Messaggio per la GMG di Sydney sul tema “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”. E alla gioventù, Benedetto XVI lancia un messaggio dirompente a Loreto, il 2 settembre, in occasione dell’Agorà dei giovani italiani:

     
    “Andate controcorrente: non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito dell’essere”.
     
    Dal 7 al 9 settembre, Benedetto XVI è in Austria per il suo VII viaggio apostolico internazionale. Una visita culminata nel pellegrinaggio al Santuario mariano di Mariazell. “Guidati ed incoraggiati da Maria - è l’esortazione del Papa - vogliamo aguzzare il nostro sguardo cristiano”. Nel segno della speranza, pur non disconoscendo le difficoltà, sono i pronunciamenti del Papa sui temi chiave dell’ecumenismo e dei rapporti con il mondo musulmano. La lettera all’Assemblea ecumenica di Sibiu, la risposta ai 138 dotti musulmani ribadiscono la cura del Papa a promuovere un dialogo fondato sulla Verità e la Carità. Il 21 ottobre, a Napoli, all’incontro interreligioso promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, ribadisce che le religioni “devono offrire preziose risorse per costruire un’umanità pacifica”:

     
    “Di fronte a un mondo lacerato da conflitti, dove talora si giustifica la violenza in nome di Dio, è importante ribadire che mai le religioni possono diventare veicoli di odio; mai, invocando il nome di Dio, si può arrivare a giustificare il male e la violenza”.
     
    Il 24 novembre, si tiene il secondo Concistoro di Benedetto XVI per la creazione di 23 nuovi cardinali, di cui 18 elettori. La provenienza geografica dei porporati, sottolinea il Papa, è espressione dell’universalità della Chiesa. Nel 2007, oltre alla creazione dei nuovi cardinali, sono molte le nomine significative in Vaticano e nelle diocesi. Tra queste, ricordiamo quella del prof. Giovanni Maria Vian alla direzione dell’Osservatore Romano e del biblista Gianfranco Ravasi a capo del dicastero per la cultura. Le ultime settimane dell’anno sono illuminate dalla “Spe salvi”, quasi un dono che il Papa offre per Natale ai cristiani, ma invero a tutti gli uomini di buona volontà. La seconda Enciclica del Papa, pubblicata il 30 novembre, è anch’essa un successo editoriale come la Deus caritas est. Ecco, come all’Angelus del 2 dicembre, prima domenica d’Avvento, Benedetto XVI spiega l’unicità della speranza cristiana:

     
    “L’uomo viene redento dall’amore, che rende buona e bella la vita personale e sociale. Per questo la grande speranza, quella piena e definitiva, è garantita da Dio, che in Gesù ci ha visitati e ci ha donato la vita, e in Lui tornerà alla fine dei tempi. E’ in Cristo che speriamo, è Lui che attendiamo!”
     
    Una Speranza salvifica che tutti hanno il diritto di conoscere. Questo il significato profondo della Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangelizzazione, pubblicata il 14 dicembre dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Il documento, avverte il Papa, ricorda ad ogni fedele che nulla ci può esimere dall’affascinante impegno di annunciare la Buona Novella. Al cuore dell’uomo che spera la pace, il Papa si rivolge nel Messaggio per la 41.ma Giornata Mondiale della Pace, pubblicato l’11 dicembre. Benedetto XVI richiama la centralità della famiglia, vera “agenzia di pace”. Ogni uomo e ogni donna, è l’invito del Santo Padre, prenda consapevolezza della “comune appartenenza all'unica famiglia umana” e si impegni per “l'instaurazione di una pace vera e duratura”.

     
    (musica)

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    Il Papa erige una nuova diocesi in Ghana

    ◊   Il Santo Padre ha eretto la diocesi di Techiman, in Ghana, con territorio dismembrato dalle diocesi di Sunyani e di Konongo-Mampong, rendendola suffraganea della sede metropolitana di Kumasi.

    La nuova diocesi di Techiman conta circa 80 mila cattolici su una popolazione di 700 mila persone e dispone di 13 parrocchie: nella diocesi sono presenti 24 sacerdoti diocesani e 7 sacerdoti religiosi. La chiesa parrocchiale di Techiman dedicata a “St. Paul”, diventerà la chiesa cattedrale della nuova diocesi.

    Il Papa ha quindi nominato primo vescovo di Techiman, il rev. Dominic Nyarko Yeboah, sacerdote della diocesi di Sunyani. Il rev. Dominic Nyarko Yeboah, è nato il 19 dicembre 1953 a Nsuta, nella diocesi di Sunyani ed è stato ordinato sacerdote il 21 luglio 1990.

