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Sommario del 26/12/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Nella Solennità di Santo Stefano, Benedetto XVI sottolinea che il martirio cristiano è sempre un atto d’amore verso Dio e gli uomini. Il Papa ricorda i tanti cristiani tuttora vittime di persecuzioni
  • Gioia e gratitudine dei fedeli nelle diocesi italiane in cui è stata annunciata la visita del Papa nel 2008
  • Oggi in Primo Piano

  • Con una serie di testimonianze, approfondiamo il significato del martirio dei cristiani nei diversi continenti
  • A tre anni di distanza, le popolazioni del sudest asiatico ricordano le vittime dello tsunami e chiedono di non essere dimenticate
  • Presentato il libro "Preaching Justice" dedicato al contributo dell'Ordine Domenicano alla Dottrina sociale della Chiesa
  • Un presepe vivente per aiutare i bambini del Brasile: è l’iniziativa della Comunità Missionaria di Villaregia
  • Chiesa e Società

  • La violenza anticristiana si scatena in India nello Stato dell’Orissa: ucciso un giovane e incendiate 12 chiese
  • Filippine: tra violenza e povertà, i volontari cristiani e gli operatori pastorali sono reali testimoni di pace
  • Francia: Villiers-le-Bel "è anche luogo di pace, amore e speranza". Così, il vescovo durante la Messa di Natale nel quartiere parigino
  • Siria: nasce, su iniziativa dei francescani della Custodia di Terra Santa, un centro giovanile nei pressi della "piccola Lourdes"
  • A Praga e Londra in processione per ricordare i bambini non nati
  • "Rispettare la vita non è un problema di coscienza. Se c'è va accolta": l'Osservatorio Internazionele Van Thuan aderisce alla proposta di moratoria sull'aborto
  • Diocesi di Napoli: il salone di rappresentanza del palazzo arcivescovile apre le porte a 250 poveri
  • Pace: bando di concorso per il "Premio Martin Luther King per i diritti umani"
  • 24 Ore nel Mondo

  • Indonesia: piogge e smottamenti provocano oltre 70 vittime
  • Il Papa e la Santa Sede



    Nella Solennità di Santo Stefano, Benedetto XVI sottolinea che il martirio cristiano è sempre un atto d’amore verso Dio e gli uomini. Il Papa ricorda i tanti cristiani tuttora vittime di persecuzioni

    ◊   Con il suo straordinario esempio, Santo Stefano rammenta ad ognuno di noi che il martirio cristiano è esclusivamente un atto d’amore verso Dio e verso gli uomini: è quanto sottolineato da Benedetto XVI, all’Angelus in Piazza San Pietro, incentrato sulla figura del primo martire cristiano. Il Papa ha poi messo l’accento sulla testimonianza offerta ancora oggi da tanti cristiani che soffrono e muoiono per annunciare il Vangelo, come anche per vivere in comunione con la Chiesa ed essere fedeli al Papa. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    “Fu lapidato alle porte della città e morì, come Gesù, invocando il perdono per i suoi uccisori”. Benedetto XVI ha sottolineato che è la “carità divina” il profondo legame tra Cristo e il suo primo martire Stefano. Quello stesso Amore “che spinse il Figlio di Dio a spogliare se stesso e a farsi obbediente fino alla morte di croce”, è stata la sua riflessione, “ha poi spinto gli Apostoli e i martiri a dare la vita per il Vangelo”:

     
    “Bisogna sempre rimarcare questa caratteristica distintiva del martirio cristiano: esso è esclusivamente un atto d’amore, verso Dio e verso gli uomini, compresi i persecutori. Perciò noi oggi, nella santa Messa, preghiamo il Signore che ci insegni “ad amare anche i nostri nemici sull’esempio di [Stefano] che morendo pregò per i suoi persecutori”.

     
    “Quanti figli e figlie della Chiesa nel corso dei secoli – ha rammentato - hanno seguito questo esempio!”. Una testimonianza che inizia durante la prima persecuzione a Gerusalemme, fino alle schiere dei martiri dei nostri tempi:

     
    “Non di rado, infatti, anche oggi giungono notizie da varie parti del mondo di missionari, sacerdoti, vescovi, religiosi, religiose e fedeli laici perseguitati, imprigionati, torturati, privati della libertà o impediti nell’esercitarla perché discepoli di Cristo e apostoli del Vangelo; a volte si soffre e si muore anche per la comunione con la Chiesa universale e la fedeltà al Papa”.

     
    Riprendendo la sua Enciclica "Spe salvi", il Papa ha dunque ricordato l’esperienza del martire vietnamita Paolo Le-Bao-Thin che trasformò la sofferenza in gioia “mediante la forza della speranza che proviene dalla fede”. Ed ha aggiunto: “Il martire cristiano, come Cristo e mediante l’unione con Lui, “accetta nel suo intimo la croce, la morte e la trasforma in un’azione d’amore”. La violenza, è stato il suo richiamo, “si trasforma in amore e quindi la morte in vita”:
     
    “Il martire cristiano attualizza la vittoria dell’amore sull’odio e sulla morte. Preghiamo per quanti soffrono a motivo della fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. Maria Santissima, Regina dei Martiri, ci aiuti ad essere testimoni credibili del Vangelo, rispondendo ai nemici con la forza disarmante della verità e della carità”.

