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Sommario del 15/12/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI ai vescovi giapponesi: spiegate ai giovani che successo e profitto non sono tutto, mentre il Vangelo riempie il cuore
  • Altre udienze e nomine
  • La visita pastorale del Papa alla parrocchia romana di Santa Maria del Rosario di Pompei ai Martiri Portuensi: intervista col parroco irlandese don Gerard McCarthy
  • Il Papa alle esequie del cardinale Stickler: "sapeva che amare Cristo è amare la sua Chiesa, nonostante la debolezza dei suoi membri"
  • Pubblicato il calendario delle celebrazioni natalizie presiedute da Benedetto XVI. L’invito del Papa ad accogliere nei nostri cuori il Dio che si fa Bambino
  • Il cardinale Lajolo inaugura l'albero di Natale in Piazza San Pietro
  • Il cardinale Lozano Barragán lancia la campagna anti-AIDS della Fondazione "Il Buon Samaritano"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Vertice sul clima: raggiunto un compromesso a Bali
  • Raccolte in un libro le riflessioni di padre Vito Magno sul Vangelo trasmesse da Radiouno Rai
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • I vescovi venezuelani chiedono al presidente Chávez la grazia per i detenuti politici
  • I premi nobel riuniti a Roma stilano una Carta per un mondo senza violenza
  • La Chiesa congolese: per la democrazia serve la formazione
  • Appello dei vescovi sudafricani a favore dei rifugiati dello Zimbabwe
  • Il cardinale Shan Kuo-hsi diffonde il suo messaggio di speranza: “Ho trattato il cancro come il mio piccolo angelo”
  • La Chiesa indiana appoggia le misure del governo contro gli aborti selettivi
  • Spagna: secondo il Signis il film “La Bussola Dorata” è sottilmente anticattolico
  • È in corso a Camaldoli un incontro sul futuro del cattolicesimo italiano, organizzato dalla rivista “Il Regno”
  • Presentato a Trento il volume: “Erano i tempi di guerra…” con scritti di Chiara Lubich e Igino Giordani
  • Si è spento padre Enrico di Rovasenda, figura di spicco del mondo scientifico cattolico
  • 24 Ore nel Mondo

  • Revocato in Pakistan lo stato d’emergenza in vista delle prossime elezioni. Nel Paese ancora un attentato
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI ai vescovi giapponesi: spiegate ai giovani che successo e profitto non sono tutto, mentre il Vangelo riempie il cuore

    ◊   Annunciare il Vangelo “con audacia e coraggio”, perché il suo messaggio offre all’uomo, soprattutto a un giovane, speranze più solide delle presunte sicurezze garantite dal solo prestigio personale o dal denaro. E’ uno dei pensieri con i quali Benedetto XVI si è rivolto ai vescovi del Giappone, che hanno concluso la loro visita ad Limina. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    La Chiesa giapponese è piccola, ma rispettata e antica, perché evangelizzata 500 anni fa da Francesco Saverio. Queste caratteristiche devono rappresentare il suo punto di forza, per far sì che la novità di un annuncio di duemila anni fa riecheggi ancora tra le molti voci, e i rumori, della società contemporanea. Con i vescovi nipponici, il Papa è stato chiaro. “Il vostro compito oggi - ha affermato - è quello di cercare nuovi modi di rivitalizzare il messaggio di Cristo nella dimensione culturale del Giappone moderno”, perché non solo il contesto del Sol Levante ma il mondo stesso “è affamato - ha detto - del messaggio di speranza che il Vangelo porta”. Da questi presupposti, Benedetto XVI si è addentrato negli ambiti socioecclesiali che richiedono un rinnovato impegno pastorale e missionario, mettendo il dito su una piaga che, specie a livello giovanile, il Giappone conosce e patisce:

     
    “I giovani sono particolarmente esposti al rischio di essere ingannati dal fascino della moderna cultura secolare. Eppure, come tutte le speranze più grandi o più piccole, che sembrano a prima vista promettere molto, essa risulta essere una falsa speranza - e tragicamente, la disillusione non di rado porta alla depressione e alla disperazione, e anche al suicidio”.

     
    “Se la loro energia e il loro entusiasmo giovanile possono essere orientati verso le cose di Dio che da sole sono sufficienti a soddisfare i loro desideri più profondi - ha proseguito il Pontefice - i più giovani saranno ispirati a impegnare la propria vita per Cristo, e alcuni a riconoscere una chiamata a servirlo nel sacerdozio o la vita religiosa. Invitateli a esaminare se questa può essere la loro vocazione. Non abbiate paura di farlo”. E lo stesso vale per le altre fasce della popolazione. “Anche se i cristiani costituiscono solo una piccola percentuale della popolazione – ha osservato Benedetto XVI - la fede è una ricchezza che deve essere condivisa con tutta la società giapponese. La vostra guida in questo campo deve ispirare il clero e i religiosi, i catechisti, gli insegnanti, le famiglie e offrire una ragione per la speranza che essi possiedono. Questo, a sua volta, richiede una solida catechesi, basata sugli insegnamenti del Catechismo della Chiesa Cattolica e il Compendio”:

    “Anche in Paesi altamente sviluppati, come il vostro, molti stanno scoprendo che il successo economico e di tecnologia avanzata, non sono sufficienti di per sé a riempire il cuore umano (…) Ricordate alla gente che c’è di più nella vita del successo professionale e del profitto. Attraverso la pratica della carità, in famiglia e in comunità, possono essere portati ‘a quell'incontro con Dio in Cristo che susciti in loro l'amore e apra il loro animo all'altro’".

     
    Questa, ha asserito il Papa, “è la grande speranza che i cristiani in Giappone sono in grado di offrire ai loro compatrioti; essa non è estranea alla cultura giapponese, ma piuttosto la rafforza dando un nuovo impulso a tutto ciò che è buono e nobile nel patrimonio della vostra amata nazione”. E altri Stati, ha continuato Benedetto XVI, “possono imparare anche dal Giappone, dalla saggezza accumulata grazie alla sua antica cultura, e in particolare dalla testimonianza di pace che ha caratterizzato la sua posizione sulla scena politica mondiale nel corso degli ultimi sessanta anni”. Nel ricordare testimoni recenti della Chiesa nipponica, come il cardinale Fumio Hamao da poco scomparso, o testimoni più antichi e nuovamente riproposti all’attenzione dei credenti - come i 188 martiri di prossima Beatificazione - il Papa ha esortato i vescovi a “continuare a parlare su questioni di pubblico interesse per la vita” della loro nazione, vigilando nel contempo affinché le norme liturgiche e disciplinari della Chiesa universale “siano attentamente osservate”:

     
    “In questo modo, il messaggio di speranza che porta il Vangelo può veramente toccare il cuore e la mente, che porta a una maggiore fiducia nel futuro, a un maggiore amore e rispetto per la vita, a una crescente apertura verso chi, in mezzo a voi, è straniero. ‘Chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova’”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    Benedetto XVI ha quindi nominato membro della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa mons. Sergio Pagano, vescovo tit. di Celene, prefetto dell'Archivio Segreto Vaticano.

    Il Papa ha nominato consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede padre Adriano Garuti, O.F.M., docente di Ecclesiologia presso la Pontificia Università Lateranense.

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    La visita pastorale del Papa alla parrocchia romana di Santa Maria del Rosario di Pompei ai Martiri Portuensi: intervista col parroco irlandese don Gerard McCarthy

    ◊   Domani mattina Benedetto XVI si recherà in visita pastorale alla parrocchia romana di Santa Maria del Rosario di Pompei ai Martiri Portuensi, guidata da un parroco irlandese, don Gerard McCarthy, della Fraternità sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo. La Parrocchia era già stata visitata da Giovanni Paolo II l’8 novembre del 1998. Il Papa presiederà la Messa con il rito della Dedicazione della nuova chiesa. La Radio Vaticana seguirà in diretta l’evento a partire dalle 9.20 sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. Ma qual è la situazione sociale del quartiere affidato a questa parrocchia? Giovanni Peduto lo ha chiesto allo stesso don McCarthy:

     
    R. – Il nostro quartiere è fatto di tanti diversi tipi di persone. Anzitutto, il ceto medio, persone che stanno bene, ma c’è anche molta povertà in questa zona. Sotto i ponti della nostra parrocchia, per esempio, ci sono tanti stranieri che hanno bisogno di un aiuto continuo in medicine, cibo e tutte le necessità della vita. Siamo una parrocchia abbastanza bella, nel senso che le persone vivono una vicinanza alla parrocchia molto bella. Non siamo una parrocchia ricca, ma una parrocchia ricca di persone, di amore verso la Chiesa.