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    Dialogo, tolleranza e rispetto della dignità umana, i temi al centro dell'incontro in preparazione tra Benedetto XVI e i leader musulmani che hanno scritto al Papa. Intervista con il cardinale Tauran

    ◊   La Santa Sede guarda con aspettativa all’incontro in via di definizione che nel prossimo anno vedrà insieme e in dialogo Benedetto XVI e i rappresentanti dei 138 leader musulmani, fra i quali nel corso degli ultimi mesi è intercorso uno scambio epistolare. Con una seconda missiva al cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, resa nota ieri, i responsabili islamici hanno ringraziato il Papa per la sua disponibilità al confronto: già nei primi mesi del 2008, dunque, delegazioni delle due parti si vedranno per preparare un incontro che il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per dialogo interreligioso, non esita a definire “storico”. Ascoltiamo il porporato al microfono di Giovanni Peduto:


    R. - Il 19 novembre scorso, il cardinale Bertone ha risposto a nome del Santo Padre alla Lettera aperta firmata da 138 leader musulmani, con una lettera indirizzata al principe Gazi di Giordania, indicando che la Santa Sede era disposta a ricevere una delegazione ristretta di quei firmatari, con la possibilità di scambi di vedute e di riunioni con istituzioni specializzate come il PISAI, il Pontificio Istituto per gli Studi Arabi e d’Islamistica, e l’Università Gregoriana, sul contenuto di tale Lettera aperta. Il Papa ha risposto che era anche disposto a ricevere in udienza i partecipanti. Questa, è stata la prima tappa. Poi, il 12 dicembre scorso, il medesimo principe Gazi ha risposto al cardinale Bertone, dicendo che accettava la proposta della Santa Sede e che nel mese di febbraio-marzo verrebbero a Roma tre rappresentanti dei firmatari per preparare questo incontro in un certo senso storico.

     
    D. - E quali saranno le linee guida di questo incontro?

     
    R. - Penso che saranno tre i temi principali. Primo, il rispetto effettivo della dignità della persona umana, dei suoi diritti, in primo luogo il diritto alla libertà di coscienza e di religione. Poi, la necessità per il dialogo religioso di avere una conoscenza obiettiva della religione dell’altro. Quindi, come il cardinale Bertone scriveva nella sua lettera, la formazione dei giovani al rispetto reciproco e alla tolleranza. Penso che siano questi i grandi temi che saranno al cuore dei nostri incontri. Adesso, dopo le feste, incominceremo già a collaborare per concretizzare questo progetto.

     
    D. - E a fissare anche la data?

     
    R. - E a fissare anche la data, certo, secondo i calendari degli uni e degli altri. Ma c’è buona volontà da ogni parte e quindi io sono molto fiducioso nella riuscita di questo incontro.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Ampio rilievo, nell'informazione internazionale, all'assassinio dell'ex premier pakistano Benazir Bhutto. Un'analisi della situazione in Pakistan e una dettagliata sintesi delle reazioni della comunità internazionale al tragico avvenimento.

    Un articolo, in cultura, sulla nuova traduzione della Bibbia a cura della Conferenza episcopale italiana.

    Perché il Papa ha parlato in guaranì: Giampaolo Romanato sul fascino e sul significato del "sacro esperimento" inventato dai missionari gesuiti.

    Un articolo di Fabrizio Bisconti dal titolo "Gesù nasce nelle catacombe di Priscilla": annunciazione, natività e adorazione dei Magi secondo gli antichi cristiani.

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    Oggi in Primo Piano



    I vescovi del Pakistan: una battuta d'arresto per la democrazia l'uccisione di Benazir Bhutto

    ◊   E’ il giorno del dolore in Pakistan, scosso dalla morte dell’ex premier Benazir Bhutto, uccisa ieri in un attentato kamikaze a Rawalpindi al termine di un comizio elettorale. Una folla commossa ha partecipato ai suoi funerali in un clima di tensione e di violenza: sono 20 le vittime dei disordini scoppiati dopo la sua uccisione, rivendicata da Al Qaeda. Si teme il caos nel Paese nonostante il presidente Musharraf abbia confermato le elezioni per l’8 gennaio. Parole di condanna sono giunte dai vescovi del Pakistan. Il servizio di Benedetta Capelli:
     
