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Sommario del 19/12/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • I cristiani testimonino la verità del mistero del Natale: così, Benedetto XVI nell’ultima udienza generale del 2007. L’auspicio del Papa affinché la Nascita di Gesù porti pace e giustizia all’umanità
  • Il Papa benedice il presepe messicano in mostra nell'Aula Paolo VI
  • Nomine
  • Il cardinale Bertone porta gli auguri del Papa ai piccoli malati dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù
  • Giornata di studio in Vaticano dedicata alla famiglia. Messaggio del cardinale Trujillo
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • L'ONU approva la moratoria della pena di morte. Soddisfatta la Santa Sede che rilancia: ora un impegno internazionale per la difesa globale della vita
  • Dalla Terra Santa, il Messaggio di Natale del patriarca Sabbah: è viva la speranza di una pace che finora non è stata voluta
  • La Marcia per la pace del 31 dicembre partirà quest'anno dal paese natale di Papa Roncalli
  • Chiesa e Società

  • L’ONU definisce quella somala “la più grave crisi africana”
  • Tre anni dopo lo tsunami, rapporto dell’UNICEF con un bilancio dei progetti realizzati dal 2004 ad oggi
  • La comunità cristiana di Kirkuk invita soldati americani e iracheni per il pranzo di Natale
  • Cerimonia di apertura in Etiopia della sede del ‘Comitato dei saggi’ per la pace
  • Campagna di solidarietà della Caritas di Roma per aiutare i bambini soldato in Congo
  • Nella Zambia, Conferenza per la Costituzione nazionale del Paese
  • In India il cardinale Gracias esorta i cristiani ad un maggiore impegno politico
  • A Sapporo, 13.mo incontro tra vescovi giapponesi e coreani sul tema “Il martirio in Corea e Giappone”
  • Il vescovo di Stoccolma in difesa della famiglia e contro il riconoscimento delle unioni omosessuali
  • I vescovi spagnoli: le famiglie non dimentichino la loro dignità e grandezza
  • In Spagna i bambini invitati dalla Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria ad essere missionari per il Natale
  • Turchia: dimesso dall’ospedale padre Franchini, accoltellato domenica a Smirne da un giovane
  • Italia: morto il sesto operaio della ThyssenKrupp: il cardinale Poletto invoca “un sussulto di responsabilità” nel Paese
  • Una cappella ecumenica nella Basilica di San Paolo fuori le Mura per l’Anno Paolino
  • Nella sede della Radio Vaticana, Santa Messa in preparazione al Natale
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nuove speranze per la liberazione di ostaggi in Colombia
  • Il Papa e la Santa Sede



    I cristiani testimonino la verità del mistero del Natale: così, Benedetto XVI nell’ultima udienza generale del 2007. L’auspicio del Papa affinché la Nascita di Gesù porti pace e giustizia all’umanità

    ◊   Ogni cristiano ha il dovere di annunciare la verità del Natale, la nascita del Bambino di Betlemme che ha cambiato la storia dell’uomo: è l'esortazione di Benedetto XVI rivolta ai fedeli, in occasione della 44.ma ed ultima udienza generale del 2007, tenutasi in Aula Paolo VI. Il Papa ha auspicato che in questo Natale si concretizzino le speranze di pace e giustizia dell’umanità. Intanto, la Prefettura della Casa Pontificia ha reso noto che oltre 624 mila pellegrini hanno preso parte nel 2007 al tradizionale appuntamento del mercoledì in Piazza San Pietro o in Aula Paolo VI. Ma torniamo all’udienza di stamani, avvenuta in un clima festoso corredato da canti e cori natalizi, con il servizio di Alessandro Gisotti:


    (Canti)

    L’intera esistenza dell’uomo è un’attesa, animata per i cristiani dalla speranza evangelica: è la riflessione di Benedetto XVI, che ha sottolineato come l’Avvento, “per antonomasia tempo di vigile attesa” ci spinga a ripercorrere spiritualmente le emozioni trepidanti di Maria e Giuseppe nei giorni che precedettero la prodigiosa nascita di Gesù. Il discepolo di Cristo è allora chiamato, soprattutto in questo tempo, a predisporre il cuore ad accogliere “il Signore che viene”:

     
    “L’attesa del credente si fa allora interprete delle speranze dell’intera umanità, che anela, talora persino in modo inconsapevole, alla salvezza che solo Dio può donarci”.

     
    Le invocazioni proposte in questi giorni della Novena di Natale, ha aggiunto, esprimono l’attesa per il dono della Nascita del Salvatore promesso. Un avvenimento che chiede ad ognuno di noi di predisporre una “degna dimora non soltanto nell’ambiente attorno a noi, ma soprattutto nel nostro animo”. Il Papa ha poi aggiunto a braccio una riflessione sul senso della vigilanza nel tempo dell’Avvento. “La vigilanza – ha detto - vuol dire vivere sotto gli occhi del Giudice e preparare noi stessi così come il mondo per la Giustizia”. In questo modo, ha proseguito, “vivendo sotto gli occhi del Dio Giudice possiamo aprire il mondo per la venuta di suo Figlio, possiamo predisporre il cuore ad accogliere il Signore che viene”:

     
    “Forse oggi noi, anche credenti, non aspettiamo realmente il Giudice, ma aspettiamo tutti la giustizia, perchè vediamo tante ingiustizie nel mondo, nel nostro piccolo mondo della casa e del quartiere e nel grande mondo degli Stati, delle società. Aspettiamo che ci sia giustizia. Ma giustizia è un concetto astratto. Chi fa giustizia? Aspettiamo che venga chi può fare giustizia. In questo senso preghiamo realmente: 'Vieni, Gesù Cristo come giudice nel tuo modo!' Il Signore sa come entrare nel mondo e creare giustizia”.

      Quindi, il Papa ha rivolto il pensiero a come oggi, nel nostro mondo secolarizzato, caotico, si guardi alla Nascita del Signore. Ed ha esortato i credenti a testimoniare il mistero della Salvezza che reca con sé la celebrazione del Natale:

     

    “Se non si riconosce che Dio si è fatto uomo, che senso ha festeggiare il Natale? Dobbiamo innanzitutto noi cristiani riaffermare con convinzione profonda e sentita la verità del Natale di Cristo per testimoniare di fronte a tutti la consapevolezza di un dono inaudito che è ricchezza non solo per noi, ma per tutti”.

     
    Da questo mistero, ha avvertito, scaturisce il dovere dell’evangelizzazione, che è proprio “la comunicazione” di questa Buona Notizia. Un dovere, ha aggiunto, che è stato richiamato di recente dalla Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede sull’evangelizzazione. Papa Benedetto ha, dunque, invocato il Signore che viene affinché doni pace all’umanità :

     
    “Cari amici, in questa ormai immediata preparazione al Natale la preghiera della Chiesa si fa più intensa, affinché si realizzino le speranze di pace e di salvezza di cui ancora oggi il mondo ha urgentemente bisogno. Chiediamo a Dio che la violenza sia vinta dalla forza dell’amore, le contrapposizioni cedano il posto alla riconciliazione, la volontà di sopraffazione si trasformi in desiderio di perdono, di giustizia e di pace”.

     
    Il messaggio di solidarietà e di accoglienza che proviene dal Natale, è stata la sua esortazione, “contribuisca a creare una più profonda sensibilità verso le vecchie e le nuove forme di povertà, verso il bene comune a cui tutti sono chiamati a partecipare”. Il Natale sia per tutti “festa della pace e della gioia”, è stato l’auspicio del Papa che ha chiesto al Signore di aprire il nostro animo “perché possiamo entrare nel mistero del suo Natale”. Infine, una dolce invocazione alla Madre del Bambino di Betlemme:

     
    “Maria che ha donato il suo grembo verginale al Verbo di Dio, che lo ha contemplato bambino tra le sue braccia materne e che continua ad offrirlo a tutti quale Redentore del mondo, ci aiuti a fare del prossimo Natale un’occasione di crescita nella conoscenza e nell’amore di Cristo”.

