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Sommario del 27/12/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • La Chiesa ricorda San Giovanni Apostolo ed Evangelista. Il Papa: è il discepolo che "con folgorante intuizione" proclama che "Dio è amore"
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • I dotti musulmani firmatari del documento “Una parola comune” sono pronti ad incontrare Benedetto XVI: ad annunciarlo, in una lettera al cardinale Bertone, è il principe giordano Ghazi bin Muhammad bin Talal
  • Natale in Turchia: clima disteso tra cristiani e musulmani. La riflessione di mons. Padovese
  • Da domani a Ginevra l'Incontro europeo dei giovani promosso dalla Comunità di Taizé. Il messaggio di Benedetto XVI
  • Al via a Roma il 28.mo Convegno di “Fine d’anno con Maria”
  • Vivere la speranza cristiana in famiglia: la testimonianza di due genitori alla luce dell’Enciclica “Spe salvi”
  • Chiesa e Società

  • Repubblica Democratica del Congo: nuovo appello di mons. Monsengwo per "una cultura di pace"
  • India: un vescovo denuncia le violenze contro le minoranze cristiane
  • New Delhi: un gruppo di estremisti indù attaccano la mostra di un famoso pittore musulmano. Considerate offensive le sue opere sulle divinità indiane
  • "Il Natale in Terra Santa: una chiamata alla riconciliazione": l'auspicio del cardinale Sandri
  • In Palestina la testimonianza di padre Musallam: un Natale sotto assedio
  • Ecuador: 70 mila i migranti tornati a casa per le feste
  • Costa d'Avorio: dopo cinque anni un Natale di pace e di speranza. La testimonianza di un sacerdote
  • In Vietnam l'iniziativa di alcune parrocchie per aiutare i migranti a Ho Chi Minh City
  • Programma di Capodanno "alternativo" per i ragazzi dell'Agorà che si ritrovano a Loreto dopo l'incontro di settembre con Benedetto XVI
  • Capodanno: padre Rungi invita i sacerdoti a dissuadere i fedeli dall'uso dei botti
  • Bologna: il cardinale Caffarra celebra una Messa per don Benzi nel giorno dei Santi Martiri Innocenti
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attentato in Pakistan: uccisa l'ex premier Benazir Bhutto
  • Il Papa e la Santa Sede



    La Chiesa ricorda San Giovanni Apostolo ed Evangelista. Il Papa: è il discepolo che "con folgorante intuizione" proclama che "Dio è amore"

    ◊   Oggi la Chiesa celebra la memoria liturgica di San Giovanni Apostolo ed Evangelista. Benedetto XVI ha dedicato all’apostolo ben tre catechesi del mercoledì nell’estate del 2006. Ce ne parla Sergio Centofanti:


    San Giovanni Evangelista – afferma il Papa - non è un teorico: ha incontrato Gesù, vero Dio e vero uomo, e questa esperienza concreta comunica agli altri. In lui “tutto è mosso dal paradossale intento di far vedere l’invisibile” e anche di fronte a chi lo perseguita non può tacere quello che ha visto e ascoltato:

     
    “Proprio questa franchezza nel confessare la propria fede resta un esempio e un monito per tutti noi ad essere sempre pronti a dichiarare con decisione la nostra incrollabile adesione a Cristo, anteponendo la fede a ogni calcolo o umano interesse”. (Udienza generale del 5 luglio 2006)
     
    Giovanni “proclama con folgorante intuizione che Dio è amore”, amore che Dio ha dimostrato concretamente in Gesù:

     
    "Dio non si è limitato alle dichiarazioni verbali, ma, possiamo dire, si è impegnato davvero e ha 'pagato' in prima persona … Ecco fin dove è giunto l'amore di Gesù per noi: fino all'effusione del proprio sangue per la nostra salvezza!" (Udienza generale del 9 agosto 2006)
     
    Giovanni parla del comandamento nuovo di Gesù: amatevi come io vi ho amati. “E’ così – sottolinea il Papa - che l'amore diventa davvero cristiano: perché è “indirizzato verso tutti senza distinzioni” e perché giunge “fino alle estreme conseguenze, non avendo altra misura che l’essere senza misura”:

     
    “Quelle parole di Gesù, ‘come io vi ho amati’, ci invitano e insieme ci inquietano; sono una meta che può apparire irraggiungibile, ma al tempo stesso sono uno stimolo che non ci permette di adagiarci su quanto abbiamo potuto realizzare. Non ci consente di essere contenti di come siamo, ma ci spinge a rimanere in cammino verso questa meta”. (Udienza generale del 9 agosto 2006)
     
    Il Papa parla quindi di Giovanni, autore dell’Apocalisse che ci rivela in Cristo il senso di tutta la storia che altrimenti resterebbe incomprensibile: il veggente di Patmos trascrive le sue grandi visioni: quella fondamentale riguarda la figura dell’Agnello sgozzato che sta ritto in piedi, in mezzo al trono dove è già assiso Dio stesso:

     
    “Gesù, il Figlio di Dio, in questa terra è un Agnello indifeso, ferito, morto. E tuttavia sta dritto, sta in piedi, sta davanti al trono di Dio ed è partecipe del potere divino. Egli ha nelle sue mani la storia del mondo. E così il Veggente vuol dirci:  abbiate fiducia in Gesù, non abbiate paura dei poteri contrastanti, della persecuzione! L'Agnello ferito e morto vince! Seguite l'Agnello Gesù, affidatevi a Gesù, prendete la sua strada! Anche se in questo mondo è solo un Agnello che appare debole, è Lui il vincitore!” (Udienza generale del 23 agosto 2006)
     
    Il Papa invita a imitare Giovanni che poggia il capo sul petto del Maestro durante l’Ultima Cena:

     
    “Il Signore ci aiuti a metterci alla scuola di Giovanni per imparare la grande lezione dell’amore così da sentirci amati da Cristo 'fino alla fine' (Gv 13,1) e spendere la nostra vita per Lui”. (Udienza generale del 5 luglio 2006)

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Catamarca, Argentina, presentata da mons. Elmer Osmar Ramón Miani, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede mons. Luis Urbanc, finora vescovo coadiutore della medesima diocesi.

    Sempre in Argentina, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Mercedes-Luján presentata da mons. Rubén Héctor Di Monte, per raggiunti limiti di età. Il Santo Padre ha nominato arcivescovo di Mercedes-Luján mons. Agustín Roberto Radrizzani, salesiano, finora vescovo di Lomas de Zamora.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Gran parte dell'informazione internazionale è dedicata alla notizie provenienti dalle aree di crisi dimenticate, e individuate da Benedetto XVI nel messaggio Urbi et Orbi.