    Padre e figlia accanto nella morte e nel destino. La salma di Benazir Bhutto riposa da oggi nel mausoleo di famiglia a Larkana, Paese natale che si trova a sud, dove è sepolto il padre Zulfikar Ali Bhutto, primo premier pachistano eletto con voto popolare nel 1973, deposto quattro anni dopo e impiccato nel 1979. Una morte terribile come quella della figlia, uccisa ieri da un kamikaze, che ha messo fine alle speranze di una parte del popolo pachistano, alla vigilia di nuove elezioni fissate e, confermate oggi dal presidente Musharraf, per l’8 gennaio. Una folla commossa ha reso difficile il passaggio del feretro, avvolto nella bandiera rosso-verde-nera - i colori del Partito del popolo del Pakistan- dietro il quale c’erano il marito della Bhutto e i suoi tre figli adolescenti. 5 km di tragitto tra due ali di gente in lacrime che ripeteva “Benazir è viva”. Intanto il Paese è piombato nel caos. Un bollettino ufficiale parla di oltre 20 vittime nelle violenze di strada, negli incendi e negli scontri che sono seguiti alla morte dell’ex premier in particolare nella provincia di Sindh e nel Punjab. A Hyderabad, l’esercito ha avuto ordine di sparare sulla folla per impedire ulteriori sommosse, 5 i feriti. 4 invece i morti per l’esplosione di un’autobomba durante un comizio elettorale nella valle di Swat, nord-ovest del Pakistan, tra le vittime anche un candidato del partito di Musharraf. Ordinata un’inchiesta governativa per l’uccisione della Bhutto, rivendicata da una cellula di Al Qaeda, anche l’esecutivo di Islamabad ha confermato che l’ex premier era un obiettivo della rete terroristica. “Una notizia tragica, terribile. Partecipiamo al dolore della popolazione pachistana” così Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, sull’assassino dell’ex premier. Il portavoce della Santa Sede ha poi aggiunto che il Papa è stato “immediatamente informato” dell’accaduto. Moltissimi i messaggi di condanna e cordoglio per l’omicidio di Benazir Bhutto anche i vescovi pakistani sono costernati per l'attentato e per quanto sta avvenendo nel Paese. Ascoltiamo il vescovo di Islamabad-Rawalpindi mons. Anthony Theodore Lobo, al microfono di Lydia O'Kane:

     
    R. – She was campaigning for a democratic order...
    Lei si stava battendo per un ordine democratico. Ora questo attentato è una battuta d’arresto per la democrazia. Sì, lei combatteva per rendere il Pakistan un Paese libero, per distanziarsi da un sistema autoritario, e per governare dopo essere stata liberamente eletta dal popolo. Ecco perché la sua morte rappresenta una battuta d’arresto per la democrazia. Adesso, non so proprio quello che succederà ora che è morta ...

     
    Ed ora si guarda al futuro del Pakistan dopo l’uccisione della Bhutto. Si teme in particolare per la stabilità dell’area, l’India ha ordinato lo “stato di vigilanza” ed ha rafforzato la frontiera mentre nello stato del Kashmir indiano la polizia si è scontrata con centinaia di manifestanti scesi in piazza per protestare contro l’uccisione dell’ex premier. Gli agenti hanno usato gas lacrimogeni per disperdere i dimostranti nelle strade di Srinagar. La perdita di Benazir Bhutto quali conseguenze avrà sulle dinamiche interne del Pakistan? Risponde il prof. Maurizio Simoncelli, esperto di geopolitica dell’Archivio Disarmo, intervistato da Giada Aquilino:

     
    R. – Indubbiamente, Benazir Bhutto avrebbe potuto aiutare la difficilissima transizione del Pakistan verso un sistema democratico. Va ricordato che il Paese, in realtà, è una sorta di culla dell’integralismo islamico, perché è lì che si sono formati, addestrati e preparati i combattenti integralisti che in passato hanno combattuto contro l’Armata Rossa ed è da lì che Al Qaeda ha preso le mosse. Il sistema politico-militare pakistano è profondamente permeato di integralismo islamico. Nell’immediato post 11 settembre, Musharraf si era presentato come alleato degli Stati Uniti, ma in realtà ciò non è mai avvenuto in modo chiaro e lineare: la prova è il fatto che continuava ad esserci una forte presenza di talebani nelle zone di confine tra Afghanistan e Pakistan. Musharraf ha giocato su due tavoli e sembra che, in realtà, ora il controllo dell’integralismo musulmano gli stia addirittura sfuggendo di mano. Egli stesso, dicono gli osservatori, rischia di rimanere vittima di questa ripresa di attentati di Al Qaeda e di gruppi affini.

     
    D. – L’obiettivo della Bhutto era un Pakistan più democratico e meno fondamentalista. Quale sarà ora il prossimo passo delle forze estremiste?

     
    R. – Si temono addirittura attentati di maggiore potenza, con l’obiettivo di far precipitare il Paese in una vera e propria guerra civile, come in Afghanistan e Iraq.

