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SOMMARIO del 11/12/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Chi osteggia la famiglia impedisce la pace: così Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace
  • Tutela ambientale, disarmo e sicurezza siano sviluppate in favore e non a scapito della pace: il Messaggio del Papa presentato in Sala Stampa vaticana
  • Altre udienze e nomine
  • L'intervento di mons. Tomasi per i 60 anni della Dichiarazione Universale dei diritti umani
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Inaugurato il primo collegamento ferroviario tra le due Coree negli ultimi 50 anni. L'impegno della Chiesa per la riconciliazione
  • Il Ministro Damiano ipotizza la strage per l'incendio alla Thyssen Krupp: commento del cardinale Poletto
  • Al centro del dibattito internazionale lo status del Kosovo
  • I Rogazionisti riflettono sulla missione
  • La professoressa Saulle dona il suo archivio allo Stato italiano: migliaia di documenti che raccontano 50 anni di storia
  • Santi in divisa: le biografie di soldati esemplari di ogni tempo nel libro di padre Cerchietti: "Il volto degli Amici, militari testimoni di Cristo"
  • Chiesa e Società

  • La Croce Rossa chiede la creazione di un corridoio umanitario nel Nord Kivu dove infuriano i combattimenti
  • “Far crescere la speranza dei più poveri”: così il messaggio natalizio della Caritas di Gerusalemme
  • La Grotta di Betlemme ed altri Luoghi Santi resteranno aperti con orario continuato
  • I vescovi in Myanmar chiedono che il Natale sia all’insegna della preghiera e della penitenza
  • Si profila un record di presenze al Santuario di Guadalupe, dove domani si commemorerà il 476.mo anniversario delle apparizioni della Madonna
  • I vescovi del Guatemala denunciano la trasformazione delle adozioni in un’attività commerciale lucrativa
  • Brasile: continua lo sciopero della fame del vescovo francescano di Barra, per protestare contro il progetto di deviazione del fiume San Francesco
  • Filippine: nell’isola di Jolo gruppi di volontari cattolici si impegnano nella formazione e sensibilizzazione della popolazione locale al processo di pace
  • Vietnam: in occasione dell’80.mo anniversario di presenza dei missionari a Đà Lat, la diocesi celebra la “Giornata della gioventù”
  • Il Sinodo diocesano di Hong Kong consacra anche il prossimo anno alla difesa della famiglia
  • I vescovi della Svizzera esortano a confessarsi frequentemente, al rispetto della vita ed alla salvaguardia del Creato
  • La consacrazione a Roma della cripta della chiesa ortodossa russa di Santa Caterina d’Alessandria
  • L’arcivescovo anglicano di Canterbury ha annunciato ieri che David Richardson è il suo nuovo rappresentante presso la Santa Sede
  • Il cardinale Bagnasco ha inaugurato una nuova macchina all'avanguardia per la "TAC" all’ospedale Gaslini di Genova
  • L’Osservatore Romano denuncia “colpevoli e non veniali omissioni” nel nuovo dizionario UTET sui diritti umani
  • 24 Ore nel Mondo

  • Gravissimo duplice attentato ad Algeri: oltre 60 le vittime
  • Il Papa e la Santa Sede



    Chi osteggia la famiglia impedisce la pace: così Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace

    ◊   “Famiglia umana, comunità di pace” è il tema del terzo Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace, che sarà celebrata il 1° gennaio 2008. Stamani la presentazione nella Sala Stampa vaticana. Il servizio di Sergio Centofanti.


    Il Papa afferma che “chi anche inconsapevolmente osteggia l’istituto familiare rende fragile la pace … perché indebolisce quella che di fatto è la principale ‘agenzia di pace’”. “Tutto ciò che contribuisce a indebolire la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, ciò che direttamente o indirettamente ne frena la disponibilità all’accoglienza responsabile di una nuova vita, ciò che ne ostacola il diritto ad essere la prima educatrice dell’educazione dei figli, costituisce un oggettivo impedimento sulla via della pace. La famiglia ha bisogno della casa, del lavoro o del giusto riconoscimento dell'attività domestica dei genitori, della scuola per i figli, dell’assistenza sanitaria di base per tutti. Quando la società e la politica non si impegnano ad aiutare la famiglia in questi campi, si privano di un’essenziale risorsa a servizio della pace”. (5)

     
    “Il lessico familiare – scrive il Papa - è un lessico di pace; lì è necessario attingere sempre per non perdere l'uso del vocabolario della pace. Nell'inflazione dei linguaggi, la società non può perdere il riferimento a quella ‘grammatica’ che ogni bimbo apprende dai gesti e dagli sguardi della mamma e del papà, prima ancora che dalle loro parole”. (3)

     
    La famiglia – sottolinea - è “ titolare di specifici diritti. La stessa Dichiarazione universale dei diritti umani, che costituisce un'acquisizione di civiltà giuridica di valore veramente universale, afferma che ‘la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato’ … La negazione o anche la restrizione dei diritti della famiglia, oscurando la verità sull'uomo, minaccia gli stessi fondamenti della pace”. (4)

     
    Il Papa ricorda che “l'umanità è una grande famiglia”: “non viviamo gli uni accanto agli altri per caso; stiamo tutti percorrendo uno stesso cammino come uomini e quindi come fratelli e sorelle”. Siamo tutti figli di Dio: “è risalendo a questo supremo Principio che può essere percepito il valore incondizionato di ogni essere umano, e possono essere poste così le premesse per l'edificazione di un'umanità pacificata. Senza questo Fondamento trascendente, la società è solo un'aggregazione di vicini, non una comunità di fratelli e sorelle, chiamati a formare una grande famiglia”. (6)

     
    Casa della famiglia umana è la terra – ricorda ancora Benedetto XVI che afferma: “dobbiamo avere cura dell'ambiente”, ma con una precisazione: “l'essere umano, ovviamente, ha un primato di valore su tutto il creato. Rispettare l'ambiente non vuol dire considerare la natura materiale o animale più importante dell'uomo”. Per la questione ecologica il Papa esorta a fornire valutazioni “con prudenza, nel dialogo tra esperti e saggi, senza accelerazioni ideologiche verso conclusioni affrettate e soprattutto concertando insieme un modello di sviluppo sostenibile, che garantisca il benessere di tutti nel rispetto degli equilibri ecologici. Se la tutela dell'ambiente comporta dei costi, questi devono essere distribuiti con giustizia, tenendo conto delle diversità di sviluppo dei vari Paesi e della solidarietà con le future generazioni”. Ma “prudenza – sottolinea - non significa non assumersi le proprie responsabilità e rimandare le decisioni; significa piuttosto assumere l'impegno di decidere assieme”. (7) Il Pontefice indica quindi “la strada del dialogo piuttosto che delle decisioni unilaterali”. Soprattutto è “necessario intensificare il dialogo tra le Nazioni” sulla “gestione delle risorse energetiche del pianeta” rivedendo “gli elevati standard di consumo” dei Paesi avanzati e provvedendo “ad adeguati investimenti per la differenziazione delle fonti di energia” . Il Papa denuncia il fatto che i “Paesi poveri … sono costretti a svendere le risorse energetiche in loro possesso” e “la loro stessa libertà politica viene messa in discussione con forme di protettorato o comunque di condizionamento, che appaiono … umilianti”.(8)

     
    Il Messaggio ribadisce la necessità di “un'equa distribuzione della ricchezza. In particolare, gli aiuti dati ai Paesi poveri devono rispondere a criteri di sana logica economica, evitando sprechi che risultino … funzionali soprattutto al mantenimento di costosi apparati burocratici. Occorre anche tenere in debito conto l'esigenza morale di far sì che l'organizzazione economica non risponda solo alle crude leggi del guadagno immediato, che possono risultare disumane”.(10)

     
    Il Papa ricorda che “per avere la pace c'è bisogno di una legge comune, che aiuti la libertà ad essere veramente se stessa, anziché cieco arbitrio, e che protegga il debole dal sopruso del più forte”. E ribadisce: “la forza va sempre disciplinata dalla legge e ciò deve avvenire anche nei rapporti tra Stati sovrani”. (11) “Sulla natura e la funzione della legge” sottolinea che “bisogna risalire alla norma morale naturale come base della norma giuridica, altrimenti questa resta in balia di fragili e provvisori consensi”.(12) Si tratta di un “legge morale comune che, al di là delle differenze culturali, permette agli esseri umani di capirsi tra loro circa gli aspetti più importanti del bene e del male, del giusto e dell'ingiusto” . “L'umanità non è ‘senza legge’”. (13)

     
    C’è poi uno sguardo sugli scenari internazionali: “l'umanità – scrive - vive oggi, purtroppo, grandi divisioni e forti conflitti che gettano ombre cupe sul suo futuro”. Il Papa cita le “molte guerre civili nel Continente africano, sebbene in esso non pochi Paesi abbiano fatto progressi nella libertà e nella democrazia” e poi il Medio Oriente “tuttora teatro di conflitti e di attentati”. Ma in particolare lancia un nuovo forte appello per lo “smantellamento progressivo e concordato delle armi nucleari esistenti” evidenziando “il pericolo che si moltiplichino i Paesi detentori dell’arma nucleare”. Nota quindi “con rammarico l'aumento del numero di Stati coinvolti nella corsa agli armamenti”. Responsabili di questo “funesto commercio … sono i Paesi del mondo industrialmente sviluppato che traggono lauti guadagni dalla vendita di armi” e “le oligarchie dominanti in tanti Paesi poveri che vogliono rafforzare” il loro potere. (14)

