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Sommario del 17/12/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Il mondo di oggi ha bisogno di figure di Santi che suscitino nell'uomo gioia e senso di imitazione: lo ha detto il Papa ai postulatori delle Cause di canonizzazione
  • Il Papa autorizza la promulgazione dei Decreti per sei nuove Beatificazioni. Riconosciute le virtù eroiche della piccola "Nennolina"
  • Altre udienze
  • Benedetto XVI esorta l'umanità a vincere tristezza e scoraggiamento con la speranza cristiana: il commento del cardinale Comastri
  • La difficile situazione dei cristiani in Terra Santa al centro di un briefing in Sala Stampa vaticana
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Sale la preoccupazione per la sicurezza dei cristiani in Turchia, dopo l’aggressione a padre Franchini, le cui condizioni sono in miglioramento
  • Chiesa e Società

  • Bolivia: l’Episcopato lancia un appello alla pace e al dialogo
  • In occasione del Natale il Consiglio episcopale latinoamericano augura la pace e la rinconciliazione per tutta la società
  • Cuba: nel messaggio di Natale i vescovi cubani anticipano gli avvenimenti del 2008
  • Minacce al vescovo di Abaetetuba, in Brasile
  • Terra Santa: dopo più di due anni Israele riconosce il patriarca greco-ortodosso Teofilo III
  • Filippine: i leader religiosi criticano l’atteggiamento politico della presidente Gloria Arroyo
  • Sri Lanka: bambine buddiste, musulmane e cattoliche, orfane dello tsunami o della guerra civile, festeggiano insieme l'arrivo del Natale
  • Attacchi anticristiani in Egitto
  • L'ordine di Malta smentisce le notizie su sue presunte attività militari in Iraq
  • Il cardinale Bagnasco: unico interesse della Chiesa è il bene della società
  • Appello a fermare le morti sul lavoro di mons. Paglia, in visita agli operai delle acciaierie ThyssenKrupp di Terni
  • A Viana in Angola l'attività del centro “Mosaiko”, nato per riunire “realtà disperse e dissimili” su iniziativa dei Padri Domenicani
  • Premio Natale 2007 promosso dall’UCSI per mons. Giancarlo Bregantini e Marina Corradi
  • 24 Ore nel Mondo

  • Oltre 5 miliardi di dollari all’Autorità Nazionale Palestinese: è l’obiettivo della Conferenza dei donatori che si è aperta a Parigi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il mondo di oggi ha bisogno di figure di Santi che suscitino nell'uomo gioia e senso di imitazione: lo ha detto il Papa ai postulatori delle Cause di canonizzazione

    ◊   I Santi generano santi e la santità semina gioia e speranza in un mondo che ne è assetato. Con parole di grande profondità, Benedetto XVI ha riflettuto sul lavoro svolto dai postulatori delle Cause di beatificazione e canonizzazione, ricevuti questa mattina per un’udienza definita “speciale” dal cardinale José Saraiva Martins, il prefetto della Congregazione che si occupa di vagliare le posizioni dei candidati agli onori degli altari. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    Venticinque anni fa, Giovanni Paolo II riformava con la Costituzione apostolica Divinus perfectionis Magister le procedure che oggi portano al riconoscimento delle virtù e quindi alla beatificazione o alla canonizzazione di un testimone del Vangelo. Procedure che riguardano la ricerca dei documenti e delle testimonianze in grado di avvalorare o meno quel fumus di santità che accompagna la vita e la morte - e talvolta il martirio - di alcune eccezionali figure che hanno consacrato la vita a Dio e al servizio della Chiesa. Benedetto XVI ha celebrato questi 25 anni davanti ad una folta platea “tecnica”, formata dal Collegio dei postulatori, cioè di quelle persone incaricate di verificare con “obiettività e completezza” le prove che dimostrino l’eccellenza dei candidati ai vari gradi della santità. Ma l’udienza è stata anzitutto l’occasione per riflettere sulla santità in sé e sul fatto che “negli ultimi decenni - ha osservato il Papa - è aumentato l’interesse religioso e culturale per i campioni della santità cristiana” che di volta in volta vengono proposti ai fedeli dalla Chiesa:

     
    “Attraverso le beatificazioni e le canonizzazioni, infatti, essa rende grazie a Dio per il dono di suoi figli che hanno saputo rispondere generosamente alla grazia divina, li onora e li invoca come intercessori (…) I santi e i beati, confessando con la loro esistenza Cristo, la sua persona, la sua dottrina e rimanendo a Lui strettamente uniti, sono quasi un’illustrazione vivente dell’uno e dell’altro aspetto della perfezione del divino Maestro”.

     
    Ecco perché il lavoro dei postulatori e di tutti coloro che sono coinvolti nella “fase diocesana” e in quella “apostolica” dei processi canonici è, per il Pontefice, “particolarmente prezioso”. Dunque, Benedetto XVI ha concluso richiamando le coscienze di ciascuno al valore alla “rettitudine” finalizzata alla sola “ricerca della verità”. Ai postulatori, ha detto:

     
    “Sono richieste competenza professionale, capacità di discernimento e onestà nell’aiutare i Vescovi diocesani ad istruire inchieste complete, obiettive e valide tanto dal punto di vista formale che sostanziale. Non meno delicato e importante è l’aiuto che essi prestano al Dicastero delle Cause dei Santi nella ricerca processuale della verità da raggiungere mediante una appropriata discussione, che tenga conto della certezza morale da acquisire e dei mezzi di prova realisticamente disponibili”.
     
    Di questi esempi di perfezione evangelica - o, secondo la bella espressione del cardinale Saraiva Martins, di questi “battiti del cuore della Chiesa” - ha certamente bisogno anche il nostro tempo, ha proseguito Benedetto XVI. “I santi - ha affermato rivolgendosi ai postulatori - se giustamente presentati nel loro dinamismo spirituale e nella loro realtà storica, contribuiscono a rendere più credibile ed attraente la parola del Vangelo e la missione della Chiesa”. E possono generare una auspicabile imitazione:

     
    “Il contatto con essi apre la strada a vere risurrezioni spirituali, a conversioni durature e alla fioritura di nuovi santi. I santi normalmente generano altri santi e la vicinanza alle loro persone, oppure soltanto alle loro orme, è sempre salutare: depura ed eleva la mente, apre il cuore all’amore verso Dio e i fratelli. La santità semina gioia e speranza, risponde alla sete di felicità che gli uomini, anche oggi, avvertono”.