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    Gioia e gratitudine dei fedeli nelle diocesi italiane in cui è stata annunciata la visita del Papa nel 2008

    ◊   I fedeli della Liguria, della Puglia e della Sardegna hanno accolto con gioia la notizia che il Papa si recherà nelle loro regioni nel 2008. Le tre visite, annunciate ieri, si aggiungono ai viaggi internazionali, già in programma, negli Stati Uniti, a Sydney e in Francia. Si completa così il quadro dei viaggi apostolici di Benedetto XVI per il prossimo anno. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    Un dono di Natale accolto con gioia e gratitudine: con questi sentimenti, i fedeli di Liguria, Puglia e Sardegna hanno ricevuto, ieri, la notizia che nei prossimi mesi il Papa si recherà in visita nelle loro terre. Il 17 e 18 maggio, Benedetto XVI sarà a Genova e Savona. A darne l’annuncio, subito dopo la Messa di Natale, è stato il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, nella cattedrale di San Lorenzo. Per la diocesi di Savona-Noli, la visita avrà davvero una portata storica: l’ultimo Pontefice che ha visitato la cittadina ligure è stato, infatti, Pio VII nel 1815. Dopo il Congresso Eucaristico Nazionale, nel maggio del 2005, Benedetto XVI torna in Puglia. Il Santo Padre sarà a Brindisi e a Santa Maria di Leuca, il 14 e 15 giugno. “Un vero dono natalizio”, ha commentato l’arcivescovo di Brindisi-Ostuni, Rocco Talucci, che ha invitato i fedeli “alla migliore preparazione spirituale per un evento che tocca l’intimo di ogni uomo”. Nel segno di Maria, infine, la visita pastorale in Sardegna, annunciata dall’arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Mani. Il Pontefice sarà nel capoluogo sardo il 7 settembre per celebrare assieme ai fedeli dell’isola il centenario della proclamazione della Madonna di Bonaria a Patrona Massima della Sardegna. Con l’annuncio di queste tre visite si va a completare il quadro dei viaggi di Benedetto XVI per il 2008. Dal 15 al 20 aprile del prossimo anno, come annunciato dalla Conferenza episcopale statunitense, il Papa compirà un viaggio apostolico negli Stati Uniti, nelle diocesi di New York e Washington. Quindi, in estate, il Papa volerà alla volta di Sydney per la Giornata Mondiale della Gioventù, convocata dal 15 al 20 luglio, sul tema “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”. Nel 2008, Benedetto XVI visiterà anche la Francia, in occasione del 150.mo anniversario delle apparizioni della Vergine Maria a Lourdes, con date ancora da definirsi.

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    Oggi in Primo Piano



    Con una serie di testimonianze, approfondiamo il significato del martirio dei cristiani nei diversi continenti

    ◊   L’odierna memoria liturgica di Santo Stefano, primo martire, è, come ha ricordato il Papa all’Angelus, un’importante occasione per ricordare quanti hanno annunciato e testimoniato il Vangelo fino a versare il loro sangue, ieri come oggi. Nelle diverse aree del mondo il senso e le pagine di martirio sono sempre legate ad una fede incondizionata e incrollabile, come quella di Santo Stefano. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    La Chiesa celebra oggi la festa di Santo Stefano, uno dei primi diaconi. E’ detto anche “Protomartire”, perché fu il primo discepolo di Cristo a versare il suo sangue per Lui. Venne lapidato per false accuse simili a quelle rivolte contro Gesù stesso e, come il Maestro, morì perdonando chi lo ha ucciso. Celebrare la festa del primo martire nel giorno dopo Natale significa, dunque, cogliere il legame tra i doni della Nascita del Salvatore e quelli di chi ha suggellato la propria fede con l’offerta della vita. Come si traduce questo legame in Europa? Risponde don Salvatore Vitiello, docente di Introduzione alla teologia all’Università Cattolica di Roma:

    "Certamente, la consapevolezza che l’Europa ha sempre avuto di dover testimoniare il Signore Gesù come Verbo fatto carne, in quello che allora era il mondo conosciuto, è stato il contesto, il teatro in cui le due dimensioni sempre si sono incontrate. Basti pensare ai primi martiri cristiani: il cristianesimo ha avuto un incontro con la storia che è stato, per i primi tre secoli, segnato fondamentalmente dal martirio. Ma noi ben sappiamo che il martirio è la prima forma di evangelizzazione".

    “Se Gesù non fosse nato sulla terra - ha detto il Papa all’Angelus del 26 dicembre dello scorso anno - gli uomini non avrebbero potuto nascere al Cielo”. Ma quale eredità emerge nelle società occidentali e, in particolare, in quella europea, dal contrasto tra la pace e la gioia di Betlemme e il dramma di Santo Stefano, primo martire? Ancora padre Vitiello:

    "Il legame profondo che Santo Stefano ci suggerisce è che la vera pace, proprio quella che promana dalla Grotta di Betlemme, deve coinvolgere così totalmente le nostre esistenze e le nostre libertà, per renderci disponibili al dono totale della vita, cioè al martirio. Solo questo tipo di pace è una pace duratura. Non una pace che nasce dalle società opulente e distratte, dove i singoli non sono disponibili a mettersi in gioco personalmente".
     
    Santo Stefano, definito da Papa Sisto IV “un vero atleta della fede cristiana”, ci ricorda che in varie parti del mondo non è possibile professare liberamente la propria fede. Anche in Europa non sempre è facile vivere con coerenza il Vangelo.

    "Oggi, in Europa, c’è una condizione particolarmente contraddittoria; è un Continente che ha profonde radici cristiane, ma non si riconosce più. Non è facile, oggi, essere cristiani in Europa e non è facile esserlo nelle istituzioni ufficiali, in cui a volte sembra quasi che ci sia una volontà di marginalizzare, il più possibile, il fenomeno cattolico e la Chiesa stessa. Tuttavia, dobbiamo riconoscere che proprio per le sue radici cristiane, l’Europa – così come tutto l’Occidente, che ha profonde radici cristiane – è il luogo in cui oggi con massima libertà si può vivere la propria fede. Negli altri Paesi è peggio ancora. Dunque, dobbiamo dire che la libertà religiosa è più grande laddove è arrivato il cristianesimo. E questo è un dato storico che certamente ci rende lieti, perché vuol dire che il cristianesimo pone radici buone, radici feconde anche per la convivenza civile".
     