    In cultura, un saggio di Gianfranco Ravasi dal titolo "Quel profugo innocente scampato al massacro": la strage dei bambini di Betlemme perpetrata da Erode e la fuga in Egitto secondo i Vangeli canonici e apocrifi.

    Emanuela Ghini sull'attualità delle "Omelie del tempo di Natale" di Giuseppe Dossetti.

    Nell'informazione religiosa in evidenza un articolo dal titolo "Natale di terrore per i cristiani nello Stato indiano dell'Orissa": morti, feriti, chiese e abitazioni incendiate nell'attacco sferrato da un'organizzazione fondamentalista indù.

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    Oggi in Primo Piano



    I dotti musulmani firmatari del documento “Una parola comune” sono pronti ad incontrare Benedetto XVI: ad annunciarlo, in una lettera al cardinale Bertone, è il principe giordano Ghazi bin Muhammad bin Talal

    ◊   I dotti musulmani, firmatari della Lettera Aperta ai leader cristiani, “Una Parola comune tra Noi e Voi” ringraziano Benedetto XVI per il suo “personale incoraggiamento e interessamento” nei confronti del dialogo cattolico-musulmano. E’ quanto sottolinea uno dei firmatari e promotore del documento, il principe giordano Ghazi bin Muhammad bin Talal, in una lettera inviata al cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Rincuorati dalla recente visita in Vaticano” del re saudita Abd Allah bin Abd Al-Aziz, siamo “molto disponibili ad incontrare” Benedetto XVI a Roma. E’ quanto scrive il principe giordano al cardinale Bertone, dopo essersi consultato con un buon numero dei principali firmatari e sostenitori della Lettera dei 138 dotti musulmani al Papa e ai leader cristiani. Il principe si sofferma sulle due dimensioni del dialogo: intrinseca, che si riferisce alle nostre anime, ed estrinseca, che si riferisce alla società. Il dialogo, viene ribadito nella lettera, è “per definizione tra persone con punti di vista differenti, non tra persone con lo stesso punto di vista”. “Il nostro motivo per dialogare – prosegue la lettera – è essenzialmente voler cercare la buona volontà e la giustizia per praticare quello che noi musulmani chiamiamo rahmah” e che voi “avete piacere di chiamare caritas”.

     
    Il principe giordano afferma che “un accordo teologico completo tra cristiani e musulmani non sia inerentemente possibile per definizione”. Tuttavia, si conferma la volontà di “mantenere ferma” l’attitudine comune e la “cooperazione basata su quello in cui siamo d’accordo” per “l’interesse del bene comune e per il bene del mondo intero”. Sempre in questi giorni, è stato pubblicato un messaggio dei dotti musulmani rivolto ai cristiani per il Natale e l’anno nuovo. "La redenzione del figlio di Abramo da parte di Dio - si legge nel messaggio - rimane fino ad oggi una garanzia divina ed una forte lezione per tutti i seguaci delle fedi abramitiche, per salvare e proteggere ogni singola vita umana e specialmente le vite dei bambini". In questo periodo che vede coincidere le festività natalizie e la festa musulmana dell'Hajj, i dotti augurano a cristiani e musulmani che il prossimo anno possa essere "un anno di umile pentimento di fronte a Dio e di reciproco perdono dentro le comunità e fra loro".

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    Natale in Turchia: clima disteso tra cristiani e musulmani. La riflessione di mons. Padovese

    ◊   Il Natale è stato vissuto in modo particolare anche da un Paese a maggioranza musulmana come la Turchia. La minoranza cristiana ha celebrato la Solennità della Natività di Cristo in un'atmosfera di ritrovata serenità dopo l'ultimo attacco ad un sacerdote cattolico. Ascoltiamo in proposito il vicario apostolico dell'Anatolia mons. Luigi Padovese intervistato da Fabio Colagrande:


    R. – Il clima del Natale che viviamo in Europa o nel mondo occidentale ha dei riverberi anche sul mondo musulmano, cioè anche qui – almeno negli aspetti esterni – si nota una certa partecipazione, per cui penso che sia proprio un fenomeno di osmosi che passa da una cultura all’altra e questo mi sembra già un fatto abbastanza significativo. Quindi, non passano soltanto le cose negative, ma anche aspetti positivi!

     
    D. – Lo scambio di messaggi tra il Papa e i leader religiosi islamici, la visita del re dell’Arabia Saudita in Vaticano, sono in qualche modo dei fatti che hanno avuto una eco in Turchia?

     
    R. – Sulla stampa nazionale, sono stati rilevati, questi aspetti, e penso soprattutto a livello di autorità religiose. Ritengo che siano dei passi che si stanno facendo. Forse ancora troppo piccoli, però la speranza si alimenta anche di piccole cose, e quindi credo che anche questo possa servire.

     
    D. – Quindi, l’impressione di una comunità cattolica in Turchia che vive anche nella paura, nella sofferenza dopo il recente attentato a Smirne a padre Franchini, è un’impressione forse non corretta …

     
    R. – Penso che motivi di tensione ci siano stati e in parte ci sono ancora, cioè non è che questi momenti di festa ci facciano dimenticare quello che è passato. D’altra parte ci stiamo accorgendo che le autorità hanno un atteggiamento veramente di attenzione nei nostri confronti. Quindi, penso che il clima stia un po’ mutando, i passi che si stanno facendo sono relativamente piccoli. E’ una questione di tempo, perché in fondo il problema della Turchia è il problema di ritrovare una nuova identità rispetto a un passato in cui viveva una situazione molto diversa da quella odierna.

     
    D. – Il premier Erdogan ha diffuso un messaggio per il Natale condannando come inaccettabili gli episodi di violenza contro i religiosi cristiani in Turchia. Ecco: al di là del significato politico-diplomatico, concretamente questo messaggio è importante per voi?

     
    R. – Penso proprio di sì, perché mi pare che sia un atteggiamento sincero. Precedentemente, era un po’ emersa qualche difficoltà, qualche perplessità riguardo all’atteggiamento del passato governo; mi pare che attualmente ci si stia orientando verso un atteggiamento di maggiore apertura, anche nei confronti delle minoranze religiose, dovuta – secondo me – a tante circostanze, non da ultimo anche al riconoscimento che il pluralismo, in Turchia, non è un problema e non deve essere visto come un problema ma come una ricchezza di questo Paese.