     (Canti)

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    Il Papa benedice il presepe messicano in mostra nell'Aula Paolo VI

    ◊   Il Papa ha benedetto il presepe messicano e l’albero di Natale collocati nell’Aula Paolo VI per la mostra d’arte inaugurata questa mattina in Vaticano. Benedetto XVI ha incontrato la delegazione messicana guidata dalla moglie del presidente, Felipe Calderon. Nell’Aula Paolo VI l’espressione dell’arte messicana è illustrata anche attraverso il legno, la ceramica e la fotografia. I pezzi del presepe, in legno e intagliati a mano, sono decorati con pittura a tempera su foglia d’oro. L’albero è addobbato con una serie di raffinati pezzi in ceramica dipinti a mano. E’ stata anche allestita una mostra fotografica che propone diversi scatti artistici, tra cui quelli che ritraggono bambini messicani con costumi tipici della regione di Jalisco. La mostra d’arte e l’esposizione fotografica, che rientrano nelle iniziative per commemorare il XV anniversario dell’instaurazione dei rapporti diplomatici tra Santa Sede e Messico, si potranno visitare il mercoledì, giorno dell’udienza generale, fino al 2 febbraio del 2008. La composizione scenografica del Presepe in Piazza San Pietro, che sarà inaugurato il prossimo 24 dicembre, sarà infine arricchita con elementi scultorici del barocco messicano.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato vescovo di Aliwal, in Sud Africa, il rev. Michael Wüstenberg, del clero di Hildesheim (Germania), missionario fidei donum, già vicario generale della diocesi di Aliwal. Il rev. Michael Wüstenberg è nato il 19 luglio 1954 a Dortmund, nell’arcidiocesi di Paderborn (Germania). È stato ordinato sacerdote il 5 giugno 1982 a Hildesheim.

    Il Papa ha nominato vescovo di Speyer, in Germania, mons. Karl-Heinz Wiesemann, finora vescovo titolare di Macriana minore ed ausiliare di Paderborn. Mons. Karl-Heinz Wiesemann è nato il 1° agosto 1961 a Herford (arcidiocesi di Paderborn). È stato ordinato sacerdote il 10 ottobre 1985. Il 4 luglio 2002 è stato eletto vescovo titolare di Macriana minore ed ausiliare dell’arcivescovo di Paderborn. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale l’8 settembre 2002.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Niterói, in Brasile, il rev. Roberto Francisco Ferrería Paz, del clero dell’arcidiocesi di Porto Alegre, finora parroco della Parrocchia "Nossa Senhora da Paz" a Porto Alegre, assegnandogli la sede titolare vescovile di Accia. Il rev. Roberto Francisco Ferrería Paz è nato il 5 giugno 1953 a Montevideo, in Uruguay. Da molti anni è cittadino brasiliano. Il 16 dicembre 1989 è stato ordinato sacerdote.

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    Il cardinale Bertone porta gli auguri del Papa ai piccoli malati dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù

    ◊   Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, si è recato oggi in visita all'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma per portare al personale e ai piccoli pazienti gli auguri di Natale del Papa. C'era per noi Claudia Di Lorenzi:

     
    Lo hanno atteso con emozione, per un saluto e uno scambio di auguri. Al suo arrivo al Policlinico Bambino Gesù, il cardinale Bertone, è stato accolto da un piccolo ma festante gruppo di bambini. Prima di raggiungere il personale dell’ospedale, in attesa del suo messaggio nel Padiglione Salviati, il cardinale ha inteso esprimere ai piccoli pazienti presenti e a tutti i ricoverati del policlinico pediatrico più grande dell’Italia centro-meridionale, il suo auspicio in vista del Natale. Ascoltiamo il cardinale Tarcisio Bertone:

     
    “Un augurio di Buon Natale con una speciale protezione di Gesù Bambino, il Bambino che prende con sé tutti i bambini del mondo e li porta ad una umanità migliore, e che vuole cambiare il cuore degli adulti perché amino di più i bambini di tutto il mondo e facciano tutto ciò che è possibile per migliorare questa nostra società perché sia per i bambini non una selva, ma un giardino”. 

    Rivolgendosi agli operatori dell’ospedale, il personale medico e amministrativo, i consiglieri di amministrazione e il presidente del Policlinico Bambino Gesù, Francesco Silvano, il cardinal Bertone ha portato i saluti di Papa Benedetto XVI e ha parlato del Natale quale dono della speranza e della certezza della salvezza.

     
    Ricordando le parole del Papa nell’Enciclica "Spe salvi", il porporato ha detto che in Gesù “la porta oscura del tempo è stata spalancata. Chi ha speranza vive diversamente" perché “gli è stata donata una vita nuova”. Un miracolo – ha sottolineato – che si rinnova ad ogni Natale. “Se siamo animati da questa speranza – ha aggiunto il segretario di Stato – non c’è sofferenza che possa rattristarci o vincerci”.

     
    Il cardinale Bertone ha infine augurato ai presenti di abbandonarsi all’adorazione del Signore, “con sguardi pieni di fede ardente” come Maria, Giuseppe e i pastori facevano nella mangiatoia di Betlemme.

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    Giornata di studio in Vaticano dedicata alla famiglia. Messaggio del cardinale Trujillo

    ◊   Si svolge oggi in Vaticano un incontro tra i direttori delle riviste cattoliche italiane e il Pontificio Consiglio per la Famiglia. Obiettivo dell’iniziativa è dedicare una giornata di studio, di analisi e di proposte ai temi della vita familiare, anche in vista del VI Incontro Mondiale delle Famiglie che si svolgerà a città del Messico nel gennaio 2009. Il servizio di Silvia Gusmano:

    “È possibile riscattare la famiglia dalla profonda crisi che sta attraversando?”. Si è aperto con questa domanda, inviata in un messaggio dal cardinal Alfonso López Trujillo ai partecipanti, l’incontro tra i responsabili delle riviste cattoliche italiane e il Pontificio Consiglio per la Famiglia. Le rapide trasformazioni del mondo moderno, ha spiegato il presidente del dicastero vaticano, hanno in molti casi ferito e indebolito il nucleo familiare, cellula fondamentale della società. Aumenta, almeno nel mondo occidentale, il numero delle coppie di fatto, si diffonde la pratica della fecondazione in vitro, le unioni tra persone dello stesso sesso vengono messe giuridicamente sullo stesso piano del matrimonio tradizionale. A questa situazione, figlia del relativismo etico e morale, la Chiesa deve reagire su due fronti, ha continuato il porporato; sforzarsi di comunicare la positività e la dimensione gioiosa del modello coniugale evangelico e incentivare il dialogo con le identità in contrapposizione con quella cristiana. La famiglia tradizionale, infatti, è un bene non solo cattolico, ma universale, definita dal Papa “comunità di pace”, e come tale va difesa. Così padre Gianfranco Grieco, capo ufficio del dicastero:

     
    “La famiglia non è un bene soltanto economico. La famiglia è un bene di per sé, perché la famiglia è vita, perché la famiglia è amore. Dal punto di vista naturale – non ricorrendo a ciò che è stato rivelato – ha il suo valore immenso, ha il suo valore educativo, ha il suo valore di crescita!”.
     
    Da qui l’appello ai responsabili dell’informazione cattolica. A loro spetta il difficile compito di misurarsi ogni giorno con la “grammatica della persuasione”. Le insidie maggiori, ha sottolineato padre Guglielmo Kaszak del Pontificio Consiglio vengono spesso dal linguaggio comune, un linguaggio che chiamando, ad esempio, l’aborto “interruzione volontaria di gravidanza”, deforma ed edulcora la realtà. Per questo il dicastero vaticano ha pubblicato la versione amplificata del Lexicon: una raccolta di oltre 100 lemmi, il cui significato è stato manipolato e stravolto rispetto all’originale.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Una battaglia che ha visto tutta la Chiesa in prima fila: in prima pagina l'intervista con il cardinale Renato Raffaele Martino dopo l'approvazione della moratoria della pena di morte.