     
    D. – La parrocchia è affidata ad una congregazione religiosa, quella dei Missionari di San Carlo Borromeo. Come vivete la vostra missione, in parrocchia?

     
    R. – Anzitutto, il nostro modo di vivere è di capire la nostra presenza come una casa di Dio fra le case delle persone. Viviamo una vita di preghiera e di missione molto intensa. Tutto parte dalla preghiera e dall’unità fra i sacerdoti: la gente vede che tra i sacerdoti c’è un’amicizia in Cristo veramente forte e questo diventa il primo punto di missione, l’esempio di come vivere in unità. E poi, ci aiutiamo sempre perché quello che è importante nella vita – ho imparato – è che ognuno di noi non ha tutti i doni del Signore, ma il Signore ci mette insieme perché abbiamo la possibilità di dare tanto aiuto alle persone con il dono che ognuno ha. Viviamo un’unità, viviamo una regola di silenzio e di preghiera e di intensa missione apostolica. L’altra cosa è l’importanza dell’educazione ai sacramenti e la catechesi che continuamente siamo sempre impegnati a portare sempre più avanti con i giovani, con gli adulti.

     
    D. – La vostra comunità ha anche una vocazione esplicitamente mariana. In che modo manifestate il legame con la Madonna di Pompei, alla quale la parrocchia è dedicata?

     
    D. – Anzitutto, alla Madonna di Pompei andiamo in pellegrinaggio, e dopo nella parrocchia c’è il grande culto della Supplica alla Madonna. La nostra giornata comincia con una nostra preghiera alla Madonna e la giornata finisce con il "Memorare". Viviamo anche intensamente il Rosario e favoriamo un continuo pellegrinaggio verso Pompei ma anche verso Lourdes e Fatima, come una devozione filiale sull’esempio di Maria che si è spostata appena ha avuto il Figlio nel suo grembo: è andata verso gli altri. Allora, il nostro desiderio è sempre di portare agli altri il dono del Signore attraverso il grande amore della nostra mamma celeste, Maria.

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    Il Papa alle esequie del cardinale Stickler: "sapeva che amare Cristo è amare la sua Chiesa, nonostante la debolezza dei suoi membri"

    ◊   “Non cediamo mai alla tentazione di ricercare successi ed appoggi umani piuttosto che contare solo e sempre su” Cristo. Così il Papa ieri pomeriggio nella Basilica Vaticana per le esequie del cardinale Alfons Maria Stickler, morto mercoledì scorso, all’età di 97 anni. Salesiano, fu Rettore Magnifico dell’Università della Congregazione e ricoprì anche l’incarico di prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana. Grazie ad un’intensa attività di studio pubblicò vari volumi e saggi di Storia del Diritto Canonico. Massimiliano Menichetti:
     
    (canto)

     
    Il dolore per la scomparsa di un amico, di un fratello nella fede, accanto alla gioia che viene dalla certezza che dalla morte si rinasce alla vita eterna, nell’abbraccio salvifico di Cristo. E’ questa l’istantanea ritratta negli occhi dei presenti, che hanno partecipato alla Santa Messa, presieduta dal Papa, per le esequie del cardinale Alfons Maria Stickler. Benedetto XVI nell’omelia stringendosi in preghiera ai familiari, alla Congregazione salesiana e a tutti coloro che hanno conosciuto il porporato, ha evidenziato che “l’intero progetto di vita del cristiano non può che essere modellato su Cristo” e, richiamando il motto episcopale, scelto dallo stesso Stickler “Omnia et in omnibus Christus” ha citato il testamento spirituale del porporato e messo in evidenza il legame di amore di Cristo per la sua Chiesa:

     
    “Sapeva bene che amare Cristo è amare la sua Chiesa, che è sempre santa, come nota nel testamento spirituale, 'nonostante la debolezza, qualche volta scandalosa di noi suoi rappresentanti e membri, nel passato e nel presente'. Conosceva le contrarietà e le sfide con cui i cristiani devono misurarsi in questa nostra epoca, e concludeva che soltanto un vero amore per Cristo può renderli coraggiosi e perseveranti nel difendere le verità della fede cattolica”.
     
    Parlando poi della conformazione a Cristo, orientamento rintracciabile – ha ribadito il Papa - “nell’intera vicenda umana” del cardinale Stickler, ha aggiunto:

     
    “Noi tutti, cari fratelli e sorelle, che con il Battesimo siamo stati chiamati a seguire e servire Gesù, sappiamo di non potere e non dover attenderci plauso e riconoscimenti su questa terra. La vera ricompensa del discepolo fedele è 'nei cieli': è Cristo stesso. Non dimentichiamo mai questa verità! Non cediamo mai alla tentazione di ricercare successi ed appoggi umani piuttosto che contare solo e sempre su Colui che è venuto nel mondo per salvarci e sulla Croce ci ha redenti! Qualunque sia il servizio che Iddio ci chiama a svolgere nella sua vigna, sia sempre animato da umile adesione alla sua volontà!”.
     
    Auspicando poi per il cardinale Stickler “la meritata ricompensa e contemplazione del fulgore della Verità eterna”, il Papa ha concluso l’Omelia con l’invocazione con cui lo stesso porporato ha chiuso il suo testamento spirituale: “Credo, spero, amo; perdona la mia debolezza nella fede, nella speranza e nella carità e conducimi, o mio Dio, nel regno del Tuo amore. Amen”.

     (canto)

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    Pubblicato il calendario delle celebrazioni natalizie presiedute da Benedetto XVI. L’invito del Papa ad accogliere nei nostri cuori il Dio che si fa Bambino

    ◊   L’ufficio delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice ha notificato le celebrazioni che saranno presiedute da Benedetto XVI nel tempo di Natale. Sabato 24 dicembre, nella Basilica Vaticana, il Papa celebrerà la Santa Messa della Notte nella Solennità della Natività del Signore. Domenica 25 dicembre, rivolgerà il suo messaggio natalizio al mondo e impartirà la Benedizione “Urbi et Orbi”. Il 31 dicembre, il Pontefice presiederà i Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Il 2008 si aprirà con la Messa del Papa, il primo gennaio, nella 41.ma Giornata Mondiale della Pace. Quindi, il 6 gennaio, il Santo Padre celebrerà la Messa nella Solennità dell’Epifania. Infine, il 13 gennaio, Festa del Battesimo del Signore, Benedetto XVI amministrerà il Sacramento del Battesimo ad alcuni bambini. E’, questo del 2007, il terzo Natale da quando il cardinale Joseph Ratzinger è stato eletto alla Cattedra di Pietro. Nel servizio di Alessandro Gisotti, ricordiamo alcuni pensieri del Papa nelle due precedenti festività natalizie:


    (Canti natalizi)

    Natale viene a ricordarci che “Dio si è fatto piccolo”, affinché noi potessimo comprenderlo ed amarlo. Benedetto XVI invita l’umanità ad accogliere il Bambino che nasce. All’uomo del Terzo Millennio rammenta che la scienza, il progresso tecnologico non bastano a redimere l’uomo e il mondo. Bisogna guardarsi dal rischio di “un’atrofia spirituale”, di un “vuoto del cuore”. Ecco l’esortazione rivolta da Papa Benedetto nel suo primo Messaggio di Natale, il 25 dicembre del 2005:

    “Uomo moderno, adulto eppure talora debole nel pensiero e nella volontà, lasciati prender per mano dal Bambino di Betlemme; non temere, fidati di Lui! La forza vivificante della sua luce ti incoraggia ad impegnarti nell’edificazione di un nuovo ordine mondiale, fondato su giusti rapporti etici ed economici. Il suo amore guidi i popoli e ne rischiari la comune coscienza di essere ‘famiglia’ chiamata a costruire rapporti di fiducia e di vicendevole sostegno”.