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    Il Papa autorizza la promulgazione dei Decreti per sei nuove Beatificazioni. Riconosciute le virtù eroiche della piccola "Nennolina"

    ◊   La Chiesa avrà presto 6 nuovi Beati: stamani Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare i relativi Decreti. Tra questi anche quelli che riconoscono le virtù eroiche di 8 Servi di Dio, tra cui la piccola Antonia Meo conosciuta come Nennolina. Ce ne parla Sergio Centofanti:


    Potrebbe essere la più giovane santa, non martire, della storia della Chiesa: Antonietta Meo, detta familiarmente “Nennolina”, nasce a Roma il 15 dicembre 1930, in una famiglia di solidi principi morali e religiosi. È una bambina vivace ed allegra, i capelli neri tagliati a caschetto, con una gran voglia di giocare e saltare. Un giorno si fa male sbattendo il ginocchio su un sasso, nel giardino dell’asilo. Il dolore non passa. I medici sentenziano: “osteosarcoma”. Le viene amputata la gamba. Tutti sono sconvolti, tranne lei. È la primavera del 1936. Nennolina, che ha poco più di cinque anni, dopo l’intervento, mette una pesante protesi ortopedica e continua la sua solita vita di bimba. Ma con una particolarità: in questo periodo difficile e doloroso scrive più di cento letterine rivolte a Gesù, Maria, a Dio Padre e allo Spirito Santo, che rivelano una vita di unione mistica davvero straordinaria. Semplici pensieri di bambina: “Caro Gesù – scrive - Tu che hai sofferto tanto sulla croce, io voglio fare tanti fioretti e voglio restare sempre sul Calvario vicino vicino a Te e alla Tua Mammina”. E ancora: “Caro Gesù bambino tu sei santo. Tu sei buono aiutami fammi questa grazia ridammi la mia gambina …Se non vuoi Fiat voluntas tua…Gesù amoroso…non partire più dal mio cuore resta sempre con me”. Nennolina si spegne il 3 luglio 1937: ha appena sei anni e mezzo.

     
    I prossimi Beati sono Michele Sopocko, sacerdote diocesano; Giacomo Da Ghazir Haddad (al secolo: Khalil), sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e fondatore della Congregazione delle Suore Francescane della Croce in Libano; Maria Maddalena dell’Incarnazione Sordini (al secolo: Caterina), fondatrice dell’Istituto delle Suore dell’Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento; Giovanna Emilia de Villeneuve, fondatrice della Congregazione delle Suore dell’Immacolata Concezione; Vincenza Maria Poloni (al secolo: Luigia), fondatrice dell’Istituto delle Suore della Misericordia di Verona; Maria Giuseppina di Gesù Crocefisso Catanea (al secolo: Giuseppina); monaca professa dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi.

    Inoltre sono state riconosciute le virtù eroiche, oltre che di Antonia Meo, anche di Francesco Mottola, sacerdote diocesano e fondatore dell’Istituto Secolare delle Oblate del Sacro Cuore; Serafino Morazzone, sacerdote diocesano; Raffaele Luigi Rafiringa, religioso professo dell’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane; Stefano Nehmé (al secolo: Giuseppe), fratello professo dell’Ordine Libanese dei Maroniti; Anna Maria Marovich, dell’Instituto delle Suore della Riparazione al Sacratissimo Cuore di Gesù e di Maria Immacolata; Maria Piera de Micheli (al secolo: Giuseppa Maria), suora professa della Congregazione dell’Immacolata Concezione di Buenos Aires; e di Emanuele Lozano Garrido, laico.

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica Pontificia di San Paolo fuori le Mura, l'arcivescovo Jean-Paul Gobel, nunzio apostolico in Iran.

    Il Papa ha inoltre incontrato anche il dott. Emilio Rossi, presidente del Comitato per la tutela dei minori in tv, che aveva chiesto udienza al Pontefice in relazione alla 41.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, celebrata nel 2007 con il titolo "I bambini e i mezzi di comunicazione: una sfida per l'educazione".

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    Benedetto XVI esorta l'umanità a vincere tristezza e scoraggiamento con la speranza cristiana: il commento del cardinale Comastri

    ◊   Il Papa, ieri all’Angelus e durante la visita alla Parrocchia romana di Santa Maria del Rosario ai Martiri Portuensi, è tornato a parlare della speranza: nel clima dell’Avvento e sulla scia della sua seconda Enciclica, la “Spe salvi”, ha esortato l'umanità ad abbandonare ogni tristezza e scoraggiamento nella certezza che Dio ci è vicino, nella gioia e nel dolore, e nella speranza della seconda venuta di Cristo. Ma cosa è la speranza cristiana? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano:

     R. – La speranza cristiana è la certezza, una certezza di fede che il bene vince, la bontà vince e vince perché ha già vinto in Cristo Gesù, morto e risorto. Io dico sempre che per capire la speranza bisogna mettersi ai piedi della Croce e guardare una scena, che è un raggio di luce, un fascio che illumina tutta la storia. Gesù è sulla Croce, la Croce che abbiamo costruito tutti, e mentre è sulla Croce l’arroganza umana lo provoca: “Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla Croce e allora noi ti crederemo. Hai salvato gli altri, adesso salva te stesso”. Gesù poteva scendere se avesse voluto, cosa gli costava? Con una parola aveva detto al Mare di Galilea: "Fermati!", e si era fermato; aveva detto al vento impetuoso: "Taci", ed aveva taciuto; con una benedizione aveva moltiplicato il pane per sfamare migliaia di persone; con una parola aveva richiamato in vita Lazzaro. Cosa costa a Gesù, quindi, scendere dalla Croce? Perché non è sceso? Non è sceso dalla Croce per dirci che Dio non è potere e, quindi, Gesù non è sceso dalla Croce per non canonizzare la forza del potere, la forza dell’arroganza, la forza della prepotenza. E’ rimasto sulla Croce per dirci che Dio è amore, Dio è bontà. La forza di Dio è la forza della bontà, è la forza dell’amore e proprio perché questa è la forza di Dio, la bontà vince, l’amore vince. Questa certezza è il cuore della speranza cristiana, che ha poi avuto la sua esplosione nella Risurrezione di Gesù. La morte di Cristo non è stata l’ultima parola, ma attraverso la morte Gesù ha messo l’amore dentro la morte ed ha, quindi, vinto anche la morte: e la Resurrezione ne è conseguenza.

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    La difficile situazione dei cristiani in Terra Santa al centro di un briefing in Sala Stampa vaticana

    ◊   Terra Santa in primo piano oggi nella Sala Stampa della Santa Sede. A parlarne il Custode di Terra Santa, il padre francescano Pierbattista Pizzaballa. Con lui, il segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, e il direttore della stessa Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. C’era per noi, Giada Aquilino:

    “Dove c’è divisione, c’è anche condivisione”. Così padre Pierbattista Pizzaballa presenta l’immagine della Terra Santa, quotidianamente attraversata dalla violenza ma ricca di una fiducia che nasce proprio dalla fede. Una realtà in cui vive la piccola comunità cristiana di Terra Santa: 170 mila fedeli, tra Israele e Autorità Nazionale Palestinese. Una realtà difficile, contrassegnata dal conflitto israelo palestinese, “a cui sono legate situazioni di povertà strutturale” - più nell’ANP che nello Stato ebraico - le quali spingono i cristiani a lasciare la terra dove nacque Gesù per altre zone più sicure. Il problema principale per loro - ha ricordato padre Pizzaballa - è dunque “rimanere uniti” e superare gli ostacoli della mancanza di lavoro e case, per esempio. L’azione della Chiesa locale è viva nelle parrocchie, nelle scuole, nelle strutture ospedaliere, nel dialogo interreligioso ed ecumenico. Positivo il ritorno del turismo, a Betlemme e non solo: nel 2007 è stata registrata un'affluenza nelle prenotazioni superiore a quella dell’ultimo Giubileo. Con l’avvicinarsi del Natale, “migliora ma è ancora da risolvere” la situazione dei visti di ingresso da alcuni Paesi arabi verso Israele. Una realtà in movimento, insomma, per la quale, ricordò il Papa nel Messaggio ai cattolici del Medio Oriente per il Natale 2006, è di speranza sapere che tali comunità cristiane “continuano ad essere comunità viventi e attive, decise a testimoniare la loro fede”. E a proposito di un eventuale viaggio di Benedetto XVI in Medio Oriente, il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha ricordato che “il Papa ha espresso più volte il suo desiderio di andare in Terra Santa. Però - ha aggiunto - ci vogliono sia delle condizioni di pacificazione generale dell'area, sia occorre tenere presenti i rapporti della Chiesa con le realtà locali e se ci sono segnali positivi da incoraggiare con un atto così importante come il viaggio”. ''C'è - ha concluso - il desiderio da parte del Papa, ma nessun progetto avviato”. Ma per conoscere meglio la Terra Santa e la realtà dei cristiani, ascoltiamo padre Pierbattista Pizzaballa:

     
    R. – I cristiani purtroppo in Terra Santa sono sempre di meno, purtroppo. Non sono più dell’1 per cento della popolazione. Come tutti gli abitanti della Terra Santa, vivono in grandi difficoltà economiche, politiche e sociali. Ovviamente, essendo una così piccola minoranza, si sentono ancora più esclusi dalla vita del Paese: questa è una situazione che influisce in modo sempre più pesante.

     
    D. – A cosa è dovuta tale diminuzione nella percentuale di cristiani in Terra Santa?

     
    R. – Sono tante le ragioni. Innanzitutto, c’è un conflitto in corso che influisce sulla situazione economica, che è uno dei motivi principali dell’esodo dei cristiani, soprattutto dall’Autonomia palestinese e da Betlemme. E’ un Paese dove le prospettive sono sempre incerte per il futuro e molte famiglie, quando la situazione non è chiara, cercano una soluzione migliore fuori.

     
    D. – Qual è la realtà dei giovani, in particolare?

     
    R. – Questo stato di cose colpisce soprattutto i giovani, i quali fanno difficoltà a trovare lavoro. E per questo si sentono doppiamente esclusi da alcuni: dai musulmani perché sono cristiani, dagli israeliani perché sono arabi, forse anche esagerando, perché non è sempre vero. Però è quello che loro sentono. E ciò influisce molto sul clima generale.

     
    D. – Lei è a contatto con cristiani di origine ebraica e con cristiani di origine palestinese. Come affrontano la situazione odierna di violenze e privazioni?

     
    R. – Di origine ebraica o di origine palestinese, i cristiani sono cristiani e quindi hanno sempre un atteggiamento molto pacifico, di fiducia e di speranza.

     
    D. – Quali sono i rapporti con le altre religioni?

     
    R. – Sono rapporti dettati dalla vita di ogni giorno: perché cristiani, ebrei e musulmani vivono insieme, vivono lo stesso contesto. Nonostante tutto, nonostante le tante barriere di cui si parla della Terra Santa, delle tante divisioni fisiche e psicologiche, ci sono anche molti elementi di condivisione di vita.

     
    D. – A Parigi, la comunità internazionale sta raccogliendo aiuti finanziari per i palestinesi. Cosa serve, secondo lei, oggi?

     
    R. – Sicuramente, gli aiuti finanziari sono necessari come il pane, perché per fare ripartire la macchina della comunità ci vogliono anche molte risorse economiche. Ma non basta: ci vuole pure educazione alla convivenza.

     
    D. – In questi giorni, si è tenuta la plenaria della Commissione bilaterale tra Santa Sede e Israele. Quali segni ci sono?

     
    R. – La strada è ancora lunga. Ci sono ancora punti da risolvere, però c’è un clima di maggiore fiducia rispetto al passato. Non bisogna avere fretta di finire, l’importante è fare le cose bene da ambo i lati. I punti principali riguardano la situazione del pagamento delle tasse: in che modo, come, quando. E poi lo status giuridico della Chiesa cattolica in Israele.

     
    D. – Ci si avvicina al Natale. I cristiani di Terra Santa come si preparano?

     
    R. – Lì a Betlemme è nato Gesù, “hic puer natus est”, “qui è nato il bambino”, per cui c’è una sorta di commozione sempre particolare: il fatto che sia avvenuto proprio qui e il collegarci a quell’evento è sempre commovente. La speranza è proprio in Betlemme, in quel bambino che nasce: la nascita di Gesù è l’ultima parola di Dio, che è una parola di vita, di speranza, di fiducia per il futuro.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Millecinquecento anni di dialogo con le arti occidentali è il tema del volume “Benedetto. L’eredità artistica”, presentato presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo: in cultura, stralci dei saggi di Hubert Krins e di Maria Antonietta Crippa, e una scheda storica del Pontificio Collegio Greco a Roma tratta dal contributo di Manuel Nin pubblicato nel libro.

    Cristo, l’unica risposta di Jack Kerouac: a cinquant’anni dalla pubblicazione di “On the road”, intervista di Elena Buia Rutt al gesuita Antonio Spadaro.

    Un gesto concreto contro la normalità del degrado: Timothy Verdon commenta la riapertura della basilica fiorentina di Santo Spirito.

    Armando Rigobello ricorda il domenicano padre Enrico di Rovasenda, dal 1976 al 1992 assistente dei laureati cattolici, morto a centouno anni.

    Tra le notizie internazionali, in evidenza la conferenza, a Parigi, dei Paesi donatori volta a raccogliere fondi per il popolo palestinese.

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    Oggi in Primo Piano



    Sale la preoccupazione per la sicurezza dei cristiani in Turchia, dopo l’aggressione a padre Franchini, le cui condizioni sono in miglioramento

    ◊   Migliorano le condizioni di padre Adriano Franchini, Superiore della Custodia di Turchia, ricoverato in ospedale a Smirne, dove ieri mattina è stato accoltellato da un giovane turco di 19 anni, Ramazam Bay, che lo ha aggredito dopo la Messa, celebrata nella Chiesa di Sant’Antonio, nel villaggio di Karsikaia. Prima dileguatosi, l’aggressore si è poi consegnato in serata alla Polizia, ed avrebbe dichiarato di volersi vendicare per la lunga attesa impostagli per convertirsi al cristianesimo. Padre Franchini, 65 anni, frate cappuccino, originario del modenese, curatore della “Casa di Maria” ad Efeso, vive in Turchia dal 1980. Dopo questo episodio sale la preoccupazione per il susseguirsi di azioni violente contro i cristiani in Turchia. Ricordiamo l’omicidio di padre Andrea Santoro mentre pregava nella sua Chiesa a Trebisonda nel febbraio del 2006 e l’uccisione nell’aprile scorso di tre cristiani a Malatya, perché sospettati di proselitismo. Roberta Gisotti ha intervistato mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia:


    D. - Eccellenza, anzitutto quali ultime notizie sulle condizioni di padre Adriano Franchini?

     
    R. - Si è ristabilito abbastanza bene. Credo che la degenza durerà poco tempo. E‘ rimasto molto soddisfatto perché il primo ministro, presente ieri a Smirne, ha mandato tre deputati a visitarlo e ad augurargli un pronto ristabilimento.