    Riedito "Il senso della Chiesa" di Romano Guardini, che raccoglie le lezioni tenute dal teologo a Bonn nel 1921: in cultura, un articolo di Inos Biffi sulla loro attualità.

    L'introduzione di Davide Rondoni al libro "Invincibile Speranza", edito dalla Libreria Editrice Vaticana, con i discorsi pronunciati da Benedetto XVI in occasione dell'Agorà dei giovani tenutasi a Loreto il primo e il due settembre scorsi.

    In un'intervista di Giovanni Casoli a Loretta Marcon un'indagine del rapporto tra la Bibbia e Leopardi.

    Ulrich Nersinger ricorda la figura di Alessandro Cialdi, l'ultimo comandante della Marina Pontificia, nato due secoli fa.

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    Oggi in Primo Piano



    L'ONU approva la moratoria della pena di morte. Soddisfatta la Santa Sede che rilancia: ora un impegno internazionale per la difesa globale della vita

    ◊   Grande soddisfazione della Santa Sede per lo storico voto di ieri al Palazzo di Vetro di New York: l'Assemblea generale dell'ONU ha approvato la risoluzione per la moratoria universale della pena di morte: 104 voti a favore, 54 contrari e 29 astenuti. Una risoluzione che tuttavia non è vincolante. I Paesi che vogliono conservare la pena capitale sono dunque netta minoranza: tra questi la Cina, l'Iran, il Pakistan, l'Iraq, il Sudan e gli Stati Uniti. Da parte sua la Santa Sede auspica adesso un impegno internazionale per la difesa della vita a 360 gradi, a partire dal concepimento, cioè dalla vita innocente. Ascoltiamo, il commento dell’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. L’intervista è di Isabella Piro:


    R. – La Santa Sede accoglie con soddisfazione i risultati della votazione in Assemblea generale, che registrano cinque voti in più a favore di questa Risoluzione. Credo che l’Italia abbia svolto un ruolo importante e facendo una scelta intelligente, perché è riuscita a coinvolgere tutto il mondo e non soltanto l’Europa. L’obiettivo era quello di un impegno su scala globale. Dal punto di vista del metodo e della procedura è stato un buon successo, perché senza l’intervento della diplomazia di tutto il mondo si sarebbe rischiato di compromettere l’esito del confronto, mentre il gioco di squadra e la ricerca di un consenso allargato hanno permesso di ottenere un numero di voti confortante e positivo.

     
    D. – Si può, quindi, dire che c’è stata una maturazione nei confronti del valore della vita?

     
    R. – C’è stata una maturazione su questo punto. La Santa Sede ha sostenuto con forza questo tema, perché rappresenta un passaggio fondamentale nell’intento di aprire un dibattito più ampio. La nostra posizione è decisa: noi abbiamo insistito molto e continuiamo a farlo, affinché il tema della pena di morte sia inserito in un quadro più ampio di promozione e di difesa della vita in tutte le sue fasi, in tutti i suoi momenti, dal concepimento al suo termine naturale. Credo che questa maturazione debba ancora progredire e fare dei passi importanti in una visione dell’uomo che ne contempli ogni aspetto ed ogni momento.

    D. – Può essere un primo passo per l’abolizione definitiva della pena di morte?

     
    R. – Ovviamente queste sono decisioni che verranno poi maturate nei diversi contesti nazionali che, per cultura divergono l’uno dall’altro. Certamente questa Risoluzione lancia un segnale molto importante e sarà un punto di riferimento nei dibatti nazionali, ma sarà un punto di riferimento anche per i Parlamenti e per i legislatori nazionali che, sempre di più, quando si tratta di legiferare terranno un occhio sulle indicazioni e sugli orientamenti delle Nazioni Unite.

    In prima linea nella lotta contro la pena di morte è impeganta da tanti anni la Comunità di Sant’Egidio. Francesca Sabatinelli ha raggiunto a New York, subito dopo il voto il portavoce della Comunità, Mario Marazziti:
     
    R. – E’ un cambiamento storico, perché fissa un nuovo standard morale della giustizia e anche della punizione del crimine, una giustizia che sa sempre rispettare la vita. Rimarca un cambiamento che è accaduto nella società, nel nostro mondo. Rimarca i passi in avanti di una cultura della vita. Oggi, una grande parte del mondo sente che la pena di morte amministrata dallo Stato è intollerabile, come in passato ha capito che era intollerabile sia la schiavitù che la tortura. Si comincia da qui.

     
    D. – Mario Marazziti, ci sono voluti 15 anni e anche delle amare sconfitte prima di arrivare a questo punto. La comunità di Sant’Egidio era ottimista?

     
    R. – Era ottimista anche 15 anni fa, perché questa è la direzione in cui va il mondo. Se guardiamo agli ultimi venti anni, più di 50 Paesi hanno cambiato: dal fronte che usava la pena di morte al fronte abolizionista. Noi abbiamo lavorato perché si costruisse un fronte unitario e nascesse una grande coalizione mondiale contro la pena di morte e pian piano si affermasse questa cultura della vita. E poi abbiamo lavorato con tanti Paesi proprio nel passaggio per rinunciare alla pena di morte e l’abbiamo finito.

     
    D. – Questa moratoria non è vincolante. Voi pensate che, comunque, inciderà moralmente su quei Paesi che ancora utilizzano la pena capitale?

     
    R. – Senz’altro segna un punto da tenere presente per tutti i Paesi. Diventa più imbarazzante non tenere presente questa sensibilità del mondo. In realtà, quello che accade è che la pena di morte non è più una questione solo interna ai vari Paesi. E’ una questione che ha una valenza per i diritti umani. Questo significa la dichiarazione dell’Assemblea generale approvata all’ONU. Che cosa vuol dire? Vuol dire che da ora in poi l’ONU stesso deve monitorare anno dopo anno come si implementino i principi di questa risoluzione e diventa una questione della comunità internazionale e non solo di chi lavorava e lavora e continuerà a lavorare, come la Comunità di Sant’Egidio, su questo terreno.

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    Dalla Terra Santa, il Messaggio di Natale del patriarca Sabbah: è viva la speranza di una pace che finora non è stata voluta

    ◊   “Finora non c’è stata pace semplicemente per la mancanza di volontà di farla”: cosi il patriarca di Gerusalemme dei Latini Michel Sabbah, denuncia nel Messaggio inviato al mondo intero per il Natale. Il servizio di Roberta Gisotti:

    “Dio è con noi” – rassicura il patriarca Sabbah - per questo la nostra speranza resta viva in noi, pure in mezzo "alla molteplici difficoltà di ogni giorno, sotto l’occupazione, nell’insicurezza e tra le privazioni che ne conseguono”:

    “Celebriamo Natale quest’anno quando siamo ancora, come sempre, alla ricerca di una pace che sembra impossibile. Palestinesi e israeliani sono capaci di vivere insieme in pace, ciascuno nel suo territorio, ciascuno godendo della sua sicurezza, della sua dignità e dei suoi diritti. Ma per arrivare alla pace occorre credere pure che israeliani e palestinesi sono in tutto eguali, con i medesimi diritti e gli stessi doveri e che occorre infine intraprendere le vie di Dio, che non sono quelle della violenza, sia essa di  Stato o generata dall’estremismo”.

    “Tutta la regione è nello scompiglio a causa dal conflitto in Terra Santa, in Libano e Iraq, dove sembra che le forze del male – osserva il patriarca - si siano scatenate, decise a proseguire la marcia sulle vie della morte, della esclusione e della dominazione”:

    “Nonostante ciò, crediamo che Dio non ci ha abbandonati alle forze del male: tutto questo è anzi un appello a ogni uomo e donna di buona volontà per tornare sulle strade di Dio al fine di  instaurare il regno del bene fra gli uomini, il senso e il rispetto per ogni persona”.