     
    Dio si fa piccolo per noi, perché altro non vuole da noi “se non il nostro amore, mediante il quale impariamo spontaneamente ad entrare nei suoi sentimenti, nel suo pensiero e nella sua volontà”. “Il segno di Dio - è la riflessione del Papa nella Santa Messa della Notte di Natale dell’anno scorso - è la semplicità”, è il bambino:
     
    “Egli non viene con potenza e grandiosità esterne. Egli viene come bambino - inerme e bisognoso del nostro aiuto. Non vuole sopraffarci con la forza. Ci toglie la paura della sua grandezza. Egli chiede il nostro amore: perciò si fa bambino”.

     
    Natale, rileva il Papa, è diventato “la festa dei doni per imitare Dio che ha donato se stesso a noi”. Di qui, l’invito del Santo Padre a donarci a vicenda, “ad aprire il nostro tempo per Dio”.

     
    “Così nasce la gioia, così si crea la festa!”

     (Canti natalizi)

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    Il cardinale Lajolo inaugura l'albero di Natale in Piazza San Pietro

    ◊   Duemila sfere oro e argento a decorare l’albero di Natale, un abete rosso alto 26 metri, che ieri pomeriggio è stato acceso in Piazza San Pietro. Ad inaugurarlo il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, insieme alle autorità della Val Badia che, sempre ieri, erano state ricevute dal Papa. Il servizio di Benedetta Capelli:

     (voci e applausi)

    Tutti con il naso all’insù in Piazza San Pietro per l’accensione dell’albero di Natale, donato quest’anno dalla Val Badia, cuore delle Dolomiti. Protetto e accolto dal colonnato del Bernini, dopo due giorni di viaggio, “ l’abete – ha detto il cardinale Giovanni Lajolo - ci fa sentire il profumo di foreste e monti bellissimi” in una terra ospitale, intreccio di culture diverse come quella antichissima ladina…

     
    “Esso fa qui presente il sentimento di quelle popolazioni che, a buona ragione, vedono nel Romano Pontefice un elemento imprescindibile della loro cultura cioè di un sentire umano che non si isola nelle strettoie di un particolarismo regionale ma si apre al respiro universale dell’umanità”.
     
    Un respiro universale che, per il porporato, trova testimonianza in San Giuseppe Freinademetz nato in Val Badia nell'ottocento e missionario in Cina. Un abete che in Piazza San Pietro è posto vicino al presepe, che sarà inaugurato la sera di Natale. Ancora il cardinale Lajolo:

     
    “Questo albero è posto accanto al presente. L’albero di Natale è un simbolo della vita che sempre si rinnova e per questo il suo giusto posto è proprio accanto al presepe, perché lì è la sorgente da cui proviene quella linfa vitale, che mai si estingue: ‘L’acqua – come dice il Vangelo di Giovanni – che zampilla nella vita eterna. Dio fatto uomo per essere con noi”.
     
    Il porporato si è fatto poi portavoce del saluto del Papa, esprimendo la gratitudine di Benedetto XVI e il vivo apprezzamento per l’albero. Ma il contributo trentino non si ferma qui, oltre all’abete, sono stati donati una cinquantina di esemplari più piccoli destinati a decorare l’Aula Paolo VI, la Sala Clementina, l’appartamento pontificio e gli uffici della Curia Romana. “Un segno di vita e di religiosità popolare - aveva detto ieri il Papa nell’udienza alla delegazione della Val Badia – e un simbolo da custodire in una società, che tende invece verso i simboli del consumismo”.

     (canto natalizio)

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    Il cardinale Lozano Barragán lancia la campagna anti-AIDS della Fondazione "Il Buon Samaritano"

    ◊   “Deposita un dono regale sotto l’Albero di Natale”: è il titolo della campagna lanciata quest’anno dalla Fondazione “Il Buon Samaritano” per una raccolta di fondi in favore dei malati di AIDS. La Fondazione, istituita nel 2004 da Giovanni Paolo II, fa capo al Pontificio Consiglio della Pastorale per gli operatori sanitari. Giovanni Peduto ha chiesto al presidente del dicastero, il cardinale Javier Lozano Barragán, di illustrare l’iniziativa:


    R. - La Fondazione “Il Buon Samaritano” rappresenta un ponte che unisce la generosità dei cattolici del mondo, e di tutte le persone di buona volontà, ai bisognosi e ai malati, specialmente i malati di AIDS. La Fondazione riceve donazioni durante tutto l’anno ed è dunque vero che non esiste un giorno specifico per fare queste donazioni e questi regali, ma è anche vero che esiste un tempo, che per noi è rappresentato dal tempo dell’Avvento. Noi, sia come Chiesa cattolica che come cattolici del mondo, vogliamo aiutare tanti bimbi che nascono sotto la minaccia dell’AIDS. Vogliamo cercare quindi di aiutare e di fare qualcosa per questi 33 milioni di malati di AIDS, con particolare attenzione per quelli che nessuno aiuta. Vogliamo, quindi, concentrare sui malati di AIDS l’aiuto di quei cattolici che vogliono fare qualcosa per loro, nei quali essi possono ritrovare e vedere certamente il volto di Cristo. Alcuni potrebbero chiedersi: “Ma cosa possiamo fare per aiutarli?”. Ma questo, in realtà, è molto semplice proprio perché quando parliamo di “aiuto”, lo facciamo - per così dire - in modo quasi primario, nel senso che il primo obiettivo è incentrare la campagna per acquistare anzitutto i medicinali per i malati. Riuscire a comprare medicinali significa, però, raccogliere denaro. E di quanto denaro abbiamo bisogno? Secondo le ricerche che abbiamo condotto, sono sufficienti 150 euro per acquistare i medicinali necessari per un anno a un malato di AIDS. Certo, si può cominciare anche soltanto con 10-15 euro, che comunque coprirebbero già circa un mese di cura. Grazie a questo aiuto, quindi, un malato di AIDS può vivere di più. Proprio per questo abbiamo scelto lo slogan “Deposita un dono regale sotto l’Albero di Natale”. E questo vuol significare che se ci vengono inviati 15 euro, essi rappresenterebbero simbolicamente un regalo di Natale da mettere sotto l’albero per le persone malate di AIDS del Ghana, del Ciad, del Nepal, che nessuno conosce, se non Nostro Signore. Questo dono sarebbe un qualcosa che ciascuno di noi regala al Signore, un qualcosa da poter mettere sotto l’albero nel giorno di Natale.

     
    D. - La curva dei malati di AIDS è stata sempre ascendente sin dal 1990, anche se negli ultimi anni si nota una certa flessione. Il numero resta però preoccupante...