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    Migliaia di giovani a Ginevra per l'Incontro europeo promosso dalla comunità di Taizé

    ◊   Decine di migliaia di giovani provenienti da tutta Europa e anche da altri continenti sono arrivati oggi a Ginevra per partecipare al “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra”, promosso dalla Comunità ecumenica di Taizé. Al loro arrivo, i giovani hanno ricevuto una lettera di frère Alois, priore della comunità. Il testo è intitolato “Lettera da Cochabamba” ed è stato scritto in Bolivia durante un incontro di giovani latino-americani incentrato su temi fondamentali, quali la giustizia e il perdono. Sull’incontro di Ginevra, che si concluderà il prossimo primo gennaio dopo una veglia di preghiera per la pace, ascoltiamo frère John intervistato da Amedeo Lomonaco:


    R. – Saranno quattro giorni di preghiera e di incontro nelle parrocchie, con i partecipanti delle diverse Chiese, giorni di scambio, di riconciliazione, ma soprattutto di preghiera.

     
    D. – E’ cominciato, dunque, il 30.mo incontro europeo di preghiera: quale aspetto prevale quest’anno?

     
    R. – Quest’anno penso prevalga l’aspetto ecumenico, perché l’invito è venuto alla Chiesa cattolica, alla Chiesa riformata e alle altre confessioni cristiane.

     
    D. – Quale insegnamento possono trarre gli uomini e, in particolare i politici, dai giovani di Taizé?

     
    R. – I giovani di oggi, non solo i giovani di Taizé, non vogliono questa divisione ma vogliono scoprire che formiamo una sola famiglia, una famiglia umana. E penso che i cristiani hanno un messaggio da dare in questo senso: siamo tutti in Cristo una famiglia sola.

     
    D. – Ginevra diventa quindi un laboratorio di culture, religioni diverse. Cosa possiamo imparare?

     
    R. – Possiamo imparare gli uni dagli altri che possiamo vivere insieme. Se c’è questa voglia come cristiani e come credenti, se ci mettiamo tutti in presenza di Dio nella preghiera, questo ci unisce; da questo si può imparare a vivere insieme nella diversità.

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    Rischia il deterioramento la Sacra Culla di Gesù conservata nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore

    ◊   E’ allarme per la Sacra Culla, conservata nella Basilica papale di Santa Maria Maggiore a Roma. Le cinque assicelle di acero del I secolo ritrovate in Terra Santa da Elena, Madre dell'imperatore Costantino, che farebbero parte della mangiatoia in cui sarebbe stato deposto Gesù a Betlemme poco dopo la nascita, mostrano i segni di un preoccupante deterioramento. “Per questo occorre un restauro urgente non solo della reliquia ma anche della teca che la contiene ormai diventata troppo vulnerabile” spiega mons. Franco Gualdrini, prefetto della Sacrestia di Santa Maria Maggiore intervistato da Federico Piana:


    R. – La prima cosa che faremo subito dopo le feste è incaricare una commissione di esperti perché guardino la Culla, la esaminino e dicano loro cosa è opportuno fare. Ma io credo, senz’altro, che si possa intervenire.

     
    D. – Mons. Gualdrini, facciamo anche un po’ di storia. Questa Sacra Culla da dove arriva e cosa rappresenta per tutti noi?

     
    R. – La Culla di Gesù era già venerata in Palestina. Nel 642, Teodoro, di origine palestinese, diventa Papa e allora San Sofronio, che era patriarca di Gerusalemme e suo amico, gli dona queste reliquie della Sacra Culla, che erano a Betlemme. Così arriva a Roma e il Papa la manda a Santa Maria Maggiore verso il 650. Santa Maria Maggiore da allora fu chiamata Santa Maria ad Praesepe. Durante i secoli, i pellegrini che venivano a Roma andavano a venerare la Sacra Culla a Santa Maria Maggiore, Santa Maria ad Praesepe.

     
    D. – Possiamo dire che la Sacra Culla sia ancora sentita e venerata dai romani?

     
    R. – Quando i pellegrini vengono a Santa Maria Maggiore non possono non accorgersene, visto che è lì al centro. Che sia da rinvigorire questa devozione, forse sì...