    Denuncia quindi il patriarca Sabbah che finora non c’è stata pace per la mancata volontà di farla ed entra nel merito delle ultime soluzioni politiche prospettate:

    “In questi giorni taluni hanno parlato della creazione di Stati religiosi in questa terra. Ora nella terra, che è santa per le tre religioni e per i due popoli, non possono essere stabiliti degli Stati religiosi perché uno escluderebbe l’altro o metterebbe in condizioni di inferiorità i credenti delle altre religioni  Ogni Stato che esclude l’altro o discrimina chi è contro di esso non si addice alla terra fatta da Dio santa per tutta l’umanità”.

    Infine si è rivolto ai leader del mondo:

    “I capi religiosi e politici devono cominciare a comprendere la vocazione universale di questa terra nella quale Dio ci ha riuniti nel corso della storia. Devono sapere che la santità di questa terra consiste non nella esclusione dell’una o dell’altra religione, ma nella capacità di ogni religione, con tutte le differenze, di accogliere, rispettare e amare tutti coloro che abitano questa terra”.

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    La Marcia per la pace del 31 dicembre partirà quest'anno dal paese natale di Papa Roncalli

    ◊   Partirà da Sotto il Monte, paese natale di Giovanni XXIII, e si concluderà a Bergamo, il 31 dicembre prossimo, la tradizionale Marcia della Pace giunta alla 40.ma edizione. Promossa dalla Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, da Pax Christi e da Caritas Italiana, l’iniziativa ha per tema “Famiglia umana: comunità di pace”, scelto da Benedetto XVI per la prossima Giornata Mondiale della Pace, il 1° gennaio 2008. Paolo Ondarza ha intervistato uno degli organizzatori della Marcia, don Francesco Poli, direttore del Centro diocesano per la pastorale sociale di Bergamo:


    R. – E’ un avvenimento di pace l’esperienza che quest’anno si vive a Bergamo in occasione, appunto, del 40.mo, ricordando la prima marcia celebrata nel 1967-68, a Bergamo, per opera di padre Turoldo come intuizione sua, in occasione del primo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, promossa da Paolo VI.

     
    D. – Oggi è importante chiarire che cosa significa “pace”. Quale il contributo della marcia?

     
    R. – Quest’anno in modo particolare vogliamo promuovere un’idea di pace secondo, appunto, l’indicazione di Benedetto XVI, partendo dal contesto familiare. Quindi, una pace che nasce dentro la famiglia: i primi educatori alla pace sono i genitori, il primo luogo in cui si impara a vivere la pace è la famiglia. Questa mi sembra una bellissima intuizione di Benedetto XVI, che poi viene rapportata nel senso ampio della famiglia umana. E’ una consapevolezza più ampia del contributo che ogni persona e ogni comunità può dare al progresso, al benessere di tutta l’umanità.

     
    D. – In marcia a Bergamo tante famiglie, quelle famiglie che spesso non fanno notizia, perché le notizie preferiscono quasi etichettare la famiglia come luogo privilegiato della violenza ...

     
    R. – Quest’anno colgo nella Marcia della pace una voglia di partecipazione nel contesto familiare: diciamo la gioia di testimoniare proprio la pace che si “mastica” e si costruisce e si diffonde partendo dalle relazioni della vita familiare.

     
    D. – Salvaguardia del Creato, crisi nucleare, conflitti in Africa e Medio Oriente. I partecipanti alla marcia parteciperanno anche con una preghiera di pace ...

     
    R. – Tra l’altro, mi piace ricordare nel messaggio scritto che negli ultimi dieci anni le spese per gli armamenti sono aumentate del 37 per cento, quindi alla faccia della conclusione della cosiddetta guerra fredda. Dall’altro lato, c’è anche la dimensione dell’attenzione al dialogo tra cristiani che, partendo dalla grande idea che la famiglia, appunto, è la famiglia di Abramo, in dialogo tra le tre religioni monoteiste.

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    Chiesa e Società



    L’ONU definisce quella somala “la più grave crisi africana”

    ◊   Sono oltre un milione gli sfollati in fuga da Mogadiscio, secondo gli ultimi dati forniti dall’Alto commissariato ONU per i rifugiati (ACNUR). La capitale somala, teatro di continui conflitti fra il governo di transizione e le truppe islamiche ribelli, versa ormai in condizioni critiche: manca l’acqua, l’elettricità e le persone muoiono di fame. Secondo l’inviato speciale delle Nazioni Unite, Ahmedou Ould-Abdallah, l’atteggiamento della comunità internazionale rischia di portare il Paese verso una catastrofe umanitaria. L’inviato ha anche chiesto all’Arabia Saudita di usare la sua “autorità morale” per indurre le parti in conflitto a prendere parte ad un processo di pace risoluzione. L’Arabia Saudita, che sta accogliendo molti dei profughi somali, è il custode di due dei luoghi più sacri dell’Islam e, secondo Ould-Abdallah, avrebbe il potere di convincere le parti in conflitto a sedersi al tavolo delle trattative. Di contro, l’Uganda, che fornisce le truppe per la missione dell’Unione Africana in Somalia, ha annunciato l’invio di altri 1.500 soldati, addestrati da esperti francesi, per rimpiazzare quelli già presenti. Per quanto riguarda il quadro politico, il nuovo primo ministro somalo, Nur Hassan Hussein, ha manifestato la propria apertura al dialogo con l’opposizione. Ha annunciato, inoltre, l’imminente formazione di un governo di tecnici formato da 18 ministri, la metà dei quali non parlamentari. L’assetto politico somalo è ulteriormente aggravato dalle perduranti tensioni fra la regione semi-autonoma del Puntland e quella del Somaliland, che si è proclamato da tempo indipendente, ma che nessun Paese lo ha finora riconosciuto ufficialmente. (C.C.)

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    Tre anni dopo lo tsunami, rapporto dell’UNICEF con un bilancio dei progetti realizzati dal 2004 ad oggi

    ◊   A tre anni dalla catastrofe dello tsunami del 26 dicembre 2004, l’UNICEF ha presentato ieri il “2007 Tsunami Monitoring Report”. Il rapporto traccia un bilancio dei progetti realizzati dal 2004 ad oggi, insieme ad un’analisi dettagliata dei fondi e dei costi sostenuti. Significativi risultati si sono ottenuti nel campo dell’istruzione. In particolare, sono stati investiti oltre 150 milioni di dollari per la costruzione di più di 100 scuole permanenti, mentre per altre 254 sono in corso i lavori. Altrettanto soddisfacenti, i progressi negli altri campi, quali sanità e nutrizione, acqua e impianti igienico-sanitari, HIV e infanzia. Tra i principali risultati, la costruzione di 59 strutture sanitarie e altre 115 in corso di realizzazione. Sono stati anche realizzati oltre 20 mila fonti idriche e più di 42 mila impianti igienici. Attività di assistenza psicosociale sono inoltre state rivolte a più di un milione di bambini. Campagne di sensibilizzazione sull’AIDS sono poi state rivolte a 330 mila persone. Il rapporto evidenzia non solo i risultati ottenuti, ma anche le difficoltà che i programmi di ricostruzione hanno talvolta incontrato. Per esempio, in Somalia, i lavori sono stati bloccati dalla ripresa dei conflitti e in Indonesia per la carenza di nuove strade. L’obiettivo del programma è quello di promuovere una ricostruzione sostenibile a lungo termine coinvolgendo i governi locali nel processo di recupero. Un processo che, secondo le previsioni, continuerà fino alla fine del 2009. (C.C.)

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    La comunità cristiana di Kirkuk invita soldati americani e iracheni per il pranzo di Natale

    ◊   Soldati iracheni e della coalizione insieme per un pranzo natalizio. L’iniziativa è giunta dalla comunità cristiana assira di Kirkuk , che ha invitato i militari di stanza nella città per un pranzo nei locali della loro scuola. I cristiani a Kirkuk, secondo quanto scrive il sito Ankawa.com, sono circa il 2% e i bambini delle scuole hanno lavorato quest’anno sui temi della diversità etnica e religiosa. “Nella città – afferma un sacerdote della scuola assira - cristiani, arabi, curdi, turcomanni e cristiani vivono insieme in pace. I bambini hanno accolto i soldati indossando vestiti tradizionali. I militari hanno portato 200 scatole piene di dolci e giocattoli”. “I bambini sono il futuro dell’Iraq – è stato il commento del colonnello Greg Market - e loro sono il nostro principale motivo della nostra missione qui in Iraq. I bambini possono convincere i loro parenti a non compiere attentati ed a contribuire alla pacificazione del Paese”. (A.M.)