     
    R. - Il numero è certamente molto elevato. Secondo i Rapporti delle Nazioni Unite, questo numero è ben al di là del numero che prima citavamo: sono, infatti, 33 milioni e 200 mila le persone che hanno contratto l’AIDS: numero che - secondo le stime - potrebbero arrivare addirittura a 36 milioni e 100 mila. Ogni nuovo anno, segna una crescita dei malati di AIDS e specialmente in questo anno che stiamo per concludere, il 2007, abbiamo avuto nuove infezioni con un numero anche molto elevato, di 2 milioni e mezzo, che possono - a questo riguardo le stime sono molto variabili - arrivare anche ai 4 milioni e 100 mila persone. Se guardiamo poi al numero dei morti di AIDS nell’anno che si sta concludendo, la cifra è realmente preoccupante, poiché sono stati 2 milioni e 100 mila, che purtroppo possono arrivare anche ai 2 milioni e 400 mila. Dobbiamo quindi cercare, fino dove è possibile, questa malattia. A livello medico-scentifico, si sostiene che si sta sempre più progredendo nella ricerca di un vaccino, perché, benché il virus sia mutante, c’è fortunatamente una parte che non cambia e basandosi quindi su questo aspetto si sta lavorando molto, e così ci hanno potuto dare questa buona notizia. Ancora, però, non si è arrivati a nulla. Certo, grazie a Dio, ci sono delle aspettative. E’ chiaro che noi ci occupiamo specificatamente dei medicinali, per coloro che si trovano a vivere le situazioni più gravi. Ci è stato, infatti, detto da diversi parti - e forse anche a ragione - perché non ci occupiamo specificamente alla prevenzione, visto che attraverso una maggior impegno nella prevenzione possiamo riuscire a sanare l’origine dell’AIDS. Io rispondo dicendo che certamente questo è vero, ma è anche vero che se andando in autostrada, assisto ad un incidente e c’è una persona che è in terra, ferita e piena di sangue, non mi metto a leggerle il Codice della strada: faccio immediatamente qualcosa per poterlo aiutare, magari salvargli la vita. Questo rappresenta un po’ il nostro impegno verso i malati di AIDS: ci sono quasi 36 milioni di persone che stanno morendo. Questo è chiaro - e su questo sono pienamente d’accordo - ma è anche chiaro che ci sono delle priorità e quello che noi dobbiamo fare ora è riuscire ad avere i medicinali per queste persone, affinché possano vivere, allungando il più possibile la loro vita. Lo scorso mese è venuto a trovarci il nunzio apostolico in Ghana, che ci ha riportato quello che gli hanno detto alcune suore, che gestiscono un centro dove sono presenti circa 100 malati di AIDS: “Prima, ogni mese vi erano 30 morti, mentre oggi ci sono soltanto 2-3 morti al mese e questo soltanto grazie al vostro aiuto".

     
    Per chi volesse contribuire, può scegliere tra queste tre opzioni:

    “Assegno Bancario Internazionale” intestato a: "Cardinale Javier Lozano Barragán, Presidente della Fondazione “Il Buon Samaritano”, Palazzo S. Paolo, Città del Vaticano";

    “Bonifico Bancario” sui Conti Correnti presso l’Istituto per le Opere di Religione (I.O.R.) della Santa Sede, in valuta Dollari USA (c/c n. 14825.007) o in EURO (c/c n. 14825.008);

    Conto corrente postale n. 63353007, intestato a "Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari, Via della Conciliazione, 3 - 00193 Roma" - causale: "Fondazione 'Il Buon Samaritano' per i malati di AIDS".

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Raccolte le tracce di omelie dell'arcivescovo Cataldo Nato, pubblicate tra il 2004 e il 2005 da "L'Osservatore Romano": in cultura, la presentazione del vescovo di Caltanissetta, monsignor Mario Russotto, e l'introduzione del fratello del compianto presule, don Massimo Naro.

    Stralci dei saggi dei gesuiti Heinrich Pfeiffer e Marko Ivan Rupnik nel volume "Il Volto dei Volti, Cristo", presentato oggi a La Civiltà Cattolica. 

    "Omofobia e libertà di pensiero": un articolo di Adriano Pessina ricostruisce l'orizzonte etico del confronto.

    Luca M. Possati ricorda l'eredità filosofica di Stephane Moses, uno dei più grandi interpreti dell'identità ebraica contemporanea.

    Un'intervista al presidente dell'associazione Law: tutelare i diritti dell'uomo.

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    Oggi in Primo Piano



    Vertice sul clima: raggiunto un compromesso a Bali

    ◊   Un lungo applauso liberatorio ha salutato il compromesso raggiunto alla Conferenza sul clima conclusasi a Bali, in Indonesia. Si tratta di una road map che apre la strada a un accordo tra i 190 paesi partecipanti su come far fronte alla battaglia contro il surriscaldameto climatico. Il servizio di Stefano Leszczynski:

    Dopo 13 giorni di Conferenza quando ormai i negoziati sembravano sull’orlo della rottura, gli Stati Uniti, che chiedevano un maggiore impegno ai Paesi in via di sviluppo, hanno fatto un'improvvisa marcia indietro dando il via libera al documento finale. L’accordo non fa tuttavia alcuna menzione a limiti obbligatori sulle emissioni di gas serra, ma contiene l'agenda e i principi che devono tracciare il cammino da qui al 2009, quando sarà firmato a Copenaghen un nuovo protocollo di Kyoto, più ambizioso di quello attuale. Quello che già viene chiamato 'Kyoto 2' avrà effetto a partire dalla fine del 2012. I tre blocchi opposti - gli USA, l'UE e le nazioni in via di sviluppo guidate da Cina e India - hanno alla fine attenuato le loro differenze per concentrarsi su alcune questioni chiave. Si sono accordati per attivare un 'fondo di adattamento' per aiutare i Paesi più poveri; hanno deciso di dare appoggio tecnologico e finanziario ai Paesi in via di sviluppo, in modo da aiutarli a ridurre le emissioni di gas responsabili dell'effetto serra; hanno riconosciuto indennizzi ai Paesi poveri perché tutelino il proprio patrimonio boschivo. Dunque, alla fine, tutto si è risolto con la promessa da parte dell’Occidente di finanziamenti ai Paesi di nuova industrializzazione. Quindi, facendo riferimento più a questioni finanziarie che ambientali. Come valutare questo accordo di compromesso? Lo abbiamo chiesto a Giampiero Maracchi, climatologo del CNR:

     
    D. – Sì, questo non fa sperare bene, perché è chiaro che di fronte a due Paesi come la Cina e l’India ed anche ai satelliti dell’Asia in particolare, l’Occidente potrà fare ben poco, anche perchè la globalizzazione, in questo momento, crea grossi problemi di carattere economico proprio all’Occidente stesso. Basti pensare al prezzo del petrolio, in gran parte dovuto al fatto che c’è un aumento enorme di consumo da parte della Cina e dell’India. Si ha l’impressione che sia sostanzialmente una promessa per spingere questi Paesi a prendere delle risoluzioni, ma che non avrà effetti importanti. Si pensi che la Cina, circa un mese fa, è arrivata in termini di emissioni totali, agli stessi valori degli Stati Uniti.

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    Raccolte in un libro le riflessioni di padre Vito Magno sul Vangelo trasmesse da Radiouno Rai

    ◊   Nell’epoca dei messaggi brevi e forti, dove trovarne tanti nel Vangelo? Padre Vito Magno, rogazionista e giornalista, ne ha colti 158 per Rai-Eri e per le Edizioni Messaggero di Padova, traendoli dai brani evangelici delle domeniche, già trasmessi da Radiouno Rai. Il libro, intitolato “Un minuto di Vangelo”, sarà presentato lunedì prossimo, nella nostra sede di Piazza Pia. Dopo l’introduzione di padre Federico Lombardi, interverranno mons. Gianfranco Ravasi, Sergio Zavoli e Giulio Base. Rosario Tronnolone ha chiesto all’autore se questo libro si può definire un commentario al Vangelo:

     
    R. - Assolutamente no! Di commentari ce ne sono molti. Si tratta in genere di opere voluminose, destinate a studiosi, a chi frequenta la Chiesa o ai sacerdoti per la preparazione dell’omelia domenicale. Il mio sforzo è stato semplicemente quello di racchiudere in poche righe una riflessione per ognuna delle frasi più famose del Vangelo. Molte di esse sono sulla bocca di tutti: “Non di solo pane vive l'uomo”; “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”; ecc ... Ma pochi sanno perché, dove e quando Gesù le ha pronunciate. Avendo dovuto proporre queste riflessioni in coda a un giornaleradio, ho dovuto adoperare il linguaggio giornalistico, quello che si usa nel dare una notizia in cronaca: e quindi paragrafi brevi, di facile comprensione, capaci di colpire la curiosità degli ascoltatori. Giustamente mons. Gianfranco Ravasi e il giornalista Filippo Anastasi nel presentare il libro parlano di "spighe", di "pillole" offerte allo spirito del lettore.

     
    D. - A quali lettori intende rivolgersi?

     
    R. - Il Vangelo non esclude nessuna categoria di persone. E' per tutti. Quindi va ricordato a chi lo conosce e va annunciato a chi lo ha dimenticato o lo ignora. Una recente inchiesta di Famiglia Cristiana ha rilevato che il 69 per cento degli italiani non ha mai letto i testi sacri ! Pertanto questo libro può essere letto a due livelli: come momento di pausa e di riflessione per chi voglia fare una breve sosta nell’arco della giornata, e come preparazione al Vangelo della domenica per chi è credente e praticante.