    La spiritualità della solidarietà ci sfida a globalizzare la giustizia, la speranza, la fraternità solidale, abbattendo muri e frontiere, per aprirci ai popoli del mondo con un atteggiamento di rispetto e dialogo fraterno. Un’evangelizzazione, questa, che viene messa in risalto dall’esempio dei martiri dell’America Latina. La riflessione del nostro collega, esperto di questioni latinoamericane, Luis Badilla:

    "Da oltre 500 anni, in America Latina, l’evangelizzazione ha saputo trarre forza, slancio e rinnovamento da questa testimonianza di fede. Io direi che in America Latina a professare e vivere la fede in Cristo, non è stato mai facile. Perciò, oserei dire che le nostre radici cristiane sono profonde, solide; sono cresciute con la linfa del sangue di migliaia e migliaia di testimoni sconosciuti e conosciuti. Sto pensando, per fare un esempio concreto, alle centinaia di catechisti laici morti perché appunto erano catechisti, in America Centrale, dagli anni Cinquanta in poi ..."

    A quali pagine di storia sono legate, soprattutto, le vite dei martiri dell’America Latina e quali sono oggi le nuove cause di discriminazione, persecuzione nel Continente?

    "In quasi tutti i Paesi dell’America Latina, i cristiani hanno perso la vita affermando i principi della giustizia, della riconciliazione, della pace e della fratellanza. Da noi, storicamente, lungo i secoli, non è mai stata separata la testimonianza della fede in Cristo dalla difesa irrinunciabile della promozione umana".

    Il vescovo Oscar Romero, ucciso il 24 marzo 1980, è il simbolo reale della moltitudine dei martiri dell'America Latina. Ancora Luis Badilla:

    "Mons. Romero resta per i cattolici latinoamericani un modello, ancor di più dopo che si sono pulite le incrostazioni politiche, ideologiche con le quali si è a volte oscurata la sua figura di pastore. Il suo esempio resta limpido, il suo esempio di sacerdote morto per la fede che predicava annunciando la giustizia e la riconciliazione".
     
    All’inizio della diffusione del cristianesimo in Africa, furono uccisi diversi sacerdoti e catechisti perché erano visti come dei nemici delle religioni tradizionali. Attualmente, invece, la causa principale è di natura politica. Recentemente, i martiri in Africa sono stati vittime dell’intolleranza politica di regimi totalitari e dittatoriali. Il missionario comboniano, padre Giulio Albanese:

    "Come indica l’etimologia della parola “martirio”, “testimonianza”, da questo punto di vista i missionari, le missionarie, i sacerdoti Fidei Donum, i laici che operano nel sud del mondo, in particolare nelle Afriche, fanno il tifo per la gente. Non si schierano, dunque, con governativi o ribelli ma, innanzitutto e soprattutto, hanno fatto la scelta degli ultimi. Vivono, dunque, la dimensione della solidarietà. E questo anche a costo di perdere la vita".

    I martiri ispirano il rinnovamento della missione. Si è diffuso in Africa il senso di missione e di solidarietà? Ancora padre Giulio Albanese:

    "I missionari si distinguono oggi in contesti nei quali le emergenze umanitarie sono davvero indicibili. Penso, per esempio, alla questione darfuriana. Pensiamo anche alla situazione di estrema emergenza che è presente nell’est della Repubblica democratica del Congo. Io credo che da questo punto di vista la loro testimonianza sia di grande edificazione, un esempio sicuramente da seguire".

    Tra le numerose storie di martirio in Africa, ce ne sono alcune emblematiche?

    "Sono delle storie straordinarie. Mi viene in mente, per esempio, la testimonianza emblematica di padre Raffele Di Bari, missionario comboniano ucciso il primo ottobre del 2000, nel Nord Uganda. Lui fece la scelta di rimanere accanto alla sua gente in una situazione estrema, quando la sua missione era circondata dai ribelli. Era lì come una sorta di forza di interposizione pacifica non violenta, in un contesto dove purtroppo i valori umani venivano calpestati".

    Gli esempi dei martiri cristiani, sia di quelli proclamati dalla Chiesa sia di quelli che Dio solo conosce, sono un’ispirazione e un incoraggiamento ai missionari che instancabilmente dedicano la propria vita all’opera evangelizzatrice della Chiesa in Asia. Quali frutti fanno germogliare oggi in Asia le testimonianze di chi ha unito La missione evangelizzatrice al martirio? Risponde padre Rocco, missionario comboniano nelle Filippine:

    "E’ evidente che sono diverse le chiese che possono vantare nella loro storia la presenza dei martiri missionari, che sono giunti in quei luoghi ad evangelizzare, oppure persone del luogo, cristiani, cattolici del luogo. E’ chiaro che lo sviluppo di Chiese come la Corea, la Cina stessa o il Vietnam oggi sia difficile da spiegare, senza tenere in considerazione il sacrificio dei martiri che in diversi momenti storici hanno accompagnato la storia di queste chiese".

    In Cina, poi, il cammino della Chiesa, nonostante difficoltà e tensioni, è rischiarato oggi anche da luci confortanti…
     
    "Il fatto stesso della recente lettera del Papa ai cattolici cinesi indica che siamo certamente in una fase nuova per la Chiesa in Cina. E’ chiaro che sia nella comunità clandestina che nella comunità ufficiale, l’esigenza del sacrificio non è assente".
     E proprio in Cina non mancano testimonianze di martiri, conosciuti e sconosciuti, che diventano punti di riferimento non solo per la comunità cristiana. Ancora il missionario comboniano:

    "Anche i martiri che non sono stati canonizzati, quei preti, quei cattolici, quei vescovi, quelle suore che davvero hanno letteralmente dato la vita sono ricordati ancora molto dai cattolici di oggi e sono figure ancora molto vive nella memoria soprattutto degli anziani".
    I missionari martiri – ha detto il Papa all’Angelus dello scorso 25 marzo - sono “speranza per il mondo” ed il martirio cristiano “si giustifica soltanto come supremo atto d’amore a Dio ed ai fratelli”.