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    Cerimonia di apertura in Etiopia della sede del ‘Comitato dei saggi’ per la pace

    ◊   Si è svolta ad Addis Abeba in presenza del presidente della Commissione dell’Unione Africana (UA), Alpha Oumar Konare, la cerimonia di apertura della sede del ‘Comitato dei saggi’ per la pace. Il comitato è un organismo composto da 5 membri a supporto del Consiglio per la pace e la sicurezza (CPS) per la prevenzione dei conflitti in Africa. Designati in base alla rappresentanza regionale, i cinque membri, che rimarranno in carica per tre anni, sono l’ex-presidente algerino Ahmed Ben Bella (Nord Africa), Salim Ahmed Salim della Tanzania (Africa Orientale), Brigalia Bam, presidente della commissione elettorale indipendente del Sudafrica (Africa Australe), Elizabeth K. Pognon, ex-presidente della corte costituzionale del Benin (Africa Occidentale) e Miguel Trovoada, ex-presidente di Sao Tome (Africa Centrale). L’algerino Bella, che non ha partecipato personalmente alla cerimonia, ha inviato un messaggio di ottimismo e di speranza. L’auspicio dell’ex-presidente algerino è quello di realizzare un’Africa unita e riconciliata verso lo sviluppo e l’integrazione sociale. Secondo diversi osservatori, il comitato di saggi è un passo importante per il raggiungimento della pace, sia a livello nazionale che fra due nazioni in conflitto. (C.C.)

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    Campagna di solidarietà della Caritas di Roma per aiutare i bambini soldato in Congo

    ◊   La Caritas di Roma ha promosso una campagna di solidarietà per affrontare il dramma dei bambini soldato nella Repubblica Democratica del Congo. L’iniziativa, intitolata “Lasciateci in pace siamo bambini”, è a sostegno dei centri di transito e orientamento per l’infanzia promossi dalla diocesi di Goma, nella zona orientale del Paese. In quest’area, nell’ultimo decennio, diversi conflitti hanno provocato oltre tre milioni di morti. Si stima, poi, che solo la metà dei bambini al di sotto dei 14 anni frequenti la scuola. Secondo un recente rapporto di Human Rights Watch sono inoltre 30 mila i bambini soldato “liberati” nel periodo 2003 – 2007. “La povertà e le sofferenze – spiega mons. Guerino Di Tora, direttore della Caritas di Roma – sono il frutto di una situazione di ingiustizia che paradossalmente viene affrontata con altre ingiustizie”. E’ in questa spirale – aggiunge – che si annoda la nostra responsabilità di fronte a questo drammatico fenomeno. Per sostenere e avere informazioni sulla campagna, si può consultare il sito www.caritasroma.it (A.L.)

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    Nella Zambia, Conferenza per la Costituzione nazionale del Paese

    ◊   Prevista oggi a Lusaka, la prima sessione della Conferenza per la Costituzione nazionale (NCC) della Zambia. La Conferenza è composta da circa 500 membri, tra parlamentari, dirigenti dell’opposizione, rappresentanti di associazioni e capi tradizionali. La Chiesa Cattolica nel Paese ha più volte criticato l’iter legislativo della Conferenza, esprimendo cinque obiezioni di fondo. Il primo punto riguarda la legge che istituisce la Conferenza, legge che lascia alla Conferenza medesima la decisione circa la necessità di riscrivere o meno la Carta costituzionale, nonostante le chiare richieste popolari di un nuovo testo fondamentale. Il secondo punto tocca la composizione dell’assemblea, formata prevalentemente da politici, con l’esclusione di molte altre componenti della società e senza la chiara indicazione dei criteri di scelta delle diverse classi di membri. In terzo luogo, la legge istitutiva della Conferenza conferisce ampi poteri all’Assemblea, prerogative che potrebbero vanificare le richieste fondamentali avanzate dal popolo negli ultimi 20 anni. La quarta obiezione concerne il ruolo del Parlamento nell’ambito della legge citata, ruolo che potrebbe portare a semplici emendamenti del vecchio testo, evitando l’elaborazione di una nuova Carta. La legge conferisce infine al capo dello Stato un “assegno in bianco”, ovvero la facoltà di sciogliere la Conferenza, qualora lo ritenga necessario, o di prolungarne il mandato per il tempo stabilito dal presidente stesso. L’Episcopato ha infine dichiarato di voler partecipare ai lavori della Conferenza solo nel caso in cui le questioni citate siano seriamente discusse e affrontate. L’obiettivo è di conferire ai lavori della Conferenza quella legittimazione che deriva dal consenso e dalla partecipazione di tutte le componenti della comunità nazionale. (A.L.)

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    In India il cardinale Gracias esorta i cristiani ad un maggiore impegno politico

    ◊   L’arcivescovo di Mumbay, cardinale Oswald Gracias, ha lanciato un appello a tutti i cittadini indiani, invitandoli ad assumersi le responsabilità civili e politiche per non continuare “ad essere ripiegati su se stessi, per aiutare la politica ad avere un’immagine più presentabile”. L’auspicio è stato formulato in occasione della cerimonia di congratulazioni per il ritorno del porporato all’arcidiocesi di Mumbai dopo la sua creazione a cardinale lo scorso 24 novembre. Spetta ai cristiani – ha aggiunto il porporato – prendere attivamente parte alle vicende civiche e contribuire ad eliminare il disordine. Il nostro bene più grande – ha concluso – è nella sete di una più profonda conoscenza della fede, “nella risposta alla chiamata del Signore ad essere generosi”. Delle 160 diocesi dell’India, quella di Mumbai registra la più alta popolazione cattolica, circa 514 mila persone. (A.L.)

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    A Sapporo, 13.mo incontro tra vescovi giapponesi e coreani sul tema “Il martirio in Corea e Giappone”

    ◊   I martiri asiatici: elemento di unione fra la Chiesa coreana e quella giapponese. E’ quanto emerge dall’incontro fra i vescovi giapponesi e coreani riunitisi a Sapporo per il 13.mo incontro di interscambio culturale e spirituale incentrato sul tema “Il martirio in Corea e Giappone”. A tutti i presuli è stata presentata la relazione del dott. Lee Won-soon, professore emerito dell’Università di Seul, sul tema “La persecuzione della Chiesa”. Padre Francis Mizobe Osamu, responsabile della Commissione episcopale del Giappone per i processi di Beatificazione e Canonizzazione, ha illustrato l’itinerario della proclamazione dei 188 martiri giapponesi, nella celebrazione del novembre 2008 a Nagasaki. Dei 188 martiri, uccisi nel XVII secolo, 183 erano laici e 5 sacerdoti, fra i quali il Gesuita Petro Kibe. La Causa per la loro Beatificazione, iniziata negli anni ottanta, si è conclusa il primo giugno 2007 con l’approvazione della Congregazione per le Cause dei Santi e la firma di Papa Benedetto XVI. Fra i martiri del Giappone riconosciuti dalla Chiesa vi sono già Paolo Miki e i suoi compagni, Grazia Hosawaka, Ludovico Ibaragi, Michael Kozaki e Takayam Ukon. Fra i martiri coreani, i santi Andrea Kim Taegon e i suoi 103 compagni, canonizzati nel 1984 a Seul da Giovanni Paolo II. Nel 2004 si è aperta a Seul una nuova Causa di Beatificazione, quella del Servo di Dio Paul Yun Ji-chung e dei suoi 123 compagni, torturati e uccisi nel 1791. Nel 2006 la diocesi di Incheon ha iniziato il processo di Beatificazione di John Song Hae-bung, un missionario laico martirizzato durante la Guerra di Corea (1950-1953). Infine nel 2007 le diocesi coreane di Chunchon e Hamhung hanno iniziato il processo di Beatificazione di alcuni martiri, morti fra il 1940 e il 1950, nelle aree di Gangwon-do e Hamgyeong-do. (C.C.)