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    Chiesa e Società



    I giovani dell’Azione cattolica pellegrini in Terra Santa: il Papa li esorta “a moltiplicare i ponti di fraternità e solidarietà”

    ◊   Favorire l’amicizia e lo scambio tra i giovani, nella condivisione della vita quotidiana. E’ l’obiettivo del pellegrinaggio in Terra Santa di 150 giovani dell’Azione Cattolica, provenienti da 27 Paesi. I ragazzi, che partiranno domani, si incontreranno con rappresentanti della comunità cristiana dei Luoghi Santi. A loro è rivolto il messaggio del Papa, firmato dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, nel quale Benedetto XVI affida in modo speciale ai giovani “il messaggio per la Giornata mondiale della pace 2008”, affinché sia trasmesso ai cristiani della Terra Santa. “I giovani – si auspica nel messaggio – sappiano moltiplicare i ponti di fraternità e solidarietà e dare continuità alle esperienze di incontro e amicizia affinché quanti vivono in Terra Santa non si sentano abbandonati, ma pienamente partecipi della grande famiglia della Chiesa universale”. Momento culminante del pellegrinaggio sarà la celebrazione della Giornata mondiale della pace il prossimo primo gennaio a Gerusalemme. (A.L.)

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    Preghiera interreligiosa in India per invocare la pace nello Stato di Orissa, teatro di attacchi contro i cristiani

    ◊   Vescovi, sacerdoti, suore, esponenti delle comunità sikh, buddisti e fedeli di altre religioni hanno partecipato a Mumbai, in India, ad una preghiera interreligiosa. Si è pregato per la pace nel distretto di Kandhamal, nello Stato orientale di Orissa, teatro di scontri e attacchi contro cristiani. Le violenze sono iniziate alla vigilia di Natale, quando alcuni militanti fondamentalisti indù hanno annunciato scioperi, blocchi e proteste contro i festeggiamenti del Natale da parte dei cristiani. Il giorno successivo è stato impedito ai fedeli di partecipare alla Messa natalizia. Sono seguiti violenti scontri nei quali è anche rimasto ferito il leader del partito induista. L’episodio ha scatenato nuovi, drammatici attacchi contro luoghi di culto cristiani: un giovane è morto ed altre 20 persone sono rimaste ferite. Nel tentativo di riportare la situazione alla calma, le autorità locali hanno poi costituito “un comitato per la pace” e proclamato il coprifuoco in tutta la zona a tempo indeterminato. I rappresentanti della comunità cristiana dello Stato di Orissa chiedono, in particolare, la messa al bando del ‘Vishwa Hindu Parishad’, organizzazione paramilitare estremista indù legata al partito ultranazionalista indiano di estrema destra. Il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, ha espresso poi “preoccupazione” ma anche fiducia nelle tradizioni di convivenza della “grande nazione indiana”. Il porporato – riferisce l’agenzia AsiaNews - ha anche sottolineato la necessità di creare “ponti” di comprensione e dialogo. Ed è necessario – ha detto il porporato - che le forze dell’ordine intervengano in modo adeguato. Le violenze - ha concluso – sono opera di un gruppo marginale e l’India è un grande Paese, con una ricca società multiculturale e multireligiosa. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Libano: il patriarca maronita Sfeir critica chi pone “precondizioni” all'elezione del presidente

    ◊   Il Libano possa ritrovare “stabilità, slancio, tranquillità e pace”. Lo ha detto il patriarca maronita cardinale Nasrallah Pierre Sfeir, esprimendo preoccupazione per il prolungarsi della crisi istituzionale nel Paese dei cedri. Il patriarca maronita contesta, in particolare, le richieste dell’opposizione parlamentare libanese, che pone delle condizioni per consentire l’elezione del presidente della Repubblica. Il porporato esprime inoltre critiche per “la chiusura del Parlamento”: per mesi, infatti, il presidente della Camera Nabih Berri, leader di Amal, movimento all’opposizione, si è rifiutato di convocare i deputati. Le parole del cardinale – rende noto l’agenzia AsiaNews - giungono alla vigilia della nuova riunione del Parlamento che dovrebbe tenersi domani. La sessione, secondo fonti locali, appare destinata a fallire, come le dieci precedenti, anche se tutti si dicono favorevoli ad eleggere il comandante dell’Esercito, Michel Sleiman. L’opposizione pone una serie di “precondizioni” che vanno dalla formazione di un governo di unità nazionale alla scelta del nuovo comandante dell’Esercito, alla durata stessa del mandato presidenziale. (A.L.)