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    Da domani a Ginevra l'Incontro europeo dei giovani promosso dalla Comunità di Taizé. Il messaggio di Benedetto XVI

    ◊   Oltre 40 mila ragazzi e ragazze, provenienti da tutta Europa, parteciperanno a Ginevra, a partire da domani e fino al prossimo primo gennaio, al “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra”, promosso dalla comunità ecumenica di Taizé. Rivolgendosi ai giovani del movimento ecumenico internazionale, fondato nel 1940 da frère Roger, il Papa scrive in un recente messaggio che “solo Cristo ci offre la chiave di una vera speranza, di una speranza che sorpassa ogni piccola speranza che possiamo avere”, perché ci orienta all’avvenire e alla “felicità eterna”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    "La vostra fiducia in Dio – si legge nel messaggio di Benedetto XVI – possa suscitare in voi la speranza ed aiutarvi a cambiare il mondo, basandovi sui valori evangelici, in particolare sul perdono, la punta estrema dell’amore, perché colui che perdona non si ferma all’errore commesso ma apre un nuovo avvenire”. “Se la pace è frutto della giustizia – scrive il Papa ai giovani che si accingono a partecipare al 30.mo Incontro europeo di preghiera - essa lo è ancora più nel perdono, che sigilla davvero la riconciliazione fra coloro che ieri si sfidavano o si opponevano, permettendo loro di fare un cammino insieme”. Il Santo Padre invita quindi i giovani ad essere “artefici del perdono tra i fratelli e costruire un mondo riconciliato”. Ma nelle situazioni di conflitto è possibile riuscire ad ascoltare l’altro? Risponde frère Richard, della comunità di Taizé :

    “Abbiamo fatto esperienza in questi incontri che anche i giovani dei Paesi in conflitto sono capaci di ascoltarsi, di capirsi e di diventare amici. Ieri sono arrivati con un pullman dalla Croazia e dalla Serbia e stamani è stato bello vederli parlare, fare amicizia. Il Vangelo è veramente capace di andare oltre le memorie spesso dolorose di conflitti del passato e di aprire una via di comunione e di fiducia tra gli uomini”.

    Il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, invita in un messaggio i giovani a scoprire Cristo: "se l’uomo non rinuncia al suo desiderio di dominare gli altri – scrive il patriarca – non potrà mai vivere la giustizia di Dio”. Ma l’uomo è capace di realizzare una più equa ripartizione dei beni?:

    “La giustizia comincia nel cuore dell’uomo. All’inizio bisogna rinunciare a questi desideri di dominare, per vedere nell’altra persona non una minaccia, ma una fonte di gioia e di aiuto”.

    Ai giovani si propone, in particolare, di uscire dalla propria vicenda personale, fronteggiando l’eventuale insuccesso senza perdere la fiducia e la speranza, testimoniando concretamente la solidarietà nella quotidianità. Ma i giovani sono oggi in grado di essere vicini a quelli che vivono esperienze di povertà, anche spirituale?

    “Questi incontri, come anche altri incontri di giovani, mostrano che ci sono delle capacità spesso nascoste nei giovani di andare verso l’altro, di capire l’altro, di dare una mano all’altro concretamente, molto spesso anche prendendosi il tempo di ascoltare l’altra persona. C’è una vera capacità nel cuore di tanti giovani di vivere questa solidarietà secondo il Vangelo”.

    Ma come arrivare fino al perdono e porre così le basi di una riconciliazione profonda che neanche le più gravi fratture possono insidiare?:

    “Non ci può essere un’esigenza di perdono fuori dalla chiamata del Vangelo. Ciò che noi possiamo fare, quando c’è un incontro così, è creare uno spazio dove forse il perdono diventi possibile. Ma è vero che in questi incontri europei che organizziamo c’è sempre molto tempo per rimanere in silenzio davanti a Dio, con gli altri giovani. E’ solamente nel segreto del cuore che può nascere un perdono vero, che poi riesce a guarire anche le ferite del passato”.

    Filo conduttore dei quattro giorni di incontri e riflessione sarà un testo del priore della comunità di Taizé, frere Alois, intitolato “Lettera da Cochabamba” ed incentrato sull’importanza dell’ascolto dell’altro, sui valori della giustizia, della solidarietà e del perdono. Nella notte del 31 dicembre, ogni parrocchia organizzerà, infine, una veglia di preghiera per la pace, alla quale seguirà un momento di incontro interculturale, intitolato la “Festa dei popoli”.

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    Al via a Roma il 28.mo Convegno di “Fine d’anno con Maria”

    ◊   Da domani fino a domenica prossima si tiene a Roma, presso la Pontificia Facoltà Teresianum, il 28° Convegno Mariano “Fine d’anno con Maria” promosso dal Centro di cultura mariana. Tema dell’incontro: ‘Maria e la Parola di Dio rivelata, celebrata, vissuta’. Il Convegno è programmato soprattutto per operatori di pastorale: sacerdoti, religiosi, religiose e laici, che giungeranno a Roma da tutta Italia. Giovanni Peduto ha intervistato il promotore dell’iniziativa, padre Ermanno Toniolo, dei Servi di Maria, professore di teologia in diversi Pontifici atenei romani e gli ha chiesto quale sia il rapporto tra Maria e Parola di Dio:


    R. – Un rapporto costitutivo, permanente, di una relazione assoluta, perché Maria veramente è tutta nella Parola di Dio, anzi, è il luogo dove la Parola di Dio si è fatta carne ed il Padre ha espresso se stesso nel Verbo da lei incarnato.

     
    D. - Il Papa ha convocato un sinodo per l’anno prossimo per rimettere al centro della vita dei cristiani la Parola di Dio: i cristiani leggono e meditano poco la Bibbia …

     
    R. – Questo è vero, ed è una grande carenza. Il Concilio Vaticano II ha tanto insistito che il posto primario della nostra catechesi e della nostra meditazione sia la Parola di Dio, perché nella Parola di Dio non solo si rivela il progetto di Dio, ma anche la nostra vita attinge quella linfa per poter camminare ed essere i testimoni di Cristo e del suo Vangelo.

     
    D. – E infatti, diceva San Girolamo, “ignorare le Sacre Scritture significa ignorare Cristo” …

     
    R. – E’ vero! Perché realmente Cristo nell’Antico Testamento, diceva allora Sant’Agostino, è nascosto, è velato; nel Nuovo Testamento si manifesta. Leggere allora l’Antico e il Nuovo Testamento in simmetria, come faceva Maria, che lo meditava nel suo cuore, significa entrare nel profondo di questa Parola di Dio che è insieme ricchezza, che è anche dono e deve diventare per noi pienezza di vita.

     
    D. - Nella “Deus caritas est”, Benedetto XVI scrive che Maria “parla e pensa con la Parola di Dio; la Parola di Dio diventa parola sua ... Così si rivela che i suoi pensieri sono in sintonia con i pensieri di Dio, che il suo volere è un volere insieme con Dio …” ...