     
    D. - A proposito di immagini la foto di copertina è significativa. Una ragazza legge il Vangelo attendendo il treno in una stazione della metropolitana!

     
    R. - Sì, è una bella immagine, perché mentre da una parte trasmette l'ansia del tempo che fugge stampata sul volto della gente che attende impaziente di partire, dall'altra dal volto della ragazza seduta su una panchina, assorta nella lettura del Vangelo, traspare pace e serenità. Viene da pensare a Sant'Agostino quando diceva: “Temo il Signore che passa e che potrebbe non passare una seconda volta!”. Un attimo di attenzione al Vangelo, in un momento morto della giornata, può risultare per tutti più efficace di lunghi discorsi. Capita di sentir ripetere mille volte una frase del Vangelo, ma di non farci caso. Poi un giorno, leggendola a caso, ci si accorge che ferisce come una spada.

     
    D. - Veniamo al titolo del libro:“Un minuto di Vangelo”. Non è poco?

     
    R. - E' poco e tanto allo stesso tempo. Poco se si considera la durata e molto se si guarda al contenuto. Un minuto di Vangelo può bastare, e addirittura avanzare, se riesce a colpire le coscienze e magari ad illuminarle. Ad Antonio del deserto bastò leggere le poche parole di Gesù al giovane ricco “Va’, vendi quello che hai, dallo a poveri, poi vieni e seguimi”, che la sua vita cambiò radicalmente. Lo stesso accadde ad Agostino, a Santa Teresa d'Avila, a San Giovanni di Dio, a Santa Edith Stein. Certamente l'intero contenuto del Vangelo non è riconducibile ad un minuto, ma ogni minuto carico di Vangelo sprigiona la forza dell'intero messaggio di Gesù. E' come un flash, un lampo nella notte dello stordimento. E questo non è poco all'epoca dell’alluvione di parole.

     
    D. - Nella prefazione, mons. Gianfranco Ravasi definisce il suo libro una “piccola guida” che conduce per mano verso un'esistenza più autentica e piena, mentre nell’Introduzione, Filippo Anastasi ricorda che San Roberto Bellarmino diceva che nella predica i primi tre minuti sono per i fedeli e il resto è per la vanagloria di chi parla dal pulpito. Ha pensato a questo nel redigere il libro?

     
    R. - Non direttamente, però ho cercato di tenermi lontano dal supplizio di cui parlava Carlo Bo a proposito della noiosità di certe prediche. Le mie sono poco più che pillole, confezionate con la consapevolezza che in ogni espressione di Gesù è contenuto virtualmente tutto il Vangelo, come sostenevano i Padri della Chiesa. Per la verità le riflessioni, considerando che sono state radiotrasmesse a mezzogiorno, le chiamerei piuttosto un “aperitivo dello spirito”. Si tratta, infatti, di un cortese invito ad aprire il Vangelo sull’esempio di San Girolamo, che esortava a leggerlo più volte al giorno: “Il sonno ti sorprenda a leggere il Libro dei libri e la sacra pagina raccolga il tuo capo mentre cade addormentato".

     
    D. - Ogni sua riflessione si chiude con la frase di un autore della più varia estrazione culturale e persino religiosa. Perché questa attenzione, diciamo così, ecumenica?

     
    R. - L 'ho fatto sia per rendere piacevole la lettura, sia soprattutto perché emergesse la sintonia tra la sapienza divina e quella umana. Le firme vanno da Cicerone a Bernanos, da Claudel a Gandhi. C'è anche chi si professa ateo, ma poi si ritrova, senza neppure saperlo, nella verità del Vangelo.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa III Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù parla alle folle del suo precursore, Giovanni il Battista:

    “Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? … Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te”.

    Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:

     
    "Non si può separare Gesù dal Battista, né il Battista da Gesù. Le loro missioni e le loro persone sono inestricabilmente intrecciate, al punto che chi non ha creduto alla predicazione di Giovanni non può credere a quella di Gesù. E dopo che Giovanni ha reso testimonianza all’Agnello di Dio, questi si mette a parlare di Giovanni alle folle. Gesù rende testimonianza a Giovanni. Egli è quell’Elia che deve venire. C’era grande attesa nei confronti di quella figura preannunciata dai profeti, che avrebbe preparato l’avvento dell’era messianica. Un’attesa affettuosa, delicata, tutta protesa ad ogni minimo segnale, carica di promessa divina. L’avvento del precursore avrebbe sciolto il nodo serio della storia dell’umanità intera, inaugurato l’inizio di una nuova umanità, esattamente quella che le opere di Cristo attestano come già presente. La dolcezza della presenza del precursore e quella dell’arrivo dell’atteso dalle genti erano e sono nel cuore del credente un tutt’uno. La radicalità del cambiamento che ci è richiesta non è neppure raffrontabile alla meravigliosità dell’avvento del Messia. Nessuno però si illuda di poter accedere a quella umanità nuova e al Regno dei Cieli senza stare prima alla scuola del Battista. Nessuno si illuda di poter separare Gesù da Giovanni o Giovanni da Gesù".

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    Chiesa e Società



    I vescovi venezuelani chiedono al presidente Chávez la grazia per i detenuti politici

    ◊   L’Avvento che ci prepara al Natale è il tempo migliore per “gesti umanitari che riflettano una volontà ferma nella ricerca della riconciliazione e della pace nel Paese”. Così i vescovi venezuelani della Commissione episcopale Giustizia e Pace chiedono di restituire la libertà a quanti si trovano in carcere per ragioni politiche.“Questa nostra richiesta ha un solo motivo: la fede”, proseguono i presuli che guardano a tutte quelle persone, che, pur avendo scontato la propria pena, sono tuttora privati della libertà. Richiamando le parole di Papa Giovanni Paolo II, il quale sottolineava spesso che “non c’è futuro senza perdono”, i presuli hanno chiesto al presidente Hugo Chávez “la grazia o l’indulto a tutti i civili e militari che sono stati condannati o sono sotto processo per ragioni politiche”, ricordando che lo stesso presidente nel 1994 ha beneficiato di un provvedimento del genere dopo il fallito colpo militare. Tornando al Natale i vescovi citano Benedetto XVI relativamente al Messaggio per la Giornata mondiale della Pace 2008 e sottolineano la centralità della famiglia, considerata “la prima e insostituibile educatrice alla pace”. Ma “la riconciliazione e la pace sono compiti di tutti, istituzioni e cittadini”: i presuli in conclusione invitano le altre Chiese e tutte le organizzazioni della società civile ad aderire a questa “giusta richiesta perché necessaria per la riconciliazione nazionale”. (A cura di Luis Badilla)

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    I premi nobel riuniti a Roma stilano una Carta per un mondo senza violenza

    ◊   Ognuno ha il diritto a non essere ucciso e il dovere a sua volta di non uccidere nessuno. E’ uno dei 13 punti della Carta per un mondo senza violenza, presentata oggi a Roma, nella conferenza conclusiva dell’ottavo summit mondiale dei premi nobel per la pace. L’obiettivo è quello di stimolare l’azione per un mondo che ripudi la violenza, nella convinzione che tale processo non sia utopia. Il documento si sofferma su vari aspetti del percorso. Si parla della cessazione dei conflitti, della produzione e della vendita di armi leggere ma anche della fine delle violenze domestiche e dell’importanza di valorizzare le differenze etniche e culturali. Riuniti per tre giorni di lavori sui temi della pace, i premi nobel hanno stilato inoltre tre domande da recapitare ai governi di tutti i Paesi del mondo per “adempiere il nostro dovere verso le prossime generazioni”. I quesiti riguardano in particolare gli impegni presi per la povertà, la salvaguardia dell’ambiente e l’eliminazione delle armi nucleari. La massiccia partecipazione di studenti in questi giorni, ha rimarcato poi l’importanza di rivolgersi alle nuove generazioni. Proprio a loro si è rivolto Mohammed Yunus premio nobel per la pace 2006, che, nel suo intervento, ha ricordato che tutti, anche i giovani, devono imparare a guardare al di là del proprio steccato per avere una visione globale e riflettere su quale mondo si vuole lasciare in eredità a chi verrà dopo. "Questo summit - ha affermato invece l’ex presidente russo Michail Gorbachev - lancia la sfida a tutto il mondo a non restare indifferenti davanti alla violenza che dilaga nel pianeta, perché – ha concluso - se non faremo qualcosa le forze che vogliono minare le nostre volontà vinceranno”. (E.B.)