     
    Infine il Papa ricorda tre anniversari: il 60° della Dichiarazione universale dei diritti umani (1948–2008), definito “un passo decisivo nel difficile e impegnativo cammino verso la concordia e la pace”, il 25o dell'adozione da parte della Santa Sede della Carta dei diritti della famiglia (1983–2008) e il 40o della celebrazione della prima Giornata Mondiale della Pace (1968–2008), frutto di una provvidenziale intuizione di Papa Paolo VI. E “proprio alla luce di queste significative ricorrenze” Benedetto XVI invita “ogni uomo e ogni donna” a impegnarsi sulla via della pace nella “consapevolezza della comune appartenenza all'unica famiglia umana” ed esorta “i credenti ad implorare da Dio senza stancarsi il grande dono della pace”.(15)

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    Tutela ambientale, disarmo e sicurezza siano sviluppate in favore e non a scapito della pace: il Messaggio del Papa presentato in Sala Stampa vaticana

    ◊   Le questioni concrete sollevate dal messaggio di Bendetto XVI – legate cioè ai temi della tutela dell’ambiente, del disarmo, della sicurezza, del ruolo delle istituzioni internazionali - sono state al centro delle domande poste dai giornalisti ai due relatori presenti in Sala Stampa vaticana: il cardinale Renato Raffaele Martino e il vescovo Giampaolo Crepaldi, presidente e segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Ce ne parla Alessandro De Carolis:

    La nuova corsa al disarmo innescata dal post-11 settembre e la ripresa di una nuova “strategia della deterrenza” nucleare, denunciate dal Papa nel suo Messaggio per la pace 2008, hanno subito acceso l’interesse dei tanti cronisti in Sala Stampa vaticana corrispondenti di varie testate del globo. Ai giornalisti che chiedevano se dietro le parole di Benedetto XVI ci fossero espliciti riferimenti ad esempio alla querelle nucleare con l’Iran, il cardinale Martino ha risposto schiettamente che i riferimenti sono certamente relativi alle attuali “questioni sul tappeto”. In particolare, prendendo spunto dai recenti dati che indicano la mancata presenza di armi di distruzioni di massa negli arsenali iraniani oggi, come in quelli iracheni ieri, il presidente del dicastero vaticano ha ricordato di aver recentemente affermato che gli allarmi su questo pericolo - poi risultato infondato ma comunque causa di interventi militari - erano già stati da lui come definiti come delle sole “parole”, ma pericolose:

     
    "Sono parole, però che fanno male all’atmosfera internazionale perché possono alimentare la preoccupazione e quindi indurre a rinforzare la sicurezza con produzione di nuove armi e sperimentazioni di nuove armi. Il disarmo è lungi dall’essere raggiunto e se consideriamo anche le bombe cluster, c'è un Trattato di messa al bando che dovrebbe essere aperto alla firma ad Oslo entro la fine del 2008. Ma vedo che anche l’elaborazione di questo testo è stata 'annacquata' considerevolmente".

     
    La spesa militare per gli armamenti nel 2006, aveva ricordato in precedenza il cardinale Martino, è ammontata a 1.204 miliardi di dollari, con un incremento del 37% nel decennio 1996-2007, ovvero il più alto di sempre, nemmeno toccato ai tempi della Guerra fredda. Questo riarmo, è stato affermato in Sala Stampa sulla scorta del Messaggio del Papa, è oggi in parte motivato dagli Stati con le accresciute esigenze di sicurezza richieste dal dilagare del terrorismo. Esigenze di sicurezza che tuttavia - ha sottolineato mons. Crepaldi - finiscono, per una sorta di paraddoso, per nuocere alla pace piuttosto che facilitarla. E lo stesso mons. Crepaldi ha poi risposto così a una domanda che chiedeva se il concetto di “famiglia umana” utilizzato da Pio XII in poi abbia fatto breccia nella cultura giuridica internazionale:

     
    "Ci sono oggi processi che vanno nella direzione di rimarcare le differenze e le contrapposizioni. E’ vero che nel mondo, per esempio, sono diminuiti i conflitti però è vero anche che cresce la produzione, il commercio delle armi, gli strumenti che alimentano i conflitti. Direi che la Chiesa fa il servizio di annunciare questa prospettiva - che è una prospettiva rilevante non solo dal punto di vista teologico spirituale, ma anche rilevante se utilizzata a livello culturale e politico - ovvero, quella dell’unità della famiglia umana".

     
    Anche la questione della tutela ambientale sollevata dal Messaggio di Benedetto XVI ha suscitato domande. Una, in particolare, chiedeva se la presenza di questo richiamo nel documento del Papa fosse il segno di un più forte interesse della Chiesa per il tema, nel futuro. Ecco la risposta del cardinale Martino:

     
    "Sì, noi al Consiglio Giustizia e Pace siamo particolarmente sensibili a tutte le riunioni sui cambiamenti climatici: c’è sempre una delegazione della Santa Sede della quale fa parte puntualmente un membro del nostro dicastero. La cosa è nel calendario delle attività della Santa Sede e quindi è naturale che il Papa abbia trovato questa buona occasione per trattarne in maniera più ufficiale".

     
    In un orizzonte di riflessioni riguardante il contributo alla costruzione mondiale della pace, non potevano mancare riferimenti al ruolo giocato in questo ambito dagli organismi sovranazionali. Un giornalista ha obiettato la mancanza in questo Messaggio, rispetto ad altri, di espliciti riferimenti del Papa all’ONU o ad altri enti. Il cardinale Martino ha obiettato a sua volta:

     
    "Ma come! il Papa, ad un certo momento, suggerisce la creazione di nuovi organismi internazionali per regolare tali questioni! Quindi, questo vuol dire che ha fiducia e conta su queste organizzazioni".

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Nel pomeriggio il Papa riceverà in udienza il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

    Il Santo Padre ha nominato, nei Paesi Bassi, mons. Willem Jacobus Eijk arcivescovo metropolita di Utrecht. Mons. Willem Jacobus Eijk è nato a Duivendrecht il 22 giugno del 1953. È stato ordinato sacerdote il primo giugno 1985 e, dal 1990, ha insegnato teologia morale presso i seminari maggiori di Rolduc e di ‘s-Hertogenbosc. Mons. Willem Jacobus Eijk, consigliere della Pontificia Accademia per la Vita, è stato inoltre preside dell’Istituto “Mater Ecclesiae Domesticae” per studi sulla Famiglia a Rolduc e, successivamente, membro della Commissione teologica internazionale. Nel 1999 è stato nominato vescovo di Groningen-Leeuwarden. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 6 novembre successivo.

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    L'intervento di mons. Tomasi per i 60 anni della Dichiarazione Universale dei diritti umani

    ◊   La dignità della persona è un riferimento ineludibile nella Dichiarazione Universale dei diritti umani: lo ha sottolineato ieri a Ginevra l’arcivescovo Silvano Tomasi, in occasione dell’apertura dell'Anno per festeggiare il 60mo anniversario di quella Carta fondamentale per la convivenza pacifica dei popoli, approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, riunita a Parigi, il 10 dicembre 1948. Il servizio di Roberta Gisotti:


    “La Dichiarazione Universale resta il più importante esclusivo punto di riferimento nel dibattito trasversale alle culture sulla libertà dell’uomo e sulla dignità nel mondo e rappresenta la consueta base legislativa per ogni discussione sui diritti umani”: così l’arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e le altre Organizzazione internazionali a Ginevra, dove ha sede anche l’Alto Commissariato per i diritti umani.

     
    “I diritti umani – ha osservato il presule – non sono conferiti dagli Stati o da altre istituzioni, ma sono riconosciuti come inerenti ad ogni persona, indipendenti da, e in ogni vario modo il risultato di tutte le tradizioni etiche, sociali, culturali e religiose.” E dunque “La dignità umana va oltre ogni differenza e unisce tutti gli uomini in una sola famiglia; come tale richiede a tutte le istituzioni politiche e sociali di promuovere lo sviluppo integrale di ogni persona come individuo e nel suo rapporto con la comunità.”

     
    Per questo “la dignità umana - ha proseguito il rappresentante vaticano – riguarda la democrazia e la sovranità, ma allo stesso tempo va la di là di queste”. Richiama tutti i soggetti, sia governativi e non governativi, sia le fedi che altre comunità, Stati e non Stati a lavorare per la libertà, l’eguaglianza, la giustizia sociale di tutti gli esseri umani, rispettando il mosaico culturale e religioso del mondo”.

     
    “In tale contesto – ha osservato l’arcivescovo Tomasi – l’importante dibattito sulla relazione tra libertà di parola e di espressione, da una parte, e rispetto per la religione e i simboli religiosi dall’altra, trova una soluzione nella dignità umana”. “Infatti la dignità umana è la base per realizzare tutti i diritti umani e, allo stesso tempo, il punto di riferimento per identificare gli interessi nazionali, così evitando il 'doppio pericolo' dell’estremo individualismo e collettivismo”.

     
    Il presule, ha infine posto in rilievo che “il rispetto di tutti i diritti umani è la fonte della pace”, laddove nell’art.28 della Dichiarazione si legge che “ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati” nello stesso testo “possano essere pienamente realizzati".

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Sul messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace l’editoriale del direttore dal titolo “Alle radici della pace”.

    Politica internazionale: l’ONU chiede fondi per fronteggiare le crisi umanitarie.