     
    R. – Esattamente. E aggiunge: “Essendo intimamente penetrata dalla Parola di Dio, Ella può diventare Madre della Parola incarnata”. Il Natale, dunque, si manifesta come la pienezza di questa parola: prima accolta nel cuore, e poi diventata – nel suo grembo – carne e dono all’umanità. Il Papa moltissimo insiste su questo e io credo che tutti noi e tutta la Chiesa debba seguire il Magistero del suo pastore ed entrare veramente nel vivo con Maria ed anche nella luce di Maria, nel leggere, approfondire e far proprie tutte le Divine Scritture ed ogni loro parola.

     
    D. - Il Papa ha detto che la prima parola del Nuovo Testamento è quel “Rallegrati” che l’arcangelo Gabriele dice a Maria nell’Annunciazione …

     
    R. – E’ un annuncio di pace. L’hanno ri-tradotto, adesso; prima dicevamo: “Ave”, ma giustamente “Xaire”, in greco, significa “gioisci”. Questa parola di gioia, secondo tutta la tradizione greca e latina, significa la gioia che scende dall’alto, che Dio dona attraverso l’Angelo a Maria in pienezza per riparare quella condanna di Eva e per donare al mondo il Nuovo Testamento che si chiama “evangelo”, cioè “annunzio di gioia”: da Maria fiorisce la gioia, da Maria si espande e si espanderà fino ai tempi futuri e per l’eternità.

     
    D. - Come leggere il Vangelo aiutati da Maria?

     
    R. – Io penso che non si può soltanto leggere, perché leggere può essere una cosa esterna. L’importante è accogliere in ascolto. Ecco la parola della Vergine in ascolto: colei che ha la Parola, la ascolta, la medita, la penetra, in certo qual modo la sviscera e la tiene dentro di sé come una gemma preziosa, la custodisce nel cuore. Così anche noi, di ogni parola, specialmente del Signore, dei Santi Vangeli che sono il vertice delle Scritture e dei Santi Apostoli del Signore, e anche dell’Antico Testamento, dobbiamo farne tesoro come Maria: “Conservava e custodiva nel cuore, meditando, ogni Parola del Signore”.

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    Vivere la speranza cristiana in famiglia: la testimonianza di due genitori alla luce dell’Enciclica “Spe salvi”

    ◊   La seconda Enciclica di Benedetto XVI invita a riflettere sulla Speranza come dono in virtù del quale è possibile affrontare il presente. Un presente che può essere faticoso, ma che è possibile vivere ed accettare nella certezza della via mostrataci da Cristo. Ma come vive quotidianamente una famiglia la speranza? Tiziana Campisi ne ha parlato con Alessandro e Gabriella De Petris, genitori di due bambini. A loro ha chiesto anzitutto come definire la speranza:


    R. – (Alessandro) La speranza è un affidarsi e da quell’affidarsi scaturisce un cambiamento, un modo nuovo di vedere tutto il mondo, tutte le relazioni, quello che avviene nel quotidiano. E’ veramente una trasformazione dinamica, di giorno in giorno ed è ovviamente una scelta: quella di mettersi da una parte, dalla parte del bene. Da qui poi discende tutto il nostro quotidiano e si trasforma in azioni, in un modo di vivere, nel modo di educare i figli, nel dialogo tra noi, nella nostra relazione.

     
    R. – (Gabriella) Io vorrei dire prima di tutto che cosa non è per noi la speranza. Per noi non è un’illusione, non è una speranza vana, in qualcosa di vago, ma la nostra speranza è concreta, si basa sulla nostra vita, sul nostro incontro con Cristo, che ci ha cambiato la vita, ce l’ha trasformata e ce la cambia ogni giorno.

     
    D. – Cosa significa vivere la speranza nel matrimonio?

     
    R. – (Gabriella) In questi tempi in cui il matrimonio è così attaccato e tante coppie si dividono, lo sentiamo proprio forte. La nostra speranza, la nostra certezza è che il nostro matrimonio è per sempre. Il Signore è venuto e sta con noi. Non siamo soli ed è Lui che ci dà la speranza, ci dà la certezza che possiamo andare avanti. E poi si alimenta ogni giorno, si alimenta nella preghiera insieme, nel dialogo, si alimenta anche nel vivere la nostra intimità. E’ un continuo alimentare la speranza nei momenti di fatica dello stare insieme. Ci sono, infatti, dei momenti di litigi, di scontri, ma anche lì la speranza ci aiuta nella certezza di trovare comunque un punto di incontro. E’ sempre così, infatti, e ci aiuta a crescere come coppia.

     
    D. – Quali spunti vi ha dato l’Enciclica di Benedetto XVI, la “Spe salvi”?

     
    R. – (Alessandro) Per esempio, c’è un riferimento alla libertà di fronte al possesso, che secondo me è un segno forte della speranza: l’essere liberi di fronte al fatto di possedere qualcuno o qualcosa. Non solo liberi, quindi indipendenti da questo, ma anche nel dono. Il fatto di non avere, di non pensare al possesso, ai fattori economici e che nel proprio piccolo si può dare qualcosa e tutti possono avere qualcosa e che è facile donare. L’altro aspetto è il discorso della sofferenza. Tendenzialmente siamo spaventati di fronte alla sofferenza. La speranza è veramente una risposta. La sofferenza senza speranza è qualcosa che arriva ad una fine perversa. Se non sbaglio il Pontefice usa questo termine. Invece, la sofferenza con la speranza è un grosso aiuto. E’ la presenza di Cristo, è la presenza di Dio che ci prende per mano nelle situazioni più difficili, nelle malattie, nelle grandi prove o anche nelle piccole prove e ci porta proprio con sé e ci fa vivere la sofferenza in un’altra maniera: quasi dono per gli altri.

     
    D. – Lei è madre di due bambini, Chiara e Francesco. Cosa significa essere madre e coltivare la speranza ogni giorno?

     
    R. – (Gabriella) Questo è mettere in atto la speranza che si ha dentro. E’ attraverso di loro che vediamo crescere la speranza che abbiamo dentro. La vediamo crescere in loro. Donargli la speranza in un mondo migliore, farli credere in questo e dargli anche la libertà per poi poter vivere la loro vita.