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    L’appello dell’arcivescovo di Colombo sulla riconciliazione e la pace

    ◊   Un appello a tutti i fedeli dello Sri Lanka a promuovere la riconciliazione fra le diverse etnie del Paese. Lo ha rivolto l'arcivescovo di Colombo, Oswald Thomas Colman Gomis, aggiungendo che il Natale nello Sri Lanka è arrivato “in mezzo a nuvole scure di guerra”. Molti cittadini infatti muoiono di fame, non hanno una casa e sono senza lavoro. L’esortazione del presule - riferisce l’Osservatore Romano riprendendo la nota della Catholic News Agency - è quella di festeggiare il Natale nonostante le condizioni di sofferenza e agonia e di vivere la festa non solo come la celebrazione di una nascita, quella del Cristo, ma anche come una riconciliazione dell’uomo con Dio e dell’uomo con l’uomo. “Gesù infatti ci ha mostrato come tutti noi, indipendentemente dal colore, dalla religione o dalla casta, siamo fratelli o sorelle”. L’arcivescovo ha invitato quindi tutti i fedeli a vivere secondo il principio-guida dell’amore verso il prossimo, ricordando che Gesù ha donato la propria vita ai suoi amici ma anche ai suoi nemici. Tutti i cristiani dello Sri Lanka - ha detto infine l'arcivescovo di Colombo - siano riconciliatori ovunque ci siano dissensi e lotte. (C.C.)

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    Appello dell’arcivescovo di Bujumbura per la tregua in Burundi

    ◊   In Burundi, l’arcivescovo di Bujumbura, mons. Evariste Ngoyagoye, ha rivolto un accorato appello al governo e al gruppo ribelle del Fronte nazionale di liberazione: “una tregua – ha detto il presule – sarebbe il più bel regalo natalizio” per il popolo del Paese africano. L’arcivescovo ha anche sottolineato che questi sono tempi propizi “per fare un esame di coscienza”. Ma la situazione in Burundi resta tesa: fonti locali hanno riferito, stamani, che venerdì scorso due soldati sono rimasti uccisi per un’imboscata tesa da guerriglieri nella zona occidentale del Paese. L’accordo di cessate il fuoco, firmato lo scorso 7 settembre del 2006, è stato inoltre più volte violato negli ultimi mesi. Si è avuta poi una ulteriore battuta d’arresto sulla via della riconciliazione in seguito al boicottaggio, da parte dei ribelli, delle riunioni del comitato di monitoraggio e di verifica del processo di pace. I ribelli, come riferisce l’agenzia missionaria MISNA, chiedono la sostituzione del principale mediatore del processo di pace, considerato troppo vicino alle posizioni del governo. La guerra civile in Burundi, cominciata nel 1993, ha causato oltre 300 mila morti. (A.L.)

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    Darfur: sempre di più i bambini che muoiono per mancanza di cibo

    ◊   Nella martoriata regione sudanese del Darfur sempre più bambini muoiono di fame. E’ quanto denuncia il nuovo rapporto dell’ONU precisando che il 16,1% dei bambini coinvolti nel conflitto in atto nella regione dal febbraio 2003 sono affetti da grave malnutrizione. In Darfur sono presenti, attualmente, oltre 13 mila operatori umanitari e circa 80 organizzazioni non governative. Tuttavia, il loro intervento è ostacolato dal peggioramento delle condizioni di sicurezza. Un ulteriore ostacolo è determinato dall’arrivo di nuove ondate di sfollati, a causa di scontri tra tribù. Fonti dell’ONU precisano, inoltre, che nel corso del 2007 è cresciuto il numero delle aree interdette agli operatori. Si temono infatti attacchi contro convogli umanitari. Il nuovo rapporto si basa sulle informazioni raccolte nei mesi di agosto e settembre e, secondo diverse stime, sono più di due milioni gli sfollati interni nella regione. Lo studio denuncia poi “pratiche nutrizionali carenti per neonati e bambini” e un “complessivo peggioramento delle condizioni di sicurezza alimentare”. Il tasso di malnutrizione è molto alto soprattutto tra i bambini tra i 6 e i 29 mesi di vita e nello stato del Darfur del Nord, zona poco popolata e molto arida. Più confortanti sono invece i dati sull’accesso all’acqua e sull’uso di latrine: in questo caso, si registrano infatti miglioramenti rispetto agli anni scorsi. Sul versante politico, infine, Nazioni Unite e Unione Africana cercano di accelerare i tempi per l’invio di una missione congiunta. Ma secondo diversi analisti, sarà difficile completare, entro gennaio, il previsto dispiegamento di circa 26 mila uomini. (A.L.)