     
    D. - Eccellenza, un nuovo attentato che colpisce un sacerdote cattolico, l’ultimo di una serie di attacchi omicidi e di aggressioni compiuti in Turchia in crescendo - dobbiamo dire - negli anni recenti. Come interpretare questi fatti delittuosi? C’è un contesto nel Paese che può favorire tali atti di intolleranza esasperata?

     
    R. - Mi pare che il clima ultimamente, con il governo attuale, stia migliorando un poco. Ci sono, però, ancora delle resistenze di tipo nazionalistico. Io non parlerei tanto di fondamentalismo islamico, quanto piuttosto di gruppi che vedono il cristianesimo come un corpo estraneo ed hanno una tendenza anche xenofoba.

     
    D. - Eccellenza, all’origine di questo atto delittuoso sarebbe la reazione di questo giovane all’attesa – secondo lui – troppo lunga per essere battezzato, per convertirsi?

     
    R. - L’attesa lunga è naturale ed è una decisione della Conferenza episcopale turca per valutare se c’è veramente una scelta di fede alla base o se ci sono altri motivi che supportono queste richieste. Ci siamo già incontrati con alcuni che chiedevano di diventare cristiani fondamentalmente per avere un supporto economico oppure per avere l’opportunità di andare all’estero, sperando cioè che la Chiesa li potesse aiutare in questo. Quindi è necessario un catecumenato di almeno tre anni, durante i quali si mostra la sincerità dell’intenzione e la perseveranza. Criteri, questi, che sono stati dati e che valgono per tutti.

     
    D. - Eccellenza, è vero che c’è il timore che alcuni operino delle ‘false’ conversioni per poi lanciare delle accuse di proselitismo?

     
    R. - Sì, se si pensa che in fondo quei giovani che hanno massacrato i protestanti a Malatya erano in buon contatto con loro, questa è – secondo me – la conferma migliore.

     
    D. - Va detto, però, che il proselitismo non è un reato in Turchia?

     
    R. – Bisogna, però, fare i conti non soltanto con quello che la legge dice, ma anche con la mentalità di tipo islamico. Il fatto che si passi da una religione all’altra e propriamente dall’Islam al cattolicesimo viene vista come una apostasia.

     
    D. - Eccellenza, sono aumentate le misure di sicurezza per gli esponenti religiosi cristiani? Lei, ad esempio, è sottoposta a scorta?

     
    R. - Sì, ma queste misure sono – direi - anche un’arma a doppio taglio perché da una parte tutelano e dall’altra creano un controllo sulle persone. Può, quindi, essere indispensabile, ma anche limitativo.

     
    D. - Dopo questo ultimo fatto, eccellenza, qual è il suo stato d’animo?
     

     R. - La volontà di continuare ad essere qui e mostrare che tutto sommato non siamo un corpo estraneo all’interno di questo Paese. Il cristianesimo turco è una realtà e deve mantenersi all’interno di questo Paese come una componente della ‘turchicità’. Questo è importante dirlo.

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    Chiesa e Società



    Bolivia: l’Episcopato lancia un appello alla pace e al dialogo

    ◊   “Il dialogo non si deve esaurire mai. Il dialogo “è la caratteristica di chi è in grado di ragionare e di coloro che desiderano progredire. E’ importante, lasciando da parte i discorsi ambigui e gli egoismi incancreniti, poter sedersi per parlare e dire: la Bolivia merita molto di più di quanto ora viviamo tutti e saremo tutti noi a salvare il Paese”. Così l’Episcopato della Bolivia, venerdì scorso, poche ore prima che fosse pubblicato il testo della nuova Costituzione che dovrà essere sottoposta referendum entro 90 giorni. Infatti, lo stesso giorno, in un atto pubblico di massa, il Presidente boliviano Evo Morales ha consegnato simbolicamente al Paese il testo della nuova Costituzione, elaborata, in 16 mesi, tra duri scontri e polemiche. Questo testo, in realtà redatto da una Commissione ristretta, sarà sottoposto a referendum entro il 14 marzo. Insieme alla Costituzione, i leader dell’opposizione che controlla 4 Dipartimenti hanno presentato i cosiddetti “Statuti per le autonomie” in polemica con le riforme costituzionali che, affermano, “non ha recepito il bisogno di autonomia di queste regioni del Paese”. I 411 articoli e le 12 disposizioni transitorie della Costituzione sono stati approvati, in linee generali (prima di passare alla Commissione ristretta di redazione) solo con il voto dei sostenitori di Morales. L’opposizione era assente. Intanto, sabato scorso, il Parlamento (unicamerale) ha approvato un particolare Referendum “revocatorio” che si deve tenere entro il 14 marzo, sicuramente insieme con quello sul “sì” o “no” alla nuova Costituzione. Si tratta, in questo caso, di esprimere un “sì” o un “no” alla permanenza, nelle loro cariche pubbliche del Presidente e Vice Presidente della Repubblica (Evo Morales Ayma e Álvaro García Linera, rispettivamente), dei Prefetti e dei Governatori dei 9 Dipartimenti in cui è diviso amministrativamente il Paese. La singolarità del Referendum consiste nel fatto che l’Assemblea Nazionale ha fissato, per ciascuna di queste cariche, la percentuale minima di “sì” che serviranno per restare nelle funzioni sottoposte a consultazione. In concreto, il “sì” deve ottenere un voto in più della percentuale con la quale si è stati eletti il 18 dicembre 2005. La Segretaria dell’Episcopato, venerdì scorso, poco prima che fossero annunciate e pubblicate queste decisioni, tramite un Comunicato a nome della Conferenza Episcopale aveva ribadito un recente appello alla “pace e al dialogo” del Presidente dei vescovi, cardinale Julio Terrazas, arcivescovo di Santa Cruz, pregando l’intera nazione affinché in queste ore si “eviti di far ricorso a parole e gesti che possano incitare alla violenza oppure esacerbare gli spiriti”. Il giorno prima, in occasione dei Saluti di fine anno, il Decano del Corpo diplomatico, mons. Ivo Scapolo, Nunzio del Santo Padre, rivolgendosi al Ministro degli Affari esteri della Bolivia, David Choquehuanca Céspedes, ha voluto auspicare in nome della Sede Apostolica, ma anche a nomi dei governi accreditati presso l’esecutivo boliviano, “che i cambiamenti in atto si inquadrino nel contesto dell’unità, della legalità, della legittimità e del consenso”. (A cura di Luis Badilla)

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    In occasione del Natale il Consiglio episcopale latinoamericano augura la pace e la rinconciliazione per tutta la società

    ◊   “Il Natale è tempo di amore e di pace, di riconciliazione e perdono”. Lo ha detto mons. Víctor Sánchez Espinosa, vescovo ausiliare di Città di Messico e Segretario generale dell'organismo di coordinamento ecclesiale, nel messaggio diffuso in occasione delle prossime festività natalizie. Questo Natale potremo continuare a costruire la Chiesa che abbiamo sognato – dice il presule nel messaggio – una Chiesa di comunione e partecipazione, basata sull’amore, sulla promessa del Regno di Dio per tutti. “Questo è stato un anno di benedizione e di grazia speciale – ha detto il vescovo ausiliare di Città di Messico – in tutta l’America Latina e nei Caraibi abbiamo percorso un itinerario spirituale di comunione, nonostante le tante difficoltà. Il vescovo ha ricordato le numerose opere realizzate dai numerosi Centri di Formazione, di Pubblicazione e dal Centro Biblico. Ci prepariamo allora a celebrare il Natale – ha concluso il vescovo – costruendo insieme un cammino di rinnovamento spirituale, per rinascere e che, con l’impegno di tutti, è possibile costruire una società nuova. Che questo Natale sia l’occasione per rafforzare i legami familiari, perdonare chi ci ha offeso, e rivolgerci ad un amore autentico. (C.D.L.)