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    Chiesa e Società



    Repubblica Democratica del Congo: nuovo appello di mons. Monsengwo per "una cultura di pace"

    ◊   “Salute, gioia, giustizia e pace, vissute in pienezza da tutto il popolo, ecco gli auguri del cielo per il nostro Paese che tarda a cogliere a piene mani la pace che Cristo gli offre tutti i giorni. Il silenzio delle armi tarda ad arrivare perché il seme della pace piantato nei nostri cuori dal Signore cade tra le spine”. Così - informa l'agenzia MISNA - mons. Laurent Monsengwo, presidente della Commissione episcopale congolese e arcivescovo di Kinshasa, nella sua omelia di Natale. Appena pochi giorni dopo l’appello congiunto dei vescovi alla comunità internazionale e al mondo politico per la pace nell’est del Paese, il presule torna dunque sullo stesso tema con i fedeli. “Dal punto di vista etico e morale – ha affermato – la problematica della pace non si limita all’eccesso di armamenti, ma è prima di tutto una cultura che dipende dallo spirito generale che condiziona i comportamenti delle autorità”. La pace vera, ha ribadito, dipende dalla presenza di Dio nella vita dell’uomo ed è il frutto di “cuori riconciliati con se stessi e con il prossimo”. Infine un nuovo richiamo ai potenti: “Non si può vivere in verità sotto lo sguardo di Dio e imporre a un intero popolo dodici anni di guerra inutile che hanno avuto come conseguenza la morte di milioni di persone. Un serio esame di coscienza collettivo si impone d’urgenza in un anelo di dialogo e di verità, di giustizia e pace”. (S.G.)

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    India: un vescovo denuncia le violenze contro le minoranze cristiane

    ◊   Mons. Thomas Thiruthalil, vescovo di Balasore (Orissa) e presidente del Consiglio regionale dei vescovi dell’Orissa, ha inviato ieri ad AsiaNews un commento sulle violenze avvenute a Natale nello Stato dell’Orissa. Secondo il vescovo è vergognoso che in uno Stato democratico come l’India ci siano delle leggi che permettano ai fondamentalisti indù di fare violenze “legali” contro le minoranze religiose. Il presule fa riferimento al Freedom of Religion Act (OFRA) che, passato nel 1967, ha attuato tutta una serie di leggi anti-conversione che, sotto l’apparente scopo di proteggere le persone dalle conversioni forzate, è diventato un metodo per frenare la libertà religiosa e di pensiero, accusando in modo falso la Chiesa di attuare continue conversioni. Proprio all’origine delle violenze di Natale ci sarebbe Swami Saraswati, il leader del movimento anti-conversioni. Il vescovo ribadisce inoltre l’ingiustizia degli attacchi contro i missionari cristiani che offrono il loro servizio a tutte le comunità religiose, anche quelle di maggioranza indù. Alla luce di questa persecuzione, mons. Thiruthalil richiama infine l’Enciclica del Papa ‘Spe salvi’ come messaggio profetico per rafforzarli nel difficile momento che stanno vivendo in Orissa. (C.C.)

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    New Delhi: un gruppo di estremisti indù attaccano la mostra di un famoso pittore musulmano. Considerate offensive le sue opere sulle divinità indiane

    ◊   Attivisti nazionalisti dello Shiv Sena, partito fondamentalista indù, hanno attaccato oggi a New Delhi una mostra d'arte del famoso pittore indiano Maqbool Fida Hussein, di religione musulmana. L'assalto ha causato la chiusura dei locali e il danneggiamento di due opere, riporta l’agenzia ANSA. La mostra - la prima dopo 20 anni di assenza dell'artista - si stava tenendo all'India International Center uno dei due più importanti centri espositivi e culturali della città quando, nonostante la presenza di molti visitatori, simpatizzanti dello stesso partito indù, gli estremisti hanno fatto irruzione nei locali, scontrandosi con gli agenti di sicurezza. Già prima della sua inaugurazione, la settimana scorsa, gli organizzatori della mostra avevano ricevuto minacce di morte. Gli estremisti ritengono infatti offensive le opere di Maqbool Fida Hussein, definito da Forbes ''il Picasso indiano'', sulle divinità indù rappresentate nude o seminude. L’artista, a seguito di alcune manifestazioni di protesta e aggressioni nei suoi confronti, ha scelto di vivere a Dubai. (S.G.)

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    "Il Natale in Terra Santa: una chiamata alla riconciliazione": l'auspicio del cardinale Sandri

    ◊   «La comunità cattolica mondiale deve impegnarsi a coltivare la fantasia della carità cristiana perché risuoni sempre l'annuncio del Natale che partì dalla Terra Santa». Lo afferma il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, in un’intervista rilasciata all’Osservatore Romano. “La Chiesa cattolica — afferma il porporato — è erede di una speciale responsabilità verso quanti oggi abitano in Terra Santa, perché fin dagli inizi della Redenzione ha vissuto insieme alla grande famiglia di tutti i cristiani sulle tracce del passaggio storico del suo Signore”. Interpellato sulle condizioni di vita dei cristiani là presenti, il cardinale Sandri parla di “una situazione non serena” provata “dall'inarrestabile flusso migratorio verso Occidente e tante altre parti del mondo”. I cristiani vengono definiti “doppia minoranza, rispetto ad Israele perché in gran parte sono palestinesi e all'interno dello stesso popolo palestinese per la loro esiguità numerica e perché ritenuti talora rappresentanti di un mondo occidentale ostile”. “Va assicurato anche a loro – questa la richiesta del prefetto per le Chiese Orientali - il diritto cardine della persona, che è la libertà religiosa”. E per raggiungere questo obiettivo, conclude il cardinale Sandri, occorrono “la preghiera e l'opera per la pace, prima di tutto, con la conseguente sensibilizzazione di tutte le istanze locali e internazionali coinvolte nel processo di pace elaborato per l'area mediorientale”. (S.G.)

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    In Palestina la testimonianza di padre Musallam: un Natale sotto assedio

    ◊   Padre Manuel Musallam, parroco della chiesa della Santa Famiglia, unico sacerdote cristiano di rito latino nella Striscia di Gaza e responsabile di una scuola che raccoglie oltre 1200 studenti di ogni estrazione e credo religioso tra Bir Zeit e Gaza, racconta al telefono con la MISNA la sua amarezza per l’attuale situazione e le sue ripercussioni soprattutto sui bambini che attendono tutto l’anno l’arrivo del Natale: “Abbiamo dovuto inventarci l’impossibile per addobbare la scuola nel tentativo di rendere meno triste questo periodo dell’anno, in genere il più atteso dai bambini di tutto il mondo; ma non si trovano neanche le decorazioni, e quelle degli anni scorsi sono andate perdute o sono diventate vecchie. Né ci saranno dolci, per i bambini di Gaza; soltanto fragole, quelle che i coltivatori della Striscia non possono più esportare a causa del blocco imposto da Israele sul commercio palestinese”. Il sacerdote ricorda inoltre che nel periodo natalizio vengono organizzate una serie di attività che coinvolgono anche la comunità musulmana, per favorire l’integrazione e il dialogo pacifico, anche se la popolazione palestinese della Striscia, costretta a subire le dure limitazioni imposte dal governo israeliano è ormai allo stremo dopo circa sei mesi di embargo e i bambini sono i più traumatizzati dalle violenze. (C.C.)