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    Assaltata dai ribelli una missione comboniana nella Repubblica Democratica del Congo

    ◊   Saccheggiata la missione dei comboniani a Duru, nella Repubblica Democratica del Congo, ad opera di un gruppo di ribelli del nord Uganda appartenenti al cosiddetto Esercito di Resistenza del Signore (LRA). L’Osservatore Romano riferisce che i ribelli hanno assaltato l’ospedale, la casa delle suore. Hanno anche sequestrato un religioso italiano rilasciato dopo poco, come ha riferito all’agenzia MISNA, Padre Fermo Bernasconi, superiore provinciale dei comboniani nel Paese. La popolazione civile in preda alla paura ha abbandonato la città di Duru e i villaggi circostanti per rifugiarsi nelle foreste. In base ai dati forniti da fonti locali, i Caschi Blu delle Nazioni Unite avrebbero aumentato le pressioni sul LRA, provocando il rimpatrio di alcuni gruppi di guerriglieri. Il fragile dialogo fra governi locali e ribelli è ancora altalenante, ma sono in corso i negoziati. Si attende entro la fine del gennaio 2008 la firma dell’accordo di pace globale. (C.C.)

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    Migliora in Uganda il quadro dell’epidemia di Ebola ma resta lo stato di allerta

    ◊   Un solo caso di un paziente in isolamento e nessun decesso registrato negli ultimi quattro giorni: è questo il quadro dell’epidemia di Ebola in Uganda come descritto ieri ad agenzie internazionali da Sam Okware, presidente della task force nazionale per la lotta contro questa malattia. Si tratta di segnali che mostrano la regressione del morbo. Ma gli operatori sanitari del distretto occidentale di Bundibugyo - sottolinea Sam Okware - devono “restare in stato di allerta e continuare a vigilare” perché “è troppo presto per dire che l’epidemia è stata fermata”. L’agenzia missionaria MISNA riferisce poi che secondo un documento diffuso lunedì scorso dal ministero della Sanità ugandese, dall’agosto di quest’anno, almeno 36 persone sono state uccise dal virus su un totale di 135 ammalati. L’ultima epidemia di Ebola in Uganda, iniziata nel nord e poi propagatasi in varie altre parti del Paese da ottobre 2000 a marzo 2001, ha provocato la morte di 224 persone. (A.L.)

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    Cattolici e protestanti insieme in Indonesia per un messaggio di dialogo e pace

    ◊   “Vivere moderatamente, giustamente e devotamente”: è il titolo del messaggio natalizio delle Chiese cattoliche e protestanti indonesiane. Il documento è stato firmato per i cattolici dai vescovi Martinus Situmorang Dogma della diocesi di Padang e Aloysious Maryadi Sutrisnaatmaka della diocesi di Palangkaraya, rispettivamente presidente e segretario generale della Conferenza episcopale indonesiana. I vescovi cattolici invitano i fedeli a vivere nella grazia di Dio che aiuta a respingere comportamenti non cristiani e desideri materiali. I presuli richiamano, poi, ai veri valori cristiani e invitano i fedeli ad educare i loro figli fin da piccoli agli insegnamenti di Dio. Il messaggio, reso noto dall'Osservatore Romano, prosegue ricordando che ogni cittadino può professare liberamente il proprio credo religioso con l’obiettivo di vivere in piena concordia e si conclude con un’esortazione a vivere nell’amore di Dio ricercando continuamente il dialogo con tutti i gruppi sociali e religiosi. (C.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nuove incursioni israeliane in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza

    ◊   Mo'tassem al-Sharif, una delle guardie del corpo dell'ex premier palestinese Abu Ala e capo negoziatore dell'ANP ai colloqui di pace, è stato ucciso nel corso un’operazione delle truppe dello Stato ebraico in Cisgiordania. L’agente di sicurezza era ricercato per una presunta fornitura di armi ai miliziani integralisti. Sempre in Cisgiordania, questa mattina, due giovani militari israeliani sono stati uccisi in un attentato di matrice palestinese. A Gaza, invece, uno dei leader del movimento della jihad islamica ed altri cinque miliziani sono rimasti vittime di una serie di incursioni aree israeliane. Le violenze delle ultime 24 ore non hanno tuttavia compromesso i timidi progressi dei negoziati di pace tra le autorità israeliane e palestinesi, registrati ieri a seguito dell’incontro tra Abu Mazen e Olmert. Nei colloqui avvenuti a Gerusalemme, i leader dei due Stati hanno superato alcuni degli attriti legati ai controversi piani di edilizia nei territori occupati.
     Corea-Iraq
    Il contingente militare della Corea del Sud resterà un altro anno in Iraq, sebbene il numero dei militari sarà ridotto dalle attuali 1.200 alle 600 unità. Lo ha deciso il parlamento del Paese asiatico, approvando una proposta del governo sul prolungamento della missione. Le truppe di Seul sono le terze per numero dopo quelle britanniche e statunitensi. Sul terreno, intanto, registra l’ennesima giornata di sangue. Sono almeno undici le vittime dell’esplosione di un’autobomba in uno dei più affollati mercati di Baghdad.