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    Cuba: nel messaggio di Natale i vescovi cubani anticipano gli avvenimenti del 2008

    ◊   La Conferenza dei vescovi cattolici di Cuba (COCC) nel suo messaggio di Natale preannuncia gli avvenimenti cruciali del 2008: si parte dalla commemorazione per il decennale della visita pastorale di Giovanni Paolo II, seguita dalle commemorazioni per i 400 anni dell’arrivo della Vergine della Carità del Rame fino alla celebrazione della beatificazione a Camagüey del Padre Olallo, religioso di San Giovanni di Dio. “Per rafforzare la nostra speranza in questo decimo anniversario della indimenticabile visita di Papa Giovanni Paolo II a Cuba – rileva la Conferenza episcopale – il Santo Padre Benedetto XVI ha voluto farsi presente tra noi nella persona del Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Sua Santità, che ha preannunciato la sua visita per il prossimo mese di febbraio. Questo sarà il primo degli eventi ecclesiali che marcherà l’anno pastorale della Chiesa in Cuba”. E ancora “nell’anno 2008 cominceranno anche le celebrazioni per i 400 anni dell’arrivo nella Baia di Nipe della immagine della Vergine della Carità del Rame, Patrona di Cuba. Le celebrazioni consisteranno in un triennio preparatorio il cui culmine si avrà nel 2012 con l’Anno Giubilare”. (C.C.)

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    Minacce al vescovo di Abaetetuba, in Brasile

    ◊   Solidarietà a mons. Flavio Giovenale, vescovo di Abaetetuba, nello stato brasiliano del Parà, per aver subìto “nuove pressioni e minacce a motivo del suo impegno a favore dei più poveri e maltrattati” viene espressa oggi dal Rettore maggiore dei Salesiani don Pascual Chàvez. Mentre nel vicino stato di Bahia – riferisce il Sir, mons. Luiz Flavio Cappio, vescovo della diocesi di Barra, sta facendo lo sciopero della fame contro il progetto di deviazione del fiume Saõ Francisco, da cui dipende la sopravvivenza di 15 milioni di persone, il vescovo di Abaetetuba deve fare i conti con minacce anonime. L’ultima, del 4 dicembre, così diceva: “Conosciamo i vostri passi. – riferisce l’agenzia salesiana Ans - Lasceremo abbassare la polvere e poi aggiusteremo i conti. Avete infastidito troppe persone”. Mons. Giovenale ha recentemente denunciato il caso di una ragazza rinchiusa per 20 giorni in una cella torturata e seviziata. Il caso, spiega l’agenzia Ans, “ha evidenziato la punta di un iceberg di corruzione, droga, omertà, che vede coinvolti in un patto silenzioso la polizia civile e militare, i corrieri della droga, il sistema giudiziario e il pubblico ministero del Parà”. Non è la prima volta che mons. Giovenale è vittima di minacce, soprattutto per il suo impegno contro il narcotraffico e la creazione di alternative per i giovani. (C.D.L.)

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    Terra Santa: dopo più di due anni Israele riconosce il patriarca greco-ortodosso Teofilo III

    ◊   A più di due anni dalla sua nomina sinodale, lo stato d’Israele ha riconosciuto il patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, Teofilo III. Questi aveva presentato una denuncia alla Corte Suprema israeliana per protestare contro il suo mancato riconoscimento: i giudici si sarebbero dovuti esprimere in materia dopo Natale. La decisione, presa dopo intense pressioni da parte della comunità internazionale, riferisce l'Agenzia AsiaNews, rompe una situazione ferma dall’agosto del 2005, quando il Sinodo greco-ortodosso elesse all’unanimità il vescovo Teofilo, 55 anni, come nuovo Patriarca. Con la nomina prese il posto di Ireneos I, che il Sinodo pan-ortodosso di Costantinopoli guidato dal patriarca Bartolomeo I'aveva deposto dall'incarico il 24 maggio dello stesso anno perchè accusato dal clero della sua Chiesa, di uno scandalo immobiliare. Secondo varie leggi e consuetudini, la nomina di un nuovo Patriarca deve essere approvata dai governi di Palestina, Giordania ed Israele. Subito dopo l’elezione, l’Autorità palestinese aveva dichiarato di voler “rispettare la decisione sinodale”, mentre per il governo giordano la decisione fu più lunga, ma comunque a favore di Teofilo. La Chiesa greco-ortodossa in Israele e Palestina conta circa 90 mila fedeli e costituisce una delle principali comunità in Terra Santa. (R.P.)

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    Filippine: i leader religiosi criticano l’atteggiamento politico della presidente Gloria Arroyo

    ◊   "La Chiesa filippina, preoccupata per la crisi economica e politica in cui versa il Paese,mantiene salda la pressione sulla presidente Gloria Arroyo, il cui atteggiamento politico non giova alla situazione di frustrazione e scoraggiamento della popolazione". Così si è pronunciato l’arcivescovo di Lingayen-Dagupan, mons. Oscar Cruz all’agenzia Sir: “L’espressione di dissenso dei leader religiosi ha al centro la preghiera, perché solo l’intervento divino può aiutarci nella frustrazione e nello scoraggiamento attuali”. Con queste parole mons. Cruz ha presentato la veglia di preghiera di venerdì scorso, definita “Assemblea interreligiosa nazionale”. Il raduno è stato organizzato dal movimento “Uniti nella preghiera per l’azione” e si è tenuto nel centro di Manila. La veglia è stata preceduta da un documento elaborato congiuntamente da leader cattolici, protestanti e musulmani e consegnato alla stampa nazionale. Il documento è stato sottoscritto anche da mons. Angel Lagdameo che ha aderito solo in qualità di arcivescovo di Jaro e non come presidente della Conferenza episcopale filippina, non univoca sul contenuto del testo. (C.C.)