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    Ecuador: 70 mila i migranti tornati a casa per le feste

    ◊   Un lungo viaggio alle spalle, le braccia cariche di regali e sorrisi raggianti. Così si presentano agli aeroporti internazionali di Guayaquil e Quito i 70 mila cittadini ecuadoriani emigrati negli Stati Uniti o in Spagna che in questi giorni tornano in patria per passare le festività natalizie con la famiglia. Secondo i dati della Direzione dell'Immigrazione, pubblicati dalla stampa locale e diffusi dall’agenzia MISNA, ognuno di loro porta una media di duemila dollari in regali e in denaro contante per le spese correnti. A ben vedere, il rientro natalizio degli immigrati innesca un considerevole indotto economico a beneficio, oltre che dei commercianti, anche di compagnie aeree, corrieri postali, banche e agenzie di trasferimento di denaro. Vantaggi dunque anche per quelle società “ospitanti” spesso tanto ostili nei confronti di chi è costretto a vivere lontano da casa. Si stima che il flusso economico legato ai rientri di persone e spedizioni doni e denaro in Ecuador ammonti a 128 milioni di dollari, di cui 440.000 in tasse. (S.G.)

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    Costa d'Avorio: dopo cinque anni un Natale di pace e di speranza. La testimonianza di un sacerdote

    ◊   “Questo è un vero Natale di pace”: Padre François Komenan descrive così all’agenzia MISNA lo spirito di grande speranza che circonda le festività natalizie nella zona di Bouake, nel centro della Costa d’Avorio. Dopo cinque anni bui di crisi politico-militare e di divisione, grandi passi avanti sono stati compiuti negli ultimi mesi nel Paese. “Dopo un lungo processo di riconciliazione – ha spiegato il sacerdote, parroco a Mbahiakro, vicinissimo a Bouake, bastione dell’ex ribellione – ora è il momento della visita di Gesù, che viene per tutti noi”. “Gli anni di crisi – ha poi ricordato – hanno impoverito la popolazione, ma in parallelo è aumentato lo spirito di solidarietà”. Negli ultimi cinque anni - dal tentato golpe contro il presidente Laurent Gbagbo del 19 settembre 2002 - la Costa d’Avorio è stata, infatti, tagliata in due, con la metà nord sotto controllo della ribellione delle Forze nuove. Prima della crisi, l’economia del Paese era una delle più prospere dell’Africa, basata su un’agricoltura sviluppata e diversificata – cacao, caffè, zucchero, banane, olio di palma e cotone – e risorse di petrolio e gas. Dopo diversi e infruttuosi tentativi, gli accordi di Ouagadougou, firmati dai protagonisti della crisi, hanno finora portato risultati concreti. (S.G.)

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    In Vietnam l'iniziativa di alcune parrocchie per aiutare i migranti a Ho Chi Minh City

    ◊   Si è svolta a Ho Chi Minh City, in Vietnam, la settimana dedicata alle attività sociali e pastorali per i migranti, organizzata dalle parrocchie di San Paolo. La città – informa l’Osservatore Romano – conta circa sette milioni di abitanti dei quali due milioni, tra cui numerosi cattolici, sono migranti. La maggior parte di loro stenta a mantenere le proprie famiglie e non ha la possibilità di coltivare la propria vita spirituale. I bambini, infatti, non possono frequentare le scuole e imparare il catechismo. Così i sacerdoti delle parrocchie hanno organizzato dei brevi corsi per spiegare loro la vocazione, inserendo anche attività pastorali e sociali. Al giorno d’oggi in Vietnam l’economia si sviluppa rapidamente, mentre le politiche sociali scarseggiano. E le crisi e i disagi della famiglia si aggravano. Questa la testimonianza di una donna, riportata da AsiaNews: “Io, mio marito e mia figlia ci siamo trasferiti a Ho Chi Minh City dalla provincia di Quang Nam. Mio marito, muratore, si è ammalato di tubercolosi e ora sono io a occuparmi della famiglia. Fortunatamente la parrocchia di San Paolo ci ha aiutato”. (S.G.)

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    Programma di Capodanno "alternativo" per i ragazzi dell'Agorà che si ritrovano a Loreto dopo l'incontro di settembre con Benedetto XVI

    ◊   “Accendi una luce”. È questo il tema del “Capodanno controcorrente” che si preparano a festeggiare i ragazzi italiani a Loreto. Da sabato, infatti, il popolo giovanile dell’Agorà che a settembre ha incontrato Benedetto XVI nella cittadina marchigiana, si riunisce nuovamente per iniziare insieme il nuovo anno. Sulla scia dell’invito che il Santo Padre ha rivolto loro pochi mesi fa – “Andate controcorrente!” – hanno organizzato un veglione lontano dalle abitudini dei loro coetanei in cui, oltre alla festa, trovano spazio condivisione e preghiera. La notte del 31 cammineranno in silenzio verso il santuario lauretano per la veglia presieduta dall’arcivescovo Giovanni Tonucci e dopo i festeggiamenti della mezzanotte si collegheranno con Sydney con i giovani australiani che lavorano alla Giornata Mondiale della Gioventù. Il popolo dell’Agorà, informa inoltre Avvenire, sta promuovendo anche nel resto d’Italia numerose notti di Capodanno controcorrente, di vicinanza con chi soffre e di adorazione eucaristica. (S.G.)

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    Capodanno: padre Rungi invita i sacerdoti a dissuadere i fedeli dall'uso dei botti

    ◊   “Con i botti, solo mutilazioni e morte”. È il richiamo di padre Antonio Rungi, passionista e già direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Sessa Aurunca (Caserta), “alla realtà di ogni fine anno che porta sofferenza e morte in tante famiglie degli italiani”. “Ricordare gli effetti devastanti sulla vita delle persone causati dai botti di Capodanno – ha detto il prelato all’agenzia Adn Kronos – è un dovere di tutti e soprattutto di noi sacerdoti che possiamo e dobbiamo fare opera di informazione, di educazione specialmente dall'altare e negli incontri con i fedeli in questi ultimi giorni dell'anno”. Da qui l’appello ai parroci perché domenica prossima invitino i fedeli al buon senso sull’uso dei fuochi. “Non vogliamo che a causa dei botti di Capodanno – conclude padre Rungi – si aggiungano altre sofferenze alle famiglie campane, meridionali e italiane già toccate da tanti motivi di dolore e malattia”. (S.G.)