    Gli attentati di questa mattina ad Algeri, decine i morti e centinaia i feriti.

    L’Egitto invierà un emissario a Teheran per la prima volta dopo ventisette anni.

    Un articolo di Gianluigi Marrone, giudice unico dei tribunali dello Stato Città del Vaticano, sulla legge firmata il 10 dicembre dal cardinale Lajolo: il Vaticano all’avanguardia nella tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori.

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    Oggi in Primo Piano



    Inaugurato il primo collegamento ferroviario tra le due Coree negli ultimi 50 anni. L'impegno della Chiesa per la riconciliazione

    ◊   Piccoli passi avanti nel processo di disgelo tra le due Coree. Per la prima volta dalla fine della guerra del 1950-1953, un convoglio ferroviario ha attraversato questa mattina il confine, proveniente dalla città sudcoreana di Munsan e diretto alla stazione di Panmun, nel nord, per un tragitto di 16 chilometri e mezzo. Il collegamento servirà in un primo momento solo al trasporto merci a beneficio di un sito industriale nel quale lavorano 13 mila nordcoreani. La ripresa del traffico su rotaia era stata concordata nel corso del vertice dei primi di ottobre tra il presidente sudcoreano Roh Moo Hyun ed il leader nordcoreano Kim Jong Il. Di recente il Papa, ricevendo i vescovi coreani in visita ad Limina, aveva incoraggiato tutte le iniziative di riconciliazione tra la Corea del Sud e la Corea del Nord. Sulle attese in questo senso nel Paese asiatico, Adriana Masotti ha intervistato Barbara Gori, un’italiana cattolica che da 18 anni vive a Seul:


    R. - Veramente, è una vita che il popolo coreano aspetta questo momento e questa riconciliazione fra le due Coree. Anche se ora questa attesa nei giovani è purtroppo venuta un po’ meno, perché non hanno vissuto la guerra, tutti quegli eventi. E’ assurdo, però, che una nazione sia divisa, che uno stesso popolo sia diviso in due. Quindi, c’è una grande aspettativa. Esistono famiglie divise, che non si sono viste per 50 anni…

     
    D. - Ci sono maggiori informazioni che trapelano adesso dalla Corea del Nord?

     
    R. - Ancora poco. Certo, alcune informazioni ci sono sempre state, perché negli ultimi anni erano sempre di più le persone che scappavano dalla Corea del Nord e che quindi portavano anche la loro storia, la storia del Paese.

     
    D. - La Chiesa sudcoreana è sempre stata molto attiva nel portare sostegno e aiuto al popolo nordcoreano...

     
    R. - E, infatti, adesso alla Caritas coreana è stato affidato il coordinamento di tutti gli aiuti economici per il nord e l’attività procede bene. Attraverso la Caritas, si riesce a garantire che gli aiuti arrivino proprio alle persone realmente interessate. Per esempio, aiutiamo anche questi centri dove si trovano i rifugiati della Corea del Nord, che spostandosi dal Nord al Sud incontrano problemi di adattamento, la vita è infatti molto diversa, e li aiutiamo proprio ad adattarsi, a trovare un lavoro.

     
    D. - Sappiamo le difficoltà di far arrivare l’annuncio del Vangelo in Corea del Nord. Ma qual è la situazione della Chiesa cattolica nel Sud? Si può parlare di una Chiesa in espansione?

     
    R. - Io credo proprio di sì. Sono in Corea da 18 anni e ho visto che in questo ultimo decennio sono aumentati tantissimo i fedeli della Chiesa cattolica nel Paese. All’inizio, quando sono arrivata, erano meno del 3 per cento. Ora, il 10 per cento della popolazione è cattolica, in Sud Corea. E’ una Chiesa molto viva e molto attenta ai giovani, ci sono tante vocazioni e vedo che adesso molti sacerdoti vanno all’estero, anche in Italia, in Europa, in quei Paesi che hanno portato il cristianesimo in Asia.

     
    D. - Immagino esista anche un dialogo con appartenenti ad altre religioni. Come si incontrano due fedi, ma anche due culture così diverse, come quella ad esempio buddista e quella cristiana?

     
    R. - Devo dire che c’è molta apertura verso tutti nel Paese, quindi anche verso gli stranieri, verso le persone di altre religioni. C’è un grande senso di ascolto, di conciliazione, non ci sono divisioni.

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    Il Ministro Damiano ipotizza la strage per l'incendio alla Thyssen Krupp: commento del cardinale Poletto

    ◊   All’indomani della manifestazione di Torino seguita all’incendio nel quale hanno perso la vita 4 operai della Thyssen Krupp, il ministro del Lavoro Cesare Damiano ha detto che per la vicenda si configura la strage. Intanto l’azienda tedesca resta chiusa e i lavoratori di tutte le fabbriche stanno osservando tre giorni di lutto per la scomparsa dei loro colleghi. Giovedì si celebreranno i funerali degli operai nel Duomo di Torino mentre ieri il cardinale Severino Poletto ha celebrato, nella Basilica della Consolata, una Messa in suffragio delle vittime e per “implorare la guarigione” di coloro che sono rimasti feriti. Fabio Colagrande ha raccolto il commento del porporato:


    R. – E' una tragedia che ha sconvolto la città, che ha portato dolore e dramma nelle quattro famiglie dei morti e in quelle degli ustionati. La città si è sentita veramente tramortita e scossa da questo evento. Impressiona molto che il posto di lavoro dove ci si guadagna la vita, per dare sostentamento alla propria famiglia, diventi occasione di morte. Se è frutto di negligenza, chi ha delle colpe e delle responsabilità dovrà rispondere e pagare; se è frutto di fatalità, allora è un discorso che cambia. In questi momenti, trovare le parole giuste non è facile. Noi, però, abbiamo la parola della preghiera, la parola della fede e la certezza che Dio aiuta anche nei momenti più tragici, più terribili della nostra vita, anche quando tutto sembra crollarci intorno.

     
    D. – Come fare per abbattere questa lunga lista di morti sul lavoro?

     
    R. – Purtroppo, dobbiamo sottolineare che in Italia la percentuale di vittime sul lavoro è veramente altissima. Indubbiamente, non tocca a me dare suggerimenti. Sento e leggo che le leggi e le regole ci sono ma bisognerebbe osservarle. La dottrina sociale cristiana ammette un grande principio: il capitale è per il lavoro, il lavoro è per l’uomo. Quindi è questa la scaletta che bisogna seguire. Chi ha dei mezzi finanziari deve creare posti di lavoro. Il lavoro, poi, deve essere per la persona e non solo per un profitto, per un guadagno anche legittimo della proprietà, ma anche per un profitto del lavoratore, per mantenere la propria famiglia e per dare sicurezza alla propria esistenza. Quindi, al primo posto vengono la persona e la tutela della salute. Bisogna evitare non solo i rischi mortali ma anche i danni alla salute, perché la gente che lavora, ad esempio con l’amianto, muore di tumore come è capitato in tante zone di questo nostro Piemonte. La dottrina sociale della Chiesa, che parla di questa centralità della persona, è da richiamare e da ricordare.

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    Al centro del dibattito internazionale lo status del Kosovo

    ◊   Una risoluzione delle Nazioni Unite per annullare l’indipendenza unilaterale del Kosovo. E’ la prospettiva indicata dalla Russia all’indomani della presentazione in sede ONU del rapporto della Troika - USA, Unione Europea e Russia - che sancisce il fallimento dei negoziati tra albanesi e serbi per la definizione dello status della regione amministrata dall’ONU. Ieri a Pristina si sono svolte manifestazioni per accelerare il processo di indipendenza che, fonti kosovare, vorrebbero si realizzasse entro marzo 2008. Luca Collodi ha raccolto il parere di don Matteo Di Fiore, direttore dell’Opera salesiana a Pristina e in Kosovo:


    R. - La prospettiva del popolo kosovaro è senza dubbio per l’indipendenza. Certamente la situazione in questo periodo, ma ormai da anni, è un po’ tesa soprattutto perchè il popolo kosovaro non conosce il suo futuro e quindi questa situazione ha effetti psicologici di incertezza, di paura, di preoccupazione ma anche conseguenze socio-economiche. Per questo motivo attendono la dichiarazione dell’indipendenza, nella speranza di voltare pagina.

    D. – Don Di Fiore, questa speranza può essere veramente una svolta per migliorare la vita di queste persone?

     
    R. – Così la situazione non può continuare. Ad oggi abbiamo un tasso di povertà economica fortemente rilevante: il Kosovo è il Paese più povero in Europa. Il 15 per cento della popolazione è in povertà estrema. La disoccupazione è enorme, per cui si chiede un cambio in prospettiva di un miglioramento.

     
    D. – Quanto guadagna un kosovaro oggi?

     
    R. – Sia i dipendenti dello Stato ma anche delle imprese guadagnano intorno ai 150-200 euro al mese.

    D. – E' una situazione quindi che resta difficile nonostante la guerra si sia conclusa ormai nel ‘99...

     
    R. – Le Nazioni Unite sono state fortemente presenti ma forse poco efficaci. D’altra parte io sono dell’avviso che la soluzione deve arrivare dall’interno del popolo kosovaro. Con l’indipendenza potrebbe iniziare una nuova fase politica, in questo caso le Nazioni Unite o l’Europa avrebbero il compito di accompagnare il Paese verso un ordine, una sufficiente autonomia economica, sociale, politica.