    Kenya
    Sale l’attesa per la proclamazione ufficiale dei risultati delle elezioni presidenziali in Kenya e, salvo clamorosi colpi di scena, si va ormai delineando una netta vittoria del leader dell’opposizione, Raila Odinga. Stando, infatti, ai dati parziali il distacco con l’uscente capo dello Stato, Mwai Kibaki, è forte e tende a crescere di ora in ora. La vittoria di Odinga sembra profilarsi anche nel parlamento, dove L'Orange Democratic Mouvement risulta maggioritario. Si segnala che nel Paese africano un presidente uscente non è mai stato sconfitto nel confronto elettorale. Intanto, le autorità hanno proclamato un giorno di festa per scongiurare incidenti al momento della proclamazione dei risultati. Si temono contraccolpi tribali, perché la sconfitta di Kibaki significherebbe un ridimensionamento del potere dei Kikuyo, principale etnia del Kenya, finora detentrice del potere nel Paese.

    Ciad
    Sono in volo verso la Francia i sei volontari francesi, che hanno ricevuto il via libera al loro ritorno in patria dalle autorità di N’Djamena. La Francia aveva chiesto ieri il loro rientro sulla base dell’accordo bilaterale di cooperazione giudiziaria del 1976. Due giorni fa, i sei volontari erano stati condannati a 8 anni di lavori forzati per aver rapito 103 bambini, presunti orfani del Darfur, con l’intento di portarli fuori dal Paese per farli adottare, e avevano poi avviato uno sciopero della fame e della sete per protestare contro la sentenza.

    Somalia
    Proseguono le trattative fra il governo argentino e quello somalo per la liberazione delle due donne rapite lo scorso mercoledì nella regione del Puntland, l’infermiera argentina, Pilar Bauza Moreno, e la dottoressa spagnola, Mercedes García, dell’organizzazione Medici Senza Frontiere (MSF). Oggi, è stata inviata dai sequestratori una lettera alle emittenti radiofoniche locali, dove si avanza una richiesta di riscatto di 250 mila dollari e si chiede che le trattative vengano svolte da rappresentanti diplomatici di Argentina e Spagna direttamente con loro senza passare attraverso le autorità del Puntland. Intanto, a Mogadiscio sale tensione fra le truppe filogovernative e gli integralisti islamici. Un civile e morto e altri quattro sono rimasti feriti a seguito degli scontri avvenuti ieri nelle strade della capitale.

    ColombiaE' tutto pronto per la liberazione di tre prigionieri nelle mani delle FARC, le Forze armate rivoluzionarie colombiane. Il governo di Bogotà ha precisato che l’operazione dovrebbe cominciare in giornata per concludersi domenica. Ad essere liberati saranno Clara Rojas , ex candidata alla vicepresidenza e assistente di Ingrid Betancourt, suo figlio, nato durante la prigionia, e la parlamentare Consuelo Gonzales de Perdomo. L’imminente rilascio è stato confermato anche dal fatto che una delegazione dei familiari degli ostaggi si è spostata a Caracas per attenderli, su invito del presidente venezuelano Hugo Chavez.
    Indonesia Sale il bilancio delle vittime delle alluvioni in Indonesia. Sono ormai oltre 130 i morti, decine i dispersi e circa 2000 gli sfollati delle frane e smottamenti causati dalle pesanti piogge torrenziali, che nei giorni scorsi hanno messo in ginocchio le regioni centrali dell’isola di Giava. Esercito, polizia e volontari sono ancora al lavoro tra le macerie e le strade inondate dal fango. Per far fronte all’emergenza, il governo ha inoltre inviato nelle zone più colpite decine di tonnellate di alimenti, mentre il presidente Yudhoyono ha ribadito il massimo impegno nella gestione dei soccorsi.

    Nepal
    Il parlamento nepalese ha ratificato l'accordo raggiunto dai partiti della coalizione di governo con gli ex ribelli maoisti per la fine della monarchia. Il Paese himalayano diventerà ora una Repubblica, in coincidenza dell'insediamento dell'Assemblea costituente.
     Italia - Dl sicurezza Il governo italiano ha approvato il nuovo decreto sicurezza che disciplina le espulsioni dei cittadini comunitari. Il provvedimento stabilisce l'espulsione immediata anche per i cittadini dell'Unione Europea sospettati di terrorismo. Il testo, dal quale è stata stralciata la norma contro l'omofobia contestata da alcuni settori della maggioranza, sostituisce quello approvato dopo l’omicidio della signora Reggiani e successivamente non convertito in legge dalle camere. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Chiara Calace)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 362
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