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    A tre anni di distanza, le popolazioni del sudest asiatico ricordano le vittime dello tsunami e chiedono di non essere dimenticate

    ◊   In questi giorni di Natale, l’Indonesia, l’India, lo Sri Lanka, la Thailandia e tutto il sudest asiatico ricordano le vittime del tremendo tsunami, che il 26 dicembre del 2004 devastò l’intera area. Circa trecentomila le vittime, secondo dati ufficiali. Un’emergenza ancora in atto, per fronteggiare la quale le organizzazioni di tutto il mondo rimangono impegnate. Caritas Italia, per esempio, è tuttora presente nelle zone disastrate, con un budget di 33 milioni di euro. Tra le aree più colpite, la provincia indonesiana di Aceh, nella parte settentrionale dell’isola di Sumatra, già provata da un lungo conflitto interno tra ribelli indipendentisti del GAM e governo centrale di Jakarta. Della situazione oggi nella zona, ci parla mons. Anicetus Sinaga, vescovo coadiutore di Medan, l’arcidiocesi a cui appartiene la città di Banda Aceh, intervistato da Giada Aquilino:


    R. - La vita sta migliorando adesso, perché tutto il mondo è venuto in aiuto di Banda Aceh e della zona disastrata. Anche l’umore della gente è diverso ora. Diciamo che con la tragedia, è maturato uno spirito nuovo di fraternità.

     
    D. – Quali emergenze ci sono ancora oggi?

     
    R. – Ci sono famiglie che hanno perso propri congiunti durante la guerra e ancora oggi vivono un po’ distaccate dal resto della popolazione. Quindi, hanno bisogno di aiuto per poter tornare alla normalità. Ci sono poi ancora odi e gelosie: c’era un gruppo di ribelli, il GAM, che al momento non ha trovato una collocazione politica nella società. E inoltre permangono delle urgenze che la Caritas di Medan continua ad affrontare per aiutare la gente che soffre, i bambini, gli ammalati.

     
    D. – Cosa serve oggi all’Indonesia e ad Aceh?

     
    R. – Stiamo cercando di aprire una clinica a Banda Aceh: ci sono ancora troppe persone da aiutare e tanta gente che vive in povertà.

     
    D. – Come sono impegnati musulmani e cristiani nel soccorso a queste popolazioni?

     
    R. – Noi siamo cristiani sempre pronti ad aiutare, nel rispetto della sensibilità altrui. C’è una forte apertura: per esempio un anno fa abbiamo aiutato la comunità musulmana locale a riparare un villaggio ed anche la moschea della zona. Quando i cattolici - le suore e i frati - hanno finito il lavoro e sono andati via, ci sono state persone che hanno pianto per il distacco. Per questo Natale abbiamo scritto una lettera alla popolazione, dicendo che il nostro pensiero è sempre per Banda Aceh e per i nostri compaesani musulmani. Alcuni di questi, tra l’altro, hanno espresso i loro auguri per gli amici cristiani che hanno festeggiato il Natale.

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    Presentato il libro "Preaching Justice" dedicato al contributo dell'Ordine Domenicano alla Dottrina sociale della Chiesa

    ◊   “Preaching Justice”, ovvero “Predicare la giustizia”: si intitola, così, il volume dedicato ai pensatori Domenicani del XX secolo, ritenuti i “padri” delle scienze sociali. Il libro, in lingua inglese, fa il punto sul contributo portato dai Domenicani alla Dottrina sociale della Chiesa, durante il secolo scorso. Curato da padre Francesco Compagnoni e suor Helen Alford, il testo è stato presentato nei giorni scorsi presso la Pontificia Università San Tommaso-Angelicum di Roma. C’era per noi Isabella Piro:


    Non sono stati solo famosi teologi i Frati domenicani, ma anche grandi studiosi del pensiero politico e delle scienze sociali. Pensatori che hanno affrontato i temi del lavoro e dello sviluppo economico, i conflitti mondiali dell’etica, applicata alla politica e alle istituzioni pubbliche. A loro è dedicato il libro “Preaching Justice”, ossia "predicare la giustizia". Suddiviso in tredici aree geografiche, dal Belgio alla Germania, dal Brasile al Canada, al Sudafrica, il volume ricorda figure come padre George Raten, che agli inizi del ‘900 decise di condurre le proprie ricerche sociologiche direttamente in miniera. Oppure, padre Franciscus Maria Strattman, che affrontò il problema della guerra e della legittimità degli interventi militari nei conflitti. Temi sempre molto attuali, che si rifanno ai principi ispiratori di San Tommaso d’Aquino, come il bene comune, i diritti naturali e la verità. Ma come conciliare oggi la Dottrina sociale della Chiesa, con il moderno mondo dell’imprenditoria? Risponde suor Helen Alford, curatrice del volume e decana della Facoltà di Scienze Sociali dell’Angelicum:

    “La Dottrina sociale della Chiesa è molto concreta. Anche i dirigenti, anche gli uomini del mondo dell’impresa sono molto concreti e vogliono cose che funzionino, strumenti che li aiutino a gestire meglio l’impresa. Certo, ogni tanto bisogna portarli ad una conversione, soprattutto per quanto riguarda il ruolo dei soldi nella vita dell’uomo. Perché i soldi sono importanti come strumento, ma non come fine. Proprio come dice la Dottrina sociale e come ha detto Giovanni Paolo II: l’impresa è una comunità di lavoro e nell’impresa cominciano già a sviluppare le persone. Perché attraverso il nostro lavoro realizziamo le nostre possibilità, le nostre potenzialità”.
     
    L’economia "umanizzata" diventa quindi il nodo centrale della riflessione domenicana. Oggi, se ne può vedere una realizzazione concreta nel cosiddetto Terzo settore. Padre Francesco Compagnoni, curatore del libro, e già rettore dell’Angelicum:

    “Il Terzo settore dell’economia che non è né dello Stato, né il mercato in senso proprio, è un esempio che si raccorda bene con la seconda parte dell’enciclica Deus caritas est, dove il Papa dice che la carità è una delle tre note caratteristiche essenziali della Chiesa. Allora, lì non s’intende soltanto carità nel senso di filantropia, ma si intende carità nell’aiutare gli altri. E il Terzo settore, che è un servizio agli altri e non è coperto né dallo Stato né dal profit, mi sembra un posto ideale dove i cristiani possano esercitare la loro azione”.