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    I Rogazionisti riflettono sulla missione

    ◊   Si è svolto in questi giorni presso il Centro “Mondo Migliore” di Rocca di Papa, nei pressi di Roma, il Convegno internazionale promosso dai Rogazionisti sul tema: “Apostoli del Rogate per quale missione?”. Facendo seguito ad un precedente incontro che aveva affrontato il tema sul versante della preghiera, questa volta lo si è fatto su quello dei poveri. Ma cosa caratterizza le opere sociali dei Rogazionisti? Padre Vito Magno lo ha chiesto a padre Giorgio Nalin, superiore generale della Congregazione:


    R. – Le nostre attività caritative nascono dal carisma che ci ha lasciato il nostro fondatore, padre Annibale Maria Di Francia. Il “Rogate”, come noi lo chiamiamo, viene dal Vangelo: “Pregate il Padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe”. Mentre ci invitava a pregare, il padre fondatore ci invitava anche ad essere buoni operai nella messe del Signore. Ci ha indicato che uno dei campi preferenziali da scegliere è quello della carità, soprattutto dei piccoli e dei poveri.

     
    D. – E’ importante questo legame. Non pensa che potrebbe anche essere una soluzione per la crisi delle vocazioni?

     
    R. – Sì, credo che l’attenzione ai poveri sia uno degli strumenti, forse più importante oggi, anche nella promozione vocazionale, nel senso che l’impegno per coloro che hanno bisogno può stimolare soprattutto i giovani ad essere dei testimoni nell’ambito della Chiesa e della società.

     
    D. – Ma verso quali tipi di povertà i Rogazionisti sono più sensibili?

     
    R. – Siamo particolarmente sensibili per i ragazzi in difficoltà, i minori in situazioni di disagio e senza famiglia.

     
    D. – E’ noto il servizio più che centenario rivolto agli orfani, ma ora che in Italia gli orfanotrofi sono chiusi per legge, cosa si fa per i minori in difficoltà?

     
    R. – Sono chiusi per legge, ma indubbiamente esistono ancora minori e ragazzi che hanno bisogno di trovare un ambiente, un luogo, che li accolga, che li ami, che li faccia crescere. Allora ci sono le forme nate nell’esperienza fatta nel tempo: case famiglia, gruppi alloggio e situazioni varie, secondo i posti, secondo le regioni.

     
    D. – Che dire di altre forme di presenza in mezzo ai poveri?

     
    R. – E’ la creatività della carità. I confratelli sono presenti in diverse forme, oltre che nella scuola, anche nell’assistenza ai bambini, alle famiglie, alle persone con Aids, nell’accompagnamento dei minori di strada, soprattutto dell’Africa e dell’America Latina, nelle mense dei poveri, presenti un po’ ovunque.

     
    D. – Padre Nalin, nelle visite che fa alle varie comunità religiose sparse nel mondo, dove è rimasto più colpito per il servizio reso ai poveri?

     
    R. – A Manila, nelle Filippine, nelle “area squatters” di quella città. Alcuni confratelli vivono in queste zone, insieme con i poveri, e cercano di promuovere all’interno di quell’ambiente, che solo a visitare lascia inorriditi, un minimo di socialità, di collaborazione, di aiuto, di fratellanza, di crescita e di promozione umana.

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    La professoressa Saulle dona il suo archivio allo Stato italiano: migliaia di documenti che raccontano 50 anni di storia

    ◊   Ieri, nel giorno del 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e della scadenza dell’ultimatum per il futuro status del Kosovo, Maria Rita Saulle, unico giudice donna della Corte Costituzionale italiana, ha annunciato alla stampa la donazione del suo archivio allo Stato italiano. Migliaia di documenti che raccolgono 50 anni di storia contemporanea focalizzati sui diritti umani. La prima tranche riguarda i verbali delle riunioni della Commissione internazionale istituita dagli accordi di Dayton nella ex Jugoslavia, della quale la prof.ssa Saulle era presidente. Gli incartamenti riguardano, in particolare, i risultati raggiunti nell'intervento legato alla restituzione dei beni immobili ai profughi costretti ad abbandonare le loro residenze. Salvatore Sabatino ne ha parlato proprio con la professoressa Saulle. Ascoltiamola:


    R. – Penso che sia molto utile che lo Stato abbia acquisito questi documenti, che sembra che in Bosnia siano andati distrutti, e che quindi non ci sia la disponibilità di consultazione e di valutazione, tenendo presente che quando ha operato la Commissione in Bosnia non esistevano dei dati certi sulle proprietà delle persone e si è dovuto ricostruire il catasto con l’aiuto di altri enti che operavano in sede. Per cui, noi come Commissione, siamo riusciti a ripristinare un catasto che è tuttora valido a Sarajevo e in tutta la Bosnia Erzegovina. Un mio collega, storico dell’economia, mi disse: “Non buttare niente – quando fui nominata – perchè tu partecipi alla ricostruzione economica di uno Stato”. Quindi, feci tesoro di queste sue affermazioni e ho mantenuto un archivio che è stato a casa mia e che dopo ho pensato di donare, perché anche altri avessero la possibilità di vedere ciò che c’era in questo archivio, anche in vista di quello che succede altrove. La raccolta di documenti non riguarda soltanto i beni, ma anche tutto ciò che è materia di diritti umani.

     
    D. – Abbiamo parlato ovviamente dell’area balcanica che continua ad essere sotto i riflettori soprattutto in questi giorni. Lei come vede la situazione in Kosovo?

     
    R. – Voi sapete che io sono per la soluzione pacifica delle controversie internazionali, sapendo che esistono strumenti per la soluzione pacifica delle guerre internazionali. Tuttavia noi qui non possiamo sapere cosa vorranno fare e che cosa succederà nell’immediato. Ci auguriamo tutti che non succeda quello che si paventa, perchè sarebbe veramente una miccia pericolosissima anche per l’Unione Europea. E la mia soluzione pacifica è quella di prevedere un sistema di stabilizzazione, anche militare, in maniera tale che nessuno spari, ma che la presenza stessa delle forze militari garantisca una pace. Tenete presente che Sarajevo in anni precedenti alla guerra era il posto in cui le persone, vivendo tranquillamente nelle varie etnie, si sposavano tra di loro. Con la guerra le famiglie si sono scisse. Qualcuno ha addirittura lasciato il marito e la moglie per andare a vivere in altri continenti. Si è assolutamente alterato il tessuto.

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    Santi in divisa: le biografie di soldati esemplari di ogni tempo nel libro di padre Cerchietti: "Il volto degli Amici, militari testimoni di Cristo"

    ◊   Si può essere un cristiano esemplare indossando una divisa? Sì, è possibile, e il risultato di questo assunto è condensato in un libro intitolato "Il volto degli Amici: militari testimoni di Cristo". A scriverlo è stato padre Giulio Cerchietti, da 22 anni officiale presso la Congregazione dei Vescovi e responsabile dell’Ufficio centrale di coordinamento pastorale degli Ordinariati militari. Il volume è stato presentato ieri pomeriggio a Roma, presso la Chiesa principale dell’Ordinariato militare d’Italia, Santa Caterina da Siena a Magnanapoli: una serie di brevi biografie di militari di tutti i tempi che hanno raggiunto la santità. Giovanni Peduto ha chiesto all'autore com'è nata l'idea originaria del libro:


    R. - Come ha scritto nella prefazione l’arcivescovo Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l’Italia, lo scopo del volume è di offrire figure esemplari al mondo contemporaneo, mostrando come si possa diventare Santi per mezzo della condizione militare. Ho raccolto l’invito del Servo di Dio Giovanni Paolo II, che disse: “Tra i militari e Gesù Cristo ci sono stati incontri molto significativi. Pensiamo alle parole che ogni volta ripetiamo avvicinandoci alla Santa Comunione: io non sono degno… Esse sono parole di un militare. Se pensiamo agli Atti degli Apostoli, è significativo che il primo convertito sotto l’influsso dello Spirito Santo sia stato un militare, il centurione Cornelio. Durante le persecuzioni nei secoli, troviamo tante figure eroiche di militari, di soldati, di ufficiali… Mai sono mancati gli eroici confessori e martiri nella fede che erano militari: hanno scoperto la fede e hanno saputo vivere da militari.” (Giovanni Paolo II, Visita alla Cecchignola, 2 Aprile 1989). La Santità è la sequela di Cristo nella logica delle Beatitudini. Anche i militari hanno i loro Santi: non sono rari, ma tanti e grandi.

     
    D. - Come può la santità varcare la soglia del mondo militare, se la santità è l’eroismo della carità? Un militare può aprirsi all’eroismo della carità?

     
    R. - La storia ci consegna splendidi esempi di santità sbocciati nella vita militare. San Pietro ricorda: “Dio non fa preferenza di persone, né di ceto sociale, né di confessione, ma chi lo teme e pratica la giustizia sarà salvo”. Nel libro abbiamo voluto comprendere figure della Chiesa indivisa e poi della Chiesa Cattolica, ma anche tante altre che ormai storicamente appartengono “solo” alle Chiese sorelle, in particolare alle Chiese ortodosse (bulgara, georgiana, greca, romena, russa, serba, ecc) o a quelle monofisite (copta, etiopica, sira, ecc.), perché non si disperda come ci ricorda sempre il Santo Padre Benedetto XVI il ricco patrimonio spirituale di cui la Chiesa è custode e quale segno dell’ecumenicità della stessa che ha raggiunto terre lontane. I Santi di cui tratto abbracciano un arco cronologico che va dai primi secoli ai nostri giorni. Si tratta di cristiani che giunsero alla santità, pur essendo vissuti, anche se solo per un breve periodo, come militari.