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    Il vescovo di Stoccolma in difesa della famiglia e contro il riconoscimento delle unioni omosessuali

    ◊   Se approvata, la legge introdurrebbe “il matrimonio sessualmente neutro”, equiparando e unificando sotto la stessa normativa la legislazione sul matrimonio a quella sui cosiddetti “partenariati”. Lo ha detto il vescovo di Stoccolma, mons. Anders Arborelius, riferendosi al progetto di legge, in discussione in Svezia, che prevede l’abolizione di qualsiasi riferimento alla differenza di sesso. In una nota diffusa dalla diocesi, il vescovo è tornato a difendere la concezione umana e cristiana della famiglia. Secondo il vescovo di Stoccolma – rende noto l’Osservatore Romano – “per la Chiesa cattolica il matrimonio è una relazione riservata tra un uomo e una donna, è uno dei sette sacramenti della Chiesa cattolica e deve rispondere a certi criteri per essere approvato”. Uno di questi criteri è che “deve essere istituito volontariamente da ambedue le parti”; la coppia deve inoltre “essere consapevole che l’unione sessuale è ordinata per sua natura alla procreazione della prole”. La Svezia riconosce già da oltre dieci anni, il “partenariato” civile tra persone dello stesso sesso e fornisce loro gli stessi diritti previsti per i coniugi. (A.L.)

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    I vescovi spagnoli: le famiglie non dimentichino la loro dignità e grandezza

    ◊   “Viviamo immersi in una società complessa, dove non manca la proposta di una cultura laica che chiede di organizzare la vita sociale come se Dio non esistesse”. È quanto si legge nel messaggio dei vescovi della Sottocommissione per la famiglia e la difesa della vita della Conferenza episcopale spagnola per la Giornata della famiglia e della vita, che si celebrerà in Spagna il prossimo 30 dicembre. I vescovi spagnoli - riferisce l'agenzia Sir - avvertono come recentemente, in questo contesto, sorgano “degli atteggiamenti di rifiuto o di sfiducia e oscuramento della propria cultura e della propria fede nel desiderio di evitare possibili confronti”. In particolare, i presuli ricordano alle famiglie cristiane i due tratti distintivi che caratterizzano la loro identità: “Il primo – scrivono – è l’integrazione di fede e vita” in quanto “la fede non può ridursi ad un’esperienza privata, estranea pertanto alla vita familiare”. Il secondo tratto distintivo è “l’inserimento nella comunità ecclesiale”: infatti, “non c’è famiglia cristiana ai margini della Chiesa”, ma “per questa integrazione è fondamentale lo sviluppo della pastorale familiare”. Questo inserimento della famiglia nella comunità ecclesiale, avvertono i vescovi spagnoli, “si realizza anche attraverso i movimenti familiari, che devono costituire un aiuto per vivere bene il mistero della comunione ecclesiale”. Solo una famiglia con un’identità cristiana forte, concludono i vescovi, “sarà capace, in questi tempi difficili, di trasmettere la fede mostrando “la bontà e la bellezza del matrimonio e della famiglia”. (A.L.)

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    In Spagna i bambini invitati dalla Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria ad essere missionari per il Natale

    ◊   Anche quest’anno la Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria (POIM) invita tutti i bambini spagnoli a vivere un “Natale missionario” come “Seminatore di Stelle”. Questa iniziativa, nata circa 30 anni fa, è diventata ormai in Spagna una piccola tradizione. Così anche quest’anno 100 mila bambini scenderanno nelle strade a portare il messaggio di Natale, distribuendo stelle ai passanti senza chiedere in cambio nulla, solo un sorriso. Il tema scelto quest’anno dalla Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria è “Mani all’opera”. “Con questo gesto – riferisce l’Osservatore Romano – desideriamo anche ringraziare le persone a nome dei missionari e delle missionarie che, per amore di Cristo e dell’umanità, lasciano tutto e partono verso terre lontane per portare il messaggio di Gesù”. Per l’occasione, sabato prossimo nella cattedrale dell’Almudena, il cardinale Antonio Maria Rouco Varala, arcivescovo di Madrid, celebrerà la messa con i bambini missionari e benedirà il loro invio dei “Seminatori di Stelle”. (C.C.)

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    Turchia: dimesso dall’ospedale padre Franchini, accoltellato domenica a Smirne da un giovane

    ◊   “Non conoscevo il ragazzo che mi ha accoltellato. Era la prima volta che lo vedevo”. Lo ha
    affermato padre Adriano Franchini, accoltellato domenica scorsa a Smirne al termine della Santa Messa. E’ stata così smentita la versione data subito dopo l’accoltellamento: alcune fonti avevano riferito infatti che l’aggressore sarebbe stato un giovane turco che frequentava da vario tempo la parrocchia. Il sacerdote, che è stato dimesso oggi dall’ospedale, ha anche chiesto di “non esagerare la portata”, di questo episodio. Padre Franchini ha rivolto infine gli “auguri per un buon kurban bayram”, la festa islamica “del sacrificio” di Abramo. (A.L.)

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    Italia: morto il sesto operaio della ThyssenKrupp: il cardinale Poletto invoca “un sussulto di responsabilità” nel Paese

    ◊   In Italia è morto questa mattina il 26.enne Rosario Rodinò, sesta vittima dell’incendio divampato due settimane fa nell'acciaieria ThyssenKrupp di Torino. Intanto, l’arcivescovo del capoluogo piemontese, cardinale Severino Poletto, ha detto durante l’omelia per i funerali di un altro operaio, Rocco Marzo, che “la solidarietà della città per questa tragedia è grande”. “Ma non basta”: “ci vuole – ha detto il cardinale Poletto – un sussulto di responsabilità nel Paese; ormai le morti sul lavoro sono un’emergenza nazionale”. L’arcivescovo di Torino ha ribadito, infine, la richiesta che “i posti di lavoro siano sicuri e che vengano garantite tutte quelle misure necessarie per evitare morti o malattie”. E’ terribile pensare – ha concluso il cardinale Poletto – che “una persona perda la vita per lavorare”. (A.L.)

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    Una cappella ecumenica nella Basilica di San Paolo fuori le Mura per l’Anno Paolino

    ◊   Una cappella ecumenica nella Basilica di San Paolo fuori le Mura sarà la novità dell’Anno Paolino che si aprirà il prossimo 28 giugno. Lo ha annunciato il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica, in un’intervista concessa al quotidiano “L’Osservatore Romano”. La cappella nasce con l’intento di dare la possibilità alle comunità cristiane non cattoliche di pregare e celebrare la liturgia. Sarà realizzata dove c’è il battistero che era, a sua volta, una parte di un’antica cappella a croce greca, rimaneggiata nel 1928-1930 dall’architetto Arnaldo Foschini. L’iniziativa del cardinale, presentata al Papa lunedì scorso all’interno del programma dell’Anno Paolino, è stata apprezzata da Benedetto XVI che ha incoraggiato il porporato ad andare avanti con il calendario degli eventi. Il cardinale ha inoltre annunciato l’apertura permanente di una delle 5 porte della Basilica ostiense, chiamandola appunto “porta paolina”, proprio perché resterà sempre aperta. L’Anno Paolino è un anno speciale dedicato a san Paolo nel bimillenario della nascita, anche se non si conosce esattamente la data esatta:  gli esperti dicono che sia nato tra il 7 e il 10 dopo Cristo. Ma non è un anno santo vero e proprio come quelli che, secondo la tradizione, il Papa indice ogni venticinque anni o per ricorrenze speciali. Quindi il Papa non aprirà la porta paolina, che non è una porta santa, bensì quella simmetrica alla vera porta santa. Nei principali luoghi paolini di Roma sono previsti pellegrinaggi, conferenze e incontri di studio e, a ottobre, un colloquio ecumenico per esperti paolini. (C.C.)