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    La Chiesa congolese: per la democrazia serve la formazione

    ◊   Secondo don Justin Nkunzi, direttore della Commissione diocesana “Giustizia e Pace” di Bukavu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, ci sono tre principali difficoltà che il Paese deve superare per far funzionare la democrazia: la prima è l’impazienza della gente, che vuole risolti i problemi nell’immediato; la seconda riguarda la formazione dei quadri dirigenti che per la prima volta salgono al potere; la terza consiste nel superare la mentalità ormai obsoleta secondo cui è lo Stato che deve risolvere i problemi dall’alto. “La formazione – afferma don Nkunzi ripreso dall’agenzia Fides - è la chiave di volta per rendere stabile e sicura la democrazia congolese. Quando la gente è ignorante e analfabeta è facile convincerla a prendere le armi. La consapevolezza della propria storia e dei propri diritti spinge le persone a pensare che con le armi si contribuisce solo a distruggere il proprio Paese”. “Stiamo attendendo la legge attuativa del federalismo che permetterà lo svolgimento delle elezioni provinciali e locali nel giugno 2008. – aggiunge – la creazione di organi rappresentativi locali, in un Paese immenso come il nostro, è un’occasione per avvicinare la popolazione alle istituzioni e coinvolgerla nel processo decisionale”. Intanto proprio nell’est della Repubblica congolese, nel nord Kivu, avanzano i guerriglieri del capo ribelle Nkunda, occupando le città di Mushake e Karuba e costringendo l’esercito regolare congolese alla ritirata. Le forze armate congolesi, con il sostegno dei Caschi Blu della MONUC (Missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo), stanno organizzando una controffensiva per riconquistare il terreno perduto. (C.C.)

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    Appello dei vescovi sudafricani a favore dei rifugiati dello Zimbabwe

    ◊   L’episcopato sudafricano ha denunciato in un documento le discriminazioni subite dai cittadini dello Zimbabwe emigrati in Sudafrica a causa della grave crisi politica ed economica che affligge il loro Paese. Mons. Buti Joseph Tlhargale, arcivescovo di Johannesburg e presidente della Conferenza episcopale dell’Africa del sud, ha affermato che coloro che sono arrivati in Sudafrica dallo Zimbabwe cercano “condizioni di sostentamento per loro e per la propria famiglia”. Il loro scopo – ha spiegato – “è preservare la loro esistenza e quella dei propri familiari attraverso l’accesso al cibo, alle medicine e al lavoro per pagare questi beni, e non per diventare residenti sudafricani permanenti”. Secondo mons. Tlhargale – riporta l’Osservatore Romano – negli ultimi nove mesi le condizioni di vita dello Zimbabwe sono deteriorate “fino al punto che la sopravvivenza è diventata una lotta quotidiana per la maggior parte di loro”. Nonostante le condizioni estremamente difficili di questo Stato, l’accoglienza riservata a loro non è delle migliori. “Molti sudafricani si lamentano del fatto che gli immigrati sottraggono lavoro e cibo – ha rilevato – li fanno sentire indesiderati nelle nostre chiese e nelle nostre comunità”. Come se non bastasse, i salari dei cittadini dello Zimbabwe sono ben al di sotto dei minimi sindacali, con rischio di denunce all’autorità di polizia in caso di proteste. Qual è l’atteggiamento che i cristiani devono assumere in questa situazione? Il porporato ha ricordato come Gesù abbia esortato i suoi discepoli ad accogliere gli stranieri e a visitare coloro che sono privi di abiti. “I rifugiati dello Zimbabwe sono gli stranieri di oggi “sono nudi, spesso non avendo altro che pochi scampoli di indumenti. La nostra risposta come Chiesa e come nazione – ha detto infine l’arcivescovo di Johannesburg - deve essere quella della carità e del prendersi cura. Anche piccoli gesti di accoglienza sono graditi e possono fare la differenza”. (E. B.)

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    Il cardinale Shan Kuo-hsi diffonde il suo messaggio di speranza: “Ho trattato il cancro come il mio piccolo angelo”

    ◊   E’ iniziato ad ottobre il viaggio “Addio alla mia vita” del cardinale gesuita Paul Shan Kuo-hsi, vescovo emerito di Kaohsiung ed ex presidente della Conferenza Episcopale Regionale Cinese a Taiwan. Il gesuita, creato Cardinale nel 1998, si è ritirato nel gennaio 2006, e solo nel luglio dello stesso anno ha scoperto di avere il cancro ai polmoni, con diagnosi di 4 o 5 mesi di vita. L’agenzia Zenit riporta le sue parole: “All’inizio ho chiesto al Signore 'Perché io?'. Quando mi sono calmato, ho riconosciuto che è la volontà di Dio. Voleva che io aiutassi gli altri condividendo la mia esperienza personale con loro. Ora penso 'Perché non io?'. Un cardinale non ha il privilegio di essere in salute per sempre!". E così è iniziato il peregrinare del cardinale attraverso le sette diocesi dell’isola di Taiwan per infondere nelle persone il coraggio di affrontare le sfide della vita. Il viaggio, che ha visto come prima meta la diocesi di Hsinchu, sulla costa nord-occidentale di Taiwan, è terminato con la visita alla Fu Jen Catholic University di Taipei, che gli ha offerto un riconoscimento per il suo amore alla vita. Il cardinale Shan Kuo-hsi, 84 anni, ha inoltre affermato di essere “molto felice di essere un testimone del Vangelo” all’ultimo stadio della sua vita e ha lodato l’esempio di Papa Giovanni Paolo II che ha portato avanti il suo messaggio fino agli ultimi istanti della sua vita. (C.C.)

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    La Chiesa indiana appoggia le misure del governo contro gli aborti selettivi

    ◊   Multe di 5 mila rupie, carcere fino a 7 anni e maggiori controlli negli ospedali. Queste le misure proposte dall’esecutivo indiano per contrastare i diffusi aborti selettivi, che mirano a ristabilire la parità numerica fra la popolazione maschile e quella femminile. Secondo le Nazioni Unite, nel Paese la pratica riguarda quasi 7 mila feti al giorno, mentre il giornale medico britannico Lancet stima che negli ultimi 20 anni ci siano stati oltre 10 milioni di aborti di bambine. Parlando all’agenzia AsiaNews, l’arcivescovo di Bombay, il cardinale Oswald Gracias, ha apprezzato l’iniziativa del governo perché – ha detto - “la Chiesa indiana combatte l’aborto e ogni forma di discriminazione sessuale”. “E’ ironico – ha poi spiegato - che questo vero crimine contro l’umanità sia reso possibile dal miglioramento della medicina e delle tecniche per determinare il sesso del feto. E’ pure triste che feticidi e aborti siano praticati da bravi medici”. Tuttavia per combattere il fenomeno occorre intervenire sulla diffusa convinzione sociale che i genitori possano abortire una figlia femmina perché volevano il maschio. “Nei nostri centri medici – prosegue il cardinale - che arrivano anche nelle zone più remote dell’India rurale, promuoviamo il rispetto della persona umana ad ogni stadio della vita. Nelle nostre scuole per medici insegniamo il diritto inalienabile alla vita, anche di chi non è ancora nato. La Chiesa ha oltre 5mila dispensari, in gran parte per assistere la maternità, che provvedono cure mediche ai più poveri tra i poveri”. (E. B.)