     
    D. - Un volume, quindi, quanto mai attuale?

     
    R. - Mi sono guardato intorno e ho notato due cose: c’è un certo risveglio della storia… e c’è la necessità di un richiamo alle radici cristiane, allora mi sono detto: noi abbiamo una eredità di storia cristiana anche nel mondo militare, da far conoscere e non dimenticare: autentici testimoni che hanno saputo esaltare la propria umanità imitando la vita di Cristo ed essendo, pertanto, completamente dediti all’ altro. Bisogna superare un pregiudizio. Molti confondono “militare” con “militarista”. Il militarista è colui che crede che soltanto la violenza possa decidere le ragioni e i diritti tra le persone e tra i popoli: i militaristi, ovviamente, sono agli antipodi del Vangelo! È vero, i militari possono correre il rischio di diventare militaristi, ma la stragrande maggioranza di militari non è militarista, Il militare vero non ama la violenza, ma ama la vita, cerca di difenderla creando argini che possono fermare l’ingresso delle onde scatenate dell’odio. Il militare vero è un appassionato per la pace, e si trova chiamato a difendere la pace proprio dove è minacciata e compromessa fino al sacrificio della propria vita. Per questo motivo il militare vero ha il cuore aperto al prodigio della santità… è il seme della grazia di Dio sbocciata in capolavori che lasciano sorpresi e incantati.

     
    D. - Perché ha voluto dare al suo libro proprio questo titolo ‘Il Volto degli Amici’?

     
    R. Perché non tutti i personaggi trattati sono stati canonizzati ufficialmente nelle varie Chiese… mentre tutti sono amici dello Sposo. Ogni Chiesa, Ordinariato militare ha da aggiungere splendide testimonianze di dedizione al prossimo, di fede sbocciata in carità, di eroismo attinto a quella fonte inesauribile di grazie e di benedizione che è la Santa Eucaristia. Auspico che il Signore ci conceda di allungare queste pagine con altre storie di santità contemporanea, assieme a quelle di San Floriano, San Basilide (seguiva le catechesi del celebre Origene), San Sebastiano (guardia personale del corpo sceltissimo dell'Imperatore), San Martino, Santa Giovanna D’Arco, i Santi martiri della Legione Tebea, San Giovanni di Capestrano. Voglio anche ricordare tutti i cappellani militari che hanno vissuto il loro sacerdozio infondendo consolazione, speranza, fortezza e carità cristiana all’interno della vita militare: il Beato don Secondo Pollo, il Servo di Dio Daniele Brottier, don Giulio Facibene, don Carlo Gnocchi… E, non ultimo, il Servo di Dio, Salvo d’Acquisto.

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    Chiesa e Società



    La Croce Rossa chiede la creazione di un corridoio umanitario nel Nord Kivu dove infuriano i combattimenti

    ◊   Risparmiare i civili e consentire il passaggio di aiuti umanitari. Sono queste le richieste della Croce Rossa all’esercito governativo e ai ribelli che continuano a scontrarsi nel nord Kivu, martoriata regione nella Repubblica Democratica del Congo. “Se non sarà aperto un varco per far arrivare aiuti e assistenza ai civili – ha spiegato alla MISNA il capo delegazione del Comitato internazionale della Croce Rossa per il Paese africano, Max Hadorn – ci troveremo di fronte ad uno scenario ancora più drammatico”. “Crescono i timori – ha aggiunto Max Hadorn – di vedere civili direttamente coinvolti nei combattimenti molto vicini alle zone abitate”. Secondo stime di organizzazioni che operano nella zona, sono circa 750 mila gli sfollati nella regione nord orientale a causa dell’insicurezza. In questa situazione è necessario – ha detto infine il capo delegazione del Comitato internazionale della Croce Rossa per la Repubblica Democratica del Congo – fornire acqua potabile, cibo e assistenza medica. (A.L.)

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    “Far crescere la speranza dei più poveri”: così il messaggio natalizio della Caritas di Gerusalemme

    ◊   La Caritas di Gerusalemme, attiva da 40 anni in Terra Santa, ha reso noto ieri il messaggio natalizio che ha per tema: “Far crescere la speranza dei più poveri”. Un messaggio, firmato dal segretario generale Claudette Habesch, che richiama l’enciclica di papa Benedetto XVI “Spe Salvi”: “Il Natale è un tempo di speranza. Sappiamo quale gioia e quale felicità la gente prova quando vede che ciò in cui ha sperato si realizza. Non è una coincidenza che l’ultima enciclica di Benedetto XVI sia dedicata proprio alla speranza. La Caritas di Gerusalemme - prosegue il messaggio ripreso dall'Agenzia Sir - apre le porte a tutte le persone che ne hanno bisogno, conferendo loro aiuto, supporto e la speranza di essere seguiti nelle loro difficili situazioni con la consapevolezza che non sono soli. Le porte della Caritas sono sempre aperte per i disoccupati, gli esclusi, gli emarginati e tutti coloro che hanno bisogno di speranza, di amore e di carità". (C.C.)

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    La Grotta di Betlemme ed altri Luoghi Santi resteranno aperti con orario continuato

    ◊   I santuari della Custodia a Betlemme resteranno aperti, con orario continuato, per celebrare i 660 anni di presenza francescana presso la Grotta della Natività. Lo rende noto la stessa Custodia di Terra Santa: dalla prima domenica di Avvento, la chiesa di Santa Caterina e le grotte di San Girolamo, la grotta del Latte e il santuario del Campo dei Pastori, non chiuderanno a mezzogiorno e quindi sarà possibile visitarli quando si vuole”. A Nazareth, invece, resterà chiusa la Grotta dell’Annunciazione per consentire analisi sulla roccia ed eventuali interventi di restauro. “Una delle priorità dei frati della Custodia – si legge in una nota ripresa dall’agenzia Sir – è la cura dei pellegrini. In Terra Santa negli ultimi mesi, si è notato un costante aumento della presenza di pellegrini provenienti da tutto il mondo". (A.L.)

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    I vescovi in Myanmar chiedono che il Natale sia all’insegna della preghiera e della penitenza

    ◊   Un Natale sobrio all’insegna della penitenza e della preghiera perché il Paese raggiunga la pace e la prosperità. È quanto chiedono i vescovi del Myanmar nel loro messaggio per il periodo di Avvento. Dopo la dura repressione del regime militare contro le proteste pacifiche guidate dai monaci buddisti, la situazione nella ex Birmania continua a rimanere tesa. Per questo i presuli birmani suggeriscono ai fedeli di tutte le diocesi “di abolire quest’anno le manifestazioni esteriori per celebrare il Natale, come canti e feste e trascorrere più tempo nella preghiera, nel digiuno, nella contemplazione e nell’adorazione Eucaristica”. I vescovi birmani - ha spiegato padre Dominic Thet Tin, segretario esecutivo della Conferenza episcopale – hanno voluto invitare i fedeli a focalizzare la loro attenzione sullo spirito di preghiera e penitenza che dovrebbe caratterizzare il periodo di Avvento, in un momento particolarmente difficile per il Paese. Il messaggio, firmato dall’ arcivescovo di Mandalay Paul Zinghtung Grawng, presidente della Conferenza episcopale, e dall’arcivescovo di Yangon Charles Bo, è stato diffuso nei giorni scorsi al termine di un incontro a Yangon con il nunzio apostolico in Myanmar, mons. Salvatore Pennacchio. (L.Z.)

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    Si profila un record di presenze al Santuario di Guadalupe, dove domani si commemorerà il 476.mo anniversario delle apparizioni della Madonna

    ◊   In Messico si ripete, come ogni anno, il pellegrinaggio compiuto da milioni di persone, per raggiungere il Santuario della Beata Vergine di Guadalupe, dove domani si commemorerà il 476.mo anniversario delle apparizioni della Madonna. In questo luogo, nel 1531, l’immagine della Madonna – conosciuta come la “Morenita” – apparve infatti a San Juan Diego, canonizzato da Giovanni Paolo II il 31 luglio del 2002. Il Santuario, uno dei massimi simboli dell’America Latina cristiana, custodisce la reliquia legata alla penultima apparizione della Madonna. Si tratta di un mantello, che mostra ancora oggi la figura di Nostra Signora di Guadalupe. Juan Diego, dopo aver raccolto il suo mantello, pieno di petali di rosa, si accorse infatti che vi era impressa l’effige della Vergine. Si stima che ogni anno siano almeno 18 milioni i pellegrini a visitare il Santuario. Secondo le autorità locali – rende noto infine l’agenzia Zenit - quest’anno verrà superato il record di presenze, con oltre 7 milioni di visitatori in appena 4 giorni. (A.L.)