    I valori tradizionali del pensiero sociale domenicano - conclude padre Compagnoni - offrono alla multiculturalità dei nostri giorni un contributo di orientamento per giungere alla verità nei campi specifici della ricerca e dell’azione.

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    Un presepe vivente per aiutare i bambini del Brasile: è l’iniziativa della Comunità Missionaria di Villaregia

    ◊   Stimolare la preghiera profonda, la riflessione intensa e l’incontro con i fratelli più poveri. E’ l’obiettivo del presepe vivente organizzato per aiutare i bambini del Brasile, che la Comunità Missionaria di Villaregia metterà in scena questo pomeriggio e il prossimo 29 dicembre nella propria sede di Roma. Si tratta di un vasto percorso espositivo nel quale il visitatore potrà rivivere quel mistero d’amore che ha visto Dio scendere in mezzo agli uomini e incarnarsi in un Bimbo per portare la luce di un nuovo giorno. “Tre le tappe fondamentali del presepe, la prima delle quali è proprio il Natale di Gesù”, come sottolinea padre Roberto Favaretto della Comunità di Villaregia intervistato da Federico Piana:


    R. – E’ il Natale di Gesù, dove i visitatori potranno immergersi in questo clima, in questo paesaggio per l’incontro con il Bambino, con Colui che ha voluto assomigliare in tutto all’uomo e ad ogni uomo. La seconda tappa invece è il Natale dei poveri e le persone attraverseranno un locale, dove sono riprodotte le condizioni di vita miserabile di molti fratelli poveri. Quindi, ci sarà l’incontro con il Natale dell’uomo, che soffre a causa dell’ingiustizia e dell’indifferenza. La terza tappa è il Natale solidale, e attraverso alcune proiezioni i visitatori potranno vedere la realtà effettiva di questa missione, vedere realmente questo presepe dei fratelli brasiliani, soprattutto dei più deboli, dei più indifesi, che sono i ragazzi.

     
    D. – Abbiamo detto che questo presepe è dedicato ai bambini del Brasile. Per quale motivo?

     
    R. – Siamo una comunità missionaria ed è per la missione di San Paolo che stiamo impegnando e vivendo questo Natale. E’ una missione dove la realtà della povertà e della violenza è molto presente. Stiamo registrando una media di una decina o più di omicidi quotidiani frutto della violenza e conseguenza della povertà. La povertà significa traffico di droga, prostituzione e così via. Stiamo già lavorando con un piccolo centro di accoglienza per questi ragazzi che sono costretti da una situazione di ingiustizia a vivere sulla strada. La strada è tutto per loro. Abbiamo già iniziato un’esperienza di un centro di accoglienza con un centinaio di bambini e di ragazzi, dove loro possono venire per studiare, per giocare, per avere un pasto completo e, di conseguenza, anche un aiuto medico-sanitario o altro, anche catechetico. La struttura, però, è molto piccola, di fronte al fabbisogno. Quindi, il presepe vivente avrebbe la possibilità – e Natale solidale è la terza tappa - di vedere se le persone vogliono in qualche modo contribuire e condividere con noi questa esperienza per ampliare questo centro.

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    Chiesa e Società



    La violenza anticristiana si scatena in India nello Stato dell’Orissa: ucciso un giovane e incendiate 12 chiese

    ◊   Natale di violenza in Orissa. A seguito di attacchi da parte di fondamentalisti indù, una persona è stata uccisa, 12 chiese bruciate e decine sono i feriti, molti dei quali in gravissime condizioni. Secondo l’agenzia AsiaNews sarebbero addirittura tre le vittime. Si registra inoltre la distruzione di un orfanotrofio cristiano, treni bloccati per ore ed auto della polizia bruciate. Questo il bilancio provvisorio di un attacco dell’organizzazione fondamentalista Vishva Hindu Parishad (VHP), sferrato contro i cristiani che si accingevano a celebrare il Natale, la sera della Vigilia nella città di Phulbani. Dal canto loro, alcuni cristiani, secondo l’agenzia ANSA, hanno risposto attaccando un leader dello stesso partito nazionalista e gli scontri tra i due gruppi sono dilagati in oltre dodici villaggi. Nonostante il coprifuoco, la polizia non riesce a controllare la situazione e anche stamani un centinaio di tribali induisti hanno attaccato una chiesa nel villaggio di Sarsalanda. John Dayal, presidente dell’Unione dei cattolici indiani, ha chiesto ufficialmente al primo ministro, Manmohan Singh, di intervenire per impedire un ulteriore aggravarsi della situazione ed ha inoltre denunciato l’indifferenza della polizia e l’eccessiva libertà accordata a gruppi di estremisti. La regione era stata già oggetto, in passato, di episodi di violenza a sfondo religioso. Ricordiamo che i cristiani sono circa 100 mila in quest’area dell’India. L’Orissa – sottolinea AsiaNews – è uno Stato dove il fondamentalismo indù è molto forte. Da 40 anni, vige una legge anticonversione che mortifica l’attività dei missionari. (A cura di Silvia Gusmano)

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    Filippine: tra violenza e povertà, i volontari cristiani e gli operatori pastorali sono reali testimoni di pace