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    Spagna: secondo il Signis il film “La Bussola Dorata” è sottilmente anticattolico

    ◊   L’associazione cattolica per la comunicazione in Spagna, Signis, ritiene sensato che i genitori cattolici preferiscano che i loro figli non vedano il film “La Bussola Dorata”, la cui interpretazione simbolica è sottilmente anticattolica e fuorviante soprattutto per i bambini. Lo afferma un comunicato dell'istituzione. L’elemento del film al centro delle preoccupazioni è il “Magisterium”, un’istituzione che esercita il potere da secoli, soprattutto sui bambini e contro i progressi scientifici. SIGNIS fa un’analisi approfondita del film senza fare riferimento all’omonimo romanzo di Philip Pullman, dichiaratamente anticattolico e noto per la sua militanza antireligiosa. Il comunicato si riferisce – secondo quanto riportato dall’agenzia Zenit – “all’abbigliamento dei membri del Magisterium con alcuni attributi che sembrano episcopali; al fatto che uno dei cattivi si chiami ‘Fra’, come se si trattasse dell’appellativo che precede il nome di molti religiosi; a un paio di dipinti che appaiono negli edifici del Magisterium e che evocano rappresentazioni iconografiche cristiane o al palazzo del Magisterium che si potrebbe vedere come allegoria del Vaticano”. Le perplessità dei vescovi cattolici pongono l’accento non tanto alle allusioni anticattoliche, che vengono camuffate e quindi non tutto il pubblico sarà in grado di coglierle, quanto piuttosto alla filosofia di fondo del film, in cui niente e nessuno ha autorità e in cui si ha il predominio del materialismo su tutto il resto. La visione del film potrebbe inoltre invitare alla lettura dei romanzi di Pullman, promotore militante dell’ateismo. (C.C.)

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    È in corso a Camaldoli un incontro sul futuro del cattolicesimo italiano, organizzato dalla rivista “Il Regno”

    ◊   Fino a domani, studiosi ed esperti profondamente radicati nel contesto ecclesiale sono chiamati a confrontarsi a Camaldoli sulle potenzialità e i punti critici della Chiesa italiana, il suo rinnovamento e il ruolo del laicato nell’odierna realtà sociale, politica ed ecclesiale. "L'Italia mantiene una realtà di Chiesa popolare senza pari in Europa, tuttavia i segni di difficoltà non sono né pochi, né di superficie", ha affermato ieri sera, in apertura dei lavori, il direttore della rivista dehoniana "Il Regno", padre Lorenzo Prezzi. Per affrontare le nuove sfide che richiedono un rinnovato impegno dei credenti serve “un popolo di Dio che viva la fede, sia radicato nella speranza e pratichi la carità”, ha ricordato il canonista gesuita statunitense Ladislas Orsy, che ha vissuto in prima persona l’evento del Concilio. Un’età che “ora sembra riprendere vigore nel suo vero significato e chiede nuovo impegno per la sua interpretazione”, ha aggiunto il teologo tedesco Peter Walter. I lavori proseguiranno nel pomeriggio delineando i punti critici che oggi si trovano dinanzi i cattolici; domattina le conclusioni, dedicate ai futuri scenari possibili. (A cura di Francesco Rossi)

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    Presentato a Trento il volume: “Erano i tempi di guerra…” con scritti di Chiara Lubich e Igino Giordani

    ◊   Il testo è curato dal teologo Michel Vandeleene con la presentazione del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Due gli autori: Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari e Igino Giordani, cofondatore, scrittore e giornalista, deputato, alla ricerca di una via autentica per vivere il cristianesimo, scomparso nel 1980 e di cui è iniziato il processo di beatificazione. Due personalità diversissime al loro primo incontro negli anni ’50. Ecco dunque, 40 prime pagine di altissima spiritualità scritte dalla Lubich in quel periodo, che restituiscono il fuoco degli inizi del Movimento, cui fanno seguito altre 160 ricche di episodi, fatterelli, lettere inedite riportati da Giordani. Secondo Alberto Pacher, sindaco di Trento, intervenuto alla presentazione del volume "la scintilla è scoccata da Trento e questo porta una responsabilità alla città stessa”. Per lo storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di S. Egidio, quello della Lubich "è un carisma vivo, profondamente innestato nella Chiesa cattolica romana, che dice quel che vive e che rivela come la perfezione cristiana riguarda tutti, non solo i religiosi”. Mons. Ernesto Meneghini, decano del Capitolo della Cattedrale, in rappresentanza del vescovo di Trento mons. Luigi Bressan, cita uno scritto di mons. Carlo De Ferrari, vescovo dell’epoca: “considero questi focolarini … cristiani capaci delle più alte virtù”. “Una luce, continua mons. Meneghini, nelle tenebre". "La Lubich - ha affermato Riccardi - ha sempre lavorato per un mondo migliore, quindi diverso.” E conclude: “Oggi non si può più vivere per se stessi, accontentandosi o sprofondando nell’impotenza. Non rimangono alternative: o la carità o l’atomica.” ( A cura di Mariangela Brunet)

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    Si è spento padre Enrico di Rovasenda, figura di spicco del mondo scientifico cattolico

    ◊   Un testimone straordinario dell’apostolato intellettuale: è questo il tratto distintivo, nella sua lunga vita terrena, del domenicano Enrico di Rovasenda, spentosi stamani nel convento di Santa Maria di Castello, a Genova, all’età di 101 anni. Nato nel 1906 a Torino, a soli vent’anni si laurea in ingegneria nel capoluogo piemontese. Nel 1929 entra nell’Ordine dei Frati predicatori e inizia la formazione presso il convento di San Domenico a Chieri, fino all’ordinazione sacerdotale avvenuta nel 1933. Amico fraterno di Piergiorgio Frassati, collabora con il futuro Papa Paolo VI, negli anni in cui Montini è assistente della FUCI, la Federazione Universitaria Cattolica Italiana. Dopo la licenza e il dottorato in Teologia, studia filosofia a Parigi. Ritornato in Italia a metà degli anni Trenta, ben presto diventa punto di riferimento della cultura cattolica della città. Nel 1974, Papa Montini lo nomina direttore della cancelleria della Pontificia Accademia delle Scienze. Incarico confermato da Giovanni Paolo II, fino al compimento degli ottant’anni. Tuttora era membro onorario dell’Accademia. Dal 1977 al 1992 è anche assistente ecclesiastico prima del Movimento laureati di Azione Cattolica e poi del Movimento ecclesiale di impegno culturale. Da 15 anni si era ritirato nel convento di Santa Maria del Castello di Genova. Proprio qui, lunedì prossimo alle ore 11.30, saranno celebrati i suoi funerali. (A.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Revocato in Pakistan lo stato d’emergenza in vista delle prossime elezioni. Nel Paese ancora un attentato

    ◊   Ritorno alla normalità in Pakistan per la revoca dello stato d’emergenza deciso dal presidente Musharaff in vista delle prossime elezioni. Nel Paese, intanto, si è verificato l’ennesimo attentato. Il servizio di Barbara Schiavulli:

     
    Dopo 43 giorni di legge marziale, il presidente pakistano Musharraf ha revocato lo stato di emergenza imposto per fronteggiare, secondo una sua dichiarazione, l’ondata di violenza che schiacciava il Paese. Ripristinata dunque la costituzione dopo che per più di un mese sono stati violati i diritti civili di migliaia di persone arrestate durante le manifestazioni in piazza. In serata il presidente terrà un discorso alla nazione anche in vista delle elezioni parlamentari che si terranno l’8 gennaio prossimo. La comunità internazionale ha condannato con forza i duri provvedimenti di Musharraf che con lo stato di emergenza è riuscito ad eliminare i giudici della Corte Suprema che ostacolavano la validità della sua rielezione. Intanto, però non si placa la violenza: sei persone, tra le quali tre soldati, sono stati uccisi da un kamikaze in bicicletta che si è fatto esplodere ad un posto di blocco nel Waziristan, la zona tribale al confine con l’Afghanistan. (Barbara Schiavulli, per Radio Vaticana)

    Afghanistan
    In Afghanistan, almeno cinque civili sono morti e due poliziotti sono rimasti feriti a seguito dell’esplosione di un’autobomba nei pressi del comando della polizia a Kabul. L’attentato è stato subito rivendicato da un portavoce dei talebani. Le violenze arrivano all’indomani del vertice di Edimburgo dei ministri della Difesa di otto Paesi, membri della NATO, presenti in Afghanistan. I rappresentanti britannici e statunitensi hanno chiesto un maggior impegno agli alleati in termini di truppe e mezzi militari ed hanno parlato della necessità di elaborare un piano a lungo termine per contrastare gli insorti.