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    I vescovi del Guatemala denunciano la trasformazione delle adozioni in un’attività commerciale lucrativa

    ◊   Da alcuni anni le adozioni dei minori, in Guatemala, si sono trasformate in un’attività commerciale e lucrativa. E’ la denuncia dei vescovi del Paese che, in un comunicato pubblicato in vista dell’approvazione, prevista per oggi, di una nuova legge sulle adozioni da parte del Congresso della Repubblica. I presuli affermano che l’adozione sta perdendo “quel carattere nobile che la contraddistingue” nel tentare di “dare una famiglia ed una casa stabile ad un bambino o ad una bambina abbandonati, indigenti, handicappati o non desiderati”. Attualmente, si legge nel comunicato ripreso dall’agenzia Fides, “si commercia con le vite dei bambini, trattandoli come semplice merce, comprati attraverso reti di vera e propria tratta”. Inoltre, in molte occasioni, i bambini non vengono affidati volontariamente ma “si utilizzano raggiri ed inganni, affitto di uteri e sequestri”. Questa situazione, riconoscono i vescovi, è sintomo della profonda crisi di valori umani e morali che vive il Paese. I presuli ricordano che il Guatemala “ha approvato la Convenzione dei Diritti del Bambino il 10 maggio 1990” e che “nell’anno 2002 il Congresso della Repubblica ha approvato l’Accordo de L’Aia”. Nonostante il presidente della repubblica avesse espresso ufficiale adesione in quello stesso anno, il Congresso della Repubblica ha approvato nuovamente l’Accordo de L’Aia il 31 maggio 2007, con decorrenza a partire dal prossimo 31 dicembre”. Avendo approvato l’accordo, lo Stato guatemalteco deve assicurare l’applicazione delle norme che vi sono previste promulgando una legge sulle adozioni che contenga le disposizioni de L’Aia. “Tocca ora al Congresso della Repubblica – conclude il documento firmato dal presidente della Conferenza episcopale mons. Alvaro Leonel Ramazzini Imeri, vescovo di San Marcos – tenere fede alla sua responsabilità storica, approvando la legge sulle adozioni, orientata a proteggere i diritti del bambino e ad affrontare con fermezza gli eccessi e gli atteggiamenti immorali che hanno trasformato l’adozione in un commercio”. (T.C.)

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    Brasile: continua lo sciopero della fame del vescovo francescano di Barra, per protestare contro il progetto di deviazione del fiume San Francesco

    ◊   La Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale brasiliana ha espresso “preoccupazione per la vita di mons. Luiz Flavio Cappio”, vescovo francescano di Barra, nello Stato brasiliano di Bahia. Il presule ha iniziato 15 giorni fa lo sciopero della fame per protestare contro il progetto di deviazione del fiume San Francesco, il quarto più lungo del Paese. Il progetto di deviazione prevede, infatti, la creazione di canali per l’irrigazione di fiumi, laghi artificiali e riserve d’acqua destinati, solo in minima parte, a sostenere le popolazioni locali. La Commissione – rende noto l’agenzia missionaria MISNA – chiede “in questo momento drammatico, un gesto di buona volontà e di mediazione concreta, sia da parte delle Chiese sia del governo”. Mons. Cappio ha detto che sospenderà il digiuno quando si fermeranno i lavori di deviazione del fiume e il progetto sarà archiviato. In un’intervista rilasciata al quotidiano brasiliano ‘O Globo’, mons. Cappio ha ribadito, infine, i motivi per i quali ha deciso di riprendere lo sciopero: l’insostenibilità economica del progetto che può essere realizzato con opere meno costose; l’ingiustizia del piano di deviazione perché non va incontro alle comunità carenti di risorse idriche e il degradante impatto ambientale che avrebbe il progetto. (A.L.)

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    Filippine: nell’isola di Jolo gruppi di volontari cattolici si impegnano nella formazione e sensibilizzazione della popolazione locale al processo di pace

    ◊   L’isola di Jolo, situata nell’estremo Sud delle Filippine, da sempre teatro di scontri fra combattenti e ribelli, sta diventando ora il nucleo essenziale dell’opera di cambiamenti che, partendo dal basso, volgono al processo di pace. Un sostegno semplice e genuino e un servizio di formazione profonda sono alcune delle principali attività che si snodano intorno all’opera di un gruppo di volontari cattolici volta a sensibilizzare la popolazione verso una cultura della pace nel costante dialogo con Dio. Da sei anni - riferisce la Fides - la Commissione “Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato”, promuove il costante dialogo fra le varie comunità presenti nell’isola, diverse per fede, cultura ed etnia. Contribuisce anche alla formazione di una coscienza comune nei giovani all’insegna della solidarietà e della pace. La Commissione ha organizzato, inoltre, 9 piccole comunità in tutto il territorio e tiene seminari nell’isola di Jolo e nelle vicine isole di Sulu e Tawi Tawiu. Obiettivo dei seminari, è sensibilizzare tutte le comunità del territorio alla tutela dei diritti inalienabili dell’uomo, ricordando che sono un dono di Dio e che solo rispettandoli, si può vivere nella pace e nella giustizia sociale. Ci sono circa 1500 persone fra cristiani, musulmani, militari e funzionari civili che vengono coinvolti attivamente nelle sessioni dei seminari. Un altro gruppo attivo nell’isola di Jolo è il “Silsilah Forum”, nato dal missionario del PIME, padre Sebastiano D’Ambra a Zamboanga, nell’isola di Mindanao, con il medesimo intento di unire tutte le forze sane dell’isola nei processi decisionali al raggiungimento della pace. (C.C.)

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    Vietnam: in occasione dell’80.mo anniversario di presenza dei missionari a Đà Lat, la diocesi celebra la “Giornata della gioventù”

    ◊   La diocesi di Đà Lat, “la città dell’eterna primavera” sugli Altipiani del Vietnam centrale, ha deciso di celebrare agli inizi di dicembre una “Giornata della gioventù” incentrata sul tema: “Essere missionari amando e servendo il prossimo, in particolare i poveri e le minoranze etniche”. La presenza dei missionari a Đà Lat, giunti circa 80 anni fa per portare il Vangelo fino alle minoranze etniche del Paese, ha permesso alle popolazioni indigene, isolate geograficamente dal resto del Paese, di crescere nella fede cristiana e di superare le difficoltà confidando nella Provvidenza di Dio. Hanno partecipato alla celebrazione - rende noto l'agenzia Fides - più di 4.000 giovani provenienti dalle diverse parrocchie e associazioni laiche animate dagli ordini religiosi presenti nella diocesi, in cui operano attualmente 25 congregazioni religiose. Dopo l’eucaristia, presieduta dal vescovo di Đà Lat, mons. Pierre Nguyên Vặn Nhon, e concelebrata da circa 60 sacerdoti, la Giornata è stata animata da una festa di carattere religioso organizzata presso il Centro pastorale dei Salesiani di Đà Lat, che partecipano attivamente alla vita della Chiesa locale con una serie di attività pastorali e educative nelle parrocchie, nei centri di formazione professionale e nelle stazioni missionarie. (C.C)

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    Il Sinodo diocesano di Hong Kong consacra anche il prossimo anno alla difesa della famiglia

    ◊   La vita umana “è il frutto dell’amore e cresce nel calore di una famiglia”: per questo, il Sinodo diocesano di Hong Kong ha deciso di consacrare anche il prossimo anno alla difesa della famiglia. E’ quanto scrive il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo di Hong Kong, nella sua lettera pastorale per l’Avvento intitolata “Ama la vita, dono di Dio”. Quando guardiamo all’origine della vita - spiega il porporato - “abbiamo ancora più ragioni per adorare il giudizio del Creatore: Egli ha creato l’uomo e la donna, così che possono offrirsi l’un l’altro nel più totale ed esclusivo atto di amore, e divengono anche cooperatori di Dio nel portare nuove vite su questa terra”. Tuttavia, aggiunge il cardinale, “non è un mistero per nessuno che in questa nostra città vi siano molti motivi di preoccupazione sulla la famiglia. Per questo, il Sinodo si è impegnato per intensificare la cura pastorale della famiglia ed ha proposto “la creazione di una Commissione ad hoc”. Questo impegno, conclude il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, “non deve limitarsi all’interno della comunità cattolica, ma deve abbracciare l’intera società: il Vangelo della vita è per tutti. Dobbiamo diffondere il nostro messaggio d’amore dal basso, facendo in modo che le molte voci che si sentono non riescano ad oscurare quella del Vangelo”. (L.Z.)

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    I vescovi della Svizzera esortano a confessarsi frequentemente, al rispetto della vita ed alla salvaguardia del Creato

    ◊   La Conferenza Episcopale Svizzera (CES) esorta i fedeli a confessarsi. In una lettera pastorale presentata ieri a Berna, durante la conferenza stampa che ha illustrato i lavori della 278.ma Assemblea ordinaria svoltasi dal 3 al 5 dicembre, l’episcopato evidenzia la dimensione personale ed individuale del peccato e del perdono. Il presidente della Conferenza episcopale, mons. Kurt Koch, vescovo di Basilea, ha presentato inoltre ai giornalisti il documento “Parole di Benedetto XVI alla Chiesa in Svizzera”. Vengono proposte tre allocuzioni del Papa ai vescovi e agli abati territoriali della Svizzera. La brochure intitolata “Morire nella dignità”, tratta delle note pastorali della CES del 2003 sull’eutanasia e l’assistenza al suicidio. Affrontando il tema dell’eutanasia mons. Koch ha affermato che “l’aiuto al suicidio non può mai essere giustificato”. Il presidente della Conferenza episcopale e l’abate Felix Gmür hanno anche riassunto le raccomandazioni che i vescovi hanno elaborato sulla III Assemblea Ecumenica Europea di Sibiu. I presuli hanno proposto, dal 1° settembre al 4 ottobre, “un tempo di preghiera per la salvaguardia del creato e l’incoraggiamento ad uno stile di vita sostenibile”. Le date che contrassegnano il periodo scelto corrispondono alla Giornata della creazione per le Chiese ortodosse e alla festa di San Francesco d’Assisi. Sono stati anche illustrati i preparativi in vista della Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney, che si svolgerà nel luglio 2008, e le diverse manifestazioni per i giovani che non potranno raggiungere l’Australia. Rispondendo poi alle domande dei giornalisti sulle coppie dello stesso sesso, mons. Karl Josef Romer, segretario emerito del Pontifico Consiglio per la Famiglia, ha affermato che si devono poter regolare questioni amministrative, di successione o altre questioni giuridiche. E per questo – ha spiegato - basta un contratto di diritto privato. Mons. Romer ha inoltre evidenziato che “dove ci sono bambini c’è una famiglia”, ma non si può essere figlio di due padri o di due madri. Per il presule non si può parlare ugualmente di matrimonio e di pacs, non si possono rendere uguali cose che non lo sono. (T.C.)