    ◊   “Angeli”. Così, le famiglie più povere delle Filippine meridionali chiamano i volontari cristiani che vivono al loro fianco, nel mezzo del feroce conflitto armato fra esercito e gruppi ribelli, in una realtà di estrema miseria. La loro missione – sottolinea l’agenzia Fides – è mostrare “prossimità” alla popolazione civile, venendo incontro ai bisogni materiali, ma anche tenendo viva in loro la luce della speranza. I volontari cattolici e di altre confessioni cristiane sono attivi soprattutto nelle aree rurali, dove con la loro opera, garantiscono la sopravvivenza dei più vulnerabili, soprattutto donne e bambini. Alcuni di loro hanno perso la vita negli scontri o sono rimasti vittime dell’oscura campagna di esecuzioni extragiudiziali che sta attraversando l’intero Paese. Le Chiese cristiane, attraverso la rete ecumenica di organizzazioni caritative, stanno inoltre cercando di far istituire nelle Filippine del Sud una serie di “aree designate per la pace”, territori liberi dalla violenza e rispettati dall’esercito regolare, dai ribelli islamici del Fronte Moro, dai gruppi comunisti del New People’s Army. Infine, la “Bishops-Ulama Conference”, che riunisce vescovi cattolici e protestanti e leader islamici, sta promuovendo progetti di dialogo e cooperazione sociale, per creare fiducia reciproca e un clima di collaborazione fra fedeli cristiani e musulmani. (S.G.)

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    Francia: Villiers-le-Bel "è anche luogo di pace, amore e speranza". Così, il vescovo durante la Messa di Natale nel quartiere parigino

    ◊   Mostrare “il volto vero del quartiere”. Questo ha voluto fare mons. Jean-Yves Riocreux, vescovo di Pontoise, celebrando quest’anno la Messa della notte di Natale a Villiers-le-Bel. Qui, infatti, nella zona nord di Parigi alla fine di novembre la morte di due ragazzi di 15 e 16 anni ha scatenato un moto di protesta che nel giro di poche ore coinvolse anche i comuni vicini. “L’immagine del quartiere presentata sugli schermi delle tv e dei quotidiani in quell’occasione – ha spiegato il presule all’agenzia SIR – è stata catastrofica. Naturalmente, tutto ciò non riflette le belle realtà che si vivono nel quotidiano in questo rione”. Da qui la scelta di officiare la liturgia di Natale a Villiers-le-Bel. “Abbiamo pregato insieme – ha commentato mons. Jean-Yves Riocreux – bambini e adulti e abbiamo scoperto che questa città è anche un luogo di convivialità, di pace, di amore e di speranza”. Non a caso, la veglia prima della Messa, animata da rappresentazioni bibliche e musiche, ha avuto per tema “Pace agli uomini che Dio ama”. (S.G.)

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    Siria: nasce, su iniziativa dei francescani della Custodia di Terra Santa, un centro giovanile nei pressi della "piccola Lourdes"

    ◊   Un ponte d’incontro tra culture e religioni. Questo vuole essere il nuovo centro per la gioventù che sorgerà a pochissimi chilometri dal santuario di Saidnaya, la “piccola Lourdes” dei cristiani di Siria e Giordania, custode dell’icona di Maria che si crede dipinta da san Luca evangelista. Il progetto - informa l'Osservatore Romano - è stato illustrato a Roma dal noto archeologo padre Michele Piccirillo, dell'Ordine dei Frati Minori, e “vuole rispondere ad una necessità nata da un evento ritenuto disastroso per il futuro della comunità cristiana”. Più di due decenni fa, infatti, il governo siriano decise la nazionalizzazione delle scuole private, la maggior parte delle quali in mano ai religiosi. Il nuovo Centro di Saidnaya, a meno di trenta chilometri da Damasco, dovrebbe dunque diventare luogo d’incontro naturale dei giovani della capitale, cristiani e non solo. Il primo passo è stato l’acquisto del terreno sulla piana di Marrah. Qui sorgerà una cappella con annesso un piccolo convento per i padri francescani. Saranno poi attrezzati dormitori per un centinaio di ragazzi, refettorio, cucine e campi sportivi attrezzati. Da sempre in questi luoghi, ha spiegato padre Piccirillo, si incontrano cristiani e musulmani e oggi, come nei secoli passati, vi giungono in pellegrinaggio famiglie cristiane dal Vicino Oriente. (S.G.)

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    A Praga e Londra in processione per ricordare i bambini non nati

    ◊   Si terrà il 28 dicembre a Praga e il 30 dicembre a Londra, su iniziativa dell'associazione Europrolife, la processione per ricordare i bambini non nati a causa dell’aborto. Nella capitale ceca - informa l'agenzia SIR - centinaia di cristiani sfileranno in memoria dei 3 milioni di vittime della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, introdotta nel Paese nel 1957. La processione, che partirà dal monastero di Strahov, si fermerà all’altezza del Ponte Carlo. Qui al suono di una campana funebre, saranno letti 300 nomi per ognuno dei quali verrà gettata nel fiume sottostante, la Vltava, una rosa. Dopo la cerimonia sarà celebrata una Messa di commemorazione. Anche a Londra verranno lanciate rose nel Tamigi in memoria dei sette milioni di bambini non nati dal 1967, anno di legalizzazione dell’aborto. Il corteo partirà dalla cattedrale di Westminster e qui farà ritorno. Europrolife riunisce le associazioni per la vita di tredici nazioni europee (Inghilterra, Repubblica Ceca, Polonia, Russia, Bielorussia, Slovacchia, Romania, Croazia, Germania, Svizzera, Portogallo, Francia e Irlanda). (S.G.)

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    "Rispettare la vita non è un problema di coscienza. Se c'è va accolta": l'Osservatorio Internazionele Van Thuan aderisce alla proposta di moratoria sull'aborto

    ◊   Il tema della vita è “veramente centrale nella Dottrina sociale della Chiesa e di fondamentale importanza per qualificare una prassi sociale e politica veramente umana”. Per questo motivo, come riporta l’agenzia SIR, l’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan, presieduto dall’arcivescovo mons. Giampaolo Crepaldi, dichiara di offrire “il proprio sostegno alla iniziativa proposta dal direttore de ‘Il Foglio’ Giuliano Ferrara” che ha chiesto, dopo la moratoria sulla pena di morte, una analoga moratoria sull’aborto a livello planetario. Nel comunicato stampa, il direttore dell’ “Osservatorio”, Stefano Fontana, sottolinea che “l’aborto non è il tanto strombazzato male minore a difesa della donna, ma un sistematico, persino selettivo strumento di mercificazione dell’uomo. Basti pensare che numerosi rapporti confermano come in alcuni Paesi l’aborto sia un mezzo per far nascere bambini maschi e sopprimere le bambine, considerate meno remunerative”. Secondo Fontana “non può esistere ecologia naturale senza ecologia umana. La vita o c’è o non c’è. In ambedue i casi rispettarla non è un problema di coscienza. Se c’è va accolta. Se l’accoglienza e la giustizia vengono meno in quel punto, dove altro mai potrebbero essere pienamente recuperate?”. (S.G.)