    Iraq
    Malgrado il progressivo attenuamento delle violenze degli ultimi mesi, in Iraq si continuano a registrare vittime tra le truppe statunitensi. L'esercito americano ha annunciato che, nelle ultime 24 ore, due militari hanno perso la vita in due distinti attacchi della guerriglia. Sul fronte politico, intanto, il Senato degli Stati Uniti ha approvato lo stanziamento di 189 miliardi di dollari per il 2008 da destinare alle campagne in Iraq e Afghanistan. Si segnala, inoltre, che Il Fondo Monetario Internazionale ha reso noto che il Paese del Golfo ha rimborsato con oltre un anno di anticipo gli aiuti di circa 471 milioni di dollari che gli erano stati accordati.

    Medio Oriente
    L’Autorità Nazionale Palestinese ha vietato in Cisgiordania i festeggiamenti per il ventesimo anniversario di Hamas che, da parte sua, ha anche denunciato il fermo di 26 esponenti da parte delle forze di sicurezza di Al Fatah. A Gaza, invece, migliaia di persone si sono riversate in strada per partecipare alla manifestazione indetta dal movimento integralista. A due giorni dalla conferenza dei donatori di Parigi, un funzionario statunitense ha annunciato che l’amministrazione americana ha intenzione di offrire più di 500 milioni di dollari in aiuti ai palestinesi. Le autorità della Palestina si aspettano un contributo superiore ai 5 miliardi di dollari.

    Libano
    I riflettori della comunità internazionale sono puntati sul Libano, dove lunedì si tenterà per l’ennesima volta di eleggere il presidente del Paese a diverse settimane dalla scadenza del mandato di Lahoud. Giunto a Beirut, il sottosegretario statunitense per gli affari del Medio Oriente, David Welch, ha invitato i deputati libanesi a far rientrare la crisi. Un appello che segue di poche ore quello lanciato dal presidente francese, Nicolas Sarkozy, che ha parlato dell’appuntamento di lunedì come di “un’ultima chance”.

    Kosovo
    Maggiore coinvolgimento dell’Unione Europea nel processo dell’annunciata indipendenza del Kosovo dalla Serbia. E’ quanto si evince dal Consiglio europeo di Bruxelles, che ieri ha stabilito l’invio nella regione serba a maggioranza albanese di una missione civile costituita da 1.800 persone, tra poliziotti, magistrati e funzionari di amministrazione. La decisione, che risulta sgradita a Belgrado, disegna un nuovo ruolo europeo nel futuro status del Kosovo. Giancarlo la Vella ne ha parlato con Paolo Quercia, esperto dell’area balcanica:


    R. – Ci sono almeno tre diversi fronti su cui l’Unione Europea deve lavorare. Innanzitutto, al suo interno, per trovare unanimità in caso dell’eventuale riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo. Il secondo fronte riguarda il tentativo di negoziare con la Serbia una serie di accordi per favorire il processo soft del distacco di Pristina da Belgrado. Il terzo fronte sarà propriamente interno, per andare a colmare il vuoto di sicurezza esistente con una propria missione sia di carattere politico che di polizia.

    D. – La "moneta di scambio" potrebbe essere anche facilitare il processo di avvicinamento della Serbia all’Europa?

     
    R. – Formalmente, la Serbia non accetta nessuno scambio Unione Europa-Kosovo. Credo, onestamente, che sia politicamente impossibile per i politici serbi accettare questa proposta.

     
    D. – Sarà importante vedere quale ruolo giocherà la Russia, che comunque ha accennato al fatto che non aiuterà militarmente Belgrado, nel caso in cui la situazione diventasse difficile...

     
    R. – Sicuramente non ci sarà un coinvolgimento di tipo militare della Russia e neanche della Serbia, in reazione all’indipendenza del Kosovo. Ricordiamo che in Kosovo ci sono 16 mila soldati della NATO, quindi, ogni azione militare sarebbe un’azione di ostilità nei confronti dell’Alleanza Atlantica e credo che nessun Paese lo possa oggi sostenere. Quello che invece si teme sono le azioni di ritorsione di altra natura – politica, economica – che sicuramente Belgrado attuerà nei confronti di alcuni dei Paesi che riconosceranno il Kosovo indipendente, per boicottare tanto il processo di riconoscimento, quanto il futuro del Kosovo come Stato indipendente.

    Algeria
    Sono numerosi gli allarmi bomba in Algeria dopo il grave attentato contro la sede ONU della capitale costato la vita ad almeno 37 persone, di cui 17 dipendenti delle Nazioni Unite. In molti casi gli agenti hanno disinnescato pacchi sospetti ma non mancano le vittime: due militari sono rimasti feriti nell’esplosione di un ordigno nella regione di Cabilia mentre quattro presunti membri di gruppi terroristici sono stati uccisi durante un’operazione di rastrellamento.

    Russia, “scudo spaziale”
    Ancora alta la tensione tra Stati Uniti e Russia. Le proposte americane sul cosiddetto scudo spaziale sono inammissibili è dimostrano che la strategia di Washington, dalla fine della Guerra Fredda, non è sostanzialmente cambiata. E’ quanto ha detto stamani il capo di Stato maggiore russo, Iuri Baluevski, in una conferenza stampa. L’alto esponente di Mosca ha inoltre aggiunto che l'eventuale lancio di un razzo anti-missile dalla Polonia “potrebbe essere male interpretato dai sistemi russi e provocare un colpo di risposta”. Il Cremlino intanto ieri ha incassato, sulla vicenda, l’appoggio della Bielorussia, durante la visita di Putin a Minsk, il quale ha ipotizzato l'installazione nella vicina repubblica ex sovietica di basi militari e siti nucleari.

    Russia, presidenziali
    In vista delle elezioni presidenziali del 2 marzo 2008, il Partito comunista russo (KPRF) ha designato Ghennadi Ziuganov come suo candidato. La candidatura dello storico leader comunista rischia adesso di far saltare le trattative per un accordo elettorale in funzione anti-putiniana tra l'ex campione di scacchi, Garry Kasparov, e il leader dei nazionalbolscevichi, Eduard Limonov, da sempre contrari all’“opzione” Ziuganov.

    Sri Lanka
    Proseguono i combattimenti in Sri Lanka tra i ribelli delle Tigri Tamil e i soldati di Colombo. Nel distretto di Mannar, a sud del territorio controllato dai ribelli indipendentisti, ieri hanno perso la vita oltre 30 separatisti ed un militare, a seguito di un duro scambio di colpi d’artiglieria. Gli scontri di questi giorni rientrano nell’escalation di violenze tra le milizie Tamil e le truppe governative.

    Spagna
    L’ETA ha rivendicato l’uccisione di due guardie civili in Francia avvenuta qualche settimana fa. Lo ha fatto in un messaggio nel quale ha annunciato che attaccherà “le forze e gli apparati repressivi dello Stato spagnolo ovunque si trovino”. Queste dichiarazioni che confermano il cambio di strategia del movimento indipendentista basco, che per tre anni aveva compiuto solo attentati dimostrativi.

    Italia
    Duro colpo per la camorra napoletana. E’ stato arrestato ieri sera il superlatitante Edoardo Contini, 52 anni, inserito nell'elenco dei 30 uomini più pericolosi d'Italia. Contini, capo dell'omonimo clan, è considerato il massimo esponente della malavita operante nel territorio metropolitano di Napoli.

    Indonesia
    Non si registrano né danni né vittime nel terremoto di magnitudo 7,1 sulla scala Richter che ha colpito le isole di Maluku, al largo del Timor orientale, nell’est dell’Indonesia. L’epicentro è stato individuato a 128 km a nordovest della città di Saumlaki. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 349
     
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