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    Bologna: il cardinale Caffarra celebra una Messa per don Benzi nel giorno dei Santi Martiri Innocenti

    ◊   Una Santa Messa in ricordo di don Oreste Benzi, a quasi due mesi dalla scomparsa e nel giorno in cui la Chiesa ricorda i Santi martiri Innocenti, verrà celebrata domani a Bologna dall'arcivescovo, il cardinale Carlo Caffarra, nel Santuario di San Luca alle 16. Saranno presenti - informa il sito dell'Arcidiocesi - i membri della Comunità Papa Giovanni XXIII e le suore Missionarie della Carità. Sono invitate a partecipare alla liturgia, inoltre, tutte le comunità parrocchiali, le associazioni e i movimenti della Diocesi. La commemorazione dei martiri bambini vittime dell'ingiustizia degli adulti, si legge nel comunicato, era una ricorrenza particolarmente cara a don Benzi. (S.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Attentato in Pakistan: uccisa l'ex premier Benazir Bhutto

    ◊   All’insegna della violenza la marcia di avvicinamento alle elezioni presidenziali in Pakistan fissate per l’8 gennaio. In un attentato, avvenuto durante una manifestazione elettorale a Rawalpindi, ha perso la vita l'ex premier Benazir Bhutto, tornata in patria dopo un lungo esilio per partecipare alle consultazioni. Le sue condizioni erano apparse subito molto gravi: probabilmente le è stato fatale un colpo di pistola. Anche altri esponenti del suo partito sono rimasti feriti nell'agguato nel quale sono morte almeno 30 persone. Da tutto il mondo stanno giungendo parole di condanna per l'attentato. Il governo degli Stati Uniti ha parlato di "una vera tragedia" mentre l'esecutivo della Russia ha espresso biasimo per quanto accaduto. Anche i sostenitori dell’ex premier Sharif, accorsi a Islamabad per un raduno elettorale, sono stati attaccati negli scontri con militanti di un partito filo-governativo. Quattro i morti e tre feriti.
     
    Kenya-elezioni
    Alta l’affluenza alle urne in Kenya, dove 14 milioni di elettori sono chiamati a rinnovare le amministrazioni locali, la Camera e il capo di Stato, in un clima difficile e violento. File ai seggi e momenti di tensione dovuti ad una serie di errori che hanno coinvolto anche il candidato alla presidenza Odinga. Regna l’incertezza e la Chiesa locale, nei giorni scorsi, ha fatto appello perché si cerchi la via del dialogo. Il nostro servizio:


    Bisogna scegliere 210 membri del Parlamento, oltre 2.000 amministratori locali ma, soprattutto, il nuovo capo dello Stato, ruolo chiave negli equilibri della Repubblica presidenziale. I seggi sono stati aperti stamani alle 6, le 4 in Italia, e subito si è registrata un’alta affluenza alle urne. Nel distretto di Kibera, cuore della baraccopoli più grande dell'Africa sub-sahariana, gli elettori hanno fatto anche sei ore di fila. Non sono mancati momenti di tensione perché in molti seggi non c’erano i registri elettorali, oppure alcune persone non erano state registrate. Ssfortunato protagonista di questa seconda eventualità è stato lo stesso Odinga, candidato dell’opposizione alla presidenza del Kenya. Dopo l’imbarazzo generale, l’ex ministro dei Lavori pubblici, che già denunciava il fatto come “una mossa calcolata”, ha potuto poi votare. Clima teso, dunque, anche se non si segnalano incidenti. La stessa campagna elettorale si è chiusa con toni infuocati: Odinga, sostenuto anche dalla minoranza islamica e con un largo seguito nelle baraccopoli di Nairobi, ha accusato l’attuale presidente Kibaki, in corsa per un alto mandato, di preparare brogli e per questo si temono violenze durante lo spoglio delle schede. I sondaggi danno una sostanziale parità anche se in leggero vantaggio lo sfidante Odinga perché Kibaki, pur avendo reso gratuita l’istruzione primaria, non ha portato a termine le riforme accentuando poi le divisioni etniche. Domani la proclamazione ma si temono ritardi, in questo clima, i vescovi del Kenya hanno fatto appello, prima del voto, per favorire il dialogo e ricordato la necessità di lavorare per una nazione unita.

    Russia–elezioni
    Secondo un sondaggio sulle consultazioni presidenziali del 2 marzo, su un campione di 1.600 persone, il 79 per cento sarebbe a favore di Medvedev, indicato formalmente da Putin come suo candidato. Intanto, dalla corsa al Cremlino si è ritirato ieri Boris Nemtsov, leader dell'Unione delle Forze giuste, che ha esortato gli altri candidati di opposizione a lanciare "un ultimatum" a Putin affinché garantisca una consultazione libera e corretta.

    Iraq
    Ancora vittime in Iraq. Secondo un comunicato del comando statunitense, 11 terroristi sciiti sono stati uccisi in un’operazione nella regione a maggioranza sciita di Kut, 170 chilometri a sud-est di Baghdad. Un’azione scattata per catturare un leader ribelle responsabile di attacchi contro le forze della coalizione. Due giorni fa, ma lo si è saputo solo oggi, le truppe americane insieme con quelle irachene hanno arrestato a Ramadi due esponenti di Al Qaeda sospettati di essere coinvolti nel rapimento e nell'uccisione di tre soldati americani in Iraq lo scorso maggio. Intanto nella capitale due esplosioni, avvenute in diverse zone della città, hanno causato la morte di un civile e 11 feriti. Violenza che arriva all’indomani dell’approvazione dell’amnistia per migliaia di detenuti nelle carceri gestite congiuntamente dai militari americani e da quelli iracheni. Intanto la Casa Bianca si è detta preoccupata per una possibile recrudescenza dopo i raid turchi nel Kurdistan iracheno contro le basi del PKK.

    Afghanistan
    Resta forte la tensione tra la comunità internazionale e l’Afghanistan per la vicenda dei due diplomatici dell’ONU e dell’Unione Europea espulsi dal Paese perché persone non gradite. I due – rispettivamente britannico e irlandese- hanno lasciato Kabul stamani. Per il governo Karzai entrambi avrebbero avuto contatti non autorizzati con i talebani.