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    Diocesi di Napoli: il salone di rappresentanza del palazzo arcivescovile apre le porte a 250 poveri

    ◊   Oltre 200 persone sono state invitate domani a pranzo nel palazzo arcivescovile di Napoli dal cardinale Crescenzio Sepe. Si tratta di uomini e donne indigenti o senza fissa dimora che verranno serviti a tavola dallo stesso arcivescovo del capoluogo partenopeo e da una cinquantina di volontari e sacerdoti. È la seconda volta che la diocesi, in occasione del Natale, apre le porte del salone di rappresentanza ai più poveri. Tra loro anche a molti immigrati appartenenti a diverse confessioni religiose. “Se partiamo dagli umili – spiegò l’anno scorso il cardinale Sepe - se mostriamo, con gesti concreti, che siamo loro vicini e che oltre alle parole vogliamo fare anche dei fatti, allora è possibile qualsiasi ricostruzione”. (S.G.)

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    Pace: bando di concorso per il "Premio Martin Luther King per i diritti umani"

    ◊   Un premio per i diritti umani intitolato a Martin Luther King, nel quarantesimo anniversario del suo assassinio. Ad assegnarlo, il 4 aprile 2008, saranno l’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI) e la Lott Carey Foreign Mission Convention (USA). I destinatari dell’iniziativa – rende noto l’agenzia SIR – sono le associazioni senza fini di lucro e le persone che negli ultimi anni in Italia si sono distinte nella difesa dei diritti delle minoranze, nella diffusione della cultura e della pratica della non violenza, nella lotta alla povertà. Particolare rilevanza sarà data a individui e realtà non conosciuti al grande pubblico e a quanti nella presentazione e nella pratica della loro attività abbiano fatto esplicito riferimento a Martin Luther King, “con lo scopo di rilanciare oggi quel messaggio di pace, solidarietà umana e speranza che affonda le sue radici nella vita e nell’insegnamento di Gesù Cristo”. La domanda di partecipazione al concorso deve essere presentata entro il 31 gennaio 2008. Per info: www.ucebi.it, oppure tel. 06/6876124). (S.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Indonesia: piogge e smottamenti provocano oltre 70 vittime

    ◊   Nel giorno in cui si ricordano i tre anni dal devastante tsunami nel sud-est asiatico, in Indonesia si registrano ancora vittime per alcune frane provocate dalle intense piogge. Grave il bilancio: quasi 80 morti. Il nostro servizio:
     
    Giorni di pioggia torrenziale sono stati fatali per la provincia di Java, nell’Indonesia centrale. Fiumi di fango e smottamenti nel terreno hanno provocato numerose vittime. Il bilancio è destinato a salire: mancano infatti all’appello tantissime persone ed i soccorritori stanno incontrando difficoltà a raggiungere le zone colpite mentre altri sono impegnati a scavare nella ricerca di corpi e sopravvissuti. In migliaia, hanno perso la casa e si stanno dirigendo verso i centri di accoglienza. Devastati due distretti: quello di Karanganyar e di Wonogiri. La televisione ha fatto vedere immagini di persone che faticavano a muoversi tra le macerie con le strade sommerse dall’acqua alta oltre un metro. Secondo un responsabile locale, la tragedia di oggi è provocata dai più gravi smottamenti vissuti nella regione negli ultimi 25 anni. Il presidente indonesiano, Yudhoyono, impegnato oggi a ricordare le vittime dello tsunami di tre anni fa, ha inviato un messaggio di cordoglio e vicinanza alle famiglie di chi ha perso la vita e allo stesso tempo ha assicurato il massimo impegno nella gestione dei soccorsi. Smottamenti e frane sono frequenti nella zona, iniziano di solito in ottobre e si verificano fino a marzo.

    Iraq-Turchia
    Proseguono le incursioni turche in Iraq. Non ci sono vittime nell’ultima azione dell’aviazione di Ankara sui villaggi del Kurdistan iracheno dove si ritiene ci siano basi dei ribelli del PKK, il Partito dei lavoratori curdi. Secondo fonti ufficiali, in un’offensiva aerea del 16 dicembre scorso oltre 150 separatisti hanno perso la vita. Nel Paese del Golfo, all’indomani di una giornata di violenza costata la vita a oltre 30 persone, a Baquba tre volontari di un’associazione che si batte contro il terrorismo sono stati uccisi in un attacco contro il loro quartier generale. Intanto, il governo di Baghdad ha approvato un disegno di legge per concedere la grazia a migliaia di prigionieri detenuti nelle carceri sia irachene che americane.

    Afghanistan
    Si cerca una soluzione per i due funzionari – un britannico dipendente dell’Unione Europea e un irlandese che lavora per l’ONU - che le autorità afghane hanno deciso di espellere perché sarebbero una minaccia per la sicurezza nazionale. I due infatti avrebbero avuto contatti con i talebani. Nell’ambito della stessa vicenda sono stati arrestati anche due afgani.

    Medio Oriente
    Nuovo incontro, domani a Gerusalemme, tra il premier israeliano Olmert e il presidente palestinese Abu Mazen per rilanciare il negoziato di pace dopo il vertice americano di Annapolis. Lunedì scorso, la riunione tra le parti si era risolta con un nulla di fatto ma a pesare era stata soprattutto la tensione per i piani edilizi di Israele a Gerusalemme est, considerata dai palestinesi la capitale del futuro Stato.