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    Nella sede della Radio Vaticana, Santa Messa in preparazione al Natale

    ◊   “Dio continua a guidare la storia della salvezza da protagonista e l’uomo è chiamato a credere umilmente”. E’ quanto ha detto padre Giuseppe Trân Duc Anh, responsabile del programma vietnamita, durante l’omelia della Santa Messa, in preparazione al Natale, che si è celebrata questa mattina nella sede della nostra emittente. Interrogandosi sul valore della diffusione del messaggio evangelico attraverso la radio, il sacerdote vietnamita ha detto che “tante volte ci sentiamo vuoti, incapaci, sterili”. Ma quando “ci apriamo ai disegni di Dio e quando accogliamo i desideri dalla sua Parola” – ha aggiunto – avvengono “grandi cose”. Dio – ha poi sottolineato padre Giuseppe Trân Duc Anh - rende ricco il povero e innalza l’umile; “i deboli diventano forti ed il buio diventa luce”. “L’azione di Dio nella storia – ha ricordato inoltre il responsabile del programma vietnamita - si attua a partire da situazioni di fallimento, tramite strumenti poveri e inadatti; Dio è sempre vicino a noi, al suo popolo, e il Natale ne è la prova”. Il sacerdote vietnamita ha ricordato, infine, un passo dell’Enciclica “Spe salvi”: “Se non possiamo sperare più di quanto è effettivamente raggiungibile di volta in volta e di quanto di sperabile le autorità politiche ed economiche ci offrono – si legge nel testo - la nostra vita si riduce ben presto ad essere priva di speranza”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nuove speranze per la liberazione di ostaggi in Colombia

    ◊   Le FARC, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia, hanno annunciato l’imminente liberazione di tre ostaggi, due donne ed un bambino nato nella selva. Si tratta di Clara Rojas, impegnata nella campagna elettorale di Ingrid Betancourt, di suo figlio Emmanuel di tre anni, e dell’ex deputata Consuelo Gonzalez de Perdomo. Prudenza nei confronti delle dichiarazioni dei guerriglieri è stata espressa dal governo di Bogotà. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Maurizio Chierici, esperto di America Latina:

    R. – E’ un momento un po’ drammatico per tutti. La prima reazione è stata quella di non trattare con le FARC e, contemporaneamente, di fare pressioni interne ed esterne e con interne si intendono pressioni armate. Riusciranno adesso questi ostaggi ad arrivare in Venezuela? Questa è certamente la prova generale di quella che potrebbe essere la liberazione della Betancourt. Questi sono interrogativi drammatici per tutti, per chi è in cammino e per chi ancora non è stato liberato.

    D. – Proprio per quanto riguarda la Betancourt, potrebbe esserci una possibilità concreta di rivederla in libertà oppure il video che abbiamo visto è solamente una questione di propaganda?

    R. – Le FARC sono costituite da questi veterocomunisti sanguinari che hanno ormai perso ogni rapporto con la realtà e vivono di droga. D’altra parte, però, c’è il presidente Uribe che non rivuole la Betancourt a Bogotà, soprattutto dopo il messaggio che ha fatto arrivare alla madre dove ringrazia tutti meno Uribe e dove disegna una Colombia solidale molto diversa da quella di Uribe e da un liberalismo selvaggio vecchia maniera.

     
    D. – La Francia nel frattempo si è detta pronta ad accogliere guerriglieri delle FARC colombiane, che saranno liberati in cambio degli ostaggi. Un impegno concreto, quindi, quello di Sarkozy…

     
    R. – Un impegno concreto sì, che rientra però nella tradizione francese di accogliere i profughi politici. Non so quanto politici possano essere i guerriglieri delle FARC…Mantengo una linea sulla liberazione della Betancour… diciamo più nella speranza che non nella previsione.

    Pakistan
    E' salito a 58 morti e oltre 120 feriti il bilancio del disastro ferroviario avvenuto in nottata in Pakistan, quando un treno affollato di passeggeri è deragliato mentre era in viaggio da Karachi, nel sud, a Lahore, nel nord est del Paese. La maggior parte dei vagoni del Karachi Express, un treno notturno, sono usciti dai binari finendo incastrati uno nell'altro vicino alla città di Mehrabpur. “Secondo l'ultimo bilancio - ha detto uno dei soccorritori - ci sono 58 cadaveri e 122 feriti, dei quali 40 in condizioni critiche”. La maggior parte dei passeggeri stavano andando a casa in occasione della prossima Festa islamica del Sacrificio.

    Afghanistan
    Il presidente afghano, Hamid Karzai, ha dichiarato che la guerra contro il terrorismo guidata dagli USA dovrebbe prendere di mira i nascondigli degli integralisti islamici situati fuori dall'Afghanistan ed ha lanciato un appello ai talebani, affinchè pongano fine alla loro lotta. In occasione della Festa del Sacrificio (Id al-Adha) cominciata oggi, il presidente Karzai si è rivolto agli insorti invitandoli a deporre le armi e a vivere in pace sotto la sua amministrazione, in particolare quelli che sono stati sconfitti a Musa Qala, il distretto di Helmand sotto controllo talebano per dieci mesi e riconquistato una decina di giorni fa dall'esercito. Karzai non ha citato i Paesi dove i terroristi hanno le loro basi, ma in passato a più riprese ha puntato il dito contro il Pakistan dove i taleban e i loro alleati di al Qaeda si sarebbero rifugiati. “L'Afghanistan non è una base di terroristi, è una vittima del terrorismo”, ha concluso Karzai. Nonostante la forte presenza di truppe straniere, nel 2007 c'è stato un moltiplicarsi delle azioni degli insorti, con 140 attentati suicidi, bombe artigianali e attacchi che hanno provocato 6.000 vittime, la maggior parte dei quali civili.

    Turchia - PKK
    Le forze armate turche hanno affermato di avere “inflitto gravi perdite” all'organizzazione terrorista del PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan) nel corso del raid “di piccola scala” condotto ieri con forze di terra in territorio nordiracheno, ma ha smentito che alcun civile sia stato colpito sia nell'incursione di ieri, sia nei bombardamenti delle basi del PKK di domenica scorsa. In un loro comunicato i militari turchi affermano che il raid di ieri è partito nella notte di lunedì dopo avere “ricevuto delle immagini” di terroristi del PKK che si apprestavano ad entrare in Turchia dal Nord Iraq.

    Via libera per la formazione di un governo in Belgio
    Dopo 192 giorni senza governo, nel cuore della notte il liberale fiammingo Guy Verhofstadt, premier uscente, ha ottenuto il via libera per la formazione di un governo ad interim incaricato di gestire il Paese e preparare il grande negoziato fra fiamminghi e valloni sul futuro del Belgio. Verhofstadt, incaricato appena nove giorni fa da re Alberto II, è riuscito laddove il cristiano-democratico fiammingo Yves Leterme, grande vincitore delle elezioni del 10 giugno, non era riuscito. Verhofstadt governa di fatto il Paese dal 1999 alla testa di una coalizione di socialisti e liberali. Il prossimo governo sarà composto da una coalizione di liberali e cristiano-democratici del nord e del sud del Paese, che da sei mesi erano impegnati in una trattativa senza sbocchi. Ad essi - per raggiungere la maggioranza - si uniranno i socialisti francofoni, reduci dalla sconfitta elettorale del 10 giugno. Se non ci saranno imprevisti, il nuovo governo otterrà la fiducia prima di Natale e governerà il Paese fino al 23 marzo 2008, quando - in teoria - dovrebbe cedere il passo a Yves Leterme, come è stato deciso nei negoziati.