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    La consacrazione a Roma della cripta della chiesa ortodossa russa di Santa Caterina d’Alessandria

    ◊   Il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, capo del dipartimento per gli affari esteri del Patriarcato di Mosca, ha consacrato sabato scorso, a Roma, la cripta della chiesa ortodossa russa di Santa Caterina d’Alessandria, dedicata ai Santi Costantino ed Elena. Intento del metropolita è quello di creare un centro spirituale per la comunità ortodossa russa della capitale, come ha annunciato lo stesso Kirill alla fine della liturgia di consacrazione. La chiesa di Santa Caterina, cominciata nell’estate del 2003, riferisce l'Agenzia Sir, è ancora in via di costruzione ed è importante per la comunità russa ortodossa della capitale perché è la seconda parrocchia del Patriarcato di Mosca a Roma. Nello stesso giorno, il metropolita Kirill ha reso visita alla Basilica di San Pietro per venerare le reliquie dell’apostolo Pietro, di papa Gregorio e di San Gregorio di Nissa. In un secondo momento ha incontrato i seminaristi del Patriarcato di Mosca che studiano a Roma. (C.C.)

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    L’arcivescovo anglicano di Canterbury ha annunciato ieri che David Richardson è il suo nuovo rappresentante presso la Santa Sede

    ◊   Rowan Williams, arcivescovo anglicano di Canterbury, ha annunciato ieri la nomina di David Richardson come suo rappresentante presso la Santa Sede. Richardson è decano della cattedrale di St. Paul a Melbourne, in Australia e subentrerà al vescovo John Flack dopo Pasqua. Il Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani ha manifestato subito la propria gratitudione per quanto fatto dal vescovo Flack in questi anni di lavoro a Roma. Commentando la nomina di Richardson, don Donald Bolen, del dicastero vaticano, ha espresso poi soddisfazione per il fatto che continua "la tradizione del Centro anglicano". "E' molto importante - ha aggiunto - salvaguardare tra le Chiese canali di comunicazione e consultazione fondate sui valori del Vangelo". L’arcivescovo Williams - rende poi noto l'agenzia SIR - ha sottolineato l’importanza di questo ruolo perché testimonia l’ormai decennale dialogo fra anglicani e cattolici, in una sempre più stretta cooperazione. “Farò tutto ciò che è nelle mie possibilità – ha detto Richardson, che è stato anche nominato direttore del Centro anglicano di Roma - per lavorare con il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei Cristiani e il 'Lambeth Palace' (residenza dell'arcivescovo di Canterbury) per la causa del Vangelo e del nostro comune impegno ecumenico”. Cercherò di promuovere attraverso il lavoro del Centro anglicano – ha concluso David Richardson - la mutua comprensione ad ogni livello, in particolare nelle aree delle divergenze di opinione, rafforzando i legami di affetto e fiducia tra le nostre Comunioni “ (C.C.)

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    Il cardinale Bagnasco ha inaugurato una nuova macchina all'avanguardia per la "TAC" all’ospedale Gaslini di Genova

    ◊   La fede non è mai un ostacolo alla scienza perché ripropone alla ragione la visione corretta della persona umana. Lo ha affermato il presidente della CEI, cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, in visita all’ospedale pediatrico Giannina Gaslini, per inaugurare una nuova macchina all'avanguardia per la "TAC" (tomografia assiale computerizzata) multistrato, tra le migliori e poche al mondo in grado di ricostruire gli organi in tre dimensioni, in modo istantaneo, dividendo il corpo in oltre 150 strati e offrendo la possibilità di navigarvi virtualmente all’interno. Un prodotto dell’ingegno umano, spunto per il porporato per ribadire la centralità della persona, al servizio della quale, e del suo bene completo e integrale, – ha detto – deve essere ogni altra espressione della cultura e della civiltà, come la scienza e la ricerca scientifica e tecnologica: campi importanti, che il Signore ha affidato all’uomo per il bene delle persone e dell’intera società. (A cura di Dino Frambati)

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    L’Osservatore Romano denuncia “colpevoli e non veniali omissioni” nel nuovo dizionario UTET sui diritti umani

    ◊   E’ “discutibile” la scelta di fermarsi ai diritti riconosciuti dalle legislazioni, attualmente in vigore negli Stati, dimenticando le violazioni legali che si consumano contro il diritto alla vita. E’ quanto sostiene l’Osservatore Romano esprimendo riserve sul nuovo dizionario della UTET sui diritti umani. Il quotidiano della Santa Sede denuncia, inoltre, “colpevoli e non veniali omissioni”. Contrasta poi con la mole dell’opera, definita “ponderosa”, l’aver dimenticato nei testi e persino nelle sezioni bibliografiche, salvo eccezioni, di citare studiosi cattolici”. Ed è ancora più grave aver “ignorato riferimenti al Magistero della Chiesa”. L’Osservatore Romano lamenta, ad esempio, che “in relazione all’embrione, “si contrappone il concetto di capacità giuridica a quello di diritto alla vita, facendo trapelare una propensione verso il primo”. In sostanza, si nega "che esista un diritto alla vita, ignorando il vasto dibattito in proposito". L’ostentato tentativo di mantenersi su un piano prettamente teorico giuridico appare, secondo il quotidiano della Santa Sede, “un espediente per sfuggire ad una problematizzazione reale di temi scottanti ed attuali”. Una carenza non meno grave – si legge infine nell’articolo – è l’aver relegato il contributo della Chiesa cattolica alla voce Cristianesimo e diritti umani con “appena sei pagine, peraltro discutibili e con una bibliografia fin troppo essenziale”. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    24 Ore nel Mondo



    Gravissimo duplice attentato ad Algeri: oltre 60 le vittime

    ◊   Torna a colpire il terrorismo in Algeria. Questa mattina, due esplosioni, causate da altrettante autobombe, hanno provocato ad Algeri la morte di oltre 60 persone e decine di feriti. Nel mirino degli attentatori la sede dell’ACNUR, l’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati, e la Corte suprema. Ci riferisce Giancarlo La Vella:


    Una vera e propria strage che cade ancora una volta nel giorno 11, come l’11 settembre 2001 negli Stati Uniti e l’11 marzo 2004 a Madrid. La prima fortissima esplosione è avvenuta vicino ad un bus di studenti, nel quartiere universitario di Ben Aknoun, vicino all’edificio della Corte suprema. Pochi minuti dopo, una seconda ancor più violenta deflagrazione ha danneggiato gravemente la sede dell'ACNUR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, situata nel quartiere superprotetto di Hydra. Secondo le prime testimonianze, nell’edificio dell’ONU vi sarebbero numerose vittime, tra le quali alcuni funzionari delle Nazioni Unite. Forte lo choc nel personale dell’organismo internazionale, che sta procedendo alla conta dei 40 dipendenti. Molti gli stranieri tra i feriti gravi. Unanime la condanna per quanto avvenuto: espressioni di solidarietà sono giunte al presidente algerino, Bouteflika, da parte dell’Unione Europea e della Lega Araba. “Atto criminale e terroristico ingiustificabile”, “atto atroce contro civili”: queste le definizioni per quanto avvenuto. E sul clima in cui è maturato il duplice attentato di questa mattina ad Algeri, abbiamo sentito Luciano Ardesi, esperto di Algeria e nord Africa:

    R. - Da un anno a questa parte, è nata una nuova offensiva, dopo la riunificazione dei gruppi più radicali sotto l’etichetta di Al Qaeda. Soprattutto, quello che è cambiato è la modalità degli attentati, attraverso kamikaze o autobombe che sono una novità in Algeria. Probabilmente, l’attentato è dettato anche dall’avvicinarsi della festa della “Id”, sempre molto importante nel mondo musulmano. Tra dieci giorni verrà celebrata e quindi è chiaro che tutta l’attenzione in questo momento sia concentrata su questi aspetti.

     
    D. - Possiamo dire che sta muovendosi un terrorismo nuovo rispetto a quello del passato, collegato con frange terroristiche esterne?

     
    R. - Il collegamento va ancora tutto dimostrato: però idealmente sì, questo collegamento è stato fatto. Non dimentichiamoci che i gruppi agiscono in Algeria da oltre quindici anni e quindi sono ben radicati. La vera novità è che questi gruppi non godono più dell’appoggio popolare di cui godevano un tempo e non a caso anche la modalità scelta prescinde da questo appoggio popolare. Chiunque può collocare bombe, senza avere una rete diffusa di complicità, come avveniva un tempo, con i gruppi armati.

     
    D. - Com’è l’Algeria di oggi rispetto a quella che commentavamo drammaticamente qualche anno fa, quando ogni giorno c’era un sanguinoso attentato?

     
    R. - Quella stagione è sicuramente chiusa. La popolazione tuttavia si chiede dove il Paese stia andando e quando finalmente ritroverà una democrazia compiuta.