    Israele-Egitto
    Una possibile tregua tra Hamas e Israele e il contrabbando di armi dal Sinai verso Gaza sono i due temi al centro di un vertice a Sharm el-Sheikh tra il presidente egiziano Mubarak e il ministro israeliano della Difesa, Barak. Intanto, sono 12 i palestinesi rimasti feriti nel crollo di un tunnel a Rafah probabilmente usato per la compravendita illegale di armi.

    Spagna
    Nel messaggio di Natale alla Spagna, il re Juan Carlos lancia un forte appello all’unità politica e denuncia le azioni terroristiche dell’ETA. Il servizio di Ignacio Arregui:

    Dopo la festa natalizia del 25 dicembre, tutti i giornali spagnoli riprendono oggi il messaggio rivolto da re Juan Carlos I a tutta la nazione. In questa occasione, il monarca è intervenuto nel dibattito sulle grandi questioni che interessano lo Stato, rivolgendo un pressante appello all’unità tra i partiti politici e nella lotta al terrorismo. A chiusura di un anno che è stato particolarmente conflittuale, l’appello di Juan Carlos alle forze politiche è stato visto come molto opportuno, anzi necessario, apprezzato quasi all’unanimità. Nel suo discorso alla televisione, il re ha invitato ad una forte difesa dei valori della costituzione e dell’unità dello Stato, ma è in questo ambito che si sono levate opinioni divergenti in particolare tra i partiti nazionalisti. Parlando di terrorismo, il re ha ricordato due attentati: quello dell’aeroporto di Madrid, alla fine dell’anno scorso, che ha provocato due vittime e l’ultimo di qualche settimana fa in Francia con l’uccisione di due membri della Guardia Civile. Le espressioni di apprezzamento alla cultura e alla personalità dei popoli latinoamericani sono state interpretate dagli osservatori come una mano tesa dopo gli incidenti con il presidente venezuelano Chavez nel vertice ibero-americano. In contrasto con questi sentimenti di fratellanza e dialogo, purtroppo, l’ETA ha confermato la fragilità della pace in Spagna, con un attentato proprio la notte di Natale, in una città della provincia di Vizcaya, contro una sede del partito socialista, che ha provocato notevoli danni ma per fortuna senza vittime. (Per la Radio Vaticana, Ignacio Arregui)

    Sri Lanka
    Intensi combattimenti navali nella regione di Jaffa, nel nord dello Sri Lanka. Sono 40 i ribelli tamil uccisi nel corso della battaglia con la marina di Colombo. Nel Paese asiatico sono stati liberati due giornalisti francesi che erano stati arrestati nei giorni scorsi.

    Nigeria
    Sono numerose le vittime, almeno 30, dopo l’esplosione di un oleodotto nella regione di Lagos, in Nigeria. In base a quanto riporta un quotidiano locale, i morti sarebbero in maggioranza donne e bambini. Secondo una prima ricostruzione, l’impianto è saltato in aria per i danni provocati da alcune persone che stavano tentando di rubare petrolio
     
    Somalia
    E’ in via di risoluzione il sequestro di due donne - una spagnola ed un'argentina - che lavorano per "Medici senza Frontiere", rapite stamani nel Puntland, nel nord della Somalia. Le due donne erano state bloccate da sei uomini armati mentre si stavano recando all’ospedale locale di Bosasso. Due rapitori sono stati arrestati dopo aver ingaggiato una sparatoria con la polizia. Nella zona solo due giorni fa è stato rilasciato, dietro il pagamento di un riscatto, un giornalista francese tenuto sotto sequestro per più di una settimana.

    Mauritania
    Potrebbero essere rimpatriate questa sera a Parigi le salme dei quattro francesi uccisi due giorni fa ad Aleg, in Mauritania. L’auto sulla quale viaggiavano era stata fermata da alcuni uomini che, secondo le autorità del Paese, sono vicini al Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento algerino, ribattezzato Al Qaeda nel Maghreb islamico. C’è un unico sopravvissuto all’aggressione che è ferito a una gamba ed è ora ricoverato in Senegal. Cinque le persone arrestate ma è caccia ancora ad altri tre.

    Kenya
    Fatale rapina nelle vicinanze di Malindi, in Kenya, per un animatore turistico italiano. Mentre rincasava con la sua fidanzata, il giovane, originario di Torino, ha sorpreso tre banditi. I malviventi hanno sparato un colpo che l’ha ucciso. Il Ministero degli esteri italiano, già a fine novembre, aveva messo in guardia i turisti per la pericolosità di Malindi visto il crescente ripetersi di episodi di violenza.

    Kenya-elezioni
    Vigilia di elezioni generali in Kenya. Si rinnovano il parlamento, i consigli locali e si sceglie il nuovo presidente della Repubblica, figura importante perché il Paese africano ha una costituzione di stampo presidenziale. Regna l’incertezza anche se appare in leggero vantaggio Raila Odinga, sfidante dell’attuale capo di Stato, Mwai Kibaki, che si presenta per una riconferma.

    Russia-presidenziali
    Dalla corsa alle presidenziali in Russia, previste per marzo 2008, si è ritirato il leader liberale Borís Nemtsov. Un addio polemico per il leader dell’Unione delle Forze di Destra che ha invitato gli altri candidati a non partecipare al voto visto l’esito scontato delle urne. Il risultato è stato definito da Nemtsov “predeterminato” e pertanto ha invitato a boicottare le consultazioni.
     
    Ciad-Francia
    Sette e undici anni di lavori forzati è la richiesta della procura ciadiana per i sei volontari francesi di una Organizzazione Non Governativa, accusati di aver tentato di rapire oltre cento bambini per farli adottare come orfani del Darfur. Intanto, Parigi ha fatto pressioni su N'djamena per far scontare un’eventuale condanna in Francia. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 360

     
     
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