    Libano
    Il sottosegretario di Stato USA per il Medio Oriente, David Welch, si è incontrato a Beirut con il presidente del Parlamento libanese, Nabih Berri, nell'ambito di una serie di incontri con i leader politici del Libano per cercare di favorire l'elezione del nuovo presidente, in programma per sabato, dopo nove rinvii. Welch, alla sua seconda visita in Libano in quattro giorni, vedrà tra gli altri il premier Fuad Siniora, il leader della maggioranza parlamentare antisiriana Saad Hariri, il leader druso Walid Jumblat. Il suo ritorno a Beirut avviene mentre sono state smentite le voci di una visita a sorpresa del segretario di Stato USA, Condoleezza Rice, a Beirut. Il parlamento libanese è convocato per sabato prossimo per eleggere il comandante dell'esercito generale Michel Suleiman come presidente “di consenso”, dopo che il mandato del filosiriano Emile Lahud è terminato lo scorso 24 novembre.

    Spagna
    Pesanti condanne pari complessivamente a 500 anni di prigione sono state inflitte oggi a gran parte dei 52 indipendentisti baschi accusati di far parte o di collaborare con l'organizzazione armata ETA. Poco prima della lettura della sentenza, che ha posto fuori legge come “fronte politico” dell'ETA alcune organizzazioni civili basche, una parte degli imputati, riferiscono i media, aveva contestato il carattere politico del processo cantando un inno patriottico basco. In conseguenza erano stati espulsi dal presidente del tribunale. Le condanne, da 4 a 18 anni di reclusione, fanno seguito all'arresto preventivo nelle scorse settimane degli imputati prima che fosse loro notificata la sentenza. La difesa degli imputati ha annunciato che ricorrerà contro la sentenza ed è pronta ad arrivare sino al tribunale europeo di Strasburgo che ha recentemente accettato un ricorso di Batasuna contro la disposizione che lo ha posto fuori dalla legalità nel 2004.

    Corea del Sud
    Le presidenziali in Sud Corea sono state vinte dal conservatore Lee Myung-Bak con il 50,3 per cento dei consensi. Il suo maggiore rivale, Chung Dong-young dell’United New Democratic Party, ha avuto solo il 26 per cento dei suffragi. Il nostro servizio:


    La scelta di quasi 38 milioni di elettori è andata a favore del leader del Grand National Party, Lee Myung-bak, che ha promesso di accelerare la crescita economica e di attuare una politica più severa verso la Corea del Nord. Era il favorito ma c’era l’incognita dello scandalo finanziario che lo ha investito. Lunedì scorso il parlamento ha deciso di mettere Lee sotto inchiesta per la vicenda della BBK, società finanziaria responsabile di una clamorosa truffa in Borsa. Lee è già stato assolto dalla magistratura per la stessa vicenda ma poi sono emersi nuovi elementi, che hanno indotto il Parlamento a istituire una commissione d'indagine indipendente. Secondo gli osservatori, la decisione del Parlamento non mette in discussione il risultato del voto, ma Lee, che ha cominciato come operaio per poi diventare imprenditore di successo e solo dopo i 50 anni sindaco di Seoul, potrebbe iniziare il suo mandato di cinque anni con una marcia in meno.

    Nucleare e Corea del Nord
    Lo smantellamento delle installazioni nucleari di Yongbyon, nella Corea del Nord, sta procedendo “senza intoppi”. Lo ha detto Wu Dawei, il viceministro degli Esteri cinese dopo aver visitato il sito nucleare. Wu Dawei è il responsabile per la Cina dei colloqui a sei ai quali prendono parte anche le due Coree, gli USA, il Giappone e la Russia. Secondo l'accordo raggiunto dai sei, lo scorso febbraio, la Corea del Nord smantellerà tutte le proprie installazioni nucleari in cambio di massicci aiuti economici da parte della comunità internazionale. Entro la fine dell'anno, inoltre, Pyongyang dovrebbe fornire una lista completa di tutte le sue installazioni.

    Sudafrica: Zuma, presidente dell’ANC
    Jacob Zuma ha vinto la sfida contro il suo rivale Thabo Mbeki ed è stato eletto ieri presidente dell’African National Congress (ANC), il partito al potere in Sudafrica dalla fine dell’apartheid nel 1994. 2.329 i voti a suo favore contro i 1505 di Mbeki. Fra i suoi sostenitori, una gran folla di donne, che in particolare hanno visto in lui un grande sostenitore del popolo, ritenendo i processi per stupro e corruzione frutto di un “complotto politico”. Zuma è ora in pole position per la carica di presidente alle elezioni del 2009, anche se non sono ancora risolti i guai giudiziari cominciati nel 2005. Se verrò dichiarato colpevole – dichiara Zuma – mi dimetterò da leader dell’ANC.

    Argentina: condanna dell’ex generale Nicolaides
    Condannato ieri a 25 anni di carcere l’ex generale Cristino Nicolaides, nel processo sulla scomparsa di un gruppo di guerriglieri Montoneros, avvenuta tra il 1979 e il 1980. Prima di Nicolaides, l’unica sentenza di rilievo relativa agli anni della dittatura è stata quella di condanna all'ergastolo, nel 1986, dell'ex capo della polizia di Buenos Aires, Ramon Camps. Oltre a Nicolaides, altri sette ex colonnelli coinvolti nel sequestro sono stati condannati a un numero di anni di carcere che varia dai 20 ai 25.

    La Russia e la questione del gas
    L'agenzia russa preposta al controllo delle risorse naturali, Rosprirodnadzor, ha notificato al consorzio Sakhalin Energy, di cui fa parte il gruppo petrolifero anglo-olandese Royal Dutch/Shell, una richiesta di risarcimento danni di 390 milioni di rubli, pari a 10,8 milioni di euro, per la distruzione di una foresta nella costruzione di un gasdotto. Lo ha riferito l'agenzia Interfax citando Oleg Mitvol, numero due dell'agenzia. Per il momento, ha precisato Mitvol, la notifica non è accompagnata da imposizioni di legge e ''la compagnia può pagare la somma volontariamente'', altrimenti, ha aggiunto, ''ci rivolgeremo ad un tribunale''. I danni furono contestati nell'estate del 2006 e pochi mesi dopo Mitvol aveva ventilato una cifra intorno ai 50 miliardi di dollari. L'iniziativa era stata interpretata dagli analisti come uno strumento di pressione per consentire a Gazprom di impossessarsi del controllo del consorzio, nell'ambito del processo di rinazionalizzazione del settore energetico sponsorizzato dal Cremlino. Cosa poi avvenuta a dicembre 2006, quando il colosso del gas russo acquisì il 51 per cento delle azioni del consorzio, ridimensionando le quote di Shell e delle giapponesi Mitsui e Mitsubishi. Il progetto di Sakhalin 2 ha un valore di 22 miliardi di dollari e mira a esportare via mare, dalla fine del 2008, gas naturale liquefatto alle grandi imprese giapponesi di gas ed elettricità.

    Immigrazione clandestina
    Un barcone con 204 clandestini a bordo (tra cui 7 donne) è stato fermato da una motovedetta della Guardia di Finanza italiana a 5 miglia a Sud dell'isola di Lampedusa (Agrigento). Il natante è stato rimorchiato in porto e i migranti sono stati trasferiti nel centro di accoglienza. Da alcune settimane il flusso migratorio che attraversa il Canale di Sicilia si era interrotto, probabilmente a causa delle avverse condizioni meteomarine.

    Incidente sul treno dell’alta velocità in Francia
    E' di un morto e 34 feriti in modo leggero il bilancio di un incidente ferroviario avvenuto stamani nel dipartimento dell'Ain, nell'ovest della Francia, vicino al confine con la Svizzera. La persona morta è il conducente di un camion che è stato travolto dal TGV, treno ad alta velocità, Parigi-Ginevra. Il camion - secondo la prefettura - aveva iniziato ad attraversare il passaggio a livello di Tossiat, quando si è fermato sui binari per una ragione sconosciuta. L'urto, avvenuto alle 9:20, ha provocato il deragliamento della parte anteriore del TGV, che ha probabilmente frenato prima dell'incidente. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 353
     
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