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    Sri Lanka: bambine buddiste, musulmane e cattoliche, orfane dello tsunami o della guerra civile, festeggiano insieme l'arrivo del Natale

    ◊   “In questo Natale sentiamo che qualcuno ci ama, non ci sentiamo più sole”. Questo lo stato d’animo delle bambine che, nei giorni scorsi a Lunuwila, nella diocesi di Chilaw, hanno festeggiato l’arrivo del Natale in un orfanotrofio gestito dalle Suore del Perpetuo soccorso. Con i canti natalizi e una recita della Natività le bambine hanno potuto mostrare al pubblico le loro capacità e strappare applausi alla platea. Le piccole – riferisce l’agenzia Asianews - raccontano di aver imparato, in occasione del Natale, cosa significa “amicizia, solidarietà e amore reciproco”. “Mentre organizzavamo la recita – racconta Said Nimesha, 10 anni, buddista – abbiamo dovuto esercitarci insieme, e imparare ad avere pazienza con chi era meno brava. E’ solo un anno che viviamo qui, ma ci sentiamo molto più unite”. Erano presenti alla cerimonia il direttore della Caritas Sri Lanka, padre Demian Fernando, il parroco locale e molti benefattori provenienti anche dall’estero. L’orfanotrofio, costruito con l’aiuto della Caritas polacca, è stato inaugurato e benedetto lo scorso 28 gennaio dal vescovo di Chilaw, mons. Valance Mendis. La direttrice suor Victorine Rodrigo spiega che il prossimo anno saranno ammesse altre 10 orfane. (C.D.L.)

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    Attacchi anticristiani in Egitto

    ◊   Tredici negozi di proprietà di cristiani e la facciata di una chiesa sono stati danneggiati nel corso della scorsa settimana a Isna, nel sud dell’Egitto. Lo hanno riferito fonti della sicurezza egiziane, secondo le quali almeno sette persone di religione musulmana sono state arrestate perchè sospettate di essere responsabili degli attacchi. Le tensioni tra la locale comunità cristiana e quella musulmana - riporta l'agenzia AGI - sono esplose lo scorso mercoledì, quando un gruppo di musulmani aveva circondato e distrutto la vetrina di un negozio di proprietà di un cristiano, probabilmente a scopo vendicativo. Risale a due giorni fa invece la denuncia di un commerciante cristiano di un furto ad opera di una donna musulmana: la stessa sarebbe stata fermata e in seguito rilasciata senza alcuna accusa formale. (C.D.L.)

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    L'ordine di Malta smentisce le notizie su sue presunte attività militari in Iraq

    ◊   L’Ordine di Malta non è coinvolto in attività militari in Iraq, o in qualunque altro Paese del mondo. Questo il senso delle dichiarazioni dell’ordine religioso laicale della Chiesa Cattolica in risposta alle notizie, divulgate da organi di stampa in lingua araba, su un presunto coinvolgimento dello stesso nel conflitto in atto nel Paese mediorientale. In una nota diffusa lo scorso venerdì – riporta l’agenzia Zenit - l'Ordine di Malta ha definito come “destituite da ogni fondamento” le suddette notizie, ed ha aggiunto che “tali affermazioni, oltre a lasciare profondo sconcerto perché del tutto infondate, sono espresse nei confronti di una istituzione umanitaria che assiste le persone più deboli e svantaggiate in 120 paesi del mondo, con programmi di natura esclusivamente medica ed umanitaria”. L’ordine denuncia piuttosto il fenomeno di enti che si appropriano del suo nome a fini di frode, “persone ed organismi – si legge nella nota - che creano equivoci e confusione usando in numerosi paesi del mondo nomi e simboli simili a quelli del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta”. Circa 30 organizzazioni che, dislocate in Paesi come l’Italia, Malta, il Belgio, la Polonia, gli Stati Uniti e il Canada, rappresentano una minaccia per le persone frodate e per la credibilità dell'Ordine. “La missione dell’Ordine di Malta – ribadisce la nota – è esclusivamente di essere al servizio dei poveri, dei malati e dei più bisognosi”, attraverso l'operato dei suoi 12.500 membri, degli 80.000 volontari permanenti, e degli oltre 13.000 tra medici, infermieri, ausiliari e paramedici. (C.D.L.)

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    Il cardinale Bagnasco: unico interesse della Chiesa è il bene della società

    ◊   "La Chiesa non è un soggetto politico, né tanto meno un potere parallelo. Il suo unico interesse è il bene della società". Questo in sintesi il significato del discorso fatto questa mattina dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, in un’intervista rilasciata a Genova e trasmessa da UnoMattina. Citando il discorso del Papa a Verona, il presidente dei vescovi italiani ha spiegato che "la Chiesa ama l'uomo nella sua completezza”, quindi sia nell’aspetto privato, che in quello personale e sociale. "La Chiesa – chiarisce il Cardinale Bagnasco - ha una sua parola specifica da dire chiara, ferma, seppur naturalmente rispettosa di tutti. A questo compito – aggiunge – “non può assolutamente rinunciare per non tradire né il Vangelo né l'uomo". Una vicinanza alla società che trova conferma nelle molteplici iniziative che la Chiesa assume in favore dei più deboli, e che assorbono la gran parte delle sue risorse, umane e finanziarie. In proposito, il presidente della CEI afferma che le risorse che la Chiesa gestisce, e che sono prodotte dalla disponibilità e generosità di molti, sono impiegate in “opere di carità e solidarietà evangelica”. “Nessuno può dubitare dell’utilizzo di queste risorse” sottolinea il porporato, e aggiunge che la chiusura delle istituzioni che portano sostegno ai poveri come alle famiglie, i soggetti più deboli, “sarebbe un gravissimo disagio per l'intera società". Il cardinale Bagnasco aggiunge quindi che a preoccupare la Chiesa in questo memento è la povertà ''molto diffusa'' e il problema dell’emergenza educativa. “Le sfide che oggi si stanno affrontando – dice il presidente della CEI - esigono una educazione della persona più integrale, più sostanziale, più seria''. In conclusione dell’intervista il cardinale Bagnasco augura agli italiani per il prossimo Natale un aumento della speranza nel domani, nonché la capacità di superare le litigiosità particolaristiche per condividere il bene della società. (A cura di Claudia Di Lorenzi)

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    Appello a fermare le morti sul lavoro di mons. Paglia, in visita agli operai delle acciaierie ThyssenKrupp di Terni

    ◊   “Gesù nasce in fabbrica, vuole starvi accanto, vuole aiutarvi perché la vostra vita sia non solo sicura ma bella e vuol dire a tutti il rispetto che si deve alla vita dei lavoratori come voi perché maggiormente esposta ai rischi”. Così mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia, ha espresso i suoi auguri di Natale ieri agli operai delle acciaierie ThyssenKrupp di Terni, ed ha aggiunto “nei luoghi di lavoro la vita non sembra trovare il posto che merita. Ed è per questo che la morte si fa largo più facilmente”. Evidente nel messaggio del presule, riporta l'Agenzia Sir, il riferimento alla tragedia che lo scorso 6 dicembre ha coinvolto la fabbrica torinese del gruppo ThyssenKrupp provando la morte nei giorni successivi di cinque operai, l’ultimo dei quali, deceduto questa mattina. “Cari amici – ha continuato mons. Paglia - è vero che nei luoghi di lavoro talora non c’è posto per la dignità dell’uomo” eppure “il Signore Iddio ha chiamato l’uomo al lavoro per partecipare così alla sua stessa opera creatrice. Con il lavoro l’uomo ha il compito di trasformare il mondo perché diventi una casa dignitosa per tutti”. “Per questo – ha sottolineato il vescovo - va recuperata una cultura del lavoro che metta l’uomo al culmine dell’attenzione, altrimenti i luoghi di lavoro si trasformano in fabbriche di morte”. In conclusione del suo discorso, mons. Paglia ha rimarcato l’esigenza di un rinnovato impegno nell’azione di contrasto alle morti sul lavoro. “La questione della sicurezza – ha detto - riguarda senza dubbio le procedure tecniche che non debbono mai mancare”, “ma è anche una questione culturale che coinvolge noi tutti, amministratori e imprenditori, organizzazioni sindacali e singoli operai, istituzioni politiche, civili, educative e religiose”. E’ a partire di qui – ha concluso - che deve formarsi una cultura industriale che non riduca l’uomo ad una macchina.” (C.D.L.)