    Medio Oriente
    Sono almeno sette i palestinesi finora uccisi da fuoco israeliano nel sud della striscia di Gaza, sei dei quali in un'incursione cominciata stamani con la partecipazione di carri armati e di mezzi blindati. Quattro soldati israeliani, inoltre, sono stati feriti da un razzo anticarro. Le truppe israeliane sono entrate nella Striscia per una profondità di circa due chilometri. All'operazione, secondo fonti locali, partecipano almeno una dozzina di carri armati e numerosi mezzi blindati per il trasporto della truppe. Sempre oggi, inoltre, un razzo Qassam sparato da Gaza ha colpito un'area industriale nella città israeliana di Sderot, ma senza causare vittime e neppure danni. In Cisgiordania, secondo la radio pubblica, durante la scorsa notte l'esercito ha arrestato dodici ricercati palestinesi.

    Iraq
    Un’autobomba guidata da un attentatore suicida è esplosa stamattina nei pressi della casa di un parlamentare sunnita a Baghdad ovest, uccidendo due persone e ferendone quattro. Al momento dell'esplosione, il deputato, Saleh al-Mutlaq - dirigente del Fronte del dialogo nazionale, una piccola formazione sunnita - si trovava a Amman. Lo ha riferito sua moglie, anch'essa nella capitale giordana.

    Iran
    Il nucleare iraniano al centro di nuovi colloqui che si terranno oggi in teleconferenza tra i cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU più la Germania. Intanto, il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha definito oggi “un passo positivo” il recente rapporto dei servizi di intelligence USA, secondo il quale Teheran ha sospeso dal 2003 un programma nucleare militare. “Se faranno ancora uno o due passi - ha aggiunto - la situazione cambierà completamente”.

    Libano
    Nuovamente rinviate al 17 dicembre, per l'ottava volta dal 25 settembre, le elezioni presidenziali in Libano potrebbero non svolgersi fino alla metà di marzo, prolungando il vuoto istituzionale che si è aperto quasi tre settimane fa con la fine del mandato dell'ex capo dello Stato Emile Lahud, senza che venisse designato un successore. Lo ha riferito oggi la stampa di Beirut. Maggioranza parlamentare antisiriana e opposizione guidata da Hezbollah concordano sulla candidatura alla presidenza della Repubblica del comandante in capo dell'esercito, il generale Suleiman, ma dissentono sulle modalità di approvazione di un emendamento all'articolo 49 della Costituzione, che vieta l'accesso alle cariche elettive degli alti funzionari dello Stato. I quotidiani An-Nahar e As-Safir hanno affermato stamani che, se non si svolgeranno prima delle festività di fine anno, le elezioni presidenziali verranno rinviate fino a metà marzo, quando il parlamento riaprirà dopo la sospensione dei lavori a partire da gennaio.

    Immigrazione clandestina
    Almeno 43 migranti clandestini sono annegati nel naufragio dell’imbarcazione colata a picco a causa delle cattive condizioni del tempo nella notte tra sabato e domenica, al largo delle coste occidentali della Turchia. I dispersi sarebbero alcune decine. Tra le vittime vi sono anche due donne. Sull'imbarcazione, si trovavano in tutto 85 persone e finora solo sei sono state ritrovate vive.

    Russia
    Vladmir Putin potrebbe diventare primo ministro dopo le elezioni presidenziali del 2 marzo 2008. A rivelarlo è Dmitri Medvedev, principale contendente alla successione del capo del Cremino, che solo ieri ha ufficializzato la sua scelta. Nessun rancore da parte del favorito della vigilia, Serghei Ivanov, che ha detto, in una conferenza stampa, che Medvedev sarà un presidente di successo.

    Ucraina
    Si riaccende la crisi politica in Ucraina. La Rada ha infatti bocciato per un solo voto la candidatura, avanzata dal presidente Victor Iushenko, di Iulia Timoshenko, una dei leader della rivoluzione arancione. La Tymoshenko ha ottenuto per ben due volte 225 voti sui 226 necessari per ottenere l’incarico. L’appuntamento di oggi doveva rappresentare l’ultimo ostacolo per il Paese, caduto in una empasse istituzionale dopo le legislative del 30 settembre.

    Conferenza sui cambiamenti climatici a Bali
    L'effetto serra è anche una questione economica. Svolta storica a Bali: in occasione della 13.ma Conferenza mondiale sui cambiamenti climatici, si sono riuniti per la prima volta in concomitanza con un summit globale sul clima, in un hotel dell'isola indonesiana, i ministri delle Finanze, o loro rappresentanti, di una quarantina di Paesi. L'importanza dell'evento è stata sottolineata dalla presenza del presidente della Repubblica indonesiana, Yudhoyono. Intorno al tavolo, tra gli altri, gli Stati Uniti - seduti accanto al Vietnam, per via dell'ordine alfabetico - le nazioni europee, ma anche Tonga e Filippine. E c’è da dire che oggi a Bali è stato trovato un accordo sulla gestione del fondo di adattamento, istituito nell'ambito del Protocollo di Kyoto per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare i rischi climatici. Verrà gestito dal fondo mondiale per l'ambiente istituito presso la banca mondiale (GEF).

    Colombia
    La Procura della Repubblica della Colombia, su richiesta della Corte suprema, ha disposto l'arresto del senatore Luis Humberto Gomez Gallo con l'accusa di collusione con i paramilitari di destra. Finora, sono 15 i deputati e senatori, per lo più vicini al presidente Alvaro Uribe, finiti in carcere nell'ambito dello scandalo per le infiltrazioni dei gruppi paramilitari nelle istituzioni colombiane, conosciuto come 'parapolitica'. Gomez Gallo, che lo scorso anno è stato presidente del Senato, appartiene al Partito conservatore ed è stato arrestato ieri sera a Bogotà con l'accusa di associazione per delinquere sulla base di testimonianze di paramilitari in carcere.

    Coree
    Per la prima volta dopo 50 anni, un treno merci ha passato il confine tra le due Coree. Lo ha annunciato il ministero della Riunificazione sudcoreano. La riapertura della linea ferroviaria che collega i due Paesi era stata decisa dopo il vertice intercoreano nell'ottobre scorso a Pyongyang. Il collegamento ferroviario consiste in una linea di una ventina di chilometri che unisce Munsan, città della Corea del Sud, a Bongdong, nel nord.

    Giappone
    Quattro uomini sono stati trovati morti asfissiati all'interno di un'automobile in un bosco vicino a Tokyo. La polizia sospetta si tratti dell'ennesimo suicidio collettivo. L'automobile era chiusa a chiave, le portiere erano accuratamente sigillate da nastro adesivo e all'interno della vettura è stata trovata una stufa a carbone. I casi di suicidio collettivo sono aumentati in Giappone negli ultimi anni. Nel 2005, sono morte in questo modo 91 persone contro le 55 del 2004 e le 34 del 2003. Nella maggior parte dei casi, le persone che avevano deciso di morire insieme si erano date appuntamento su Internet senza essersi mai incontrate prima. Il Giappone ha uno dei tassi di suicidi più alto del mondo e molti parlano delle responsabilità della società nipponica che imporrebbe pressioni psicologiche molto forti.

    Giustizia spagnola esamina denuncia contro Castro
    La giustizia spagnola si appresta ad esaminare una denuncia per ''genocidio e crimini contro l'umanità” nei confronti di Fidel Castro, ma esistono “poche probabilità” che il procedimento contro il leader cubano vada avanti. E’ quanto hanno detto all'ANSA fonti dell'Audiencia Nacional, confermando le informazioni secondo cui giovedì questa istanza giudiziaria spagnola si riunirà in sessione plenaria per decidere. Secondo gli esperti, la probabile decisione di non procedere contro il leader cubano sarebbe dovuta soprattutto al fatto che questi resta formalmente capo dello Stato pur avendo delegato parte dei suoi poteri al fratello Raul. L'opposizione cubana a Miami (USA) aveva presentato di recente un ricorso contro un precedente non luogo a procedere di un giudice spagnolo contro Castro e il suo ex ministro Osmani Cienfuegos, per l'uccisione per asfissia di una decina di prigionieri cubani dopo l'invasione della Baia dei porci nel 1961. Il ricorso era fondato sul fatto, che delegando parte dei suoi poteri, Castro non sarebbe più coperto dall'immunità che protegge i capi di Stato. I giudici spagnoli possono, in base ad una recente sentenza della Corte costituzionale sulla "giurisdizione universale", aprire procedimenti per "crimini contro l'umanità" contro personalità politiche anche fuori dei confini nazionali e anche se nessuno spagnolo ne sia rimasto vittima. Un procedimento contro Castro sarebbe un evento storico - dice Antonio Guedes, vicepresidente della Unione liberale cubana - ma anche il semplice fatto che si parli dei crimini della dittatura è un successo.

    Caraibi
    Un ciclone subtropicale fuori stagione sta minacciando i Caraibi e, dopo essersi formato sulle Isole Vergini, si dirige verso Porto Rico e la Repubblica Dominicana. Nonostante la stagione ufficiale degli uragani si sia chiusa a fine novembre, l'Ufficio nazionale di meteorologia della Repubblica Dominicana ha confermato l'allarme per il ciclone Olga, lanciato dal centro nazionale statunitense per gli uragani. I cicloni subtropicali assomigliano agli uragani e alle tempeste tropicali, ma hanno un centro più freddo che può rallentarne lo sviluppo.
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 345
     
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