    Medio Oriente
    Nuovo incontro oggi a Gerusalemme tra il premier israeliano Olmert ed il presidente palestinese Abu Mazen per rilanciare il negoziato di pace dopo il vertice americano di Annapolis. Sulla riunione peseranno i piani edilizi decisi da Israele su Gerusalemme est, futura capitale dello stato. Secondo fonti palestinesi, due esponenti della Jihad Islamica sono stati arrestati oggi in Cisgiordania.

    Indonesia
    Rischia di aggravarsi il bilancio delle inondazioni che hanno colpito l’Indonesia. Almeno 50 persone risultano disperse dopo il crollo di un ponte nella provincia di Giava Est. Sono quasi 80 le vittime accertate in seguito alle frane e agli smottamenti dovuti alle piogge torrenziali.

    Tsunami-sud-est asiatico
    Tre anni dopo lo tsunami del 26 dicembre 2004, il sud est asiatico riparte. La tragedia venne scatenata da un terremoto sottomarino in pieno Oceano Indiano: l'intera area, secondo gli esperti, resta tuttora a rischio, ma dall’Indonesia allo Sri Lanka, dalla Thailandia al Bangladesh sono tanti i progetti portati avanti da autorità locali e organizzazioni internazionali. Alcuni sono giunti anche a conclusione: l’Italia, per esempio, chiude in questi giorni la propria missione in Sri Lanka, finanziata con oltre 50 milioni di euro donati da cittadini, enti, associazioni e sottoscrizioni private. In tutta la zona comunque rimane mobilitata la rete internazionale della Caritas. Sulla situazione oggi, ascoltiamo Paolo Beccegato, responsabile dell’Area Internazionale di Caritas Italiana, intervistato da Eliana Astorri:


    R. – C’è stata una lunga, prima fase di emergenza. Questa fase si è sostanzialmente conclusa, tranne in quelle località dove allo tsunami si è poi sommato un secondo problema, più o meno grave. Penso all’Indonesia e in particolare all’isola di Nias, vicino Sumatra, dove tre mesi dopo c’è stato uno dei terremoti più devastanti della storia, il 28 marzo del 2005. E penso pure al fronte di battaglia in Sri Lanka, tra il governo centrale di Colombo e le cosiddette Tigri Tamil. In queste due zone ci sono ancora persone - i cosiddetti profughi, sfollati interni soprattutto - che non possono far ritorno alle proprie case.

     
    D. – Per tutto quello che riguarda invece le coltivazioni andate perdute per gli allagamenti, oggi qual è la situazione? Si è ripreso a lavorare su quei terreni?

     
    R. – Diciamo di sì. Sostanzialmente in tutti i posti, oltre alla ripresa e alla ricostruzione abitativa, c’è la ripresa socio-economica. Pensiamo soprattutto al settore della pesca, che è stato il più danneggiato, e a quello dell’agricoltura. Oltre agli aiuti di emergenza, ovunque il lavoro è stato una priorità sin dall’inizio, per ridare dignità alle persone e offrire una possibilità di sostentamento.
     
    Italia-governo
    Crescita del potere d’acquisto dei salari e riduzione della pressione fiscale, riforme: sono questi i cardini dell’azione di governo per il 2008. Lo ha spiegato il premier Romano Prodi nella tradizionale conferenza stampa di fine anno. Una risposta a chi, nell’opposizione ma anche tra i suoi alleati, considera finita l’esperienza di questo esecutivo. Il servizio di Giampiero Guadagni:


    Nel 2007, l’Italia è uscita dall’emergenza economica proseguendo spedita nella strada del risanamento dei conti pubblici. Ma resta la percezione dell’incertezza dei cittadini sia sul fronte economico, sia su quello della sicurezza. Romano Prodi risponde così agli attacchi e alle critiche di alcuni alleati e allo scetticismo dell’Europa e degli organismi internazionali. Nella conferenza stampa di fine anno, Prodi ha dunque rilanciato un’iniziativa politica di legislatura per attuare il programma al quale vincolare tutto il centrosinistra. Prodi pensa per prima cosa a misure per far recuperare il potere d’acquisto dei salari ai cittadini delle fasce più deboli, agendo sulla leva dei contratti di lavoro e sulle detrazioni fiscali, in particolare a vantaggio di famiglie con figli. Per la ripresa economica, il premier punta anche su infrastrutture e liberalizzazioni, ricerca e rilancio della pubblica amministrazione. Ma il 2008 dovrà essere anche l’anno delle riforme, in testa il tassello della legge elettorale, obiettivo – afferma Prodi – da raggiungere con un accordo parlamentare il più possibile condiviso. Tutti questi temi saranno sul tavolo della verifica di maggioranza in programma il 10 gennaio. Il premier dovrà cercare di convincere soprattutto i liberaldemocratici di Lamberto Dini che definiscono “disperate” le mosse annunciate da Prodi. Per Dini, il governo è ormai in minoranza al Senato e occorre lavorare ad uno nuovo, istituzionale e di larghe intese. Ma per il resto dell’Unione, l’unica alternativa a questo esecutivo sono le elezioni anticipate e Prodi chiosa: un governo si abbatte solo con un voto di sfiducia. (Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni)
     
    Sri Lanka
    E’ durato due ore e mezzo, in Sri Lanka, il sequestro del ministro del Lavoro senza portafoglio e alcuni suoi collaboratori presi in ostaggio all’interno degli studi della tv pubblica per aver maltrattato pubblicamente il direttore del telegiornale che non ha trasmesso un discorso del politico. Le autorità avevano inviato anche le teste di cuoio per liberarlo ma le scuse pubbliche del ministro hanno messo fine alla vicenda.

    Colombia-ostaggi
    Potrebbe essere oggi il giorno della libertà per l’ex deputata colombiana Consuelo Gonzalez, per Clara Rojas, collaboratrice di Ingrid Betancourt, e per suo figlio Emmanuel, nato durante la prigionia. Sembra tutto pronto per la missione di recupero degli ostaggi in mano alle FARC, Forze armate rivoluzionarie della Colombia. Il presidente venezuelano Hugo Chavez, che ha lavorato per lo scambio, ha detto di non voler aspettare un giorno di più mentre la Croce Rossa ha fatto sapere che l'operazione potrebbe slittare. Per Ingrid Betancourt, ex candidata alle elezioni presidenziali, Chavez ha riconosciuto che i tempi saranno più lunghi.
     
    Somalia-MSF
    Sono in corso negoziati tra Medici Senza Frontiere e le autorità della Somalia, in seguito al rapimento di due membri dell’organizzazione umanitaria, una dottoressa spagnola e un’infermiera argentina. Il sequestro si è verificato ieri nella regione del Puntland, nel nord-est del Paese. Ancora incerte le motivazioni dei rapitori. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Chiara Calace)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 361
     
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