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    A Viana in Angola l'attività del centro “Mosaiko”, nato per riunire “realtà disperse e dissimili” su iniziativa dei Padri Domenicani

    ◊   “Mosaiko” è l’acronimo delle iniziali di sette parole-chiave che significano pace, parola, giustizia, famiglia, sviluppo, lavoro e armonia nei sette dialetti parlati in Angola. Il centro culturale che da esso prende il nome nasce in occasione di due eventi decisivi: aprire un istituto nella capitale che alle attività parrocchiali unisse iniziative di tipo culturale e attuare un progetto con un linguaggio accessibile a tutti. Il centro "Mosaiko" nasce sulla scia dell’Istituto di scienze religiose angolane (Icra) che ha iniziato organizzando corsi di educazione morale e civica per professori e impiegati nella pubblica amministrazione e che ha formato più di 700 assistenti sociali e medici. "Mosaiko" inizia la sua attività nel 1997 con l’intento di parlare di “diritti umani”, una parola allora sconosciuta. Vengono organizzati seminari per sensibilizzare al tema dei diritti dell’uomo tutti coloro che per la prima volta entrano in una scuola, e poi stampati opuscoli esplicativi delle leggi esistenti nel Paese - la legge costituzionale e quella sul carcere preventivo - e aperta, quattro giorni a settimana, una biblioteca con ottomila volumi. A questa si unirà il programma “Costruendo cittadinanza”, trasmesso da Radio Ecclesia però solo dalla capitale. Con la pace nel 2002, grazie al successo di "Mosaiko", vengono allargati i programmi radiofonici e aperto anche uno sportello per la protezione giuridica delle persone sui temi dei diritti umani, responsabilità paterna e appropriazione indebita di terreni e posti di responsabilità. (C.C.)

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    Premio Natale 2007 promosso dall’UCSI per mons. Giancarlo Bregantini e Marina Corradi

    ◊   Monsignor Giancarlo Bregantini, fino al novembre scorso presule di Locri ed ora arcivescovo di Campobasso e Marina Corradi, giornalista di Avvenire, sono i vincitori del premio Natale 2007 promosso dall’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI) di Verona. A mons. Giancarlo Bregantini – come riferisce l'Agenzia Sir - è stato assegnato il premio “Giornalisti & Società: la professione giornalistica al servizio dell’uomo” per aver saputo “operare e comunicare concretamente gesti di solidarietà e carità”. Marina Corradi è stata premiata per un commento uscito su Avvenire sulla vicenda di padre Giancarlo Bossi, il missionario italiano rapito a giugno nelle Filippine. In base al regolamento del concorso, giornalisti e fotoreporter vengono premiati per la loro maggiore sensibilità e cura nel trattare fatti e problemi sulla solidarietà, integrazione sociale e convivenza civile. Questa 14.ma edizione del riconoscimento, alla memoria di Giuseppe Faccincani, ha visto la partecipazione di oltre 120 giornalisti da tutta Italia. La premiazione si terrà a Verona nel palazzo del municipio sabato 22 dicembre alle ore 11 e sarà presieduta dal sindaco Flavio Tosi e dal vescovo monsignor Giuseppe Zenti. (C.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Oltre 5 miliardi di dollari all’Autorità Nazionale Palestinese: è l’obiettivo della Conferenza dei donatori che si è aperta a Parigi

    ◊   Raccogliere 5,6 miliardi di dollari da devolvere all’Autorità nazionale palestinese (ANP). E’ l’obiettivo della Conferenza dei donatori che si è aperta oggi a Parigi. Un primo passo concreto dopo l’intesa, siglata nelle settimane scorse ad Annapolis, negli USA, tra il premier israeliano Olmert ed il presidente palestinese Abu Mazen. Quest’ultimo è tornato a chiedere con forza che Israele fermi i piani per nuovi insediamenti ebraici nei Territori e aiuti urgenti. Da Parigi, Francesca Pierantozzi:


    “Cinque miliardi e mezzo di dollari per evitare una catastrofe totale nei Territori”: così il presidente palestinese, Abu Mazen, ha esordito alla Conferenza internazionale dei donatori, in corso a Parigi. “Siate generosi”, ha da parte sua aggiunto il presidente francese, Nicholas Sarkozy, che ha aperto i lavori delle 90 delegazioni presenti tra Paesi e organizzazioni finanziarie. “Senza questo sostegno - ha continuato Abu Mazen - e senza gli aiuti che permettono al governo palestinese di svolgere il proprio ruolo, ci troveremo di fronte ad una catastrofe totale in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza”. L’Autorità palestinese chiede 5,6 miliardi di dollari per finanziare un piano di sviluppo triennale destinato a dotare un futuro Stato palestinese di istituzioni solide e di un’economia vitale, come ha spiegato il primo ministro palestinese, Salam Fayyad. Il presidente francese, Nicholas Sarkozy, ha invece tenuto a rivolgere un appello alle delegazioni presenti: “Offrite ai popoli di Israele e di Palestina il regalo più bello, la pace”, ha detto Sarkozy, davanti ad un parterre ricco di personalità. L’appuntamento di Parigi, che punta a dare seguito alle fragili speranze scaturite dalla Conferenza di Annapolis a fine novembre, ha infine attirato molti nomi importanti della politica internazionale. Già da ieri sono arrivati, tra gli altri, il segretario generale dell’ONU, Ban ki-Moon, i ministri degli Esteri russo e israeliano, l’ex premier britannico inviato del Quartetto per il Medio Oriente, Tony Blair. Questa mattina è invece giunta Condoleezza Rice, segretario di Stato americano. (Francesca Pierantozzi, da Parigi, per la Radio Vaticana)

    Libano
    Ennesimo rinvio in Libano per l’elezione del presidente del Paese. Il parlamento, convocato oggi per la nona volta, tornerà a riunirsi sabato prossimo per scegliere il nuovo capo dello Stato. Si cerca ancora un accordo sulla modifica di un articolo della costituzione, il cui cambiamento aprirebbe la strada alla presidenza per il generale Suleiman. Il trattato, infatti, prevede che non si possano eleggere funzionari in carica se non dopo i due anni dalle loro dimissioni. Dal 23 novembre, giorno della scadenza del mandato di Lahoud, il Libano è senza presidente.
     
    Iraq
    Torna a parlare il numero due di Al Qaeda, Al Zawahiri. In un’intervista, diffusa da alcuni forum islamici, il vice di Bin Laden ha ribadito come l’Iraq sia il più importante campo di battaglia per la rete terroristica. Intanto, il governo iracheno ha ufficialmente protestato con quello turco per i raid aerei di ieri condotti dall’esercito di Ankara nel Kurdistan iracheno contro le postazioni del PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan. Le operazioni, hanno precisato fonti di Ankara, sono state supportate dagli Stati Uniti, con i quali il governo Erdogan ha avviato una stretta collaborazione a livello d’intelligence. Sul terreno, sono almeno 4 le vittime e 24 i feriti in un attentato a Diyala. Agguato anche a Baquba, dove un mercato rionale è stato attaccato da un gruppo legato ad Al Qaeda: tre le vittime e quattro i feriti. A Baghdad, due esplosioni hanno provocato la morte di una persona ed il ferimento di altre 11.

    Afghanistan
    Rapimento in Afghanistan di una famiglia tedesca. Tre persone - madre, padre e figlio - sono stati sequestrati ieri sera nell’ovest del Paese da quattro uomini armati. L’uomo era un ex membro di un’organizzazione umanitaria attiva in Afghanistan nel 2003. Intanto, sono 20 i talebani morti e altri 9 feriti nell’operazione delle forze afgane e della NATO a ovest della turbolenta provincia di Kandahar. All’aeroporto di Kabul, la polizia ha ucciso un civile scambiato per un kamikaze.

    Pakistan
    Vittime anche in Pakistan, dove un attacco suicida ha provocato la morte di dieci persone. L’attentato era diretto contro una scuola gestita dalle forze armate nella città di Kohat.

    Russia-Iran
    Ci vorranno due mesi per completare la fornitura di combustile nucleare, iniziata ieri da parte della Russia, all’impianto nucleare iraniano di Bushehr. Mosca ha anche assicurato di aver ottenuto assicurazioni supplementari da Teheran per l’uso esclusivamente civile della fornitura, stoccata in container sigillati dall’AIEA, l'Agenzia internazionale per l’energia atomica. L’Iran ha però precisato che proseguirà nel suo programma di arricchimento dell’uranio. Intanto, il presidente iraniano, Ahmadinejad, è volato alla Mecca, in Arabia Saudita, per il tradizionale pellegrinaggio dei musulmani. Il numero uno di Teheran è stato ufficialmente invitato alla cerimonia dell’Hajj dal governo di Riad.

    Kirghizistan-elezioni
    “Un’occasione perduta” così si è espressa l’OSCE, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, sulle elezioni legislative svoltesi ieri in Kirghizistan. Le consultazioni hanno visto la netta affermazione, il 48 per cento, del partito del presidente in carica Bakiyev. L’unica formazione di opposizione ad entrare in parlamento è stato il partito Ata Meken che ha raggiunto il 9,7 per cento dei consensi ed ha anche denunciato brogli nel corso dello scrutinio.

    India-Gujarat-elezioni
    Importante test elettorale anche nello Stato indiano occidentale del Gujarat. Favorito nei sondaggi, anche se in flessione, il partito del leader indù nazionalista, Narendra Modi. Risultati ufficiali sono attesi per la prossima settimana. Da New Delhi Maria Grazia Coggiola:


    Il leader indù nazionalista, Narendra Modi, potrebbe essere riconfermato alla guida del Gujarat, secondo gli exit-poll condotti da alcuni canali televisivi indiani. La seconda tornata di elezioni nello Stato nordoccidentale, lacerato da forti tensioni interreligiose, si è svolta ieri senza incidenti di rilievo. La partecipazione al voto dei 18 milioni di aventi diritto è stata del 62 per cento, all’incirca la stessa di quella registrata nella prima fase del voto, martedì scorso. Per i risultati dello spoglio, occorrerà aspettare una settimana. Da quanto emerge dai sondaggi, il partito del DJP, che è potere da 12 anni in Gujarat, avrebbe subito un’erosione di consenso: la vittoria per Narendra Modi, accusato di complicità nei sanguinosi disordini del 2002 contro i musulmani, sarebbe sicura ma con un margine percentuale decisamente inferiore sul partito rivale del Congresso. Gli exit-poll mostrerebbero ora una perdita di 20-25 seggi, che sarebbero confluiti nel Congresso. Il partito di Sonja Gandhi, al potere a New Delhi, avrebbe quindi migliorato le sue prestazioni con questo voto, che era considerato un test importante in vista di probabili elezioni generali anticipate. (Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola)

    Corea del Sud-presidenziali
    Un’inchiesta è stata promossa dal parlamento della Corea del Sud nei confronti del candidato maggiormente favorito alla vittoria delle elezioni presidenziali, in programma tra due giorni. Lee Myung-bak, 66 anni, uomo d’affari ed esponente del partito conservatore, è accusato di aver manipolato in Borsa i prezzi di alcune azioni. Nel Paese, una legge prevede che le presidenziali possano essere annullate qualora il vincitore venga condannato a una pena detentiva o ad una multa di oltre mille dollari.
     
    Kosovo
    Il progetto dell’Unione Europea di inviare una missione di 1.800 poliziotti e di giuristi in Kosovo è considerato "illegale" dall’inviato russo per la provincia a maggioranza albanese Botsan-Khartchenko se non sarà approvato dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU. La difficile situazione di Pristina potrebbe portare ad una “crisi incontrollabile”, secondo il Ministero degli esteri russo, specie se sarà dichiarata l'indipendenza della provincia serba.

    Somalia - giornalista francese
    Il giornalista francese, Gwelaouen Le Gouil, rapito ieri da tre uomini armati nella regione settentrionale di Puntland, in Somalia, sta bene e la sua liberazione potrebbe essere imminente, lo riferiscono fonti somale. Il reporter stava lavorando ad un’inchiesta sui clandestini che dalla Somalia si dirigono nello Yemen attraverso il Golfo di Aden e sarebbe stato rapito, nel porto di Bossaso, proprio da un gruppo di persone coinvolte nel traffico illegale degli emigranti somali. I rapitori avrebbero chiesto 70 mila dollari per la liberazione del giornalista. Intanto, fonti locali riferiscono che a sud della Somalia, al largo di Chisimaio, un cargo italiano sarebbe stato attaccato da pirati. La Farnesina sta verificando la notizia.

    Etiopia
    E’ giunta la smentita del governo etiopico riguardo l’uccisione di 215 soldati di Addis Abeba da parte dei guerriglieri dell’Ogaden, regione dell’est del Paese africano, da decenni in rivolta per l’indipendenza. I ribelli lottano per il ricongiungimento con la Somalia.

    Sudafrica - elezione presidente ANC
    Cominciata, stamane in Sudafrica, la votazione per il nuovo presidente dell’African national congress (ANC). Favorito il leader populista, Jacob Zuma, al centro delle cronache per le accuse di corruzione e stupro, risalenti a due anni fa, dalle quali è stato poi assolto. In caso di vittoria, Zuma sarà eletto nuovo presidente della Repubblica nel 2009. Il presidente uscente dell’ANC, Thabo Mbeki,attuale capo dello Stato, si oppone all’elezione del suo rivale puntando alla sua riconferma. La lotta fra i due leader sudafricani per la guida del partito sta dividendo profondamente l’assetto dell’ANC, pilastro dell’economia africana dalla fine dell’apartheid nel 1994. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 351
     
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